Bari: Guardia di Finanza, operazione “Tutto incluso”. Associazione per delinquere finalizzata alle truffe assicurative, allo sfruttamento della prostituzione, al riciclaggio ed all’autoriciclaggio: eseguite 13 misure cautelari. Indagate 27 persone tra cui 5 avvocati

(328) In data odierna, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari, la Polizia di Stato – Compartimento della Polizia Stradale Puglia e la Compagnia Carabinieri di Modugno hanno eseguito un’ordinanza – emessa dal G.I.P. del Tribunale di Bari su richiesta di questa Procura – applicativa della misura cautelare personale nei confronti di 13 soggetti, di cui 2 in custodia cautelare in carcere (L.M. cl. 1983; F.S. cl. 1996), 5 (M.C. cl. 1985; G.M. cl. 1969; C.R. cl. 1983; M.V. cl. 1989; D.F. cl. 1986) agli arresti domiciliari, 1 (B.S. cl. 1994) con obbligo di presentazione alla P.G. e 5 (D.M. cl. 1984; C.F. cl. 1964; A.A. cl. 1975; F.P. cl. 1996; C.V. cl. 1992) con divieto di dimora. Contestualmente è stato effettuato il sequestro preventivo, disposto con il medesimo provvedimento, di disponibilità liquide e di beni per un valore di oltre 80.000 euro nei confronti del principale indagato (L.M. cl. 1983).

L’ordinanza cautelare si fonda su un compendio gravemente indiziario a carico dei predetti indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, peculato, simulazione di reato, calunnia, autocalunnia, falsa testimonianza, favoreggiamento personale, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in certificati o autorizzazioni amministrative, falsità materiale commessa dal privato, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri, alterazione dello stato civile, fraudolento danneggiamento dei beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona, riciclaggio e autoriciclaggio, commessi nel territorio nazionale nel periodo 2016 – 2019. Sono, complessivamente, 27 le persone indagate, di cui 5 avvocati del Foro di Bari.

Al vertice dell’associazione per delinquere si collocano soggetti residenti nella provincia di Bari, tra i quali un avvocato del Foro di Bari (G.M. cl. 1969) già indagato in passato, anche da questo Ufficio Giudiziario, per plurimi delitti contro il patrimonio.

Il presente procedimento penale è stato avviato a seguito di talune segnalazioni pervenute a questa Procura della Repubblica da diverse compagnie assicurative riguardanti presunte anomalie nella liquidazione di indennizzi conseguenti ad incidenti stradali, riconducibili al medesimo gruppo di persone e le cui vertenze legali sono state patrocinate dal medesimo avvocato del Foro di Bari. Le conseguenti investigazioni sono state svolte in piena sinergia operativa – con il coordinamento di questa Procura – dalle predette Forze di polizia che sono state impiegate, in considerazione delle rispettive specialità, in attività di intercettazione telefonica, in assunzioni testimoniali, in servizi dinamici di osservazione e pedinamento, in perquisizioni ed analisi della documentazione sequestrata, nonché in indagini finanziarie.

In particolare, le intercettazioni telefoniche effettuate dalla Guardia di Finanza e i conseguenti riscontri documentali eseguiti dall’Arma dei Carabinieri disvelavano sin dal principio l’esistenza di un’organizzazione criminale ben strutturata – con puntuale suddivisione di ruoli e compiti – dedita prevalentemente alle frodi in danno di società assicuratrici, nonché alla commissione di una pluralità di ulteriori delitti.

Il sistema truffaldino veniva attuato mediante la produzione di falsa documentazione sanitaria (certificati medici nonché prescrizioni di esami strumentali, di dispositivi ortesici e/o di prestazioni riabilitative artatamente attribuiti – mediante l’uso di timbri e firme falsificate – ad ignari medici privati ed ospedalieri), false testimonianze rese in occasione delle denunce dei simulati sinistri stradali (mai avvenuti, oppure avvenuti, ma falsati nelle dinamiche), la promozione dei corrispondenti giudizi civili (innanzi a diverse Autorità giudiziarie) con reclutamento e “addestramento” di testimoni compiacenti.

Addirittura tra i sinistri simulati sono emersi all’attenzione degli investigatori due incidenti che avrebbero determinato aborti in due donne appartenenti al gruppo criminale, in realtà intervenuti per altre cause. Per uno di essi questa Procura – in virtù di un protocollo d’intesa sottoscritto con l’Associazione Nazionale fra le Imprese assicuratrici (A.N.I.A.) – è riuscita ad impedire, grazie all’attiva collaborazione dell’ufficio antifrode della compagnia assicurativa interessata, la liquidazione di un risarcimento danni di euro 100.000,00 all’avvocato (G.M. cl. 1969) e alla sua cliente.

Dalle attività di indagine è, in più, emerso che la compagine criminale era attiva anche nel favoreggiamento e nello sfruttamento della prostituzione, inducendo o agevolando donne di varia nazionalità a svolgere l’attività di meretricio presso immobili nella propria disponibilità ubicati in Modugno (BA), Santeramo in Colle (BA), Trani (BAT) e Roma, adibiti a falsi centri massaggi (di cui 3 già sottoposti a sequestro) e fittiziamente concessi in locazione ad alcune Onlus. Nello specifico, l’organizzazione si occupava del reclutamento delle donne, dell’inserzione di annunci “hot” su siti internet, dell’ingaggio di centraliniste e telefoniste che prendevano appuntamenti con la clientela, della gestione dell’attività di meretricio e della riscossione dei proventi illeciti.

Inoltre, il promotore nonché organizzatore della compagine criminale (L.M. cl. 1983) – in qualità di pubblico ufficiale, perché designato quale amministratore di sostegno dal giudice tutelare (in diverse procedure di volontaria giurisdizione) – avendo, in ragione del suo ufficio, la disponibilità/gestione del denaro giacente sui conti correnti bancari e postali intestati alle persone a lui affidate, in condizioni di minorata difesa e ospiti di strutture socio-sanitarie residenziali, se ne appropriava indebitamente per un ammontare complessivo di circa 68.000 euro. In un caso, l’amministratore di sostegno continuava a percepire l’assegno previdenziale di una persona già defunta da oltre 2 anni.

Con l’ausilio del Compartimento della Polizia Stradale Puglia è stato, poi, possibile contestare anche le gravi ipotesi di reato di riciclaggio e autoriciclaggio di autovetture. Difatti, sempre il principale indagato (L.M. cl. 1983) trasferiva, in due circostanze, autoveicoli oggetto di simulato furto da Bari a Sofia, curandone poi la re-immatricolazione in Bulgaria, con assegnazione di nuova targa e certificazione bulgara, così da impedirne l’identificazione della provenienza delittuosa. Tali automezzi, peraltro, venivano anche reimpiegati in Italia da una società di riabilitazione motoria di diritto bulgaro, con sede in Sofia, riconducibile al suddetto indagato.

Infine, sempre il promotore nonché organizzatore della compagine criminale – pur consapevole di non essere il padre biologico di una bambina nata dalla relazione della propria moglie con un altro partecipe all’associazione per delinquere – dichiarava falsamente all’Ufficiale dello Stato Civile di essere il padre della neonata in sede di formazione del corrispondente atto di nascita e, così facendo, alterava lo stato di famiglia della minore rendendolo non conforme al reale rapporto di procreazione, con il consenso (ed il concorso morale) dei genitori naturali della piccola.

Condividi sui social

Bari: Guardia di Finanza, operazione anti-usura “Nuda Proprietà”. Sequestrato un immobile del valore di un milione (video)

(261) La Guardia di Finanza di Altamura – coordinata dal I Gruppo Bari – ha eseguito, su disposizione della Procura della Repubblica di Bari, un decreto di sequestro preventivo nei confronti di un condannato in via definitiva per delitti contro la Pubblica Amministrazione, residente a Gravina in Puglia (BA), avente per oggetto un intero stabile del valore di oltre 1 milione di euro, profitto del reato di usura.

Si tratta di M.C., nativo di Gravina in Puglia (BA), classe 1960, pluripregiudicato e con carichi pendenti per reati – tra gli altri – di usura, turbata libertà degli incanti ed estorsione, nonché con precedenti di polizia per reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, ricettazione, riciclaggio, in materia di armi e di sostanze stupefacenti.

Le indagini sono state avviate a seguito della presentazione di una denuncia da parte di una vittima di usura – casalinga e senza reddito – residente a Gravina in Puglia (BA), la quale, trovandosi in stato di bisogno, si era rivolta al pluripregiudicato gravinese chiedendogli un prestito. In particolare, il denaro le serviva anche per far fronte alle spese di ordinaria e straordinaria amministrazione che avrebbe dovuto affrontare a seguito della morte del padre, con il quale viveva – unitamente alla madre – nello stabile di proprietà del defunto genitore. Sebbene la denunciante avesse assicurato la restituzione del prestito una volta che la propria madre avesse ottenuto la pensione di reversibilità, l’indagato, invece, aveva subordinato la dazione del denaro alla donazione in proprio favore della nuda proprietà dell’immobile, del quale la madre avrebbe conservato l’usufrutto fino alla sua morte. Tenuto conto del rilevante valore dell’immobile, pari a oltre un milione di euro, la vittima non aveva, tuttavia, accettato la proposta.

Con l’aggravarsi del disagio economico, però, la donna non riusciva più a sostenere finanche le spese quotidiane, come ad esempio il pagamento delle bollette per le utenze domestiche o del meccanico per la riparazione dell’auto. Tale situazione, dunque, la induceva ad accettare 20.000 € in contanti consegnati dall’usuraio, accondiscendendo – suo malgrado – alla donazione del 50% della nuda proprietà dell’immobile.

A seguito di un ulteriore prestito concesso dall’indagato sotto forma di pagamento delle bollette e di altri debiti contratti dalla vittima nei confronti di altre persone relativi alle spese quotidiane, l’usuraio – approfittando della grave situazione di difficoltà finanziaria della donna – riusciva ad ottenere la donazione del restante 50% della nuda proprietà dell’immobile. Da quel momento i rapporti fra i due si deterioravano profondamente raggiungendo il culmine del disaccordo a giugno 2017, quando la madre della vittima veniva a mancare e l’uomo acquisiva la piena proprietà dell’immobile donato, conseguendo così un vantaggio usuraio, pari al 3.000% del prestito concesso alla vittima.

I Finanzieri baresi hanno ricostruito l’intera vicenda grazie alla preziosa collaborazione della malcapitata, nonché incrociando le numerose dichiarazioni di persone informate sui fatti con la copiosa documentazione (tra cui, assegni, matrici di assegni contenenti appunti manoscritti riferiti ai pagamenti dei debiti della vittima, bollettini di conto corrente) sequestrata nel corso di una perquisizione effettuata presso l’abitazione dell’usuraio.

L’immobile sequestrato – che è stato oggetto di un’importante ristrutturazione effettuata da parte dell’indagato allo scopo di adibirlo a B&B – è stato affidato in custodia ad un amministratore giudiziario nominato dall’A.G., ma alla vittima dell’usura ne è stato, comunque, concesso l’utilizzo.

La presente attività costituisce un’ulteriore testimonianza del presidio anti-usura assicurato dalla Guardia di Finanza che è stato, da ultimo, rafforzato in questo particolare momento di crisi anche economica e finanziaria che sta interessando il nostro Paese a causa della diffusione dell’epidemia da COVID-19. Infatti, in questo complicato scenario le famiglie in difficoltà, i lavoratori in nero e/o stagionali potrebbero rappresentare un ulteriore bacino di utenza per le attività usurarie della malavita, ragione per cui le Fiamme Gialle baresi hanno incrementato gli sforzi investigativi per alzare ancora di più la guardia nella prevenzione e nel contrasto di questa insidiosa “piaga” sociale.

Condividi sui social

Bari: Procura della Repubblica e Guardia di Finanza, emesso ed effettuato sequestro preventivo di 16 milioni nei confronti di 3 figure apicali della Banca Popolare di Bari

(170) La Guardia di Finanza, tramite le sue articolazioni del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria di Roma e del Nucleo P.E.F. di Bari, ha dato esecuzione ad un Decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Bari, su richiesta di questo Ufficio, nei confronti di tre figure apicali della Banca Popolare di Bari, per un valore di 16.001.254,29 Euro.

Il provvedimento riguarda in particolare Gianluca JACOBINI, già Condirettore Generale, Nicola LOPERFIDO, già Responsabile Direzione Business, e Giuseppe MARELLA, ex Responsabile Internal Auditing, tutti indagati per ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza. Gianluca JACOBINI è inoltre indagato anche per false comunicazioni sociali.

In particolare, il sequestro afferisce in forma diretta al denaro nella disponibilità dei citati indagati sino alla concorrenza dell’importo sopraindicato e, in subordine, in caso di incapienza del patrimonio ad essi riconducibile, nella forma “per equivalente”.

Il contesto investigativo è riferibile al trattamento dei crediti erogati dalla banca in correlazione ad acquisti di azioni/obbligazioni emesse dalla stessa popolare; si tratta di una serie di cc.dd. ‘operazioni baciate’ che hanno generato una sorta di saldatura tra taluni finanziamenti erogati dalla banca e rilevanti acquisti di azioni emesse dalla stessa BPB e, dunque, potenzialmente incidenti, in negativo, sui fondi propri dell’istituto, ai sensi della c.d. regolamentazione prudenziale di vigilanza.

Nel corso degli approfondimenti investigativi, sono state rilevate gravi irregolarità dei citati dirigenti dell’Istituto di credito, finalizzate a rappresentare una situazione economico- finanziaria e patrimoniale non veritiera, in occasione dell’ispezione della BANCA D’ITALIA – avviata a giugno 2016 e conclusa nel mese di novembre 2016 – in vista della trasformazione della natura giuridica dell’Istituto da società cooperativa a responsabilità limitata in società per azioni.

Gli stessi dirigenti hanno infatti dolosamente posto in essere comportamenti ostruzionistici, occultando agli ispettori di BANKITALIA alcuni fascicoli di clienti e alterando alcune informazioni, al fine di evitare che emergessero posizioni tali da determinare per la banca l’obbligo di apportare rettifiche ai cosiddetti “fondi propri”.

Condividi sui social

Bari: Guardia di Finanza, devoluti 4.700 litri di alcool allo Stabilimento Chirico Farmaceutico Militare di Firenze da trasformare in gel disinfettante (video)

(167) Nell’attuale situazione emergenziale correlata alla diffusione del nuovo “coronavirus“ la Guardia di Finanza non solo è impegnata nel far rispettare le misure di contenimento introdotte dal Governo nonché nel contrasto delle manovre speculative sui prezzi al pubblico dei prodotti anti-contagio e di prima necessità o, comunque, delle pratiche commerciali illecite e fraudolente, ma sta fornendo il proprio contributo anche a diverse iniziative di solidarietà.

In tale quadro si colloca la devoluzione effettuata dal Comando Provinciale di Bari allo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze di ben 4.700 litri di alcool etilico per la produzione di gel disinfettanti. Si tratta di una partita di merce di contrabbando sequestrata nel 2017 dai finanzieri della Compagnia di Monopoli nel corso di un’operazione di polizia a contrasto del traffico illecito di prodotti alcolici destinati ad essere immessi in consumo nel territorio barese in totale evasione d’imposta.

In particolare, alla luce dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 in atto sull’intero territorio nazionale e attesa la nota carenza sul mercato di gel disinfettanti, il Comando Provinciale Bari ha colto l’opportunità per fornire il proprio contributo alla forte domanda di tali prodotti, conferendo allo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze alcuni lotti di alcoli sottoposti a sequestro nel corso di un’operazione di polizia economico- finanziaria.

Pertanto, le Fiamme Gialle – dopo avere assunto i necessari contatti con il predetto Istituto, che ha verificato preliminarmente la possibilità di riconversione dell’alcool sequestrato – hanno proceduto ad interessare la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari e la competente Direzione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che hanno immediatamente concesso il loro nulla osta affinché l’operazione si potesse perfezionare. Quindi, un vettore specializzato inviato dal citato Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare ha ritirato presso la Compagnia di Monopoli la partita di alcool che sarà, a stretto giro, utilizzata per la produzione di gel disinfettanti, a “costo zero” per lo Stato, a beneficio della collettività.

La presente attività testimonia, ancora una volta, l’importanza della sinergia e della fattiva collaborazione tra i vari attori istituzionali soprattutto in questo momento di particolare emergenza sanitaria e finanziaria, in cui occorre porre in essere ogni utile iniziativa affinché il nostro Paese – come sempre è avvenuto – possa velocemente “rialzarsi” e ripartire in una cornice di solidarietà economica e sociale.

Condividi sui social

Bari: traffico internazionale di stupefacenti, DIA e Guardia di Finanza sequestrano quasi una tonnellata di hashish e marijuana. Arrestati due scafisti (video)

(166) Le redditizie attività illecite non si fermano! Nel corso di un’operazione congiunta effettuata dal Centro Operativo DIA di Bari e dal Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Bari sono stati tratti in arresto due italiani che, a bordo di altrettanti natanti, stavano trasportando in Puglia, circa una tonnellata di sostanze stupefacenti.

Le imbarcazioni, che viaggiavano di notte a velocità sostenuta, dai Balcani verso l’Italia, sono state segnalate come sospette nell’ambito di una missione di controllo delle frontiere esterne dell’Unione Europea.

L’immediata attivazione ha permesso alle unità navali del R.O.AN. di Bari di intercettare e fermare, a largo di Monopoli (BA) i natanti, due semicabinati di 7 metri, ciascuno dotato di un potente motore fuoribordo.

L’attività ha consentito di sequestrare circa 900 kg. di droga (di cui 646 Kg di marijuana e 250 Kg di hashish) che avrebbe reso all’organizzazione criminale circa 10 milioni di euro. Il carico, suddiviso in 54 involucri, ripartiti ognuno in confezioni da 2, 5 e 10 chilogrammi, contrassegnati da sigle di diverso colore a seconda delle zone di produzione, del tipo di sostanza stupefacente, nonché dei destinatari in Italia.

L’analisi strategica dei relativi traffici illeciti dai Balcani e il coordinato dispositivo di filtro realizzato a terra dalla DIA, da tempo impegnata nel contrasto alle organizzazioni criminali dedite al traffico internazionale di stupefacenti ed a mare dalla Guardia di Finanza con la dislocazione di mezzi e tecnologie del Reparto Operativo Aeronavale di Bari, del Comando Operativo Aeronavale di Pratica di Mare, con il supporto di assetti FRONTEX impiegati nell’ambito dell’operazione THEMIS 2020 e nel progetto Multipurpose Aerial Sourveillance dell’European Border and Coast Guard Agency è stata determinante per il raggiungimento dell’odierno risultato.

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari ha richiesto al competente G.I.P. la convalida degli arresti effettuati in flagranza di reato.

 

Condividi sui social

Bari: Guardia di Finanza, operazione “#cheguaio”. Eseguito sequestro preventivo d’urgenza per reati connessi alla diffusione di giornali, libri e riviste sulla piattaforma Telegram (video)

(157) Il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari sta dando esecuzione ad un Decreto di sequestro preventivo d’urgenza emesso da questo Ufficio per i reati di riciclaggio, ricettazione, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, furto e violazione della legge sul diritto d’autore (L. 633/41) nei confronti di persone in corso di identificazione le quali, in concorso tra loro, introducendosi nei sistemi informatici di numerose società editrici di riviste, giornali e libri protetti da misure di sicurezza, hanno sottratto migliaia di file in formato PDF dei predetti beni tutelati dal diritto di autore, riversandoli illecitamente su numerosi “canali” – almeno 17 individuati sino ad oggi – della piattaforma di messaggistica istantanea denominata “TELEGRAM”, permettendo così una tanto capillare quanto abusiva diffusione in chiaro di migliaia di riviste, giornali e libri.

Il contesto giudiziario scaturisce dalla denuncia della Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG) presentata lo scorso 10 aprile all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM); l’authority, in particolare, aveva richiesto e auspicato l’intervento dell’Autorità Giudiziaria, per una più incisiva ed auspicabilmente definitiva azione di contrasto al fenomeno della pirateria digitale, alquanto diffuso segnatamente sui social media.

Le indagini proseguono per ricostruire l’illecito giro di affari e individuare gli autori del reato nonchè le responsabilità penali delle società coinvolte ai sensi del D.Lgs. 231/2001.

Condividi sui social

Bari: arrestato Giuseppe Magno, latitante da dicembre 2018

(137) Nella notte di sabato 18 aprile 2020, i Carabinieri del Comando Provinciale di Bari, coadiuvati da quelli del Comando Provinciale di Lecce Continue reading “Bari: arrestato Giuseppe Magno, latitante da dicembre 2018”

Condividi sui social

Bari: il traffico di droga non conosce lockdown. La Guardia di Finanza sequestra 20 kg di eroina e cocaina (video)

(124) I Finanzieri del II Gruppo Bari, unitamente a tutte le articolazioni del locale Comando Provinciale impegnate nei controlli predisposti dall’Autorità di Pubblica Sicurezza per il rispetto delle disposizioni di Governo atte a contrastare la diffusione della grave epidemia COVID-19, hanno inferto un duro colpo all’impresa criminale internazionale, intercettando un ingente carico di sostanze stupefacenti.

In particolare, nella mattinata di ieri un dispositivo composto da una pattuglia automontata in forza al citato II Gruppo (competente normalmente sul porto e aeroporto del capoluogo pugliese) e da due unità cinofile del Gruppo Pronto Impiego costituite da una coppia di splendidi esemplari di pastore tedesco dell’età di 2 anni Condor e Cer, ha sottoposto a controllo un autocarro Volvo nei pressi dello stadio della Vittoria.

L’autista, un albanese di 47 anni, sbarcato poco prima dalla M/N Marina proveniente da Durazzo, dopo aver dichiarato i motivi del viaggio, ovvero la consegna di un carico di confezioni di abbigliamento nelle province di Piacenza e Bergamo corredata dalla prescritta autocertificazione ha manifestato evidenti segni di agitazione alla vista dei cani antidroga.

Il controllo, effettuato dal cane antidroga Condor e dal suo conduttore, ha fatto immediatamente insorgere nei finanzieri dubbi in ordine alla liceità del trasporto, avendo il cane subito annusato e raspato energicamente prima sullo sportello lato conducente e poi nei pressi del sedile all’interno della cabina.

Il controllo Covid-19 si è pertanto trasformato in una penetrante ispezione antidroga, ad opera degli specialisti quotidianamente impegnati nel contrasto ai traffici illeciti presso il sedime portuale e lo scalo aereo della città e particolarmente esperti nell’individuazione di doppi fondi e altre modalità di occultamento adottate dai trafficanti internazionali di stupefacenti.

Trascorse alcune ore, a seguito di delicate ed approfondite operazioni di smontaggio della carrozzeria del camion, è stato scoperto un doppiofondo artificiale, opportunamente occultato sotto la leva del cambio, accessibile – previa rimozione del blocco bracciolo sito tra i due sedili – mediante l’attivazione di un sofisticato congegno elettronico di apertura.

Uno alla volta, venivano estratti dal doppiofondo 19 panetti di sostanza stupefacente che, sottoposti ad analisi speditiva, risultavano contenere in numero di 11, kg. 12,100 di cocaina e in numero di 8, kg. 8,800 di eroina.

Al termine delle operazioni di polizia giudiziaria, il camionista su conforme parere dell’Autorità Giudiziaria, veniva tratto in arresto ed associato presso la locale casa circondariale dopo le preliminari e cautelative operazioni di pre-triage medico.

Sono in corso indagini per individuare i canali di approvvigionamento dello stupefacente e quelli di smistamento in Italia.

Condividi sui social

Bari: la Guardia di Finanza esegue sequestro preventivo nei confronti di 3 società ritenute responsabili di manovre speculative sulla vendita di DPI alle Aziende Sanitarie pugliesi (video)

(113) I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, coordinati dalla Procura della Repubblica di Bari, hanno eseguito un sequestro preventivo emesso in caso d’urgenza dal Pubblico Ministero – Procuratore Aggiunto, dott. Roberto Rossi -, nei confronti di 3 società baresi ritenute responsabili di aver effettuato manovre speculative sulla vendita dei dispositivi di protezione individuali (c.d. mascherine) nei confronti di diverse Aziende Sanitarie pugliesi.

Il sequestro del profitto delle condotte delittuose ascritte ai legali rappresentanti delle società ammonta ad oltre 1,1 milioni di euro.

Nei giorni scorsi, le indagini del Gruppo Tutela Spesa Pubblica, articolazione particolarmente specializzata nel contrasto alla corruzione e alle patologie afferenti l’impiego di denaro pubblico (con particolare riferimento alla Sanità), avviate nel contesto dell’emergenza epidemiologica da COVID – 19, hanno permesso di acquisire concreti elementi in ordine ad illecite attività poste in essere dalle suddette società fornitrici di aziende sanitarie pubbliche – tra cui ASL Bari e diverse aziende ospedaliere del territorio pugliese.

Dette società, in presenza di una grave rarefazione nel mercato nazionale di “mascherine” e altri presidi individuali di protezione, da considerarsi senza dubbio “prodotti di prima necessità”, compivano manovre speculative consistenti nel fare incetta o acquisire in ogni caso i citati dispositivi protettivi e rivenderli con ricarichi economici via via crescenti nel corso dei diversi passaggi della filiera commerciale, in tal modo imponendo sul mercato un prezzo di vendita progressivamente maggiorato ed esageratamente superiore a quello ordinario praticato prima dell’emergenza e del tutto svincolato da una fisiologica variabile domanda/offerta, tenuto conto che i ricarichi applicati, quasi mai inferiori al 100%, hanno registrato picchi sino al 4100%.

In particolare, la certosina ricostruzione investigativa operata dagli investigatori economico-finanziari delle Fiamme Gialle ha consentito di acclarare come una delle società coinvolte avesse acquistato nell’ottobre 2019 da un fornitore cinese (estraneo alle indagini) oltre 127.000 mascherine filtranti FFP3 al costo unitario comprensivo dei costi accessori (spese di trasporto, diritti doganali, etc.), di Euro 0,36; nello scorso mese di marzo – quando, in piena e virulenta deflagrazione della pandemia, sul mercato nazionale risultava quasi impossibile

reperire i suddetti dispositivi di protezione individuale, le stesse mascherine sono state rivendute ad un’altra società fornitrice di aziende sanitarie pugliesi, al prezzo di oltre 12 euro cadauna. Quest’ultima società barese ha, infine, ceduto le mascherine filtranti ai medesimi enti sanitari a prezzi oscillanti tra i 18 e i 20 euro al pezzo, iva esclusa.

Gli operatori commerciali destinatari del provvedimento cautelare, abusando anche della loro qualità di prestatori d’opera necessari (in quanto esercenti attività commerciali “operative” in base ai recenti provvedimenti della Presidenza del Consiglio dei Ministri) hanno così dolosamente profittato di circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare o quantomeno rendere alquanto difficoltosa la protezione sanitaria di pazienti, medici, infermieri, operatori della sicurezza e di ogni altra categoria particolarmente esposta al rischio di contagio.

Condividi sui social