Catania: Procura della Repubblica, D.D.A. e Guardia di Finanza, operazione Prison dealer (video) – IL REGGINO

(141) Nell’ambito di articolate attività di indagine coordinate da questa Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di finanza di Catania, con la collaborazione e il supporto del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia penitenziaria, hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Catania nei confronti di 16 soggetti, sottoposti a indagine, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanza stupefacente nel carcere di Augusta – Brucoli, oltre che per associazione per delinquere finalizzata all’indebito procacciamento di apparati telefonici per i detenuti della stessa casa circondariale e, infine, per corruzione di pubblici ufficiali per atti contrari ai doveri di ufficio.

Nel dettaglio, l’attività d’indagine, svolta dai finanzieri del Nucleo PEF di Catania – Gruppo Tutela Economia, in stretto collegamento con il Comando della Polizia Penitenziaria in servizio presso lo stesso Istituto penitenziario di Augusta, ha consentito di fare luce su una ramificata organizzazione criminale attiva tra Catania e Augusta, finalizzata al reperimento e allo spaccio di sostanza stupefacente di varia tipologia (cocaina, marijuana, hashish e skunk) tra i detenuti del predetto istituto di pena, oltre all’illecita immissione e consegna, a favore degli stessi soggetti reclusi, di telefoni cellulari e apparecchi per la comunicazione.

In particolare, le investigazioni, iniziate a settembre del 2020, hanno permesso di:

– appurare, in primo luogo, che l’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti è stata promossa da due soggetti detenuti nel carcere di Augusta, Dario Giuseppe MUNTONE e Luciano RICCIARDI, i quali, attraverso telefoni cellulari illegalmente introdotti nella casa circondariale, hanno diretto le attività dei sodali all’esterno – volte al reperimento, al deposito e al trasporto di diverse tipologie di sostanza stupefacente – oltre che provveduto a organizzare la materiale, illecita introduzione delle sostanze in carcere e a gestire la cassa comune dell’associazione criminale;

– individuare, all’esterno della casa circondariale, gli altri partecipi dell’associazione, i quali hanno organizzato un articolato e ben definito sistema per acquistare, nascondere, confezionare, trasportare e infine introdurre in carcere lo stupefacente e gli apparati di comunicazione.

In particolare, Michael CUSMANO si è attivato per l’acquisto, presso alcuni fornitori (Santo RIOLO e Michael SANFILIPPO) delle partite di stupefacente, che poi veniva custodito e confezionato in dosi, pronte per lo smercio, da Rosaria BUDA.

Acquistato lo stupefacente, Michele PEDONE – Sovrintendente della Polizia penitenziaria, in servizio presso il carcere di Augusta – aveva il compito, dietro compenso, del trasporto e dell’introduzione della droga nella stessa casa circondariale mentre Giovanna BUDA ha garantito, d’intesa con i predetti sodali, il costante approvvigionamento di telefoni cellulari e SIM card, oltre che i relativi accessori, per la successiva introduzione in carcere, sempre a cura dello stesso PEDONE. A tale riguardo, poiché le indagini hanno evidenziato che PEDONE, nell’esercizio della sua funzione di pubblico ufficiale, ha ricevuto somme di denaro per il trasporto e l’illecita introduzione della droga e degli apparecchi telefonici nel carcere di Augusta, a lui – e tutti i menzionati appartenenti all’associazione criminale quali corruttori – è stato contestato il reato di corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio. Lo stesso PEDONE – individuato anche grazie al contributo fornito dal gruppo di comando del carcere di Augusta – godeva all’interno dell’istituto di connivenze e coperture sulle quali sono in corso ulteriori accertamenti.

Una volta introdotti in carcere i diversi quantitativi di stupefacente – sono state acquisite evidenze di 5 consegne di droga – i citati MUNTONE e RICCIARDI hanno provveduto a cederlo, dietro pagamento, ad altri reclusi (Sebastiano MUREMI, Simone SAPIENZA, Giuseppe GENESIO, Fabiano SCATTAMAGLIA, Eros MILONE, Francesco MACCARRONE e Francesco FERLITO), i quali, a loro volta, lo hanno rivenduto ad altri detenuti.

In esito alla complessa e articolata attività di indagine del Nucleo PEF della Guardia di finanza di Catania, il Giudice per le indagini preliminari presso il locale Tribunale, su proposta di questo Ufficio, ha pertanto emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 16 soggetti – sottoposti a indagine, a vario titolo, per associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio

di sostanza stupefacente nel carcere di Augusta e associazione per delinquerefinalizzata alla corruzione di pubblici ufficiali e all’indebito procacciamento di apparati telefonici per i detenuti della stessa casa circondariale – per come di seguito specificato:

custodia cautelare in carcere: BUDA Giovanna, nata a Catania l’11/12/1989; BUDA Rosaria, nata a Catania il 02/11/1984; MUNTONE Dario Giuseppe, nato a Catania il 03/09/1985; PEDONE Michele, nato a Taranto il 16/09/1970; RICCIARDI Luciano, nato a Catania il 06/03/1990; BUREMI Sebastiano, nato a Lentini (SR) il 19/06/1994; CASTRO Piero Orazio, nato a Catania il 23/02/1993; FERLITO Francesco, nato a Catania il 16/07/1978; GENESIO Giuseppe, nato ad Avola (SR) il 23/06/1988; MACCARRONE Francesco, nato a Catania il 03/07/1973; MILONE Eros, nato a Lentini (SR) il 03/11/1998; RIOLO Santo, nato a Catania il 15/02/1982; SANFILIPPO Michael, nato a Catania il 12/10/1999; SAPIENZA Simone Alfio, nato a Militello in Val di Catania il 17/101998; SCATTAMAGNA Fabiano, nato a Siracusa il 24/07/2000;

–  arresti domiciliari: CUSMANO Michael, nato a Catania il 9 ottobre 2001.

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Pisa: Procura della Repubblica e Guardia di Finanza, operazione “Petroloro”. Maxi frode nel contrabbamdo di carburanti, autoriciclaggio e ricettazione. Eseguite 20 misura cautelari in provincia di Napoli, Caserta, Prato e Livorno (video)

(271) Le indagini della Procura della Repubblica di Pisa hanno permesso di eseguire in data odierna una ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Tribunale di Pisa – Ufficio del G.I.P – che prevede: 12 ordinanze di custodia cautelare (in carcere e ai domiciliari), 8 misure coercitive obbligatorie, di cui 7 obblighi di dimora e 1 obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e il sequestro n. 3 società, n. 20 conti correnti, nr. 103 tra auto, rimorchi, cisterne adibite al trasporto di carburanti, autovetture e motoveicoli per un valore complessivo di circa 14.000.000 di euro.

L’intensa attività investigativa, eseguita dal Nucleo di Polizia Economica Finanziaria della Guardia di Finanza di Pisa e dall’Ufficio Antifrode della Direzione VI – Toscana, Sardegna e Umbria dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, con la collaborazione dell’Ufficio delle Dogane di Pisa, ha consentito di sgominare una associazione a delinquere dedita al traffico di prodotti energetici per autotrazione, immessi sul mercato in evasione di accisa,

all’autoriciclaggio dei relativi proventi illeciti, alla contraffazione di pubblici sigilli e alla falsità in atti pubblici.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pisa, hanno permesso di accertare che il prodotto petrolifero destinato ad autotrazione è stato ottenuto attraverso la miscelazione di olii e sostanze di varia natura con gasolio e benzina, al fine di celarne la presenza ed al contempo aumentare significativamente il volume del prodotto da immettere sul mercato.

Le investigazioni hanno appurato che le operazioni di miscelazione hanno previsto l’impiego di olio fino al 50% del quantitativo di ogni singolo carico.

Il prodotto così ottenuto, definito “olio” dagli accoliti proprio a causa dell’alta percentuale dei prodotti da “taglio”, è stato stoccato, a cura dei vari trasportatori dell’organizzazione, dapprima in un deposito commerciale sito nel pisano e, successivamente, in altri impianti simili dislocati nelle province di Verona e Mantova.

Tra l’altro, l’organizzazione ha gestito il deposito pisano per le proprie illecite attività anche dopo la dichiarazione di fallimento della società titolare della relativa licenza fiscale: condotta per la quale agli affiliati è stata contestata anche la fattispecie di cui all’art. 216, comma 2, della legge fallimentare.

L’introduzione nei depositi riconducibili all’associazione a delinquere di cui trattasi è avvenuta in assenza di documentazione giustificativa ovvero con la scorta di documenti (cosiddetti DAS) falsi, sui quali è stato apposto anche il timbro dell’Ufficio delle Dogane abilmente falsificato.

Per la commercializzazione del prodotto sottratto all’imposta e frutto della miscelazione di olio con gasolio e benzina, sono state utilizzate diverse società, risultate essere mere “cartiere”, aventi il solo scopo di consentire all’organizzazione di emettere fattura ai clienti ed incassare i pagamenti da essi disposti. I proventi dell’illecita attività sono stati reimpiegati nel traffico di prodotti energetici di “contrabbando”, per cui agli associati è stato contestato anche il reato di cui all’art. 648 ter c.p.

Le lunghe e laboriose investigazioni hanno permesso di individuare l’intera organizzazione, dal vertice ai contabili, dai responsabili in loco dei vari depositi ai numerosi trasportatori, dai molteplici prestanomi delle società ai compilatori dei documenti falsi.

E’, inoltre, emerso che uno dei principali clienti dell’organizzazione ha immesso in commercio il prodotto, nella piena consapevolezza dell’avvenuta sottrazione all’accisa e della reale natura dello stesso. Il soggetto è stato, pertanto, indagato in ordine al reato di cui all’art. 648 c.p. e nei confronti della società, nell’interesse e a vantaggio della quale è stato commesso l’illecito, è stata applicata la normativa sulla responsabilità amministrativa da reato in relazione alla predetta fattispecie delittuosa.

Allo stato delle indagini l’accisa evasa è pari a circa € 6.500.000, mentre il totale di prodotto fraudolentemente sottratto all’accisa ammonta a lt. 9.704.956,71.

Al danno erariale come sopra accertato, si deve aggiungere l’ulteriore mancato introito per le casse dello Stato dovuto alla mancata corresponsione dell’IVA, nonché il pericolo potenziale per l’ambiente ed i mezzi di trasporto derivante dall’immissione in commercio di prodotti energetici non a norma, che ignari consumatori hanno acquistato presso distributori di carburanti presenti sul territorio nazionale. L’attività illecita, considerato il volume di prodotto illegalmente commercializzato, ha causato anche un’inevitabile distorsione del mercato, penalizzando operatori onesti già provati dalla grave crisi che ha colpito il settore.

Anzi, è stato accertato che l’associazione a delinquere, all’indomani dell’emergenza nazionale legata all’epidemia da virus COVID 19, ha incrementato sensibilmente i traffici illeciti di prodotti da destinare ad autotrazione, sfruttando i prezzi concorrenziali del prodotto commercializzato e la libera circolazione dei beni di prima necessità, tra i quali rientrano anche i carburanti.

Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Pisa, accogliendo le richieste del PM titolare del fascicolo, ha disposto 20 misure cautelari personali, di cui 12 custodiali e 8 provvedimenti ristrettivi della libertà personale di altra natura (obbligo di dimora e obbligo di presentazione alla PG), oltre a disporre il sequestro preventivo di 3 società, n. 20 conti correnti, nr. 103 tra auto, rimorchi, cisterne adibite al trasporto di carburanti, autovetture e motoveicoli per un valore complessivo di circa 14.000.000 di euro.

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Napoli: Procura della Repubblica e Carabinieri, patenti di guida e nautiche false e concorso nella produzione ed utilizzo di valori bollati falsi. OCC nei confronti di 12 persone per associazione per delinquere

(186) In data odierna, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nord, i carabinieri del Continue reading “Napoli: Procura della Repubblica e Carabinieri, patenti di guida e nautiche false e concorso nella produzione ed utilizzo di valori bollati falsi. OCC nei confronti di 12 persone per associazione per delinquere”

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Como: Procura della Repubblica e Guardia di Finanza, operazione “Orazio”. 14 arresti per reati contro la Pubblica Amministrazione (video)

(227) Il Nucleo di Polizia Economico-finanziaria di Como ha in data odierna dato esecuzione ad una Ordinanza di applicazione di misure coercitive emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Como nei confronti di 14 indagati (due destinatari della misura cautelare in carcere: una professionista dello studio commercialistico PRENESTRÌ ed un funzionario della Agenzia delle Entrate di Como e 12 destinatari della misura degli arresti domiciliari, tra cui un ex dirigente della Agenzia delle Entrate di Como, un ex dirigente della Agenzia delle Entrate di Milano, 9 professionisti e un imprenditore). I reati contestati sono corruzione (a carico di 13 degli indagati), emissione ed utilizzo di fatture a fronte di operazioni inesistenti per oltre 280.000 euro (a carico di una indagata), abuso di ufficio e rivelazione di segreti di ufficio, nonché favoreggiamento (nei confronti di uno degli accusati).

I destinatari delle misure cautelari sono accusati di 16 episodi di corruzione (uno riguardante il solo Leoni, due riguardanti Leoni e La Verde, 13 concernenti il solo La Verde).

La Procura della Repubblica ha contestato altresì altri 6 episodi di corruzione. Per tali episodi, il Giudice per le indagini preliminari non ha ravvisato la sussistenza di esigenze cautelari.

I contribuenti (persone fisiche e giuridiche) beneficiati dagli accordi corruttivi contestati da questo Ufficio sono 37.

Gli episodi corruttivi riguardanti l’ex direttore Leoni e La Verde sono stati caratterizzati dal versamento di somme in favore dei due pubblici ufficiali (in cinque dei reati contestati da questo Ufficio attraverso l’intermediazione di un funzionario dell’Agenzia delle Entrate di Como in servizio nonché di un ex dirigente dell’Agenzia delle Entrate di Como) da parte dei professionisti indagati in cambio di provvedimenti favorevoli per i clienti di questi ultimi, quali:

1) la cessazione della verifica fiscale in corso,
2) la mancata estensione della verifica tributaria ad altre annualità,
3) la rideterminazione di rilievi e sanzioni con conseguente indebita riduzione del debito erariale,

4) l’annullamento in autotutela di avvisi di rettifica e liquidazione,
5) la predisposizione da parte del LA VERDE di numerosi:

  • atti di mediazione e conciliazione con i contribuenti con i quali le contestazioni tributarie e conseguenti pretese di pagamento dell’Agenzia venivano indebitamente ridotte;
  • atti di annullamento in autotutela dei provvedimenti della Agenzia delle Entrate;
  • ricorsi ed atti di impugnazione dinanzi alle Commissioni Tributarie (per conto dei professionisti corruttori e da questi formalmente firmati e presentati) avverso provvedimenti dell’Agenzia delle Entrate quali avvisi di accertamento, rettifica e liquidazione finalizzati ad ottenerne l’annullamento e conseguenti,
  • atti di conciliazione stragiudiziale che consentivano indebiti risparmi per i contribuenti;

6) la partecipazione da parte del LA VERDE alle udienze quale funzionario delegato a rappresentare l’Agenzia delle Entrate di Como, nel corso delle quali gli interessi dell’Erario non venivano adeguatamente tutelati,

7)  la mancata impugnazione avverso le decisioni della Commissione Tributaria che aveva accolto i ricorsi dei contribuenti predisposti dallo stesso LA VERDE,

8)  la sollecitazione nei confronti di altri Funzionari della Agenzia delle Entrate perché concludessero atti di mediazione con i contribuenti che prevedessero significative ed indebite riduzioni della pretesa erariale.

Le tangenti sono state, in alcuni episodi corruttivi, occultate tramite operazioni fraudolente di registrazione di emissione ed utilizzo di fatture a fronte di operazioni inesistenti rese possibili dalla disponibilità dei legali rappresentanti di associazioni sportive emittenti le fatture ad effettuare le retrocessioni di denaro in contante su richiesta dei professionisti dello studio Pennestrì.

I reati contestati coprono un arco temporale dal 2012 al 2019.

L’ammontare selle somme erogate per corrompere i pubblici ufficiali e remunerare gli intermediari è pari a circa 280.000 euro.

Il risparmio erariale ottenuto dai contribuenti grazie agli atti corruttivi dei professionisti indagati è stato di circa 2.160.000 euro.

La misura cautelare degli arresti domiciliari ha raggiunto anche l’ex capo settore gestione delle risorse, amministrazione del personale, contenzioso e disciplina dell’Agenzia delle Entrate di Milano per indebita rilevazione di segreti di ufficio e favoreggiamento.

Questi è accusato di aver rivelato a Roberto LEONI l’esistenza di un procedimento penale a suo carico pendente presso la Procura della Repubblica di Como iscritto a seguito delle dichiarazioni rese al P.M. da un Funzionario della Agenzia delle Entrate di Como.

Si procede nei confronti dell’ex Dirigente in questione anche per abuso in atti del proprio ufficio per avere istigato LEONI e LA VERDE a concludere una mediazione con la quale l’originaria pretesa erariale indicata negli accertamenti per complessivi euro 227.148,85 veniva indebitamente ridotta in assenza dei presupposti di fatto e di diritto in favore di contribuenti patrocinati da un parente dell’ex dirigente dell’Agenzia delle Entrate di Milano.

La presente indagine costituisce la prosecuzione della precedente culminata negli arresti a giugno 2019

  • del Leoni, ex direttore Provinciale della Agenzia delle Entrate di Como,
  • del La Verde, già capo team dell’Ufficio legale,
  • del titolare del 33,33% del capitale sociale di TINTORIA BUTTI S.R.L. (quale corruttore destinatario della misura cautelare della custodia agli arresti domiciliari),
  • dei due titolari (padre e figlio) dello studio commercialista Pennestrì di Como (quali mediatori della corruzione destinatari della misura della custodia cautelare in carcere).

L’ulteriore sviluppo delle indagini è scaturito dalle dichiarazioni rese da LEONI e LA VERDE – la cui posizione è stata definitiva con sentenza di condanna alla pena di anni 4 di reclusione (LEONI) e anni 4 mesi 8 di reclusione (LA VERDE).

Questi hanno fornito elementi indiziari significativi su sistemi corruttivi consolidati perduranti nel circondario di Como da almeno 10 anni durante i quali i professionisti corruttori hanno ottenuto illeciti risparmi di imposta per i propri clienti attraverso l’illecito pagamento di tangenti, demandando la redazione dei ricorsi e la favorevole definizione delle pratiche a pubblici funzionari corrotti, privilegiando il ricorso a tali accordi illeciti rispetto all’instaurazione di un corretto contraddittorio con l’Erario (e svolgendo contestualmente una attività di accaparramento della clientela e concorrenza sleale ai danni di altri studi professionali che non sono ricorsi a pratiche corruttive).

Le dichiarazioni auto ed etero accusatorie rese da La Verde e Leoni sono state riscontrate: dalle intercettazioni telefoniche, da tabulati telefonici, messaggi (mail, whatsapp), documentazione cartacea ed informatica che hanno ricostruito i contatti diretti con i corruttori,
dai documenti acquisiti presso l’Agenzia delle Entrate di Como che hanno consentito di identificare le pratiche oggetto degli accordi corruttivi e ricostruire gli atti contrari posti in essere dai pubblici ufficiali LA VERDE e LEONI, dalla documentazione cartacea e informatica sequestrata a LA VERDE Stefano che ha consentito di ricostruire e documentare gli accordi corruttivi che lo hanno visto coinvolto, con particolare riferimento ad un manoscritto di quattro pagine compilate fronte retro recati l’elenco dei professionisti che lo retribuivano con l’indicazione delle somme percepite.

La Guardia di Finanza sta altresì dando esecuzione a numerosi provvedimenti di perquisizione emessi da questa Autorità Giudiziaria.

Va rimarcato il prezioso contributo fornito alla presente indagine dalla Direzione Centrale dell’Agenzia delle Entrate nell’ambito dell’attività di Audit effettuata presso la sede di Como.

Va altresì rammentato che questa indagine si è generata e sviluppata grazie alla iniziativa ed alla sensibilità istituzionale di alcuni funzionari della Agenzia delle Entrate che hanno deciso di segnalare la gestione anomala di alcune pratiche.

Con il presente comunicato si intende infine manifestare sincero apprezzamento per il grande sforzo investigativo ed organizzativo profuso, nonostante l’attuale emergenza sanitaria, dalla Guardia di Finanza nello svolgimento di indagini di particolare complessità, nonchè nell’assicurare puntuale adempimento alle deleghe di questa Autorità Giudiziaria, nella esecuzione dei provvedimenti cautelari richiesti da questo Ufficio.

 

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Bari: Procura della Repubblica e Guardia di Finanza, emesso ed effettuato sequestro preventivo di 16 milioni nei confronti di 3 figure apicali della Banca Popolare di Bari

(170) La Guardia di Finanza, tramite le sue articolazioni del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria di Roma e del Nucleo P.E.F. di Bari, ha dato esecuzione ad un Decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Bari, su richiesta di questo Ufficio, nei confronti di tre figure apicali della Banca Popolare di Bari, per un valore di 16.001.254,29 Euro.

Il provvedimento riguarda in particolare Gianluca JACOBINI, già Condirettore Generale, Nicola LOPERFIDO, già Responsabile Direzione Business, e Giuseppe MARELLA, ex Responsabile Internal Auditing, tutti indagati per ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza. Gianluca JACOBINI è inoltre indagato anche per false comunicazioni sociali.

In particolare, il sequestro afferisce in forma diretta al denaro nella disponibilità dei citati indagati sino alla concorrenza dell’importo sopraindicato e, in subordine, in caso di incapienza del patrimonio ad essi riconducibile, nella forma “per equivalente”.

Il contesto investigativo è riferibile al trattamento dei crediti erogati dalla banca in correlazione ad acquisti di azioni/obbligazioni emesse dalla stessa popolare; si tratta di una serie di cc.dd. ‘operazioni baciate’ che hanno generato una sorta di saldatura tra taluni finanziamenti erogati dalla banca e rilevanti acquisti di azioni emesse dalla stessa BPB e, dunque, potenzialmente incidenti, in negativo, sui fondi propri dell’istituto, ai sensi della c.d. regolamentazione prudenziale di vigilanza.

Nel corso degli approfondimenti investigativi, sono state rilevate gravi irregolarità dei citati dirigenti dell’Istituto di credito, finalizzate a rappresentare una situazione economico- finanziaria e patrimoniale non veritiera, in occasione dell’ispezione della BANCA D’ITALIA – avviata a giugno 2016 e conclusa nel mese di novembre 2016 – in vista della trasformazione della natura giuridica dell’Istituto da società cooperativa a responsabilità limitata in società per azioni.

Gli stessi dirigenti hanno infatti dolosamente posto in essere comportamenti ostruzionistici, occultando agli ispettori di BANKITALIA alcuni fascicoli di clienti e alterando alcune informazioni, al fine di evitare che emergessero posizioni tali da determinare per la banca l’obbligo di apportare rettifiche ai cosiddetti “fondi propri”.

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Como: Procura della Repubblica e Guardia di Finanza, ai domiciliari l’amministratore di “Eclettica Srls” per aver attestato falsamente lo svincolo di 72.000 mascherine FFP2

(161) Nell’ambito di una indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Como riguardante la commercializzazione nel territorio dello Stato di capi di abbigliamento contraffatti, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Como ha dato esecuzione in data 27.4.2020 ad una ordinanza di applicazione di misure cautelari agli arresti domiciliari emessa dal Giudice per le indagini preliminari nei confronti dell’amministratore della ECLETTICA S.r.l.s., con sede legale in Turbigo. L’indagato è accusato, nell’ambito di una operazione di importazione di 72.000 mascherine protettive filtranti mod. FFP2, di avere attestato falsamente, in una dichiarazione di svincolo diretto per l’importazione di dispositivi di protezione individuale destinati al contrasto della diffusione del virus COVID 19, inviata a mezzo e-mail in data 8.4.2020 all’Agenzia delle Dogane e Monopoli presso l’Aeroporto di Malpensa, che dette mascherine erano destinate ad essere consegnate tutte, quale unico destinatario finale della merce, alla Federazione Italiana Medici di Medicina Generale- F.I.M.M.G. (mentre 12.000 di queste si è accertato essere state sottratte dalla destinazione accertata per essere separatamente commercializzate, in base ad una decisione adottata dall’indagato prima della ricezione della merce) così inducendo in errore la Dogana presso l’aeroporto di Milano Malpensa in ordine:

– alla sussistenza dei presupposti legittimanti lo svincolo diretto della merce ed

– alla assenza dei presupposti legittimanti la segnalazione dell’operazione al Commissario Straordinario ai fini della requisizione del materiale prevista dal D.L. 17.3.2020 n. 18.

In base a quanto accertato dalla Guardia di Finanza, attraverso attività di intercettazione e pedinamento,

– in data 4.4.2020, 72 scatole, contenenti 1.000 mascherine ciascuna pervenivano presso l’aeroporto di Malpensa, provenienti dall’aeroporto di Guangzhou (Repubblica Popolare Cinese), scortate dal documento accompagnatorio che riportava quale unico destinatario FEDERAZIONE NAZIONALE MEDICI DI MEDICINA GENERALE FRAZ. TRECELLA VIA CARAVAGGIO, POZZOLO MARTESANA (MI) 20060;

– in data 8.4.2020, l’indagato, in qualità di legale rappresentante della ECLETTICA S.r.l.s. – società importatrice della merce – inviava a mezzo e-mail all’Agenzia delle Dogane e Monopoli di Malpensa la dichiarazione necessaria per l’attuazione della procedura di svincolo diretto della merce, nella quale attestava la destinazione di tutta la partita alla F.I.M.M.G., quale soggetto rientrante nelle categorie previste dall’ordinanza del Commissario Straordinario per l’emergenza COVID-19 n. 6 del 28.3.2020;

– sulla scorta dei contenuti della documentazione sopra riportata, attestanti falsamente la regolarità del richiesto svincolo diretto della merce oggetto di importazione sotto il profilo della integrale destinazione delle mascherine alla Federazio- ne Italiana Medici Di Medicina Generale, la competente Agenzia delle Dogane di Milano Malpensa emetteva la bolletta nr. 51816R del 8.4.2020.

A seguito dello svincolo della merce, le 72.000 mascherine venivano caricate a bordo di un autocarro.

Diecimila di queste venivano scaricate in un capannone di Turbigo.

A seguito di ulteriori controlli si accertava che tra le restanti 62.000 mascherine destinate alla “F.I.M.M.G, 2000 erano destinate ad una diversa società avente ad oggetto “l’ideazione di campagne pubblicitarie”.

Le indagini hanno accertato, inducendo questo Ufficio, pur ravvisando la competenza territoriale della Procura della Repubblica di Busto Arsizio (cui gli atti verranno trasmessi), a determinarsi a chiedere una misura coercitiva emessa dal Giudice per le indagini preliminari (che ha ravvisato la sussistenza di esigenze cautelari che imponevano l’emissione urgenza di un provvedimento cautelare), che l’indagato:

– aveva effettuato, utilizzando analoghe attestazioni mendaci, una ulteriore importazione di 550.000 mascherine, 500.000 di queste destinate ad una società municipalizzata e le restanti 50.000 a separata commercializzazione (con conseguente evasione dell’IVA e dazi dovuti per l’importazione), nonché

– aveva assunto impegni a rifornire una fornitura di dispositivi di protezione individuale e medici ad un Ente di diritto pubblico che svolge funzioni di centrale di committenza per conto della Regione Lombardia e che aveva più volte sollecitato l’adempimento di tale fornitura.

Sono state operate perquisizioni.

Con il presente comunicato si intende manifestare sincero apprezzamento per il grande sforzo investigativo ed organizzativo profuso, nonostante l’attuale emergenza sanitaria, dalla Guardia di Finanza nello svolgimento delle indagini, nella esecuzione del provvedimento cautelare, nonchè nell’assicurare puntuale adempimento alle deleghe di questa Autorità Giudiziaria.

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Catanzaro: Procura della Repubblica, operazione “Cartellino rosso”. Sistematico e reiterato assenteismo all’ASP ed all’Ospedale “Pugliese-Ciaccio”. 57 indagati, 15 misure cautelari, coinvolti anche 2 dirigenti (video)

(147) Dalle prime ore di questa mattinata, circa cento finanzieri del Comando Provinciale di Catanzaro stanno dando esecuzione a Continue reading “Catanzaro: Procura della Repubblica, operazione “Cartellino rosso”. Sistematico e reiterato assenteismo all’ASP ed all’Ospedale “Pugliese-Ciaccio”. 57 indagati, 15 misure cautelari, coinvolti anche 2 dirigenti (video)”

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Bari: la Guardia di Finanza esegue sequestro preventivo nei confronti di 3 società ritenute responsabili di manovre speculative sulla vendita di DPI alle Aziende Sanitarie pugliesi (video)

(113) I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, coordinati dalla Procura della Repubblica di Bari, hanno eseguito un sequestro preventivo emesso in caso d’urgenza dal Pubblico Ministero – Procuratore Aggiunto, dott. Roberto Rossi -, nei confronti di 3 società baresi ritenute responsabili di aver effettuato manovre speculative sulla vendita dei dispositivi di protezione individuali (c.d. mascherine) nei confronti di diverse Aziende Sanitarie pugliesi.

Il sequestro del profitto delle condotte delittuose ascritte ai legali rappresentanti delle società ammonta ad oltre 1,1 milioni di euro.

Nei giorni scorsi, le indagini del Gruppo Tutela Spesa Pubblica, articolazione particolarmente specializzata nel contrasto alla corruzione e alle patologie afferenti l’impiego di denaro pubblico (con particolare riferimento alla Sanità), avviate nel contesto dell’emergenza epidemiologica da COVID – 19, hanno permesso di acquisire concreti elementi in ordine ad illecite attività poste in essere dalle suddette società fornitrici di aziende sanitarie pubbliche – tra cui ASL Bari e diverse aziende ospedaliere del territorio pugliese.

Dette società, in presenza di una grave rarefazione nel mercato nazionale di “mascherine” e altri presidi individuali di protezione, da considerarsi senza dubbio “prodotti di prima necessità”, compivano manovre speculative consistenti nel fare incetta o acquisire in ogni caso i citati dispositivi protettivi e rivenderli con ricarichi economici via via crescenti nel corso dei diversi passaggi della filiera commerciale, in tal modo imponendo sul mercato un prezzo di vendita progressivamente maggiorato ed esageratamente superiore a quello ordinario praticato prima dell’emergenza e del tutto svincolato da una fisiologica variabile domanda/offerta, tenuto conto che i ricarichi applicati, quasi mai inferiori al 100%, hanno registrato picchi sino al 4100%.

In particolare, la certosina ricostruzione investigativa operata dagli investigatori economico-finanziari delle Fiamme Gialle ha consentito di acclarare come una delle società coinvolte avesse acquistato nell’ottobre 2019 da un fornitore cinese (estraneo alle indagini) oltre 127.000 mascherine filtranti FFP3 al costo unitario comprensivo dei costi accessori (spese di trasporto, diritti doganali, etc.), di Euro 0,36; nello scorso mese di marzo – quando, in piena e virulenta deflagrazione della pandemia, sul mercato nazionale risultava quasi impossibile

reperire i suddetti dispositivi di protezione individuale, le stesse mascherine sono state rivendute ad un’altra società fornitrice di aziende sanitarie pugliesi, al prezzo di oltre 12 euro cadauna. Quest’ultima società barese ha, infine, ceduto le mascherine filtranti ai medesimi enti sanitari a prezzi oscillanti tra i 18 e i 20 euro al pezzo, iva esclusa.

Gli operatori commerciali destinatari del provvedimento cautelare, abusando anche della loro qualità di prestatori d’opera necessari (in quanto esercenti attività commerciali “operative” in base ai recenti provvedimenti della Presidenza del Consiglio dei Ministri) hanno così dolosamente profittato di circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare o quantomeno rendere alquanto difficoltosa la protezione sanitaria di pazienti, medici, infermieri, operatori della sicurezza e di ogni altra categoria particolarmente esposta al rischio di contagio.

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