Reggina: presentato alla Stampa Ivo Iaconi

L’appuntamento è a mezzogiorno di questa domenica autunnale e finalmente un pò assolata. Presso la sala riservata alle conferenze del Centro Sportivo Sant’Agata, è prevista la presentazione alla Stampa del neo tecnico amaranto Ivo Iaconi. C’è, ovviamente, il presidente Foti in tenuta informale e “domenicale” come lo stesso commenta, c’è la sua signora Gabriella, il vice presidente Remo con un sorriso a 32 denti, qualche suo diretto collaboratore e l’immancabile signora Porcino. Puntualissimi Foti e Iaconi (nella foto) entrano in una sala stampa affollatissima di colleghi e fotoreporter. Gli onori di casa li fa Foti che invita i giornalisti a chiacchierare con il nuovo mister salvo poi liberarlo e fermarsi lui ad intrattenersi ed a rispondere alle domande personalmente.

Abruzzese di Teramo, nato 53 anni fa, Iaconi lasciò il calcio giocato, dopo la retrocessione dalla C2 al CND del suo Giulianova di cui fu capitano e dove giocò negli ultimi 10 anni. Per due stagioni allenò la Sambenedettese in Serie C1, dove suo fratello Andrea era il direttore sportivo. Nel 1994 ricominciò dal CND alla guida del Taranto. Vinse il campionato, ma l'anno dopo (stagione '95-'96) in serie C2 non ebbe fortuna e fu esonerato. Nonostante il licenziamento, la stagione successiva saltò in C1 al Trapani, ma retrocesse. Le stagioni poco positive, dovute all'inesperienza, contribuirono alla sua crescita professionale e infatti iniziò a collezionare promozioni. Con la Fermana (C1) si salvò il primo anno, al secondo arrivò primo traghettando la società marchigiana per la prima volta in Serie B. Il successo, bello ed inaspettato, ebbe un epilogo amaro: nei cadetti la squadra retrocesse e passò al Catania, in C1, ma venne esonerato dopo sette gare. Dopo un anno di riflessione venne ingaggiato dal Pescara dove era ancora direttore sportivo il fratello Andrea. In due anni riportò la squadra in serie B, ma nei cadetti la sorte gli fu avversa: dopo una metà stagione di buon livello, la situazione precipitò e Iaconi venne esonerato. A febbraio del 2005 guidò il Pisa (C1) per pochi mesi. A giugno 2005, dopo qualche riluttanza iniziale, accettò la panchina del Frosinone. La squadra ciociara, reduce da una stagione di C1 culminata con l'eliminazione nella semifinale play-off contro il Mantova, puntava al salto in serie B. Il primo posto andò al Napoli di Edy Reja ed ai play-off Iaconi conquistò la storica promozione fra i cadetti. Nella stagione 2006-2007, Iaconi è riconfermato in Serie B alla guida del Frosinone. Con la squadra frusinate Iaconi affronta un campionato di altissimo livello con squadre eccellenti (Juventus, Napoli, Genoa, Bologna, Brescia etc.) concludendo il campionato con un'ottima salvezza a 50 punti, conseguita con un turno d'anticipo grazie alla vittoria per 2-0 sull'Albinoleffe. Nel giugno del 2007 ha firmato un contratto con la società neo-retrocessa dalla A dell'Ascoli. Dopo questa stagione, in cui si piazza all'ottavo posto in classifica in Serie B ottenendo 62 punti con la squadra marchigiana e sfiorando i play-off, nel luglio del 2008 firma un contratto per la stagione 2008-2009 con la Cremonese, società di Prima Divisione, ma viene esonerato dopo la 16° giornata di andata. Fin qui la carriera del sig. Iaconi, inizia il botta e risposta con i giornalisti.”

Mister, è qui per cercare di centrare ancora l’obiettivo della promozione o…?

“Con la Società non abbiamo parlato per nulla di A. Credo che si debba fare un passo alla volta e prima è necessario che ci tiriamo fuori dalla situazione di classifica in cui siamo. Fatto questo vedremo il da farsi anche se mi pare assurdo parlare di promozione in A in queste condizioni. E’ una situazione molto difficile e bisogna prenderne atto e se un allenatore molto bravo come Novellino non è riuscito ad invertire la tendenza dei risultati allora questa squadra ha dei problemi abbastanza evidenti e che necessitano prima di ogni altra cosa di essere risolti.”

Come ha visto la squadra?

“Mi ha colpito soprattutto la lentezza nella manovra ed è una cosa che non mi piace affatto. Il problema non è solo fisico ma anche psicologico. Dobbiamo lavorare molto insomma.”

Cambierà qualcosa a Lecce (martedì sera è previsto il recupero della IX^ giornata, n.d.r.)?

“Assolutamente si, altrimenti che sarei qui a fare?”

Quando ha avuto il primo contatto con il presidente Foti?

(Il mister cerca con lo sguardo il presidente che gli sta accanto, ma non lo trova ed allora risponde autonomamente). “Ieri mattina telefonicamente e poi ci siamo incontrati a Milano.”

Visto l’organico che ha a disposizione, cosa crede si possa fare?

“Certamente molto di più di quello che gli ho visto fare finora.”

Quanto conta l’impatto iniziale, quello tra lei e la squadra s’intende?

“Molto, moltissimo. Il cambio dell’allenatore porta certamente delle novità e non è facile cambiare le cose in qualche giorno. Mi chiedete in quanto tempo si vedrà qualcosa di nuovo? Diciamo in un mesetto. Io pretendo maggiore attenzione, maggiore consapevolezza, maggiore professionalità e maggiore personalità. Tutte cose queste che evidentemente la classifica dice che non ci sono state in quantità necessaria. La squadra è giù di morale, silenziosa. Sono certamente momenti difficili aggravati, per giunta, dalla consapevolezza dell’assunzione di responsabilità da parte loro e dal legame con il mio predecessore di cui ne ha determinato l’esonero. Con l’impegno di tutti, però, ricreando lo spirito di gruppo si può risalire la china. Forse questa squadra è stata sopravvalutata, forse non ha i valori per la promozione diretta in A, ma certamente non è nemmeno da Prima Divisione.” 

La Reggina segna poco e subisce molti goal, dipende solo dalla velocità con cui si esprime?

“Certo che si. Se si attacca lentamente allora l’avversario ha il tempo e la possibilità di rientrare e sistemarsi al meglio. Se si difende lentamente allora l’avversario, più veloce, ha la possibilità di anticipare e concludere.”

Sotto la sua guida che Reggina vedremo?

“La Reggina vera, quella che ho conosciuto negli anni di A ed anche prima, ha delle sue particolari prerogative: lotta, agonismo, furore, grinta e soprattutto umiltà. La Società, e di conseguenza anche la squadra, ha forse, in questo momento, perso qualcuna delle sue qualità che in passato l’hanno resa grande. Mi trovo in una grande Società che mi dà una grande opportunità, ho il dovere di cercare di non sbagliare.”

Che campionato di B è questo? Anomalo?

“Credo che sia scaduto di livello, certamente difficile e dove regna un grande equilibrio. Non direi anomalo, anomalo lo era quando c’erano Juventus, Napoli, Genoa e Bologna.”

Cosa pensava della Reggina osservandola, fino a ieri, da fuori?

“Penso che la Società ha costruito una grande squadra destinata alla promozione in A, ha preso un allenatore altrettanto grande che la B l’ha vinta tante volte. I problemi possono essere stati moltissimi e, di certo, sentirò a breve Walter Novellino. Ma ripeto, la cosa più importante adesso è tirarsi fuori dalla zona retrocessione, lasciare il quart’ultimo posto e ricominciare a vincere” (la vittoria manca addirittura dal 28 settembre dopo il 2 a 1 al Piacenza, n.d.r.). “Guardate, per esempio, il nostro prossimo avversario. Il Lecce ha avuto la sua crisi ad inizio campionato è l’ha superata brillantemente, ecco il suo esempio dev’essere da insegnamento per noi tutti.”

Cosa chiederà ai suoi uomini?

“Voglio una Reggina che sappia far tutto: attaccare, difendere, gestire la gara senza alcuna forma di timore o di paura nei confronti di nessuno degli avversari che andremo ad affrontare. Sono qui per lavorare con l’organico che mi ha messo a disposizione la Società e con il nuovo Direttore Sportivo”. (A tal proposito si vocifera di un imminente arrivo di Gianni Rosati, n.d.r.).

Come pensa di cambiare il trend negativo della squadra?

“Semplice, facendo l’allenatore. Cercherò di migliorare i giocatori sotto l’aspetto tecnico, tattico e soprattutto psicologico. Cercherò di costruire un gruppo, cosa che apparentemente manca e cercherò di evitare gli errori sinora commessi.”

L’obiettivo qual è?
“Come detto, quello di tirarci fuori dalla posizione di classifica in cui ci troviamo. Sono in una delle poche Società che fa calcio sul serio e che, sono certo, tornerà a farlo.”

Benvenuto a Reggio mister e buon lavoro.

Iaconi lascia la sala stampa e adesso tocca a Foti rispondere ai cronisti, non prima di una premessa.

“Avendo ascoltato parlare Iaconi, mi conforta l’impressione che ho avuto di lui sin dal primo approccio, adesso servono i fatti ma sono certo che abbiamo imboccato la strada giusta. Attraverso il lavoro, l’impegno, il sacrificio, dobbiamo riprendere la strada sulla quale ci siamo smarriti.

Presidente, dopo l’”era Mazzarri” questo è il terzo anno in cui con gli allenatori non abbiamo molta fortuna. (Sono 6 gli allenatori presi e sostituiti in poco più di 2 anni solari: Ficcadenti, Ulivieri ed Orlandi durante la stagione 2007/2008 ed ancora Orlandi, Pillon e nuovamente Orlandi nella stagione 2008/2009, fino ad arrivare a Novellino e, adesso, Iaconi in quella 2009/2010, n.d.r.).

“Ha ragione. E’ una considerazione che ho fatto anch’io anche perché per la Società ha significato, e significa, un notevole esborso dal punto di vista economico”.

Nei 23 anni di Reggina sotto la sua gestione (prima come amministratore delegato con alla guida Pino Benedetto e poi come presidente, n.d.r.), mai si era assistito all’”esonero” del Direttore Sportivo. A cosa dobbiamo questa “prima”?

“Negli ultimi tempi ho dichiarato che ritenevo responsabili della situazione che stiamo vivendo in primis me stesso con una percentuale del 34%, e poi tanto Novellino quanto Martino al 33% ciascuno. Ritengo che tutte le scelte che sono state fatte e che ho condiviso ed approvato mettendo la mia firma su tutte queste facessero parte di un progetto che, alla lunga, ha dimostrato di non stare in piedi. Di fronte all’evidenza dei risultati ottenuti e sotto gli occhi di tutti, di fronte ad una squadra che non mi ha aiutato, il progetto fatto si è rivelato fallimentare per cui dovevo prendere una decisione e così ho fatto.

Cosa le ha fatto prendere questa decisione drastica solo dopo Torino? La squadra, in effetti, ha espresso lo stesso tipo di gioco imbarazzante già da molto tempo prima.

“Ho lanciato dei chiari segnali a squadra e tecnico, parlando e quasi sussurrando, sin da subito dopo la gara di Frosinone. Da allora le mie attenzioni si sono fatte sempre più intense sino ad arrivare all’epilogo di venerdì sera e di cui stiamo parlando. Alla Reggina di queste 10 gare riconosco il sacrificio e l’impegno nella prima giornata durante la gara vinta a Cesena e la velocità e lo spirito di reazione contro il Piacenza. Ma, altrettanto, le riconosco i notevolissimi limiti nell’esprimersi nelle restanti 8 gare di campionato.”

Presidente, quando i risultati non vengono in primis paga l’allenatore, in questo caso ha pagato anche il Direttore Sportivo, ed i giocatori?

“Paga anche la Società, aggiungo io. Premesso questo, ho l’obbligo ed il dovere di sostenere la squadra, fermo restando che non gli concedo alcun alibi.”

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Reggio Calabria: Waterfront

È stata siglata a Londra, nella sede dell’ambasciata italiana, la firma del contratto per l’affidamento della progettazione del Waterfront di Reggio Calabria. Presenti alla cerimonia, svoltasi il 5 febbraio scorso, il sindaco Giuseppe Scopelliti e gli architetti Zaha Hadid e Patrick Schumacher vincitori del concorso internazionale di progettazione indetto nel 2006 dall’amministrazione comunale. 

1 CONCETTO ARCHITETTONICO 
1.a Introduzione 
Lo scopo del nostro progetto è di realizzare due edifici simbolo che caratterizzino inequivocabilmente la città di Reggio Calabria come capitale culturale e futuro punto di confluenza tecnico-economico del bacino del mediterraneo.  Il progetto sfrutta le potenzialità uniche della localizzazione, lungo il braccio di mare che separa l’Italia continentale dalla Sicilia. Perfettamente visibili dalla costa opposta, landmark unici nel paesaggio, i due edifici saranno segnali inconfondibili per l’orientamento dal mare e da terra. 
2 MASTERPLAN DI COLLEGAMENTO 
2.a Localizzazione del Centro Polifunzionale 
il Centro Polifunzionale trae la sua forza dalla posizione, al centro di un sistema di circolazione estremamente complesso. Sebbene dislocato al di là della barriera ferroviaria, questo edificio è chiamato a realizzare un’importante continuità urbana con la città. Collegato alla Stazione ferroviaria, mediante sottopasso, il Centro Polifunzionale si attesta direttamente sul centro cittadino mediante un percorso aereo che lo collega direttamente alla Villa Comunale. Questo percorso sopraelevato di grande valore architettonico, studiato per abbattere ogni barriera architettonica e raggiungere comodamente il fronte mare offrendo viste appaganti sul paesaggio, raccoglie possibili visitatori lungo il percorso mediante risalite che lo collegano, oltre che alla piazza centrale del parco della villa, al marciapiedi in prossimità della Stazione.  Il centro Polifunzionale sarà inoltre un’importante stazione per le navette di collegamento veloce via mare. Secondo le previsioni del masterplan l’edificio si attesta su una darsena artificiale scavata per accogliere i motoscafi. Questo bacino artificiale, su cui si aprono le logge laterali degli auditorium, offre una straordinaria scenografia alla grande piazza coperta, luogo pubblico per eccellenza alla confluenza di tutti i collegamenti con la città, con la passeggiata e con i nuovi distretti turistico ricettivi a sud dell’impianto. La viabilità di piano, alle spalle del Centro Polifunzionale, è stata attentamente separata dai percorsi pedonali attraverso morbide articolazioni del landscape artificiale che confluisce verso la piazza centrale. La strada a bassa velocità avrà comunque un carattere panoramico e sarà integrata con i percorsi delle navette ecologiche.  Allo scopo di non interrompere il flusso pedonale dal lungomare verso i nuovi distretti turistico ricettivi, il piano terra dell’Edificio Polifunzionale è articolato in tre edifici diversi; in modo da suddividere il percorso pedonale che si sfrangia in una serie di strade pubbliche parzialmente coperte. La morfologia del terreno artificiale, integrata alla darsena di attracco dei motoscafi e alle tre emergenze architettoniche del Centro, innescano una dinamica di percorsi diversi che consentono di attraversare il grande spazio pubblico in modo sempre diverso. In questo modo l’architettura si rivela di volta in volta in modo imprevisto offrendo scorci panoramici inaspettati. 
2.b Localizzazione del Museo del Mediterraneo 
Il Museo del Mediterraneo è situato sul punto più esposto dell’area d’intervento; più in alto rispetto al distretto turistico ricettivo, nel punto più in vista del bacino del porto attuale.  Monumento alla grandiosità della cultura mediterranea e simbolo di Reggio Calabria, Il Museo del Mediterraneo si rivolge alla città offrendo i suoi fronti più belli al mare: verso la Sicilia ad ovest, e verso l’ingresso al porto turistico, sul lato nord- est. Ad ovest, il segnale unico dell’ingresso alla città dal mare, ad est e nord-est uno sfondo straordinario per tutto il bacino del porto. Questa posizione è ideale anche per tutte le vedute verso il porto dalla parte alta della città e perfettamente visibile anche all’ingresso in città da nord, sia dall’autostrada e che dalla ferrovia. La localizzazione del Museo, al confine con il porto turistico, garantisce la conclusione ideale della passeggiata urbana. Questa, attraverso il distretto turistico ricettivo nord in continuità con il lungomare attuale, si raccoglie sulle piazze pubbliche al di sotto del grande atrio d’ingresso e protette dai volumi del Museo. Questo sistema di piazze è un luogo ideale per lo svolgimento di attività all’aperto più o meno legate all’attività del museo, per eventi di vario genere e rappresentazioni. Questa scelta architettonica vuole garantire la migliore connessione tra il nuovo distretto ricettivo nord, la spiaggia in continuità urbana con la città, il lido comunale e gli alberghi attualmente in costruzione sul lungomare. Allo stesso tempo, però, consente di conservare il carattere e la scala urbana dell’attuale quartiere dei pescatori con una serie di locali, ristoranti ed attrezzature per il tempo libero di supporto alla spiaggia. Un altro aspetto importante di questa localizzazione risiede nella possibilità di salvaguardare il più possibile il carattere naturale della spiaggia intervenendo con strutture adeguate (attrezzature leggere per la balneazione, piccoli locali per il ristoro e un villaggio turistico alla confluenza delle fiumare).
3 MUSEO DEL MEDITERRANEO 
3.a Concetto architettonico e distribuzione 
La forma del museo del Mediterraneo è vagamente ispirata a quella di una stella marina. In particolare per la regolarità stereometrica dei raggi che si articolano a partire dal corpo centrale. Dal punto di vista distributivo questa caratteristica formale porta una serie di vantaggi. La pianta del livello 0.00(+5.00slm), ad esempio, tende ad attrarre lo spazio esterno in una serie di anse che, rivolte di volta in volta alla passeggiata, al distretto turistico e al porto, raccolgono naturalmente il flusso dei visitatori e della moltitudine della passeggiata accogliendolo in grandi piazze aperte al riparo del volume del museo. Questa peculiarità della forma, per la sua simmetria radiale, pur offrendo le caratteristiche di un organismo complesso, sempre diverso e in grado di offrire paesaggi interni nuovi e sorprendenti, garantisce una continua possibilità di orientamento, sia all’esterno che all’interno. Il percorso museale, in particolare, ne è particolarmente avvantaggiato, consentendo di organizzare un circuito espositivo chiaro ed esaustivo e in grado di raggiungere i diversi padiglioni e le funzioni accessorie in modo intuitivo. Un altro aspetto fondamentale dell’architettura del Museo del Mediterraneo è dato dal sistema di aperture a corte interne. Queste aperture coniche realizzate in cemento armato sono tracciate in modo organico sul poligono generativo della forma a stella e costituiscono un sistema strutturale fondamentale, riducendo le luci libere degli ampi spazi interni. Le corti interne portano la luce naturale dall’esterno illuminando le diverse aree funzionali che distribuite radialmente intorno ad esse. Allo stesso tempo queste aperture interne sono spazi per esposizioni all’aperto e importanti camini per il raffrescamento e la ventilazione naturale dell’edificio. 
3.b Laboratori per il Restauro 
I Laboratori per il Restauro sono stati organizzati in modo da essere parte integrante del museo e allo stesso tempo del tutto indipendenti. Ai Laboratori si accede dall’ingresso principale del museo attraverso il passaggio lungo la suggestiva ala per l’esposizione delle opere del laboratorio, oppure direttamente da fuori, tramite un accesso indipendente e comune all’archivio, situato nella grande piazza a sud. Da qui si accede ad una hall interna, in prossimità della corte sud. La parte specializzata dei laboratori è organizzata su due livelli, in parte intorno all’atrio sud da cui prendono luce e in parte affacciati sull’atrio dell’ala per le esposizioni del Laboratorio. 
3.c Archivio 
L’ingresso alla parte pubblica dell’archivio avviene dal livello 0.00(+5.00slm), in corrispondenza della hall centrale dei Laboratori di Restauro. Da qui si sale al primo livello, a quota +3.80(+8.80slm), dove si trovano le sale di consultazione pubbliche, mentre la parte inferiore è dedicata alla conservazione. 
3.d Acquario 
L’acquario è pensato come un ambiente indipendente rispetto al museo. Situato nel braccio più esterno, in corrispondenza della piazza a sud del museo, l’acquario rappresenta un’attrattiva di sicuro effetto sui visitatori, garantendo la costante presenza di pubblico e la migliore vitalità della piazza d’ingresso.  Il percorso dell’acquario parte dal livello 0.00 (+5.00slm) e sale a quota +3.80(+8.80slm), dove si congiunge con il percorso di collegamento con il museo. Da qui inizia la parte didattica dell’esposizione attraverso una successione di sale per la comunicazione, per le ricostruzioni multimediali, e per le vasche minori. Al temine di questo primo anello espositivo si scende di nuovo al piano terra e si inizia il percorso delle vasche che si conclude in prossimità del negozio/bookshop e della caffetteria. 
3.e Biblioteca 
La biblioteca è stata organizzata intorno alla grande corte ovest per le esposizioni all’aperto. La biblioteca si articola su due livelli: il piano terra, accessibile indipendentemente dalla Piazza nord, in prossimità dello shop e il livello intermedio a quota +4.50(+9.50slm). 
4 EDIFICIO POLIFUNZIONALE 
4.a Concetto architettonico e distribuzione 
Il centro polifunzionale è un complesso che si compone di tre edifici diversi articolati intorno ad una piazza centrale parzialmente coperta. L’idea alla base del progetto è quella di rendere questo edificio il più permeabile possibile rispetto al flusso della passeggiata. Il piano terra dell’edificio vuole essere una naturale estensione dello spazio pubblico del lungomare, in grado da adattarsi al mutare delle condizioni di utilizzo tra il giorno e la sera. 
4.b Collegamento in quota 
Al Centro Polifunzionale si può arrivare in diversi modi come già evidenziato nel paragrafo 2.1. Per chi arriva direttamente dalla Villa Comunale, tramite il ponte di collegamento sopra i binari, si offrono due possibilità: proseguire il percorso della passerella fino all livello 0.00 (+4.00slm), sbarcando al centro della piazza centrale coperta, oppure entrare in quota, all’interno dell’edificio nord, in corrispondenza del primo livello. 
4.c Edificio Nord 
Da questo ingresso a quota +4.32 (+8.32slm) si accede direttamente alla galleria commerciale attraverso la quale si può raggiungere livello inferiore tramite scala o rampa per disabili. Al primo livello si trovano la Palestra e i Laboratori per l’Artigianato. La galleria commerciale prosegue al livello inferiore terminando in uno spazio centrale comune al grande cinema da 2000mq. L’ingresso al cinema avviene dal lato ovest, vi si arriva percorrendo il fianco del grande spazio coperto, parallelamente alla loggia vetrata che si affaccia sulla darsena interna. Il foyer del cinema è aperto sul lato ovest per offrire una vista suggestiva sulla costa opposta. 
4.d Edificio Sud 
L’edificio sud del complesso ospita i tre auditorium. La disposizione di questi è tale che in caso di eventi eccezionali, mediante l’avvolgimento delle serrande di separazione, sia possibile aprire i fronti interni mettendo in comunicazione le tre sale. In questa particolare configurazione, l’edificio sud diventa un unico auditorium di grande capienza. Lo spazio centrale unificato offre caratteristiche uniche, per l’articolazione della copertura e per le aperture a nord e a sud che consentono viste sul mare, sulla darsena interna e sui volumi dell’edificio contrapposto. L’auditorium più grande dell’edificio sud condivide con il cinema l’affaccio sulla piazza coperta. Il gioco di affacci diversi sugli spazi interni consente ai visitatori di partecipare all’attività frenetica, e alla vitalità di tutto il complesso. 

(Da Archiportale www.archiportale.com)  

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Dopo Torino: le opinioni dei tifosi

Altra partita, altra sconfitta e buonanotte Serie A. Sollevato dall'incarico Novellino, squadra affidata a Iaconi, progetto promozione ridimensionato, cosi come si sono ridimensionati i sogni dei tifosi amaranto intervenuti telefonicamente nel corso della trasmissione talk sport su Touring104.

Tifosi arrabbiati e delusi, convinti, come ci ricorda Santo, di disputare un altro campionato, cosi com'era nelle previsioni della vigilia, con tanto di slogan "Sono qui per vincere". E come sette giorni fa, i telefoni in studio sono roventi. L'argomento non poteva che essere incentrato su Novellino, anche se Barbara, ci invita a non addossare tutte le colpe al tecnico, è arrivato il momento che i calciatori si prendano le proprie responsabilità. Tanti anche gli sms, in particolare, tanti tifosi ci chiedevano informazioni sul futuro del Direttore Sportivo Martino, visto che si era sparsa la voce di un suo possibile licenziamento. Gianni Baccellieri, dai microfoni della diretta, ha risposto, ricordando un dato storico, nove anni di serie A, 5 con Martino e 4 con Foti, la colpa non può essere solo del direttore Martino e se il Presidente Foti lo ha richiamato almeno un motivo ci sarà, e questo motivo potrebbe essere che non si può gestire da solo una Società di Serie A. Su questo argomento, Nino altro radioascoltare, non è d’accordo, e sostiene che Martino dovrebbe farsi da parte, perché è colpevole di non aver fatto nulla al momento per risollevare le sorti della squadra. Insieme a Martino andrebbe licenziato tutto lo staff tecnico. Non e' solamente Novellino a salire sul banco degli imputati però e Mimmo ne ha per tutti, in particolare per Santos, inadatto a giocare in una difesa a quattro, la telefonata del radioascoltatore si chiude con parole di elogio verso Franco Brienza (nella foto), l'unico in grado di accedere la luce e di poter fare la differenza. C'è chi, invece, come l'amico e fedele appassionato della nostra trasmissione, Filippo, parla di Novellino come di un masochista, che si è autolicenziato, colpevole, secondo lui, di essersi fossilizzato su un modulo, il 4-4-2, che ha prodotto solo nove punti i dieci giornate. Facile la risposta che arriva dai nostri studi. E’ dal match di Coppa Italia contro l'Arezzo, ai primi di agosto, che questa squadra non ci entusiasma, una compagine sempre in sofferenza dinanzi agli avversari ed incapace di produrre gioco. Ci conferma tutto questo Demetrio, tifosissimo amaranto che vive al Nord. Secondo la sua opinione, questa squadra dovrebbe giocare col 3-5-2, proprio per dare più copertura al centrocampo e per far sì che calciatori come Santos, Lanzaro o Valdez, possano esprimersi al meglio giocando in una linea difensiva a tre. Più cattivi, in alcune telefonate, i pensieri di qualche tifoso, che parla di un Novellino che è arrivato a Reggio per prenderci in giro, troppo presuntuoso nelle dichiarazioni alla stampa e nello schierare la squadra. Concludiamo infine, citando un sms arrivato nei nostri studi, un messaggio di speranza, che ci ricorda come l'anno scorso, in serie B, la differenza di punti tra i play out e i play off è stata solamente di 14 punti, quindi secondo il nostro inguaribile ottimista radioascoltatore c'è tutto il tempo per recuperare il terreno perso in classifica.

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Serie B ’09/’10: risultati, marcatori e classifica dopo l’XI^ giornata

 

SERIE B 2009/2010

RISULTATI e MARCATORI dell’XI^ giornata

Ancona – Frosinone

Surraco (A) Mazzeo (F) Miramontes (A) De Falco (A)

3-1

Brescia – Albinoleffe

Rupolo (A) Baiocco (B) Caracciolo (B) rig. Caracciolo (B) Caracciolo (B)

4-1

Cesena – Grosseto

Do Prado (C) Carobbio (G) Schelotto (C) D’Alessandro (G)

2-2

Empoli – Ascoli

Vannucchi (E) Eder (E) rig. Barnacci (A) Eder (E) rig. Antenucci (A) Antonazzo (E)

4-2

Gallipoli – Lecce

Corvia (L) Marilungo (L) Marilungo (L)

0-3

Padova – Triestina

0-0

Piacenza – Modena

Anaclerio (P) Troiano (M) Cortellini (M) Troiano (M) Moscardelli (P)

2-3

Salernitana – Crotone

Stendardo (S) Cozza (S) Cozza (S) Pestrin (S) Zito (C)

4-1

Sassuolo – Cittadella

Riccio (S)

1-0

Torino – Reggina

Belinghieri (T) Bianchi (T)

2-0

Vicenza – Mantova

Giavazzi (V) Locatelli (M)

 

 1-1

CLASSIFICA dopo l’XI^ giornata

Frosinone

21

Cittadella

15

Cesena

20

Grosseto

14

Torino

20

Ascoli

14

Ancona*

19

Triestina*

12

Padova

18

Albinoleffe

10

Sassuolo

17

Reggina*

9

Lecce*

17

Piacenza*

9

Empoli*

17

Gallipoli*

9

Brescia*

16

Mantova

8

Modena

16

Crotone (-2)

7

Vicenza

16

Salernitana

5

 * una partita in meno

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Manca solo l’ufficialità: Ivo Iaconi è il nuovo allenatore della Reggina

Di ruolo difensore, esordì in Serie C negli anni '70, con la maglia del Giulianova. Giocò nel ruolo di libero, alto e prestante fisicamente, le sue doti migliori furono il colpo di testa ed il senso tattico. Sfruttando la statura, andava spesso in avanti sui calci piazzati, realizzando parecchie reti. Vestì le maglie della Fermana, del Carpi e del Francavilla, squadra con la quale vinse un torneo di Serie C2. Tornò al Giulianova, all'inizio degli anni '80 diventando una bandiera della squadra giallorossa per dieci anni e indossando per diverse stagioni la fascia di capitano.

Nel 1992 lasciò il calcio giocato, dopo la retrocessione dalla C2 al CND del suo Giulianova. Per due stagioni allenò la Sambenedettese in Serie C1, dove suo fratello Andrea era il direttore sportivo. Nel 1994 ricominciò dal CND alla guida del Taranto. Vinse il campionato, ma l'anno dopo ('95-'96) in serie C2 non ebbe fortuna e fu esonerato. Nonostante il licenziamento, la stagione successiva saltò in C1 al Trapani, ma retrocesse. Le stagioni poco positive, dovute all'inesperienza, contribuirono alla sua crescita professionale e infatti iniziò a collezionare promozioni. Con la Fermana (C1) si salvò il primo anno, al secondo arrivò primo traghettando la società marchigiana per la prima volta in Serie B. Il successo, bello ed inaspettato, ebbe un epilogo amaro: nei cadetti la squadra retrocese e passò al Catania, in C1, ma venne esonerato dopo sette gare. Dopo un anno di riflessione venne ingaggiato dal Pescara dove era direttore sportivo il fratello Andrea. In due anni riportò la squadra in serie B, ma nei cadetti la sorte gli fu avversa: dopo una metà stagione di buon livello, la situazione precipitò e Iaconi venne esonerato. A febbraio del 2005 guidò il Pisa (C1) per pochi mesi. A giugno 2005, dopo qualche riluttanza iniziale, accettò la panchina del Frosinone. La squadra ciociara, reduce da una stagione di C1 culminata con l'eliminazione nella semifinale play-off contro il Mantova, puntava al salto in serie B. Il presidente Maurizio Stirpe lo accontentò in sede di campagna-acquisti prendendo calciatori esperti come Anaclerio, Fialdini, Bellè, Ginestra, Antonioli, Perra ecc.. Il primo posto andò al Napoli di Edy Reja ed ai play-off Iaconi conquistò la storica promozione fra i cadetti per il Frosinone. Nella stagione 2006-2007, Iaconi è riconfermato in Serie B alla guida del Frosinone. Con la squadra frusinate Iaconi affronta un campionato di altissimo livello con squadre eccellenti (Juventus, Napoli, Genoa, Bologna, Brescia etc.) concludendo il campionato con un'ottima salvezza a 50 punti, conseguita con un turno d'anticipo grazie alla vittoria per 2-0 sull'Albinoleffe.Nel giugno del 2007 ha firmato un contratto con la società neo-retrocessa dalla A dell'Ascoli. Dopo questa stagione, in cui si piazza all'ottavo posto in classifica in Serie B ottenendo 62 punti con la squadra marchigiana e sfiorando i play-off, nel luglio del 2008 firma un contratto per la stagione 2008-2009 con la Cremonese, società di Prima Divisione, ma viene esonerato dopo la 16° giornata di andata. Dal 24 ottobre 2009 è l'allenatore della Reggina Calcio, al posto dell'esonerato Walter Alfredo Novellino.

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Calcio a 5: alle 16 al Botteghelle Cadi-Gragnano

Delicato impegno per la Cadi Reggio questo pomeriggio alle ore 16 al PalaBotteghelle. Di fronte il Gragnano, una vecchia conoscenza per i reggini, la scorsa stagione infatti, le due compagini a lungo si contesero la promozione diretta salvo poi approdare entrambe ai playoff.

Inizio diverso in questa nuova stagione, con i campani ancora fermi a quota zero dopo tre giornate di campionato e reggini che, invece, hanno conquistato tre punti in casa contro il Conversano. Motivazioni forti, insomma, da una parte e dall’altra. con gli amaranto che potranno contare sul fattore campo. Sul fronte infortuni non è un buon momento per la compagine di Emo che, dopo aver recuperato Juninho, non ancora al meglio e Lovatel, entrambi assenti la scorsa settimana, perde Atkinson. La società amaranto spera di vedere ancora una volta un buon numero di spettatori al palazzetto, per questo conferma l’ingresso assolutamente gratuito.
UNDER 21. Domenica mattina, sempre al Palabotteghelle, in programma la seconda giornata della fase regolare con gli amaranto che riceveranno l’Ennese, sicuramente desiderosi di cancellare con una netta vittoria il ricordo della sconfitta all’esordio sul terreno della Puntesi.

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Torino Reggina 2-0: il commento a freddo

La nottata è passata, il presidente Foti al termine di Torino-Reggina, sconsolato e deluso, aveva chiesto 24 ore di tempo per decidere il futuro del tecnico Novellino (nella foto). Si aspettano notizie a momenti, l’ennesima ferita di questa assurda stagione è freschissima, al Comunale di Torino è arrivata la quinta sconfitta su dieci partite giocate, media da zona retrocessione, dove d’altronde la Reggina si trova in questo preciso momento.

Si è stancato il massimo dirigente, ci siamo stancati tutti dei soliti proclami alla vigilia di ogni gara, fatti di promesse poi non mantenute, sempre in attesa di quella svolta che ormai pensiamo non arrivi più. Ad oggi l’unico dato certo è che gli amaranto, per stessa ammissione del portiere Cassano, dovranno mettere da parte ogni velleità che riguarda il pronto ritorno nella massima serie e pensare ad uscire al più presto dai bassifondi della classifica, ammesso che siano in grado di farlo. Novellino voleva una Reggina formica per la trasferta più importante di questo scorcio di stagione. In campo si è vista una squadra impaurita, timida, impacciata, capace di reggere l’urto per forza di volontà e spirito di reazione dopo il durissimo confronto con il presidente, ma di fatto nulla più. Ma altrettanto puntuale, come succede ormai dalla seconda di campionato, nelle sbavature difensive con i soliti protagonisti, questa volta è toccato a Santos, ed ecco lo svantaggio in chiusura di tempo. Sconfitta sicura, abbiamo pensato in tanti. E non ci sbagliavamo, confortati dai numeri, perché la Reggina quest’anno, una volta andata sotto, non è mai riuscita a fare risultato, neanche un misero pareggio. La squadra si sfalda, reagisce in maniera scomposta, neppure l’inserimento di Brienza è riuscito a portare vivacità ad un attacco assolutamente improduttivo. Il meccanismo che si innesca in questi casi è di quelli pericolosissimi. Risucchiati da un vortice che non ti dà respiro, bisognerà spiegare a tutti i “fenomeni” che oggi compongono la rosa della squadra, che da questo momento cambiano gli obiettivi. A gente che si è presentata al campionato di serie B con una certa spocchia, come far capire che per evitare il tracollo da oggi c’è la necessità di scendere in campo con un’altra mentalità? Incredibile ma vero, questa Reggina, al pari di Gallipoli, Salernitana, Crotone, Albinoleffe e qualche altra, dovrà pensare a mantenere la categoria. Tra qualche ora sapremo se ancora con Novellino.

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Torino Reggina 2-0: interviste post gara

E’ quasi notte a Torino, è già notte profondissima a Reggio “grazie” ai risultati della sua squadra di calcio. Nulla da salvare nemmeno nella gara del Comunale. Nulla di nulla, se non forse solo un po’ il ritmo, diverso dai precedenti, con cui la Reggina ha giocato per almeno tutto il primo tempo. Ma non serve se non ad amareggiarsi ancor di più per l’assoluta inconsistenza del gioco, ed ovviamente dei risultati, da parte degli uomini di mister Novellino (nella foto). Se non arrivano i punti, magari anche giocando male (esteticamente intendiamo), il ritmo, la corsa, la grinta, l’agonismo (che, peraltro, sia ben chiaro, non ci sono!) e quant’altro d’immaginabile da mettere in campo a nulla servono. A nulla! Altro che “sono qui per vincere”, qui – si, proprio qui – si deve abbassare il tono e più umilmente mutuare l’assai più consono “io speriamo che me la cavo”! 

In sala stampa il primo ad arrivarci è, ovviamente, un raggiante Stefano Colantuono. Un giudizio sulla partita. Abbiamo avuto il netto predominio del campo e del gioco, un po’ come durante la gara contro il Modena solo che in quell’occasione abbiamo addirittura perso. Stasera, invece, siamo stati tutti davvero molto bravi ed il Toro ha giocato una grande partita.
Tarda ad arrivare qualcuno della Reggina, immaginiamo che, così come successo sabato scorso al termine dell’indecorosa gara persa in casa contro l’Ancona, nello spogliatoio tiri un’aria davvero irrespirabile. E, forse, l’aggettivo è troppo buonista. Foti tiene per l’ennesima volta a rapporto tecnico e squadra, ma a che serve se non “salta” la testa che “deve saltare”? Non lo diciamo noi, ma è una delle “regole” che il calcio moderno ha adottato da tempo: quando le cose non vanno, non potendo materialmente prendere a calci nel sedere l’intera “rosa” e spedirla “a quel paese”, lo si fa prendendo una posizione netta nei confronti dell’allenatore anche se, forse, nella fattispecie, non è il maggiore responsabile della situazione. Ricordate Marcello Lippi dopo il 2 a 1 a Reggio alla prima di campionato nella stagione 2000/2001? “Fossi il presidente prenderei a calci nel culo i giocatori o esonererei l’allenatore”! E Moratti lo esonerò!  Escono i giocatori alla spicciolata ed anche il presidente Foti.
Un’altra sconfitta pesante, ci siamo fermati al primo minuto con l’occasione di Brienza. E’ sotto gli occhi di tutti l’aver giocato una partita molto “timida” (?, n.d.r.). Nel primo tempo mai determinati. Prendo atto di tutto ciò ed andiamo via da Torino con dei seri problemi sulle spalle. Si è intrattenuto parecchio nello spogliatoio, cos’è successo? Nulla di particolare. Conferma ancora la fiducia al suo tecnico? Voglio valutare molto bene la situazione ed intendo assumermi l’onere e la responsabilità del prossimo futuro della Reggina.
E’ chiaro il significato delle parole di Foti. Nel recente passato, contrariamente a quanto successo nelle trascorse stagioni in momenti simili, ha cambiato tendenza nel “proteggere” il proprio tecnico. Nude e crude le critiche a Novellino al quale più volte ha chiesto una netta e chiara inversione di tendenza, mai arrivata purtroppo. A nostro modesto avviso, il tecnico irpino ha le ore contate ed a Lecce (martedì prossimo è in programma il recupero della IX^ giornata, n.d.r.) potrebbe esserci una nuova guida tecnica sulla panchina amaranto. La squadra? La squadra è cosciente delle sue prestazioni.
Esce pure Novellino, ma non rilascia interviste e questo è sinonimo che dalle 23.30 (ora in cui scriviamo) alle prime ore della mattinata di domani qualcosa potrebbe succedere: il terzo esonero in 2 anni? Noi, lo ribadiamo, ne siamo quasi certi. Ad majora!

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Torino Reggina 2-0: tabellino e cronaca

Torino-Reggina: 2-0. Torino (4-3-1-2): Sereni; Zoboli, Colombo (dal 66° Diana), Ogbonna e Rubin; Saumel, Loviso e Bottone (dall’85° Gorobsov); Belinghieri; Bianchi (dal 79° Bianchi) e Di Michele (c). In panchina: Calderoni, Pratali, Pisano, Diana, Gorobsov, Arma e Leon. All.: Colantuono Reggina (4-4-2): Cassano; Lanzaro, Capelli, Santos (dal 74° Pagano) e Costa (dal 46° Rizzato); Buscè, Carmona, Volpi (c) e Barillà (al 70° Bonazzoli); Brienza e Cacia. In panchina: Marino, Cascione, Morosini, Pagano, Rizzato, Missiroli e Bonazzoli. All.: Novellino Marcatori: Belinghieri al 45° e Bianchi al 67°. Arbitro: Stefanini di Prato. Assistenti: Vicinanza e Bianchi. Ammoniti: Colombo e Carmona per gioco falloso. Tiri in porta: 6 a 2. Tiri fuori: 4 a 2. Corner: 6 a 6. Recupero: 2 (p.t.) 4 (s.t.)

La cronaca. Al minuto 1 è la Reggina a farsi pericolosa. Brienza riceve in area, quasi sulla linea di fondo alla sinistra di Sereni, dribbling a rientrare e battuta di sinistro, il portiere di casa devia in angolo. Su quest’ultimo Cacia, di testa, manda al lato. Minuto 4 ed il Torino risponde. Bianchi parte in evidente posizione di fuorigioco, calcia comunque verso la porta difesa da Cassano, sulla traiettoria c’è Costa che devia in corner. Sullo stesso corner Saumel commette fallo su un difensore e mette in rete ma quando già Stefanini ha fermato il gioco. Minuto 10: ancora Bianchi riceve da Di Michele, molto defilato sulla destra prova la conclusione a rete ma è ancora Costa a deviare in corner. Al 29° ci prova Brienza con un pallonetto che termina non moltissimo sopra la traversa. Ci riprova anche Cacia un paio di minuti dopo, ma il suo tiro è deviato in corner. Minuto 32: Di Michele ci prova di sinistro al volo dal limite dell’area, ma il tiro è fortunatamente centrale a Cassano para a terra. A qualche secondo dalla fine del primo tempo il Toro passa in vantaggio. E’ il 45 e Costa è fuori per infortunio. Il Torino avanza sulla destra, Colombo crossa ma il pallone viene allontanato della difesa in maniera rasoterra e centrale, ci si avventa Belinghieri che, dal limite dell’area, calcia rasoterra alla destra di un incolpevole Cassano. La ripresa inizia con, al 50°, un gran tiro di Loviso che, da fuori area, scaglia un sinistro insidiosissimo che Cassano devia in corner con uno splendido intervento. Al 64° si rifà viva la Reggina in area granata. Brienza crossa da destra, rimpallo, Buscè di testa al centro dell’area e Brienza ancora calcia altissimo. Qualche minuto dopo il Torino raddoppia. Corner da destra di Loviso, Bianchi (nella foto d'archivio) si coordina e in sforbiciata batte imparabilmente ancora un incolpevole Cassano. Un goal, onestamente, da cineteca non solo per il pregevole gesto tecnico, ma soprattutto perché voluto, cercato e trovato in mezzo ad un’area amaranto affollatissima. Tanto di cappello all’ex reggino. Il resto della gara vede ancora: un’occasione ancora (se così la si può chiamare) con Rizzato dal limite dell’area prova a infastidire la retroguardia granata con un tiro senza convinzione, senza velleità, senza niente ed un tiro di Brienza pericoloso forse ma certamente fuori bersaglio. Il commento. Novellino non cambia modulo, ma stravolge i nomi dei giocatori schierati. Presenta la decima formazione diversa in dieci partite e cambia 6/11mi dell’undici iniziale rispetto alla gara disastrosa di sabato scorso persa in casa contro l’Ancona. Lascia finalmente a casa un Valdez imbarazzante ed irriverente (chiaramente per scelta tecnica e non certo per il consueto “diplomatico” infortunio) e, dei quattro difensori schierati 7 giorni prima, resiste all’”epurazione” il solo Santos. Lanzaro esterno di destra nella posizione fino ad ora occupata – erroneamente secondo noi – da Buscè, al centro della difesa al posto di Valdez c’è Capelli, il confermato Santos ed il completamente recuperato Costa che prende il posto di un Rizzato totalmente diverso – in peggio – rispetto a quello ammirato lo scorso anno ad Ancona dov’era capitano e uomo assist prediletto per la “vipera” Mastronunzio. A centrocampo con Buscè a destra (finalmente nel suo ruolo!), Carmona al posto di Morosini, il capitano Volpi e Barillà a sostituire quel Pagano troppo spesso utilizzato ancor meno che per i primi 45 minuti. In attacco il confermato Cacia ed il giocatore amaranto senza alcun dubbio maggiormente dotato tecnicamente e cioè Brienza. La Reggina si propone e gioca decisamente meglio che in moltissime altre circostanze, ma, come si sa, non serve la bellezza estetica del gioco se non arrivano i 3 punti in classifica. Gli uomini di un determinatissimo Novellino – al ritorno a “casa” da avversario dopo i 2 esoneri ricevuti dal presidente Cairo in un anno -, giocano tranquillamente senza particolarmente subire le iniziative dei padroni di casa. Nulla di trascendentale da nessuna delle due parti, colpi di fioretto, di normale amministrazione insomma. L’equilibrio si rompe a qualche secondo dal duplice fischio dell’arbitro che avrebbe mandato tutti negli spogliatoi sul risultato ad occhiali. Il Toro trova la via del goal al termine di un’azione non particolarmente pericolosa ma che, per un’ingenuità difensiva amaranto, l’ennesima della stagione, da pericolosa diventa addirittura fatale. La prima metà della ripresa scorre ancora senza particolari emozioni. La Reggina prova a far gioco, il Torino a limitarlo senza mai peraltro correre rischi. Ad accendere le luci su una partita che scivola via senza acuti ci pensa Rolando Bianchi autore di un gesto tecnico e di un goal da “manuale del calcio”. Chissà cos’avrà pensato Novellino? Non gioca male, in verità, la sua squadra, ma ancora una volta si appresta a tornare a casa con le pive nel sacco. Il mister irpino le prova tutte. Dentro Pagano al posto di Santos, Buscè torna a fare l’esterno difensivo di destra, Lanzaro centrale con Capelli ed a sinistra mantiene Rizzato entrato ad inizio ripresa al posto di Costa infortunato. La partita, di fatto, finisce qui. Tutto il resto è noia (per noi amaranto, ovviamente). Si arriva al triplice fischio finale per forza d’inerzia: accademia per i granata e stillicidio per gli amaranto. “Non c’è trippa per gatti” per l’allenatore amaranto. Purtroppo! Forse ha ragione lui come dichiarato subito dopo la gara persa a Modena: la sfortuna lo perseguita da un anno e mezzo e, di conseguenza, anche la Reggina ne risente aggiungiamo noi. Cambia un po’ in meglio il target del gioco espresso, non muta però il trend dei risultati negativi. La Reggina resta a 9 punti in classifica dopo 10 gare (martedì si recupererà a Lecce la gara rinviata a suo tempo e valida per IX^ giornata, n.d.r.), al quint’ultimo posto in classifica ma nel momento in cui scriviamo siamo solo alla fine dell’anticipo dell’XI^ giornata e chissà che i risultati di domani non relegheranno gli amaranto ad una posizione ancora più “scomoda”. Facile, molto facile a dire il vero, che domani sera la squadra del presidente Foti dalla “zona play-out” scivoli in piena “zona retrocessione”. I proclami erano ben altri ed evidentemente si è sbagliato tutto o quasi tutto. Terza sconfitta consecutiva ed ennesima figuraccia. Una sola parola: imbarazzante!  Altro che “sono qui per vincere”, mi sa che si deve cambiare slogan: “speriamo che me la cavo”, per esempio, come suona?

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Fed Cup: cresce l’attesa per l’èlite del tennis femminile mondiale a Reggio

Si lavora senza sosta, anche quando Giove Pluvio non è affatto clemente, affinchè sia tutto pronto al Circolo del Tennis "Rocco Polimeni" per l'evento internazionale dei prossimi 7 ed 8 novembre. La finale di Fed Cup tra l'Italia e gli Stati Uniti è, certamente,  il maggiore evento tennistico nella storia di questo sport per il nostro Paese e la scelta della Federtennis di farla disputare a Reggio è certamente un risultato lusinghiero per il Circolo "Polimeni".

E', infatti, la prima volta che la finale femminile viene organizzata in Italia e Reggio Calabria – sede della "prima assoluta" – assume, quindi, le vesti di vetrina del tennis mondiale nonchè un carattere di estrema importanza per se stessa, per la Calabria intera e, sicuramente, per l'intero meriodione. E chissà che questa "prima" non porti un pò di fortuna alle azzurre capitanate da Corrado Barazzutti. L'Italia, infatti, vanta un non certo piacevole record di 9 sconfitte su 9 contro le fortissime statunitensi e Reggio potrebbe battezzare anche la prima vittoria sulle temibili atlete capitanate da Mary Joe Fernandez (le sorelle Serena e Venus Williams – rispettivamente numero 2 e 3 della classifica mondiale – vi ricordano qualcosa?). L'Italia di Barazzutti si presenta all'incontro con una formazione non certo dallo spessore inconsistente composta Flavia Pennetta (n. 12 del ranking mondiale ma, pochi mesi fa, prima italiana della storia ad entrare nella Top Ten) (nella foto), Francesca Schiavone (26), Sara Errani (44) e Roberta Vinci (57) con l'intento di bissare il successo già ottenuto nel 2006.

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Si costituisce Michele Labate

Presentandosi nella giornata di ieri presso il carcere romano di Rebibbia, è finita la biennale latitanza di Michele Labate (nella foto) elemento di peso dell'omonimo clan soprannominato dei "ti mangiu".

Sfuggito nel luglio del 2007 all'operazione "Gebbione" (dal nome del popoloso quartiere nella zona sud della città), anche per via di una presunta fuga di notizie sulle quali è stata poi aperta un'inchiesta, il fratello del ritenuto capo clan Pietro è considerato tra i più attivi della "famiglia" che controlla tutte le attività illecite nella popolosa zona cittadina a ridosso del centro storico. Secondo gli inquirenti la famiglia Labate è leader incontrastata nel "settore" delle estorsioni in un quartiere popoloso e ricco di qualunque genere di attività commerciali tra cui le O.Me.Ca. (Officine Meccaniche Calabresi) facenti capo alla Breda costruzioni ferroviarie sulle quali, inoltre, esercitava pressioni per condizionare le assunzioni del personale. Michele Labate era tra i 30 latitanti più pericolosi d'Italia.

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La Reggina è a Torino, Valdez è a casa

La squadra amaranto è partita qualche ora fa diretta nel capoluogo piemontese dove, nell’anticipo dell’XI^ giornata in programma domani sera, affronterà i granata di Colantuono in un match che potrà e dovrà dire molto, soprattutto per Walter Novellino e, di conseguenza, per la sua squadra che, nonostante i proclami estivi, si ritrova a soli 9 punti in classifica in altrettante giornate (la Reggina recupererà martedì prossimo a Lecce l’incontro valevole per la IX^ di campionato ed a suo tempo rinviata, n.d.r.).

Non saranno gli ex amaranto schierati tra le fila del Torino (Di Michele, Bianchi, Leon e Diana) nè Novellino tra gli amaranto, a fare notizia, ma ci penserà la mancata convocazione del “nazionale” Valdez [ufficialmente per “infortunio” (?)] quale frutto, evidentemente, di prestazioni certamente molto al di sotto delle aspettative, di qualche banale “disattenzione” (per esempio il rigore gratuito causato contro l’Ancona) e, fors’anche, di un mai nascosto desiderio estivo di essere ceduto e non di giocare in B per, a suo dire, “non rischiare di perdere la convocazione in nazionale”. Una sorta di rivoluzione è prevista nell’undici titolare che Novellino potrebbe e dovrebbe schierare domani sera all’Olimpico. A fronte del canonico 4-4-2, il mister campano dovrebbe far scendere in campo: Cassano tra i pali; in difesa, da destra, Buscè, Lanzaro, Santos e Costa; a centrocampo, sempre da destra, Morosini, Carmona, Volpi ed uno tra Barillà e Rizzato; coppia d’attacco formata da Brienza e Cacia. A riposo, quindi, ovviamente Valdez (nella foto), Pagano (che spesso Novellino ha schierato nell’undici iniziale salvo poi sostituirlo addirittura nel primo tempo), Missiroli ed un Bonazzoli fino al momento fumoso. L’arbitro sarà il signor Stefanini di Prato.

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Facebook: scatta l’indagine per la sicurezza del premier

Su Facebook la pagina "Uccidiamo Berlusconi" (nella foto) ha 12 mila iscritti. Il ministro della Giustizia Alfano ha invitato la magistratura ad avviare un'indagine sulla sicurezza di Silvio Berlusconi, dopo che Il Giornale ha pubblicato la notizia dell'esistenza su Facebook di una pagina intitolata «Uccidiamo Berlusconi», che ha circa 12mila iscritti (ma esiste anche la pagina «Uccidiamo tutti quelli che vogliono uccidere Berlusconi» che conta circa 650 membri).

«La magistratura faccia il proprio dovere indagando, perseguendo e trovando coloro i quali inneggiando all'odio e all'omicidio commettono un reato penale – ha detto Alfano -. C'è un tema grande di sicurezza che riguarda la persona del presidente del Consiglio e io ho posto questa questione nel corso del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica che si è svolto al Viminale». Il Guaradasigilli, parlando a Venezia, si è detto profondamente turbato dalla notizia di forum «che inneggiano all'odio nei confronti di Silvio Berlusconi e all'omicidio nei confronti del presidente del Consiglio». «Poiché nel nostro Paese esiste l'obbligatorietà dell'azione penale – ha proseguito – io mi attendo che la magistratura faccia il proprio dovere». Secondo Alfano, oltre che un reato penale, simili comportamenti evidenziano «un'azione disdicevole dal punto di vista morale».Sulla vicenda si è mosso anche il Pd, dopo il caso del coordinatore di Vignola, Matteo Mezzadri, che ha scritto sul suo profilo «possi¬bile che nessuno sia in grado di ficcare una pallottola in testa a Berlu¬sconi?». Dario Franceschini ha chiesto all'amministrazione di Facebook di chiudere il gruppo che minaccia Berlusconi, ma respinge l'idea che ci sia un collegamento con il modo di fare opposizione da parte del Pd. Parlando alla trasmissione Omnibus su La7, Franceschini ha condannato il gruppo che, su Facebook, raduna persone che dichiarano di desiderare la morte di Berlusconi: «Quel gruppo va chiuso – ha affermato -, ma non c'entra nulla con lo scontro politico. Sono forme demenziali, che vanno condannate, e io so che in altre situazioni l'amministrazione di Facebook ha chiuso alcuni gruppi». Franceschini ha comunque respinto un possibile collegamento, anche indiretto, con il modo in cui il Pd fa opposizione: «Non c'entra nulla l'opposizione – ha sostenuto – che si fa come da noi in tutto il mondo».

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Herta Muller Nobel per la Letteratura

L'ACCADEMIA SVEDESE: «HA SAPUTO DESCRIVERE IL PAESAGGIO DEI DISEREDATI»
La scrittrice tedesca di origine romena fuggì dal regime di Ceausescu: si rifiutò di collaborare con la Securitate.

Il premio Nobel per la letteratura è stato assegnato alla scrittrice tedesca di origine romena Herta Müller (nella foto). Nata il 17 agosto 1953 a Nitchidorf, in Romania, figlia di contadini della minoranza tedesca degli svebi, la scrittrice, poetessa e saggista è nota per la descrizione della dura vita sotto il regime comunista di Ceausescu.

Nel 1987 fuggì dalla Romania insieme al marito dopo essere stata licenziata nel 1979 (era traduttrice di tedesco) perché si era rifiutata di collaborare con la Securitate, la famigerata polizia segreta del regime. Dopo aver perso il lavoro, per guadagnare qualcosa faceva la maestra d'asilo e dava lezioni private di tedesco. Il suo primo libro stampato in Romania (Niederungen), ma scritto in tedesco, apparve solo in una versione censurata nel 1982. Quando finalmente riuscì a ottenere dalla Securitate il dossier di 914 pagine che la riguardava, Herta Müller scoprì che veniva definita «un pericoloso nemico dello Stato da combattere». Il suo nome in codice non era più Herta, ma «Cristina» alla quale venivano addebitate «distorsioni tendenziose della realtà del Paese». Attualmente Herta Müller vive a Berlino e dal 1995 è membro dell'Accademia tedesca di letteratura. Il suo ultimo libro tradotto in italiano è Il paese delle prugne verdi (Keller editore 2008). Nella motivazione, l’accademia di Stoccolma dice che il premio è andato alla Müller perché con «con la concentrazione della sua poesia e la franchezza della sua prosa ha saputo descrivere il paesaggio dei diseredati». Herta Müller è un'autrice molto nota in Germania e in tutta Europa, dove prima del Nobel ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti. Nel 1994 ha vinto il Premio Kleist, nel 2003 il Joseph Breitbach e l'anno dopo il Konrad Adenauer. Nelle sue opere Herta Müller ha rappresentato gli aspetti più crudi del suo ambiente: la miseria e l'arretratezza culturale della minoranza tedesca del Banato svevo e della situazione politico-sociale della Romania, con un riferimento particolare alla disperata condizione delle donne costrette a subire oltre al giogo politico anche il ricatto sessuale che veniva comunemente praticato all'interno delle fabbriche, la rivolta che ha abbattuto il regime di Ceausescu, ma anche il disorientamento provato in seguito all'emigrazione in Germania. Tra le sue opere tradotte in italiano, si ricordano Una mosca attraversa un bosco dimezzato (Fuoricampo ed.), una novella in Racconti di scrittrici austriache e tedesche (Avigliano), Bassure (David Editori Riuniti, 1987) è la traduzione della sua prima opera Niederungen del 1982, In viaggio con una gamba sola (Marsilio, 1992). Quest'anno Herta Müller ha partecipato a Mantova al Festival della letteratura.

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Libertà di stampa: peggiora l’Italia

Peggiora la libertà di stampa in Italia: è questa una delle conclusioni dell'annuale rapporto pubblicato da "Reporters sans frontières". Secondo la nuova classifica delll'organizzazione internazionale, gli altri dati più rilevanti sono l’aumento della libertà di stampa negli Stati Uniti dopo l’insediamento di Obama (gli Usa risalgono dal 40° posto al 20°) e il peggiorare della situazione in paesi come Iran (73°) e Israele (93° sul territorio nazionale ma solo 150° fuori dai confini).

SCANDINAVIA FELICE – Anche per l'Italia, come detto, un responso negativo, col nostro paese che perde 5 posizioni, dalla già non confortante 44esima posizione del 2008 fino alla 49esima (e nel 2007 era 35esima). Cinque i Paesi che guidano la classifica dei più "liberi": Danemark, Finlandia, Irlanda, Norvegia e Svezia. Ultimo classificato (su 175 parsi monitorati) è l'Eritrea.
PREOCCUPAZIONE – Presentando il rapporto, il presidente di Rsf, Jean-François Julliard, non ha celato la sua preoccupazione per quanto riguarda la situazione europea, dove diversi paesi, come Francia (43esima), Italia (49esima), Slovacchia (46esima), mostrano un progressivo restringersi degli spazi per la libertà di stampa. «Inquietante constatare come, anno dopo anno, importanti democrazie europee come Francia, Italia, Slovacchia perdano progressivamente posizioni. L’Europa dovrebbe essere d’esempio sul fronte delle libertà pubbliche. Come possiamo denunciare le varie violazioni nel mondo se non siamo irreprensibili noi stessi in prima persona?». Resta inoltre sempre preoccupante la situazione per i giornalisti in Iraq e Afghanistan, dove i segnali di miglioramento continuano a essere decisamente troppo deboli e scarsi.

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Reggina: gli strascichi del “dopo Ancona”

Reggina-Ancona 0-3, Novellino scarica gran parte delle responsabilità ad una squadra a suo avviso senza gli attributi e senza il suo carattere. La società decide nell’immediatezza il ritiro punitivo. 24 ore dopo tutto cambia. E’ bastato l’ennesimo colloquio di questa ancora breve stagione per annullare tutto e riportare la situazione ala normalità. Ma cosa si sono detti all’interno dello spogliatoio del S. Agata il massimo dirigente (nell'evidente foto d'archivio), la squadra ed i calciatori?

 I contenuti non son venuti fuori, di sicuro è stata una discussione piuttosto accesa per stessa ammissione del presidente Foti che da ognuno dei calciatori ha preteso spiegazioni sul loro comportamento in campo e sulla disponibilità nei confronti del tecnico. Nel dopo Modena Foti non ebbe parole tenere nei confronti di tecnico e giocatori, facendo intendere che nel caso in cui non si fosse cambiato registro, il primo a pagarne le conseguenze sarebbe stato proprio l’allenatore irpino. Poi la rinuncia a scendere in campo per l’impegno di alcuni nazionali, la settimana successiva. Quindi ben quindici giorni pieni per preparare al meglio il confronto con l’Ancona. Dal punto di vista tecnico, tattico, psicologico. Risultato? Identico a quello conseguito nel recupero con il Vicenza, gara anch’essa rinviata per le stesse motivazioni. Ma il punto non è questo. Semplicemente per dire che nessun effetto ha sortito lo sfogo di allora, perchè dovrebbero invece cambiare le cose adesso? Secondo Foti in questa circostanza il confronto è stato più deciso e schietto, i toni molto più accesi e soprattutto gli interlocutori non passivi, tanto, come detto in apertura, da decidere di sospendere il ritiro. Tradotto, i giocatori hanno convinto il presidente che ci siano ancora tutti i presupposti per ribaltare una situazione diventata disastrosa e che lo si possa fare ancora con Novellino. Il quale resterà alla guida tecnica della squadra, sicuramente fino a venerdi, giorno del tanto atteso confronto il con Torino. Nel caso in cui non si dovesse fare risultato, nessun dubbio, il tecnico lascerà la Reggina. L’impressione dall’esterno è di grandissima confusione, forse come mai era capitato in questi venti anni e passa di gestione Foti. Quest’ultimo evidentemente spiazzato dall’andamento della squadra, dalla gestione tecnica e dai pessimi risultati fin qui conseguiti. Ha scommesso su un progetto che si riteneva assolutamente vincente, aveva riportato un entusiasmo tra la gente sopito nelle ultime stagioni di serie A, era convinto di aver allestito una compagine di alto livello. Tutte certezze crollate come un castello di sabbia un mare di problemi di difficile risoluzione. Non si vuole ancora arrendere, però, a conferma di un carattere, il suo, battagliero e propositivo fino in fondo. Ma permetteteci di avere un dubbio. Basterà un colloquio seppur forte ed incisivo a cambiare l’attuale situazione. Se così fosse, viene spontaneo pensare che fino ad oggi i diretti protagonisti non abbiano profuso il massimo dell’impegno.

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Fiorisce una nuova Viola, nuova primavera per il basket?

C’è qualcosa di nuovo nell’aria, anzi d’antico. Ritorna così la Viola, con la voglia mai sopita di riattaccare la spina e ridarle vita. Irriverente cercare d’individuare attori e registi, pupi e pupari, protagonisti e comparse, ancora una volta è un’azione comune, dettata dalla passione e dalla consapevolezza che la pallacanestro, nella city dei Bronzi e del mare, sia una tradizione da non abiurare alla prima spruzzata di indigenza economica, ma semmai da re-interpretare alla luce delle ristrettezze della cosiddetta “congiuntura”.

 Deus ex machina di tutta l’operazione il giemme Giuse Barrile, abile tessitore di una tela che sembrava fosse penelopiana  e che invece ha messo insieme pragmatismo e tempismo con sagace intraprendenza. Non poteva mancare il supporto, esterno, da parte del primo cittadino, sempre più lanciato verso scranni di regional respiro, ma che la sua terra, la sua città e il suo sport non li dimentica mai. Bella e pronta, per gli amanti della palla a spicchi, la “nuova” Viola, con un’opera di maquillage ancora in corso, ma già rispondente alle esigenze della new generation con una comunicazione snella e moderna, sito web da prima fascia, main sponsor proteso alla new economy (Liomatic è azienda leader nel business della distribuzione automatica, ndc), struttura societaria snella ma base societaria ampia (già una ventina di soci, ndc). Sulla rabberciata Salerno-Reggio Calabria, a poche ore dalla scadenza, in afosa giornata di luglio si rileva il titolo sportivo di Gragnano per poi completare la documentazione utile per ricominciare da una B Dilettanti (B2) meno prestigiosa degli abituali palcoscenici ma pur sempre dignitosa. Squadra costruita in dieci giorni, preparazione tardiva, ma quintetto messo in piedi per cantare in prima fascia. Il gap iniziale è evidente già dal precampionato: quando le altre camminano, la Viola è ancora ferma, imballata e imbarazzata dal fatto di trovarsi un roster in cui dieci giocatori su dieci sono nuovi. Gabriele Niccolai la stella, Negri il “superman”, Di Lembo il fosforo, Dip e Dalla Vecchia le due torri, Manzotti-D’Iapico-Roselli i bracci armati per colpire. Sulla carta c’era anche il play funambolico Michelon (da San Severo) a dover dare una mano, ma coach Massimo Bianchi, dopo due sole giornate di campionato, ha preferito sacrificarlo sull’altare dello spirito di gruppo e degli equilibri di squadra. Arriverà presto un altro play, che possa consentire un salto di qualità che già libra nell’aria, verso qualcosa che si sogna e che per scaramanzia nessuno proferisce. Inizio di regular season balbettante, tre perse (tutte al fotofinish) e una vinta (con Pozzuoli): ma il calendario si prende gioco della Viola, mettendo di fronte tre squadre rodate ed esperte. L’obiettivo non muta: playoffs promozione a tutti i costi. Il campionato è lungo, tanti capitoli prima della parola fine. Potrebbe scriverla la Viola, fidatevi.

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Mistero Reggina!

Provate ad interpellare quello che secondo voi è un grande intenditore di calcio, mettetelo davanti alla tv, gli elencate i nomi dei giocatori che compongono la rosa della Reggina, gli dite pure a chi è affidata la conduzione tecnica e lo invitate ad assistere al match che gli amaranto hanno già giocato contro l’Ancona. Fidatevi, neanche lui riuscirà a capirne qualcosa.

Tutto troppo brutto, tutto veramente incredibile. Quello andato in scena contro i dorici è stato l’ennesimo scempio di una stagione a tutt’oggi indecifrabile. Per come si sta sviluppando, per l’attuale posizione in classifica della squadra, per il comportamento generale dei calciatori e di conseguenza delle loro prestazioni. Nella giornata in cui lo stesso Novellino aveva anticipato che non ci sarebbero stati più alibi per nessuno, Volpi e soci son riusciti a sfoggiare la peggiore partita delle nove fino al momento giocate. Non che le precedenti fossero state esaltanti, ma sabato si è davvero toccato il fondo. Organizzazione di gioco inesistente, corsa ai soliti ritmi blandi, reazione uguale a zero, corsa senza palla neanche a parlarne. Eppure, per la seconda volta si era pensato erroneamente che l’ennesima sosta avrebbe aiutato la squadra a ritrovare se stessa e soprattutto la migliore condizione atletica. Niente di tutto questo, non appena ci si trova di fronte ad un undici più dinamico e ben organizzato, sembra di confrontarsi con dei fenomeni ed anche questa volta gli avversari, nell’occasione l’Ancona, hanno fatto un figurone. Roba da non crederci. Nove punti in nove partite e la conseguente posizione di classifica che vede la Reggina impelagata in piena zona play out. Altro che corazzata, altro che promozione diretta. E forse il peggio deve ancora arrivare, nel senso che il cammino, per forza di cose, da questo momento diventerà ancora più difficoltoso, per una situazione psicologica che probabilmente troverà impreparati parecchi di quei calciatori acquistati per obiettivi decisamente diversi. Andate a spiegare ai vari Volpi, Buscè (nella foto), Bonazzoli, Brienza, Carmona, Valdez, Santos, Cacia, che a partire da questo istante sarà bene guardarsi anche alle spalle ed i prossimi due incontri, quelli con Torino e Lecce, entrambi fuori casa, potrebbero ulteriormente aggravare l’attuale momento. Mister Novellino che, durante le interviste post gara, diversamente dal recente passato, a conclusione di partita, ha scaricato parecchie responsabilità, riguardo questo umiliante sconfitta, verso i suoi giocatori, accusandoli di scarso impegno, di poco temperamento e di mancanza di carattere. Il presidente Foti, anche per motivi economici strettamente legati all’oneroso contratto del tecnico irpino, ha ribadito la sua fiducia verso lo stesso allenatore. Una decisione che ha spiazzato quasi tutti, almeno quelli che pensavano che anche in caso di pareggio, si sarebbe cambiato registro. Tra lo scetticismo e l’amarezza generale, si attendono sviluppi nelle prossime ore. Intanto, dopo aver imposto il ritiro punitivo sin da subito dopo la gara, la Società è tornata sui propri passi anche in virtù di un evidente colloquio chiarificatore con tutti i componenti della formazione amaranto.

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Reggina Ancona 0-3: interviste post gara

Una partita “chiusa” quando mancano 7 minuti alla fine della prima frazione di gioco. Una Reggina inguardabile, indecente, persino imbarazzante. Una valanga di fischi per giocatori ed allenatore. I soliti cori, “normali” in occasioni del genere (“Lillo caccialo” “Salta la panchina Novellino salta la panchina”), riesumati a corollario della gara stravinta dall’Ancona. Ecco, in estrema sintesi, la X^ gara di campionato degli amaranto. 

Il primo, ovviamente, a presentarsi in sala stampa, felice ma apparentemente compassato, è l’allenatore ospite Sandro Salvioni. Tutto facile oltre misura? Non tanto. All’inizio del secondo tempo abbiamo subito il ritorno dei padroni di casa che ci hanno chiusi un pò alla ricerca del pareggio. Direi che siamo stati fortunati, ma la fortuna spesso va cercata. Cosa significano per l’Ancona questi 3 punti? Significano che sono altri 3 punti che ci serviranno per raggiungere il nostro obiettivo che è la salvezza. Qualcosa da rimproverare ai suoi ragazzi? Giusto una cosa. Un qualche occasione abbiamo giocato in maniera leziosa, in punta di piedi, e questo ha permesso alla Reggina di prendere coraggio. Le differenze tra l’Ancona e la Reggina? Io guardo in casa mia. I ragazzi hanno giocato una partita eccellente, sono stati bravissimi soprattutto nelle ripartenze rapide e veloci. 1 punto a Torino (dove si è preso il pari a tempo scaduto) ed addirittura 3 a Reggio. Il campionato di serie B è impazzito o cosa? Stiamo facendo molto bene sin dai primi giorni di ritiro e di preparazione, sono soddisfattissimo del gioco e dei risultati. Lei è subentrato ad Ancona a 4 giornate dalla fine del campionato scorso. Quando mi hanno chiamato ho accettato solo perché la squadra, per sue caratteristiche, era veloce, rapida, giocava bene. Ed oggi? Abbiamo gestito bene la palla come meglio non avremmo potuto e non ripetendo gli errori che a Torino ci erano costati la vittoria e, quindi, 2 punti. Esce il mister ed in sala stampa entra sicuramente uno dei maggiori protagonisti della partita: Matias Miramontes. Ha giocato una partita perfetta: il rigore procurato, il goal fatto, prezioso sia a centrocampo che in attacco. Sono contentissimo per la mia prestazione ed ovviamente siamo contentissimi come squadra. Speriamo di continuare così. Si aspettava una Reggina così tanto permissiva? Noi abbiamo fatto una partita perfetta, complimenti all’Ancona. L’obiettivo? E’ non retrocedere, dopo la sosta natalizia vedremo dove saremo e capiremo dove potremo arrivare. Cosa vi ha detto Salvioni? Il mister vuole vincere a tutti i costi ma, al contempo, ci toglie a tutti la paura di dosso per cui giochiamo tranquilli.

Dopo un lunghissimo colloquio con la squadra all’interno dello spogliatoio, finalmente si presenta in sala stampa Walter Novellino (nella foto). Credo ci sia un errore di fondo. Evidentemente questa squadra ha dei problemi congeniti. Questi giocatori li ha scelti lei, e se ne assume le responsabilità, o c’è stato un condizionamento della Società? Nei momenti di difficoltà l’allenatore deve metterci la faccia. Abbiamo iniziato bene. Ho fatto delle richieste e sono stato accontentato, ma non sotto l’aspetto caratteriale. Pretendo rispetto del lavoro e di tutto quello che faccio durante la settimana. La partita di oggi? L’abbiamo preparata molto diversamente da come, invece, l’abbiamo giocata. Mi dispiace l’aver sentito i cori del pubblico (già riportati, n.d.r.). Sono qui davanti a voi, per il rispetto del vostro lavoro, ma non sono di certo l’unico responsabile. Con Brienza si è visto qualcosa di più e di maggiore qualità. Non siamo quelli che avete visto oggi. Non vedo il mio lavoro in campo, ma mi assumo ogni responsabilità. In questo momento sono qua io e di tutto ne rispondo io. Perché dopo 10 giornate di campionato la sua squadra non si riesce ad esprimere? In questo momento Novellino non è difendibile. Caratterialmente questa non è la mia squadra. Dopo una sconfitta per 3 a 0 subìta in casa non credo si possa dir nulla neppure per tentare di giustificare una partita del genere. La Reggina è lenta, molle nel fisico e nelle idee, deconcentrati e prevedibili. Non riesce a spiegarsi lei o non la capiscono i giocatori? Evidentemente non recepiscono. Oggi dovevamo giocare una partita esclusivamente sotto il piano del carattere e della voglia di vincere. Vi dico solo che abbiamo preparato la partita in maniera molto diversa da come l’abbiamo giocata. Si sente tradito da qualcuno dei suoi uomini? Tradito no, ma mi aspettavo qualcosa di molto diverso rispetto a quello che sto vedendo. Le mie squadre, se hanno carattere, le partite le giocano invece qualcuno ha inteso giocare di fino e non ha capito che siamo in serie B e che qui le finezze non solo non servono ma possono anche essere controproducenti. Alla fine, quando i risultati non vengono, paga sempre l’allenatore. E’ vero, ed io sono qui. A Modena, nonostante la sconfitta, la Reggina aveva dimostrato qualcosa in più rispetto al passato, ed invece? Parlare stasera per me è difficile. E’ un periodo di difficoltà nel capire tante cose. Devo parlare bene con i miei giocatori. Abbiamo lavorato bene in queste due settimane ed invece abbia giocato senza carattere. Molto dev’essere cambiato, in tutto questo non c’è un solo aspetto positivo. Nella mia vita ho ottenuto tutto quello che ho ottenuto perché ho dimostrato di avere le palle ed anche adesso lo sto dimostrando. Ma è chiaro che ho anche bisogno di avere gente con le palle come me!

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Reggina Ancona 0-3: tabellino e cronaca

Reggina – Ancona: 0-3. Reggina (4-4-2): Cassano; Buscè, Valdez, Santos (dal 46° Brienza), Rizzato (nella foto); Pagano (dal 33° Cascione), Volpi (C), Morosini, Missiroli (dal 68° Costa); Cacia e Bonazzoli. All.: Novellino. Ancona (4-4-2): Da Costa; Milani, Cosenza, Cristante, Zavagno; Surraco (dal 79° Mustacchio), Catinali, De Falco, Miramontes (dal 62° Schiattarella); Colacone (dall’86° Mirchev) e Mastronunzio. All.: Salvioni. Arbitro: Russo di Nola (Petrella di Termoli e Riviello di Salerno gli assistenti e Quartarone di Messina il quarto uomo). Marcatori: al 16° Mastronunzio (A) rig., al 38° Miramontes (A) ed al 76° Colacone. Ammoniti: al 19° Colacone per condotta non regolamentare; al 54° Milani ed all’83° Costa per gioco falloso. Note: spettatori: 5736 (5184 abbonati e 552 paganti), incasso: € 45541,67 (€ 40263,67 quota abbonati ed € 5278,00 quota paganti); tiri in porta: 2 Reggina e 3 Ancona; tiri fuori: 5 Reggina e 4 Ancona; fuorigioco: 7 Reggina e 3 Ancona; falli fatti: 13 Reggina ed 11 Ancona; angoli: 7 Reggina e 6 Ancona. Recupero: 2’ (p.t.) 0 (s.t.)

La cronaca. E’ la Reggina la prima a rendersi pericolosa al 6° con Cacia che, da destra, supera il diretto avversario con un dribbling a rientrare e di sinistro calcia con Da Costa che devia in corner. All’8° su corner da sinistra di Pagano, Missiroli di testa alza un po’ troppo la mira. Al 16° arriva il vantaggio degli ospiti. Catinali entra in area da sinistra e Valdez lo stende ingenuamente e senza necessità alcuna. Rigore giusto e nessuna protesta degli amaranto. La Vipera Mastronunzio spiazza Cassano e regala il vantaggio ai suoi. Tenta di reagire la Reggina con Bonazzoli che fa da sponda per Pagano e quest’ultimo si vede il tiro deviato in corner da un difensore. Al 25° Ancona in avanti, Surraco riceve da Colacone ma calcia alto. Al 29° ancora Reggina, o meglio Ancona. Bonazzoli tenta la sponda per Nessuno, interviene Da Costa che immediatamente lancia in maniera millimetrica per Colacone che, in 2 contro 1, serve Surraco che manda ancora alto. E’ dominio dorico. Al 31° Surraco serve Colacone e Cassano respinge. Al 33° esce Pagano ed entra Cascione: una sostituzione che non capisce nessuno tranne che Novellino. Al 38° la partita per gli amaranto finisce ed inizia quella del pubblico che inizia a fischiare gli uomini di Novellino. Surraco crossa basso da destra, al centro, al limite dell’area, Matronunzio fa da velo per l’accorrente Miramontes che, appena entrato in area, batte Cassano in diagonale. Tenta la Reggina una timida reazione. Ancora Bonazzoli per Missiroli che manda alto. Al 45° ottimo intervento di Cassano che su calcio di punizione di De Falco manda in angolo. Per i reggini il primo tempo si chiude sotto un’impietosa ma meritata bordata di fischi. Dal primo minuto entra Brienza, che si posizione dietro le due punte “spuntate”, al posto di Santos e Cascione va a prendere posizione dove agiva il brasiliano. Al 49° Brienza dialoga con Missiroli ma calcia alto. Al 50° ancora Brienza che da e riceve da Bonazzoli ma calcia rasoterra al lato della porta di Da Costa. Al 52° clamorosa palla goal per la Reggina: Rizzato entra in area e crossa basso, dopo un rimpallo il pallone giunge a Cacia che al volo manda fuori da ottima posizione. Al 53° è ancora Reggina: Buscè crossa da destra, Cacia si coordina ed in sforbiciata impegna Da Costa centralmente. Al 57° si rifà vivo l’Ancona: De Falco passa indietro per Catinali che tira alto. Al 59° è Brienza show: s’invola sulla sinistra e crossa, dall’altro lato Buscè arriva dalle retrovie e calcia al volo, Da Costa respinge, palla sui piedi di Missiroli che manda altissimo. Al 61° Mastronunzio si fa pericoloso, calcia bene ma Valdez smorza il pallone che termina tra le braccia di Cassano in maniera docile. Al 62° é ancora Ancona: Miramontes si rende pericoloso dal limite ed è bravo Cassano a deviare in corner con la punta delle dita. Al 65° Cristante in ottimo palleggio tira al volo e solo per una deviazione di un difensore va a finire in corner e non nel “sette”. Al 75° Volpi crossa su punizione, Brienza di testa al lato. Al 76° azione da manuale del calcio alla voce “contropiede”. Volpi perde palla giochicchiando di testa nella zona destra del centrocampo, De Falco (di nome e di fatto) lancia Surraco che serve Mastronunzio il quale s’invola e, seppur potendo calciare a rete a colpo sicuro dopo aver “seduto” Cassano, serve al centro dell’area Colacone che, sotto lo sguardo di un inerme Cascione, entra in porta con tutto il pallone: è il 3 a 0 che non solo chiude ermeticamente la partita, ma fa accomodare in panchina Novellino. La partita di fatto finisce qui e c’è tempo solo per gli “olè” sfottenti dei tifosi reggini mentre l’Ancona palleggia a scapito degli amaranto.

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