Movimento Liberi Giornalisti: Pirovano (OdG) e Gallizzi (FNSI) “Arresto Gangemi, intervenga Mattarella”

(4) “Intervenga subito il Presidente della Repubblica. Un Paese civile e democratico non può accettare che avvengano queste assurdità”.

 

Il Movimento Liberi Giornalisti, attraverso Paolo Pirovano, segretario nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, e Pierfrancesco Gallizzi, consigliere nazionale della FNSI, interviene così sul nuovo arresto del giornalista Francesco Gangemi, avvenuto in esecuzione di un'ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Catania per un cumulo di pene di reclusione per diffamazione a mezzo stampa e per non avere rivelato le fonti fiduciarie delle notizie. “Siamo alla follia, un uomo di 81 anni, in condizioni di salute precarie – aggiungono Pirovano e Gallizzi – già arrestato nel 2013, sempre per diffamazione, viene nuovamente privato della libertà per un reato, per il quale anche la ‘Corte europea dei diritti dell’uomo’ ha ribadito non deve essere prevista la reclusione. Ci appelliamo dunque al Presidente Mattarella perché ponga rimedio a questa gravissima decisione”.

 

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Associazione Giornalisti Reggini su arresto Gangemi: “Provvedimento vergognoso, a criminali feroci concesse misure alternative alla detenzione”

(5) L’Associazione Giornalisti Reggini si stringe attorno al suo vicepresidente, il collega Maurizio Gangemi, per l’ennesimo provvedimento vergognoso attuato nei confronti del padre 81 enne, il giornalista Francesco Gangemi,

 

arrestato (ai domiciliari) per diffamazione a mezzo stampa e per non avere rivelato le fonti fiduciarie delle notizie. Appare davvero sproporzionata in questo caso la privazione delle libertà personali, basti pensare che in alcuni casi a criminali feroci sono state concesse misure alternative alla detenzione. A questo bisogna aggiungere che si è ancora in attesa della riforma della legge sulla diffamazione che prevede per i reati a mezzo stampa, il carcere per i giornalisti. Il segreto sulla fonte fiduciaria è tutelato dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Tra l’altro è proprio la legge istitutiva dell'Ordine dei Giornalisti che impone l'obbligo di tutelare la segretezza delle fonti. Per questo definiamo il provvedimento vergognoso. Siamo pienamente d’accordo con il segretario generale aggiungo della Federazione Nazionale della Stampa Carlo Parisi il quale ha auspicato una revisione del provvedimento e chiesto l’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, vista l’età e le condizioni di salute di Gangemi.

 

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Reggio di Calabria: arresto Gangemi, La Camera (Leggende Amaranto) “Se si persegue un giornalista per aver espresso le proprie opinioni, questa non è la mia giustizia”

(3) "Da Presidente dell'Associazione “Leggende Amaranto” ma soprattutto da cittadino sono profondamente indignato e addolorato per il provvedimento giudiziario emesso nei confronti di Francesco Gangemi, padre del "nostro" Maurizio Gangemi.

 

Se la giustizia italiana ritiene di dover perseguire un giornalista ottantunenne, peraltro in precarie condizioni di salute, per diffamazione a mezzo stampa, per aver SEMPRE e LIBERAMENTE espresso le proprie opinioni, questa non é la mia giustizia; se si lasciano liberi e impuniti persone che hanno commesso omicidi o reati ben più gravi allora questa non è giustizia. Siamo con te Maurizio e siamo per la GIUSTIZIA e la LIBERTA’"!!!!

 

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Arrestato il giornalista Francesco Gangemi, 81 anni

(2) Il giornalista Francesco Gangemi, 81 anni compiuti il 28 settembre scorso, invalido al 100 per cento e gravemente ammalato, è stato arrestato dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Catania

 

per un cumulo di pene a 2 anni 11 mesi e 16 giorni di reclusione per diffamazione a mezzo stampa e per non avere rivelato le fonti fiduciarie delle notizie. Due anni dopo l’allucinante arresto che, all’età di 79 anni, l’aveva portato dietro le sbarre, sollevando l’indignazione del Paese e la sospensione del provvedimento, la storia si ripete. Stavolta gli è stata risparmiata l’umiliazione della galera, ma imposto comunque l’obbligo di espiazione della pena agli arresti domiciliari. A quasi 82 anni e dopo aver recentemente subito un delicato intervento chirurgico al cuore, una nuova, pesante tegola si abbatte, dunque, sul giornalista in esecuzione di una sentenza definitiva del 10 marzo scorso. Il Tribunale di Sorveglianza di Catania ha affidato l’esecuzione del provvedimento alla Procura di Cosenza dopo aver rigettato la richiesta di affidamento ai servizi sociali. “Un provvedimento che non esitiamo a ridefinire, come avevamo fatto all’epoca assieme all’allora segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, mostruoso per qualsiasi ordinamento democratico che si fondi sulla libertà di espressione, di stampa e sul pluralismo delle idee”, dichiara Carlo Parisi, segretario generale aggiunto della Fnsi e segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, sottolineando che “Gangemi paga duramente non solo il prezzo delle sue idee «forti» e fuori dal coro, ma soprattutto l’ingiustificato ritardo del Parlamento nel riformare la legge sulla diffamazione che, per i reati a mezzo stampa, prevede ancora il carcere per i giornalisti consentendo il ripetersi di dolorosi episodi come questo”. “Francesco Gangemi – sottolinea Parisi – è chiamato a scontare una pena residua di quasi tre anni perché, ancora una volta, la Procura della Repubblica di Catania ha dichiarato decaduti i benefici di sospensione condizionale della pena per i suoi articoli pubblicati sui periodici «Il Dibattito» e “Dibattito news». Suscita, però, ancora enorme sorpresa l’ennesima decisione della magistratura di applicare la pena detentiva del carcere per i reati di diffamazione a mezzo stampa, prevista dal Codice penale, ma – ricorda il segretario del Sindacato dei giornalisti – giudicata incompatibile dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. E lo stupore è maggiore in considerazione dell’età del giornalista in un Paese – è doveroso ricordarlo – che concede spesso misure alternative alla detenzione ad incalliti delinquenti ultrasettantenni che si sono macchiati di efferati crimini”. Carlo Parisi, “nell’auspicare una revisione del provvedimento cautelare, ispirata a criteri di vera giustizia e umanità”, rinnova “al Parlamento l’appello per riformare con urgenza la legge sulla diffamazione a mezzo stampa ed al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di valutare le possibilità di un intervento che, considerata l’età e le condizioni di salute del giornalista, eviti a Francesco Gangemi la privazione della libertà personale per reati compiuti nell’esercizio della professione giornalistica. Un giornalista – conclude Parisi – che commette reato, diffamando qualcuno, va punito, certo. Con una multa, non con il carcere. Ma non va, in ogni caso, punito per non aver rivelato le fonti fiduciarie di una notizia vera, sacrosanto diritto di chi svolge questa professione”. (Fonte giornalistitalia.it).

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Papà è un criminale!!!

(1) Tra le "sezioni" de Il Reggino, avevo volutamente lasciato (a futura memoria, credevo) quella relativa all'arresto di mio padre avvenuto un'autunnale mattina dell'ottobre di due anni fa.

 

Credevo, illusoriamente, che accadimenti del genere non potessero, nè dovessero, succedere più in un Paese che si suole definirsi civile ma che di civile ha ben poco. E' vero, non sono imparziale (considerando che si tratta di mio padre) ma come posso mai pensare, come possa mai sfiorarmi l'idea insomma, che imparziali lo siano i giudici di Catania che hanno ordinato l'ennessima barbarie ai danni di una penna che, così sembrerebbe, è più pericolosa di mafia, 'ndrangheta, camorra e di tutte le altre organizzazioni criminali presenti nello stivale? Già, perchè di questo si tratta: mio padre è un pericolissimo criminale. Due anni e due mesi sono passati da quel 5 ottobre allorquando toccò a me dare la notizia di quanto da poco successo. Due anni e passa in cui papà ed il suo avvocato (Giuseppe Lupis) hanno scritto, presentato documenti, si sono opposti all'altrui volontà ottenendo, per il 22 dicembre prossimo, l'udienza presso il Tribunale di Sorveglianza di questa Città affinchè il "criminale Gangemi" espiasse la pena residua di 2 anni 11 mesi e 16 giorni ai servizi sociali. Alle falde dell'Etna, però, qualcuno ha pensato di non attendere e di rendersi protagonisti dell'ennesimo coup de théatre. Una cosa non abbiamo capito, però: la decisione di rigettare l'affidamento ai servizi sociali è del Tribunale di Catania, la inoltra a quello di Cosenza il quale da seguito all'esecuzione del provvedimento tramite il personale della Questura di Reggio Calabria. Perchè non direttamente Catania come due anni fa? Fatta la dovuta premessa che nè mio padre nè tantomeno io siamo alla ricerca di sortire quel sentimento chiamato "pietismo", il Tribunale di Catania sa benissimo quali siano le condizioni di salute del "criminale". In primis lo sa da allora giacché il Tribunale di Sorveglianza reggino, 6 giorni dopo l'arresto, gli concesse i domiciliari. Ma sa ancor di più, considerato che nel marzo del 2014 (6 mesi dopo quell'arresto) il "criminale" è stato sottoposto ad un delicato intervento presso il reparto di cardiochirurgia del Papardo di Messina per l'applicazione di due by-pass coronarici. Ciò che non sa è, in verità, che ieri sera, dopo l'uscita di casa del funzionario e dei tre ispettori in servizio presso la Questura reggina, ha accusato un malore tant'è ch'è stato necessario l'intervento del medico a domicilio. Ma, a prescindere da questo, e senza ribadisco elemosinare pietismo, vorrei che qualcuno, più dotto e più obiettivo di me, provasse a spiegarmi la solerzia di chi ha firmato quel provvedimento. Eppure, i più attenti lo ricorderanno, proprio qualche settimana dopo l'arresto di papà nel 2013, la Camera dei Deputati votò una legge secondo la quale, per il reato di "diffamazione a mezzo stampa", non sarebbe stato più previsto il carcere (o la detenzione domiciliare) ma una pena pecuniaria. L'iter per l'approvazione, poi, rallentò e mio padre è lì a casa. Ma, omettendo l'attendere di una legge, trovo veramente una barbarie, un atteggiamento da Medioevo, punire con il carcere un reato d'opinione. Che l'Italia fosse al 73° posto in quanto a libertà di stampa lo sapevamo. Che in Italia si potesse finire in carcere per "diffamazione" l'abbiamo scoperto "grazie" a mio padre. Da uomo e da figlio, concedetemelo, non posso non pensare che ciò che subisce mio padre abbia dei nomi ben precisi: accanimento, persecuzione, fors'anche odio. Di chi? Beh, evidentemente da chi, seppur lontano, ha deciso che Francesco Gangemi debba pagare con la libertà personale il prezzo della verità scritta in quasi 40 anni di professione giornalistica. Prima che dimentichi: l'INPS ha fissato per venerdì 18 prossimo la visita, in ottemperanza alla Legge 104/92 già riconosciutagli nell'agosto del 2014, affinchè si dia seguito a ciò che la stessa ha deliberato il 28 ottobre scorso: "La Commissione Medica riconosce l'interessato: invalido ultrasessantacinquenne con difficoltà persistenti a svolgere le funzioni ed i compiti propri della sua età (L. 509/88, 124/88) grave 100%. Disabilità rilevate: mentale, cardio-circolatorie, intervento chirurgico mutilante". Ah, scusate: papà è un criminale!!!  

 

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I giudici ci ripensano, ai domiciliari il giornalista di 79 anni. L’Europa ci bacchetta sulla libertà di stampa. E i magistrati fanno dietrofront: Gangemi, anziano e malato, torna a casa

di Gianpaolo Iacobini. Esce dal carcere e va ai domiciliari Francesco Gangemi. Ma l'Italia che manda in galera i giornalisti ha un avversario: l'Europa.  Ha lasciato ieri la casa circondariale di Reggio Calabria il direttore del mensile Il Dibattito, spedito in cella a 79 anni – sebbene invalido e malato di cuore e di tumore – per scontare una pena a due anni di reclusione derivante da alcune condanne per diffamazione.

 

I giudici ci hanno ripensato. Il magistrato di sorveglianza Daniela Tortorella, considerate le precarie condizioni di salute dell'anziano cronista, gli ha concesso di continuare a scontare tra le mura domestiche il suo debito con la giustizia, dopo sei giorni passati al fresco in esecuzione di un ordine di carcerazione, emesso dalla Procura generale di Catania, sul quale da subito si erano addensati come nubi i rilievi dei difensori, gli avvocati Lorenzo Gatto e Giuseppe Lupis. La Procura catanese ha preso atto della decisione del giudice reggino, ordinando «l'immediata scarcerazione del condannato» alla luce della sua assegnazione ai domiciliari per motivi di salute, ma la battaglia continua: i legali di Gangemi hanno già interpellato la Corte d'appello di Catania per ottenere l'annullamento dell'ordine di carcerazione. Il loro assistito, sostengono, già da tempo aveva presentato richiesta di accesso alle misure alternative sulla scorta di precedente cumulo di pena formalizzato dalla Procura di Cosenza. «L'udienza era stata fissata da mesi e calendarizzata per il 14 novembre davanti al Tribunale di sorveglianza di Catanzaro: la magistratura catanese s'è sovrapposta a quella cosentina», ripetono. Una battaglia in punto di diritto alla quale il direttore del Dibattito assisterà dalla sua abitazione in riva allo Stretto, dove è stato riaccompagnato dal figlio Maurizio. «Papà è provato, ma sta bene», dice Gangemi jr.. «Ha la sensazione che qualcuno voglia mettere il silenziatore al suo foglio, l'unica voce libera della città. Ci avevano già provato nel 2004, con un arresto nell'ambito di un'inchiesta che lo vide poi assolto con formula piena. Ma non s'è arreso allora e non s'arrenderà adesso. Lo ha giurato: non finisce qui». Intanto, come ai tempi del caso Sallusti, torna a far sentire la sua voce anche Strasburgo. Nel mirino, Roma lumaca ed un Parlamento incapace di adeguare le leggi nazionali a quelle continentali e di cassare dal codice penale il carcere per i reati d'opinione commessi nell'esercizio della professione giornalistica. «Le recenti sentenze del Consiglio d'Europa emesse contro l'Italia per il non rispetto della libertà di stampa e l'incarcerazione per diffamazione del giornalista Francesco Gangemi – dice il commissario per i diritti umani del Consiglio, Nils Muiznieks – evidenziano che le leggi e le pratiche italiane sono inadeguate a proteggere la libertà d'espressione». Un giudizio tagliente, che fa piazza pulita di silenzi (interessati) e ipocrisie varie, strappando la maschera ai campioni della libertà urlata nelle piazze, ma taciuta nelle aule parlamentari: «I legislatori e i giudici italiani – aggiunge Muiznieks – devono urgentemente prendere in considerazione la giurisprudenza della Corte di Strasburgo e far avanzare la libertà d'espressione in Italia». Alla notizia della scarcerazione di Francesco Gangemi, in molti, in primis la Federazione nazionale della stampa col suo segretario Franco Siddi, si sono spinti a chiedere per lui un gesto di clemenza al Capo dello Stato, per chiudere nel modo migliore la storia giudiziaria che lo riguarda, e soprattutto «l'approvazione della nuova legge sulla diffamazione, che da mesi giace in Parlamento». Il vicepresidente della Camera, Simone Baldelli, ha ricordato che «su richiesta del Pdl l'esame in Aula è previsto per la prossima settimana». L'Europa guarda. E aspetta.

Fonte:

http://www.ilgiornale.it/news/interni/i-giudici-ci-ripensano-ai-domiciliari-giornalista-79-anni-957764.html

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Fnsi, Siddi: “Bene arresti domiciliari Gangemi”

Roma. "La decisione del Giudice di sorveglianza di Reggio Calabria di far uscire da una cella il giornalista settantanovenne Francesco Gangemi, portato in carcere sabato scorso per scontare una condanna per diffamazione a mezzo stampa e per essersi rifiutato a rendere note fonti fiduciarie di notizie, va accolta con sollievo umano”.

 

Lo dichiara il segretario della Fnsi, Franco Siddi. ”Resta però lo sconcerto per la decisione a monte di mandare in galera un uomo di settantanove anni, per di più malato – prosegue Siddi -, mentre la Corte Europea di Strasburgo condanna ripetutamente l’Italia per quello che rimane un mostro giuridico (il carcere per i reati a mezzo stampa). Una pena in assoluta sproporzione rispetto alla qualità del delitto contestato. Rimane perciò l’amarezza che non si siano subito valutate le condizioni alternative per l’esecuzione di una condanna a pena detentiva”. ”A questo punto – aggiunge il segretario Fnsi -, ogni altro atto di equilibrio e umanità che possa riguardare il caso Gangemi potrà essere preso in considerazione. La Fnsi è pronta anche a rivolgere un appello al Capo dello Stato perché possa considerare un intervento nell’esercizio delle facoltà che gli attribuisce la Costituzione. Certamente urgentissimo e non ulteriormente rinviabile – sia alla luce delle nuovi recenti sentenze di condanna della Corte Europea sui diritti dell’uomo, sia in relazione all’ultimo caso di un giornalista condannato al carcere – la ‘riflessione’ sull’esigenza di pervenire a una disciplina più equilibrata ed efficace dei reati di diffamazione a mezzo stampa" sollecitata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del provvedimento di commutazione della pena che egli adottò alla fine del dicembre scorso nei confronti del direttore del giornale Alessandro Sallusti. La riforma del Codice su questo punto, già all’esame della Camera, non può essere davvero in alcun modo ulteriormente rinviata”. (Fonte Ansa)

Fonte:

http://www.reggiotv.it/notizie/cronaca/34793/fnsi-siddi-bene-arresti-domiciliari-gangemi-roma

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Giornalisti: concessi i domiciliari a Francesco Gangemi, arrestato nei giorni scorsi per condanna 2 anni per diffamazione

Ha ottenuto gli arresti domiciliari il direttore de "Il dibattito", Francesco Gangemi,di 79 anni, arrestato nei giorni scorsi perché deve scontare una condanna a 2 anni per diffamazione aggravata a mezzo stampa. I giudici del tribunale di sorveglianza di Reggio Calabria hanno accolto l'istanza dei difensori, gli avvocati Lorenzo Gatto e Giuseppe Lupis.

 

L'arresto era stato eseguito su disposizione della Procura generale di Catania. (REGGIO CALABRIA, 11 OTTOBRE – ANSA). Erano stati comminati due anni di pena detentiva al collega. Il settantanovenne Gangemi ottiene i domiciliari. Siddi: “Bene la decisione ma ora serve riforma del Codice”.  "La Fnsi è pronta a rivolgere un appello al Presidente Napolitano". “La decisione del Giudice di sorveglianza di Reggio Calabria di far uscire da una cella il giornalista settantanovenne Francesco Gangemi, portato in carcere sabato scorso per scontare una condanna per diffamazione a mezzo stampa e per essersi rifiutato a rendere note fonti fiduciarie di notizie, va accolta con sollievo umano. Resta però lo sconcerto per la decisione a monte di mandare in galera un uomo di settantanove anni, per di più malato, mentre la Corte Europea di Strasburgo condanna ripetutamente l’Italia per quello che rimane un mostro giuridico (il carcere per i reati a mezzo stampa). Una pena in assoluta sproporzione rispetto alla qualità del delitto contestato. Rimane perciò l’amarezza che non si siano subito valutate le condizioni alternative per l’esecuzione di una condanna a pena detentiva. A questo punto, ogni altro atto di equilibrio e umanità che possa riguardare il caso Gangemi potrà essere preso in considerazione. La Fnsi è pronta anche a rivolgere un appello al Capo dello Stato perché possa considerare un intervento nell’esercizio delle facoltà che gli attribuisce la Costituzione. Certamente urgentissimo e non ulteriormente rinviabile – sia alla luce delle nuovi recenti sentenze di condanna della Corte Europea sui diritti dell’uomo, sia in relazione all’ultimo caso di un giornalista condannato al carcere – la ‘riflessione’ sull’esigenza di pervenire a una disciplina più equilibrata ed efficace dei reati di diffamazione a mezzo stampa” sollecitata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del provvedimento di commutazione della pena che egli adottò alla fine del dicembre scorso nei confronti del direttore del giornale Alessandro Sallusti. La riforma del Codice su questo punto, già all’esame della Camera, non può essere davvero in alcun modo ulteriormente rinviata”. (ROMA, 11 OTTOBRE 2013).

Fonte:

 

 

 

 

http://www.fnsi.it/Esterne/Fvedinews.asp?AKey=15834

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Giornalisti: Reggio Calabria, Gangemi arrestato per diffamazione va ai domiciliari

(Adnkronos) – Sul caso interviene anche il segretario generale della Fnsi Franco Siddi che accoglie il provvedimento “con sollievo umano. Resta però lo sconcerto – prosegue – per la decisione a monte di mandare in galera un uomo di settantanove anni, per di più malato, mentre la Corte europea di Strasburgo condanna ripetutamente l’Italia per quello che rimane un mostro giuridico, il carcere per i reati a mezzo stampa.

 

Una pena in assoluta sproporzione rispetto alla qualità del delitto contestato”. La Fnsi, sottolinea Siddi, “è pronta anche a rivolgere un appello al Capo dello Stato perché possa considerare un intervento nell’esercizio delle facoltà che gli attribuisce la Costituzione. Certamente urgentissimo e non ulteriormente rinviabile, sia alla luce delle nuovi recenti sentenze di condanna della Corte europea sui diritti dell’uomo, sia in relazione all’ultimo caso di un giornalista condannato al carcere, la riflessione sull’esigenza di pervenire a una disciplina più equilibrata ed efficace dei reati di diffamazione a mezzo stampa sollecitata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del provvedimento di commutazione della pena che egli adottò alla fine del dicembre scorso nei confronti del direttore del giornale Alessandro Sallusti. La riforma del Codice su questo punto, già all’esame della Camera, non può essere davvero in alcun modo ulteriormente rinviata”.

Fonte:

http://www.liberoquotidiano.it/news/1329254/Giornalisti-Reggio-Calabria-Gangemi-arrestato-per-diffamazione-va-ai-domiciliari-2.html

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Ai domiciliari il giornalista Francesco Gangemi. Carlo Parisi: “Sollievo, ma non abbassiamo la guardia. Intervenga il Parlamento”. Franco Siddi: “Una pena in assoluta sproporzione”

REGGIO CALABRIA – Ha ottenuto i domiciliari il direttore de “Il dibattito”, Francesco Gangemi, 79 anni, arrestato nei giorni scorsi e rinchiuso nel carcere di Reggio Calabria perché deve scontare una condanna a 2 anni per diffamazione aggravata a mezzo stampa. A stabilire il provvedimento, i giudici del Tribunale di sorveglianza di Reggio, che hanno accolto l’istanza dei difensori del giornalista – tra l’altro affetto da diverse e gravi patologie – gli avvocati Lorenzo Gatto e Giuseppe Lupis.

 

L’arresto era stato eseguito su disposizione della Procura generale di Catania. “La concessione degli arresti domiciliari a Francesco Gangemi – afferma Carlo Parisi, segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria e vicesegretario nazionale della Fnsi – suscita un’immediata sensazione di sollievo, che non deve, però, far passare in secondo piano la gravità dell’atto perpetrato ai danni di un giornalista, tra l’altro di 79 anni e in precarie condizioni di salute, per il reato di diffamazione a mezzo stampa. E, soprattutto, arrestato per non aver voluto rivelare la fonte di una notizia”. Carlo Parisi rinnova, quindi, l’appello al Parlamento “perché riformi, con urgenza, la legge sulla diffamazione, come si è impegnata a fare di recente la Camera, per evitare il ripetersi di queste vergogne”. “La decisione del Giudice di sorveglianza di Reggio Calabria – commenta, dal canto suo, il segretario generale della Fnsi Franco Siddi – di far uscire da una cella il giornalista settantanovenne Francesco Gangemi, portato in carcere sabato scorso per scontare una condanna per diffamazione a mezzo stampa e per essersi rifiutato a rendere note fonti fiduciarie di notizie, va accolta con sollievo umano. Resta però lo sconcerto per la decisione a monte di mandare in galera un uomo di settantanove anni, per di più malato, mentre la Corte Europea di Strasburgo condanna ripetutamente l’Italia per quello che rimane un mostro giuridico (il carcere per i reati a mezzo stampa). Una pena in assoluta sproporzione rispetto alla qualità del delitto contestato. Rimane perciò l’amarezza che non si siano subito valutate le condizioni alternative per l’esecuzione di una condanna a pena detentiva. A questo punto, ogni altro atto di equilibrio e umanità che possa riguardare il caso Gangemi potrà essere preso in considerazione”. “La Fnsi – sottolinea Siddi – è pronta anche a rivolgere un appello al Capo dello Stato perché possa considerare un intervento nell’esercizio delle facoltà che gli attribuisce la Costituzione. Certamente urgentissimo e non ulteriormente rinviabile – sia alla luce delle nuovi recenti sentenze di condanna della Corte Europea sui diritti dell’uomo, sia in relazione all’ultimo caso di un giornalista condannato al carcere – la ‘riflessione’ sull’esigenza di pervenire a una disciplina più equilibrata ed efficace dei reati di diffamazione a mezzo stampa sollecitata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del provvedimento di commutazione della pena che egli adottò alla fine del dicembre scorso nei confronti del direttore del giornale Alessandro Sallusti. La riforma del Codice su questo punto, già all’esame della Camera, non può essere davvero in alcun modo ulteriormente rinviata”.

Fonte:

http://www.giornalisticalabria.it/2013/10/11/ai-domiciliari-il-giornalista-francesco-gangemi/

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Il giornalista reggino in carcere da 6 giorni diventa un caso nazionale mentre in città è calato il silenzio…

di Peppe Caridi. Da quando s’è trovato la polizia al campanello di casa alle nove del mattino, sabato scorso, sono passati esattamente 6 giorni. E dopo 144 ore è ancora lì, in carcere, dietro le sbarre come se fosse un delinquente, un criminale. Ma Francesco Gangemi, noto giornalista reggino, sta vivendo questo momento con straordinaria dignità nonostante gli acciacchi dell’età: ha 79 anni ed è gravemente malato ma al tempo stesso orgoglioso e fiero. Fiero della sua storia, del suo impegno professionale e civile sempre caratterizzato dalla libertà.

 

Non appena gli ufficiali delle forze dell’ordine sono andati a casa sua per prenderlo e portarlo in galera, dopo un iniziale momento di smarrimento e sorpresa per un provvedimento fino a quel momento neanche lontanamente immaginabile, ha dimostrato questo straordinario atteggiamento super-dignitoso: è andato a farsi la doccia, ha indossato giacca e cravatta e s’è lasciato guidare in carcere. “Non dimenticherò mai il garbo immenso e lo straordinario tatto di quei tre poliziotti – confida ai microfoni di StrettoWeb il figlio Maurizio, anche lui stimato e apprezzato giornalista reggino – sembrava che stessero arrestando se stessi. Purtroppo non potevano fare diversamente, stavano solo eseguendo l’ordine di un magistrato, ma hanno reso meno amaro un momento così terribile. Lo stesso stanno facendo tutti gli operatori del carcere, dal direttore agli addetti fino agli stessi carcerati. I compagni di cella di papà lo trattano nel modo migliore possibile, gli hanno liberato il letto migliore, lo chiamano “dottore”, gli preparano da mangiare. Ha 80 anni e sta male, non è in grado di sostentarsi da solo e lì dentro l’hanno capito tutti sin dal primo momento“. Quello di Gangemi, intanto, sta diventando un vero e proprio “caso” nazionale: tanti “big” del giornalismo italiano sono intervenuti non solo esprimendo la solidarietà più totale, ma anche promettendo azioni concrete. Maurizio ha ricevuto una telefonata da Alessandro Sallusti che ha chiesto il contatto dell’avvocato che sta seguendo il caso del padre mentre una segretaria di Michele Santoro gli ha chiesto la disponibilità di recarsi a Roma per raccontare la storia di suo padre in una puntata di “Servizio Pubblico“. Intanto solo poche settimane fa i giudici di Strasburgo hanno accolto il ricorso di Maurizio Belpietro contro la condanna a 8 mesi di carcere per un simile reato d’opinione: i giudici europei avevano sentenziato che il carcere per i cronisti è una sanzione eccessiva e non proporzionata agli scopi della pena. Su questo lavorano gli avvocati di Gangemi, che intanto hanno chiesto l’immediata scarcerazione su cui dovrà arrivare a breve una risposta che tutti noi ci auguriamo sia positiva. La reazione dei vertici della Federazione nazionale della stampa e dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti è stata veemente con una richiesta di risposte da parte delle cariche istituzionali dello Stato. “Quanto accaduto al giornalista Gangemi – hanno dichiarato Franco Siddi e Carlo Parisiappare una mostruosità difficilmente concepibile per qualsiasi ordinamento democratico che si fondi sulla libertà d’espressione, di stampa e sul pluralismo delle idee: sorprende che la magistratura, pur in presenza di una legislazione che prevede il carcere per i reati di diffamazione a mezzo stampa e che perciò è stata giudicata incompatibile dalla Corte dei diritti dell’uomo, non abbia individuato misure alternative alla detenzione, riconosciute in quasi tutte le parti d’Italia a fior di delinquenti per crimini efferati di ben altra natura”. La Federazione della stampa si rivolge ancora una volta al Parlamento affinché approvi con urgenza la legge sulla diffamazione per evitare il ripetersi di “questi dolorosi sconci”. Insomma, quello di Gangemi sta diventando un “caso” su cui si lavora anche a livello legislativo: eppure sulla vicenda in città è calato il silenzio. E’ davvero paradossale come proprio a Reggio tutti tacciano su un episodio così agghiacciante che coinvolge un collega e rimbalza sui mass-media di tutt’Italia, da Radio a Tv, dai quotidiani al web. Dalle istituzioni silenzio assordante, così come dal mondo politico. L’unico ad esporsi è stato Antonio Eroi, presidente del Consiglio provinciale di Reggio Calabria: “nonostante la Corte europea abbia da poco emesso sentenze che bocciano ‘l’esistenza stessa di una sanzione penale sulla libertà di opinione ed informazione perché tale da provocare un effetto dissuasivo sul contributo che la stampa porta al dibattito su temi di interesse generale’ come evidenziato dalla stessa Corte, a Reggio Francesco Gangemi, giornalista 79enne, è stato arrestato per tale reato pochi giorni fa, e ad oggi ancora nessuno è intervenuto pur essendo il Gangemi affetto da gravi malattie, a dispetto di tutti gli interventi dettati da sdegno e solidarietà, a partire da quello di Fnsi. Senza entrare nel merito della sentenza di condanna che ha colpito Gangemi, voglio esprimere tutta la mia contrarietà per questa detenzione che, oltre a ledere il diritto alla libera informazione sancito e tutelato in territorio Ue, rischia di trasformarsi in tragedia considerata l’età dell’arrestato e le sue precarie condizioni di salute“. Eroi ha concluso con un appello al figlio del giornalista tratto in arresto: “Purtroppo non è nelle mie competenze chiedere un provvedimento di Grazia al presidente della Repubblica, ma sarò al fianco del figlio di Gangemi, Maurizio, che invito sin d’ora a chiedere l’intervento di Napolitano in tale direzione. Fatti del genere non dovrebbero più accadere in Italia, la personale vicenda di Francesco Gangemi ci obbliga ad esprimere una solidarietà che va oltre il mero aspetto umano: è un’offesa al diritto d’opinione“. Ma quella di Eroi è solo una goccia nell’oceano. La città intera avrebbe dovuto schierarsi inequivocabilmente dalla parte di questo suo giornalista che sta occupando le cronache nazionali. Certamente Gangemi con il suo stile pungente e aspro, nel corso degli anni non s’è certo creato tanti amici in città, in modo particolare nel mondo della politica. Ma quello che ha sempre scritto, a prescindere dal merito delle varie osservazioni, l’ha fatto in modo libero, senza padri, padrini e padroni che gli indicassero cosa fare come accade – ad esempio – con coloro che oggi hanno deciso di far calare il silenzio su un fattaccio che meriterebbe nove colonne in prima pagina per una settimana intera. Quello di Gangemi è un episodio che deve farci riflettere non solo sui problemi della giustizia italiana e della magistratura, ma anche sullo “stile” tipico della nostra città in cui neanche quando si tratta di episodi così lampanti e basilari (stiamo parlando di diritti umani) riesce a fare fronte comune…

Fonte:

http://www.strettoweb.com/2013/10/il-giornalista-reggino-in-carcere-da-6-giorni-diventa-un-caso-nazionale-mentre-in-citta-e-calato-il-silenzio/97123/

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Arresto giornalista Gangemi: le capriole delle Procure, da Catanzaro a Catania passando per il ponte che non c’è

di Ernesta Adele Marando. Reggio Calabria. Sabato mattina 5 ottobre 2013 il Giornalista Francesco Gangemi si è visto arrivare in casa un drappello di militi. Militi che, gentili per carità, con grande garbo lo hanno condotto in carcere. In quel carcere dove lui non ci sarebbe mai dovuto entrare stando ai fatti e alle carte. Ma evidentemente le carte si incartano e succede che il mazzo si smazza e le procure da Catanzaro a Catania fanno le capriole. E il giornalista dottore Francesco Gangemi, reo di non mandare niente a dire dai picciotti ai collettini inamidati, si è guadagnato il carcere.

 

Già nel novembre 2004 lo avevano condotto nel penitenziario, senza olio nè sale. Distruggendo la redazione del DIBATTITO in via Santa Caterina e quello che ricordo di quello scempio in seguito a perquisizione, furono immagini terribili di uno studio devastato. Erano passati gli Unni e i Vandali insieme. Da quell'arresto il Giornalista uscì malato ma fu assolto, dopo anni e processi, con formula piena dei reati contestati. Francesco, più determinato che mai ricostruì il giornale straletto non solo in quel lembo di terra malata qual'è il Sud e la costa ionica calabrese in particolare, ma in tutto il mondo grazie anche alla diffusione via internet. E continuò le sue battaglie solitarie perché nessuno osa mettersi “contro”. La vita diventa difficile. Si tiene famiglia. Ma anche Francesco Gangemi tiene famiglia ma è più forte la spinta ad andare a cercare la verità. Ad aiutare chi non ha voce. Certo in trentanni di professione talvolta ha avuto delle fonti che poi si sono rivelate di cera, ma chi mai nella propria vita ha incontrato persone sempre affidabili e oneste? Quante volte siamo stati traditi nella nostra buona fede? Ebbene ormai una settimana fa con un “Provvedimento di esecuzione di pene concorrenti con contestuale ordine di esecuzione per la carcerazione” del Procuratore Generale della Procura Generale di Catania – Ufficio esecuzione penale – veniva privato della sua libertà e condotto in cella dove tutt’ora si trova. Ho preparato un video amatoriale con i due servizi del TGR Calabria andati in onda domenica 6, il giorno dopo l’arresto del giornalista e lunedi 7 ottobre 2013 alle ore 19 e 30. Vengono dette molte inesattezze perché molte inesattezze sono riportate nel provvedimento di esecuzione all’arresto. Provvedimento in quattro pagine già pubblicato in un articolo dal figlio del giornalista, Maurizio, giornalista anch’egli, il giorno stesso dell'arresto del padre, 5 ottobre, sul suo giornale online "Il Reggino". Articolo che troverete anche su questo nostro giornale. Il titolo è " Reggio di Calabria: arrestato il pericolosissimo giornalista Francesco Gangemi". Nel video che ho montato con i videoclip dei due TGR Calabria del 6 e 7 ottobre corrente, riguardanti l’arresto del giornalista, ho inserito delle didascalie che vi prego vi soffermiate a leggere. Se scorrono veloci fate "fermo immagine". A seguire l’articolo piuttosto esaustivo del giornalista Gianpaolo Iacobini del “Il Giornale” che ha sentito, prima di scrivere il suo servizio, il difensore del giornalista, l'avvocato Giuseppe Lupis del Foro di Locri. Mi dispiace molto che questo pezzo sa stato pubblicato a pagina 23, uno schiaffo. E’ come dare la carota e il bastone. La verità si, ma in fondo al giornale. Ci si è lavati la coscienza e non si è dato tanto nell’occhio. Vabbè, siamo abituati. Mica tutti hanno la stoffa e il coraggio del dr. Gangemi. I nostri complimenti vanno al bravo giornalista Iacobini, le nostre critiche alle maestranze de “Il Giornale” che hanno riservato ben altri spazi ad Alessandro Sallusti, che il carcere manco lo ha visto. Qualche giorno agli arresti domiciliari non in una favelas attorneato da mosche e zanzare, ma in una casa che definire casa è riduttivo. Direi palazzetto. A Milano, non Africa centrale arida e nera. Con palestra e piscina. Siamo felici per lui ma avremmo desiderato maggiore considerazione per un collega sbattuto in carcere innocente per le accuse a lui mosse e per le quali sbattuto in carcere. E si sa che le carceri italiane sono lo scandalo nello scandalo italiano, tanto sono sporche, sovraffollate, con una promiscuità con gente malata sia di testa che nella carne. Ma per Alessandro Sallusti, che stimo peraltro come giornalista e per il quale io e Gangemi stesso ci siamo battuti con i nostri giornali per il suo scandaloso arresto ( ai domiciliari per due o tre giorni finchè Grazie del presidente Napolitano non è intervenuta in suo soccorso. Grazia non cercata da Sallusti ma ricevuta "d'ufficio". Mi dispiace che in questa vicenda il Dr. Sallusti sia latitante, come tanti, quasi tutti i suoi pregiati colleghi d.o.c.. E' stato fatto tanto di quel can can per lui dai giornali "che contano" che è stato graziato subito. Lui, giovane e forte. Il nostro giornalista invece ha superato i 79 anni e ha tali e tante patologie che un medico poco poco con una preparazione sufficiente, non eccellente, capirebbe al volo che deve stare in ambiente protetto e non in una cella… Ma ci vogliono ore o giorni per leggere le cartelle sanitarie e partorire una decisione. Scarcerarlo e inviarlo a casa sua! L’occhio clinico pare sia andato in casa di riposo. Per alcuni. Per altri invece sani come delfini, improvvisamente starnutiscono e immediatamente spediti al loro domicilio  col biberon. Bah valli a capire…

Fonte:

http://www.jeaccuse.eu/index.php/testimonianze-dal-mondo-mainmenu-26/27-servizi-giornalistici-sp-604/599-arresto-gangemi-le-capriole-delle-procure-da-catanzaro-a-catania-passando-per-il-ponte-che-non-c-e.html

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Reggio, caso-Gangemi. Franco Siddi: “sollievo umano per la concessione dei domiciliari”

di Ilaria Calabrò. La decisione del Giudice di sorveglianza di Reggio Calabria di far uscire da una cella il giornalista settantanovenne Francesco Gangemi, portato in carcere sabato scorso per scontare una condanna per diffamazione a mezzo stampa e per essersi rifiutato a rendere note fonti fiduciarie di notizie, va accolta con sollievo umano”.

 

Lo dichiara il segretario della Fnsi, Franco Siddi. ”Resta pero’ lo sconcerto per la decisione a monte di mandare in galera un uomo di settantanove anni, per di piu’ malato – prosegue Siddi -, mentre la Corte Europea di Strasburgo condanna ripetutamente l’Italia per quello che rimane un mostro giuridico (il carcere per i reati a mezzo stampa). Una pena in assoluta sproporzione rispetto alla qualita’ del delitto contestato. Rimane percio’ l’amarezza che non si siano subito valutate le condizioni alternative per l’esecuzione di una condanna a pena detentiva”. ”A questo punto – aggiunge il segretario Fnsi -, ogni altro atto di equilibrio e umanita’ che possa riguardare il caso Gangemi potra’ essere preso in considerazione. La Fnsi e’ pronta anche a rivolgere un appello al Capo dello Stato perche’ possa considerare un intervento nell’esercizio delle facolta’ che gli attribuisce la Costituzione. Certamente urgentissimo e non ulteriormente rinviabile – sia alla luce delle nuovi recenti sentenze di condanna della Corte Europea sui diritti dell’uomo, sia in relazione all’ultimo caso di un giornalista condannato al carcere – la ‘riflessione’ sull’esigenza di pervenire a una disciplina piu’ equilibrata ed efficace dei reati di diffamazione a mezzo stampa” sollecitata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del provvedimento di commutazione della pena che egli adotto’ alla fine del dicembre scorso nei confronti del direttore del giornale Alessandro Sallusti. La riforma del Codice su questo punto, gia’ all’esame della Camera, non puo’ essere davvero in alcun modo ulteriormente rinviata”.

Fonte:

http://www.strettoweb.com/2013/10/reggio-caso-gangemi-franco-siddi-sollievo-umano-la-concessione-dei-domiciliari/97259/

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Francesco Gangemi, al giornalista concessi gli arresti domiciliari

REGGIO CALABRIA – Alla fine Francesco Gangemi ha almeno ottenuto i domiciliari. Malato, 79 anni, il giornalista è stato arrestato alcuni giorni fa dopo una condanna a due anni per diffamazione aggravata a mezzo stampa.

 

Era finito in carcere perché non aveva presentato l’istanza per le misure alternative entro i termini prescritti. Nonostante la svolta, se così la si può definire, Gangemi è stato in carcere e adesso resterà chiuso in casa con tutte le limitazioni a telefonate e visite che i domiciliari impongono. E’ finito in questa condizione per non aver rivelato le fonti di notizie pubblicate dal suo quotidiano. Al di là delle inchieste in cui è stato coinvolto precedente, al di là dei suoi meriti non solo come giornalista ma anche come politico, per Gangemi non si è alzato un polverone come per Alessandro Sallusti. Non ci sono state mobilitazioni bipartisan. Gangemi è stato condannato ed è andato in carcere. Nonostante la stessa Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo abbia ribadito proprio in questi giorni che il carcere per i giornalisti è troppo. Il rischio? Che la giustizia, a sua volta, intacchi la libertà di espressione. E in un Paese al 57° posto al mondo per libertà di informazione (Reporters Sans Frontières), dopo Sudafrica e Ungheria, è un rischio che andrebbe evitato.

Fonte:

http://www.blitzquotidiano.it/media/francesco-gangemi-giornalista-concessi-arresti-domiciliari-1689831/

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Reggio, scarcerato il giornalista Francesco Gangemi: concessi gli arresti domiciliari

Ha ottenuto gli arresti domiciliari il direttore de “Il dibattito”, Francesco Gangemi, di 79 anni, arrestato nei giorni scorsi perché deve scontare una condanna a 2 anni per diffamazione aggravata a mezzo stampa. I giudici del tribunale di sorveglianza di Reggio Calabria hanno accolto l’istanza dei difensori, gli avvocati Lorenzo Gatto e Giuseppe Lupis.

 

L’arresto era stato eseguito su disposizione della Procura generale di Catania. Ad attendere Francesco Gangemi fuori dal carcere di Reggio Calabria c’era il figlio Maurizio. Il provvedimento con il quale sono stati concessi gli arresti domiciliari è stato consegnato ai legali del giornalista. Alla base della richiesta c’erano i problemi di salute di Gangemi. Nell’ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale di Catania era evidenziato che il giornalista aveva omesso di presentare nei termini prescritti l’istanza per la concessione delle misure alternative alla detenzione. L’arresto di Gangemi aveva suscitato scalpore e riaperto il dibattito sull’approvazione del provvedimento per evitare il carcere per il reato di diffamazione. Siddi: bene i domiciliari. “La decisione del Giudice di sorveglianza di Reggio Calabria di far uscire da una cella il giornalista settantanovenne Francesco Gangemi, portato in carcere sabato scorso per scontare una condanna per diffamazione a mezzo stampa e per essersi rifiutato a rendere note fonti fiduciarie di notizie, va accolta con sollievo umano”. Lo dichiara il segretario della Fnsi, Franco Siddi. ”Resta però lo sconcerto per la decisione a monte di mandare in galera un uomo di settantanove anni, per di più malato – prosegue Siddi -, mentre la Corte Europea di Strasburgo condanna ripetutamente l’Italia per quello che rimane un mostro giuridico (il carcere per i reati a mezzo stampa). Una pena in assoluta sproporzione rispetto alla qualità del delitto contestato. Rimane perciò l’amarezza che non si siano subito valutate le condizioni alternative per l’esecuzione di una condanna a pena detentiva”. ”A questo punto – aggiunge il segretario Fnsi -, ogni altro atto di equilibrio e umanità che possa riguardare il caso Gangemi potrà essere preso in considerazione. La Fnsi è pronta anche a rivolgere un appello al Capo dello Stato perché possa considerare un intervento nell’esercizio delle facoltà che gli attribuisce la Costituzione. Certamente urgentissimo e non ulteriormente rinviabile – sia alla luce delle nuovi recenti sentenze di condanna della Corte Europea sui diritti dell’uomo, sia in relazione all’ultimo caso di un giornalista condannato al carcere – la ‘riflessione’ sull’esigenza di pervenire a una disciplina più equilibrata ed efficace dei reati di diffamazione a mezzo stampa” sollecitata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del provvedimento di commutazione della pena che egli adottò alla fine del dicembre scorso nei confronti del direttore del giornale Alessandro Sallusti. La riforma del Codice su questo punto, già all’esame della Camera, non può essere davvero in alcun modo ulteriormente rinviata”. Parisi: sollievo per la scarcerazione. “La concessione degli arresti domiciliari a Francesco Gangemi suscita un’immediata sensazione di sollievo, che non deve, però, far passare in secondo piano la gravità dell’atto perpetrato ai danni di un giornalista, tra l’altro di 79 anni e in precarie condizioni di salute, per il reato di diffamazione a mezzo stampa”. Lo afferma il vicesegretario nazionale della Fnsi, Carlo Parisi, segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria. “E, soprattutto, arrestato – aggiunge – per non aver voluto rivelare la fonte di una notizia” Carlo Parisi rinnova, quindi, l’appello al Parlamento “perché riformi, con urgenza, la legge sulla diffamazione, come si è impegnata a fare di recente la Camera, per evitare il ripetersi di queste vergogne”.

Fonte:.

http://www.scirocconews.it/index.php/2013/10/11/reggio-scarcerato-il-giornalista-francesco-gangemi-concessi-gli-arresti-domiciliari/

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Provincia di Reggio Calabria, Antonio Eroi incontra i vertici della Lidu. Tra i temi affrontati con il presidente Alfredo Arpaia l’urgenza di indulto e amnistia, già ribadita da Giorgio Napolitano. Eroi chiede anche scarcerazione di Francesco Gangemi

di Tiziana Primozich. Roma, 10 ottobre – “Il messaggio alle Camere del presidente Giorgio Napolitano, che chiede con urgenza un provvedimento legislativo per risolvere la questione del  sovraffollamento carcerario, per cui l’Italia è stata sanzionata anche dalla Corte di Strasburgo, è un vero atto di coraggio che trova sponda favorevole e pieno appoggio da parte di tutti coloro che nel loro ruolo istituzionale perseguono da tempo la salvaguardia dei diritti umani” così Antonio Eroi, presidente del Consiglio provinciale di Reggio Calabria a margine di un incontro avvenuto ieri nella sede della Lidu onlus nazionale,

 

durante il quale si è stretta un’intesa di collaborazione tra Lega Italiana dei diritti dell’Uomo e provincia di Reggio Calabria sui diritti fondamentali. Al centro del colloquio tra Eroi ed il presidente nazionale Lidu on. Alfredo Arpaia, la soluzione intravista da Giorgio Napolitano, già calendarizzata in Senato per il 15 ottobre su proposta dei senatori Compagna e Manconi, sull’opportunità di adottare indulto ed amnistia per avere poi il tempo di ridefinire gli ordinamenti che regolano il sistema carcerario. ”Appare, infatti, indispensabile avviare una decisa inversione di tendenza sui modelli che caratterizzano la detenzione, modificando radicalmente le condizioni di vita dei ristretti, offrendo loro reali opportunità di recupero” aveva detto il presidente Napolitano nel corso del discorso inviato alle Camere l’8 di ottobre. Una visione condivisa dalla Lidu, che già nel passato si era espressa in tal senso, subito dopo l’approvazione del decreto carceri in giugno, visto come “un granello di sabbia nel mare di problemi da affrontare e risolvere sulla questione degli Istituti di pena nazionali”dal presidente Arpaia che aggiungeva in quell’occasione che “solo nei casi di crimini gravi commessi  che mettono a forte rischio la comunità il carcere sia la risposta più adeguata. In tutti gli altri casi è più opportuno studiare istituti riabilitativi o arresti domiciliari che obblighino il reo a compiere lavori socialmente utili che rimborsino in parte la comunità per il danno subito”. Opinione comune a quella di Antonio Eroi,  che lo scorso anno ha sostenuto un progetto volto alla rieducazione del detenuto dal titolo “Cinema dentro le mura”, con il quale la Casa circondariale di Reggio Calabria ha contribuito alla realizzazione del cortometraggio “Hakuna Matata”, poi inviato all’Europa per sensibilizzare e diffondere un messaggio di vita e speranza che nasce proprio tra le mura del carcere reggino. Tra gli argomenti affrontati durante l’incontro anche quello della depenalizzazione del reato di diffamazione a mezzo stampa. “ Nonostante la Corte europea abbia da poco emesso sentenze che bocciano ‘l’esistenza stessa di una sanzione penale sulla libertà di opinione ed informazione perché tale da provocare un effetto dissuasivo sul contributo che la stampa porta al dibattito su temi di interesse generale’ come evidenziato dalla stessa Corte”, ha riferito Antonio Eroi ad Alfredo Arpaia , “a Reggio Calabria Francesco Gangemi, giornalista 79enne, è stato arrestato per tale reato pochi giorni fa, e ad oggi ancora nessuno è intervenuto pur essendo il Gangemi affetto da gravi malattie, a dispetto di tutti gli interventi dettati da sdegno e solidarietà, a partire da quello di Fnsi” -. “Senza entrare nel merito della sentenza di condanna che ha colpito Gangemi” – ha denunciato Eroi alla Lidu -. “voglio esprimere tutta la mia contrarietà per questa detenzione che, oltre a ledere il diritto alla libera informazione sancito e tutelato in territorio Ue, rischia di trasformarsi in tragedia considerata l’età dell’arrestato e le sue precarie condizioni di salute. ” Antonio Eroi, che ha sollecitato un fattivo interessamento al caso Gangemi al termine dell’incontro con il presidente Lidu, ha concluso con un appello al figlio del giornalista tratto in arresto: “Purtroppo non è nelle mie competenze chiedere un provvedimento di Grazia al presidente della Repubblica, ma sarò al fianco del figlio di Gangemi, Maurizio, che invito sin d’ora a chiedere l’intervento di Napolitano in tale direzione. Fatti del genere non dovrebbero più accadere in Italia, la personale vicenda di Francesco Gangemi ci obbliga ad esprimere una solidarietà che va oltre il mero aspetto umano: è un’offesa al diritto d’opinione”. Eroi ha invitato Alfredo Arpaia che sarà a Reggio Calabria la prossima settimana per un dibattito pubblico sui diritti dei carcerati.

Fonte:

http://www.dailycases.it/?p=4676

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Cronista in cella per gli errori della procura. Il caso di Francesco Gangemi: il 79enne ha chiesto misure alternative, ma i giudici hanno ignorato l’istanza

di Gianpaolo Iacobini. Non doveva finire dietro le sbarre Francesco Gangemi, direttore del mensile Il Dibattito. Non poteva. Lo grida il suo avvocato, Giuseppe Lupis, mostrando le carte che smontano l'ordine di carcerazione che tiene in guardina il giornalista reggino a dispetto dei suoi 79 anni e di condizioni di salute che definire precarie sarebbe un eufemismo: un cuore che batte solo perché sospinto da 4 by pass, un corpo scosso dai fremiti del Parkinson, la chemio che ha portato via pezzi di prostata e di fegato.

 

Un uomo così, dichiarato invalido al 100%, è in prigione da cinque giorni. A saldare un debito con la giustizia fatto di sentenze di condanne per diffamazione, riportate nell'esercizio d'una professione giornalistica lunga 30 anni. Ma i conti, si scopre ora, non tornano. Cominciando dalla fine, dal provvedimento restrittivo firmato dalla Procura generale catanese: Gangemi viene spedito in galera per scontare due anni di reclusione, rispetto ai quali, si legge nell'atto, ha omesso di chiedere misure alternative. Ma non è così: il 14 novembre il Tribunale di sorveglianza di Catanzaro discuterà l'istanza in tal senso avanzata dai suoi difensori nel 2012, dopo un avviso di cumulo di pena notificato dalla Procura di Cosenza. Un'udienza fissata da mesi, ma sconosciuta alla magistratura etnea. «Non è l'unica incongruenza – spiega l'avvocato Lupis – che ci ha portati a chiedere l'annullamento dell'ordine di carcerazione: non abbiamo mai ricevuto alcun avviso del nuovo cumulo né dell'ultima sentenza passata in giudicato, sulla scorta della quale la Procura catanese si ritiene competente quale giudice dell'esecuzione della pena, sovrapponendosi ai suoi colleghi cosentini». Non bastasse, nella lista delle pendenze irrevocabili figura pure una pronuncia del maggio 2012, oggetto però di un processo d'appello ancora in corso. Questioni pesanti come macigni, che passano quasi in secondo piano di fronte alla fermezza di Gangemi. I legali hanno presentato richiesta di scarcerazione per motivi di salute, ed il Tribunale di sorveglianza di Reggio Calabria ha disposto l'acquisizione delle cartelle cliniche, con inevitabile allungamento dei tempi. Ma il direttore de Il Dibattito sembra assistere impassibile al vortice giudiziario che lo ha risucchiato. «L'ho incontrato martedì in carcere», racconta ancora Lupis. «Sta male ma non ha perso dignità di fronte ad una storia che nasce dalla volontà di togliere di mezzo l'unico foglio veramente libero della città». La sua vicenda, ignorata dall'Ordine dei giornalisti, resta indifferente alla politica, «che magari starà festeggiando», ironizza il figlio Maurizio, «visto che papà non ha mai avuto un occhio di riguardo per nessuno». Franco Corbelli, leader del movimento Diritti Civili, per Gangemi ha chiesto la grazia. La famiglia ringrazia, ma boccia l'ipotesi. E l'interessato, tramite il suo difensore, respinge l'offerta: «Coprirebbe illegalità che io non ho mai commesso», manda a dire. Perché lui non si ritiene un criminale, ma un giornalista. Un altro di quelli che l'Italia ha sbattuto al fresco, alla faccia della libertà d'opinione.

Fonte:

http://www.ilgiornale.it/news/interni/cronista-cella-errori-procura-malagiustizia-caso-francesco-957187.html

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Ungp: “Scarcerare subito il giornalista Francesco Gangemi”. Il Consiglio Nazionale fa proprio l’appello lanciato dal segretario e dal vicesegretario della Fnsi, Franco Siddi e Carlo Parisi

ROMA – Ferma protesta dell’Unione Nazionale Giornalisti Pensionati per l’assurdo arresto del giornalista calabrese Francesco Gangemi, di 79 anni. “E’ grave – affermano in un documento i componenti del Consiglio nazionale dell’Ungp – che la magistratura, pur in presenza di una legislazione che prevede il carcere per i reati di diffamazione a mezzo stampa, e che perciò è stata giudicata incompatibile dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, non abbia individuato misure alternative alla detenzione considerate anche le condizioni di salute del collega Gangemi e l’età”.

 

L’Ungp auspica un intervento del Capo dello Stato per un pronto ritorno in libertà del Gangemi e nello stesso tempo che il Parlamento, come da tempo da più parti si chiede, modifichi le norme che regolano la diffamazione a mezzo stampa. Il coordinatore del Gruppo Calabria Ungp, Rino Labate, componente del Collegio nazionale Revisori dei Conti dei giornalisti pensionati, unendosi alla denuncia lanciata per primi dal segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, e dal vicesegretario nazionale della Fnsi e segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, ribadisce che “quanto accaduto al giornalista Gangemi appare una mostruosità difficilmente concepibile per qualsiasi ordinamento democratico che si fondi sulla libertà di espressione, di stampa e sul pluralismo delle idee”. “Sorprende – hanno, infatti, sottolineato Siddi e Parisi – che la magistratura, pur in presenza di una legislazione che prevede il carcere per i reati di diffamazione a mezzo stampa, e che perciò è stata giudicata incompatibile dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, non abbia individuato misure alternative alla detenzione al pari di quelle che vengono riconosciute in quasi tutte le parti d’Italia a fior di delinquenti ultrasettantenni per crimini efferati di ben altra natura”. Da qui l’appello di Franco Siddi e Carlo Parisi, fatto proprio dall’Unione Nazionale Giornalisti Pensionati, affinché il Parlamento riformi con urgenza la legge sulla diffamazione, come si è impegnata a fare di recente la Camera” ed alle cariche istituzionali dello Stato per l’immediata scarcerazione di Francesco Gangemi.

Fonte:

http://www.giornalisticalabria.it/2013/10/10/ungp-%E2%80%9Cscarcerare-subito-il-giornalista-francesco-gangemi%E2%80%9D/

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Arrestare un giornalista di 79 anni é un attentato alla libertà di stampa? Si tratta di una vicenda, così grottesca, che solo in Italia poteva verificarsi!

Abbiamo appreso la notizia solo ieri su FB, leggendo la lodevole iniziativa assunta prontamente dai colleghi milanesi Peppino Gallizzi e Paolo Pirovano, le cui intenzioni sono volte ad affermare il principio di libertà dei giornalisti italiani. Un principio, tra l’altro, scritto nella nostra Costituzione (Art. 21), che affida ai giornalisti il diritto-dovere di informare i cittadini – ma anche con l’intenzione di sensibilizzare il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

 

Quest’argomento l’abbiamo voluto approfondire, rivolgendoci direttamente ai protagonisti di Reggio Calabria.  E a tale proposito, pubblichiamo quanto ci ha fatto recapitare il collega Cosimo Bruno. Sono otto le sentenze emesse, dal 2007 al 2012, a carico del giornalista di settantanove anni, Francesco Gangemi nei tribunali di Reggio Calabria, Cosenza e Catania, in gran parte per il reato di diffamazione. Lo scrive l’Ansa, ricordando che solo in un caso, Gangemi è stato condannato per falsa testimonianza, ed è la vicenda che fa riferimento all’attività politica del giornalista che ha anche ricoperto la carica di sindaco di Reggio Calabria con l’appoggio della Democrazia Cristiana per poche settimane, agli inizi degli anni ’90 in un periodo travagliato per la città calabrese dello Stretto. L’arresto di Gangemi è stato eseguito dagli agenti della squadra mobile di Reggio Calabria, città dove il giornalista risiede, su provvedimento emesso dalla Procura generale di Catania a firma della sostituta procuratore generale Elvira Tafuri perché l’ultima sentenza, passata in giudicato, è quella del 21 novembre del 2012 emessa dal tribunale della città etnea. Gangemi, dopo l’arresto, è stato condotto in Questura e poi, nel carcere di Reggio Calabria. Nel provvedimento di arresto si legge che Gangemi “ha omesso di presentare l’istanza per la concessione delle misure alternative alla detenzione nei termini prescritti”. Da qui la sospensione della revoca e la carcerazione. A comunicare la notizia dell’arresto di Francesco Gangemi, avvenuto ieri, è stato il figlio Maurizio che dirige il sito d’informazione on line Il Reggino. In un articolo Maurizio Gangemi scrive, fra l’altro, che: “Le sentenze si rispettano! Si discutono e si commentano, certo, ma si rispettano. Chiunque ne sia il soggetto destinatario, anche mio padre! Detto questo, con la convinzione di chi ha avuto in eredità dal padre proprio rettitudine, onestà e, soprattutto, dignità, a me non resta che discuterne un po’. Posso, per esempio, dire che per reati molto più gravi si rimane liberi (magari di reiterarli); posso, per esempio, dire che mio padre ha da poco compiuto settantanove anni; posso, per esempio, elencare tante di quelle patologie gravi che affliggono mio padre da riempire cartelle cliniche di quasi tutte le specializzazioni mediche esistenti; posso, per esempio, dire che mio padre è stato riconosciuto invalido civile al 100%; posso, per esempio, dire che ho difficoltà a credere che il regime carcerario sia compatibile con tutto quello di cui soffre e con tutte quelle medicine che io e mia madre gli abbiamo scrupolosamente preparato non dimenticando di appuntargli dosi ed orari. E’ una vicenda grottesca quella che vede protagonista mio padre. "La vicenda è così grottesca che solo in Italia poteva verificarsi”. Questi i fatti, adesso si vedrà come andrà a finire!

 

Fonte:

http://www.specchiosesto.it/Lo_Specchio_di_Sesto_San_Giovanni/HOME/Voci/2013/10/9_APERITIVO_DI_GIORNATAArrestare_un_giornalista_di_79_anni_e_un_attentato_alla_liberta_di_stampa_Si_tratta_di_una_vicenda%2C_cosi_grottesca%2C_che_solo_in_Italia_poteva_verificarsi!.html

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Caso Gangemi. «Dai giudici un atto grave. Anche l’Europa ci ha appena condannato per il carcere ai giornalisti»

di Chiara Rizzo. Parla Pirovano (Ordine dei giornalisti), autore di una appello a Napolitano per la liberazione del cronista calabrese malato e incarcerato a 79 anni. È ancora in carcere a Reggio Calabria per diffamazione Francesco Gangemi, giornalista 79enne con seri problemi di salute.

 

Per lui si è mobilitato il Movimento liberi giornalisti (una corrente del sindacato e della professione) attraverso Pierfrancesco Gallizzi, consigliere Fnsi, e Paolo Pirovano, segretario dell’Ordine dei giornalisti che a tempi.it dice: «Abbiamo lanciato un appello al presidente Giorgio Napolitano». Pirovano, cosa ha chiesto il Movimento liberi giornalisti a Napolitano? Bisogna ridare subito la libertà al giornalista Francesco Gangemi e fare in modo che tutti i mezzi di informazione evidenzino la gravità di quanto sta accadendo in queste ore. Un paese civile e democratico non può accettare situazioni di questo genere. Per questo ci siamo appellati al presidente della Repubblica Napolitano, perché cancelli immediatamente la vergogna di un atto che l’Italia e la storia italiana non meritano. Chiediamo a Napolitano che, come nel caso Sallusti, intervenga perché non è giusto che un giornalista paghi col carcere per un reato di opinione. È una questione di civiltà, non mandare in carcere un uomo di 79 anni che ci risulta, per di più, essere invalido al 100 per cento, quando poi a piede libero ci sono delinquenti a far danni. Avete ottenuto risposte? No, per il momento non abbiamo avuto risposte ufficiali, ma l’importante è che risponda con i fatti a quella che per noi è una distorsione. Perché la definite una distorsione? All’ultima riunione del consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, il 24 settembre, il presidente Enzo Iacopino ha messo sul piatto il tema del carcere per la diffamazione a mezzo stampa, che va subito riformato. Quello stesso giorno – dunque non un anno fa ma pochissime settimane fa – la Corte europea dei diritti dell’uomo Strasburgo ha condannato l’Italia per il carcere ai giornalisti (nella sentenza a favore di Maurizio Belpietro, direttore di Libero, ndr): secondo Strasburgo, la condanna al carcere per un giornalista vìola l’articolo 10 della Convenzione dei diritti dell’uomo, e rappresenta un’ingerenza nella libertà d’espressione. E solo dopo due settimane in Italia i giudici, per tutta risposta, mettono in carcere un anziano giornalista? Ecco perché diciamo che c’è una distorsione. Già è sconcertante che l’ordinamento preveda il carcere per il reato d’opinione, ed è una mancanza di delicatezza e di rispetto umano mandare in prigione un uomo di 79 anni. Che reazioni ci sono state al vostro comunicato da parte dell’Ordine, e del mondo del giornalismo più in generale? Il presidente dell’Ordine Iacopino è dalla nostra parte. Anche il generale del sindacato della stampa (Fnsi) Franco Siddi con un comunicato ha definito “allucinante” la vicenda di Francesco Gangemi e ricordato la sentenza di Strasburgo. Siamo uniti in questa battaglia di civiltà.

Fonte:

 

http://www.tempi.it/caso-gangemi-dai-giudici-un-atto-grave-europa-ci-ha-appena-condannato-per-il-carcere-ai-giornalisti#.Uljr-xC9I4I

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