Arrestare un giornalista di 79 anni é un attentato alla libertà di stampa? Si tratta di una vicenda, così grottesca, che solo in Italia poteva verificarsi!
Abbiamo appreso la notizia solo ieri su FB, leggendo la lodevole iniziativa assunta prontamente dai colleghi milanesi Peppino Gallizzi e Paolo Pirovano, le cui intenzioni sono volte ad affermare il principio di libertà dei giornalisti italiani. Un principio, tra l’altro, scritto nella nostra Costituzione (Art. 21), che affida ai giornalisti il diritto-dovere di informare i cittadini – ma anche con l’intenzione di sensibilizzare il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Quest’argomento l’abbiamo voluto approfondire, rivolgendoci direttamente ai protagonisti di Reggio Calabria. E a tale proposito, pubblichiamo quanto ci ha fatto recapitare il collega Cosimo Bruno. Sono otto le sentenze emesse, dal 2007 al 2012, a carico del giornalista di settantanove anni, Francesco Gangemi nei tribunali di Reggio Calabria, Cosenza e Catania, in gran parte per il reato di diffamazione. Lo scrive l’Ansa, ricordando che solo in un caso, Gangemi è stato condannato per falsa testimonianza, ed è la vicenda che fa riferimento all’attività politica del giornalista che ha anche ricoperto la carica di sindaco di Reggio Calabria con l’appoggio della Democrazia Cristiana per poche settimane, agli inizi degli anni ’90 in un periodo travagliato per la città calabrese dello Stretto. L’arresto di Gangemi è stato eseguito dagli agenti della squadra mobile di Reggio Calabria, città dove il giornalista risiede, su provvedimento emesso dalla Procura generale di Catania a firma della sostituta procuratore generale Elvira Tafuri perché l’ultima sentenza, passata in giudicato, è quella del 21 novembre del 2012 emessa dal tribunale della città etnea. Gangemi, dopo l’arresto, è stato condotto in Questura e poi, nel carcere di Reggio Calabria. Nel provvedimento di arresto si legge che Gangemi “ha omesso di presentare l’istanza per la concessione delle misure alternative alla detenzione nei termini prescritti”. Da qui la sospensione della revoca e la carcerazione. A comunicare la notizia dell’arresto di Francesco Gangemi, avvenuto ieri, è stato il figlio Maurizio che dirige il sito d’informazione on line Il Reggino. In un articolo Maurizio Gangemi scrive, fra l’altro, che: “Le sentenze si rispettano! Si discutono e si commentano, certo, ma si rispettano. Chiunque ne sia il soggetto destinatario, anche mio padre! Detto questo, con la convinzione di chi ha avuto in eredità dal padre proprio rettitudine, onestà e, soprattutto, dignità, a me non resta che discuterne un po’. Posso, per esempio, dire che per reati molto più gravi si rimane liberi (magari di reiterarli); posso, per esempio, dire che mio padre ha da poco compiuto settantanove anni; posso, per esempio, elencare tante di quelle patologie gravi che affliggono mio padre da riempire cartelle cliniche di quasi tutte le specializzazioni mediche esistenti; posso, per esempio, dire che mio padre è stato riconosciuto invalido civile al 100%; posso, per esempio, dire che ho difficoltà a credere che il regime carcerario sia compatibile con tutto quello di cui soffre e con tutte quelle medicine che io e mia madre gli abbiamo scrupolosamente preparato non dimenticando di appuntargli dosi ed orari. E’ una vicenda grottesca quella che vede protagonista mio padre. "La vicenda è così grottesca che solo in Italia poteva verificarsi”. Questi i fatti, adesso si vedrà come andrà a finire!
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