Arrestare un giornalista di 79 anni é un attentato alla libertà di stampa? Si tratta di una vicenda, così grottesca, che solo in Italia poteva verificarsi!

Abbiamo appreso la notizia solo ieri su FB, leggendo la lodevole iniziativa assunta prontamente dai colleghi milanesi Peppino Gallizzi e Paolo Pirovano, le cui intenzioni sono volte ad affermare il principio di libertà dei giornalisti italiani. Un principio, tra l’altro, scritto nella nostra Costituzione (Art. 21), che affida ai giornalisti il diritto-dovere di informare i cittadini – ma anche con l’intenzione di sensibilizzare il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

 

Quest’argomento l’abbiamo voluto approfondire, rivolgendoci direttamente ai protagonisti di Reggio Calabria.  E a tale proposito, pubblichiamo quanto ci ha fatto recapitare il collega Cosimo Bruno. Sono otto le sentenze emesse, dal 2007 al 2012, a carico del giornalista di settantanove anni, Francesco Gangemi nei tribunali di Reggio Calabria, Cosenza e Catania, in gran parte per il reato di diffamazione. Lo scrive l’Ansa, ricordando che solo in un caso, Gangemi è stato condannato per falsa testimonianza, ed è la vicenda che fa riferimento all’attività politica del giornalista che ha anche ricoperto la carica di sindaco di Reggio Calabria con l’appoggio della Democrazia Cristiana per poche settimane, agli inizi degli anni ’90 in un periodo travagliato per la città calabrese dello Stretto. L’arresto di Gangemi è stato eseguito dagli agenti della squadra mobile di Reggio Calabria, città dove il giornalista risiede, su provvedimento emesso dalla Procura generale di Catania a firma della sostituta procuratore generale Elvira Tafuri perché l’ultima sentenza, passata in giudicato, è quella del 21 novembre del 2012 emessa dal tribunale della città etnea. Gangemi, dopo l’arresto, è stato condotto in Questura e poi, nel carcere di Reggio Calabria. Nel provvedimento di arresto si legge che Gangemi “ha omesso di presentare l’istanza per la concessione delle misure alternative alla detenzione nei termini prescritti”. Da qui la sospensione della revoca e la carcerazione. A comunicare la notizia dell’arresto di Francesco Gangemi, avvenuto ieri, è stato il figlio Maurizio che dirige il sito d’informazione on line Il Reggino. In un articolo Maurizio Gangemi scrive, fra l’altro, che: “Le sentenze si rispettano! Si discutono e si commentano, certo, ma si rispettano. Chiunque ne sia il soggetto destinatario, anche mio padre! Detto questo, con la convinzione di chi ha avuto in eredità dal padre proprio rettitudine, onestà e, soprattutto, dignità, a me non resta che discuterne un po’. Posso, per esempio, dire che per reati molto più gravi si rimane liberi (magari di reiterarli); posso, per esempio, dire che mio padre ha da poco compiuto settantanove anni; posso, per esempio, elencare tante di quelle patologie gravi che affliggono mio padre da riempire cartelle cliniche di quasi tutte le specializzazioni mediche esistenti; posso, per esempio, dire che mio padre è stato riconosciuto invalido civile al 100%; posso, per esempio, dire che ho difficoltà a credere che il regime carcerario sia compatibile con tutto quello di cui soffre e con tutte quelle medicine che io e mia madre gli abbiamo scrupolosamente preparato non dimenticando di appuntargli dosi ed orari. E’ una vicenda grottesca quella che vede protagonista mio padre. "La vicenda è così grottesca che solo in Italia poteva verificarsi”. Questi i fatti, adesso si vedrà come andrà a finire!

 

Fonte:

http://www.specchiosesto.it/Lo_Specchio_di_Sesto_San_Giovanni/HOME/Voci/2013/10/9_APERITIVO_DI_GIORNATAArrestare_un_giornalista_di_79_anni_e_un_attentato_alla_liberta_di_stampa_Si_tratta_di_una_vicenda%2C_cosi_grottesca%2C_che_solo_in_Italia_poteva_verificarsi!.html

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Caso Gangemi. «Dai giudici un atto grave. Anche l’Europa ci ha appena condannato per il carcere ai giornalisti»

di Chiara Rizzo. Parla Pirovano (Ordine dei giornalisti), autore di una appello a Napolitano per la liberazione del cronista calabrese malato e incarcerato a 79 anni. È ancora in carcere a Reggio Calabria per diffamazione Francesco Gangemi, giornalista 79enne con seri problemi di salute.

 

Per lui si è mobilitato il Movimento liberi giornalisti (una corrente del sindacato e della professione) attraverso Pierfrancesco Gallizzi, consigliere Fnsi, e Paolo Pirovano, segretario dell’Ordine dei giornalisti che a tempi.it dice: «Abbiamo lanciato un appello al presidente Giorgio Napolitano». Pirovano, cosa ha chiesto il Movimento liberi giornalisti a Napolitano? Bisogna ridare subito la libertà al giornalista Francesco Gangemi e fare in modo che tutti i mezzi di informazione evidenzino la gravità di quanto sta accadendo in queste ore. Un paese civile e democratico non può accettare situazioni di questo genere. Per questo ci siamo appellati al presidente della Repubblica Napolitano, perché cancelli immediatamente la vergogna di un atto che l’Italia e la storia italiana non meritano. Chiediamo a Napolitano che, come nel caso Sallusti, intervenga perché non è giusto che un giornalista paghi col carcere per un reato di opinione. È una questione di civiltà, non mandare in carcere un uomo di 79 anni che ci risulta, per di più, essere invalido al 100 per cento, quando poi a piede libero ci sono delinquenti a far danni. Avete ottenuto risposte? No, per il momento non abbiamo avuto risposte ufficiali, ma l’importante è che risponda con i fatti a quella che per noi è una distorsione. Perché la definite una distorsione? All’ultima riunione del consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, il 24 settembre, il presidente Enzo Iacopino ha messo sul piatto il tema del carcere per la diffamazione a mezzo stampa, che va subito riformato. Quello stesso giorno – dunque non un anno fa ma pochissime settimane fa – la Corte europea dei diritti dell’uomo Strasburgo ha condannato l’Italia per il carcere ai giornalisti (nella sentenza a favore di Maurizio Belpietro, direttore di Libero, ndr): secondo Strasburgo, la condanna al carcere per un giornalista vìola l’articolo 10 della Convenzione dei diritti dell’uomo, e rappresenta un’ingerenza nella libertà d’espressione. E solo dopo due settimane in Italia i giudici, per tutta risposta, mettono in carcere un anziano giornalista? Ecco perché diciamo che c’è una distorsione. Già è sconcertante che l’ordinamento preveda il carcere per il reato d’opinione, ed è una mancanza di delicatezza e di rispetto umano mandare in prigione un uomo di 79 anni. Che reazioni ci sono state al vostro comunicato da parte dell’Ordine, e del mondo del giornalismo più in generale? Il presidente dell’Ordine Iacopino è dalla nostra parte. Anche il generale del sindacato della stampa (Fnsi) Franco Siddi con un comunicato ha definito “allucinante” la vicenda di Francesco Gangemi e ricordato la sentenza di Strasburgo. Siamo uniti in questa battaglia di civiltà.

Fonte:

 

http://www.tempi.it/caso-gangemi-dai-giudici-un-atto-grave-europa-ci-ha-appena-condannato-per-il-carcere-ai-giornalisti#.Uljr-xC9I4I

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Gangemi: In carcere a 79 anni per diffamazione, assurdo!

di Orietta Cicchinelli. Mi consenta a… Maurizio Gangemi, direttore de ilreggino.news, figlio di Francesco Gangemi, il giornalista 79enne ora in prigione per l'accumulo di 8 sentenze definitive per diffamazione a mezzo stampa e una per falsa testimonianza.

 

Maurizio, so che ha appena visto suo padre in carcere: come sta? E che dice? Bene, nonostante i tanti malanni di cui soffre: è un tipo fiero e dignitoso. Spera che dal suo caso parta un movimento di opinione pubblica contro il carcere per reati di opinione, così come ha sentenziato la  Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Già in passato il suo papà è stato condannato otto volte per diffamazione, e una per falsa testimonianza… Vede, lui, in concorso con altri, fu arrestato nel 2004 con l'accusa di delegittimare la magistratura attraverso il suo mensile online, il mensile Il Dibattito. Aveva pubblicato atti processuali non coperti da segreto: è sempre stato coraggioso. Come consigliere comunale a Reggio Calabria denunciò in aula un giro di mazzette: era il 1992. Tempo dopo venne fuori la tangentopoli delle fioriere per l'arredo urbano, costate al comune 90 milioni di lire. Chiamato a testimoniare, non volle rivelare il nome di chi gli aveva dato l'informazione… Vista l'incompatibilità, per motivi di salute, col regime carcerario avrebbe potuto chiedere l'assegnazione ai servizi sociali? Sì, l'ha fatto, ma in ritardo: per motivi di salute non era presente alla notifica del provvedimento da parte del tribunale. Sia ben chiaro, lui non ce l'ha con i magistrati che si limitano ad applicare la legge, ma con l'assurdità della stessa: è illegittimo, lo dice anche l'Europa, il carcere per reati d'opinione, bisognerebbe trasformare la detenzione in una pena pecuniaria.

Fonte:

http://www.metronews.it/master.php?pagina=notizia.php&id_notizia=16508

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Caso Gangemi: “L’Ordine dei giornalisti sta zitto?” Il consigliere nazionale Cosimo Bruno sulla detenzione del giornalista 79enne: “Bene la forte posizione della Fnsi”

ROMA – L’arresto del giornalista Francesco Gangemi, 79 anni, sì 79 anni, di Reggio Calabria, per una condanna per diffamazione e per non aver voluto rivelare le sue fonti, non può che suscitare proteste e indignazione da parte di tutti i giornalisti liberi.

 

Condivido la forte presa di posizione della Fnsi e del Sindacato Giornalisti della Calabria e non so spiegarmi il silenzio dei vertici dell’Ordine nazionale dei giornalisti su un episodio di così tanta gravità! Eppure proprio recentemente era stato il Consiglio Nazionale dell’Ordine a denunciare, ancora una volta, con un documento la grave situazione nella quale sono coinvolti centinaia di colleghi colpiti da querele per diffamazione, troppo spesso intimidatorie e strumentali, con l’evidente obiettivo di ostacolare la loro attività, che è garanzia di libera circolazione di notizie e del diritto dei cittadini ad avere un’informazione libera. Il Consiglio chiedeva che venissero applicate le norme europee sulla libertà di stampa che non consentono l’incarcerazione dei giornalisti per reati di diffamazione. “La mancata applicazione di queste norme – recitava il documento – ha già determinato gravi accuse all’Italia (ultima, in ordine di tempo, quella relativa a Maurizio Belpietro) e, in non pochi casi, anche condanne a risarcimenti. La Corte europea ha, infatti, stabilito che, nelle cause civili (sempre più spesso preferite a quelle penali), i risarcimenti che non tengano conto della situazione economica del giornalista diventano di fatto una limitazione del suo dovere di informare i cittadini”. Con l’arresto di Gangemi è l’Italia che precipita sempre più in basso in materia di libertà di informazione. Cosimo Bruno, Consigliere nazionale Ordine dei Giornalisti, Presidente Circolo della Stampa Pollino Sibaritide.  

Fonte:

http://www.giornalisticalabria.it/2013/10/08/caso-gangemi-bruno-odg-%E2%80%9Cma-l%E2%80%99ordine-nazionale-sta-zitto%E2%80%9D/

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De Lio: “Pene concorrenti: giornalista in carcere a 79 anni. Ha “omesso” di chiedere gli arresti domiciliari. Accade a Reggio Calabria al Direttore Responsabile del più temuto periodico. Appello al segretario Fnsi e al Ministro della Giustizia

di Cinzia De Lio. Vivo lontana dalla Calabria da diversi anni. Sono venuta a conoscenza per telefono della notizia dell’arresto del giornalista calabrese Francesco Gangemi, 79 anni, nella giornata del 6 ottobre. “Non ci posso credere” le mie prime parole. “Vai su internet se non ci credi” è stata la risposta del mio interlocutore.

 

Ci sono andata. Ho appreso che il giornalista Francesco Gangemi “dovrà scontare una pena di 2 anni di reclusione per falsa testimonianza e diffamazione a mezzo stampa. La falsa testimonianza è per non aver voluto rivelare le proprie fonti fiduciarie sullo scandalo delle fioriere di inizio anni Novanta (tangenti per il verde pubblico), quando a Reggio Calabria fu arrestata l'intera giunta Licandro e Gangemi denunciò i traffici di soldi a Palazzo”. Ho appreso, inoltre, che è stato arrestato… per un provvedimento di ordine di carcerazione di pene concorrenti emesso dalla Procura Generale della Repubblica di Catania” e difatti come ho anche appreso, “sono otto le sentenze, dal 2007 al 2012, emesse a suo carico nei tribunali di Reggio Calabria, Cosenza e Catania, per il reato di diffamazione a mezzo stampa, nell'ambito dell'attività pubblicistica per il giornale Il Dibattito”. Ho appreso, altresì, che “nell'ordinanza di arresto è scritto che il 79enne giornalista ''ha omesso di presentare l'istanza per la concessione delle misure alternative alla detenzione nei termini prescritti''. Ho appreso, infine, che il giornalista settantanovenne Francesco Gangemi è “stato associato al carcere di Reggio Calabria”. Fonte: http://qn.quotidiano.net/cronaca/2013/10/06/961457-reggio-calabria-arrestato-giornalista-francesco-gangemi.shtml Tutto ciò appreso, ho a lungo riflettuto. Non vi è dubbio che Francesco Gangemi, con la sua attività di direttore responsabile del periodico “Il Dibattito” e poi “Il Dibattito news” ha dato fastidio a molte persone. Non vi è dubbio che il dott. Gangemi ha esercitato la professione in modo intelligente (vedasi etimologia del termine, dal latino “intellego” = mi rendo conto di qualcosa) chiedendo di entrare in possesso dei documenti relativi a ciò di cui scriveva nel suo giornale, per sua firma e per quella dei giornalisti che ospitava nel suo periodico: di ciò ne sono testimone diretta. Nel bene e nel male, io non dimentico. Non vi è dubbio che il giorno dell’uscita del periodico da lui diretto erano in molti ad entrare in fibrillazione in attesa di leggerne il contenuto. Non vi è dubbio che – dopo la lettura – molti avevano ragione di osannare, molti altri di bestemmiare. Non vi è dubbio che già dopo la prima settimana il giornale non si trovava più nelle edicole: tradotto vuol dire che veniva acquistato e letto. Non vi è dubbio che Francesco Gangemi è stato condannato più volte per diffamazione a mezzo stampa e, pertanto, non vi è dubbio che “dura lex sed lex” (dura legge ma pur sempre legge). Non vi è dubbio che l’espressione riportata nell’ordinanza, relativa al fatto che Francesco Gangemi ha “omesso” di presentare l’istanza, induce a precisare che in diritto “omissione” è il mancato svolgimento di un determinato compito o il mancato adempimento di un obbligo (leggasi Wikipedia senza scomodare testi di diritto). Non vi è dubbio, pertanto, che Francesco Gangemi non aveva né compito né obbligo di presentare istanza. Non vi è dubbio che è verosimile che il giornalista Gangemi ha dimenticato di chiedere la misura degli arresti domiciliari e, pertanto, non vi è dubbio che qualsiasi mente pensante – inevitabilmente – si sta chiedendo dove è stato il suo avvocato nel frattempo (aveva un avvocato il dott. Gangemi? Si, vero?). Tutto ciò nonostante, non vi è dubbio che “ignorantia legis non excusat” (la legge non ammette ignoranza, in questo caso “dimenticanza”). Ciò di cui maggiormente non vi è dubbio, però, è che a 79 anni non mi risulta che si vada in carcere. Ma la mia potrebbe anche essere ignoranza delle leggi di questo Paese Italia nel quale non ho scelto di nascere. Invito caldamente tutti i giornalisti di questo Bel Paese potenti ed impotenti (come me !) a darsi da fare ciascuno con i propri potenti ed impotenti (come i miei) mezzi affinchè il giornalista dott. Francesco Gangemi esca fuori, vivo, dal carcere. Invito il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa (sono una giornalista) a chiedere di essere ricevuto dall’onorevole Ministro di Grazia e Giustizia, e chiedo all’on. Ministro (sono una cittadina di questa Repubblica) di riceverlo, affinchè siano assunti tutti provvedimenti idonei a che il giornalista dott. Francesco Gangemi sia scarcerato. Anche affinchè sia possibile che tutti i giornalisti spieghino all’intero mondo civile attraverso le loro testate ed i loro canali come tale fatto sia potuto accadere. Qualunque cittadino italiano in possesso della tessera professionale dell’Ordine dei Giornalisti credo abbia il diritto/dovere di fare qualcosa per comprendere ed esercitare il diritto/dovere di informare. Qualunque cittadino italiano non in possesso del tesserino dell’Ordine ma dotato di una mente pensante credo abbia il diritto/dovere di restare in attesa di notizie. Questo, ovviamente, è soltanto ciò che io credo. Ma potrei sbagliarmi. Credo, infine, di voler riuscire a capire dove sia stato nel frattempo l’avvocato del dott. Gangemi.

Risponde Ernesta Adele Marando (direttore responsabile www.jeaccuse.eu). “Il difensore del Dr. Gangemi ha denunciato l'illegalità del provvedimento di arresto, documentando la competenza del Tribunale di sorveglianza di Catanzaro che ha fissato l'udienza il 14 novembre 2013 per l'esame della richiesta che la Procura generale di Catania sostiene "omessa" e documentando, ancora, come contro la sentenza del Tribunale di Cosenza dell'11 Maggio 2012 che ha condannato a 4 mesi di reclusione il dr. Gangemi, è pendente dinanzi alla Corte di Appello di Catanzaro l'appello proposto dallo stesso difensore”.

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Il caso del giornalista Francesco Gangemi e le clamorose sviste della magistratura catanese

di Domenico Salvatore. Finalmente è esploso fragorosamente in tutto il Belpaese, il caso Gangemi.Sganciata la sordina, si sono mossi i colossi dell’informazione… Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale, l’Ansa e così via. Un ‘tonar di ferree canne che rimbomba lontan di villa in villa’. Dapprima a macchia di leopardo e poi a macchia d’olio. Un ciclone dal Manzanarre al Reno, da Scilla al Tanaj e da Pantelleria al Cadore.

 

Il fuoco di fila delle batterie d’internet, sia pure a scoppio ritardato, è stato devastante. Il miglior battage pubblicitario possibile per Francesco Gangemi ed il suo “Il Dibattito News”. L’ultimo numero uscito nelle edicole è andato letteralmente a ruba. Non si trova nemmeno una copia, a comprarla a peso d’oro. Ma soprattutto, trova nuovo slancio e nuova linfa lo spinoso problema della diffamazione a mezzo stampa. La soluzione è in mano al Parlamento, che però gioca al salto della quaglia. Sulla loro stessa pelle, visto che molti senatori e deputati sono anche iscritti dell’Ordine dei Giornalisti e Pubblicisti. C’è lo scoglio della conservazione reazionaria. Un lercio, obsoleto e fatiscente vecchiume, che sta inchiodando il Paese; oramai sull’orlo del baratro. Gangemi che ha svelato (insieme ad altri), il nervo scoperto della tangentopoli “riggitana”, si è rifiutato di rivelare la fonte delle sue informazioni, come la normativa consente. Un cronista, è stato detto in tutte le salse, ha il diritto-dovere del segreto professionale, stabilito per legge; e di rendere noto ai cittadini, le notizie di pubblico interesse, assioma, anch’esso sancito dalla normativa. Sebbene, troppo spesso, chi dà le notizie si ritrovi indagato e perquisito: armadi, cassetti e computer; il telefonino bloccato. Le passerelle delle forze di polizia nelle redazioni nascondono sempre il tentativo di mettere il bavaglio alla stampa o no? Trent’anni al servizio della verità! Trent’anni al servizio della società. Trent’anni al servizio della stampa.  Un collega che oramai da qualche primavera, risiede nel mondo dei giusti, soleva ripetere…”Ma io da chi mi devo guardare e difendere, dalla mafia o dall’antimafia?”. Ed un altro…”Ho avuto più rogne dall’antimafia, che dalla mafia”. Nessun malato immaginario, per carità. L’ipocondria, stavolta, non c’azzecca. Gli avvisi di garanzia ed i rinvii a giudizio per diffamazione a mezzo stampa, non sono bruscolini. Gli arresti plateali e la gogna mediatica nemmeno. Gli avvocati Lorenzo Gatto e Giuseppe Lupis, legali del direttore de ''Il dibattito'' Francesco Gangemi, arrestato sabato scorso, hanno presentato al Tribunale misure di sorveglianza un'istanza di scarcerazione per il loro assistito per motivi di salute. Gangemi, 79 anni, è invalido civile al 100% ed è stato malato di cancro. Il giornalista è stato arrestato su disposizione della Procura generale di Catania per scontare 2 anni per diffamazione aggravata a mezzo stampa. Il segretario generale, Franco Siddi, e il vicesegretario nazionale e segretario del Sindacato Giornalisti Calabria, Carlo Parisi, hanno bollato la decisione del Tribunale di Catania:” È allucinante  che a 79 anni, un giornalista, condannato per diffamazione e per non avere rivelato le fonti fiduciarie di notizie, venga arrestato e portato in carcere. Quanto accaduto al giornalista pubblicista Francesco Gangemi appare una mostruosità difficilmente concepibile per qualsiasi ordinamento democratico che si fondi sulla libertà di espressione, di stampa e sul pluralismo delle idee. Ể indispensabile che il Parlamento, riformi con urgenza la legge sulla diffamazione. Chiediamo, infine, una considerazione appropriata e umana del caso che faccia uscire al più presto il giornalista Gangemi dalle patrie galera”. Il figlio Maurizio Gangemi, direttore di un giornale online, non le manda a dire…”. Le sentenze si rispettano! Si discutono e si commentano, certo, ma si rispettano. Chiunque ne sia il soggetto destinatario, anche mio padre! Detto questo, con la convinzione di chi ha avuto in eredità dal padre proprio rettitudine, onestà e, soprattutto, dignità, a me non resta che discuterne un po’. Posso, per esempio, dire che per reati molto più gravi si rimane liberi (magari di reiterarli); posso, per esempio, dire che mio padre ha da poco compiuto 79 anni; posso, per esempio, elencare tante di quelle patologie gravi che affliggono mio padre da riempire cartelle cliniche di quasi tutte le specializzazioni mediche esistenti; posso, per esempio, dire che mio padre è stato riconosciuto invalido civile al 100%; posso, per esempio, dire che ho difficoltà a credere che il regime carcerario sia compatibile con tutto quello di cui soffre e con tutte quelle medicine che io e mia madre gli abbiamo scrupolosamente preparato non dimenticando di appuntargli dosi ed orari. E’ una vicenda grottesca quella che vede protagonista mio padre. E’ così tanto grottesca che solo in Italia poteva verificarsi”. Molto importante è ricordare anche perché è stato condannato per falsa testimonianza:Perché non ha rivelato, dinnanzi al Giudice, le proprie fonti. Gli ultraquarantenni come me ricorderanno certamente il cosiddetto “scandalo delle fioriere” o “tangentopoli reggina” che investì la Città della Fata Morgana nel 1992. In quell’epoca, l’intera Giunta Licandro venne arrestata (tranne il Licandro che si pentì e collaborò finendo anche tra la letteratura con il libro a 4 mani “La città dolente”) per aver preso tangenti da una ditta per la fornitura di fioriere del valore di 90 milioni di vecchie lire. Mio padre, all’epoca Consigliere comunale, se non ricordo male ancor prima che scattassero le manette alla Giunta, in aula a Palazzo San Giorgio, si alzò dallo scranno ed affermò che in qualche stanza le valigette entrano piene (di soldi) e ne uscivano vuote. Al processo che ne seguì, interrogato dal Giudice, si rifiutò categoricamente di rivelare chi ed in che circostanza gli diede la notizia. Reato gravissimo, quello commesso da mio padre”. Francesco Gangemi, classe 1934, giornalista pubblicista dal 1983, direttore del periodico mensile “Il Dibattito News” che esce Reggio Calabria è stato arrestato. Nonostante le quasi ottanta primavere, l’invalidità al 100% ed anche un tumore, fa sapere il figlio. Tutto certificato ovviamente. Gli agenti della Squadra Mobile della città calabrese, diretta dal dottor Gennaro Semeraro, avrebbero voluto forse farne a meno, ma non hanno potuto esimersi ed hanno notificato al giornalista, un ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale della Repubblica di Catania a firma del sostituto procuratore generale Elvira Tafuri, coordinata dal procuratore generale Giovanni Tinebra; procuratore capo della Repubblica di Catania, è Giovanni Salvi. Gangemi, dopo l'arresto, è stato portato prima in Questura e, in seguito, nella casa circondariale di via San Pietro di Reggio Calabria. Mentre a Reggio Calabria era in visita… il capo della polizia, Alessandro Pansa. Ma non è stato un bel “regalo”; si direbbe anzi, quasi una mossa azzardata, quella della Procura di Catania, alla luce degli “spifferi” al vetriolo di Maurizio Gangemi che rivelano i quasi ottanta anni del padre, invalido al 100% e le patologie gravi che lo affliggono, compreso il cancro che lo sta divorando; casomai, una vittoria di Pirro. Un incidente di percorso. Un tonfo clamoroso, splash down! Un granchio colossale. Alberto Lenzi, il “giudice meschino”, magistrato scioperato e donnaiolo, indolente, costretto a diventare eroe suo malgrado, uscito dalla bella penna di un altro Gangemi, il cristino Mimmo, avrebbe risolto il caso diversamente. Il giornalista in questione, un santuario della comunicazione, è uno degli ultimi mohicani del giornalismo d’inchiesta, che affronta il tema scottante della “Gramigna” e delle sue  sterminate  collusioni col potere politico, con i colletti bianchi, con la zona grigia, con la borghesia mafiosa e con il territorio in cui agisce. Sul banco degl’imputati, la modifica al codice penale, al codice di procedura penale e alla legge n. 47 del 1948 in materia di diffamazione. L’attuale legislazione, espone il giornalista, anche in buona fede, ad elevati rischi che possono  interferire con la libertà di espressione e di critica e con il diritto di cronaca. Galeotto fu il caso di Alessandro Sallusti, il direttore del Giornale condannato in Cassazione a ad un anno e due mesi di carcere (e ad una pena pecuniaria di 5mila euro) per diffamazione a mezzo stampa, in riferimento ad un articolo del 2007 lesivo nei confronti del giudice di Torino Giuseppe Cocilovo. Il caso del redattore di “La Repubblica”, Giuliano Foschini, indagato e perquisito. Il monito europeo rivolto all’Italia ad eliminare il carcere per i cronisti e a rivedere le norme sulla diffamazione, è solo aria fritta?.I giudici di Strasburgo, avevano accolto il ricorso di Maurizio Belpietro, contro la condanna a otto mesi di carcere, dopo le vicende dei direttori Alessandro Sallusti, condannato a quattro mesi per diffamazione nei confronti di un giudice per un articolo che non aveva controllato, poi graziato dal presidente Napolitano e di Giorgio Mulè di Panorama, condannato a otto mesi per omesso controllo su un articolo che attaccava un pm.

Fonte:

http://www.mnews.it/2013/10/il-caso-del-giornalista-francesco.html

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Il giornalista Francesco Gangemi sconterà due anni per diffamazione. Il figlio Maurizio: “l’Italia non si adegua alle norme europee”

di Michele Cervo. Francesco Gangemi direttore del mensile “Il Dibattito”, nonostante i suoi 79 anni di età si trova da ieri nella casa circondariale San Pietro di Reggio Calabria. Dovrà scontarvi due anni di reclusione, secondo quanto disposto dal giudice Elvira Tafuri del Tribunale di Catania.

 

Gangemi era stato condannato per l’accusa di diffamazione a mezzo stampa. Per il Procuratore Generale “ha omesso di presentare l’istanza per la concessione delle misure alternative alla detenzione nei termini prescritti”. “Mio padre in questo momento sta bene – ci racconta il figlio Maurizio, anche lui giornalista, che abbiamo raggiunto al telefono appena uscito dal colloqui con il genitore – l’ho trovato fiero e dignitoso e grazie a Dio è assistito bene sia dal medico dell’infermeria che dalle guardie carcerarie”. Come ha preso questa vicenda? “E’ molto stupito perché non credeva che il tribunale di Catania potesse emettere un provvedimento del genere, anche perché lui sostiene che tramite il suo avvocato aveva adempiuto a tutti gli obblighi per ottenere una pena alternativa con l’affidamento ai servizi sociali o ai domiciliari”. Quindi non è vero ciò che scrive il giudice nel provvedimento sulla mancata richiesta. “Mio padre proprio questa mattina mi ha raccontato che l’ultima sentenza, quella cui fa riferimento il provvedimento, è stata pronunciata in sua assenza e depositata in cancelleria. Allorquando mio padre in qualità d’imputato ed il suo difensore di fiducia, l’avvocato Lupis, ne sono venuti a conoscenza erano già scaduti i termini di trenta giorni per poter opporre l’istanza per scontare la pena alternativa. Nonostante questo,  il suo avvocato ha presentato comunque l’istanza ed il 14 novembre si discuterà questa davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro”. Quindi potrebbe essere un caso di una mala organizzazione della giustizia? “Voglio pensare che i giudici abbiano agito in buona fede,  perché per me l’aberrazione fondamentale è l’esistenza di una legge che prevede, per il reato di diffamazione a mezzo stampa, il carcere”. Mi dice qual è il suo pensiero su questo e su quelle che vengono definite querele temerarie? “Ci sono giornalisti, ben più famosi di mio padre, che nel recente passato hanno visto il carcere o rischiato di finirvi. Mi riferisco a Sallusti, Belpietro, Jannuzzi. Quello che la Corte Europea ha sancito per Belpietro deve valere per tutti. E’ l’Italia che è indietro  rispetto alla legislazione europea. Il caso di mio padre dopo quelli di Belpietro e degli altri è il punto di partenza dove il legislatore, il Parlamento, prendano carico del fatto che le normative devono essere adeguate a quelle europee. Non è possibile in Italia fare le  cose solo attraverso  bacchettate di altri”. Come vivete a Reggio Calabria la quotidianità del vostro lavoro di cronisti con il dovere di raccontare una realtà difficile e pericolosa, soprattutto per chi la racconta? “La viviamo nella consapevolezza di fare il nostro lavoro innanzitutto nella ricerca della verità per dare un’informazione corretta ai nostri lettori e nella ricerca della giustizia. Perché qui, nonostante l’ambiente sia difficile come ha detto lei, ci sono persone che perseverano credendo nella Giustizia con la maiuscola, credendo negli uomini e nelle donne che riempiono questa straordinaria  terra piena di contraddizioni e la viviamo facendo il nostro dovere, sapendo che l’ambiente è difficile. C’è chi molla alle prime difficoltà c’è chi invece, come mio padre, ha il coraggio e la determinazione di andare avanti nelle sue battaglie”.

 

Fonte:

http://www.articolo21.org/2013/10/francesco-gangemi-condannato-a-due-anni-di-reclusione-per-diffamazione-a-mezzo-stampa-il-figlio-maurizio-litalia-non-adegua-le-norme-alleuropa/

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Una nuova condanna per diffamazione

di Sergio Menicucci. Assurdo. Il giornalista calabrese di 79 anni, Francesco Gangemi, direttore del settimanale “Il Dibattito” è in galera nel carcere San Pietro di Reggio Calabria. Per il reato di diffamazione a mezzo stampa è stato condannato a due anni di carcere. Al danno, la beffa.

 

Nell’ordinanza di arresto c’è scritto che il pubblicista ha “omesso di presentare l’istanza per la concessione delle misure alternative alla detenzione nei termini prescritti”. Francesco Gangemi a Reggio Calabria è un personaggio di rilievo, per le sue inchieste, per le denunce fatte quando era in Consiglio comunale ai tempi della tangentopoli reggina intorno all’inizio degli anni Novanta. È stato anche sindaco per 25 giorni quando l’allora primo cittadino finì in carcere per abuso amministrativo riguardante l’arredo urbano. Era stato proprio Gangemi a parlare di mazzette e valigie che entravano al palazzo comunale San Giorgio piene di soldi e ne uscivano vuote. Interrogato dai magistrati, non rivelò mai le fonti fiduciarie che gli avevano permesso di alzare il velo sugli scandali per il verde pubblico (lo scandalo delle fioriere). Da qui la condanna a 2 anni di reclusione per falsa testimonianza divenuta esecutiva nel 2012. Nella sua carriera di giornalista ha accumulato altre otto condanne per articoli considerati “scomodi” o diffamatori. Mentre a Reggio Calabria era in visita il capo della polizia, Alessandro Pansa, sono stati gli agenti della Squadra Mobile (due uomini e una donna) ad eseguire il provvedimento di carcerazione per pene concorrenti emesso dalla Procura generale di Catania. Per il pubblico ministero Elvira Tafuri si è trattato di “un atto necessario”. Per Gangemi non sono valsi i quasi ottanta anni e le patologie gravi che lo affliggono. “È una vicenda grottesca – ha scritto il figlio Maurizio, direttore de “Il Reggino” – tanto grottesca che solo in Italia poteva verificarsi. Ho difficoltà a credere che il regime carcerario sia compatibile con tutte quelle medicine che io e mia madre gli abbiamo preparato, non dimenticando di appuntargli le dosi e gli orari. È stato riconosciuto invalido al 100 per cento”. Come risponde il mondo dell’informazione? Sono trascorse poche settimane dalla notizia che i giudici di Strasburgo avevano accolto il ricorso di Maurizio Belpietro contro la condanna a 8 mesi di carcere, dopo le vicende dei direttori Alessandro Sallusti (condannato a 4 mesi per diffamazione nei confronti di un giudice per un articolo che non aveva controllato, poi graziato dal presidente Napolitano) e di Giorgio Mulè di Panorama (condannato a 8 mesi per omesso controllo su un articolo che attaccava un pm). I giudici europei avevano sentenziato che il carcere per i cronisti è una sanzione eccessiva e non proporzionata agli scopi della pena. La reazione dei vertici della Federazione nazionale della stampa (Fnsi) e dei giornalisti calabresi è decisa e chiede risposte da parte delle cariche istituzionali dello Stato. “Quanto accaduto al giornalista Gangemi – hanno dichiarato Franco Siddi e Carlo Parisi – appare una mostruosità difficilmente concepibile per qualsiasi ordinamento democratico che si fondi sulla libertà d’espressione, di stampa e sul pluralismo delle idee: sorprende che la magistratura, pur in presenza di una legislazione che prevede il carcere per i reati di diffamazione a mezzo stampa e che perciò è stata giudicata incompatibile dalla Corte dei diritti dell’uomo, non abbia individuato misure alternative alla detenzione, riconosciute in quasi tutte le parti d’Italia a fior di delinquenti per crimini efferati di ben altra natura”. La Federazione della stampa si rivolge ancora una volta al Parlamento affinché approvi con urgenza la legge sulla diffamazione per evitare il ripetersi di “questi dolorosi sconci”. Il portavoce di Articolo 21 Beppe Giulietti chiede che intervenga il Quirinale perché l’arresto arriva dopo il monito europeo rivolto all’Italia ad eliminare il carcere per i cronisti e a rivedere le norme sulla diffamazione. L’immediata scarcerazione di Gangemi è stata chiesta dal presidente della Provincia di Reggio Calabria, Antonio Eroi, “perché la libertà di stampa è un diritto essenziale e base della democrazia in Europa. L’unica sanzione possibile quando un giornalista offende l’altrui reputazione è quella pecuniaria dopo l’omessa rettifica”. “Basta con gli arresti”, ribadisce il presidente dei cronisti Guido Columba.

Fonte:

http://www.opinione.it/politica/2013/10/08/menicucci_politica-08-10.aspx

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Giornalisti in carcere, la parola a Napolitano: Pirovano (ODG) e Gallizzi (FNSI): arresto Gangemi, intervenga Napolitano

Riportiamo un appello più che doveroso rivolto direttamente al Capo di Stato. Una situazione che imbruttisce una volta di più il curriculum dell’Italia l’indomani di un appello della Corte Europea dei diritti dell’uomo che ha ribatito che diffamazione e carcere non sono concetti conciliabili.

 

”Bisogna restituire subito la libertà al giornalista Francesco Gangemi e fare in modo che tutti i mezzi di informazione evidenzino la gravità di quanto sta accadendo in queste ore”. Il Movimento Liberi Giornalisti, attraverso Paolo Pirovano, segretario nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, e Pierfrancesco Gallizzi, consigliere nazionale della FNSI, interviene così sull’arresto a Reggio Calabria del giornalista Francesco Gangemi, 79 anni, che ha fatto seguito a una condanna per diffamazione. “Un Paese civile e democratico – prosegue il Movimento Liberi Giornalisti – non può accettare situazioni di questo genere. Per questo ci appelliamo al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, perchè si attivi immediatamente per cancellare la vergogna di un atto che l’Italia e la storia italiana non meritano. Tutto ciò senza dimenticare che, qualche giorno fa, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ribadito che un giornalista non deve essere arrestato per il reato di diffamazione”.

Fonte:

http://www.ilfeedback.it/2013/10/07/giornalisti-carcere-la-parola-napolitano/

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Giornalisti: Giulietti, media non ignorino arresto Gangemi

“Ci auguriamo che tutti i i tg vogliano oggi dedicare grande attenzione allo sconcertante arresto del giornalista Francesco Gangemi, 79 anni, deciso in seguito ad una condanna per diffamazione e per essersi rifiutato di rivelare le sue fonti.

 

Guai se passasse il singolare principio che l’indignazione politica e mediatica si esercita a seconda del grado di notorietà del cronista coinvolto o, peggio, come in questo caso, arrestato. Per molteplici ragioni sarà ora il caso di sollecitare la liberazione di Gangemi e la immediata approvazione della norma che, recependo le indicazioni dell’Europa, elimini dai codici il carcere e rafforzi ed estenda il diritto del cronista a non rivelare le sue fonti”. Lo afferma in una nota il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti.

Fonte:

http://www.articolo21.org/2013/10/giornalisti-giulietti-media-non-ignorino-arresto-gangemi/

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Il Direttivo ASR solidale con il collega Gangemi

Il Direttivo della Associazione Stampa Romana protesta vibratamente per il trattamento riservato al collega Francesco Gangemi, 79 anni,  arrestato ieri mattina su disposizione della Procura Generale della Repubblica di Catania e portato nella Casa Circondariale "San Pietro”"dove deve scontare due anni di pena residua.

 

Il collega, secondo l’ordinanza della Procura Generale della Repubblica di Catania, a firma del sostituto procuratore generale Elvira Tafuri, sarebbe colpevole di  diffamazione a mezzo stampa durante la direzione del periodico "l Dibattito" e il rifiuto di rivelare la fonte delle proprie notizie. Ancora una volta, sottolinea il Direttivo Asr, si colpisce la libertà di informazione applicando una norma che punisce comportamenti ritenuti perfettamente legittimi dalla Corte dei diritti di Strasburgo che ha ripetutamente affermato che nessuno Stato può ostacolare la funzione di "cane da guardia della democrazia" dei giornalisti. Il Direttivo esprime solidarietà al collega Gangemi e chiede a tutti gli organismi di Categoria di mobilitarsi a difesa dell’autonomia dei giornalisti e del diritto dei cittadini a essere correttamente e liberamente informati.

Fonte:

http://www.stamparomana.it/

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Il Parlamento abolisca subito il carcere per i giornalisti. L’allucinante arresto di Francesco Gangemi provoca una valanga di legittime proteste dentro e fuori Montecitorio

ROMA –  “Quest ’ultimo episodio, che ha portato all’arresto del giornalista Francesco Gangemi, conferma quanto sia necessario e ormai indifferibile un intervento del Parlamento per modificare la legge che disciplina la diffamazione a mezzo stampa”.

 

Simone Baldelli, deputato del Pdl e vicepresidente della Camera dei deputati, ricorda infatti che “su richiesta del Pdl questo argomento è stato inserito già da qualche tempo all’interno del calendario dei lavori dell’assemblea di Montecitorio, e il seguito dell’esame, in Aula, del testo di legge su questo tema è previsto per la prossima settimana”. “È necessario ed auspicabile – sottolinea Baldelli – che tutte le forze politiche si impegnino per varare al più presto questa nuova disciplina, e per superare questa situazione ormai intollerabile”. Per la deputata Jole Santelli (Pdl), è “una vergogna assoluta che un giornalista di 79 anni finisca in carcere a causa di una condanna per diffamazione”. “Non conosco le motivazioni giuridiche che hanno portato a questa scelta – sottolinea Jole Santelli – ma non ce ne possono essere di ordine logico e morale. Un totale controsenso”. (Agenparl). Il presidente del Gruppo Misto alla Camera e vicepresidente di Centro Democratico, Pino Pisicchio, dal suo spara “che la Camera riesca ad approvare nei prossimi giorni il provvedimento che abolisce il carcere per i giornalisti. La carcerazione di Francesco Gangemi, un pubblicista di 79 anni, francamente rappresenta un non senso e, insieme, un allarme al Parlamento che non riesce a chiudere il provvedimento”. (Asca). Il vicepresidente del Gruppo Sel al Senato, Peppe De Cristofaro, riiene che “l’arresto di un giornalista è un atto aberrante oltre che inquietante, tanto più quando avviene in una nazione civile come la nostra che dovrebbe garantire, Costituzione alla mano, la libertà di pensiero e non dovrebbe perseguire i reati di opinione”. De Cristofaro, commentando l’arresto del giornalista, afferma che “la carcerazione di Francesco Gangemi, giornalista di 79 anni condannato per diffamazione e per falsa testimonianza per non avere rivelato le fonti fiduciarie di notizie, è un fatto gravissimo e sconcertante al quale si deve porre subito rimedio. Intanto, restituendo la libertà a Gangemi e subito dopo modificando la legge sulla diffamazione che giace da mesi in Parlamento”. Intanto, dopo la denuncia del segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, e del vicesegretario nazionale Carlo Parisi, che hanno chiesto l’intervento del Parlamento, anche il Direttivo dell’Associazione Stampa Romana “protesta vibratamente per il trattamento riservato al collega Francesco Gangemi, 79 anni,  arrestato su disposizione della Procura Generale della Repubblica di Catania e portato nella Casa Circondariale «San Pietro» dove deve scontare due anni di pena residua”. Il collega, secondo l’ordinanza della Procura Generale della Repubblica di Catania, a firma del sostituto procuratore generale Elvira Tafuri, sarebbe colpevole di  diffamazione a mezzo stampa durante la direzione del periodico “Il Dibattito” e il rifiuto di rivelare la fonte delle proprie notizie. “Ancora una volta – sottolinea il Direttivo Asr – si colpisce la libertà di informazione applicando una norma che punisce comportamenti ritenuti perfettamente legittimi dalla Corte dei diritti di Strasburgo che ha ripetutamente affermato che nessuno Stato può ostacolare la funzione di «cane da guardia della democrazia» dei giornalisti”. Il Direttivo esprime “solidarietà al collega Gangemi e chiede a tutti gli organismi di categoria di mobilitarsi a difesa dell’autonomia dei giornalisti e del diritto dei cittadini a essere correttamente e liberamente informati”.

 

 

Fonte:

http://www.giornalisticalabria.it/2013/10/07/il-parlamento-abolisca-subito-il-carcere-per-i-giornalisti/

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Pirovano (Odg) e Gallizzi (Fnsi): “Per l’arresto di Francesco Gangemi, intervenga Napolitano”

Nei giorni scorsi una notizia proveniente da Reggio Calabria ha scosso il mondo giornalistico italiano: l’arresto del pubblicista Francesco Gangemi, direttore del mensile “Il Dibattito” per diffamazione a mezzo stampa.

 

Molti colleghi hanno espresso la loro solidarietà ad un uomo che finisce in galera a 79 anni, tra questi il Movimento Liberi Giornalisti che ha emesso il seguente comunicato: "Bisogna ridare subito la libertà al giornalista Francesco Gangemi e fare in modo che tutti i mezzi di informazione evidenzino la gravità di quanto sta accadendo in queste ore". Il Movimento Liberi Giornalisti, attraverso Paolo Pirovano, segretario nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, e Pierfrancesco Gallizzi, consigliere nazionale della FNSI, interviene così sull'arresto a Reggio Calabria del giornalista Francesco Gangemi, che ha fatto seguito a una condanna per diffamazione e che ha portato all'arresto di Gangemi. "Un Paese civile e democratico – prosegue il Movimento Liberi Giornalisti – non può accettare situazioni di questo genere. Per questo ci appelliamo al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, perchè si attivi immediatamente per cancellare la vergogna di un atto che l'Italia e la storia italiana non meritano. Tutto ciò senza dimenticare che, qualche giorno fa, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha ribadito che un giornalista non deve essere arrestato per il reato di diffamazione". 

Fonte:

http://www.stampa-libera.it/notizia/GIORNALISMO/Pirovano_%28Odg%29_e_Gallizzi_%28Fnsi%29%3A_Ig%3D%3DPer_l%27arresto_di_Francesco_Gangemi,_intervenga_NapolitanoIg%3D%3D.html

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Reggio, giornalista in carcere da 3 giorni: presentata istanza di scarcerazione

di Ilaria Calabrò. Gli avvocati Lorenzo Gatto e Giuseppe Lupis, legali del direttore de ”Il dibattito” Francesco Gangemi, arrestato sabato scorso, hanno presentato al Tribunale misure di sorveglianza un’istanza di scarcerazione per il loro assistito per motivi di salute.

 

Gangemi, 79 anni, è invalido civile al 100% ed è stato malato di cancro. Il giornalista è stato arrestato su disposizione della Procura generale di Catania per scontare 2 anni per diffamazione aggravata a mezzo stampa.

Fonte:

http://www.strettoweb.com/2013/10/reggio-giornalista-carcere-3-giorni-presentata-istanza-scarcerazione/96518/

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Arrestato per diffamazione giornalista Gangemi. Fnsi: Allucinante

Reggio Calabria, 7 ott. (LaPresse) – Giornalista, 79 anni, arrestato sabato a Reggio Calabria per falsa testimonianza e diffamazione a mezzo stampa. E' la storia di Francesco Gangemi, direttore del mensile 'Dibattito News'. Il figlio, Maurizio, scrive sul sito del 'Reggino' che il padre è stato condannato "perchè non ha rivelato, dinnanzi al Giudice, le proprie fonti. Gli ultraquarantenni come me ricorderanno certamente il cosiddetto "scandalo delle fioriere" o "tangentopoli reggina" che investì la Città della Fata Morgana nel 1992.

 

In quell'epoca, l'intera Giunta Licandro venne arrestata (tranne il Licandro che si pentì e collaborò finendo anche tra la letteratura con il libro a 4 mani "La città dolente") per aver preso tangenti da una ditta per la fornitura di fioriere del valore di 90 milioni di vecchie lire. Mio padre, all'epoca Consigliere comunale, se non ricordo male ancor prima che scattassero le manette alla Giunta, in aula a Palazzo San Giorgio, si alzò dallo scranno ed affermò che in qualche stanza le valigette entrano piene (di soldi) e ne uscivano vuote. Al processo che ne seguì, interrogato dal Giudice, si rifiutò categoricamente di rivelare chi ed in che circostanza gli diede la notizia. Reato gravissimo, quello commesso da mio padre". Il figlio di Gangemi però aggiunge: "Le sentenze si rispettano! Si discutono e si commentano, certo, ma si rispettano. Chiunque ne sia il soggetto destinatario, anche mio padre! Detto questo, con la convinzione di chi ha avuto in eredità dal padre proprio rettitudine, onestà e, soprattutto, dignità, a me non resta che discuterne un po'". Dura la reazione dell'Fnsi che, in una dichiarazione congiunta del segretario generale Franco Siddi e del vicesegretario nazionale Carlo Parisi, scrive: "È allucinante che a 79 anni, un giornalista, condannato per diffamazione e per non avere rivelato le fonti fiduciarie di notizie, venga arrestato e portato in carcere". "Quanto accaduto al giornalista pubblicista Francesco Gangemi – affermano Siddi e Parisi – appare una mostruosità difficilmente concepibile per qualsiasi ordinamento democratico che si fondi sulla libertà di espressione, di stampa e sul pluralismo delle idee. Anche le idee più 'forti' hanno diritto di esistere. Francesco Gangemi è chiamato a scontare due anni di pena residua dopo che la Procura della Repubblica di Catania ha dichiarato decaduti i benefici di sospensione condizionale della pena, in diverse circostanze, per i suoi articoli pubblicati sul periodico 'Il Dibattito'. Sorprende che la magistratura, pur in presenza di una legislazione che prevede il carcere per i reati di diffamazione a mezzo stampa, e che perciò è stata giudicata incompatibile dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, non abbia individuato misure alternative alla detenzione al pari di quelle che vengono riconosciute in quasi tutte le parti d'Italia a fior di delinquenti ultrasettantenni per crimini efferati di ben altra natura". "Ci appelliamo al Parlamento perché voglia, con urgenza – concludono ancora Siddi e Parisi – riformare la legge sulla diffamazione come si è impegnata a fare di recente la Camera, per evitare il ripetersi di questi dolorosi sconci. Alle cariche istituzionali dello Stato chiediamo, infine, una considerazione appropriata e umana del caso che faccia uscire al più presto il giornalista Gangemi dalle patrie galere".

Fonte:

http://www.lapresse.it/cronaca/arrestato-per-diffamazione-giornalista-gangemi-fnsi-allucinante-1.404313

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Reggio, giornalista in carcere per diffamazione. Spampinato: “riforma urgente”

di Ilaria Calabrò. “La Camera dei Deputati tiri fuori, dalla secca in cui si e’ arenato, il disegno di legge di riforma della diffamazione che prevede proprio la cancellazione della pena detentiva che per questo reato e’ universalmente considerata eccessiva. Anche il Governo si faccia carico di questa esigenza, perche’ a causa di questa legislazione arcaica in Italia la liberta’ di stampa e’ ‘parziale’”.

 

Lo dice il direttore di Ossigeno per l’Informazione, Alberto Spampinato, a commento dell’arresto del giornalista di Reggio Calabria Francesco Gangemi, finito in carcere per scontare due anni di reclusione per diffamazione a mezzo stampa. “Ad agosto- spiega Spampinato- c’e’ stata la discussione generale in aula. Da allora la riforma non ha fatto passi avanti. La Camera deve trovare il tempo per discutere e approvare questo breve disegno di legge che, oltre a togliere il carcere, offre l’occasione per impedire l’uso intimidatorio della querela per diffamazione, divenuto troppo frequente e limitativo del diritto di cronaca. I problemi del mondo dell’informazione non sono meno importanti di quelli dell’economia e del lavoro. I solenni impegni presi un anno fa, di fronte all’indignazione generale per la detenzione di Alessandro Sallusti, ma non sono stati mantenuti. Non dimentichiamo che lo scorso dicembre, per sopperire alle inadempienze legislative, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ritenne opportuno commutare la pena in una sanzione pecuniaria e rivolse un severo richiamo al Parlamento, ricordando le numerose raccomandazioni del Consiglio d’Europa e dell’OSCE e le condanne della Corte Europea di Giustizia sempre cadute nel vuoto. Da allora sono arrivati altri richiami e altre condanne, l’ultima poche settimane fa. Non c’e’ piu’ tempo da perdere. A causa di queste e altre norme che limitano il pluralismo e la liberta’ di informazione- conclude- da dieci anni l’Italia e’ la pecora nera fra i Fondatori dell’Europa unita’”.

Fonte:

http://www.strettoweb.com/2013/10/reggio-giornalista-carcere-diffamazione-spampinato-riforma-urgente/96410/

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Il caso Francesco Gangemi: in carcere per diffamazione giornalista di 79 anni… di Reggio Calabria. Fnsi: “Mostruosità difficilmente concepibile per qualsiasi ordinamento democratico che si fondi sulla libertà di espressione”

REGGIO CALABRIA – In carcere a 79 anni con una condanna per diffamazione a mezzo stampa. E’ quanto accaduto a Francesco Gangemi, classe 1934, giornalista pubblicista dal 1983, direttore del periodico mensile Il Dibattito che esce Reggio Calabria.

 

Gli agenti della squadra mobile della città calabrese hanno notificato al giornalista un ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale della Repubblica di Catania a firma del sostituto procuratore generale Elvira Tafuri. Alla base del provvedimento c’è l’ultima sentenza, passata in giudicato che lo riguarda, del 21 novembre 2012 emessa dal tribunale della città etnea. In tutto, però, sono otto le sentenze emesse, dal 2007 al 2012, a carico del direttore del mensile nei tribunali di Reggio Calabria, Cosenza e Catania, in gran parte per il reato di diffamazione. In un solo caso, inoltre, Gangemi, è stato condannato per falsa testimonianza: la vicenda è relativa all’attività politica svolta dal giornalista che ha anche ricoperto la carica di sindaco di Reggio Calabria, per poche settimane, agli inizi degli anni ’90 in un periodo molto travagliato per la città calabrese dello Stretto. L’arresto. Gangemi, dopo l’arresto, è stato portato prima in Questura e, in seguito, nella casa circondariale San Pietro di Reggio Calabria. Nel provvedimento di arresto della magistratura si legge anche che il “condannato” Gangemi “ha omesso di presentare l’istanza per la concessione delle misure alternative alla detenzione nei termini prescritti”. A dare notizia dell’arresto di Gangemi è stato il figlio, giornalista anche lui e direttore di un sito d’informazione on line che, dopo avere definito “grottesco” il provvedimento, ha ha fatto riferimento alle patologie di cui soffre il padre che, ha aggiunto, si è visto assegnare una “invalidità al 100%”. Fnsi. Il provvedimento di carcerazione ha provocato l’immediata reazione della Federazione della stampa. “E’ allucinante – hanno commentato il segretario generale, Franco Siddi, e il vicesegretario nazionale e segretario del Sindacato giornalisti Calabria, Carlo Parisi – che a 79 anni, un giornalista, condannato per diffamazione e per non avere rivelato le fonti fiduciarie di notizie, venga arrestato e portato in carcere. Quanto accaduto al giornalista pubblicista Francesco Gangemi appare una mostruosità difficilmente concepibile per qualsiasi ordinamento democratico che si fondi sulla libertà di espressione, di stampa e sul pluralismo delle idee”. Siddi e Parisi, nella dichiarazione, hanno fatto appello al Parlamento “perché voglia, con urgenza riformare la legge sulla diffamazione” e si sono rivolti anche alle cariche istituzionali dello Stato per chiedere “una considerazione appropriata e umana del caso che faccia uscire al più presto il giornalista Gangemi dalle patrie galere”. A favore dell’appello si è schierata anche l’Unione cronisti. Da Repubblica.

 

 

Fonte:

http://www.stampalibera.it/2013/10/il-caso-francesco-gangemi-de-il-dibattito-in-carcere-per-diffamazione-giornalista-di-79-anni-condanna-definitiva-per-un-pubblicista-di-reggio-calabria-fnsi-mostruosita-difficilmente-concep/

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Un giornalista in carcere per diffamazione. Anche se ha 79 anni. Fnsi: “Una mostruosità”

Nella Repubblica delle banane, si finisce in carcere per diffamazione a mezzo stampa. Anche se si hanno 79 anni e non si è proprio in ottime condizioni di salute. E’ successo al  giornalista Francesco Gangemi, direttore del mensile Il Dibattito di Reggio Calabria ed ex sindaco della città.

 

Classe 1934, giornalista pubblicista dal 1983, a Gangemi è stato notificato un ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale della Repubblica di Catania a firma del Sostituto procuratore generale Elvira Tafuri. L’arresto è scattato  in seguito alla sentenza  emessa il 21 novembre 2012. Non è la prima condanna a carico di Gangemi. Il reato è sempre quello. Un reato che in una democrazia sana, non dovrebbe mai portare al carcere. A dare la notizia è stato il figlio, giornalista anche lui e direttore di un sito d’informazione on line che, dopo avere definito “grottesco” il provvedimento, ha ha fatto riferimento alle patologie di cui soffre il genitore che, ha aggiunto, si è visto assegnare una invalidità al 100%. Il caso ricorda quello di Alessandro Sallusti, direttore de il Giornale che ha avuto una grossa eco sui media. C’è da dire che nel provvedimento di arresto è scritto anche che Gangemi “ha omesso di presentare l’istanza per la concessione delle misure alternative alla detenzione nei termini prescritti”. Il provvedimento di carcerazione ha provocato l’immediata reazione della Federazione della stampa. “E’ allucinante – hanno commentato il segretario generale, Franco Siddi, e il vicesegretario nazionale e segretario del Sindacato giornalisti Calabria, Carlo Parisi – che a 79 anni, un giornalista, condannato per diffamazione e per non avere rivelato le fonti fiduciarie di notizie, venga arrestato e portato in carcere. Quanto accaduto al giornalista pubblicista Francesco Gangemi appare una mostruosità difficilmente concepibile per qualsiasi ordinamento democratico che si fondi sulla libertà di espressione, di stampa e sul pluralismo delle idee”. Fnsi  ha poi rivolto un appello al Parlamento “perché voglia, con urgenza riformare la legge sulla diffamazione” e si sono rivolti anche alle cariche istituzionali dello Stato per chiedere “una considerazione appropriata e umana del caso che faccia uscire al più presto il giornalista Gangemi dalle patrie galere”.

Fonte:

http://www.linksicilia.it/2013/10/un-giornalista-in-carcere-per-diffamazione-anche-se-ha-79-anni/

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Arresto Gangemi: L’indignazione della FNSI, dell’Unci e di Articolo 21

“E’ allucinante che a 79 anni un giornalista, condannato per diffamazione e per non avere rivelato le fonti fiduciarie delle notizie, venga arrestato e portato in carcere”. E’ quanto affermano, in una dichiarazione congiunta, il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, e il vicesegretario nazionale della Fnsi e segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi.

 

“Quanto accaduto al giornalista pubblicista Francesco Gangemi – affermano Siddi e Parisi – appare una mostruosità difficilmente concepibile per qualsiasi ordinamento democratico che si fondi sulla libertà di espressione, di stampa e sul pluralismo delle idee. Anche le idee più «forti» hanno diritto di esistere.Francesco Gangemi è chiamato a scontare due anni di pena residua dopo che la Procura della Repubblica di Catania ha dichiarato decaduti i benefici di sospensione condizionale della pena, in diverse circostanze, per i suoi articoli pubblicati sul periodico «Il Dibattito».Sorprende che la magistratura, pur in presenza di una legislazione che prevede il carcere per i reati di diffamazione a mezzo stampa, e che perciò è stata giudicata incompatibile dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, non abbia individuato misure alternative alla detenzione al pari di quelle che vengono riconosciute in quasi tutte le parti d’Italia a fior di delinquenti ultrasettantenni per crimini efferati di ben altra natura”. “Ci appelliamo al Parlamento perché voglia, con urgenza, – sostengono ancora Siddi e Parisi – riformare la legge sulla diffamazione, come si è impegnata a fare di recente la Camera, per evitare il ripetersi di questi dolorosi sconci. Alle cariche istituzionali dello Stato chiediamo, infine, una considerazione appropriata e umana del caso, che faccia uscire al più presto il giornalista Gangemi dalle patrie galere”. “Condividiamo la protesta e l’indignazione della Fnsi e del Sindacato Giornalisti della Calabria per l’arresto del giornalista Francesco Gangemi, in carcere per una condanna per diffamazione e per non aver voluto rivelare le sue fonti”. Lo afferma il portavoce di “Articolo 21”, Giuseppe Giulietti, sottolineando che “Gangemi ha 79 anni e il suo arresto arriva dopo il monito europeo rivolto alla Italia ad eliminare il carcere per i cronisti e a rivedere le norme in materia di diffamazione”. “La nuova legge – ricorda Giulietti – è ancora ferma alle Camere in attesa di approvazione. Ci auguriamo che anche per lui si possa registrare quella indignazione e quella reazione che ha accompagnato analoghi provvedimenti, sino a sollecitare, come nel caso di Sallusti, l’intervento del Quirinale.Non ci vuole, infine, molta immaginazione per prevedere che un simile episodio non contribuirà certo a migliorare la giá precaria posizione dell’Italia in materia di libertà di informazione”. A sottoscrivere l’appello del sindacato dei giornalisti c’è anche l’Unci, l’Unione Nazionale Cronisti Italiani, secondo la quale “superata la crisi istituzionale del caso Sallusti, la politica si è acquietata e cincischia sulla depenalizzazione del reato di diffamazione a mezzo stampa. Intanto i giornalisti in carcere ci vanno davvero”. Citando il caso di Francesco Gangemi, il presidente dell’Unci, Guido Columba, sottolinea che “il reato che lo ha fatto rinchiudere in carcere, ad una età che è vietata dalla legge, è la diffamazione a mezzo stampa durante la direzione del periodico «Il Dibattito» e il rifiuto di rivelare la fonte delle proprie notizie”. “Comportamenti – sottolinea l’Unci – tutti ritenuti perfettamente legittimi dalla Corte dei diritti di Strasburgo che ha ripetutamente affermato che nessuno Stato può ostacolare la funzione di «cane da guardia della democrazia» dei giornalisti”. Da qui la sottoscrizione dell’appello della Fnsi al Parlamento “perché, superando tatticismi e veti incrociati, si decida a varare una normativa in linea con i principi di civiltà giuridica europea”.

Fonte:

http://www.cmnews.it/notizie/calabria/reggio-calabria/84721-arresto-gangemi-lindignazione-della-fnsi-dellunci-articolo-21/

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Calabria. In carcere giornalista condannato per diffamazione

Francesco Gangemi, 79 anni ha otto condanne a suo carico. Arrestato perché non ha presentato istanza per le misure alternative. La diffamazione a mezzo stampa è ancora un reato in Italia per cui è previsto il carcere: dopo la recente condanna del direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, a finire proprio in un istituto di pena è Francesco Gangemi, direttore di 79 anni del mensile Dibattito News ed ex sindaco di Reggio Calabria, arrestato il 5 ottobre in esecuzione di un provvedimento di carcerazione della Procura generale della Repubblica di Catania.

 

Gangemi è stato infatti condannato a due anni di reclusione per diffamazione e falsa testimonianza. Ad annunciare l’arresto è stato il figlio, Maurizio, anche lui giornalista, direttore della testata online Il Reggino. Gangemi è stato portato nel carcere di Reggio Calabria. A firmare l’ordine il Sostituto Procuratore Generale di Catania Elvira Tafuri. Il giornalista, fra il 2006 e il 2013 (Leggi l’articolo di Michele Inserra su Il Quotidiano della Calabria), è stato condannato in totale otto volte, una delle quali per falsa testimonianza – in questo caso non nell’ambito dell’attività giornalistica, ma in riferimento alla passata attività politica: in quell’occasione si rifiutò di rivelare le fonti di quanto aveva denunciato nel Consiglio comunale reggino a proposito di alcuni abusi -, dai tribunali di Reggio Calabria, Cosenza e Catania. La pena è diventata esecutiva solo ora dopo che la Procura della Repubblica di Catania ha dichiarato decaduti i benefici di sospensione condizionale della pena, poiché, si legge nel provvedimento di arresto, Gangemi “ha omesso di presentare l’istanza per la concessione delle misure alternative alla detenzione nei termini prescritti”. I COMMENTI – “È allucinante che a 79 anni, un giornalista, condannato per diffamazione e per non avere rivelato le fonti fiduciarie di notizie, venga arrestato e portato in carcere”, commentano in un comunicato il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa, Franco Siddi, e il vicesegretario nazionale della Fnsi e segretario del Sindacato giornalisti Calabria Carlo Parisi. “Quanto accaduto”, continuano, “appare una mostruosità difficilmente concepibile per qualsiasi ordinamento democratico che si fondi sulla libertà di espressione, di stampa e sul pluralismo delle idee. Anche le idee più ‘forti’ hanno diritto di esistere. […] Sorprende che la magistratura, pur in presenza di una legislazione che prevede il carcere per i reati di diffamazione a mezzo stampa, e che perciò è stata giudicata incompatibile dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, non abbia individuato misure alternative alla detenzione al pari di quelle che vengono riconosciute in quasi tutte le parti d’Italia a fior di delinquenti ultrasettantenni per crimini efferati di ben altra natura”. “Superata la crisi istituzionale del caso Sallusti la politica si è acquietata e cincischia sulla depenalizzazione del reato di diffamazione a mezzo stampa. Intanto i giornalisti in carcere ci vanno davvero”, afferma in una nota l’UNCI (Unione dei cronisti italiani). “Sia il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a risolvere questo caso del giornalista Gangemi così come ha giustamente fatto recentemente per il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, commutando la pena detentiva in pecuniaria”, chiede il leader del movimento Diritti civili Franco Corbelli. L’arresto di Gangemi, ricorda in una nota il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti, “arriva dopo il monito europeo rivolto alla Italia ad eliminare il carcere per i cronisti e a rivedere le norme in materia di diffamazione”. “Non ci vuole”, continua, “molta immaginazione per prevedere che un simile episodio non contribuirà certo a migliorare la già precaria posizione dell’Italia in materia di libertà di informazione”.

Fonte:

http://www.ossigenoinformazione.it/2013/10/calabria-in-carcere-giornalista-condannato-per-diffamazione-32353/

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