Cinquefrondi: scoperta discarica abusiva da lavorazione di agrumi

Nel quadro degli interventi per la repressione dei crimini in materia ambientale disposti dalla Compagnia Carabinieri di Taurianova, i militari della Stazione di Cinquefrondi, in due diverse operazioni di servizio, hanno tratto in arresto i proprietari e gestori di due appezzamenti di terreno rurale, responsabili di aver realizzato e gestito, ciascuno, una  discarica abusiva  (nella foto) per sottoprodotti della lavorazione di agrumi, da destinare successivamente all’alimentazione di animali, estese su un’area di 200 metri quadrati la prima e di 120 mq la seconda.  L’intervento dei militari è avvenuto nelle contrade Bello e Petracca del Comune di Anoia. Il materiale di risulta derivante dal ciclo di lavorazione degli agrumi, produceva una quantità assai consistente di liquami ed altri rifiuti organici che, per le loro particolari caratteristiche, sono in grado di poter inquinare il suolo e le falde acquifere. Il materiale presente in discarica emanava altresì delle esalazioni nauseabonde percepibili anche a notevole distanza. I “titolari” delle discariche abusive, accumulavano gli scarti provenienti dalla lavorazione industriale degli agrumi, direttamente sul terreno, senza che fosse stato realizzato alcun sottofondo in materiale isolante, per prevenire infiltrazione di liquami nel terreno e le falde acquifer.

Il materiale (cosiddetto “pastaccio”), veniva semplicemente lasciato alla luce del sole, in totale spregio delle norme per la tutela ambientale. Particolare degno di nota, che una delle due discariche era sita sull’argine del torrente Sciarapotamo, potendo così notare i reflui maleodoranti scendere verso il corso d’acqua. I Carabinieri hanno contestato il reato di realizzazione e gestione di discarica abusiva di rifiuti speciali, reato quest’ultimo previsto dall’ Art. 6 del Decreto Legge 172/2008 “Misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti”, prorogato fino alla fine del 2010. Grazie a questo importante strumento legislativo, i militari hanno potuto fermare l’attività inquinante, sequestrando l’intera area adibita a discarica. In manette sono finiti i proprietari / utilizzatori dei fondi rurali, I. S. di Anoia e M.M. di Melicucco. Gli accertamenti dei Carabinieri intanto proseguono con l’impiego di personale dell’Arma specializzato sia nel settore dei reati ambientali, per accertare il livello di contaminazione dell’area, sia nel settore della tutela della salute e con l’apporto degli ispettori del lavoro, avvalendosi anche di aerofotogrammetrie per l’individuazione dei siti di stoccaggio.

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Marina di Gioiosa Ionica: operazione “Sesse”

Ieri pomeriggio, in Marina di Gioiosa Jonica (RC) la Compagnia di Roccella Jonica, sotto la direzione del Gruppo di Locri, coadiuvata dalle Compagnie di Bianco e Locri, ha dato esecuzione a 13 ordinanze di custodia cautelare, di cui 7 in carcere e 6 al regime degli arresti domiciliari, con 13 decreti di perquisizioni locali, nei confronti di altrettanti soggetti, gravitanti nell’ambito della criminalità comune di Marina di Gioiosa Jonica (RC), indagati – a vario titolo – per detenzione e spaccio continuato di sostanze stupefacenti. L’attività traeva origine dallo sviluppo di alcuni dati info-investigativi acquisiti sia nel corso di altre indagini  sia da alcune perquisizioni d’iniziativa eseguite a carico di soggetti d’interesse operativo della circoscrizione della Compagnia Carabinieri di Roccella Jonica.

L’indagine, che si protraeva per circa un anno, anche attraverso intercettazioni telefoniche, servizi di osservazione, controlli e pedinamenti, consentiva di far luce su un lucroso traffico di sostanze stupefacenti, per lo più cocaina, messo in piedi da un gruppo di soggetti, facenti parte della nutrita comunità rom di Marina di Gioiosa Jonica, che si approvvigionava dallo stupefacente da ALÌ Nicola cl. 1953, tratto in arresto, in flagranza di reato, nel pomeriggio del 7 agosto 2009. Tali soggetti, attraverso un linguaggio convenzionale e criptico, cercavano di dissimulare le loro attività illecite, chiamando la coca “sessè” (da qui il nome dell’indagine), segnalando ai loro complici la presenza in zona dei Carabinieri, appellandoli “Bagnuleri” e, in alcune circostanze, parlavano delle consegne delle dosi riferendosi a kg di pesce ovvero a materiale dell’edilizia ed altro, con formule verbali ellittiche ed essenziali. A tal proposito si riporta un’osservazione del G.I.P. circa l’attività investigativa e le difficoltà incontrate dai Carbinieri nella “decriptazione” semantica e teleologica delle conversazioni: “In particolare, le conversazioni tra gli aderenti al narcotraffico, tenute con mezzi di comunicazione consistenti quasi sempre in apparecchi telefonici soprattutto mobili, per adesione e condivisione dell’attività delittuosa svolta nel settore del traffico di stupefacenti, vengono consapevolmente camuffate, gergalizzate, dissimulate con l’uso di metafore ed allusioni, mimetizzate, adattate alle convenzioni dei trafficanti con forme d’eloquio ellittico, espressioni monche, rarefatte nei contenuti, estremamente lapidarie. Di conseguenza, le parole di un siffatto idioma vanno lette e calate nel loro contesto, non solo verbale e non solo occasionale, ma in quello logico e d’insieme dell’intera vicenda criminosa in cui vanno ad inserirsi. Più nello specifico, i dialoghi, studiatamente stringati, fino a ridursi all’essenziale della domanda, appena formulata, e della risposta di conferma o di negazione, linguisticamente eterogenei ma ragionevolmente criptici, sfuggono ad una mera interpretazione letterale, non valida se limitata alla singola parola, perché sovrastata dal senso logico nel contesto interpersonale, di tempo, di luogo, soprattutto nell’insieme sistematico della comunicazione intervenuta.” Nel corso delle attività investigativa venivano complessivamente tratti in arresto n. 1 persona in flagranza di reato; denunciati in stato di libertà n. 4 persone; sequestrati circa 500 gr di cocaina, 100 gr di Marijuana, 200 gr di sostanza da taglio e n. 4 bilancini di precisione; sequestrate n. 4 pistole semiautomatiche, un revolver, una pistola elettrica, un giubbetto antiproiettile e circa 200 cartucce per pistola, di vario calibro; sequestrati 16.500 euro, tra titoli e contante. Gli arrestati/indagati sono: (in carcere) STILLISANO Antonio cl.1983, residente a Marina di Gioiosa Jonica, LOMBARDO Giuseppe, inteso “Zì Nandì”, cl.1950, di Marina di G.J.;  LATTARULO Carlo cl. 1969, residente a Roccella Jonica; ALI’ Nicola Antonio, inteso “il pazzo”, cl.1953 di Gioiosa Jonica (già detenuto perché arrestato in flagranza di reato); (ai domiciliari): TOTINO Rocco cl. 1986, residente a Marina di Gioiosa Jonica; BEVILACQUA Marco, inteso “u Baccu”, cl. 1982, di Marina di G.J.; FANTO’ Renato cl.1984, residente a Marina di Gioiosa Jonica; BEVILACQUA Davide cl.1988, residente a Marina di Gioiosa Jonica; AGOSTINO Fabio, inteso “U’nociu”, cl.1980, residente a Marina di Gioiosa Jonica.

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Reggina Lecce 2-4: interviste post gara

Qualora avessimo mai pensato che il fondo fosse stato toccato, ahinoi, ci siamo sbagliati. Qualora avessimo mai pensato che peggio di quanto sinora fatto non si poteva fare, ahinoi, ci siamo sbagliati. Qualora avessimo mai pensato che saremmo tornati in A in un fiat, ahinoi, ci siamo sbagliati (da mesi). Qualora avessimo mai pensato che, in A, ci saremmo tornati passando per i play off (da mesi), ahinoi, ci siamo sbagliati. Qualora stessimo pensando che ci salveremo senza patemi, ahinoi, ci siamo sbagliati. Qualora pensiamo che forse ci salviamo, ahinoi, abbiamo ragione. Quanti sbagli che abbiamo commesso, visto? Ma, più di noi, quanti sbagli ha commesso chi, con negligenza e/o omissioni è il timoniere dell’ormai alla deriva barca amaranto? Pare abbia indirizzato la prua verso gli scogli e che, lentamente, la corrente diriga la scialuppa, già abbondantemente alla deriva, verso un presumibile schianto. E che schianto! L’ipotesi più probabile, adesso, con i dati che abbiamo, suffragati dalle indecorose prestazioni degli undici/quattordici uomini in maglia e pantaloncini amaranto, è che l’obiettivo “seconda retrocessione” consecutiva stia per essere raggiunto. Non è possibile, per certi versi appare tutto inverosimile.

Come ci si può essere ritrovati in questa situazione quando le premesse erano ben altre? Come si può mandare in frantumi un “progetto” dopo solo 10 giornate di campionato? Come si può, poi, affidarsi, per riprendere e risanare lo stesso “progetto”, non a degli specialisti ma ad umili (qualità lodevole) e saccenti (“qualità” disdicevole) operatori del mondo del calcio? Come si può avere una squadra formata da giocatori di spessore per poi trasformarla in un insieme di giocatori dal tasso tecnico certamente inferiore di quelli ceduti e frettolosamente acquistati? Come si può operare solo ed esclusivamente per raccattare denaro in giro ed impinguare le proprie casse a scapito di una situazione, adesso si, drammatica? Come si può restare immobili a guardare la propria barca andare incontro al naufragio? Come si può essere insensibili pensando a far cassa anziché rimboccarsi le maniche e lavorare? Come si può dismettere, lentamente, una Società ed una squadra “fu” gloriosa? Qual è l’intento di chi è l’unico timoniere e l’unico responsabile? LA Reggina non esiste più! Esiste un lontanissimo ricordo di ciò che, appunto, fu! Nulla è più nemmeno simile a ciò che abbiamo avuto la fortuna di vedere negli anni passati. La Società, come detto, è in continua, lenta ed inesorabile dismissione. Non c’è un direttore generale, non c’è un direttore sportivo, non c’è un preparatore atletico, non c’è un addetto stampa. Dove sono tutte quelle figure che, tutte insieme, hanno reso grande la Reggina? Quanti soldi si sono risparmiati ancora ed a farne le spese è la Reggina assieme ai suoi tifosi? Possibile che ci sia ridotti così male da dover tagliere tutte le spese e tirare a campare così? Si, è possibile! La gara di ieri sera è stata solo l’ultima dimostrazione di come si sia arrivati all’ultima spiaggia. Niente gioco, niente idee, niente risultato, niente di niente. Breda è serio, ma più che ripetersi non può. D’altro canto coerenza vuole che anche la Reggina non si smentisca ma si ripeta con le sue prestazioni. E che prestazioni! Una favola. In sala stampa è un mortorio. Nel mentre il collega Na.Lic. sorridendo cerca di far sorridere anche noi parlando del suo Milan, con i colleghi ci guardiamo negli occhi e cerchiamo di ragionarci su, ma le verità che già conosciamo sono argomenti su cui, noi, possiamo ragionarci quanto vogliamo trovando magari sfumature, ma sempre di fatti innegabili si tratta. Ad animare, o “rianimare”, un po’ la serata arriva l’allenatore ospite Gigi De Canio già a Reggio nel corso della stagione 2002/2003 (sostituendo Bortolo Mutti sulla panchina amaranto, n.d.r.) culminata con la salvezza dopo lo spareggio vinto a Bergamo. E’ difficile per chiunque parlare, ma dobbiamo. Buonasera mister e ben ritrovato. Il suo Lecce, al rientro in campo dopo l’intervallo, ha deciso che doveva cambiare il corso della gara (era sotto per 1 a 0) e così ha fatto. In 4 minuti prima il pari e poi il vantaggio, fino a poi dilagare dimostrando perché è prima in classifica e che le 5 sberle prese in casa dal Cittadella una settimana fa sono ormai solo un lontano ricordo. “Io penso che anche nel primo tempo la partita sia stata abbastanza equilibrata (perché, nel secondo tempo lo è stata? n.d.r.). Sia la Reggina che il Lecce hanno dimostrato di poter fare propria la gara. Noi siamo andati in svantaggio su un errore su palla inattiva e questo, sotto il profilo emotivo, ha dato una spinta maggiore alla mia squadra. Un atteggiamento quello dei miei che, a parte la gara con il Cittadella, è sempre stato simile contro tutti”. Qual è la caratteristica principale della sua squadra? “Abbiamo tanti giocatori abbastanza compassati che hanno bisogno di tempo. Non sono molto reattivi, diciamo. Magari durante il primo tempo non sono capaci di esprimersi come sanno, ma quando il ritmo delle altre squadra cala, poi, i miei crescono e, stasera, nel secondo tempo, abbiamo intravisto la possibilità concreta di fare risultato”. Si aspettava una Reggina così tanto brutta? “No, guardi, io ho un’idea diversa. Ho visto tante partite della Reggina perché, a prescindere che sul campo sono comunque un avversario, sono legato ancora molto a questa città. Devo dire cha la squadra mi piace come gioca. Mi è piaciuta all’inizio con Novellino, poi con Iaconi ed adesso con Breda, c’è una buona circolazione di palla, ci sono delle buone trame di gioco. Poi, certo, è una squadra che va in difficoltà appena messa sotto pressione e prende, sistematicamente, goal. Credo che sia un problema che nasce da lontano. Non dovrei dirlo perché sono l’allenatore di un’altra squadra, ma sono anche un tifoso e quindi ne parlo come tale, ma credo che probabilmente non c’è la giusta mentalità da parte della squadra. La squadra non ha ancora preso coscienza di quello che è il campionato (ancora? dopo 30 partite giocate? n.d.r.). Poi c’è un altro aspetto. La Reggina per tantissimi anni ha disputato delle stagioni calcistiche stupende e, quindi, come tutte le cose c’è anche nel calcio un ciclo. Nella storia di un club c’è comunque un periodo in cui le cose non vanno molto bene, quasi senza che qualcuno sappia darsi una risposta o una spiegazione logica. Probabilmente questo è il periodo in cui la Reggina sta vivendo questo genere di situazione. A me, sinceramente, dispiace ma oggi abbiamo vinto dopo una brutta sconfitta e riprendiamo a correre.” Cos’ha visto nei suoi dopo la batosta contro il Cittadella? “Ho visto soprattutto la mia squadra reagire e comportarsi così come aveva fatto per tutto il resto del campionato e, quindi, come allenatore sono un po’ più sereno. Anche al di là della vittoria, credetemi. Avevo chiesto ai ragazzi una prestazione all’altezza dei primi in classifica e quindi sono più sereno.” E la Reggina? “Mi auguro che anche la Reggina si riprenda il più presto possibile anche perché, poi, c’è bisogno di una squadra e di una città così forte in questo campionato. Poi, sulla partita di oggi, posso dare un giudizio per quello che ho visto anche per quello che ho visto in cassetta. Appena il Lecce ha iniziato a giocare con intensità e continuità, credo che sarebbe andato in difficoltà chiunque. Quindi credo che i demeriti della Reggina siano così evidenti più che in altre circostanze. Credo che, mi lasci dire, che siano molti di più i meriti del Lecce. Nelle altre gare, invece, credo che la Reggina abbia espresso un buon calcio. Ho visto la partita con il Modena dove ha perso con mezzo tiro in porta su un cross in verticale, poi, dopo, ha giocato, ha creato. E’, come dicevo prima, un periodo negativo.” Fermo restando che tutte le partite si giocano per vincere, lei pensava di venire a Reggio e farlo senza problemi? “Allora non mi conosce. Ha visto anche le sostituzioni che ho fatto? Ha visto la composizione della mia panchina? Ci sono 4 attaccanti, sempre. Ha visto quanti goals abbiamo fatto? Noi abbiamo un solo attaccante che ha fatto 10 goal, poi abbiamo fatto goal in campionato con 14/15 giocatori diversi. Abbiamo dato un giocatore esperto e bravo alla Reggina (Cacia, n.d.r.) e siamo andati a prendere un giocatore di ventanni. Giochiamo per vincere, sempre. Questa è la mia filosofia. Anche in serie A con la Reggina, se se lo ricorda. Siamo andati a giocare a Milano, abbiamo preso 3 goals ma giocavamo con 2 attaccanti ed una mezza punta (contro l’Inter, Di Michele, Bonazzoli e Cozza) e con un giapponese (Nakamura, n.d.r.) che faceva il centrocampista centrale. Io ho rispetto per qualunque avversario e sono convinto che la Reggina, così com’è composta, per la qualità dei suoi giocatori, sulla carta, è una delle squadra più forti. Io, però, gioco tutte le mie partite per vincerle. Poi, ovviamente, dipende dai momenti, dalle situazioni, così come si possono vincere le partite si possono anche perdere.” Fin qui Gigi De Canio che ci riporta indietro nella memoria e ad accennare, quindi, un timido sorriso. I tempi che furono e che, ahinoi, non sono più! Ha ragione lui, tutto ha un ciclo e, probabilmente, quello della Reggina è al capolinea. Abbiamo l’impressione che da dove siamo venuti stiamo per ritornarci. Adesso Roberto Breda con, ovviamente, ben altro spirito e ben altro umore. Mister, com’è possibile che una squadra, la sua, si sfaldi nel momento esatto in cui prende il goal del pareggio visto che la Reggina è scomparsa dal campo proprio sull’1-1? “E’ successo questo, al pareggio siamo scomparsi, siamo crollati psicologicamente e non va bene. Non va bene per il tipo di partita che avevamo fatto, per com’è la classifica non possiamo sciupare nemmeno una sola opportunità. E’ successo! Abbiam perso tutti i nostri riferimenti, abbiamo perso quelle poche certezze che fino al goal subito ci avevamo permesso di fare una buona partita. Dobbiamo guardarci in faccia, analizzare questo stato di cose e capire tutti quanti, io per primo, dove abbiamo sbagliato. Dobbiamo togliere noi stessi, i nostri interessi, e mettere davanti a tutto la squadra. Capire cosa dobbiamo fare di più per sfruttare al massimo ogni opportunità. Tutto quello che va fatto dev’essere fatto pensando all’interesse della squadra.” Atteso che la direzione intrapresa è quella della seconda retrocessione in sue anni, lei crede davvero che si possa ancora, dopo 30 giornate, cambiare le cose, invertire la tendenza che ha caratterizzato questo campionato per risalire la china fino a raggiungere il primo posto utile per la salvezza? Lo crede oltre ogni suo dovere nel farlo? “Io non ho il dovere, ci credo e basta. Ci credo con tutte le mie forze. Dobbiamo farlo tutti quanti, dal magazziniere al presidente dobbiamo crederci. Fino ad adesso abbiamo avuto torto, non ci sono scuse da accampare, però ogni nostra energia, ogni nostro pensiero devono essere spesi pensando a salvarci. Partita dopo partita. Sono cambiati gli obiettivi durante la stagione? Dal dover lottare per il vertice si è passati alla salvezza, dobbiamo avere solo un obiettivo e vivere ogni gara come se fosse uno spareggio e non come fosse una finale perché non possiamo permetterci finali ma solo spareggi.” La squadra la segue? Perché qui è evidente che non c’entrate niente lei, Novellino o Iaconi ma il discorso è più complesso ed ampio. La tifoseria fuori rumoreggia e contesta. C’è amarezza anche tra noi della stampa che assistiamo allo scivolare senza soste della Reggina verso il baratro. Siamo in una situazione drammatica, insomma. “Mi segue o non mi segue, devo fare di tutto per farmi seguire. Con le buone o con le cattive, in tutti i modi. Non c’è altro da fare. Io ho tanto rispetto per questi ragazzi perché sotto il profilo dell’impegno, della volontà ed anche della partecipazione non gli posso dir niente. Però non basta. Dobbiamo andare un pochino contro noi stessi e scuoterci per dare ancora di più. Io per primo. Bisogna solo mettere davanti a tutto quanto l’interesse della Reggina, il resto sono solo tutte chiacchiere. Dobbiamo affrontare ogni partita da qui alla fine come se fosse la partita della vita.” Ferme restando le condizioni in cui la Reggina gioca e le prestazioni che ci offre, l’unico giocatore che lei ha a disposizione che vede la porta è Cacia. E’ pensabile, quindi, costruire, per quanto possibile, una squadra tenendo presente che Cacia dev’essere un punto fermo e che gli altri 10 in campo debbano sopportare il fatto che lui non è un uomo che gioca per la squadra (come Bonazzoli, per esempio, n.d.r.) supplendo a questo ma aiutandolo? “Credo che il campionato disputato sin qui non debba trovare un unico colpevole, non è giusto che sulla graticola finisca un unico giocatore (si riferisce a Bonazzoli, è evidente, accusato di scarsi risultati in zona goal, n.d.r.). Qui c’è bisogno di tutti quanti. Cacia ha giocato come ha giocato Bonazzoli, come ha giocato Pagano, come ha giocato Brienza e via dicendo. Certamente sono io a dover trovare la soluzione, ma non credo che in questo momento ci sia solo un giocatore importante e gli altri no. Di importante ci dev’essere la Reggina e basta! Tutti quanti dobbiamo capirlo, tutti quanti non dobbiamo solo dirlo davanti ai microfoni, me compreso, ma dobbiamo dimostrare, attimo dopo attimo, che quello che veramente vogliamo è venir fuori da questa situazione.” Ha parlato con il presidente? “Si, il presidente era negli spogliatoi ma abbiamo ancora parlato di questa situazione (ma come? mica è una novità o un fulmine a ciel sereno? sono mesi che siamo in questa situazione, anzi adesso è la peggiore di tutte, n.d.r.). Non ci stiamo nascondendo dietro un dito e non sottovalutiamo niente, difficoltà comprese. Ne siamo tutti ben consapevoli e siamo tutti quanti alla ricerca di una soluzione.” La squadra rimane più schiacciata dalle proprie responsabilità che dall’avversario? “Noi in questo momento dobbiamo cercare risposte concrete. Le risposte le trovi analizzandogli errori, cercando le soluzioni, guardandoci in faccia e mettendo da parte un po’ l’orgoglio (ma come? è proprio l’orgoglio che va tirato fuori, sentiti i tifosi che vogliono in campo la squadra Primavera? n.d.r.), pensando tutti quanti a quello che possiamo far di più.”  Pensa che sia migliorata la squadra con Missiroli al posto di Pagano? “Pagano ha fatto il suo dovere fino in fondo, non ho nulla da rimproverargli. Certo, con il senno di poi magari avrò sbagliato qualche scelta, anzi di certo ne ho sbagliate visti i risultati. Però i ragazzi le risposte che dovevano dare come impegno e volontà le hanno date. Hanno sbagliato in quanto a determinazione, a mantenere la concentrazione, ad avere la capacità di superare l’ostacolo.” Le condizioni di Vigiani? “Ha tanto male al ginocchio, credo che dobbiamo aspettare a domani per saperne di più.” E qui si chiude anche questo capitolo relativo alla trentesima giornata di campionato. 3/4 di torneo già giocati e la situazione è quella che è visibile a tutti. Pensiamo, ad onor del vero, che non arriveremo ultimi sol perché alla Salernitana hanno rifilato 6 punti di penalizzazione. Solo per questo. Felici di sbagliarci a fine campionato, ma la situazione, ad oggi, è davvero drammatica. Ad majora!

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Reggina Lecce 2-4: tabellino e cronaca

Reggina – Lecce: 2-4. Reggina (3-5-2): Marino; Adejo, Cascione e Lanzaro (c); Vigiani (dal 12° Barillà), Carmona, Tedesco, Costa (dal 74° Cacia) e Pagano (dal 64° Missiroli); Brienza e Bonazzoli. In panchina: Kovacsik, Cacia, Barillà, Viola, Rizzato, Santos e Missiroli. All.: Breda. Lecce (4-4-2): Rosati; Belleri (dal 59° Di Michele), Ferrario, Terranova e Mazzotta (dal 41° Munari); Angelo, Vives, Giacomazzi (c) e Mesbah; Baclet (dall’80° Schiavi) e Marilungo. In panchina: Petrachi, Di Michele, Bergougnoux, Munari, Corvia, Schiavi e Loviso. All.: De Canio. Arbitro: Massimiliano Saccani di Mantova. Assistenti: Mauro Bernardoni di Modena e Giancarlo Rubino di Salerno. Quarto uomo: Gaetano Intagliata di Siracusa. Marcatori: Barillà al 22°, Marilungo al 62°, Angelo al 66°, Marilungo 77°, Cacia al 90° e Marilungo al 91°. Ammoniti: Tedesco al 27°, Pagano al 28°, Vives al 47°, Mesbah al 55°, Adejo al 58° e Bonazzoli al 61°. Recupero: 3’ (p.t.) e 3’ (s.t.). Corner: 4 Reggina e 6 Lecce. Andata: 2-3 [Bonazzoli (r), Marilungo, Pagano, Baclet e Baclet]. Tiri in porta: 8 Reggina e 6 Lecce. Tiri fuori: 2 Reggina e 2  Lecce. Falli fatti: 23 Reggina e 23 Lecce. Fuorigioco: 3 Reggina e 3 Lecce. Spettatori paganti: 629. Abbonati: 5184. Incasso al botteghino: € 5.525,00. Quota abbonati: € 40.263,67. Spettatori totali: 5813. Incasso totale: € 45.788,67.

La cronaca. Prima parata di Rosati al 1°. Cross basso di Pagano da sinistra, troppo sul portiere. Al 5° primo vero tiro in porta degli amaranto. Brienza vorrebbe lanciare in verticale Bonazzoli, ma quest’ultimo è in evidente posizione di fuorigioco. Serve, quindi, Tedesco che calcia di sinistro. Rosati para a terra. Il centrocampista amaranto si ripete un minuto dopo, ma stavolta il suo tiro termina fuori alla destra del portiere ospite. Al 12° Breda è costretto al primo cambio dall’infortunio a Vigiani. E così un mancino puro come il “Nino reggino” si ritrova a giocare esterno di centrocampo a destra (?). Al 13° occasione per il Lecce dell’ex De Canio. Cross da sinistra, dapprima colpisce di testa Lanzaro e poi la palla resta là in prossimità del dischetto di rigore. Interviene Marilungo che si gira e tira, per fortuna un difensore respinge ma, nel frattempo, Baclet (“giustiziere” amaranto nella gara di andata) era terminato in off side. Al 21° ancora un’occasione pericolosa del Lecce. Vives lancia Mesbah in verticale approfittando di un buco grande quanto una casa nella difesa amaranto. Il leccese entra in area e calcia sul primo palo, Marino è ben posizionato e non corre alcun rischio in una presa a due tempi. Al 22° è, però, la Reggina ad andare in goal. Tedesco, calcia una punizione sulla trequarti sinistra cambiando gioco per l’accorrente Barillà. Il “Nino reggino”, favorito dal saltare a vuoto di Mazzotta, entra in area, si porta il pallone sul sinistro e batte Rosati in diagonale. Buono lo schema, ancora meglio la conclusione. Bene! Reagisce il Lecce al 28°. Calcio di punizione causato da Pagano (nell’occasione ammonito), cross al centro e Terranova, di testa, manda al lato con Marino che controlla. La Reggina amministra stando molto attenta e senza sbavature di alcun genere, il Lecce, invece, tenta di offendere ma con “cautela” a dimostrazione che, evidentemente, le cinque sberle casalinghe prese sabato scorso in casa dal Cittadella hanno lasciato il segno. Al 42° ci prova, comunque, Angelo che da fuori consente a Marino di esibirsi in quella che, un tempo, in gergo, si poteva definire “una plastica parata” degna dell’album Panini. Dove non ci arriva il Lecce ad essere protagonista, ci pensa Saccani che, con un paio, e forse più, decisioni cervellotiche indispettisce pubblico e giocatori amaranto. Il primo tempo si chiude con l’unica “emozione” dell’arrivo all’interno dello stadio di una cinquantina di tifosi leccesi. Al 55° occasionissima per il Lecce. Mesbah calcia una punizione da sinistra, un corner corto praticamente, ed al centro dell’area Marilungo calcia di prima intenzione al volo di sinistro. Un difensore devia in corner. De Canio tenta la carta Di Michele (altro ex) togliendo il difensore Belleri. Saccani continua il suo personalissimo show e la Reggina resiste agli attacchi, seppur blandi, della formazione ospite. Complimenti al parco arbitri che ha a disposizione Collina, e pensare che Saccani è tra i migliori. Al 62° il Lecce pareggia. Pagano perde palla a centrocampo, da sinistra giunge un cross in area da parte di Munari e Marilungo (in goal anche all’andata nella partita di esordio di Iaconi) è fortunato che il pallone si ferma lì e, girandosi, insacca. Saccani è soddisfatto ed inizia a fischiare “pro-Reggina”. Al 64° fuori Pagano (tardivamente secondo noi) e dentro Missiroli. Riportarsi in vantaggio sarà dura e con il Lecce esaltato dal pari bisogna stare attenti, molto attenti. E così che, due minuti dopo, ecco che Angelo porta in vantaggio gli ospti. Di Michele recupera palla sulla propria trequarti, lascia ad un compagno che lancia a centrocampo dove lo stesso ex amaranto, di prima intenzione, lancia Angelo liberissimo sulla destra. Il colored entra in area e, dal vertice destro, lascia partire un fendente rasoterra che, in diagonale, batte sulla parte del palo più lontano e s’insacca. Un bel goal davvero, sia per preparazione che per conclusione. Se prima era dura adesso è durissima. Il Lecce si è risvegliato ed in 4 minuti 4 ha ribaltato il risultato a proprio favore. La Reggina è in balìa dei leccesi e non dimostra reazione alcuna. Peccato. Al 73° gli uomini amaranto ci provano d’astuzia. Calcio di punizione quasi al limite dell’area decentrato un po’ a destra, Tedesco approfitta della disattenzione generale e serve in verticale per Barillà. Questa volta, però, il “Nino reggino” non coglie l’attimo ed arriva in ritardo anticipato da Rosati in uscita. Il Lecce è padrone del campo, gioca sul velluto giovandosi di ampi spazi e di una Reggina colpita e, quasi, affondata. L’affondamento arriva al minuto 77. Cross da sinistra, difesa assolutamente ferma, Munari fa sponda di testa e Marilungo, ancora lui, segna il più facile dei goal. Situazione, adesso, sempre più drammatica. Tedesco ci prova al 79° da fuori area, Rosati para a terra. Doppio turno casalingo e 0 punti in classifica. Dopo il Modena anche il Lecce fa il pieno di punti e la Reggina sprofonda sempre più in classifica destinazione… Prima Divisione. I tifosi della Sud iniziano la contestazione contro il presidente, considerato l’unico responsabile della difficilissima situazione di classifica, mentre i giocatori provano a far qualcosa ma, considerati gli evidentissimi limiti, non riescono a cavare un ragno dal buco. Breda segue attonito la gara dalla panchina e possiamo solo immaginare i pensieri che gli frullano in testa. Il Lecce, in campo, fa quello che vuole e la Reggina gli fa da spalla spettatrice. Davvero critica la situazione, onestamente non vediamo nulla di positivo all’orizzonte. “Il pesce puzza dalla testa”, così come noi denunciamo da svariate settimane e tutto questo è il frutto non solo di errori pacchiani ma, addirittura, di disinteresse e disattenzione in quello che, sempre secondo noi, è quel processo di dismissione di una Società e, quindi, di una squadra, che è solo la brutta copia di quella che ha disputato gli ultimi 9 campionati in A su 10. Il Lecce, dicevamo, giochicchia come il gatto con il topo e va vicino al quarto goal con Munari che, con un tiro “a giro”, prova a superare Marino salvato solo dalla sua altezza. Ci prova la Reggina all’88° con Cascione che, da fuori area, impegna Rosati in una deviazione in corner. A proposito di Rosati, il DS amaranto che fine ha fatto? Terminata l’era Iaconi si è defilato e non compare più a dispensare saccenza. Il pubblico si spazientisce ed urla “vogliamo la Primavera” (alludendo, ovviamente, alla squadra giovanile e non alla bella stagione). Nel corso del coro Cacia, con un bel tiro da fuori, supera Rosati e porta il risultato sul 2 a 3. Nemmeno il tempo di alzare il tabellone che indica il recupero che il Lecce ristabilisce le distanze. Di Michele crossa da sinistra e Marilungo, ancora lui, comodamente appoggia di testa in rete. La partita finisce sotto un’orda di fischi e ce ne torniamo a casa ancora una volta sconfitti e con le pive nel sacco. Ogni ulteriore commento è superfluo, la Prima Divisione aspetta la Reggina e la Reggina pare impegnarsi a non farla aspettare molto.

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Reggio Calabria: è qui il basket del futuro

Ieri, al Palacalafiore di Reggio Calabria, si è tenuta la presentazione del “Raduno Interregionale Sud” per giovani cestisti nati nel 1996. Nell’ambito del “Progetto di qualificazione nazionale”, la Federazione Italiana Pallacanestro, il Comitato regionale della Fip, con il patrocinio del Coni, hanno radunato i 24 migliori giocatori delle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia che, giunti in riva allo Stretto mercoledì scorso, staranno insieme fino a domenica prossima. Sotto la guida del responsabile tecnico del Settore Squadre Nazionali Maschili, Gaetano Gebbia, del tecnico federale, Antonio Bocchino, e dell’allenatore Pasquale Iracà, l’iniziativa mira, oltre ad osservare da vicino le migliori promesse del basket giovanile, a “favorire la crescita del movimento cestistico generale”.

“Infatti – ha precisato il tecnico Gebbia – oltre gli atleti dalle cinque regioni coinvolte, abbiamo invitato cinque giovani allenatori, cinque giovani arbitri ed i tecnici delle società dei ragazzi selezionati”. Alla conferenza, moderata dal giornalista Giuseppe Dattola, hanno partecipato, oltre a Gebbia, i presidenti regionale e provinciale del Coni, Mimmo Praticò e Giovanni Filocamo, il presidente regionale della Fip, Sandro La Bozzetta, e l’ex campione azzurro Nando Gentile. “Aver scelto Reggio Calabria come sede per questa importante manifestazione – ha dichiarato Giovanni Filocamo –  rende merito alle tante società sportive che investono in questa attività e che portano avanti, quotidianamente, la promozione dello sport. Auguro che iniziative come questa possano coronare le loro aspettative”. In merito al ruolo e all’impegno di molti dirigenti di società calabresi, è intervenuto il presidente regionale del Coni. “Se non ci fossero – ha evidenziato Mimmo Praticò – che fine farebbe lo sport? Le istituzioni, purtroppo, non comprendono la valenza di un’attività che può essere utile per educare i giovani. Per questo ringrazio quei dirigenti e quelle società che, spesso, per amore del sano spirito sportivo e per cercare di dare un futuro migliore ai nostri ragazzi, investono tempo e denaro per iniziative di questo tipo”. Sulle pessime condizioni del Palacalafiore (e di molti impianti sportivi reggini), Praticò ha ricordato che “è un problema atavico, per il quale mi batto da oltre trent’anni. Fin quando difficoltà di questo tipo vengono discusse e affrontate in maniera isolata, non si troverà mai una soluzione. Bisogna, invece, essere compatti per cercare di risolvere il problema in maniera equa, chiedendo il rispetto dei nostri diritti”. Condivido in pieno le parole di Praticò, il presidente della Fip, La Bozzetta, ha denunciato che “non si capisce perché a Reggio Calabria i nostri rappresentanti istituzionali sono completamente assenti in materia di gestione e manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti. Non a caso, anche per questa iniziativa, purtroppo, abbiamo trovato una serie di difficoltà che, per fortuna, sono state superate grazie all’impegno ed al sacrificio dei nostri dirigenti”.

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Pizzo Calabro (VV): l’Olimpiade Giovanile della Magna Grecia

Nell’anno che ha segnato la fine della fase nazionale dei Giochi sportivi studenteschi, a Pizzo Calabro tante scuole e, soprattutto, tantissimi giovani alunni di medie e superiori, hanno partecipato alla finale regionale di corsa campestre. Il cattivo tempo ha impedito la partecipazione di alcuni istituti, riducendo ad una trentina le scuole presenti ed a 150 gli atleti in gara, senza comunque frenare l’organizzazione curata dalla responsabile delle attività motorie dell’Ufficio Scolastico vibonese, Sabina Nardo, e dal presidente provinciale della Federazione italiana di atletica leggera, Pasquale Mazzeo. A premiare l’impegno, l’entusiasmo ed i risultati dei ragazzi che hanno gareggiato nella storica pineta di Contrada Colamaio, sono stati il presidente regionale del Coni, Mimmo Praticò (nella foto con alcuni dei ragazzi premiati), ed il coordinatore regionale per l’educazione motoria, fisica e sportiva dell’Ufficio Scolastico Regionale della Calabria, Rosario Mercurio.

“Un appuntamento storico – ha commentato Praticò – che vede il Ministero dell’Istruzione, la Federazione di atletica leggera ed il Coni, lavorare in sinergia per regalare momenti indimenticabili ai giovani che si avvicinano con tanto entusiasmo allo sport”. Infatti, mentre i ragazzi si cimentavano in gara, i rappresentanti regionali del Coni e del Miur, si riunivano per definire gli ultimi dettagli di quella che si preannuncia come una prima olimpiade giovanile della Magna Grecia, che si terrà dal 3 all’8 maggio a Crotone. “Un momento di confronto sportivo, culturale e sociale – ha sottolineato Praticò – che coinvolgerebbe migliaia di persone. Ci auguriamo che Comune e Provincia di Crotone riconoscano l’importanza di questo progetto e sostengano l’iniziativa”. Quest’anno 14.000 sono stati gli alunni calabresi che, in 33 discipline sportive, hanno disputato le fasi preliminari dei Giochi. 446 le scuole che hanno aperto i cancelli allo sport. L’idea è, dunque, di premiare gli alunni che hanno conquistato la fase regionale, con una settimana da vivere insieme, ricca di attività e di valori positivi. Un contenitore di gioie e di speranze, all’insegna dello sport, dove l’unione di giovani, istituzioni e famiglie, sarà già una risposta positiva alle tante emergenze che la Calabria sta vivendo: educativa, criminale, ambientale, interculturale.

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Reggio Calabria: operazione “Mistero”

Nel corso della mattinata odierna, il Comando Provinciale di Reggio Calabria ha eseguito 6 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 7 avvisi di garanzia e 13 decreti di perquisizioni , nei confronti di 13 soggetti, indagati – a vario titolo – per associazione di stampo mafioso (cosca di ‘Ndrangheta degli Ursino), omicidio, estorsioni, danneggiamenti, detenzione e traffico di droga, trasferimento fraudolento di valori ed altro. I soggetti colpiti dai provvedimenti sono residenti nei comuni di Gioiosa Jonica, Siderno, San Luca, Bari e Torino. L’attività investigativa denominata “Mistero”, trae origine a seguito dell’ omicidio in pregiudizio di SIMARI Pasquale, cl.1965 , commesso a Gioiosa Jonica, la sera del 26.07.2005. L’indagine ha consentito di: identificare l’autore materiale; acclarare definitivamente l’esistenza di un sodalizio criminoso di ‘Ndrangheta, denominato cosca Ursino, operante in Gioiosa Jonica, nei comuni del comprensorio della vallata della fiurmara Torbitdo, con ramificazioni nel Nord Italia, specie in Piemonte, e con collegamenti con la mala pugliese; storicizzare i collegamenti tra alcune cosche di ‘Ndrangheta operanti nell’area del c.d. Mandamento Jonica; accertare alcuni episodi di danneggiamento, estorsioni e incendio verificatisi negli anni dal 2002 al 2008; verificare alcuni trasferimenti fraudolenti di valori, con l’investimento di danaro di provenienza illecita in attività economiche lecite, al fine di aggirare la normativa antimafia; appurare la disponibilità di armi, anche da guerra, da parte del sodalizio.

L’ attività investigativa, convenzionalmente denominata “MISTERO”, prendeva avvio il 26 luglio 2005, quando, a Piazza Vittorio Veneto di Gioiosa Jonica (RC), alla presenza di numerose persone, un killer esplodeva diversi colpi di pistola all’indirizzo di SIMARI Pasquale, all’epoca 40enne, pregiudicato, gravitante nell’ambito della cosca ‘ndrangheta “URSINO” (attiva in quel Comune, con estese ramificazioni anche nel nord/Italia, in particolare in Piemonte) attingendolo in varie parti del corpo. Pur se gravemente ferito, il SIMARI si dava a precipitosa fuga, cercando rifugio all’interno di un esercizio pubblico denominato “Bistrot”, situato nelle vicinanze.- Nonostante ciò, veniva inseguito dal criminale, che in corsa gli esplodeva contro altri colpi di pistola, e, all’interno del citato locale pubblico, gli dava il c.d. colpo di grazia alla nuca, dileguandosi subito dopo per le vie del paese.- Dalle modalità di esecuzione e dall’efferatezza del crimine, si comprendeva che la matrice del fatto era mafiosa e quindi, dopo i primi accertamenti esperiti sotto le direttive della Procura della Repubblica di Locri (RC), si passava alla DDA di Reggio Calabria. Il lavoro investigativo (svolto sia con l’ausilio di attività tecnica che riscontri sul territorio), si  presentava subito difficoltoso e complesso soprattutto per l’ambiente “omertoso” che è caratteristico della zona in cui si ci trovava ad operare (la quasi totalità delle persone interrogate riferivano di aver sentito solo botti ma li aveva ritenuti colpi di “ botti natalizi”!). Le indagini esperite accertavano che il movente del delitto era legato a dei conflitti d’interesse sorti all’interno del gruppo criminale di appartenenza del SIMARI, volendo questi mettersi in proprio dopo la scomparsa del Boss Vincenzo MACRÌ (ammazzato in un agguato mafioso a Siderno il 30.04.1994) al quale era molto legato. Il SIMARI, quindi, aveva riallacciato rapporti con elementi affiliati alla ‘ndrina “CORDI” di Locri (RC), che in quel periodo era in forte contrasto con quella dei “CATALDO” operante nel medesimo Comune, a sua volta alleata con la famiglia mafiosa “COSTA-CURCIARELLO” di Siderno (RC), federata con la cosca URSINO, il cui capo è oggetto dell’odierno provvedimento. Inoltre, il SIMARI aveva apertamente sfidato gli URSINO recandosi al funerale di Cordì Salvatore (ammazzato a Siderno il 31.05.2005) nonostante gli fosse stato espressamente “sconsigliato”. Le investigazioni consentivano di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico delle sotto indicate persone in ordine ai delitti di omicidio in pregiudizio del citato SIMARI, associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso in spaccio di sostanze stupefacenti, tentata estorsione, danneggiamento mediante incendio, procurata inosservanza di pena ed altro, il tutto con l’aggravante prevista dall’art. 7 legge 203/1991 (agevolazione delle attività mafiose): URSINO Antonio, “chiamato don TOTO’ ” nato a Gioiosa Jonica (RC) il 08.11.1949, ivi residente via Poerio n. 52, pluripregiudicato, ritenuto il capo dell’omonima cosca di ‘Ndragheta, attiva in quel centro, nei comuni della Vallata della Fiumara Torbido e con proiezioni nel nord Italia, soprattutto il Piemonte); COSTA Tommaso, nato a Siderno (RC) il 14.12.1959, ivi residente via Dromo Nord n. 51, pluripregiudicato, capo dell’omonima cosca federata con gli Ursino, ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio SIMARI, (già detenuto perché imputato dell’omicidio in pregiudizio del giovane imprenditore Gianluca CONGIUSTA di Siderno, assassinato il 24.05.2005); ZAVAGLIA Marcello, nato a Grotteria (RC) il 08.11.1966, ivi residente C/da Marmora n. 88, pregiudicato, ritenuto il factotum della famiglia URSINO; PANAIA Cosimo Salvatore, nato a Gioiosa Jonica il 13.01.1969, ivi residente via Francesco Logozzo n. 9, pregiudicato, in atto detenuto per traffico di droga, imparentato con la famiglia mafiosa URSINO di Gioiosa Jonica e CURCIARELLO di Siderno (RC), persona di fiducia di Totò URSINO; VERSACI  Giuseppe, nato a Torino il 21.11.1978, residente a San Luca (RC) via G. Battista n. 18, con pregiudizi penali, ritenuto parte di un vasto traffico di droga tra la Calabria e la Puglia; LASTELLA Giuseppe, nato a Bari il 04.08.1964, ivi residente via Fanelli n. 228, gravato da gravi pregiudizi penali per traffico di droga e altro, ritenuto parte di un vasto traffico di droga tra la Calabria e la Puglia. Tutti, alle prime luci dell’alba di oggi 18.03.2010, in Gioiosa Jonica, San Luca, Reggio Calabria, Bari e L’Aquila, venivano tratti in arresto da militari del Comando Provinciale supportati da personale dello Squadrone Eliportato “CACCIATORI” di Vibo Valentia, in esecuzione all’ordinanza di Custodia Cautelare in carcere emessa dal GIP DDA presso il Tribunale di Reggio Calabria il 08.03.2010 nell’ambito del procedimento penale  n. 2401/07 RGNR DDA e nr. 2317/08 RG GIP DDA, in ordine ai delitti sopra indicati. Contestualmente, i militari operanti davano esecuzione al decreto di perquisizione locale, nonché a un avviso di garanzia, emesso dalla DDA di Reggio Calabria – dott. De Bernardo Antonio- nell’ambito del medesimo procedimento penale, a carico di altre 7 soggetti ritenuti contigui e/o gravitanti alle cosche mafiose sopra indicate, a vario titolo ritenute responsabili di associazione mafiosa, concorso del delitto p. e p. dall’art. 12 quinques del D.L. 306/1992, convertito in legge 356/1992 (trasferimento fraudolento di valori), tentata estorsione, spaccio di droga, favoreggiamento personale, procurata inosservanza di pena e altro, il tutto aggravato dall’art. 7 della legge 203/1991.

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Villa San Giovanni: operazione “Lithos”

Frode nell’esecuzione di contratto pubblico e furto aggravato. Sono queste le accuse che hanno fatto scattare le manette ai polsi dei fratelli Calarco, responsabili a vario titolo della CALEDIL S.A.S. (poi Costruzioni  Musarra Srl). Per Giorgio Calarco (nella foto), il maggiore dei tre si sono aperte le porte del carcere mentre per gli altri due, Rocco e Vincenzo (nelle foto), la misura prevista è stata quella degli arresti domiciliari. L’accusa è pesante. Affidatari di un subappalto per la sistemazione del Torrente Catona nell’ambito dei lavori di realizzazione della variante di collegamento S.Lucia-S.Roberto della SS 670 i tre hanno artificiosamente rallentato i lavori per eseguire, all’interno dell’alveo del torrente, attività di scavo e movimento di inerti in maniera largamente eccedente lo scopo dei lavori autorizzati.

In altre parole i tre fratelli, eludendo i controlli dell’ANAS, e con l’acquiescenza dell’impresa appaltatrice, asportavano senza alcuna autorizzazione, enormi quantitativi di materiali inerti dall’interno del torrente stesso, andando ad incidere pesantemente sull’equilibrio idro-geologico dell’intera area. Gli uomini dell’Arma infatti, hanno seguito l’andamento dei lavori lungo le rive del torrente e mimetizzati tra la vegetazione, il percorso degli automezzi che caricavano grosse quantità di ghiaia, pietrisco e sabbia, fondamentali per l’integrità naturalistica del sistema del torrente. I materiali venivano stoccati all’interno di un’area nella disponibilità dei fratelli in località “Musarra”per poi essere rivenduti come lecitamente ricavati. Secondo gli accertamenti dei carabinieri, questi materiali finivano nei cantieri delle opere del comprensorio villese ed una grande quantità sarebbe confluita nella realizzazione del porticciolo turistico in costruzione proprio a Villa San Giovanni. Gli avvisi di garanzia emessi dall’autorità giudiziaria hanno interessato un impiegato dell’Ufficio del Demanio della Provincia di Reggio Calabria, un responsabile di cantiere di un’altra ditta appaltatrice e un tecnico dell’Anas la cui Direzione dei lavori ha fattivamente collaborato per l’accertamento delle responsabilità. Diverse le perquisizioni effettuate che hanno consentito di delineare altri elementi utili ai fini delle indagini.  La vicenda era sembrata da subito torbida, fin da quando una pratica delle autorizzazioni concernenti i movimenti all’interno del torrente, dal cui esame sarebbe stato possibile valutare l’esistenza o meno dei controlli e delle verifiche è misteriosamente sparita; sono in corso accertamenti in merito. L’aspetto più sconcertante della vicenda è il quadro generale di depauperamento cui era sottoposta l’intera area del torrente con tutti i rischi di dissesto idrogeologico connessi. Infatti i sequestri degli automezzi materialmente responsabili dei “prelievi” hanno riguardato anche altre ditte operanti nella zona. È emersa una equa quanto tacita spartizione delle zone. Se infatti i soggetti arrestati operavano a valle del torrente, nel contesto delle medesime indagini, seppure al di fuori degli appalti in questione, operavano a monte altre ditte. Per loro il reato configurato non è più frode nell’esecuzione del contratto pubblico di subappalto  ma furto aggravato. Tutti i mezzi operanti sono stati posti sotto sequestro. L’attività è stata integrata da consulenze tecniche disposte dall’A.G. effettuate da ingegneri e geologi per accertare la natura e l’entità del materiale scavato e le irregolarità nell’esecuzione dei lavori. Oltre ai mirati servizi di osservazione e controllo svolti dai militari dell’Arma, ad aggravare il quadro indiziario ha contribuito l’acquisizione di conversazioni intercettate nell’ambito di altro procedimento penale in cui è emerso il forte interesse illecito degli indagati al fine di procurarsi i citati inerti tramite i lavori nel torrente Catona. Con la loro attività i Carabinieri, grazie alla loro continua presenza sul territorio, sono riusciti a reprimere condotte illecite in campo ambientale che troppo spesso vengono commesso da gente senza scrupoli che spesso riesce a farla franca e ad arricchirsi producendo enormi danni all’ambiente.

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Reggio Calabria, VII^ Circoscrizione: il PdL incontra i cittadini per discutere sul futuro politico regionale e locale

altCambiare al più presto direzione e immagine della Calabria. A meno di due settimane dal voto un fermento di rinnovamento si avverte non soltanto a livello regionale, ma anche nella forma di governo più prossima ai cittadini. E’ il caso della VII Circoscrizione (Modena, S. Sperato, S. Giorgio), dove il gruppo consiliare del Popolo della Libertà (nella foto Franco Germanò, Pasquale Naso, Luigi Amato, Luigi Tuccio e Francesco Spanò), ha voluto incontrare i cittadini, al fine di analizzare la situazione politica pregressa e attuale, individuando nel contempo possibili prospettive di crescita economica e culturale. Ad aprire il dibattito il capogruppo pidiellino dell’ente circoscrizionale Luigi Amato, il quale ha fatto un breve excursus sul panorama politico pre-elettorale. Amato ha reso da subito noti alcuni sondaggi pubblicati dai principali quotidiani nazionali e locali, che attribuiscono un consistente vantaggio al candidato Governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti, rispetto all’uscente Agazio Loiero, con una forbice di ben 10/15 punti percentuale. Un quadro sintetico che a giudizio dei numerosi convenuti trova origine nelle responsabilità di un malgoverno riconducibile alla classe politica degli ultimi quarant’anni. Uno scenario che ha posto sin dalle prime battute il problema di analizzare le prospettive della futura organizzazione partitica.

Struttura e nuova classe dirigente sono stati gli argomenti al centro dell’incontro. In particolare l’accento è caduto sul maggiore o minore coinvolgimento nell’arena politica dei giovani militanti di partito. Una questione delicata che ha visto gli interventi di Francesco Spanò e Pasquale Naso, rispettivamente presidente e coordinatore di “Giovane Italia”. Diatriba dialettica risolta subito dopo dall’intervento del presidente del coordinamento Pdl “Reggio Grande città” Luigi Tuccio, il quale ha parlato di una rivoluzione culturale iniziata nei primi anni del duemila e cha ha dato un volto diverso alla politica. Ideologie e barriere culturali, secondo Tuccio, hanno lasciato il posto ad una politica attiva al servizio dei cittadini, incentrata su risultati concreti. Dello stesso avviso il coordinatore provinciale del Pdl Franco Germanò, che ha focalizzato l’attenzione dei numerosi giovani presenti sull’importanza di un ordine programmatico alla base dell’agire politico. In sintesi, per un’ottima politica del fare è necessaria un’efficiente capacità operativa unificata alle qualità di chi governa sul territorio. La parte finale dell’incontro ha visto nell’ordine l’intervento di alcuni dei candidati del Pdl alle elezioni regionali, Giovanni Nucera, Antonio Caridi e Antonio Nicolò.

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A Reggio Calabria il record dei parti cesarei

altaltBen oltre 4.000 anni di storia che ruotano attorno alla figura della “Levatrice” sembrano destinati a non lasciare traccia a futura memoria. Ed è proprio Reggio Calabria a riscrivere la storia, diventando capitale mondiale dei parti cesarei con un tasso del 65%, quasi il doppio di quello nazionale. Questi i dati diffusi dall’Ansa sulla base di una ricerca condotta dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema sanitario nazionale. Una figura, quella della levatrice, di cui per primi hanno lasciato traccia i Sumeri attraverso diverse tavolette con incisioni di parti gestiti esclusivamente dalla donna. Prima di essere scalzata via dall’arte ostetrica intorno al 1500, la levatrice, che non era un medico, possedeva però in via esclusiva un sapere trasmesso da donna a donna.

Come per esempio, quello di portare solitamente l’unghia del mignolo lunga e affilata per poter tagliare la placenta e permettere al bambino di uscire. Un metodo del tutto naturale del parto, senza la necessità di strumenti chirurgici. Difatti, già dai tempi di Ippocrate (460 a.c.), l’aspetto medico del parto si basava più che altro su aspetti teorici. Non a caso i primi testi di ostetricia furono scritti da medici che in realtà non si occupavano materialmente della nascita dei bambini. L’evoluzione e il mutare di fattori economici e sociali, l’aumentare dell’età materna e lo svilupparsi di una moderna medicina fetale e neonatale, hanno fatto sì che il parto cesareo diventi tutt’oggi la strada principale al parto.

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Taurianova: rissa tra extracomunitari, Carabinieri e Polizia ne arrestano 2

Un altro episodio di violenza tra extracomunitari ha portato all’arresto di 2 cittadini di provenienza marocchina, temporaneamente domiciliati in Taurianova; si tratta di  CHAIR Mohamed (nella foto), 32enne e di BOUHACHIM Bouazza (nella foto),31enne,  entrambi di nazionalità marocchina. Il fatto si è verificato in  Taurianova  nei pressi del noto locale “Antica Traccia”, situato  in località Due Ponti quando intorno alle ore 23, 30 i citati stranieri sicuramente in preda ai fumi dell’alcool, hanno iniziato a lottare violentemente, tant’è che sul posto è stata subito chiamata ad intervenire una pattuglia dei Carabinieri della Compagnia di Taurianova. Al loro arrivo i militari hanno subito notato la violenta colluttazione tra  i due extracomunitari che si colpivano reciprocamente con inaudita violenza in ogni parte del corpo con pugni calci ed addirittura testate. Immediatamente hanno chiesto rinforzi alla Centrale Operativa del Comando Compagnia Carabinieri di Taurianova, e sul posto sono state fatte intervenire altre pattuglie, anche della Polizia di Stato, dal Commissariato di P.S. di Taurianova.

I militari e gli agenti si son dovuti dar da fare parecchio per dividere i due contendenti che, ad un certo punto,  si sono “coalizzati” per scagliarsi con violenza anche contro le Forze di Polizia, tanto che tre, tra carabinieri e poliziotti, hanno dovuto ricorrere alle cure mediche ospedaliere pressi i Pronto Soccorso degli Ospedali di Taurianova e Polistena. Una volta  che i due contendenti  sono stati bloccati è intervenuta una unità mobile del 118, i cui sanitari hanno dovuto praticare dei sedativi per poterli calmare e poi prestar loro  le prime cure poiché che entrambi  presentavano ferite con perdita di sangue al volto per i colpi  reciprocamente ricevuti. Presso la Caserma dell’Arma di Taurianova, gli uomini del Nucleo Radiomobile hanno ricostruito la dinamica e, con molta difficoltà, anche il movente della violenta lite, maturata sicuramente per futili motivi, dopo che i due marocchini avevano abusato di sostanze alcooliche. A carico dei 2 extracomunitari è scattato l’arresto per minaccia, resistenza e violenza nei confronti dei Militari dell’Arma e del personale della Polizia di Stato. Nella mattinata  di oggi gli arrestati sono stati giudicati con rito direttissimo presso il Tribunale di Cinquefrondi e condannati alla  pena complessiva di 14 mesi  di reclusione nella considerazione che entrambi, tra l’altro, non avevano ottemperato ai decreti di espulsione emessi nei loro confronti rispettivamente dal  Questore di  Crotone e da quello di Reggio Calabria. Episodi di violenza come quello descritto, che spesso sfociano in violente reazioni anche nei confronti delle Forze dell’Ordine, sembrano essere una novità di quest’anno nel comprensorio di Taurianova e Polistena. Proprio in quest’ultimo centro, neanche un mese fa, i Carabinieri avevano arrestato otto persone in due giorni proprio perché coinvolte in più risse e scontri nell’ambito delle comunità straniere che, dopo i fatti di Rosarno, sembrano essersi frammentate e distribuite in nuclei più piccoli in altre località della Piana.

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Liomatica T. B. Viola RC – Cisa Massafra: 60-66

Liomatic Viola RC – Cisa Massafra 60-66 (21-12; 35-26; 45-46). Liomatic: Dip 8, Di Lembo 13, Pellegrino, D’Iapico 11, Negri 4, Manzotti 2, Scozzaro ne, Roselli 6, Grasso 12, Dalla Vecchia 4. Coach: Bianchi. Massafra: Padova 7, Chiarastella 12, Paparella 10, Cavallo, Cappanni 5, Di Viccaro 12, Magini, Gottini 11, Capitanelli 4, Birindelli 5. Coach: Ciani. Arbitri: Antonio Lanzone e Gianluca Grillo di Torino. Una partita spettacolare tra Liomatic e Massafra. Un sabato pomeriggio ricco di emozioni regalate da una Viola come non si vedeva da tanto tempo. Esce sconfitta dalla gara ma a testa alta la compagine NeroArancio contro la prima in classifica, che ha festeggiato in Riva allo Stretto il primato conquistato durante la stagione.

Le due squadre hanno dato vita ad un match contraddistinto dall’eccessivo agonismo da parte di Massafra che ha messo in campo tutto ciò che poteva per ottenere il risultato, e dalla prestazione della Viola che, con grande tenacia, non ha risparmiato cuore e anima. Una lunga partita dominata, punteggi alla mano, dalla Liomatic che tiene sotto Cisa Massafra per i primi due quarti e per parte del terzo. Nessuno si si tira indietro, mettendo il massimo impegno, ed ognuno da il suo apporto per un’avvincente partita, visto il pregio della squadra avversaria, che lascia ben sperare. Una buona difesa quella degli uomini di coach Massimo Bianchi che, però, alla fine, non ce la fa contro la precisione, sul finale, di Di Vicaro che col 57% sui tiri da tre (4 su 7) allontana definitivamente le speranze reggini su questi due punti. All’orizzonte, adesso, l’ultima gara della regular season (vista l’esclusione di Siracusa dal campionato) da giocarsi contro Ambrosia Bisceglie.

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Paolo Surace, il basket alle nuove promesse

altLa stagione sportiva è in pieno corso. I vari campionati regionali stanno per dare il via ai rush finale di regular season prima dei play-off. Contemporaneamente allo svolgimento dei campionati in cui militano le società semiprofessionistiche, prosegue il lavoro della Federazione Regionale Calabrese. Il presidente Labozzetta ed il suo staff stanno investendo tanto tempo e risorse soprattutto nel settore giovanile del movimento regionale. “Anche quest’anno stiamo facendo un lavoro a trecentosessanta gradi – dice Paolo Surace, uno dei più stretti collaboratori del presidente- il nostro obiettivo è di dare spazio e possibilità alle nuove leve con tante iniziative e manifestazione che possano stimolare gli atleti tipo il Join The Game organizzato a fine Gennaio in cui hanno preso parte tantissime realtà della provincia di Reggio Calabria. Bisogna proseguire su questa strada e continuare a dare tante possibilità di sana competizione ai ragazzi.” L’obiettivo è anche riscattare una stagione difficile per quanto riguarda le selezioni regionali: ”Quest’anno siamo molto fiduciosi perché l’annata 1995 promette bene.

Ci sono alcuni prospetti interessanti che possono avere un buon futuro. Ad Aprile, ci sarà il classico appuntamento con il Trofeo delle Regione di Montecatini e contiamo di arrivare nelle migliori condizioni di forma possibili.”. Il rapporto con le società presenti nel territorio?:”Siamo in contatto diretto con tutte le realtà calabresi. La Federazione cerca di invogliare le società ad investire nel settore giovanile ed i presidenti hanno capito che non possono fare a meno di farlo. Ci sono state alcune compagini che hanno lavorato molto bene negli ultimi anni. La mia impressione è che, purtroppo, ognuno lavora bene singolarmente ma non si riesce mai ad allestire delle sinergie produttive. Nelle altre piazze italiane succede questo con risultati che sono tangibili. Qui in Calabria, c’è tanta rivalità che non sfocia nella crescita del movimento ma piuttosto è un ostacolo per fare ulteriori progressi.”. Un’altra bella notizia dell’ultimo anno è il ritorno in auge della Viola:” La Federazione calabrese è felice per la rinascita del team neroarancio. E’ inutile ripetere che, per oltre trent’anni, la Viola è stato il traino del movimento regionale. Sarebbe un fattore senza dubbio positivo se si ritornasse ai fasti del passato. La nostra speranza è che questa nuova dirigenza continui a far crescere il vivaio neroarancio come è stato fatto sin dagli albori. Il ritorno ai massimi livelli sarà senza dubbio più semplice se dietro ci sarà una struttura giovanile forte e pronta a fornire un ricambio alla prima squadra.”. si punta a far crescere gli atleti ma anche gli insegnanti di basket:”Lavoriamo anche su questo fronte; il nostro obiettivo è formare istruttori competenti che possano aiutare nel modo migliore possibile la maturazione tecnica dei ragazzi. Organizziamo stages e corsi di aggiornamento in cui sono presenti grandi firme del basket italiano per fare in modo che i nostri tecnici possano confrontarsi ed apprendere nozioni da addetti ai lavori che sanno come si lavora con le nuove leve”.

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Reggina Modena 0-1: interviste post gara

Il clima che si respira in sala stampa è, purtroppo, quasi rassegnato. Non ha giocato male la Reggina contro il Modena, ha creato tantissime palle goal, ha chiuso gli ospiti nella propria metà campo, ma non è riuscita lo stesso a cavare un ragno dal buco. I giocatori di Apolloni, con un tiro in porta ed un goal, hanno vinto l’incontro senza demerito a dire il vero. Già, perché i demeriti sono ancora tutti per gli uomini di Breda che, seppur all’arrembaggio per quasi tutto l’intero incontro, con 4 o 5 attaccanti in campo, non sono riusciti a realizzare nemmeno il goal del pari “conquistando” la 14ma sconfitta in 29 incontri. Questo, evidentemente, qualora ce ne fosse ancora bisogno, manifesta ancora i grossi limiti che ha la squadra di Foti. Limiti palesi e patologici, una stagione – l’ennesima – nata male e che, speriamo, non finisca peggio. I reggini sono tornati ad essere la terz’ultima forza del campionato appaiati alla Triestina che ha una partita in meno. Nella peggiore delle ipotesi se gli alabardati non perderanno a Bergamo contro l’Albinoleffe, la Reggina sarà terz’ultima da sola salvo che il Mantova non vada a vincere sul lanciatissimo Grosseto dell’ex Gustinetti. Se anche questa evenienza accadesse, allora non si sarebbe più al terz’ultimo posto ma al penultimo proprio con i lombardi. Insomma, non c’è che dire, proprio lusinghiero il campionato amaranto. L’ennesimo purtroppo.

Ad una Società che latita e che pare proprio essere messa in dismissione da tempo (mamma mia che fine sta facendo!), fa da riscontro una squadra che non può non essere che l’immagine riflessa della stessa. E Foti? Pare che non sia affar suo, o meglio, crediamo abbia altro di cui occuparsi da qualche tempo a questa parte. “LA Reggina non è più”, così potrebbe recitare l’epitaffio. Ma comunque. Il primo ad entrare in sala stampa è Biagio Pagano (nella foto), al rientro in campo sin dal primo minuto e schierato per la prima volta accanto a Brienza entrambi alle spalle di Bonazzoli. Si è fatto di tutto per andare a rete, ma non c’è stato nulla da fare. “Penso che oggi c’era una sola squadra in campo e lo si è visto. Purtroppo, però, come già successo in altre occasioni si è persa comunque la partita. Colpa nostra, certamente. Siamo stati disattenti e poco lucidi in fase conclusiva. Aggiungeteci, poi, anche un po’ di sfortuna e la bravura del portiere loro e la frittata è fatta. Non può andarci sempre male, prima o poi dovrà girare la ruota. Oggi abbiamo dominato però, ancora una volta, i tre punti li portano a casa gli altri.” La situazione è drammatica secondo te? “Drammatica non direi, mi sa di parolone. Critica certamente, così com’è stata sin dall’inizio dell’anno. Speriamo di tirarci fuori da questa situazione.” Ti sei autodefinito un attaccante esterno, il tuo allenatore, invece, sostiene che tu sia un centrocampista offensivo. Dov’è la verità? “Per caratteristiche sono un attaccante esterno, ma è chiaro che giocando con questo modulo il ruolo di attaccante esterno non esiste quindi mi devo adattare io, così come altri giocatori, a giocare in altre posizioni.” E’ mancato solo il goal, ma siamo sicuri che si è tentato davvero tutto? “Penso di si. Penso che avremo messo 30 cross in area di rigore loro e non ricordo azioni loro davvero pericolose (Pagano dimentica le 3 nitide occasioni da rete fallite per “merito” di Catellani, n.d.r.). Di certo si può fare ancora di più essendo più lucidi in zona goal, ma su un campo come quello di oggi così pesante credo che non potevamo fare altro.” A tal proposito, non si potevano evitare tutti quei cross così scontati? E poi, sui 14 calci d’angolo battuti, almeno la metà sono stati calciati malissimo. “Di certo, da questo punto di vista, possiamo migliorare, certo. Noi abbiamo uno schema su corner e non sempre riusciamo a mettere la palla dove vorremmo.” Giocare palla a terra, oggi, era difficile ed aggiungiamo che loro, in area, avevano dei corazzieri che l’hanno presa sempre. Altre soluzioni? “Dietro loro erano molto bravi, ma comunque qualche palla è passata come, per esempio, nell’occasione di Carmona o in quella di Cacia. Forse avremmo potuto tentare il tiro maggiormente da fuori area, questo si.” Hai reclamato un rigore nei primissimi minuti di gara. “Il portiere mi ha preso in pieno, ma se prima ha toccato la palla allora è tutto regolare. Se ha preso prima me e poi la palla, invece, allora è rigore netto. Mi sono arrabbiato, più che altro, sull’azione successiva quando, cioè, Giampà ha passato indietro a Narciso la palla con la mano. Era l’ultimo uomo, io ero diretto in porta, fate voi.” Cambio dietro la scrivania, fuori Biagio Pagano e dentro Giacomo Tedesco (nella foto), oggi capitano per l’assenza di Lanzaro. Il terreno di gioco vi ha penalizzato? “Sicuramente non era nelle migliori condizioni, ma il fatto è che il Modena, con una palla goal, ha vinto la partita. Non ricordo che abbia superato la metà campo, né nel primo né nel secondo tempo. E’ una partita difficile da commentare, sono stati fortunati a trovare subito il goal e poi a pensare solo a difendersi bene.” E la Reggina? “La Reggina le occasioni da goal le ha create. Siamo stati poco concreti soprattutto dentro l’area.” I demeriti della Reggina? “Demeriti credo che non ce ne siano visto che non credo si possa contestare nulla. Abbiamo dato l’anima, abbiamo dato tutto, ci siamo impegnati.” E dal punto di vista tattico? “Da quest’altro punto di vista non credo nemmeno. Quando loro ci hanno messo in difficoltà? Non ricordo.” Che senso ha crossare 30 volte in area? “Il senso ce l’ha. Avevamo 4 attaccanti in area e, in alcune circostanze, anche 5 o 6. Le palle goal le abbiamo create anche grazie a cross. Non siamo stati lucidi, ma le occasioni le abbiamo create eccome.” Fin qui i protagonisti in campo, il primo degli allenatori ad arrivare in sala stampa – con un accompagnatore di lusso qual è Franco Jacopino (di cui riferiamo in altra parte del giornale, n.d.r.) è quello ospite e vincente, Apolloni. Al di là dei 3 punti, importanti di certo, quanta gloria c’è in questa vittoria da parte vostra? “C’è la soddisfazione che i ragazzi hanno interpretato nella maniera giusta la partita. Conoscevamo la Reggina ed i suoi alti valori e sapevamo che era in un buon momento. L’avevo vista giocare con il Frosinone e lunedì scorso a Piacenza. I ragazzi sono stati bravi e sono davvero orgoglioso di loro e di allenarli. Hanno lottato tutti insieme e questa, per me, è la cosa più importante.” Avete stazionato per gran parte della gara nella vostra metà campo, la Reggina è stata poco lucida e questo vi ha permesso di vincere. “Io, di occasioni grosse della Reggina, non ne ho viste. Certo, la Reggina ha spinto ma era inevitabile che accadesse. La Reggina, come detto, è una grande squadra. Elementi come Brienza, Bonazzoli, Cacia e Pagano sono giocatori importanti. Noi abbiamo avuto la possibilità di fare altri 2/3 goals e non ci siamo riusciti però sono contento lo stesso perché i miei ragazzi hanno interpretato la gara nella maniera giusta.” Ha detto che aveva seguito la Reggina in altre occasioni, però oggi, per la prima volta, Breda ha schierato Brienza e Pagano dietro Bonazzoli. Se l’aspettava? “Viste le altre gare, no sicuramente. Brienza e Pagano insieme possono giocare e ci hanno creato parecchia apprensione. Io, però, guardo la mia squadra e la prestazione che ha fatto, come detto, interpretando nella maniera giusta la partita e riuscendola a vincere. Permettetemi di dire due cose prima di andare. La prima è che, oggi, ci è venuto a mancare Rickler che ha perso la madre. Gli siamo vicini con il cuore e questa vittoria è dedicata a lui e ad un nostro tifoso, un capo ultrà, Andrea Zoboli, che ha perso il padre. Ci tenevo a precisarlo perché sono due persone importanti per noi.” La sua difesa è stata brava ed attenta. “Si, è stata brava ma anche perché ha funzionato bene il centrocampo. Così come dobbiamo essere bravi quando, in fase offensiva, dobbiamo accompagnare gli attaccanti. Brava la difesa, quindi, ma brava tutta la squadra.” Catellani ha divorato due/tre palle goal. “Io sono contentissimo di Andrea, non dategli addosso ma semmai prendetevela con me. Ha sofferto l’esclusione però è entrato con il piglio giusto. Quello che mi è piaciuto di lui è che è stato abile ed attento. Magari non è stato preciso, magari è stato anche sfortunato però sono contentissimo anche della sua prova.” Il vostro obiettivo? “E’ esclusivamente la salvezza. Quando la raggiungeremo magari si apriranno altre porte e poi si vedrà.” Da mister a mister, da Apolloni a Breda (nella foto). Come definirebbe la partita? “Una partita persa ed altri 3 punti persi. Alla fine conta solo questo. Il calcio, purtroppo, non è uno sport in cui si vince ai punti ma si vince con i goal fatti e, da questo punto di vista, è stato più bravo il Modena. Paradossalmente, poi, se devo analizzare la prestazione, per intensità, per la voglia dimostrata dai ragazzi, è stata la miglior partita sotto la mia gestione. Però, ovviamente, non siamo riusciti a segnare nonostante tanto impegno, tanta voglia e tanta intensità. Purtroppo sono andati male anche i risultati delle altre partite, dobbiamo ripartire da questi dati e rimetterci a lavorare.” Pagano e Tedesco hanno parlato di mancanza di lucidità, lei cosa aggiunge? Perché questa deficienza in fase conclusiva? “A volte si sente il risultato che ti scappa di mano e ci vuole un pizzico di convinzione in più. Magari anche un po’ di più fiducia nel compagno. Dobbiamo lavorare, non ci sono altre risposte. Questo è un dato che dimostra che le risposte che abbiamo avuto finora non sono ancora soddisfacenti e dobbiamo lavorare sulla convinzione, sulla determinazione, sulla voglia di far goal e sul cinismo.” Ha qualcosa da recriminare? “Ai ragazzi non ho nulla da dire. Sul fatto che non abbiamo fatto goal c’è solo da lavorare. Nel calcio contano i fatti, i risultati. Non siamo riusciti a fare goal e dobbiamo tutti quanti lavorare.” La novità dell’impiego di Montiel com’è venuta fuori? “Si sta allenando con noi da 15 giorni, è un ragazzo di qualità. Ha lavorato con una squadra fino a quando è arrivato. Secondo me è un ragazzo di enormi qualità e può far parte di questo gruppo e dar un mano a questa squadra.” Finisce qui la chiacchierata con la stampa da parte dei protagonisti. Credeteci, non abbiamo più parole per definire la rovina in cui versa la Reggina. Come detto prima, la squadra ed i risultati lusinghieri che ottiene non può che essere la trasposizione su un rettangolo di gioco di quello che è ormai la Reggina intesa come Società. Una Società assente, presa da altre cose, senza quelle figure importanti che l’hanno resa grande fino a qualche anno fa. Il deus ex machina Foti è distratto e se lo è lui chi può supplirne la mancanza? Nessuno, dicasi nessuno. Un uomo al comando rimasto solo (per sua scelta, in primis, ma anche perché molti lo hanno scaricato), senza un valido team a supporto, senza persone fidate che dividano e condividano con lui oneri ed onori. La mania di onnipotenza fa sempre più vittime che eroi e, modestamente, “maniaco” lo è e lo è sempre stato. Ad majora!

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Reggina Modena 0-1: tabellino e cronaca

Reggina – Modena: 0-1. Reggina (3-5-2): Marino; Adejo, Valdez, Costa (dal 65° Cacia); Vigiani (dal 63° Montiel), Pagano (dal 78° Missiroli), Tedesco (c), Carmona e Rizzato; Brienza e Bonazzoli. In panchina: Kovacsik, Montiel, Cacia, Barillà, Cascione, Santos e Missiroli. All.: Breda. Modena (5-3-2): Narciso; Perna, Diagouraga, Gozzi (dal 78° Ricchi), Giampà e Tamburini; Bianco (dal 94° Spezzani), Colucci e Troiano; Pinardi (c) (dal 48° Catellani) e Bruno. In panchina: Silvestri, Carini, Ricchi, Spezzani, Napoli, Catellani, Girardi. All.: Apolloni. Arbitro: Riccardo Tozzi di Ostia. Assistenti: Gianluca Vuoto di Livorno e Onofrio Fiore di Molfetta. Quarto uomo: Paolo Lo Castro di Catania. Andata: 0-1 (Bruno). Marcatore: Troiano al 14°. Ammoniti: Carmona al 14°, Valdez al 34°, Troiano al 57°, Giampà al 65° e Tamburini all’84°. Recupero: 1’ (p.t.) e 3’ (s.t.). Corner: 14 Reggina e 0 Modena. Tiri in porta: 5 Reggina e 1 Modena. Tiri fuori: 8 Reggina e 3 Modena. Falli fatti: 11 Reggina e 14 Modena. Fuorigioco: 6 Reggina e 2 Modena. Spettatori paganti: 548 Abbonati: 5184. Incasso al botteghino: € 2.486,00  Quota abbonati: € 40.263,67. Spettatori totali: 5732 Incasso totale: € 42.759,67. Le note. Quinta formazione diversa in altrettante partite della gestione Breda. Missiroli va in panca a favore del rientrante Pagano che dovrebbe, almeno in teoria, far passare lo schieramento dal 3-5-2 al 3-4-2-1 con lo stesso Pagano e Brienza alle spalle di Bonazzoli. Così anche Cacia che lascia il posto a Bonazzoli. Novità Montiel in panchina al posto di Castiglia. Nella Reggina è squalificato il capitano Lanzaro e nel Modena lo sono Luisi e Cortellini. I diffidati sono, nella Reggina, Castiglia, Valdez, Barillà e Vigiani e, nel Modena, Gozzi e Rickler (assente per l’improvvisa scomparsa della madre, motivo per cui gli emiliani giocano con il lutto al braccio).

La cronaca. Al minuto numero 2 prima occasione per la Reggina. Pagano, lanciato da Tedesco, entra in area defilato a sinistra a, proprio al vertice alto dell’area, Narciso si tuffa e, scivolando per il terreno viscido, va addosso al giocatore amaranto che abbozza una timida protesta per un eventuale rigore. Un minuto dopo arriva il primo tiro in porta per la Reggina. E’ di Brienza che, conquistata palla sulla destra, calcia di prima intenzione ma Narciso blocca a terra. All’8° ci prova il Modena con Tamburini che, di sinistro, manda di molto al lato alla destra di Marino. Al 10° occasione da rete ancora per gli amaranto. E’ Pagano, direttamente su calcio d’angolo (il primo) a calciare a rientrare indirizzando sul palo più lontano dove è bravo Narciso ad arrivarci deviando ancora in corner. Il pubblico protesta al 14° per l’ammonizione comminata a Carmona che, entrato in scivolata da dietro, colpisce sia palla che avversario. Al 14° il Modena passa in vantaggio. Calcio di punizione, proprio per il fallo di Carmona, calciato dalla trequarti da Pinardi. Troiano, in area, si coordina benissimo e di testa manda il pallone a fil di palo alla sinistra di Marino che nulla può. Al 21° doppia occasione per la Reggina. Prima con Brienza che, dall’altezza del dischetto di rigore, non riesce a trovare spazio per calciare di sinistro e poi per Pagano che, ricevuto dallo stesso Brienza, calcia al lato. Un minuto dopo è ancora Reggina, è ancora Brienza. Calcia di sinistro ed impegna Narciso in una deviazione a terra in angolo. La partita s’infiamma anche per “merito” dell’arbitro Tozzi protagonista di alcune diverse interpretazioni sui falli commessi dai giocatori delle due squadre: clamorosa la non ammonizione a Bianco arrampicatosi a Pagano. Al 29° azione pericolosa ancora della Reggina. Cross di Brienza da sinistra e Diagouraga, in tuffo, manda in corner dando l’illusione ottica che potesse incorrere nel più clamoroso degli autogoal. La Reggina gioca e ci prova. Non offre una brutta prestazione, ma incontra oggettive difficoltà per l’ottimo schieramento difensivo del Modena. Il goal sembra essere nell’aria, ma qualcosa manca ed il terreno inzuppato e viscido di certo non aiuta la Reggina nei suoi giocatori più dotati tecnicamente. Al 37° forse la migliore delle occasioni per la squadra di casa. Cross di Vigiani da destra, palla che arriva a Brienza che, coordinandosi, colpisce un po’ male il pallone che tocca terra e si innalza lasciando ad un difensore la possibilità di liberare. Un minuto dopo è ancora Reggina in area. Carmona s’incunea e tira in porta ma un difensore ribatte. La Reggina preme, il Modena regge e, trovato il goal, non esce più dalla propria metà campo se non sui rinvii del proprio portiere. E’ un assedio vero e proprio quello degli amaranto, ma un po’ la difesa di Apolloni ed un po’ l’arbitro erettosi a protagonista dell’incontro, negano il goal agli uomini di Breda che attaccano indefessamente. Al 41°, in una delle rarissime occasioni in cui i “canarini” riescono a superare la linea di metà campo, Tamburini, d’appena fuori area, tenta il pallonetto ai danni di Marino, ma manda alto. Al 42° risponde la Reggina con Vigiani che, da fuori area, calcia ma il pallone è troppo centrale e Narciso para senza troppe difficoltà. Durante il primo ed unico minuto di recupero la Reggina va ancora vicino al goal con Vigiani che, divincolatosi in area, riesce ad indirizzare verso la porta ma il pallone termina di pochissimo alto. Nulla da fare, si va al riposo con gli ospiti in vantaggio e con i padroni di casa padroni anche del gioco e della partita nonostante non siano riusciti a realizzare. Il terreno di gioco così inzuppato e viscido, aiuta chi difende e svantaggia chi attacca. Al 49° ci provano ancora gli amaranto. Brienza serve in verticale Pagano, il bomber amaranto entra in area e calcia ma il tiro viene respinto. E’ un vero e proprio arrembaggio, infruttuoso purtroppo. Al 53° ancora Reggina. Pagano calcia una punizione ma sulla barriera, riprende Tedesco che lancia morbido in area ma il più lesto è Narciso che esce e blocca a terra. Al 53° ancora occasionissima per la Reggina. Pagano in verticale per Vigiani, cross di prima intenzione e Carmona, accorrente da dietro, dall’altezza del dischetto, ci prova di destro ma è troppo centrale e l’azione sfuma tra le braccia di Narciso. Al 54° la Reggina ci prova ancora con Tedesco. Sospinta dal pubblico che apprezza l’impegno, la Reggina va al tiro con capitano amaranto che calcia d’interno sinistro sul palo di sinistra. Narciso c’è e blocca. Al 60° la Reggina crea ancora. Bonazzoli, di testa, fa sponda per Vigiani al centro dell’area ma l’esterno destro liscia il pallone togliendo, di fatto, anche l’opportunità a Brienza di calciare. Intanto è pronto Montiel ad entrare al posto di Vigiani. Occasionissima per il Modena al 64°. Catellani, partito sul filo del fuorigioco, è solo in area, supera Marino ma perde l’attimo per calciare a porta sguarnita. Fortunatamente recupere Costa che, in tackle, gli ruba palla. Ma che rischio per la Reggina. Entra Cacia ed esce Costa. La difesa “a 3” rimane composta da Adejo, Valdez e Rizzato. A centrocampo Tedesco, Carmona e Montiel. In avanti Brienza e Pagano dietro Bonazzoli e Cacia. Al 70° calcio di punizione da una trentina di metri dalla porta emiliana. Calcia Montiel di potenza, ma il tiro termina fuori non di molto alla destra di Narciso. L’assedio continua con la Reggina che produce il suo massimo sforzo. Il Modena è tutto chiuso nella sua area di rigore. Al 73° ancora Reggina. Scambio veloce Cacia-Pagano-Bonazzoli con l’ariete che prova la percussione ma un difensore manda ancora in angolo. Reggina che spinge sull’acceleratore, ma non trova il pari. Da sottolineare la splendida prova di Adejo in copertura, Bruno non vede palla. Al 75° occasione per Cacia, cross da sinistra e l’ex piacentino prova a colpire in semi-rovesciata lisciando il pallone. Al 76° ancora una palla goal per Cacia. Narciso, su un cross, non trattiene il pallone che cade sui piedi di Cacia il quale, cincischiando, vanifica tutto. Al 78° ancora Catellani ha l’occasione per raddoppiare. Si presenta davanti a Marino e prova il “cucchiaio” che, per fortuna, termina alto. Un minuto dopo ancora Cacia, ancora un’occasione sprecata. In area, defilato a destra, si ferma e crossa  basso in una zona dove non c’è nessuno. E giù una pioggia di fischi per lui. All’82° ancora Reggina. Cacia riceve al limite dell’area, prova a girarsi ma non c’è spazio, appoggia all’indietro per Missiroli che calcia malissimo molto lontano dalla porta difesa da Narciso. Ogni tanto il Modena si fa in avanti ed è sempre pericoloso sempre con Catellani. All’87° ci prova in diagonale, da sinistra, e la palla termina di poco alto. Oggi non c’è niente da fare, 80 minuti in avanti, non sappiamo più nemmeno quante occasione, ma 0 goal per Breda ed i suoi uomini. Apolloni gongola su quell’unico tiro in porta del primo tempo che vale il goal di Troiano e, fin qui, la vittoria. All’89° ancora Reggina, ancora Brienza. Tiro dal limite e palla fuori di molto. Al 90° Montiel ci prova dalla lunga distanza senza particolari pretese. Narciso para tranquillamente. L’assedio continua, ma niente. 14 corner a 0 più che testimoniarlo non possono. Finisce così, il Modena vince e la Reggina impreca per una quantità di occasioni non sfruttate.

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Elezioni regionali 2010, appoggio incondizionato del Ministro La Russa al candidato a Governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti

altalt“Uno sviluppo concreto e duraturo della Calabria può avvenire unicamente tramite una crescita sinergica tra governo centrale e regionale”. Un chiaro messaggio quello espresso dal Ministro alla Difesa Ignazio La Russa (nella foto tra Scopelliti e Tuccio) nel corso della conferenza stampa che ha preceduto l’incontro svoltosi nella sala “Versace” del Cedir, per la presentazione dei candidati calabresi del PdL alle elezioni del 28 e 29 marzo prossimo. Un appoggio incondizionato, quello di La Russa, alla candidatura di Giuseppe Scopelliti a Presidente della Regione, che nasce sulla base di saldi presupposti evidenziati dallo stesso premier Berlusconi in tempi non sospetti. Amore per la propria terra, profonda conoscenza della politica e dei suoi meccanismi, trasparenza nel governare il territorio e capacità di scommettere sul proprio operato. Una miscela di qualità che ha spinto il ministro a voler presenziare di persona l’incontro. Una premessa che ha lasciato subito il posto ai punti qualificanti del programma politico da realizzare in caso di vittoria elettorale.

Sviluppo, sanità, lavoro e contrasto alla criminalità organizzata hanno rappresentato i punti nevralgici di un sistema regionale, definito dallo stesso La Russa, allo sbando. Questa terra, ha spiegato il ministro, paga innanzitutto un prezzo geopolitico a causa della sua marginalità rispetto al cuore dell’Europa, il ché non consente di mettersi in competizione con altre regioni se non si adottano misure di espansione concrete. Una visione condivisa anche da Scopelliti, il quale ha messo in evidenza quali potrebbero essere i punti di forza dell’allocazione geografica da sfruttare ai fini di un progetto di sviluppo. La posizione a ridosso dell’area mediterranea, ha dichiarato il candidato Governatore, permette sbocchi poliedrici, ma, tutto ciò, è subordinato alla capacità politica del governo regionale di saper rendere appetibile il territorio ad investimenti esteri. Creare condizioni per il rilancio dell’imprenditoria attraverso interventi mirati, gestendo al meglio i fondi europei, internazionalizzare le imprese e snellire la struttura burocratica. Tutte misure che richiedono un’innovativa politica di crescita infrastrutturale del territorio per potersi affacciare nel mercato globale. Il ministro La Russa ha poi sottolineato come la presenza dello Stato sul territorio nel contrasto alla criminalità organizzata è propedeutico ad un concreto sviluppo della regione, poiché, infonde maggiore sicurezza tra gli imprenditori e crea le condizioni per incrementare i flussi turistici. In merito alla cosiddetta “zona grigia”, occupata da una certa borghesia mafiosa, è lo stesso ministro a sottolineare come il PdL si sia fatto promotore di una proposta di legge che non consente la candidatura a chi, con sentenza passata in giudicato, è colpevole di reati contro la Pubblica Amministrazione. Il problema della sanità ha poi occupato un ruolo centrale nel corso del dibattito. Profonda l’indignazione di La Russa per il ritardo in cui versa la Calabria, da dove intere famiglie si trovano costrette a “pellegrinare” in strutture sanitarie del nord Italia per trovare un’assistenza adeguata. Una critica marcata dal ministro principalmente dovuta al fatto che tale problematica presenta connotati endemici, poiché, mentre l’aspetto occupazionale e di sviluppo dipendono in parte da circostanze nazionali e mondiali, economiche e finanziarie, un’oculata gestione della sanità risiede unicamente nelle capacità del governo regionale. E anche su questo punto è intervenuto Giuseppe Scopelliti, presentando un programma di un nuovo Piano Sanitario, che tiene conto del rapporto domanda-offerta e dell’appropriatezza delle prestazioni, ponendo al centro del sistema la persona. Un vero e proprio riassetto organizzativo che punta su criteri meritocratici e con procedure trasparenti che privilegino capacità e professionalità, al di là di ogni colore politico. Una presentazione dei contenuti programmatici, insomma, che sa di rinnovamento che rifugge da ogni forma di campanilismo e che basa una politica del fare sull’agire comune delle cinque province calabresi in sinergia col governo centrale.

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Liomatic T. B. Viola, impegno durissimo contro Massafra

Non ha più subito una sconfitta dopo aver perso la gara di andata contro la Liomatic Viola Reggio Calabria. La squadra di cui parliamo è Cisa Massafra ed è la compagine che affronteremo domani, sabato 13 marzo, alle ore 18, al PalaCalafiore. Imbattuta, dunque, per tutto il girone di ritorno, Massafra sarà una vera e propria sfida per i NeroArancio che anelano ai primi posti della classifica alla vigilia di tre scontri diretti. Ce la metteranno tutta i ragazzi di Coach Bianchi per ottenere altri due punti dopo l’ultima vittoria portata a casa dalla Puglia, contro Martina Franca. “Una sfida stimolante – così Massimo Bianchi ha definito l’incontro contro Massafra –. E’ una bella squadra che costruisce le sue partite sin dalla difesa, è una compagine molto fisica. Noi dobbiamo farci trovare pronti ed evitare tutto ciò che possa portarci ad una perdita di energie fisiche e, soprattutto, psichiche. Dobbiamo ripetere la prestazione dell’andata per proseguire sulla scia della vittoria della scorsa settimana. Nonostante la difficoltà della gara una cosa è certa: noi non ci riteniamo battuti sulla carta, e ce la metteremo tutta per regalare ancora un’emozione ai nostri tifosi”.

I roster: LIOMATIC VIOLA REGGIO CALABRIA: 4 DIP Marcelo, 5 DI LEMBO Massimo, 7 NICCOLAI Gabriele, 8 PELLEGRINO YASAKOV Vladimir, 9 D'IAPICO Peppino, 14 NEGRI Claudio, 15 MANZOTTI Francesco, 16 SCOZZARO Dario, 18 ROSELLI Michele, 19 GRASSO Sebastiano e 20 DALLA VECCHIA Luca. Coach: BIANCHI Massimo. Vici Coach: BOLIGNANO Domenico e TOLOTTI Gustavo. CISA MASSAFRA: CAPPANNI Christian, 5 CHIARASTELLA Albano Maximo, 6 PAPARELLA Santiago, 8 PADOVA Andrea, 9 CAVALLO Eligio, 10 DI VICCARO Vincenzo, 11 MAGINI Michele, 14 GOTTINI Matteo, 17 CAPITANELLI Andrea, 20 BIRINDELLI Duilio. Coach: CIANI Franco.

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Franco Jacopino, “Sogno di regalare ai giovani reggini un museo con tutti i ricordi di una vita: la mia”

Lo consideriamo uno degli uomini che più in alto di tutti ha portato e diffuso il nome di Reggio in ambito nazionale ed internazionale. Sicuramente, in assoluto, lo è nel campo sportivo, in generale, ed in quello calcistico, in particolare. E' colui al quale, in determinati ambienti, se si dice “Reggio Calabria” gli si accosta immediatamente il suo nome e cognome. In automatico, senza nemmeno necessità di sforzi di memoria. E’ Franco Jacopino (nella foto), chi altri sennò? Ci lega un rapporto “atipico”, per certi versi. Non quello comune tra giornalista e dirigente di una squadra di calcio. Un rapporto schietto, leale, sincero e scevro da qualunque tipologia di interessi sia da un lato che dall’altro. L’avevamo incontrato il 21 dicembre scorso allorquando, ospiti della stessa trasmissione sportiva, era stato un piacere rivederlo e riabbracciarlo. Era stato, ovviamente, un piacere chiacchierare con lui a telecamere e microfoni spenti. Non possiamo non essere tra i tanti reggini che rivedono in lui quella Reggina che, adesso, ahinoi, non è più la stessa. Non tanto, per intenderci, quella della serie A o dei fasti degli anni passati – il Franco “amaranto” ha vissuto certamente più retrocessioni che promozioni, più sconfitte che vittorie -, ma quella società che ha da tempo iniziato la propria dismissione così come già scritto, qui, e detto, in altre sedi. Abbiamo detto che la Reggina di oggi non è più LA Reggina. E’ un qualcosa che non si sa più bene cosa sia. Purtroppo. Ma torniamo a noi.

E’ andato via da Reggio nell’estate del 2004. Nessuno si aspettava nulla del genere. Negli anni erano cambiati presidenti, allenatori, direttori sportivi, giocatori e dirigenti, ma lui aveva resistito fino ad allora per ben 4 decenni. Si, 40 anni e passa. 40 anni di lungimirante presenza, da raccattapalle a giocatore e poi, causa la vista (come lui stesso candidamente ammette), da segretario a direttore generale. Un uomo, l’amico Franco, che ha saputo fare da trade union tra dirigenza e squadra, tra presidente ed allenatore, tra magazzinieri e giocatori, tra Società e Stampa, tra tifoseria e Reggina “dalla a alla z”. Non ha bisogno né di lusinghe né di presentazioni, Jacopino, chiunque l’abbia conosciuto sa che le nostre parole appaiono scontate, futili, quasi banali, allorquando parliamo di lui. Pure le pietre sanno chi è e cos’ha fatto per la Reggina. Non per nulla gode di una stima ed un rispetto che vanno ben oltre l’immaginario, ben oltre l'invidia che qualcuno ha e che, ahilui, può continuare ad avere. Non che non l’avessimo messo in preventivo, ma durante la nostra amichevole chiacchierata siamo stati interrotti da amici, colleghi, tifosi, tutti a vario titolo giunti per portargli il proprio saluto. E’ stanco ed affaticato, il nostro amico, oltre che per l’essere giunto nella sua Reggio alle 2 di notte tra giovedì e venerdì, anche per gli innumerevoli attestati di stima e di affetto appena sceso dal pullman della squadra prima della seduta di allenamento di venerdì pomeriggio al “Centro Sportivo Ciccio Cozza”. Una messe di persone che hanno voluto rendergli omaggio mettendo a dura prova le sue emozioni, ghiandole e dotti lacrimali annessi. E’ l’ineluttabile segno che ciò che si semina si raccoglie. Difficile immaginare che, qualcun altro, goda o possa mai godere delle stesse attenzioni. E’ difficile immaginarlo non solo adesso che si è quint’ultimi in serie B, ma anche in altre occasioni a dire il vero. Il fatto è, insomma, che non è il ruolo che si riveste a far la differenza, non è l’essere Direttore Generale o Presidente il motivo principe per cui si è o meno rispettati. Il “quid” è l’essere Uomo o ominicchio. La sostanziale differenza sta nello spessore umano, personale e, di conseguenza, professionale che ognuno di noi ha e manifesta. Bluffare si può, certo, anche con successo se si è attori di un certo calibro, ma, presto o tardi, poi i nodi vengono sempre al pettine. E’ questo che ci differenzia gli uni dagli altri, non i titoli o le cariche ricoperte con più o meno successo. Nella vita si è “Uomini o Caporali”, difficile, molto difficile, che i primi vivano come i secondi e che, ovviamente, i secondi vivano come i primi. Forse, e sottolineiamo forse, per un periodo più o meno lungo di tempo, i secondi possono vivacchiare tentando di imitare come vivono di norma i primi, ma poi, alla lunga, le distanze tra i due mondi tornano ad essere nitide, ben definite, con un solco infinito tra di loro e quindi. A buon intenditor… Dopo due stagioni a Catanzaro, ha lasciato la regione natìa per andare a mettere la propria incommensurabile esperienza al servizio di una Società del nord. In quella terra d’Emilia ricca, opulenta, leghista ed un pò razzista, facendo capolino a Modena. Città molto bella, a dire il vero, in cui la comunità meridionale, in generale, e reggina, in particolare, è numerosa e contribuisce all’economia della zona in maniera diremmo non certo indifferente. Non potevamo, dicevamo, lasciarci sfuggire l’occasione di chiacchierare con lui in compagnia – solo perché la memoria non ci aiuta più come un tempo – di un registratore che non può e non deve registrare su nastro emozioni, fatti e circostanze che è giusto restino indelebili nelle nostre memorie dopo quasi un’ora d’intensa chiacchierata. Qui, di seguito, per la cronaca, è riportato solo quello che ai più è dato sapere. Partiamo da qualcosa che certamente, a prescindere da tutto, ti sta a cuore: la Reggina. Cosa manca da qualche anno a questa parte alla nostra squadra? “Mah! Credo che manchi organizzazione. Manca quel senso di appartenenza che ci accomunava tutti insieme fino a qualche anno fa. Manca quel lavoro di equipe che ha caratterizzato tanti e tanti anni miei di lavoro qui e che hanno consentito alla Reggina di essere ciò che è stata. Il calcio moderno, da tempo, non è più monocratico. L’immensa mole di lavoro non può essere supportata e sopportata da un solo uomo. E’ necessario che ci sia un gruppo di persone che lavorino insieme ma distintamente ognuno per ciò che gli compete. L’essere solisti non può pagare. Questo è il calcio di oggi. Credo che manchi questo nonostante qualche dirigente penso che assolva a questi compiti. Ripeto, oggi è molto più specifico che un tempo il discorso “calcio”. Oggi è necessario essere in possesso di professionalità. E’ importante, fondamentale direi la professionalità e non si può più improvvisare.” Ho avuto modo di “denunciare” più volte l’evoluzione, o per meglio dire l’involuzione, della Reggina da qualche anno a questa parte. Per esempio, ma non per ultimo, la considerazione che ai “tuoi tempi”, per intenderci, le beghe, le problematiche, i contraddittori che sempre ci sono stati e sempre ci saranno sia nello spogliatoio che nelle stanze della sede, restavano lì dentro e lì veniva risolte. Adesso si sa tutto di tutti. Questa evidente difficoltà nel gestire gli affari interni come la spieghi? “Devo ripetermi. La differenza la fa la professionalità. Quella che ognuno acquisisce con l’esperienza, con il proprio lavoro, con i sacrifici, con l’abnegazione, con l’amore per il proprio lavoro. Io, innamorato della mia professione, ho avuto una fortuna in più che è stata anche la mia maggiore motivazione: lavorare per la squadra della mia terra, della mia città, dare tutto quello che avevo a qualcosa che mi apparteneva e mi appartiene ancor oggi che la guardo da lontano”. Com’è possibile, però, che qualunque fatto increscioso accaduto e che dovrebbe essere “lavato”, come i panni sporchi, “in famiglia”, esca fuori manifestando situazioni persino imbarazzanti? Manca il custode, colui che è capace di mediare e risolvere. Ricordo la nostra lite furibonda durante una conferenza stampa con l’allora tecnico amaranto Camolese. Era proprio nel corso della tua ultima stagione a Reggio, nel 2004. Ricordo anche che, alla ripresa degli allenamenti, ci chiamasti e ci “convocasti” in una stanza dov’eravamo chiusi noi, tu e l’allenatore. Lì ognuno disse la sua e finì tutto con una stretta di mano. “Ma vedi, io dico che questi accadimenti sono perfino indispensabili. Sono indispensabili le liti, se non ci fossero non ci sarebbe nemmeno modo di confrontarsi. Mi chiamavano “democristiano”, ma io sono “democristiano” e me ne sono sempre vantato. Tra l’altro, seguace del miglior Andreotti. Ma non perché questo volesse dire non essere sicuro, no. Ma parchè, a volte, fare un passo indietro sulle proprie posizioni, o farlo in avanti, dopo un confronto schietto e diretto, risolve certamente i problemi. L’episodio a cui fai riferimento tu e che ricordo benissimo io ce l’ho attuale. Noi abbiamo "Il Resto del Carlino", uno dei giornali più importanti d’Italia e d’Emilia in particolare. Ebbene, il mio allenatore Apolloni ed il caporedattore, persona sicuramente di spessore e con una personalità spiccata, Paolo Reggianini, si “odiavano”, se così si può dire. Io ho lasciato che si sfogassero entrambi, perché era giusto così, dopodiché li ho portati a cena e sono diventati amici fraterni. Si telefonano ogni giorno, sembranu ‘ddu ‘nnamurati. Ma perché è così, perché quando c’è il confronto ci si chiarisce sempre. Fermo restando che ognuno rimane delle sue idee per com’è anche giusto, ci mancherebbe altro. Però, dal confronto si riesce a tirare fuori le vere ragioni. Se Apolloni non ride – gli contestava questo – avrà anche i suoi buoni motivi per non farlo. Se lo conosci allora capisci che il suo non ridere ha una logica ed allora lo apprezzi. Il Reggianini, che sembrava un “orco”, ha poi gratificato Apolloni quasi come fosse il Guardiola emiliano, il più bravo tra gli allenatori giovani. Quello che voglio dire è che basta poco per chiarirsi. Perché l’ho fatto? Per la gloria? Certo che no. L’ho fatto affinché la Società per cui lavoro, a cui sono affezionato, con la quale ho un certo rapporto, abbia un futuro migliore. In quella situazione che ti ha riguardato – qui un po’, per la prima volta perché non sono abituato, mi lodo – su che cosa potevo puntare, con i pregi ed i difetti che ho anch’io? Su quell’amore in più che mi derivava dall’essere reggino e dal lavorare per la Reggina. Non c’è dubbio che farlo per la tua città, per la tua squadra del cuore, per la Società per cui lavori, con la squadra con cui hai fatto un percorso di vita quarantennale, ti dà da mettere in campo quel qualcosa in più. Questo è il cosiddetto valore aggiunto che si mette quando si lavora per qualcosa che senti tuo fino al midollo.” Dal punto di vista prettamente professionale, mettendo un attimo da parte il lato affettivo, cosa ti è rimasto dentro della tua esperienza qui, nella tua città? Cos’hai portato a Modena imparato a Reggio? “A Modena ho portato ed ho fatto integralmente tutto quello che facevo a Reggio migliorandolo perché mi sono adeguato ai tempi ed al cambiare del calcio in questi quasi 6 anni. Guai se non fosse stato così. Ti faccio un esempio. Io, qui a Reggio, strimpellavo con il computer ma non oltre. Tanto che una delle cose belle che aveva fatto la Reggina quand’ero qui era l’informatizzazione di tutta le sede. Io, ogni giorno, vedevo passare davanti alla mia stanza tutti i tecnici impegnati in questo lavoro ed un giorno chiesi ad uno di loro quando sarebbe toccato alla mia stanza tanto da avere un pc sulla mia scrivania. Uno di loro mi rispose che nella mia stanza non era previsto e preventivata l’informatizzazione perché tanto io ero anziano. (E qui entrambi scoppiamo a ridere). Questa era soltanto una delle “perle” che, se ci penso, mi fa ancora sorridere. Tra l’altro, a Modena, dovendo anche curare i rapporti con la Stampa, tu sai quanto sia necessario ed indispensabile il computer oggi, non solo ho imparato ad utilizzarlo ma quando mando le email penso spesso a quel tecnico che, mentre istallava il sistema informatico alla Reggina, sai con qualche difficoltà visto la risposta che avrebbe dovuto darmi, mi rispondeva che nella mia stanza non era prevista l’informatizzazione. Questo per dirti che a volte ci sono delle logiche assolutamente fuori luogo e da lì tante altre situazioni umane, ambientali, sportive, che hanno portato al non poter più proseguire.” Nell’estate del 2004 che cosa si è davvero rotto tanto da dover interrompere il percorso di una vita insieme? “Mi conosci e conoscete tutti, credo di avere una dote importantissima: l’onestà. Quella pratica ed intellettuale. Dico sempre che sono nato ricco e nobile per merito di mio padre e di mia madre, morirò certamente povero perché io con i soldi non ho mai fatto nulla di particolare, ma morirò anche nobile senza alcun dubbio. Quindi, questa onestà di uomo con le mani pulite, limpide, ha sempre fatto si che chiunque abbia avuto a che fare con il sottoscritto a livello lavorativo e professionale possa assolutamente dire o raccontare qualche cosa che possa inficiare la mia persona. L’onestà intellettuale, invece, è quella che tu vorresti trasmettere e che puoi e devi trasmettere. Ed allora, se io vado due anni a Catanzaro e non costruisco ma avvio alla professione l’attuale direttore generale che ancora oggi, se ha qualche dubbio, mi chiama la mattina; se a Modena ho formato un altro calabrese di Cariati che già segue il settore giovanile e la sera, quando finisce, si ferma in sede e mi dice “stasera studiamo”. Se tutto questo avviene, allora ti arrabbi, ti amareggi, perché tutto questo lo potevi fare per la tua Società, per la tua città. La cosa più bella è poterti fare ricordare per questo. Io ho un’idea incredibile in testa. Tu sai che, per i miei trascorsi in giro, ho una montagna di ricordi materiali. Dal gagliardetto, alla maglia, al pallone, a dei libri. Io spero, spero. Oggi addirittura la Federazione sta cercando di agevolare l’apertura di musei all’interno degli stadi anche per adeguarsi alla realtà che esiste in molte altre parti del mondo (Spagna ed Inghilterra sono i capostipiti di questa filosofia, n.d.r.). Ecco, io spero di poter fare un museo con i miei ricordi per i giovani di Reggio Calabria, per i ragazzini, ma senza il benché minimo scopo di lucro. Guai se fosse così! (Allora, mio caro Franco, tutto devi fare tranne che darlo in mano a questa Società, n.d.r.). Ecco, tutto questo sarebbe veramente il traguardo finale più bello ed importante per una persona come me che ha sempre agito con la dote dell’onestà materiale ed intellettuale. Mi chiedi, allora, cosa successe affinché il mio contratto non fosse prolungato. Ebbene, nel corso dell’ultimo anno accaddero delle cose inenarrabili. Inenarrabili. Non dirò mai quali furono, cosa accadde, non m’interesserà mai farlo. Tutte cose che contrastavano con i 40 anni precedenti. Io ho fatto quasi sempre buoni contratti in 40 anni perché il rapporto tra la Società ed il sottoscritto era basato sulla fiducia. Negli ultimi anni c’era una normativa che imponeva alcune cose. Devo essere corretto ed onesto fino alla fine e dire che i dirigenti di allora non hanno mai messo alcun freno, alcuna condizione ai miei contratti che io stesso facevo e loro firmavano senza nemmeno guardare per il rapporto di fiducia reciproca che c’era. Per onestà devo dire che la data del 30 di giugno del 2004 l’ho messa io, di mia spontanea volontà, perché tanto per me non cambiava nulla visti i rapporti che c’erano. A quel punto, nell’ultimo anno o anno e mezzo, sono successi fatti inenarrabili. Non lo so chi ha torto o chi ha ragione, non m’interessa manco più ed ormai fanno parte del passato. Ma certamente non è stato individuato, ed era quello a cui ci tenevo di più, nessuno e dico nessuno che potesse far sì che ci fosse continuità nel percorso che avevo iniziato molti anni prima. Una cosa che era assolutamente fondamentale. In sostanza, perché hanno dovuto godere della mia esperienza il Catanzaro ed il Modena e non la Reggina? Questo quesito me lo pongo, certo. Poi, con la tranquillità interiore che mi appartiene, ho sempre detto che il capitolo è chiuso, che il passato è passato e che il corso degli eventi non lo può cambiare nessuno. La storia è quella e nessuno è in grado di cancellarla.” La Reggina resta sempre e comunque il tuo grande amore? “E’ fuor di dubbio. La Reggina è stata la “persona” con la quale ho fatto tutto un percorso di vita. Tu capisci che io ho giocato fino a 17/18 anni poi non ci vedevo più e dopo 3 giorni ero dietro una scrivania. Ho percorso tutte le fasi più importanti della mia vita: ho festeggiato i miei 18 anni, ho festeggiato la laurea, ho festeggiato il matrimonio (nella data condizionato dal campionato). La nascita delle mie figlie. La Reggina testimone di una vita. Pensa che mia moglie mi diceva sempre “la mia grande rivale in amore è la Reggina” perché si sentiva tradita solo dalla Reggina. Adesso chiudi il registratore che ti dico una cosa che non bisogna portare fuori, per dirti fino a che punto siamo arrivati io e la Reggina.” E qui, doverosamente, la bobina cessa di registrare. Franco racconta un fatto estremamente personale e tutti e due – lui nel ricordarlo e noi nel venirne a conoscenza – restiamo basiti, perplessi, trasecolati fino a storcere il naso nauseati al pensiero di che tipo di personaggi ci possano essere in giro (non che non lo sapessimo, sia ben chiaro, i nostri “polli” li conosciamo bene entrambi, ma pensavamo che a tutto ci fosse un limite ed, invece, scopriamo che il limite non c’è)! Ci fermiamo qualche minuto, il tempo di “riprenderci” e poi ripartiamo con la chiacchierata a registratore acceso. Abbiamo parlato dell’evoluzione del calcio, ritieni che questo calcio non sia più uno sport ma altro? “La risposta ce l’hai se guardi le coppe europee. Partiamo dal grande per arrivare al piccolo. Saranno 7/8 anni che noi italiani, in Europa, arriviamo dopo. Molto dopo. Perché? Perché non sappiamo giocare più al calcio. Purtroppo siamo livellati al basso e la qualità è scadente. Abbiamo campionati di serie B inguardabili, con le dovute eccezioni di qualche partita, anche perché non c’è più la vera essenza del calcio.” Parli della B, ed in A c’è invece? “In A ci sono 4/5 squadre che hanno i fuoriclasse, quasi tutti stranieri però. Questi fanno spettacolo. Però se prendi il Chievo o l’Udinese e li fai giocare con una squadra di B penso che non vedrai tutta questa differenza. Tutto questo perché non si cura più come si dovrebbe la scuola calcio, il settore giovanile. Oggi, ai ragazzini, gli parli di diagonali, di 3-5-2, di 4-3-3, di 4-4-2 e di altre cose del genere, ma il pallone non lo fa più nessuno.” Si può tornare indietro o televisioni, sponsor ed i milioni di euro in circolazione la faranno sempre ancor più di padrone? “Vedi, tutte queste cose bisognerebbe sfruttarle. Non c’è dubbio che il ricavato che il calcio assume, che non è più l’incasso al botteghino, ma ciò che arriva dalle televisioni, dal marketing, dalla commercializzazione del prodotto, del marchio, eccetera, lo si dovrebbe sfruttare proprio per questo: per far insegnare il calcio ai ragazzini. Si deve tornare ad insegnare che si deve giocare al calcio lasciando stare diagonali e moduli ed altre cazzate. Ho visto partite delle giovanili in cui gli allenatori imbottiscono i ragazzini di schemi, moduli, alchimie tattiche. E basta! Torniamo a farli giocare al calcio. Io ho un ragazzino di colore, un ghanese che è del ’97 anche se dimostra 18 anni. Questo è il più bravo di tutti, ha una forza fisica ed atletica bestiale come quasi tutti i ragazzi di colore (come Balotelli per esempio), ma non lo fanno giocare perché dicono che non abbia l’età per giocare nella Primavera. Ma per favore, facciamolo divertire intanto e poi dotiamolo di altre qualità oltre a quelle che ha già di suo. Non si può arrivare in serie A e vedere che c’è gente che non sa manco fare un cross.” Perché in Italia omicidi, diffidati, DASPO, scontri cruenti tra tifoserie ed in Inghilterra la partita si guarda senza barriere e divisioni alcune? “Perché come in tutte le cose della vita ci sono le leggi e le regole. Se tu li fai rispettare allora va bene e dappertutto sarà come in Inghilterra. Nel momento in cui ti consentono di fare il furbo, ci sarà sempre qualcuno che si crederà più intelligente di altri e ti creerà problemi.” L’Italia pecora nera nell’applicazione delle leggi? “Certamente. Le leggi sono tutte uguali in ogni Paese. In Italia quando succede qualcosa dopo 3 giorni se fuori bello, libero e beato mentre in Inghilterra nello stadio stesso c’è la camera di sicurezza.” Torniamo a parlare di calcio di casa nostra, il tuo Modena che obiettivi ha? “ll Modena sta vivendo in questo momento un grande momento di affanno dal punto di vista dirigenziale. Una Società, un presidente, che ha avuto grandissimi meriti per più di 10 anni e adesso non ha più voglia di continuare. Si sta cercando di creare un gruppo di imprenditori che possa costruire una nuova Società ancora più valida, più importante, più potente. Nel lasso di tempo necessario a questo passaggio, è chiaro che i programmi sono minimi. Minimi vuol dire la salvezza da raggiungere il prima possibile.” Com’è la Reggina vista da lontano? “La Reggina è una grande squadra perché i nomi ed i cognomi di chi la compone sono quelli. Tedesco, Vigiani, Bonazzoli, Cacia e Brienza sono giocatori che possono stare in A tranquillamente. E’ chiaro che la retrocessione non ha consentito l’adattabilità ad un campionato completamente diverso da quello in cui si giocava fino a maggio scorso. Un campionato, quello di B, non di molta qualità ma che necessita di molta applicazione. Noi abbiamo un allenatore, Apolloni, che non è stato un grandissimo calciatore a livello tecnico eppure è arrivato in Nazionale (faceva parte del grande Parma di Nevio Scala, n.d.r.). Lui dice spesso ai suoi giocatori “se io con i miei mezzi tecnici limitati sono arrivato in Nazionale, anche voi potete e dovete disputare un buon campionato”. Ed i giocatori lo stanno seguendo. A parte Pinardi e Bruno che sono due valori aggiunti, due calciatori fuori media, tutti gli altri stanno seguendo quello che dice l’allenatore e stanno ottenendo dei buoni risultati. Niente di eccezionale però siamo una buona squadra con qualche periodo di sbandamento e speriamo che domani (oggi, n.d.r.) si possa esprimere al meglio. Se il Modena gioca da Modena sarà una bella partita.” E’ la prima volta che, da avversario, affronti la Reggina al “Granillo”. “Non solo sarà la prima volta che l’affronterò al “Granillo”, ma sarà anche la prima volta che metterò piede nel vostro stadio da quel 9 maggio del 2004. Dopo quel Reggina – Milan non solo non ho mai messo più piede lì, ma nemmeno ci sono mai più passato da fuori.” Lasciamo da parte la retorica e le domande scontate, raccontaci le tue emozioni, il tuo stato d’animo nel sederti in quello stadio su una panchina che non sarà quella della Reggina. “Sono un uomo. Sicuramente non posso non mettere in conto le emozioni che vivrò. Ma sono sereno, sono assolutamente sereno per l’aver fatto il mio dovere. Sempre. Sono stato un reggino che ha provato e vissuto grandi emozioni e soddisfazioni per aver lavorato per così tanti anni per la squadra della sua città. Anche nel mondo sportivo, sono sereno per essere stato un reggino autentico in ogni momento e di aver dato sempre tutto quello che potevo.” Si chiude qui la nostra chiacchierata a registratore in movimento, altre cose ce le raccontiamo privatamente e non nascondiamo di sentire la mancanza di un uomo come lui all’interno di una Società che, sarà una coincidenza ?, proprio da quell’estate del 2004, seppur sopravvivendo altri 5 anni in serie A, ha inesorabilmente iniziato il suo declino fino ai giorni nostri. Ricordare che nel 2005 c’è stato il “caso fidejussioni” con tanto di messa in regola in extremis e denuncia dell’allora presidente del Bologna Gazzoni Frascara con procedimento penale annesso ancora in corso; che nel 2006 è stato il turno di “Calciopoli” o “Moggiopoli” che dir si voglia, con ancora un procedimento penale ancora in corso e che dal 2007 è iniziata la “sciagura guida tecnica” con 3 allenatori ogni anno in panchina, fa pensare a “solo” delle coincidenze oppure, come crediamo, alla Reggina manca Franco Jacopino? Giudicate voi. La chiacchierata si conclude dandoci appuntamento ad oggi in sala stampa allorquando Franco accompagnerà Apolloni ed i suoi giocatori, ma non ci lasciamo se non prima entrambi registriamo la presenza fuori di un tifoso “storico” come Giovanni Filloramo (CUCN ’82) e di altri due giovani baldanzosi che, salutandolo con affetto, gli preannunciano uno striscione in suo onore oggi al “Granillo”. A Franco viene il groppone in gola, si schernisce, ringrazia, li abbraccia e dà anche a loro appuntamento a dopo la partita. Vuoi vedere che Foti non lo saluterà? Anzi, chiederà a qualcuno dei suoi che, invece, lo farà se gli davvero sembrava il caso di farlo magari ripetendo quanto detto e fatto in occasione della gara d’andata? Potete togliere i punti interrogativi e sostituirli con quelli esclamativi: siamo sicuri che sarà così! Conoscendo Foti non può che succedere questo a dimostrazione che Uomini si nasce e non lo si diventa e lui, Franco, modestamente, lo nacque!

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Il concorso di bellezza “Miss e Mister Amaranto” compie 10 anni

Miss Amaranto nasce nel 2001 per volontà del suo ideatore e patron Luciano Cristiano. L’avventura ebbe inizio con la prima edizione, svoltasi nell’ambito della manifestazione “Un mare Amaranto” che si teneva in quegli anni a Pellaro (popolosissimo quartiere alla periferia sud di Reggio Calabria). La prima edizione vide, svoltasi in un’unica serata, la partecipazione di quasi quaranta ragazze. E fu subito un grande successo! Alla presenza di circa settemila persone e di un folto gruppo di dirigenti e calciatori della Reggina Calcio di allora, fu incoronata la splendida sedicenne Rita Leonardo, oggi mamma e insegnante di ballo. Da allora ad oggi è stato tutto un susseguirsi di bellissime edizioni con un continuo aumento di successo, di critica e di pubblico. Tra gli obiettivi di questo concorso non c’è solo quello della valorizzazione delle nostre bellezze, ma anche quello di offrire un importante vetrina a tutti quei talenti (cantanti, cabarettisti, ballerini) che, man mano, si alternano sui vari palcoscenici durante le serate.

Anche per questo patron Luciano Cristiano, profondo conoscitore del mondo dello spettacolo, si avvale della collaborazione di agenzie del settore alla continua ricerca di volti nuovi per la moda, il cinema e lo spettacolo. Infatti, quest’anno è stato gratificato dalla nomina di responsabile regionale per Calabria e Basilicata di “New Model Today”, prestigioso concorso di bellezza nazionale. Un importante riconoscimento a suggello della serietà, della bravura e dei lusinghieri risultati ottenuti in questi anni. E fu così che, oggi, Luciano Cristiano ed il “suo” concorso quest’anno festeggiano il prestigioso traguardo del decimo compleanno. Un cammino difficile, faticoso, irto di ostacoli. Tanti sacrifici, un lavoro intenso ma anche gratificante che con il trascorrere degli anni ha fatto prendere sempre più quota e credibilità a Miss Amaranto sino a farlo diventare uno dei più importanti e conosciuti concorsi di bellezza locali. Tante innovazioni, tante idee. Dopo i primi anni in cui il concorso si svolgeva in un'unica serata, si è pensato di estenderlo, di portarlo in giro per le località più belle e suggestive della provincia di Reggio Calabria e della Calabria intera con delle selezioni tanto da diventare, così, volano e strumento di promozione turistica per le stesse località ospitanti grazie alla sua promozione con l’impiego di importanti media. Con l’edizione del 2007, patron Cristiano ha poi voluto arricchire lo spettacolo aprendo anche ai concorrenti di sesso maschile affiancando il titolo di Mister Amaranto a quello del già conosciuto di Miss Amaranto. Ci piace ricordare le ragazze e i ragazzi che hanno partecipato alle finali vincendo i titoli di Miss e Mister amaranto. Le Miss: 200:  Rita Leonardo; 2002:  Dominella Santisi; 2003:  Federica Ambrogio; 2004:  Anna Leonardo; 2005:  Irina Dutka; 2006: Ilenia  Bartolo; 2007: Elisa Cristiano; 2008: Jessica Alampi; e 2009: Carmen Ferrante. I Mister: 2007:  Davide Ferrari; 2008:  Antonino Crea e2009:  Nicola Epifanio. Tanti sono stati poi gli artisti che, nel corso degli anni, hanno fatto parte del cast artistico o, più semplicemante, sono stati graditi ospiti del Concorso: Gennaro Calabrese, oggi affermato imitatore cabarettista a livello nazionale, che per circa quattro anni ha fatto parte del cast; l’imitatore Pasquale Caprì,  il duo “I Vai e Vieni”, i campioni italiani di danze caraibiche Giuseppe e Simona Cantarella, la show girl Samuela Piccolo, l’attore  Giuseppe Zeno e tanti, tantissimi altri che, con la loro presenza, hanno arricchito l'albo d'oro di questo Concorso. Personaggi prestigiosi, quindi, ma non da meno sono stati i conduttori: Consolato Malara, Mary Fulco, Marilena Alescio ed Elisa Cristiano, quest’ultima una vera sorpresa, eletta Miss amaranto 2007, l’anno successivo ha condotto con eleganza e disinvoltura le serate del tour assieme a Consolato Malara. Nonostante le grosse difficoltà, patron Luciano Cristiano, combattendo contro chi ha cercato di distruggere quello che di buono è stato fatto in questi anni, continua nella strada intrapresa consapevole della bontà e delle finalità di questo concorso che   riparte con delle novità per questa X^ edizione. Per questo 2010 non ci sarà il tour nelle varie località, ma il tutto sarà  concentrato in tre serate che si svolgeranno alla fine del mese di Agosto nella splendida cornice dell’arena Ciccio Franco sul lungomare Falcomatà di Reggio Calabria. Nella prima serata avverrà una prima selezione con l’accesso alla prefinale, nella seconda la prefinale nella quale si sceglieranno i concorrenti che accederanno alla finale nella terza serata. L’intera manifestazione è patrocinata dall’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria,  Assessorato Turismo e spettacolo. Il concorso ha un nuovo sito internet interamente rinnovato anche quest’anno nella veste grafica: www.missemisteramaranto,it. Sul sito possono trovare tutte le informazioni, le curiosità, i partner, le foto e la possibilità per gli aspiranti concorrenti di iscriversi on line al concorso. Oltre ad articoli su vari quotidiani, si avvale di una radio ufficiale, Radio Touring, prima per ascolti nella provincia di Reggio Calabria, e di una televisione ufficiale, Telereggio. Per essere protagonisti e vivere questa fantastica esperienza le ragazze e i ragazzi di età compresa tra i 16 e i 23 anni  possono iscriversi (entro il 30 Luglio 2010) on line sul sito o mandando una mail a info@missemisteramaranto.it.

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La Reggina proiettata verso la gara casalinga contro il Modena

altSe è vero che il pareggio di Piacenza, nonostante la brutta prestazione messa in mostra, ha dato maggiore fiducia alla squadra almeno sul piano della continuità, presto lo scopriremo, attraverso quello che sarà l’impegno di sabato pomeriggio con il Modena. E’ chiaro che per la Reggina diventa fondamentale, giunti a questo punto della stagione, sfruttare al massimo soprattutto gli impegni casalinghi ed il calendario in questo senso offre una buona mano di aiuto agli uomini di Breda (nella foto). Quest’ultimo alle prese in questi giorni con la scelta degli uomini da mandare in campo contro i canarini. E’ probabile che l’undici titolare non si discosti molto da quello visto qualche giorno addietro in quel di Piacenza. Con l’ovvio e scontato rientro di Tedesco dopo la squalifica e la perdita di Lanzaro appiedato dal giudice sportivo. Sarà Santos a riprendere il suo posto nella linea a tre dei difensori, o verrà riproposto in quel ruolo Emanuel Cascione.

Secondo quelle che sono le indicazioni degli ultimi giorni e soprattutto secondo quello che è il pensiero del tecnico, è molto probabile che insieme ad Adejo e Valdez, ci sia proprio il brasiliano. In attacco nessun dubbio sull’utilizzazione di Brienza, semmai le incertezze riguardano il suo compagno di reparto, infatti per una maglia da titolare a battagliare ci sono Cacia e Bonazzoli. E’ chiaro che la scelta va fatta anche in base a quelle che sono le caratteristiche difensive dell’avversario e per quello che dovrà essere il gioco che la Reggina intende praticare per sdradicare una delle retroguardie meno battute di questo campionato. C’è da dire che in occasione della trasferta piacentina i lunghi lanci sono stati per gran parte dell’incontro il tema offensivo degli amaranto ed in questo senso Bonazzoli sembrerebbe il più indicato, ma è anche vero che sotto la guida di Breda, soprattutto al Granillo, la Reggina ha praticato un gioco diverso, molto più dinamico, palla a terra e fatto di scambi veloci ed in questo senso forse Cacia ha una maggiore predisposizione. Freme dalla voglia di poter tornare utile alla causa anche Pagano, per lui ultimamente solo qualche sprazzo di gara. Il giocatore, meriterebbe per gol segnati, assist e qualità espresse, un posto tra i titolari, ma come le altre, anche questa è una scelta difficile che spetta ovviamente a mister Breda.

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