Reggina: lo Iaconi-pensiero ad ampio raggio (parte I^)

Troppo ghiotta l’occasione ieri sera, fornitaci da “La Tribuna del Lunedì” condotta dall’amico e collega Michele Favano, per lasciarci sfuggire, non cogliendo, ogni dettaglio dello “Iaconi pensiero” circa le vicende – più vicissitudini, a dire il vero – della Reggina in questo assai poco lusinghiero campionato di B. Ospiti entrambi della seguitissima trasmissione, non potevamo non prendere nota e riportarvi ciò che pubblicamente ha dichiarato il tecnico amaranto. Moltissime le domande alternatesi tra i presenti in studio e chi in studio non c’era ma ha ugualmente interagito attraverso un noto sito frequentato dalla tifoseria amaranto e/o l’invio di domande tramite sms. Un’ora e mezza di “botta e risposta” in cui il tecnico non si è mai defilato se non quando, ovviamente, è stato chiesto qualcosa a riguardo del calcio mercato. Un tecnico, Ivo Iaconi, che secondo chi scrive incarna poco lo stereotipo dell’allenatore di calcio del terzo millennio. Umile, sincero da “pane al pane e vino al vino”, forse anche grezzo nelle risposte, ma che si rende simpatico ai più non manifestando saccenza, prosopopea né tantomeno presunzione. Ecco, in pillole, chi è Iaconi: un uomo, professionalmente parlando, avvezzo alla schiettezza ed alla semplicità nell’esposizione delle proprie idee.

Tre partite sotto la sua guida, un lieve miglioramento rispetto al passato ma la classifica parla chiaro: siamo terz’ultimi e la classifica comincia a farsi davvero preoccupante. “Sicuramente! Siamo in una posizione di classifica difficile. Abbiamo un ruolino di marcia, considerando l’andamento della Reggina dall’inizio del torneo, assolutamente negativo ed assolutamente impensabile alla vigilia perché questa squadra, seppur magari non competitiva al massimo livello, sicuramente non è una squadra che deve e può stare in zona retrocessione. Ci sono delle problematiche che vanno risolte in fretta perché non è che abbiamo molto tempo per farlo. Purtroppo in queste ultime tre partite sotto la mia guida abbiamo fallito dei risultati alla nostra portata. Credo che il più importante sarebbe stato quello di Lecce perché avrebbe rappresentato una svolta mentale subito, qualora fosse arrivata la vittoria contro una squadra che adesso è prima in classifica. Meritandola anche, per dirla tutta. Purtroppo non è stato così e quindi non abbiamo palesato miglioramenti mentali (o comunque solo in una parte si sono intravisti) tali da portarci a conquistare una serie di risultati utili che è ciò che ci occorre per venire fuori innanzitutto da questa situazione di classifica”. Mister, andiamo al nocciolo di tutta la questione. Il suo predecessore, subito dopo le tre sberle rifilateci dall’Ancona in casa, alla sua ultima conferenza post-partita al Granillo (poi la Reggina giocò e perse a Torino ed immediatamente Novellino fu esonerato), dichiarò che aveva necessità, per far vedere il suo gioco ed ottenere risultati, di “gente con le palle”. Giacché il problema appare ancora questo, di essere in presenza cioè di una squadra priva di attributi e di non essere un gruppo, da questo punto di vista come sta messa la Reggina con lei alla guida tecnica?  “Secondo me non ha ancora superato completamente lo shock del cambio di allenatore. E’ una squadra che sente il peso delle responsabilità ma questa è una cosa alla quale bisogna abituarsi”. Dovrebbe essere uno stimolo l’avere delle responsabilità, no? “Esatto. Nel calcio ci sono momenti belli e momenti meno belli, ma la capacità di un professionista è quella di saper essere presente proprio nei momenti difficili. E’ su questo che stiamo lavorando molto, cercando di accrescere in loro la fiducia nei propri mezzi perché secondo me, torno ancora a ripetere, questa è una buona squadra che può dare molto di più di quello che sta dando. Questo credo che sia il dato di fatto più clamoroso. Molti giocatori, anche tra i più importanti, quelli con un curriculum maggiore rispetto agli altri, sono quelli da cui ci si aspettava di più e che finora hanno deluso. Però noi contiamo di invertire questa tendenza. Non parliamo di calcio mercato, adesso e fino a Natale c’è una serie di partite da cui dobbiamo tirare fuori il meglio da ognuno di loro. Deve essere questo uno stimolo tale quantomeno per tirarsi fuori dalla zona retrocessione. Dobbiamo un po’ imitare quello che è stato il cammino del Crotone dando una svolta al nostro campionato cercando una serie di vittorie, meglio, o comunque una striscia di risultati utili consecutivi.” Numeri alla mano, 12 goals fatti e 21 subiti (sebbene con lei alla guida il dato si è assestato sui 5 fatti e 6 subiti), prendiamo atto che la Reggina quando va in svantaggio crolla completamente invece che controbattere con orgoglio. “I numeri ci danno torto, certamente, ed il fatto che i “miei” numeri siano leggermente migliori non vuol dire nulla. Credo che prendiamo troppi goals ed abbiamo realizzato molto meno di quello che avremmo invece potuto visto che, comunque, abbiamo creato molto in queste partite denotando chiare difficoltà dentro l’area avversaria. In sostanza, arriviamo con pochi uomini nell’area avversaria ma queste sono cose che io conto di migliorare. La cosa che mi preoccupa di più, invece, è che nelle partite come quella di Lecce ad esempio, quando siamo passati in vantaggio, abbiamo sempre smesso di giocare permettendo così all’altra squadra di riprendere il pallino del gioco. E’ successo in parte anche ad Empoli pur non essendo passati in vantaggio (e lo meritavamo) ma, comunque, avendo messo ugualmente sotto la squadra di casa. Pagano ha sciupato un’occasione ma abbiamo portato 8/9 palle all’interno della loro area senza, però, trovare i nostri attaccanti essendo carenti in fase conclusiva. Poi loro hanno segnato e questo ci ha sfaldati e nel secondo tempo non siamo stati più gli stessi. E’ su questi cali psicologici, mentali, dovuti agli episodi durante le partite che dobbiamo lavorare. A me sembra anche un po’ assurdo che giocatori di un certo livello, come quelli che ha la Reggina, abbiano queste remore a reagire dopo aver subito un goal.” Da casa giungono domande sul calcio mercato o su particolari giocatori svincolati e, quindi, “pronti subito” (per esempio vecchie conoscenze come Vargas o come, nelle trasmissioni precedenti, anche Franceschini e Stovini). Il mister tiene fede alla sua premessa e non risponde coerentemente anche perché, in questo momento, assai poco servirebbe e concordiamo con lui. Quali sono le lacune in orgoanico? E’ possibile fare un campionato di B con soli 4 attaccanti e per giunta pieni di problemi del passato ed avari in zona gol? "Credo che avere 4 attaccanti in rosa, soprattutto pensando al modulo di gioco che praticava il mio predecessore sia il numero giusto. Anzi, sono attaccanti anche completi e che si integrano bene tra di loro. Forse, invece, per il mio modo di giocare ne occorrerà un altro.” La considerazione forse andava fatta sulla bontà e la qualità di questi uomini che si è rivelata meno importante rispetto a quello che ci si aspettava. L’idea dei 4 attaccanti, Cacia, Brienza, Bonazzoli ed Alessio Viola, nelle migliori condizioni poteva essere la condizione ideale che, purtroppo, ad oggi non lo è. La squadra manca di autostima, peraltro apparentemente ingiustificabile visti i componenti della rosa. Come intende lavorare per far acquisire alla squadra più consapevolezza nei propri mezzi? “Bisogna lavorare innanzitutto. Ho riscontrato questo problema molto spesso dovuti anche a problemi fisici che alcuni dei ragazzi hanno avuto nel passato facendo si che questa insicurezza risultasse fisiologica. Occorre un po’ di tempo ma è naturale che bisogna lavorare molto sotto il profilo mentale perché l’autostima e la fiducia in se stessi è fondamentale.” Da quando è andato via Mazzarri non si è più vista la Reggina correre. Anche in Prima Divisione le squadra vanno a 1000, noi sempre lenti, prevedibili ed impacciati. Crede sia frutto di una cattiva preparazione atletica e, se è così, si sta ponendo rimedio? “A me non piace parlare di chi mi ha preceduto. Posso dire solo una cosa. Per come giocano le mie squadre, per come intendo io il calcio, avrei preferito una squadra che giocasse in maniera certamente più intensa sotto il profilo del ritmo.” Continua l’uno contro tutti, “contro” si fa per dire.

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Author: Maurizio Gangemi