Mantova: Guardia di Finanza, sequestrati beni mobili ed immobili a 2 imprenditori evasori fiscali per circa 1,3 milioni

(357) Il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Mantova, all’esito di specifiche attività di polizia giudiziaria dirette e coordinate dalla Procura della Repubblica di Mantova a contrasto dell’evasione e delle frodi fiscali, nei giorni scorsi ha eseguito un decreto di sequestro preventivo, anche nella forma “per equivalente”, per un importo complessivo di circa 2,5 milioni di euro.

Si tratta di un provvedimento emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Mantova su richiesta della medesima Procura della Repubblica, nei confronti di un professionista operante nel campo dell’ingegneria edile. In particolare, a seguito di due verifiche fiscali effettuate dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, è stata contestata una consistente evasione fiscale realizzata utilizzando ed emettendo fatture per operazioni inesistenti e non versando l’Iva che egli stesso aveva dichiarato come dovuta al Fisco. Le attività investigative, basate sul riscontro dei rapporti economici con clienti e fornitori, hanno portato a ritenere sussistente la fittizietà delle operazioni intercorse con numerose società “cartiere” (cioè imprese prive di vera operatività, utilizzate anche per emettere fatture false) per gli anni d’imposta dal 2012 al 2016.

L’attività cautelare, finalizzata alla confisca, ha interessato n. 7 unità immobiliari dislocate tra Mantova e la vicina Verona; ingenti disponibilità finanziarie e tre auto sportive di valore.

Ma non è la sola attività che, nell’ultimo mese, ha caratterizzato l’impegno sinergico di Guardia di Finanza e Procura della Repubblica a contrasto dell’evasione attuata con illeciti penali. Non più tardi di due settimane fa, altro analogo provvedimento è stato eseguito a carico di un soggetto operante in provincia di Mantova, che, secondo l’accusa, aveva compensato propri debiti tributari e previdenziali con crediti inesistenti, incorrendo nel reato previsto dall’art. 10 quater («indebita compensazione») del D.Lgs 74/2000. In questo caso sono state sequestrate ingenti disponibilità bancarie per oltre 600 mila euro.

In definitiva, grazie ai due provvedimenti di sequestro eseguiti nelle ultime settimane dai finanzieri mantovani nell’azione coordinata dalla Procura della Repubblica di Mantova, sono stati sottratti alla disponibilità degli indagati beni per un valore complessivo di oltre 3,1 milioni di euro, che rappresentano, in ipotesi accusatoria, il profitto di reati tributari e, come detto, all’esito del giudizio di merito, potranno essere definitivamente acquisiti al patrimonio dello Stato con la confisca. I contribuenti denunciati possono fare acquiescenza ed estinguere il debito prima del giudizio, ottenendo sconti di pena o la non punibilità.

Tali azioni investigative confermano, ancora una volta, l’importanza di un efficace raccordo fra l’attività di verifica fiscale finalizzata al contrasto all’evasione e alle frodi fiscali, che costituisce uno degli obiettivi strategici della Guardia di Finanza quale Corpo di Polizia economico- finanziaria, e l’adozione, da parte dell’Autorità Giudiziaria, di provvedimenti di sequestro dei patrimoni degli indagati corrispondenti alle imposte evase per reati tributari, che favoriscono il recupero di risorse per il Paese e per la collettività, utili soprattutto nell’attuale scenario di crisi generato dalla pandemia da Covid-19.

Condividi sui social

Lodi (Mi): Guardia di Finanza, operazione “Spartaco”. Impresa della grande distribuzione organizzata evade il fisco, ricicla, sfrutta ed estorce i propri lavoratori. 17 indagati, 5 misure cautelati personali e sequestro beni per oltre 20 milioni

(225) Dalle prime luci dell’alba militari del Comando Provinciale di Lodi stanno eseguendo una complessa misura personale e reale nei confronti di una famiglia di imprenditori lodigiani per associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento dei lavoratori, all’estorsione, all’evasione fiscale ed al riciclaggio dei relativi proventi.

L’attività di indagine condotta dal Gruppo di Lodi, sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, ha consentito di disvelare una vera e propria organizzazione criminale avente una solida struttura piramidale, leader nel trasporto conto terzi, avente oltre 150 dipendenti.

Una vera e propria galassia di società costituite con l’unico scopo di evadere il fisco (oltre 60 i milioni di fatture per operazioni inesistenti emesse) ha permesso di creare fondi neri per oltre 20 milioni di euro i quali riciclati, ed in parte reimpiegati nelle attività aziendali, hanno consentito a questa impresa criminale di accaparrarsi enorme fette di mercato della grande distribuzione organizzata, tanto da farla divenire uno dei gruppi di riferimento nazionale per il trasporto delle merci deperibili.

La sagacia criminale era abbinata, però, anche ad una spregiudicata gestione dei dipendenti attraverso il sistematico ricorso a condotte estorsive e alla violazione della normativa sul lavoro con:

  • la corresponsione di retribuzioni in modo difforme dai contratti collettivi nazionali e territoriali;
  • la decurtazione dello stipendio per ogni giorno di assenza o di ferie fruito;
  • l’imposizione di turni massacranti, anche di 18 ore continue, senza la prescritta fruizione dei riposi;
  • l’imposizione dell’utilizzo di doppi dischi tachigrafi cartacei dei mezzi che venivano distrutti al termine del tragitto;
  • l’obbligo di lavorare in precarie situazioni di sicurezza ed igiene (alloggiamento dei lavoratori in ambienti degradati, mancata effettuazione delle visite mediche previste).

Queste condizioni vessatorie sono state accettate dai dipendenti solo dietro la continua minaccia del licenziamento e facendogli sottoscrivere contratti di lavoro a tempo determinato della durata di pochi mesi (a volte anche 30 giorni), non rinnovati a coloro che non sottostavano a tale modus operandi aziendale.

Il GIP del Tribunale di Lodi ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari per il dominus dell’organizzazione (P.R. di anni 52), l’obbligo di firma alla p.g. per quattro associati (P.S. di anni 30, P.M. di anni 35, M.P. di anni 58 e P.G.R. di anni 41) nonché il sequestro di oltre 20 milioni di euro pari all’imposta complessivamente evasa; oggetto di sequestro sono stati i beni mobili ed immobili intestati agli indagati.

L’operazione Spartaco sottolinea il ruolo di polizia economico-finanziaria svolto dalla Guardia di Finanza con un’attenta e forte vocazione sociale, soprattutto nel contesto emergenziale attuale, perché completamente protesa verso il cittadino onesto e la tutela dell’impresa regolare.

 

 

 

Condividi sui social

Bergamo: lotta all’evasione fiscale. Scoperti 8 milioni non dichiarati al Fisco da una società di Telgate. Eseguiti 2 arresti, 2 misure interdittive e sequestrati beni e conti correnti per 2,3 milioni (video)

(172) I militari del Comando Provinciale di Bergamo hanno dato esecuzione ad un’ordinanza emessa dal G.I.P. del Tribunale di Bergamo, Dott.ssa Federica Gaudino, che dispone la custodia cautelare di tre persone (due in carcere e una agli arresti domiciliari) accusate di aver realizzato un’ingente evasione fiscale e il sequestro di beni e disponibilità finanziarie per oltre 2,3 milioni di euro.

Le indagini, condotte dai Finanzieri della Tenenza di Sarnico e coordinate dal Pubblico Ministero Dott. Nicola Preteroti, si sono concentrate su una società, con sede dichiarata a Telgate (BG), attiva nel settore edile. Un’azienda che ha operato con oltre 270 dipendenti in diversi cantieri tra la Lombardia, il Veneto, il Trentino Alto Adige, la Liguria e l’Emilia Romagna. Un’impresa che, nonostante un fatturato di oltre 8 milioni di euro, non ha presentato le dichiarazioni fiscali e non ha versato le imposte dirette, l’IVA e i contributi dovuti, tenuta in vita due anni per poi essere messa in liquidazione. Fatture, libri e registri contabili distrutti, amministrazione della società sulla carta affidata a teste di legno, tutti espedienti messi in atto per evadere e sfuggire al Fisco.

Un’ingente frode fiscale che i militari della Guardia di Finanza hanno potuto meticolosamente ricostruire attraverso l’utilizzo delle banche dati in uso, grazie alle quali è stato possibile risalire ai numerosi fornitori e clienti dell’azienda e acquisire oltre 899 fatture emesse e ricevute, ma anche attraverso tabulati telefonici, accertamenti bancari e procedendo ad interrogare numerose persone, tra le quali ex dipendenti.

L’attività investigativa ha permesso, inoltre, di identificare i reali amministratori della società, un sessantaseienne di origini bresciane e un quarantanovenne albanese, entrambi residenti in provincia di Brescia, gravati da diversi precedenti anche per reati fiscali e già in passato arrestati. Uno di loro è stato nuovamente condotto in carcere a Bergamo dai Finanzieri, il complice risulta allo stato irrintracciabile. Dovrà invece scontare gli arresti domiciliari il liquidatore della società, un sessantunenne sempre bresciano. Anche i prestanome, succedutisi nel tempo nella formale amministrazione dell’azienda, sono stati indagati in concorso con i principali artefici della frode fiscale. Si tratta di tre uomini, uno originario della provincia di Brescia, uno della provincia di Napoli ed uno di quella di Como, tutti con precedenti. Per loro il Giudice ha emesso una misura cautelare interdittiva che non gli consentirà di assumere, per la durata di un anno, cariche direttive societarie. Tra loro un consulente aziendale, iscritto all’AIRE, che vive in Svizzera coinvolto, in passato, anche in indagini per riciclaggio.

A fronte del volume d’affari realizzato e non dichiarato negli anni 2017 e 2018, la società avrebbe dovuto versare all’Erario 2,3 milioni di euro tra IVA e imposte dirette ed ulteriori 1,6 milioni di euro a titolo di ritenute fiscali, contributi previdenziali ed assistenziali a favore dei propri dipendenti. Ma nulla è stato versato nella casse dello Stato, attraverso indebite compensazioni per crediti inesistenti, finte erogazioni del cd. “bonus Renzi” ovvero inesistenti crediti d’imposta riconducibili all’incremento della base occupazionale. Gli illeciti risparmi fiscali realizzati hanno anche consentito agli indagati di operare sul mercato offrendo prestazioni a prezzi nettamente inferiori rispetto alla concorrenza, in danno degli imprenditori onesti.

Sulla scorta dei gravi indizi di colpevolezza accertati, il G.I.P. di Bergamo ha disposto nei confronti degli indagati anche il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, di beni e valori fino alla concorrenza di 2,3 milioni di euro. Nel corso delle perquisizioni presso le abitazioni degli indagati i militari hanno sottoposto a sequestro 11 immobili, tra cui una casa con piscina, conti correnti, denaro contante, quote societarie per un valore di 200mila euro, tre automobili, due moto, 20 orologi di pregio e hanno acquisito documentazione che verrà vagliata nei prossimi giorni.

La lotta alle frodi fiscali che sottraggono risorse finanziarie alle casse dello Stato, oggi ancor di più indispensabili per poter realizzare politiche di sostegno per cittadini e imprese, rappresenta una priorità operativa per la Guardia di Finanza.

Condividi sui social