Cassa Depositi e Prestiti dona 2 milioni di mascherine ai Carabinieri impegnati nell’attività di vigilanza e controllo sul territorio

(183) Oggi la consegna a Roma alla presenza del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Gen. C.A. Giovanni Nistri e Continue reading “Cassa Depositi e Prestiti dona 2 milioni di mascherine ai Carabinieri impegnati nell’attività di vigilanza e controllo sul territorio”

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Napoli: Guardia di Finanza, sequestrata azienda bufalina del valore di 2 milioni nelle mani di Carmine ed Antonio Zagaria, fratelli del boss Michele (video)

(207) Il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito in località Grazzanise (CE) un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal GIP del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia ed avente ad oggetto un’azienda operante nel settore dell’allevamento di bufali e della produzione di latte crudo, in quanto ritenuta nella diretta disponibilità dei fratelli del “boss” Michele ZAGARIA, Antonio (cl. 62) e Carmine (cl. 68) e da essi utilizzata per favorire gli interessi economici del clan.

Secondo quanto emerso dalle indagini, svolte dal G.I.C.O. (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) di Napoli sotto la direzione della Procura Distrettuale, l’azienda oggetto di sequestro sarebbe stata impiegata dai fratelli ZAGARIA quale “schermo” per consentire alla loro famiglia di “reimpossessarsi”, in maniera occulta e fraudolenta, dell’azienda bufalina di proprietà della madre FONTANA Raffaela, da tempo affidata alla gestione di un amministratore giudiziario in quanto già colpita da diverse misure giudiziarie.

Alla realizzazione del disegno illecito avrebbero partecipato anche gli altri due fratelli, Antonio e Fernando ZAGARIA (solo omonimi in quanto non legati da vincoli di parentela al clan camorristico) i quali hanno messo a disposizione le loro aziende (dapprima Antonio e, successivamente, Fernando avendo il primo deciso nel frattempo di collaborare con la giustizia) per consentire al clan di proseguire nella gestione di un’attività economica particolarmente remunerativa e diffusa su quel territorio, nonostante lo spossessamento della storica azienda di famiglia.

In particolare, dopo aver sostanzialmente esautorato dalle proprie funzioni l’amministratore giudiziario della ditta “FONTANA RAFFAELA”, a partire dal 2006 i fratelli Carmine e Antonio ZAGARIA hanno, di fatto, operato una vera e propria co- gestione tra le citate aziende e quella intestata alla madre attraverso:

la coincidenza della sede legale e operativa e il conseguente utilizzo promiscuo di gran parte dei locali, degli impianti e degli animali già presenti all’interno dell’azienda sottoposta ad amministrazione giudiziaria;

la commistione, anche sotto il profilo contabile, dei rapporti commerciali con l’unico fornitore (una società operante nel settore dei mangimi) e l’unico cliente (una società di produzione casearia) che risultavano comuni alle aziende contemporaneamente presenti nello stesso luogo di esercizio dell’attività;

l’ampio ricorso all’interno di tali rapporti ad operazioni di sovra e sotto fatturazione in acquisto e/o in vendita, così da consentire la creazione di liquidità occulta che veniva sistematicamente sottratta dalle casse aziendali per essere messa a disposizione della famiglia ZAGARIA e, quindi, dell’omonimo clan.

Il piano predisposto dal boss ZAGARIA, quindi, ha consentito di neutralizzare per anni gli effetti delle misure cautelari reali e ablative gravanti sulla ditta Fontana Raffaela per poi, addirittura, rientrare nella piena disponibilità della quasi totalità dei beni aziendali confiscati alla ditta stessa, mediante un acquisto all’asta a prezzo stracciato (solo 100.000 euro) per subentrare nell’attività.

L’azienda sottoposta a sequestro, composta da diversi immobili e manufatti (abitazione adibita a appartamento per il custode, stalle, locali per la mungitura, depositi per i mangimi, ecc.), attrezzature agricole e per la mungitura nonché circa 350 capi di bestiame, ha un valore stimato intorno ai 2 milioni di euro.

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Cuneo: Guardia di Finanza, operazione “Titanio 2”. Frode milionaria ai danni dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Città della Scienza e della Salute” di Torino. Sequestro beni per oltre 2 milioni (video)

(201) Prosegue senza sosta l’azione del Comando Provinciale di Cuneo nella prevenzione e repressione di tutti gli illeciti economico-finanziari.

Questa volta, i militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Cuneo hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo per oltre 2 milioni di euro, nei confronti di due persone – B.P. (55 anni, residente a Scalenghe (TO), M.L. (72 anni, residente a Vinovo (TO), oltre ad un dipendente pubblico, S.C. (60 anni, residente a Torino), dipendente dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Città della Scienza e della Salute” di Torino.

Le attività, coordinate prima dalla Procuratore della Repubblica di Cuneo – Dott. Onelio Dodero – e, successivamente, dall’Ufficio giudiziario del capoluogo regionale – Dott.ssa Monica Abbatecola – giungono a conclusione dell’Operazione Titanio che, nel settembre scorso, aveva portato all’arresto di un imprenditore torinese, il già citato M.L., e di un pubblico dipendente dell’Azienda Ospedaliera di Cuneo, I.A. (58 anni, residente a Mondovì (CN), nonché all’emissione nei loro confronti di un decreto di sequestro per un milione di euro.

Il fulcro del meccanismo fraudolento ora scoperto era la caposala del blocco operatorio dell’ospedale Sant’Anna di Torino, cui era demandato l’incarico di effettuare gli ordini del materiale chirurgico.

All’arrivo del materiale, la stessa procedeva a sottrarre circa la metà dei dispositivi chirurgici consegnati che, successivamente, restituiva fraudolentemente alla società fornitrice.

Parallelamente, la dipendente infedele sottraeva, occultandolo poi all’interno del nosocomio, un ulteriore quantitativo di merce, facendo così figurare vi fossero solo esigue quantità rimaste nelle scorte, tali da sovrastimare il reale fabbisogno e generare la (falsa) necessità di ulteriori ordini di materiale chirurgico.

L’attività svolta dalle Fiamme Gialle cuneesi, nell’ambito delle operazioni “Titanio” e “Titanio 2”, ha quindi permesso di segnalare, complessivamente, alla competente Corte dei Conti, un danno all’erario, patito dalle due Aziende ospedaliere di Cuneo e Torino, per circa 3 milioni di euro.

Il servizio in corso dà prova della costante attenzione che l’Autorità Giudiziaria e la Guardia di Finanza rivolgono al delicato settore della spesa pubblica e si inserisce in un più ampio contesto che vede le Fiamme Gialle sempre più coinvolte in approfondite indagini per la tutela ed il controllo, in particolare, della spesa sanitaria, in ossequio agli indirizzi dell’Autorità di Governo ed alle direttive impartite dal Comando Generale del Corpo.

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