Reggio Calabria: operazione “Mistero”

Nel corso della mattinata odierna, il Comando Provinciale di Reggio Calabria ha eseguito 6 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 7 avvisi di garanzia e 13 decreti di perquisizioni , nei confronti di 13 soggetti, indagati – a vario titolo – per associazione di stampo mafioso (cosca di ‘Ndrangheta degli Ursino), omicidio, estorsioni, danneggiamenti, detenzione e traffico di droga, trasferimento fraudolento di valori ed altro. I soggetti colpiti dai provvedimenti sono residenti nei comuni di Gioiosa Jonica, Siderno, San Luca, Bari e Torino. L’attività investigativa denominata “Mistero”, trae origine a seguito dell’ omicidio in pregiudizio di SIMARI Pasquale, cl.1965 , commesso a Gioiosa Jonica, la sera del 26.07.2005. L’indagine ha consentito di: identificare l’autore materiale; acclarare definitivamente l’esistenza di un sodalizio criminoso di ‘Ndrangheta, denominato cosca Ursino, operante in Gioiosa Jonica, nei comuni del comprensorio della vallata della fiurmara Torbitdo, con ramificazioni nel Nord Italia, specie in Piemonte, e con collegamenti con la mala pugliese; storicizzare i collegamenti tra alcune cosche di ‘Ndrangheta operanti nell’area del c.d. Mandamento Jonica; accertare alcuni episodi di danneggiamento, estorsioni e incendio verificatisi negli anni dal 2002 al 2008; verificare alcuni trasferimenti fraudolenti di valori, con l’investimento di danaro di provenienza illecita in attività economiche lecite, al fine di aggirare la normativa antimafia; appurare la disponibilità di armi, anche da guerra, da parte del sodalizio.

L’ attività investigativa, convenzionalmente denominata “MISTERO”, prendeva avvio il 26 luglio 2005, quando, a Piazza Vittorio Veneto di Gioiosa Jonica (RC), alla presenza di numerose persone, un killer esplodeva diversi colpi di pistola all’indirizzo di SIMARI Pasquale, all’epoca 40enne, pregiudicato, gravitante nell’ambito della cosca ‘ndrangheta “URSINO” (attiva in quel Comune, con estese ramificazioni anche nel nord/Italia, in particolare in Piemonte) attingendolo in varie parti del corpo. Pur se gravemente ferito, il SIMARI si dava a precipitosa fuga, cercando rifugio all’interno di un esercizio pubblico denominato “Bistrot”, situato nelle vicinanze.- Nonostante ciò, veniva inseguito dal criminale, che in corsa gli esplodeva contro altri colpi di pistola, e, all’interno del citato locale pubblico, gli dava il c.d. colpo di grazia alla nuca, dileguandosi subito dopo per le vie del paese.- Dalle modalità di esecuzione e dall’efferatezza del crimine, si comprendeva che la matrice del fatto era mafiosa e quindi, dopo i primi accertamenti esperiti sotto le direttive della Procura della Repubblica di Locri (RC), si passava alla DDA di Reggio Calabria. Il lavoro investigativo (svolto sia con l’ausilio di attività tecnica che riscontri sul territorio), si  presentava subito difficoltoso e complesso soprattutto per l’ambiente “omertoso” che è caratteristico della zona in cui si ci trovava ad operare (la quasi totalità delle persone interrogate riferivano di aver sentito solo botti ma li aveva ritenuti colpi di “ botti natalizi”!). Le indagini esperite accertavano che il movente del delitto era legato a dei conflitti d’interesse sorti all’interno del gruppo criminale di appartenenza del SIMARI, volendo questi mettersi in proprio dopo la scomparsa del Boss Vincenzo MACRÌ (ammazzato in un agguato mafioso a Siderno il 30.04.1994) al quale era molto legato. Il SIMARI, quindi, aveva riallacciato rapporti con elementi affiliati alla ‘ndrina “CORDI” di Locri (RC), che in quel periodo era in forte contrasto con quella dei “CATALDO” operante nel medesimo Comune, a sua volta alleata con la famiglia mafiosa “COSTA-CURCIARELLO” di Siderno (RC), federata con la cosca URSINO, il cui capo è oggetto dell’odierno provvedimento. Inoltre, il SIMARI aveva apertamente sfidato gli URSINO recandosi al funerale di Cordì Salvatore (ammazzato a Siderno il 31.05.2005) nonostante gli fosse stato espressamente “sconsigliato”. Le investigazioni consentivano di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico delle sotto indicate persone in ordine ai delitti di omicidio in pregiudizio del citato SIMARI, associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso in spaccio di sostanze stupefacenti, tentata estorsione, danneggiamento mediante incendio, procurata inosservanza di pena ed altro, il tutto con l’aggravante prevista dall’art. 7 legge 203/1991 (agevolazione delle attività mafiose): URSINO Antonio, “chiamato don TOTO’ ” nato a Gioiosa Jonica (RC) il 08.11.1949, ivi residente via Poerio n. 52, pluripregiudicato, ritenuto il capo dell’omonima cosca di ‘Ndragheta, attiva in quel centro, nei comuni della Vallata della Fiumara Torbido e con proiezioni nel nord Italia, soprattutto il Piemonte); COSTA Tommaso, nato a Siderno (RC) il 14.12.1959, ivi residente via Dromo Nord n. 51, pluripregiudicato, capo dell’omonima cosca federata con gli Ursino, ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio SIMARI, (già detenuto perché imputato dell’omicidio in pregiudizio del giovane imprenditore Gianluca CONGIUSTA di Siderno, assassinato il 24.05.2005); ZAVAGLIA Marcello, nato a Grotteria (RC) il 08.11.1966, ivi residente C/da Marmora n. 88, pregiudicato, ritenuto il factotum della famiglia URSINO; PANAIA Cosimo Salvatore, nato a Gioiosa Jonica il 13.01.1969, ivi residente via Francesco Logozzo n. 9, pregiudicato, in atto detenuto per traffico di droga, imparentato con la famiglia mafiosa URSINO di Gioiosa Jonica e CURCIARELLO di Siderno (RC), persona di fiducia di Totò URSINO; VERSACI  Giuseppe, nato a Torino il 21.11.1978, residente a San Luca (RC) via G. Battista n. 18, con pregiudizi penali, ritenuto parte di un vasto traffico di droga tra la Calabria e la Puglia; LASTELLA Giuseppe, nato a Bari il 04.08.1964, ivi residente via Fanelli n. 228, gravato da gravi pregiudizi penali per traffico di droga e altro, ritenuto parte di un vasto traffico di droga tra la Calabria e la Puglia. Tutti, alle prime luci dell’alba di oggi 18.03.2010, in Gioiosa Jonica, San Luca, Reggio Calabria, Bari e L’Aquila, venivano tratti in arresto da militari del Comando Provinciale supportati da personale dello Squadrone Eliportato “CACCIATORI” di Vibo Valentia, in esecuzione all’ordinanza di Custodia Cautelare in carcere emessa dal GIP DDA presso il Tribunale di Reggio Calabria il 08.03.2010 nell’ambito del procedimento penale  n. 2401/07 RGNR DDA e nr. 2317/08 RG GIP DDA, in ordine ai delitti sopra indicati. Contestualmente, i militari operanti davano esecuzione al decreto di perquisizione locale, nonché a un avviso di garanzia, emesso dalla DDA di Reggio Calabria – dott. De Bernardo Antonio- nell’ambito del medesimo procedimento penale, a carico di altre 7 soggetti ritenuti contigui e/o gravitanti alle cosche mafiose sopra indicate, a vario titolo ritenute responsabili di associazione mafiosa, concorso del delitto p. e p. dall’art. 12 quinques del D.L. 306/1992, convertito in legge 356/1992 (trasferimento fraudolento di valori), tentata estorsione, spaccio di droga, favoreggiamento personale, procurata inosservanza di pena e altro, il tutto aggravato dall’art. 7 della legge 203/1991.

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Author: Maurizio Gangemi