Reggina: la vittoria è un bene ma la prestazione non è (ancora) convincente – IL REGGINO

Sgombriamo subito il campo da equivoci o fraintendimenti: questo appena iniziato è, e deve essere, per la ritrovata Reggina l’ultimo della serie tra le nefaste categorie del dilettantismo.

Per intendimenti e proclami della Società (sin dal suo insediamento l’8 settembre di un anno fa), per desiderio e bramosia della tifoseria e per blasone e pedigree della Reggina stessa, il 4 maggio 2025 si deve (e sottolineiamo deve) già aver vinto il campionato che la vede ospite. Questo è il punto di partenza da cui, da qui in avanti, muoveremo ogni singolo pensiero a riguardo la permanenza della Reggina in quarta serie per il secondo anno consecutivo. Ogni nostro pensiero, come detto, ogni successiva riflessione e, quindi, ogni opinione e giudizio saranno espressi avendo come stella polare quell’ “uniCo obiettivo”… Altro finale di stagione non è nemmeno da prendere in considerazione se non catalogandolo come disastroso ed offensivo fallimento su tutta la linea. Ma non ci vogliamo pensare…

Ieri, finalmente, ha avuto inizio a Barcellona Pozzo di Gotto il campionato con una Reggina schierata in campo dal neo mister Pergolizzi con sette undicesimi nuovi rispetto alla precedente stagione allorquando, la triste parentesi de La Fenice Amaranto, fu chiusa al quarto posto al termine della regular season (a -29 dal Trapani promosso, a -16 dal Siracusa secondo ed a -7 dalla Vibonese terza) ed al secondo dopo aver perso l’inutile finale playoff contro gli aretusei.

La partita, nonostante sia stata posticipata alle 16 per tentare (inutilmente) di arginare la calura, non ha fornito spunti tecnici rilevanti e di positivo ha lasciato solo vittoria ed i tre punti per la formazione amaranto.

Non abbiamo ascoltato tele e radiocronisti e non abbiamo letto cronisti che si siano azzardati a definire “buona” o “importante” la prestazione della Reggina. Ma non poteva essere altrimenti considerata innanzitutto la temperatura elevata con cui si è giocato, ma anche la pesantezza nelle gambe dei giocatori reduci da un ritiro iniziato il 22 luglio scorso e l’ancora ammissibile ricerca di amalgama e geometrie tra i neo compagni di squadra.

Come già detto di positivo i primi tre punti stagionali e non altro. La prestazione, anche per le scusanti di cui sopra, ha lasciato a desiderare: una Reggina lenta, macchinosa e farraginosa; con tanti errori individuali più che di reparto; un centrocampo impacciato e presto esausto con evidenti sbavature tanto da perdere in un paio di occasioni pericolosamente il pallone salvo poi non essere sfruttate dagli avversari; un attacco che ha vissuto sul lampo di Ragusa nel primo tempo (se non andiamo errati il tiro dello 0-1 è stato l’unico nello specchio della porta dei padroni di casa) ed amen.

Il goal del pareggio dei padroni di casa, evitabilissimo, nato da un cross da destra su cui Lumia è purtroppo andato a farfalle e sulla cui prosecuzione dell’azione la difesa (schierata in ampia superiorità rispetto agli avversari) è rimasta immobile consentendo a Di Piedi di toccare quel tanto da indirizzare a rete con la porta sguarnita, è stato un segnale di alert per Pergolizzi facendo scattare nell’opinione pubblica la richiesta di reintegro (ammesso sia stato mai escluso) del sicuramente più esperto ed affidabile Martinez. Nel mentre il tecnico amaranto, a precisa domanda sul portiere argentino, si esprime così “Se lui (Martinez, n.d.r.) si adegua a noi sicuramente rientrerà e farà parte del nostro gruppo. Deve essere lui ad avvicinarsi a noi che abbiamo scelto una strada”, è oltremodo azzardato, a prescindere dall’episodio di ieri, affidare la porta di una squadra che deve vincere il campionato ad un under (è 2004) proveniente sì dal Siracusa vittorioso i playoff la passata stagione ma con sola+ una decina di presenze sulle 36 gare disputate nella scorsa stagione. Non crediamo sia un problema insormontabile né per Martinez né per Pergolizzi e la Società incontrarsi ed addivenire ad una soluzione utile per la Reggina.

La rete della vittoria è giunta grazie ad un rigore (concesso generosamente secondo noi) per fallo di mano commesso (?) durante il recupero. A tal proposito dobbiamo partite da un assunto che è praticamente un dogma: “D” (come viene chiamata la serie equivalente al quarto campionato nazionale) sta per “dilettanti”. Dilettantistiche sono le Società (che non a caso sono associazioni e non società tant’è che si chiamano A.S.D.), dilettanti sono i calciatori e, di conseguenza, dilettanti sono anche gli arbitri che la Lega Nazionale Dilettanti designa ad ogni partita. E’ evidente, quindi, che questi ultimi di errori ne commetteranno a centinaia durante l’intera stagione. Quello che è, però, importante ricordarsi è che se tale Colelli di Ostia Lido ha concesso un rigore alla Reggina che anche Pergolizzi ha definito con un “Poteva starci” e non con un secco “E’ netto!” sicuramente un giorno incontreremo il sig. Fracasso da Velletri che potrà usare stesso metro di giudizio stavolta ai danni degli amaranto. Per inciso, il tiro dal dischetto di Ragusa è stato impeccabile e persino imparabile probabilmente da chiunque avesse occupato i pali.

Per descrivere la prestazione degli amaranto nella prima trasferta sicula della stazione ci affidiamo alle parole del tecnico semplicemente perché esprimono anche il nostro pensiero: “Io credo che bisogna essere sinceri… Primo tempo discreto… ci è mancata la gamba per ripartire. Nella seconda parte gara piatta… Siamo ancora al 30-40%…”. Ora permetteteci una piccola considerazione: se a dire/scrivere queste parole fossimo stati noi apriti cielo! “Sono nemici”, “Non aspettavano altro che la sconfitta” e via dicendo. Ma l’ha detto il mister ed allora ecco un nugolo di “Ha ragione!”

Cosa pensiamo della Reggina vista ieri e sette giorni prima in Coppa Italia? E’ presto detto. E’ una buona squadra con elementi di valore e dal passato spesso glorioso posti sotto la guida di un allenatore che ha vinto il campionato di D la scorsa stagione ma non è stato riconfermato dal Campobasso in C: perché?

Non possiamo sapere, oggi, se c’è ed a quanto ammonta il gap tecnico ed economico con le altre squadre indicate dagli addetti ai lavori come possibili protagoniste del campionato appena iniziato (il riferimento è al Siracusa, alla Scafatese, al Nissa ed al Pompei che secondo gli esperti hanno allestito rose di tutto rispetto senza prendere in considerazione, però, la sorpresa che ogni anno il campionato regala). Per soddisfare questo quesito, ed altri ancora, non possiamo altro che affidarci a ciò che dirà il campo e ad i suoi insindacabili verdetti. Non siamo indovini, non facciamo previsioni né in positivo né in negativo: dai fatti, e non dalle chiacchiere, vengono le uniche verità a cui dobbiamo attenerci, ci atteniamo e ci atterremo.

Un altro interrogativo è quello sulle potenzialità economiche della Società. In ottica futura, intendiamo. Se la Reggina sarà, come ci auguriamo, in prossimità della riapertura del mercato invernale, in una posizione in graduatoria utile per vincere il campionato ma appaiata o distante una manciata di punti dalle dirette concorrenti, si potrà intervenire sul mercato al fine di lanciare la volata finale staccando gli avversari e presentarsi primi al traguardo? Anche questo interrogativo lo si soddisferà più avanti, man mano che il campionato entrerà nel vivo.

Un ultimo passaggio lo vogliamo dedicare ai social ed all’odio che spesso, troppo spesso, viene espresso attraverso questi mezzi di comunicazione/socializzazione. Per come li intendiamo, interpretando la nostra parte al loro interno, sono utili e piacevoli nella misura in cui si utilizzano per dialogare esprimendo ognuno di noi la propria opinione nel rispetto di quella altrui anche quando si resti sulle proprie posizioni. Purtroppo, tra i lati negativi, c’è anche quello che, ante social, chi era cretino nella vita di tutti i giorni lo capivi solo se si era sfortunati ad incontrarli de visu e, magari, essendone consapevoli, essi stessi si nascondevano limitando le opportunità d’incontro. Con i social, invece, la consapevolezza e la timidezza sono venute meno ed ecco che i cretini si mostrano nella loro vera essenza mettendo in mostra cromosomi e dna tanto da non lasciare margini di errore. I cretini, spesso, associano a questa “qualità” anche quella della vigliaccheria che tentano di nascondere producendo una quantità di profili fake attraverso i quali dare sfoggio dei propri istinti bestiali, magari repressi nella vita reale, manifestandosi nature (i falsi sono quelli che incontriamo in giro mascherati, i veri sono i loro fake): sono, da un lato, eunuchi privi di spina dorsale e, dall’altro, veri testicoli itineranti. Ora, presupponendo che il problema non ci riguardi, né in quanto adoperatori di simili codardie né, tantomeno, quali soggetti protagonisti delle loro elucubrazioni, non possiamo che condividere l’assioma che chi ha uno (o più) profili fake sia un disturbato, uno psicopatico o, nella migliore delle ipotesi, un soggetto bipolare: tutte patologie da curare insomma. D’altro canto non potrebbe trattarsi di persone normodotate se si prende in considerazione che, oggi, risalire all’IP del computer o dello smartphone utilizzati per esprimere cotanti alti concetti è di una semplicità unica senza scomodare la Polizia Postale lasciandola impegnata in altri più importanti compiti. Non serve utilizzare il dark web o affidarsi ad hacker e nemmeno ad ingegneri informatici: il programmino scopre l’IP, lo si confronta con quello solitamente utilizzato dal fake quando indossa la maschera della presunta normalità e due più due fa sempre quattro! Poverini, l’umana compassione scenda su di voi e con voi resti perennemente nei meandri della galassia infinita del web ove siete stati relegati ad imperitura inutile esistenza.

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Author: Maurizio Gangemi