Brutta la Reggina. Forse ancor più brutta che nelle precedenti occasioni, se possibile. Una squadra senza anima, senza cuore, senza dignità, senza coglioni. Una squadra assai mediocre, un allenatore adeguato a lei. Un DS che “non cunta e non ‘ccusa”, un presidente (nella foto d'archivio con le mani alte chiuse in segno di giubilo: oggi le mani alzate le ha aperte in segno di resa?) confuso, disorientato, destabilizzato dalle sue stesse scelte. Una squadra allo sbando, che non sa più cosa fare e, soprattutto, come farlo. Ma, del resto, rispondere alla domanda se può fare qualcosa è fin troppo facile: non può far nulla perché non ha in dote le potenzialità per cambiare il corso delle cose. Un “corso” in discesa libera, senza freni, senza neppure un barlume di qualcosa di positivo all’orizzonte. In sala stampa si commentano i fatti tra colleghi. Chi punta il dito sulla squadra (ed ha ragione), chi lo fa additando l’allenatore (ed ha ragione pure) e chi, come noi, pensiamo che il principale responsabile di tutto questo sia il presidente Foti reo di scelte frutto della confusione evidente che pare regnare sovrana.
Il Cesena è squadra forte, certo, ma perdere senza lottare, per giunta dopo essere passati in vantaggio, non è cosa che si può vedere. Non ci sono alibi, non ce ne possono essere quando la situazione è questa. Non esistono scuse da accampare per una squadra che, dopo 22 giornate, ha raccolto 23 punti. Fosse la Reggina una neo promossa in B ci potrebbe anche stare, ma essendo una neo retrocessa dalla A e avendo sbandierato ai 4 venti le sue inderogabili intenzioni di tornare subito da dove era arrivata allora le cose cambiano e di molto. Abbiamo in tasca l’accredito stampa e quando, recandoci allo stadio, lo prendiamo per passarlo nel marchingegno che fa aprire il tornello, ci rifiutiamo di guardarlo per la scritta che reca stampata a caratteri cubitali. “Sono qui per vincere”, c’è scritto. E’ la frase con cui si presentò Novellino in un caldissimo pomeriggio di luglio davanti ad entusiasti tifosi e ad una stampa anch’essa convinta che le scelte fatte da Foti fossero sinonimo di garanzia di un immediato ritorno in serie A. D’altro canto, non sbagliammo solo noi ma l’intera penisola calcistica: “la Reggina ed il Torino sono le due principali candidate alla promozione.” Non è andata così e bene presto lo notammo, noi e tutti gli altri. Adesso la Reggina è quart’ultima a quota 23 e dietro di lei, a quota 21, c’è il Piacenza che deve recuperare una gara. Ne vien da sé che, teoricamente, il suo quart’ultimo posto possa equivalere al terz’ultimo con solo Mantova e Salernitana alle sue spalle. Sigh! Che vergogna. In sala stampa il primo a presentarsi è l’allenatore del Cesena Bisoli. L’abbiamo vista agitarsi in panchina ad incitare, rimproverare, consigliare i suoi nonostante il risultato fosse già ampiamente acquisito, è il suo modo di intendere il calcio? “Si, certo. Io sono fatto così. Non mi adagerei sugli allori nemmeno se stessi vincendo nettamente. Sono abituato a non mollare mai perché so bene che quando si potrebbe pensare di aver raggiunto l’obiettivo vittoria può succedere di tutto che stravolga la partita. E poi bisogna tenere i giocatori sotto tensione, sotto pressione, altrimenti il rischio di cedere c’è sempre.” Fosse finita in parità sarebbe stato un risultato scandaloso? “Questo non lo so, ma potevamo pareggiare se non ci fosse stato un Antonioli straordinario e determinante. Non tanto sul rigore calciato centralmente (a proposito, complimenti Pagano, n.d.r.), ma sull’intervento di qualche secondo prima quando ha deviato in angolo un tiro che non ha potuto nemmeno vedere partire. Ha 40 anni ma gioca come se ne avesse 20.” Chi sono i titolari nella sua squadra (gli chiede un collega romagnolo)? “Non ci sono titolari nella mia squadra. I presunti tali sono 4, per il resto esiste il gruppo ed è questa la nostra forza. Vi faccio un esempio. Ieri pomeriggio non ci siamo potuti allenare per via degli orari degli aerei per arrivare a Reggio e lo abbiamo fatto stamattina in mezzo alla strada. Si, in mezzo alla strada. Nei pressi dell’albergo c’è uno spiazzo con una salita e lì abbiamo fatto corsa ed altro ancora. Ecco cos’è il gruppo e perché ritengo di avere dei giocatori eccezionali.” Lei vive la partita sempre come l’abbiamo vista oggi? “Si, io sono così: agitato ma tranquillo. Non mi arrabbio mai con gli arbitri, non mi arrabbio mai con gli avversari e non mi arrabbio mai neppure con i miei giocatori. Li incito, li sprono, gli sono accanto pur essendo fuori. Loro vedono me e non abbassano la guardia. Credo che se mi vedessero seduto in panchina si preoccuperebbero.” In che cosa il Cesena è stato superiore alla Reggina? “Nel possesso palla. A parte i primi 20 minuti in cui la Reggina ci è stata superiore, nei restanti 70 e passa abbiamo giocato davvero bene.” Come contraddirlo? Tra la sua squadra e la Reggina c’è un abisso e non solo come punti in classifica: in tutto! In primis nella cosa più importante che rende un nugolo di giocatori una squadra: il significato, l’essenza, della parola “gruppo”! Dopo Bisoli ci aspettiamo Iaconi anche se sappiamo che il suo esonero dovrebbe essere assai imminente. A confortarci in questa nostra tesi il fatto che in sala stampa si presenta il presidente Foti. Quando l’ha fatto in passato è sempre stato indicatore che qualcosa stava per succedere e non ci lasciamo sfuggire l’occasione per chiederglielo. Presidente, la sua presenza qui significa che anche Iaconi è arrivato al capolinea? “E’ giusto che io che sono il presidente mi assuma davanti a tutti le responsabilità di quanto sta accadendo da inizio anno. E’ giusto che faccia questo e che mi confronti con voi della Stampa e, per vostro tramite, anche con chiunque altro. E’ un periodo molto ma molto difficile. L’unico nostro obiettivo è e dev’essere quello di mantenere la categoria. Non ne abbiamo altri.” Ma come? Se fino alla vigilia di questa gara l’unico a parlare di salvezza era proprio Iaconi mentre Foti ancora faceva l’occhiolino quantomeno ai playoff? Mah! La situazione dev’essere più grave di quello che si vede dal di fuori se, adesso, anche il presidente ritorna sulle proprie recentissime affermazioni. Come sta la squadra? “La squadra deve soffrire, deve tirare fuori tutto quello che ha (siamo sicuri che non l’abbia già fatto e che, quindi, ha ben poco da tirare fuori? n.d.r.), deve inorgoglirsi e reagire. Dobbiamo, tutti insieme, venirne fuori anche se non sarà facile.” Cos’è successo? “Se lo sapessi non sarei qui a cercare di spiegarmelo con voi. Oggi ho visto la mia squadra assolutamente assente, impaurita, timorosa. Ho preso atto che non riusciamo ad andare in goal nemmeno su rigore (sabato scorso, al primo minuto, sullo 0-0, Cacia si fece parare il tiro da Pelizzoli ed oggi, appunto, è toccato a Pagano esaltare Antonioli, n.d.r.).” A fine ottobre via Novellino ed ecco Iaconi, le cose non sono cambiate affatto. La posizione di Iaconi ad oggi? “E’ vero, non è cambiato proprio nulla. Non ho la bacchetta magica, purtroppo. Iaconi? Ha fatto 14 punti in 12 gare mentre Novellino ne aveva fatti 9 in 10 partite. La situazione non è diversa, anzi. Con lui dovrò parlarci, capire e poi agire. Vedrò nelle prossime ore.” Cosa risponde a quella parte di tifoseria che vorrebbe il ritorno di Novellino? “Spesso viviamo di ricordi. Novellino, con una squadra costruita da lui, ha fatto male per cui…”. Esonerando Novellino (e, contestualmente, sollevando Martino dall’incarico di DS) lei disse che aveva il 34% di responsabilità ed il restante 66% lo avevano, appunto, Novellino e Martino in parti uguali? Ed oggi? “Se vuole posso anche elevare la percentuale delle mie responsabilità, ma non le cose non cambiano. Noi siamo partiti con un obiettivo ben preciso: tornare subito in A. Lo abbiamo fatto certamente in buona fede ma anche, alla luce dei fatti, superficialmente. Adesso ci troviamo in questa situazione ed è molto difficile risalire la china. Purtroppo non è cambiato nulla rispetto alla passato (alla precedente gestione tecnica, n.d.r.), ma è cambiato e di molto l’obiettivo da raggiungere: dobbiamo pensare solo ed esclusivamente a mantenere questa categoria.” La partita di oggi? “Se volessi cercare degli alibi direi che abbiamo avuto l’occasione di andare sul 2-0 e che è stato molto bravo Antonioli nell’occasione. Ma alibi non ne cerco per cui… Piuttosto devo dire che sono ancora sotto choc per come abbiamo preso il goal del pareggio del Cesena (cross rasoterra di Schelotto da destra e Parolo, tutto solo in area, che appoggia comodamente in rete di piatto sinistro, n.d.r.) e di come, poi, siamo crollati.” Gli chiediamo: com’è possibile che dopo 22 partite la squadra non abbia ancora capito il campionato che sta disputando (ricorderete che sia Novellino che Iaconi hanno troppe volte ripetuto che “i giocatori non si sono calati nella realtà della B”, “i giocatori non hanno la mentalità che serve in B” e similari, n.d.r.)? “Non lo so. So solo che la realtà è che siamo quart’ultimi ed il Piacenza, che oggi è dietro di noi, ha una gara da recuperare. Eppure, nelle intenzioni, non dico che dovevamo essere primi con 39 punti come il Lecce, ma a questo punto ne dovevamo avere 41 o 42. Lei si rammarica di questa situazione da tifoso di questa squadra, da appassionato e da attento osservatore, ma le assicuro che, da questo lato, me ne rammarico di più io che devo firmare contratti ed assegni.” Finisce qui la conferenza stampa del post Reggina Cesena. I commenti a posteriori sono tanti e tutti con un fondo di verità, peraltro. L’unica cosa certa è che la Reggina non è più “La” Reggina di qualche anno fa e che, da anni ormai, sembra essere in caduta libera e, per giunta, senza rete di protezione.