IL DIRETTIVO DELLA ASR SOLIDALE COL COLLEGA GANGEMI: “GIU’ LE MANI DALLA LIBERTA’ DI INFORMAZIONE”. Il Direttivo della Associazione Stampa Romana protesta vibratamente per il trattamento riservato al collega Francesco Gangemi, 79 anni, arrestato ieri mattina su disposizione della Procura Generale della Repubblica di Catania e portato nella Casa Circondariale “San Pietro” dove deve scontare due anni di pena residua.
Il collega, secondo l’ordinanza della Procura Generale della Repubblica di Catania, a firma del sostituto procuratore generale Elvira Tafuri, sarebbe colpevole di diffamazione a mezzo stampa durante la direzione del periodico “Il Dibattito” e il rifiuto di rivelare la fonte delle proprie notizie. Ancora una volta, sottolinea il Direttivo Asr, si colpisce la libertà di informazione applicando una norma che punisce comportamenti ritenuti perfettamente legittimi dalla Corte dei diritti di Strasburgo che ha ripetutamente affermato che nessuno Stato può ostacolare la funzione di “cane da guardia della democrazia” dei giornalisti. Il Direttivo esprime solidarietà al collega Gangemi e chiede a tutti gli organismi di Categoria di mobilitarsi a difesa dell’autonomia dei giornalisti e del diritto dei cittadini a essere correttamente e liberamente informati. (ROMA, 6 OTTOBRE). ARTICOLO21 GIULIETTI: CONDIVIDIAMO L’INDIGNAZIONE DELLA FNSI. Condividiamo la protesta e l'indignazione della Fnsi e del sindacato calabrese dei giornalisti per l'arresto del giornalista Francesco Gangemi arrestato per una condanna per diffamazione e per non aver voluto rivelare le sue fonti. Gangemi ha 79 anni e il suo arresto arriva dopo il monito europeo rivolto alla Italia ad eliminare il carcere per i cronisti e a rivedere le norme in materia di diffamazione. La nuova legge é ancora ferma alle Camere in attesa di approvazione. Ci auguriamo che anche per Lui si possa registrare quella indignazione e quella reazione che ha accompagnato analoghi provvedimenti, sino a sollecitare, come nel caso di Sallusti, l'intervento del Quirinale. Non ci vuole, infine, molta immaginazione per prevedere che un simile episodio non contribuirá certo a migliorare la giá precaria posizione dell'Italia in materia di libertà di informazione. Beppe Giulietti, articolo 21. GIORNALISTA DI 79 ANNI IN CARCERE PER DIFFAMAZIONE. Il giornalista Francesco Gangemi, di 79 anni, è stato arrestato a Reggio Calabria dalla polizia in esecuzione di un provvedimento di carcerazione emesso dalla Procura generale della Repubblica di Catania. Gangemi, direttore responsabile del mensile ''Dibattito News'' di Reggio Calabria, secondo quanto riporta la stampa locale, deve scontare due anni di carcere per una serie di condanne per falsa testimonianza e diffamazione diventate definitive. Gangemi è stato portato nel carcere di Reggio Calabria. (REGGIO CALABRIA, 6 OTTOBRE – ANSA). SIDDI: “ALLUCINANTE CHE VADA IN GALERA UN COLLEGA DI 79 ANNI”. "È allucinante che a 79 anni, un giornalista, condannato per diffamazione e per non avere rivelato le fonti fiduciarie di notizie, venga arrestato e portato in carcere''. È quanto affermano, in una dichiarazione congiunta, il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, e il vicesegretario nazionale della Fnsi e segretario del Sindacato giornalisti Calabria Carlo Parisi. ''Quanto accaduto al giornalista pubblicista Francesco Gangemi – affermano Siddi e Parisi – appare una mostruosità difficilmente concepibile per qualsiasi ordinamento democratico che si fondi sulla libertà di espressione, di stampa e sul pluralismo delle idee. Anche le idee più 'forti' hanno diritto di esistere. Francesco Gangemi è chiamato a scontare due anni di pena residua dopo che la Procura della Repubblica di Catania ha dichiarato decaduti i benefici di sospensione condizionale della pena, in diverse circostanze, per i suoi articoli pubblicati sul periodico 'Il Dibattito'. Sorprende che la magistratura, pur in presenza di una legislazione che prevede il carcere per i reati di diffamazione a mezzo stampa, e che perciò è stata giudicata incompatibile dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, non abbia individuato misure alternative alla detenzione al pari di quelle che vengono riconosciute in quasi tutte le parti d'Italia a fior di delinquenti ultrasettantenni per crimini efferati di ben altra natura''. ''Ci appelliamo al Parlamento perché voglia, con urgenza – sostengono ancora Siddi e Parisi – riformare la legge sulla diffamazione come si è impegnata a fare di recente la Camera, per evitare il ripetersi di questi dolorosi sconci. Alle cariche istituzionali dello Stato chiediamo, infine, una considerazione appropriata e umana del caso che faccia uscire al più presto il giornalista Gangemi dalle patrie galere". (CATANZARO, 6 OTTOBRE ANSA).
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