Nessuna bacchetta magica. Solo la trasmissione di alcuni concetti, qualche proposta tattica innovativa e l’esaltazione dell’identità di gruppo. Da questi tre aspetti è partito mister Breda (nella foto all’esordio in panchina) per avviare un nuovo percorso con la Reggina. Lui, esordiente assoluto in cadetteria, catapultato nel momento peggiore della storia recente amaranto a guidare la prima squadra. Lui che ha dovuto lasciare la sua creatura, i giovani della Primavera, per assumere un incarico che neppure lontanamente immaginava. Sorpreso dagli eventi e con il volto stranito in occasione della sua presentazione ufficiale, ha preso coscienza con il trascorrere dei giorni, fino alle convinzioni maturate qualche attimo primo dell’incontro con il Mantova e quindi scelte coraggiose e qualche idea nuova da subito. Questi sono stati i passi che hanno portato il nuovo tecnico alla sua prima ufficiale sulla panchina amaranto.
Togliere dalla mischia uno come Pagano non è cosa da poco, tenuto conto che l’esterno offensivo amaranto ad oggi è ancora il cannoniere della squadra con nove centri ed un carattere niente male in fatto di temperamento e reazioni istintive. Con Pagano il tecnico ha parlato a lungo, motivando la scelta e facendogli capire che quel che più conta in questo momento è il bene della squadra, sottolineando pure l’importanza che lo stesso giocatore ha e può avere nell’immediato futuro all’interno del gruppo, e che ovviamente determinate opzioni sono dettate dalle circostanze e non certamente definitive. Pagano pare abbia accettato di buon grado, ma a prescindere da quelle che sono le sue considerazioni in merito, di sicuro è stato il campo a dare risposte immediate. Dentro Brienza e subito una doppietta per lui. Una prestazione convincente e la ferma convinzione che se l’ischitano riesce a recuperare la migliore condizione e la giusta convinzione, potrà essere davvero, come ha più volte detto il presidente Foti, il valore aggiunto di questa Reggina. Ma a premiare le scelte di Breda sono stati anche alcuni accorgimenti tattici, come il riportare nella linea difensiva giocatori di ruolo, con il massimo rispetto per l’ottimo Cascione, spostare Tedesco in mezzo al campo e quindi renderlo maggiormente protagonista sia in fase di possesso che in quella di non possesso, restituire a Carmona compiti e dettami a lui più congeniali. Inserire Cacia e dopo pochi minuti trovarlo puntuale sotto porta a mettere dentro la palla del 3-0. Insomma un esordio praticamente perfetto, proprio forse come lo stesso Breda aveva sognato, condito come detto in apertura, anche da alcune chicche, vedi schema su angolo, che hanno prodotto gol e giocate interessanti. Breda però sa bene che non ha risolto in un solo istante tutti i problemi della Reggina, è stato lui stesso subito dopo la gara a sottolineare come sia ancora troppo presto per potersi esaltare o illudersi che il cambio di registro sia finalmente arrivato. La squadra nel corso di questo campionato ha palesato tanti di quei problemi che pensare di averli risolti in un sol colpo sarebbe stupido e presuntuoso farlo. Constatiamo, comunque, margini di crescita evidenti che necessariamente, però, dovranno trovare riscontro in futuro, insieme a quella continuità mancante per la quale la Reggina oggi è costretta a rincorere con affanno. La trasferta di Cittadella è il primo banco di prova. Un altro match ad altissima tensione che potrà dare riscontro concreto sul lavoro effettuato dal tecnico Breda.