No! Non ci siamo proprio! Sia ben chiaro, non contestiamo l’esonero di Iaconi (che, probabilmente, si sarebbe dovuto e potuto dimettere – e non solo lui – nell’immediatezza del dopo Albinoleffe allorquando, candidamente, dichiarò “Sono deluso da me stesso!” o, comunque, in quel momento l’esonero sarebbe dovuto arrivare), uomo mite, pacato ed umile oltre ogni legittima previsione (per intenderci, tutto il contrario del suo predecessore “da Champions” – Novellino – e del suo pigmalione dal curriculum da Guinnes – Rosati-). Ciò che continua a non piacerci è, invero, l’ennesima dimostrazione che la Reggina non è più, ahinoi, LA Reggina. La squadra amaranto, o per meglio dire la Società, o per meglio dire ancora, il suo fact-totum Foti (nelle foto, prima in mezzo al neo-tecnico Breda ed al superstite Rosati e, poi, sotto i baffi sorridente solo con quest'ultimo), ha/hanno perso tutte, dicasi tutte, quelle prerogative che l’hanno resa per anni ad essere, per esempio, l’unica Società a sud della latitudine di Roma a disputare il massimo campionato. Nel pomeriggio, a “casa” Reggina è stato presentato il neo-allenatore Roberto Breda.
Strappato alla guida della Primavera (condotta con eccellenti risultati) e posto a sedere su una panchina che, da anni, non scotta ma addirittura è incandescente, Roberto Breda è apparso fors'anche un pò impaurito per il lavoro che gli spetta davanti. Con lui siamo a 7! Tanti sono, infatti, gli allenatori che dal luglio del 2007 ad oggi hanno avuto l’onore (?) di sedere sulla panchina amaranto. Dopo il trio Ficcadenti–Ulivieri–Orlandi, dopo quello Orlandi–Pillon–Orlandi, eccone servito un altro: Novellino–Iaconi–Breda. In poco più due anni e mezzo Foti ha ascoltato i consigli, scelto, voluto, accreditato e discreditato al contempo così tanti allenatori che Cellino e Zamparini, quasi, impallidiscano al suo cospetto. Foti non c’è! E questo è chiaro ai più. Non c’è fisicamente, non c’è mentalmente, non c’è e basta! E’ il secondo anno che non muove un dito, limitandosi alle cosiddette apparizioni di rappresentanza e dichiarazioni di circostanza, per cercare di cambiare il trend della sua, della nostra, squadra. E’ evidente anche come Foti abbia il pensiero altrove. Dove sono fatti suoi. E’ confuso, disorientato, non capisce più cosa e come deve o non deve fare. Si è affidato, evidentemente, a consiglieri e consigliori che non hanno fatto il proprio dovere al meglio ma l’hanno indotto ad errori su errori. Una cotanta moltitudine di allenatori prima voluti e poi cacciati; una posizione di classifica che, da due anni a questa parte, non è stata mai migliore del quint’ultimo posto; i progetti che dal “sono qui per vincere” sono passati al più laconico e realistico “io speriamo che me la cavo”; due sessioni di calcio mercato invernale svolti nella più assoluta immobilitàm, di fatto alzando bandiera bianca e lasciando che il "destino" facesse il suo corso, e/o con l’unico obiettivo di non far uscire soldi dalle casse amaranto per onorare contratti sostanziosi sostituendoli con altri molto meno onerosi. Tutte queste cose, e molte altre ancora, non possono non essere che sintomatiche del più assoluto disinteresse e/o incapacità attuale del Foti. Certo, Foti (prima da amministratore delegato durante la presidenza Benedetto e, poi, da presidente con la supervisione sempre dello stesso Benedetto) ha fatto grande la Reggina (l’ha portata dalla C1 alla A e, qui, ha disputato nove campionati negli ultimi dieci), ha raggiunto risultati insperati, è stato “eletto” per acclamazione dal popolo reggino. Ma che gli succede, invece, dal 2007 ad oggi? E’ dall’addio di Mazzarri, per restare in tema panchine, che la Reggina non ne azzecca uno di allenatore. Sono tante le ipotesi. La prima su tutte, quella che noi sosteniamo da tempo, è che sia impegnato a risolvere altre problematiche poco inerenti la Reggina Calcio S.p.A. e, quindi, l’espressione aziendale della stessa e cioè la squadra ed i suoi risultati. Abbiamo scritto, in altro editoriale, che dal 2004 le cose non vanno più come un tempo. La Reggina ha dovuto affrontare già qualche crisi societaria. Riassumiamo brevemente. Nel 2004 la cacciata di due punti fermi della Reggina che, insieme alla Società ovviamente, avevano contribuito a farla grande: in qualche giorno via Franco Jacopino e via Gabriele Martino, rispettivamente 42 e 12 anni di onorato servizio. Nel 2005 il “caso fidejussioni”. Foti incarica una società che non ha titolo per farlo (?) di versare nelle casse della Lega le fidejussioni necessarie all’iscrizione al campionato. Qualcuno lo sgama e succede il pandemonio. Foti ricorre alla questua presso tutte le Istituzioni possibili ed immaginabili ed, ottenuta, una deroga iscrive la Reggina in extremis scatenando l’ira dell’allora patron del Bologna Gazzoni-Frascara che, appena retrocesso, sperava nell’esclusione della Reggina per essere ripescato nella massima serie. Il suo “sogno” svanisce per la clemenza della Lega nei confronti della Reggina e lui porta entrambi in tribunale ove il giudizio è in corso. Nulla a confronto di quello che succede un anno dopo. E’ il 2006 e scoppia “Calciopoli” o “Moggiopoli” che dir si voglia. Impossibile non sapere che la Reggina, nella persona del suo presidente Foti, era in ottimi rapporti con Luciano Moggi. Volente o nolente, giustamente o ingiustamente (lo stabiliranno i Tribunali che si stanno occupando del caso che vede la Reggina imputata nella persona del suo legale rappresentante), la Reggina viene “condannata” dalla giustizia sportiva alla “pena” di 15 – poi ridotti ad 11 – punti di penalizzazione. Nel 2007 Mazzarri (protagonista dell’impresa più grande della storia amaranto con la salvezza ottenuta nonostante la pesantissima penalizzazione di cui sopra) lascia la Reggina e, questo, coincide con “l’inizio della fine” della squadra amaranto. Nel 2008 conquista la salvezza come norma: all’ultima giornata dopo l’avvicendamento di ben tre allenatori (Ficcadenti-Ulivieri-Orlandi). Nel 2009, “finalmente”, riesce nell’impresa di retrocedere dopo ancora altri tre allenatori (Orlandi-Pillon-Orlandi). Tutto questo è o no è un “crescendo” di errori? E’ o non è la dimostrazione lampante che “il pesce puzza – da anni – dalla testa”? La stagione in corso, con ancora altri tre allenatori a ballare il valzer (Novellino-Iaconi-Breda), è o non è la sottolineatura che Foti "non ci sta più con la testa"? L’abbiamo detto in precedenza e qui lo ribadiamo: per il bene della Reggina (la cui azienda è sua, ma la cui “istituzionalità” è di tutti noi reggini), è inderogabilmente arrivato il tempo in cui Foti lasci a chi ha voglia, testa, intenzione, entusiasmo e desiderio di non farla più precipitare negli abissi verso cui è diretta. Lasci presidente, lasci. Le garantiamo che saremo altrettanto grati nei suoi confronti almeno quanto lo siamo stati il 13 giugno del 1999. Si fidi. Ad majora.