Reggina Torino 1-2: interviste post gara

Ci risiamo! Ancora una volta sommessamente, facciamo il nostro ingresso in sala stampa. La delusione è tanta, tantissima. Una partita giocata almeno per 60/70 minuti agli stessi ritmi della precedente vittoriosa ad Ancona. Bella la Reggina, almeno fino ad un terzo dei secondi 45 minuti di gara. Un’unica colpa, anzi due. La prima è di non aver chiuso la gara sfruttando almeno un’altra delle tantissime occasioni da rete create e la seconda è quella di non avere un portiere (leggasi UNO) degno di tal nome e di rivestire tal ruolo. Da che mondo è mondo, da che calcio è calcio, si sa che il portiere è uno dei tasselli più importanti (se non il più importante) per, poi, costruire una squadra. Ebbene, la Reggina di portieri non ne ha. Dapprima Mario Cassano, “espulso” per “questioni ambientali” insieme al “pacchetto” Volpi-Buscè; poi Paolo Fiorillo, giovanissimo e con esperienza pari allo 0 ma unico a giungere a Reggio frutto di scambio vista la non volontà di spendere nemmeno un centesimo di euro; poi Pietro Marino, portierone “fatto in casa”, mai determinante se non negativamente come oggi. La Reggina, come detto, non gioca male. E’ padrona del gioco e del campo contro un Torino che se è questo Torino difficilmente andrà in A. Reggina-Torino doveva essere, in fase di pronostico, il match clou di questo campionato. Invece, ahinoi, è stato un incontro tra una squadra, dopo tante traversie, in zona playoff (il Torino) ed una mestamente penultima (la Reggina).

Eppure, gli uomini di Breda, sulle ali dell’entusiasmo per la vittoria di Ancona di martedì scorso, interpretano bene anche questa gara. Hanno brama di vittoria e desiderio di raggiungerla. Vanno in vantaggio con Valdez, sprecano tante occasioni, cedono metri al Toro e poi, dulcis in fundo, regalano con due vistose e grottesche “papere” del proprio portiere una vittoria che Colantuono ed i suoi stentano ancora di aver raccolto. Incredibile, pazzesco, imbarazzante. Non solo per i 3 punti evidentemente persi, ma soprattutto per il morale di una squadra che, ritrovato a fatica, cala a picco nuovamente dopo aver perso una partita del genere. In sostanza, cosa volete che pensi un giocatore qualunque quando un compagno vanifica tutto con delle azioni da “Mai dire goal”? Pensa ad andare a sostenerlo oppure ad invitarlo ad andare altrove? Ecco qual è l’aspetto più pericoloso e dannoso (speriamo non letale) della vicenda. La Reggina, vincendo, avrebbe fatto un buon balzo avanti. Perdendo, invece, alla luce dei risultati altrui, resta miseramente penultima e si aggrappa al lumicino di speranze che ancora, ci mancherebbe, c’è e va sostenuto non facendolo spegnere. La gara di oggi, in sostanza, non ci porta novità. Sapevamo di avere tante mancanze, sapevamo che gli errori fatti dalla Società (leggasi FOTI) erano tanti, sapevamo ancora che uscire “vivi” (leggasi SALVI) da questa situazione non era e non sarà facile. Forse, e sottolineiamo forse, ci andrà bene venerdì prossimo in quel di Salerno allorquando affronteremo una squadra già ampiamente retrocessa prima ed a cui è stato dato il “colpo di grazia” con i 6 punti di penalizzazione per la nota vicenda della gara di due anni fa con il Potenza. Sottolineiamo il forse perché ci ricordiamo la gara dell’anno scorso a Genova contro la Sampdoria dell’ex Mazzarri: tutti erano certi che i blucerchiati si sarebbero, diciamo così, distratti e che, di questo, se ne sarebbe avvantaggiata la Reggina. Come finì? 5 a 0 per la Samp!!! Detto questo, accomodati in sala stampa, assistiamo all’ennesimo atto della stessa “commedia”. “Commedia” o “tragedia”? Questo lo capiremo più avanti con certezza. Quasi immediatamente si presenta il mister vittorioso, Stefano Colantuono (nella foto). Si aspettava la vittoria al termine di una partita così? “La partita, secondo me, è stata molto equilibrata. Nel primo tempo molto meglio la Reggina, nel secondo tempo, invece (probabilmente il vento deve aver influito), il verso della gara si è ribaltato.  Noi siamo stati molto spesso nella metà campo della Reggina mentre loro ripartivano spesso in contropiede. Non è facile, ve lo garantisco, anche perché reputo la Reggina una delle squadre meglio attrezzate in quanto ad organico. Mi dispiace molto [a prescindere che è una Società che mi sta molto simpatica (eh… eh… eh… ed importante, n.d.r.)], aver visto i giocatori della Reggina davvero molto abbattuti moralmente (e certo, ci si fa un mazzo così per passare in vantaggio e poi arriva un pinco pallino qualunque e vanifica tutto, n.d.r.). Sono più dispiaciuto per loro che contento per la vittoria. Ho visto giocatori come Lanzaro e Brienza veramente giù di morale. Mi dispiace molto. Li invito a non lesinare energie ed a giocare sempre così perché la Reggina non merita assolutissimamente la posizione che occupa.” L’andamento della gara? “Come detto, molto equilibrata. Abbiamo sfruttato meglio noi gli episodi. Nel secondo tempo siamo cresciuti mentre nel primo non abbiamo giocato affatto bene perché, onestamente, ce lo ha impedito la Reggina. Siamo stati condizionati dai due cambi forzati da altrettanti infortuni (Zoboli e Gasbarroni, n.d.r.) e quando giochi tre partite così tanto ravvicinate perdere due giocatori in pochi minuti può rivelarsi decisivo.” I grossolani errori del portiere amaranto quanto hanno avvantaggiato il Toro? “Il tiro su punizione da cui è scaturito il secondo goal non era facile prenderlo. Avevamo il vento a favore e la palla ha acquistato più velocità di quella impressa dal tiro stesso di Garofalo e che, normalmente, avrebbe assunto. Sul primo goal, invece, probabilmente c’è stata qualche incomprensione con il difensore. Non so se il portiere gli ha chiamato la palla, non so se è stato ostacolato (nulla di tutto questo, mister, Marino, forse per via della primavera, era semplicemente andato “a farfalle”, n.d.r.). Però, tutto questo, fa parte del gioco. Per esempio, nell’azione del goal della Reggina, noi abbiamo concesso un fallo molto stupido che un giocatore non deve commettere e siamo stati puntualmente puniti.” La conferenza stampa di Colantuono si conclude con un acceso battibecco con un collega per una domanda di quest’ultimo, in verità nei toni pretestuosa (alludendo alla fortuna con la C maiuscola che ha aiutato il Torino, aveva chiesto se pensasse di poter vincere altre gare così, n.d.r.), che fa saltare i nervi al tecnico romano portato a forza fuori dal suo addetto stampa. L’unico amaranto a sedersi dietro la scrivania per colloquiare con noi (scopriremo, poi, che non è un colloquio ma un monologo/soliloquio), è il presidente Foti (nella foto). Non avevamo colto che volesse parlare solo non interagendo come si confà e gli domandiamo “La Reggina gioca bene ma, poi, per l’ennesima volta, getta tutto alle ortiche.” Non risponde e parte il suo monologo. “Posso parlare, io?” Tutti tacciono, noi restiamo perplessi e lui va avanti da solo. “Parlo io. Devo dire solo quattro parole e basta rivolte soprattutto a chi ha a cuore le sorti della Reggina. Sono le stesse parole che ho detto poco fa nello spogliatoio dove ho trovato condivisione e voglia ancora di dare il suo contributo da chi indossa la maglia amaranto. E’ nei momenti difficili, e questo sicuramente è uno dei più difficili della storia della Reggina Calcio SpA 1986, che bisogna avere la forza ed il coraggio di uscirne fuori. Ho 24 anni di Reggina alle spalle, ho goduto di tantissime gioie, qualche amarezza e questo è il momento in cui sicuramente, come prima reazione, verrebbe la voglia di mandare tutto a quel paese, devo avere rispetto nei confronti della mia città, nei confronti dei tifosi amaranto e nei confronti di chi lavora al Sant’Agata. E’ per questo che chiedo a tutti voi di avere la forza di dare ognuno un piccolo contributo in questo momento così difficile perché siamo sicuramente nelle condizioni di potervi ripagare e di dare, quindi, alla Reggina, con correttezza e lealtà, quella dignità che ha sempre avuto. Ho detto ai miei che è facile nelle vittorie esaltarsi e sentirsi grandi, ma bisogna sentirti grandi anche nei momenti come questi in cui le cose non girano certo in versi positivi. Credo, sono convinto, che, guardandoli negli occhi, sicuramente è questo il momento in cui loro ci daranno tutti una serie di risposte. Mi auguro che anche la gente, il pubblico, nei limiti del consentito senza chiedergli cose straordinarie, possa in qualche maniera, anche da lontano, trasmettere anche seppur un minimo di amore nei confronti di questa Società (società? e perché verso la società, presidente? squadra, forse avrebbe voluto/dovuto dire, visto che i tifosi cantano da inizio campionato “solo per la maglia”, n.d.r.). Grazie!” E qui termina il suo discorso/appello. Se ci spogliassimo dalle vesti di giornalisti, lasciandoci addosso solo quelle di tifosi, resteremmo attoniti dalle parole strappalacrime del presidente ed accantoneremmo tutto il passato (molti anni di passato, non solo quest’ultima, infausta, stagione), accoglieremmo la sua richiesta di aiuto e, rimboccandoci le maniche, aiuteremmo anche noi, per quel e per come ci compete, la Reggina intesa come squadra. Tifosi lo siamo, senza il benché minimo dubbio, da molto tempo prima di iniziare la professione giornalistica, ma come potremmo, oggi, anche da giornalisti, aiutare la Reggina (sempre intesa come squadra)? Non criticando? Nascondendo la realtà delle cose? O, peggio ancora, mistificandole? Giuriamo di non saperlo, ma, vi promettiamo, che ci applicheremo e cercheremo di scoprire il modo come “far finta” che nulla sia successo e che la Reggina non è solo “sulla carta” (maledetta carta, papiro ed egiziani che la inventarono compresi) una squadra forte, ma che lo è anche nei fatti e che l’odierno penultimo posto in classifica a fine campionato sarà almeno il sestultimo. Promesso!!!

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Author: Maurizio Gangemi