Reggina 1914: piacevoli sorprese e previste delusioni (parte terza))

(segue) Il Presidente. Una premessa è d’obbligo, facendo riferimento al titolo scelto: sono le aspettative risultate vane a generare delusioni. Noi, oggi e già da un bel po’ di tempo, aspettative non ne coltiviamo più! Ne deriva che le delusioni a cui facciamo riferimento siano passate e metabolizzate ma, ahilui, ancora ricorrenti.

 

Lo conoscevamo in maniera assai diversa, opposta diremmo. Tutta un’altra persona rispetto alla “nuova” avuta modo di scoprire nei primi due anni di sua presidenza della Reggina. Da sempre un suo pallino fisso (dal 1996 esattamente, da quando l’allora Presidente Foti decise di fare a meno della sua collaborazione), è riuscito a diventare Presidente della Reggina nel luglio del 2015. Entrato nella Reggina Calcio (prima di Benedetto e poi di Foti) sin dalla sua costituzione nel 1986, non crediamo abbia ben digerito l’esclusione 10 anni dopo e questa cosa deve averlo così tanto fortemente motivato da tentarvi la scalata salvo riuscirci alla prima occasione utile (dopo qualche tentativo di inserimento fallito). Già il mese successivo alla "conquista della Reggina", se non ricordiamo male, forse alla prima intervista ufficiale pubblicata da Gazzetta del Sud a firma del collega Cristofaro Zuccalà, se ne uscì con l’infelice frase “Se qualcuno mi da i soldi che ho messo me ne vado”! La cosa destò stupore, tant’è che ne parlammo con qualche Socio e, onestamente, ne restammo basiti. Questa frase, o similari, l’avremmo poi sentita almeno un’altra decina di volte sin oggi. Forse di più! E’ un refrein ma non è l’unica cosa stucchevole: frasi del tipo “Abbiamo salvato il calcio a Reggio” e “Il nostro è stato un atto d’amore” e via dicendo -, giorno dopo giorno, ad ogni uscita pubblica, hanno logorato i tifosi stanchi, ormai, di ascoltarlo. Anzi, diciamo di più: secondo noi i colleghi che lo invitano in tv o in radio non dimostrano di volergli bene considerando che lo inducono a ripetere sempre la stessa manfrina di cui, onestamente, ne abbiamo piene le tasche. Pessimista, negativo, gramo, quasi sofferente, cupo, corrucciato, sempre sulla difensiva, vittimista. vede fantasmi ovunque, destabilizzatori e nemici provenienti da ogni dove, fustiga i tifosi che non si abbonano o che criticano (“Non vorrei che, come quel tifoso che ha pagato 1,38€ a partita, ci venisse contestato di non aver preso l’attaccante”). Vorrebbe istituire una sorta di “regime” in cui le sue parole siano “verbo” e gli avversari siano “tacitati”. Non ha forse messo in conto che voler essere presidente della Reggina avrebbe comportato l’esposizione più a critiche che ad altro. Quanti anni ci ha impiegato Foti prima di essere osannato? 8 ci pare, avendo preso in mano le redini nel 1991 ed essendo stato promosso in A nel 1999. Secondo lui, a Demetrio detto Mimmo tutto sembrerebbe debba essere dovuto in segno di ringraziamento perenne. Ma quando mai! Ha dalla sua mesi e mesi di parole ed atteggiamenti funerei degni del miglior impresario di pompe funebri. Mai sorridente, mai sereno, mai propositivo, ottimista, fiducioso, mai coinvolgente ma accentratore, bramoso di protagonismo, di visibilità. Non crediamo abbia mai colto che mostrandosi come si mostra l’indice di gradimento è arrivato ai minimi storici. La Comunicazione (volutamente con la C maiuscola) è anche visiva e non solo scritta e parlata. Ah già, “A noi non serve un Ufficio Comunicazione” (cit.). Si vede, Presidente, in effetti a lei non serve… più! L’ultima uscita pubblica ricalca le centinaia precedenti ma c’è una novità. Nel momento in cui la squadra va bene, i tifosi sono sereni e tranquilli, la Stampa è benevola con i giocatori; nel momento in cui determinati discorsi sembravano accantonati ecco che la mestizia di cui è portatore ha ancora il sopravvento: “Dobbiamo pensare come arrivare a giugno” (spara a ciel sereno)! Ma come: ha festeggiato per una settimana intera (più che la tradizionale Festa ‘i Maronna) una salvezza come quella dello scorso anno neanche fosse una promozione; ha, a suo dire, rescisso il contratto con il DGS perché “aveva ambizioni incompatibili economicamente”; ha iscritto la squadra e presentato le relative fidejussioni senza particolari patemi; ha fatto una campagna acquisti all’insegna della più severa spendig-review “montiana” ed oggi ci dice che non sa se arriva a giugno? Grrrrr… Ma se davvero volesse cedere le sue quote societarie (dichiarato decine di volte ma mai davvero creduto da chi scrive) a quale investitore potrebbe proporre un quadro con le tinte così oscure? Fosse un De Chirico in cattive condizioni si procederebbe ad un restauro ma una Società che ha appena iniziato la sua terza stagione che appeal ha, oggi, dopo le sue nefaste parole? 0, ve lo diciamo noi! Ai 4 giocatori con un contratto biennale in essere cosa trasmette circa il proprio futuro dopo il 30 giugno prossimo? Ed ai 2 giocatori più dotati tecnicamente (Porcino e De Francesco) ed in scadenza di contratto, come si approccia chiedendogli il prolungamento? Su che fondamenta poggia la richiesta? Possibile che si sia tirato a campare per due anni senza un benché minimo di progettualità ma navigando a vista? E che diamine! Ed ancora “Domani qualcuno mi attaccherà ancora per le mie parole”. E come vorrebbe che non succedesse? Ecco, se c’è una cosa su cui ha messo d’accordo (quasi) tutti è proprio l’avversione nei suoi confronti. E’ addirittura riuscito nell’impresa di riunire alcune frange della Stampa locale notoriamente su posizioni diametralmente opposte. Senza che nulla esse facessero, sia chiaro; così, naturalmente, è stato proprio grazie al Presidente che sono convogliate divenendo aspramente critiche nei suoi confronti. Ma, ci chiediamo, come potrebbe essere diversamente? La gente non ha la boccola al naso, se gli si viene detta una cosa, qualunque cosa, ciecamente non si fida più di nessuno. Osserva, verifica, ragiona e deduce! Da sola, senza essere imboccata nel maldestro tentativo d‘indottrinamento da parte dei parolai di professione. E ne parla, ne discute, ascolta le tesi altrui ed espone le proprie. Anche sui social, anche su quel Facebook dal Presidente demonizzato (“C’è tanta gente cattiva su Facebook”). Non ha ancora colto il Presidente che Facebook è il bar sotto casa, Facebook è Piazza Italia, Facebook è il Corso Garibaldi. Facebook è, quindi, indicativo degli umori esattamente come i ritrovi dei nostri padri. Lo demonizza ma, al contempo, da anni, ha un report presumiamo di migliaia di pagine stampate, lette e rilette e sventolate in conferenze stampa ad hoc. Un’altra perla? Il Presidente ha dichiarato di aver speso sin oggi circa 4 milioni (non lui in prima persona, la Società nella sua interezza). Bene! Partendo dal presupposto che si è sempre guardato bene dal dichiarare quanto, invece, ha incassato (cessioni Villa e Carrozza, sponsor, minutaggio, Legge Melandri, premi di valorizzazione e via dicendo) ci pare di aver capito di poter dividere le spese in 1,5 milioni per la prima stagione in D ed i restanti 2,5 milioni per la seconda stagione in Lega Pro. Ha dichiarato anche, il Presidente, di aver rescisso il contratto con il DGS Martino (in possesso di un contratto fino al 30 giugno 2019 e giustamente liquidato con una somma pari all’ingaggio annuale lordo di un buon attaccante) perché “le ambizioni di Martino risultavano essere assolutamente in contrasto con le possibilità economiche della Società”. Bene, annotiamo però che è lo stesso Presidente a smentirsi allorquando dichiara che per la stagione in corso si dovranno trovare 3 milioni. Ma come, lo scorso anno hai speso 2,5 milioni, rescindi il contratto con il DGS perché ha progetti ambiziosi ma quest’anno le spese aumenteranno di 0,5 milioni? C’è qualcosa che non quadra o, più verosimilmente, non è quello il motivo reale del recesso e che forse non sapremo mai (o forse si). Parliamo del ruolo e delle competenze ascritte o, meglio, ascrivibili al Presidente? Il Presiedente deve (dovrebbe) essere un leader e non un capo. Deve (dovrebbe) essere preparato sul settore in cui opera la propria azienda. Deve (dovrebbe) conoscere l’argomento in ogni sua sfaccettatura. Deve (dovrebbe) conoscere rischi e benefici della propria attività. Deve (dovrebbe) essere prima imprenditore di se stesso e, poi, dei Soci che rappresenta e che gli hanno (eventualmente) concesso la loro fiducia. Deve (dovrebbe) conoscere ogni singola voce riguardante la propria impresa. Deve (dovrebbe) essere lungimirante. Deve (dovrebbe) essere propositivo, ottimista, fiducioso e, soprattutto, cosa che non accade, carismatico. Bene! Da sempre dirigente sportivo, per molti anni al seguito, quale Delegato F.I.G.C., delle Nazionali giovanili ma anche Presidente Regionale del C.O.N.I. per oltre un decennio, Demetrio Praticò ha scelto di delegare qualcun altro nella gestione dell’aspetto tecnico della Reggina. Giustamente ed opportunamente, aggiungiamo. Nei primi due anni di vita della Società da lui presieduta, ha scelto Gabriele Martino quale Direttore Generale ed anche Sportivo. Grande esperienza nel settore, quella di Martino, indiscutibilmente l’unico con cui, in Società, si potesse parlare di calcio. Ogniqualvolta si facesse una qualsivoglia domanda al Presidente su aspetti tecnici, la risposta è stata sempre la stessa “Di queste cose ne dovete parlare con il Direttore Martino”. Giusto! E’ preferibile che non ci si sbilanci in equilibrismi linguistici se la materia non ci appartiene. Finita l’era Martino, oggi il Presidente ha scelto un nuovo delegato nella persona del Direttore Basile. Giustissimo! Se le dinamiche e le logiche non si conoscono meglio affidarsi a chi di esse ne ha fatte la propria materia. Partendo dal presupposto che non è detto che il Presidente debba necessariamente capire, e quindi disquisire, di calcio, ci chiediamo però di cosa potremmo parlare con il Presidente senza ascoltare i soliti e stucchevoli piagnucolii? In sostanza, da Delegato a delegante e stop! A far da scudo al Presidente ci deve pensare, spesso e volentieri, il figlio Giuseppe (Amministratore della Società). Tocca a lui, ogni volta, provare a spiegare e tradurre le parole in libertà del padre. In sostanza, tocca a lui mettere una pezza ai buchi che ogni volta le dichiarazioni paterne creano. Ma un cambio al vertice no, vero?

E’ notizia odierna di un manifestato interesse verso il Sant’Agata da parte dell’ex Presidente della Reggina Calcio (1986-1991) Pino Benedetto. Intervistato dal collega Giusva Branca, Pino Benedetto – che, ricordiamolo, anche lo scorso anno aveva presentato una manifestazione d’interesse subordinandola però alla presenza della Società di Mimmo Praticò e, quindi, ritirandola – sembra avere le idee molto chiare su ciò che farà “da grande”: partecipare alla gara successiva alla pubblicazione del Bando per l’utilizzo del Centro Sportivo “Sant’Agata”! Le stoccate di Pino Benedetto nei confronti del Presidente della U.S. Reggina 1914 sono limpide: “…non voglio lasciare questa città nell’ignavia, in mano a persone che si accontentano di vivacchiare pur di apparire… Oggi il “Sant’Agata è visto come un peso, come una spesa insostenibile. Vedere il Sant’Agata come un costo è ridicolo, da ignoranti… Pensare che la Reggina debba accontentarsi di campionati di attesa in serie C è contro la storia dei Reggini stessi, da sempre pronti a sfidare tutto e tutti per andare oltre l’ostacolo e pensare in grande… Guardi, lasciare a un certo punto non è un disonore, ma un passaggio obbligato. LA REGGINA NON E’ UN BENE DI PROPRIETA’ ed il rapporto con essa deve essere caratterizzato dal medesimo spirito che anima i portatori del Quadro della Vergine: “Lo porto fino a un certo punto e poi lascio il passo. Col sorriso e da privilegiato per averlo fatto”… Cosa manca per la B? E’ facile, facilissimo, manca qualcuno che sia in grado di pensarla la B”. Queste le parole di Pino Benedetto che, chi conosce la storia amaranto sa, prese con un nugolo di “amici” (tra cui lo stesso Praticò) la Reggina dalle mani dell’allora Sindaco Mallamo nel girone B dell’allora serie C1 (estate del 1986), due anni dopo la portò in B e l’anno successivo perse la A ai rigori nello spareggio di Pescara. Anche per lui, per dirla come Praticò (“Ricordiamoci da dove siamo partiti”, ndr), vale lo stesso discorso: primo anno sesto posto in C1; secondo anno terzo posto in C1 e spareggio per la B vinto contro la Virescit a Perugia; terzo anno quarto posto in B e spareggio per la A perso contro la Cremonese. E quindi, signor Praticò? Siamo sicuri che, da oggi, vedrà un “nemico, destabilizzatore, in malafede” in più!!! Il Presidente non gode di suo, perché dovrebbe godere di qualcosa di nostro come le altre 5 facce del “dado Reggina”? (fine).

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Author: Maurizio Gangemi