Iniziamo da qui la pubblicazione dei Programmi elettorali dei 9 contendenti alla carica di Sindaco di Reggio Calabria. In attesa che gli altri candidati ci inoltrino i rispettivi Programmi, di seguito quello della candidata Angela Marcianò sostentuta da 4 liste: Identità Reggina, In marcia, Per Reggio Città Metropolitana e MSI-Fiamma tricolore.
Reggio città vivibile
- Ripristino dei servizi pubblici essenziali
- Piani controllati di manutenzione straordinaria
- Attenzione ai territori, ai quartieri e alle periferie
- Sistema idrico e sistema fognario
- Rischio idraulico e allagamenti
- Gestione dei rifiuti e della raccolta
- Lotta al randagismo e canili municipali
Reggio città sostenibile
- Bilancio aperto
- Tributi locali ed equità fiscale
- Assetto del territorio e urbanistica
- Rigenerazione dei beni comuni
- Efficientamento energetico: fotovoltaico ed eolico
- Agricoltura,foreste e verde urbano. Il Parco d’Aspromonte e la promozione del c.d. “turismo verde”
Reggio città della persona
- Promozione delle eccellenze della Sanità
- Welfare e servizi per famiglie, bambini, terza età, disabili e prospettive per il “dopo di noi”
- L’assistenza educativa
- Violenza sulle donne: prevenzione e contrasto
- Piano di eliminazione delle barriere architettoniche
- Politiche della casa e assegnazione degli alloggi popolari
- Cooperazione internazionale
Reggio e le sue opportunità
- Lavoro e impresa
- Beni culturali e MArRC
- Il rilancio del Teatro Cilea
- Università Mediterranea: “laboratorio permanente di idee” per la Città
- Turismo del mare : nautica, porto e diportistica
- Aeroporto dello Stretto ed eliturismo
- Il “brand” Bergamotto di Reggio Calabria
Reggio città che ri-parte
- Politiche lungimiranti per trasporti e mobilità
- Riapertura delle scuole chiuse
- Completamento grandi opere
- Reggio città metropolitana
Reggio città sicura
- Anticorruzione e trasparenza amministrativa
- Protocollo di legalità per gli appalti
- Azione pubblica di contrasto ai fenomeni di racket
- Recupero evasione fiscale
- Asseverazione contributiva
- Controllo del territorio : Polizia Municipale e Protezione Civile
- Sicurezza sui luoghi di lavoro e contenimento del contagio da SARS-CoV2
- Dissesto idrogeologico
Reggio città vivibile
Ripristino dei servizi pubblici essenziali
La città vive oramai da decenni in uno stato di continua emergenza. I reggini sono totalmente assuefatti ad una gestione emergenziale di tutti i servizi pubblici essenziali. Pertanto si considera normalità una rete viaria degradata, il razionamento per quartieri dell’erogazione dell’acqua (non potabile), l’inefficiente sistema di raccolta porta a porta dei rifiuti, solo per evidenziare quelli che hanno una ricaduta più negativa sulla qualità della vita dei nostri concittadini.
Se questa situazione che ha assunto una connotazione patologica distintiva della Città in questi ultimi anni, non viene superata con la programmazione e la pianificazione di interventi strutturali per la somministrazione di servizi pubblici efficienti, la città sarà per la maggior parte dei cittadini “invivibile”.
Si può superare questa fase facendo diventare Reggio una città normale dove l’erogazione dei servizi soddisfa la domanda dei cittadini, solo progettando interventi che non si limitino a contrastare le contingenze ma che sulla base di una proposta integrata progettuale prevedano la revisione del modo di erogazione del singolo servizio.
Piani controllati di manutenzione straordinaria
In un periodo di crisi occorre utilizzare tutte le risorse economiche disponibili per fare ripartire gli investimenti, riducendo il rientro del debito a quanto strettamente necessario. Il piano straordinario di manutenzione sarà finalizzato al recupero della manutenzione degli edifici comunali (es. scuole, luoghi di aggregazione) e di tutta la rete viaria. Il piano verrà abbinato ad un cronoprogramma e monitorato in itinere con mappa pubblica geolocalizzata sullo stato delle opere, imponendo alle aziende lo stretto rispetto dei tempi. E’ intenzione riprendere il percorso avviato nel settore lavori pubblici, negli anni 2015-2017, con la riattivazione della Commissione Ispettiva per lavori in corso di esecuzione e/o in fase di ultimazione. Attese le numerose richieste di risarcimento danni per lavori in corso di esecuzione e/o in fase di ultimazione eseguiti non a regola d’arte, si ritiene necessaria una commissione ispettiva che mensilmente dovrà relazionare al dirigente competente, con il corredo di elaborati fotografici, circa il regolare andamento delle stesse.
La manutenzione costante si deve programmare e attuare anche sugli edifici pubblici per dare l’esempio di buone prassi e per stimolare l’azione emulativa dei privati (con particolare attenzione alla generazione di dinamiche di intervento legate ai beni comuni urbani).
Attenzione ai territori, ai quartieri e alle periferie
Una buona amministrazione comunale deve partire dal recupero dei territori, porre attenzione ai bisogni della gente, risolvere i problemi che attendono soluzioni da anni. E’ necessario spiegare ai cittadini le cause dei ritardi di questi anni e progettare le priorità dei quartieri e delle periferie. Bisogna partire dalle incompiute e completare le opere e mandare avanti i numerosissimi progetti che restituirebbero bellezza e decoro in diverse zone periferiche della Città. Bisogna puntare sul recupero di questi territori dove vivono migliaia di persone, spesso privi di strade, fogne, marciapiedi, verde pubblico, teatri, cinema, punti di incontro per giovani e anziani.
Sistema idrico e fognario
Per superare l’emergenza idrica e del ciclo di depurazione delle acque si prevede la verifica dell’intero sistema. In primo luogo si procederà al ripristino del Centro di Controllo situato nel quartiere di Condera (mai sfruttato nelle sue potenzialità) e di conseguenza sarà sollecitata agli uffici regionali competenti, l’ingegnerizzazione del sistema che consentirà il sezionamento dell’impianto. Sarà quindi necessario:
- avviare una verifica dell’impianto di adduzione dell’acqua potabile proveniente dal bacino del Menta e degli altri impianti di approvvigionamento SORICAL, rimuovendo le cause tecnico-operative(manovre anomale- furti di acqua ecc.) e realizzando gli interventi necessari sulle infrastruttura esistente (limitazione delle perdite della rete idrica cittadina), così da consentire l’erogazione su tutto il territorio cittadino e per tutte le ore della giornata;
- avviare con l’AIC (Autorità idrica calabrese, ente responsabile della gestione del servizio idrico integrato per l’ATO unico regionale), un confronto finalizzato alla progettazione di un intervento strutturale sulla rete da attuarsi nell’arco del prossimo quinquennio;
- nelle more della realizzazione del piano degli interventi previsti dal Commissario straordinario per la depurazione delle acque (si è ancora nella fase progettuale del depuratore di Ravagnese) potenziare i servizi di manutenzione ordinaria e straordinaria delle infrastrutture esistenti (impianti di sollevamento, condotte fognarie e depuratori).
- Censimento dei pozzi comunali,molti dei quali inattivi per criticità facilmente risolvibili.
Sistema Fognario. Ad oggi una parte rilevante dei liquami fognari finisce in mare. Per tale ragione la Goletta Verde puntualmente dichiara il litorale reggino non balneabile. Previa individuazione delle criticità, con una mappatura territoriale, si interverrà gradualmente in modo risolutorio e definitivo del problema per il quale esistono specifiche risorse nel c.d Decreto Reggio. E’ inconcepibile che nel 2020 esistano in città quartieri e zone periferiche in cui non esiste la rete fognaria e si operi ancora con il sistema dei c.d pozzi neri ! Si dovranno pertanto seguire e portare a termine le realizzazioni di tratti di rete fognaria negli abitati periferici per i quali esistono apposite risorse previste nel Piano degli investimenti per il rilancio del Mezzogiorno, per interventi da realizzarsi nelle Regioni e nelle città Metropolitane del Sud.
Si dovrà poi procedere con il Riefficientamento del sistema di sollevamento liquami fognari per superare le criticità già evidenziate nelle zone periferiche, nella zona del Lido Comunale e nell’area Gebbione e depuratore di Ravagnese.
Rischio idraulico e allagamenti
Criticità
Sempre più spesso si utilizza il termine bomba d’acqua per indicare le più violente ondate di maltempo che colpiscono l’Italia. Tuttavia, “bomba d’acqua” non è un termine presente nel glossario meteorologico: è stato infatti coniato in tempi recenti, in ambito giornalistico, come traduzione dell’inglese cloudburst, che indica un evento piovoso in cui la quantità di pioggia caduta supera i 30 millimetri all’ora.
Se è vero che eventi con queste caratteristiche sono comunemente attesi nella stagione invernale, è altrettanto vero che Reggio si mostra impreparata a sopportarne gli effetti al suolo.
L’assetto fisico e territoriale di Reggio è caratterizzato dalla presenza di uno spazio rurale e di sistemi pseudo-naturali che interessano, generalmente, le aree collinari e montane, delimitando (spesso sormontando) il centro urbano.
Gli ambiti rurali intorno all’impianto originario della Città di Reggio sono divenuti, nel tempo, spazi di espansione urbanistica, spesso caratterizzata da insediamenti “spontanei” e disordinati, peraltro avvenuti al di fuori (o in assenza) degli strumenti di pianificazione urbanistica.
Se si opera una analisi degli allagamenti occorsi nella nostra Città si evidenzia come, a parità di evento meteorologico, le infrastrutture e le reti di smaltimento urbane non siano più capaci di contenere e di smaltire il surplus di deflussi generati anche da piogge non particolarmente intense. A ciò si aggiunge una sistematica assenza di programmazione di interventi preventivi e di manutenzione.
Nonostante le cosiddette “bombe d’acqua” abbiano solitamente breve durata, l’impraticabilità dei sottopassi, gli allagamenti delle zone basse e la formazione di “fiumare” lungo le strade principali rappresentano una minaccia costante per la pubblica incolumità.
La nostra proposta
Attraverso un approccio multidisciplinare, attuato con la collaborazione dell’Università Mediterranea, saranno avviate azioni per risolvere il rapporto tra la Città e lo spazio rurale, nonché per aumentare l’efficienza idraulica delle reti e delle infrastrutture di regimazione delle acque urbane. I rimboschimenti collinari e montani e l’incremento della copertura vegetale nelle aree peri-urbane non idonee all’agricoltura rappresentano le prime misure per una difesa attiva del territorio comunale.
Tali misure, oltre alla riduzione dei deflussi contribuiscono alla laminazione delle acque e all’incremento dei volumi idrici immagazzinati nel terreno, la cui azione combinata evita gli allagamenti.
Nell’ambito delle politiche di governo del territorio comunale un ulteriore contributo fornito dal mondo della ricerca riguarda la possibilità di simulare gli effetti idrologici di eventi di pioggia intensi mediante l’impiego dei modelli matematici per la stima dei deflussi.
Contestualmente occorre dotare la Città di un efficiente sistema di drenaggio urbano che preveda un insieme di opere e di interventi (integrativi e di nuova concezione) per la regolazione dei deflussi meteorici.
Gestione dei rifiuti e raccolta
Reggio deve essere una città pulita.
Criticità
L’attuale sistema di raccolta dei rifiuti si è rivelato inefficace, tecnicamente ed economicamente insostenibile, irrazionale.
L’emergenza rifiuti rappresenta una delle piaghe più profonde che affligge la collettività comunale. E’ pertanto opportuno intervenire con misure concrete di breve e lungo periodo per soluzioni definitive. Innanzi tutto appare necessario :
- Intervento di ripristino del termovalorizzatore di Gioia Tauro e quindi evacuazione di una parte del capannone anaerobico e conseguente aumento graduale degli ingressi fermi ad oggi a 50 tn.
- Interfacciarsi fattivamente con il dipartimento Ambiente della Regione Calabria e con Ecologia Oggi per far confluire gli scarti presso discariche presenti su territorio regionale o fuori Regione.
- Riattivazione della discarica di Melicucca’ .
- Rimuovere immediatamente i rifiuti indifferenziati davanti alle abitazioni posizionandoli all’interno di casse ermetiche nelle isole ecologiche sparse in Città in attesa di poterle fare confluire a Sambatello od eventualmente distribuirle anche negli impianti di Siderno e Gioia Tauro.
Soluzioni nel lungo termine: immediato accesso agli atti per avviare in tempi brevissimi l’impianto di valorizzazione dei rifiuti di Sambatello vigilando sui tempi previsti per l’esecuzione e il completamento dell’opera. Per la realizzazione di quest’opera sono state destinati cinquanta milioni di euro provenienti dalle risorse comunitarie. L’impianto definito “ a riciclaggio spinto” tratterà tutte le categorie di rifiuti differenziati con l’integrazione di una nuova linea di riciclaggio dell’umido per cui, a fine del ciclo di lavorazione l’impianto produrrà metano combustibile e CDR-CSS Combustibile con scarti di produzione ridotti quasi a zero. L’opera una volta realizzata servirà tutto il rifiuto differenziato prodotto dall’ l’ATO 5 della provincia reggina costituito da 97 comuni e finalmente, essendo lo stesso interamente autonomo, porrà fine a tutte le problematiche attuali riguardante i conferimenti degli scarti da lavorazione, dell’umido, della plastica, vetro carta e legno, presso le discariche private o impianti ,come accade ormai da decenni e tuttora , e con degli introiti economici certi e di importante rilevanza derivanti dalla produzione del bio gas e di energia elettrica.
Secondo le previsioni del Dipartimento Ambiente il futuro impianto, una volta a regime, necessiterà di un rilevante incremento di risorse umane e lavorative.
Sistema di raccolta
Sono necessarie modiche nella raccolta differenziata:
- nelle zone con un’alta densità di popolazione non è possibile effettuare il porta a porta in modo costante e regolare , per cui vanno ripristinati dei cassonetti di ultima generazione , possibilmente con aperture con tessere magnetiche ,in modo da evitare che a causa della mancata raccolta dei rifiuti, gli utenti debbano ritrovarsi di fronte l’uscio di casa o del condominio uno spettacolo indecoroso non degno certo di una Città metropolitana.
- In altre zone della Città il sistema porta a porta deve invece essere incrementato nella frequenza della raccolta dei rifiuti, nella logica tendenziale che devono essere comunque ritirati giornalmente, sempre differenziati nella esposizione.
- Si deve altresì prevedere la collocazione di cassonetti “condominiali” per la raccolta differenziata con svuotamento giornaliero.
Ulteriori interventi
Occorre avviare un confronto con la Regione Calabria per la revisione del piano regionale dei rifiuti e per la ricerca di alternative alle attuali modalità di smaltimento dei rifiuti. Non può accettarsi l’attuale scelta di collocare le cd ecoballe nella zona di stoccaggio sita a Sambatello. Scelta denunciata da tutti i residenti di quel territorio alle autorità competenti. Le ecoballe, tra l’altro oltre a rappresentare un reale impedimento all’avvio dei lavori del cantieri, sono una vera “bomba ecologica” allocata su un sito , oltretutto già bonificato , dichiarato dagli organi preposti a serio rischio idrogeologico. Tra l’altro, essendo l’area ubicata su una zona torrentizia, esiste anche il rischio di un eventuale inquinamento delle falde acquifere presenti alla profondità di circa 6-7 metri dal suolo interessato.
Non è opportuno pensare all’invio dei rifiuti fuori Regione che comporterebbe un notevole aggravio della tariffa. Va proposta la realizzazione di impianti di compostaggio mobili nell’ottica della ottimizzazione del ciclo integrato dei rifiuti fino alla completa realizzazione degli impianti pubblici di valorizzazione dei rifiuti (di cui si è prima detto). L’ATO metropolitano, definito il piano d’ambito, dovrà contestualmente avviare un’ azione di concertazione con i comuni del territorio metropolitano per definire una gara pubblica avente come oggetto la gestione del servizio di raccolta dei rifiuti su tutto il territorio metropolitano nonché la riscossione della relativa tariffa previamente concertata da parte dei singoli Comuni dell’ATO medesimo. Questo consentirà economie di scala con una riduzione del costo del servizio che grava interamente sui cittadini e la sicura partecipazione di imprese di rilievo nazionale con una diretta ricaduta sulla qualità del servizio. Naturalmente devono essere garantiti i livelli occupazionali attuali degli operatori impegnati nell’esecuzione del servizio di raccolta.
Lotta al randagismo e canile municipale
L’amministrazione comunale guarderà con particolare attenzione al fenomeno del randagismo. Ogni anno in Italia oltre 150.000 animali domestici vengono abbandonati. L’80% muore in incidenti stradali, subisce maltrattamenti o è vittima dell’addestramento dei cani da combattimento. Il resto trascorrerà la propria esistenza nell’angusta gabbia di un canile. Per la prevenzione del randagismo e la tutela degli animali domestici, sono state approvate diverse leggi nazionali e regionali. Tuttavia la normativa nazionale è ancora ampiamente disattesa. Per tale ragione si garantisce la massima attenzione alla problematica per risolvere le ataviche criticità legate al canile municipale ribadendo la totale collaborazione con le associazioni di tutela degli animali. I criteri di assegnazione di fondi devono tenere conto soprattutto del benessere degli animali e di tutte le indicazioni degli esperti della materia. E’ importante prevedere interventi di sterilizzazione e promuovere convenzioni con professionisti privati.
Rispetto alla situazione del randagismo in città non occorre promettere mari e monti ma puntare alla semplice applicazione delle normative in materia. Vi sono infatti tutta una serie di leggi e decreti che se correttamente applicati consentirebbero nel giro di pochi anni di risolvere la piaga del randagismo che da decenni attanaglia la nostra città, facendola apparire come il fanalino di coda a livello nazionale in tema di lotta al randagismo. A livello regionale per esempio negli anni abbiamo avuto un susseguirsi di DCA che seppur con alcune criticità hanno ben disciplinato la materia ponendo delle regole che di fatto non sono mai state applicate a livello locale. Ultimo in ordine di tempo è il DCA n. 67 del 6 marzo 2018 che nel richiamare le varie normative cardine regionali e nazionali (L. 281/91, L.R.41/90, L.R. 4/2000) disciplina le competenze delle parti istituzionali coinvolte (ASP, comuni, Regione) e quelle che sono le caratteristiche gestionali e strutturali delle strutture atte ad ospitare i cani presenti sul territorio. Il DCA in questione è stato l’unico che è stato stilato dalla Regione di concerto con le associazioni animaliste regionali che nel corso delle varie riunioni tenutesi presso gli uffici regionali (alla presenza della Task Force veterinaria, del Commissario ad acta alla sanità e di tecnici del settore es. ANCI e Assocanili, dirigenti comunali e medici ASP) hanno fatto emergere le reali difficoltà e criticità che quotidianamente si riscontrano sul territorio locale. Punto focale per la risoluzione della problematica in questione è la figura del canile sanitario. Ebbene in tutta la provincia di Reggio Calabria non ne esistono! L’unica provincia della Regione (e forse italiana) sprovvista di detta struttura. Secondo i dati emersi nel corso degli anni nella Provincia di Reggio Calabria, per fornire un adeguato servizio dovrebbero essere presenti almeno 3 canili sanitari e da qualche parte era pure stata prevista la costruzione di tre strutture (una a Reggio Calabria, una nella zona ionica a Caraffa del Bianco e una nella parte tirrenica nei pressi di Taurianova). Nello stesso DCA per la provincia di Reggio Calabria viene destinata alla copertura del massimo dell’80% dei costi di costruzione o ristrutturazione di canili già esistenti la somma di € 270.000,00, il restante 20% rimane a carico dei comuni. Questa somma era già stata prevista nel precedente DCA 32 del 2015 ma non è stata mai utilizzata per lo scopo cui è stata destinata. A Reggio Calabria esiste il canile di Mortara, struttura completata nel 2007 e mai messa in funzione, interessata da vicende complesse dal 2014 al 2016, compreso l’arresto del gestore. Dal 2017 la struttura è posta sotto sequestro giudiziario e gestita dal custode giudiziario che è un medico ASP e dall’Associazione Dacci una Zampa e da alcuni volontari privati cittadini. Il comune non si è preoccupato minimamente di assumere del personale (manca persino un custode) per cui in assenza dei volontari di fatto il canile non funzionerebbe. Il DCA del 2018 aveva previsto che le strutture esistenti nella provincia avrebbero dovuto adeguarsi a degli standard strutturali elencati nello stesso decreto, entro 12 mesi dall’entrata in vigore dello stesso, pena la sospensione dell’attività. Allo scadere dell’anno nessuna struttura era riuscita ad adeguarsi per cui è stato emanato un provvedimento di proroga sine die. Anche la struttura di Mortara avrebbe dovuto adeguarsi. Ad oggi di fatto è un cantiere a cielo aperto poiché, sebbene i lavori siano iniziati, sono andati avanti a singhiozzo pare a causa di ritardi nei pagamenti alla ditta. Mortara è l’unico canile sanitario e rifugio attualmente esistente in tutta la Provincia di Reggio Calabria, poiché gli altri due nella zona ionica e tirrenica sono rimasti solo sulla carta. Pertanto la sua messa in funzione è fondamentale per la risoluzione delle problematiche legate al randagismo. Ad oggi e nel corso degli anni i canili hanno funzionato di fatto violando le disposizioni normative in materia poiché ex lege un cane nel momento in cui viene accalappiato (non esiste attualmente un’unità di accalappiamento di competenza ASP) deve obbligatoriamente passare per il canile sanitario, ove è presente il presidio ASP, ed effettuare le profilassi veterinarie, identificazione, eventuale microchippatura e sterilizzazione (tutto a cura e spese dell’ASP) e solo dopo può fare ingresso nei canili rifugio oggi gestiti per la maggior parte da privati (ad oggi il 90% dei quali posti sotto custodia giudiziaria). Punto di partenza sarebbe il completamento dei lavori e la messa a regime dell’unico canile sanitario della Provincia di Reggio Calabria, ossia quello di Mortara e la realizzazione di un secondo canile.
Reggio città sostenibile
Bilancio aperto
La realizzazione degli interventi finalizzati al superamento delle emergenze è condizione per l’attuazione di un più ampio programma di interesse pubblico e necessita di risorse finanziarie che solo un bilancio redatto secondo i principi di contabilità pubblica può assicurare.
Si promuoverà l’attivazione di un audit per l’accertamento della reale situazione economico-finanziaria dell’ente e della solidità della struttura del bilancio comunale, da sottoporre a verifica dei competenti organi ispettivi e di controllo.
I trasferimenti erariali non soddisfano il fabbisogno della finanza comunale.
Pertanto, la riscossione delle entrate proprie – attraverso la costituzione del catasto delle utenze per la lotta all’evasione tributaria – e la valorizzazione e dismissione di parte del patrimonio comunale disponibile in collaborazione con Invimit Sgr, sono due snodi fondamentali per assicurare la tenuta finanziaria del Comune.
L’amministrazione comunale deve favorire un tracciamento puntuale del modo in cui i soldi vengono spesi sul territorio con una parcellizzazione specifica fino al singolo pagamento, erogando i dati in formato “open”. A regime si prevede di rendere disponibili tutti i dati di spesa dell’Ente disaggregabili/filtrabili per tipologia (es. fornitori, personale dipendente), per tematica (es. educazione, energia, salute, lavoro, sicurezza, …) nonché per settore, voce di bilancio, progetti specifici etc… Alle uscite potrà essere associata anche la provenienza delle entrate (trasferimenti, ticket, multe, tasse, donazioni) nell’ottica di generare un conto economico territoriale consolidato. Gli atti amministrativi e i bilanci (previsione e consuntivo) saranno inoltre redatti in forma semplificata e di facile lettura per tutti i cittadini, con le relazioni degli assessori (pratica abbandonata da quasi tutte le Giunte comunali) ed in fase di consuntivo accompagnati da un bilancio sociale.
Si prevede di adottare un sistema di incrocio dei dati, che consentirà di individuare piccoli e grandi evasori. Per quanto riguarda la tassa per i rifiuti, si prevede una premialità, consistente in una reale riduzione del tributo, per chi effettua correntemente la differenziata, mediante l’utilizzo di sacchetti con codice a barre ed una carta punti.
Tributi locali ed equità fiscale
Reggio Calabria è la città con la più alta imposizione tributaria sul reddito a livello comunale e in assoluto più cara della Calabria in termini di costi dei servizi pubblici. Si organizzerà un gruppo di lavoro con professionalità specifiche funzionalizzato a:
1) aggiornare le rendite catastali non correttamente censite ( pagare tutti per pagare meno);
2) attraverso il raffronto tra banche dati comunali e nazionali, identificare e recuperare casi evidenti di evasione fiscale;
3) eliminare gli sprechi di gestione attraverso procedimenti di revisione di spesa. Si praticheranno le riduzioni possibili a fronte dell’equilibrio di bilancio e si mostreranno i conti fino all’ultimo centesimo, perché solo dando contezza del perché si paga e della qualità del servizio si può chiedere ai cittadini di compartecipare alla spesa pubblica.
Assetto del territorio e urbanistica
Il programma elettorale della prossima tornata Comunale deve necessariamente mettere in primo piano l’analisi dell’attività amministrativa di particolari uffici dell’Amministrazione Comunale che da sempre rappresentano il volano economico sociale della nostra realtà territoriale.
Tra questi il ramo Urbanistica rappresenta un Settore strategico su cui puntare per la ripresa economica già precaria della nostra città aggravata dal fenomeno Covid 19. Bisogna quindi essere consapevoli che i problemi cui fare fronte sono molti e non di facile risoluzione legati sia alla carenza strutturale che risorse umane, atteso che, nell’ultimo anno, gran parte del personale che rappresentava la memoria storica dell’ufficio è stato messo in quiescenza senza la possibilità di un cambio generazionale necessario alla formazione tecnico-giuridica del nuovo gruppo di lavoro da utilizzare per la definizione dei procedimenti sempre più complessi a causa del convulso cambiamento delle normative urbanistiche che, comunque, tenderebbero alla semplificazione dei procedimenti. La scelta degli obiettivi deve partire dalla convinzione che il grado di partecipazione dei cittadini vada aumentato e che questi ultimi debbano essere costantemente informati sull’andamento dell’attività amministrativa. Va incrementata inoltre la possibilità di esprimere dubbi, critiche, proposte. Per questo si ritiene strategico un progetto chiaro di comunicazione che utilizzi più strumenti integrati fra loro, come il notiziario comunale, i comunicati stampa, il sito istituzionale, la pagina di Facebook, le serate pubbliche, i focus group con i cittadini, le bacheche, ecc.. Le tecnologie informatiche e i servizi on-line sono ormai strumenti indispensabili per accorciare le distanze tra cittadini e pubblica amministrazione. Infatti lavorare alla nascita delle piattaforme on-line per la definizioni dei procedimenti edilizi è stato lungimirante ed è necessario continuare e completare questo percorso iniziato già da tanti anni per valorizzare tutte le potenzialità dell’ente Comune, senza il quale oggi non sarebbe nemmeno possibile pensare di essere al centro delle dinamiche di riordino e potenziamento dei servizi al cittadino che pretende efficacia, efficienza e soprattutto trasparenza e parità di trattamento nella definizione delle pratiche edilizie.
L’obiettivo deve essere quello di attuare una metodologia di lavoro efficace ed efficiente che sia capace di creare condizioni ottimali per offrire un ottimo servizio al cittadino utente e, di conseguenza, favorire la crescita sociale, professionale e principalmente legale della nostra città. Non dimentichiamo il grande lavoro della nostra Magistratura per affermare la legalità nelle pubbliche Amministrazioni. Queste ultime, a volte prive di una normativa sicura di riferimento, intraprendono percorsi diversi e discrezionali che, pur sempre improntati al rispetto della legge, le espongono comunque al sospetto penale. Proprio alla luce di ciò, in linea con quelli che sono oramai le filosofie di tutte le buone Amministrazioni, è necessario creare quelle condizioni di “certezza del diritto urbanistico” per tutti gli addetti, sia tecnici interni che tecnici esterni, attraverso la creazione di un indirizzo tecnico amministrativo unico che dovrà essere il frutto di una serie di consultazioni e tavoli tecnici formati da tutti gli operatori del settore capaci di offrire il loro contributo finalizzato a tale obbiettivo. Rivolgendo uno sguardo ai più recenti percorsi legislativi appare evidente come gli stessi trovino, al momento, un grande vuoto di cultura gestionale ed amministrativa dovuta, come già accennato, alla complessa materia edilizia-urbanistica che continuamente propone nuove modifiche ed integrazioni, non ultimo il decreto 77/2020 sulla semplificazione dei procedimenti che andrà a modificare profondamente il D.P.R. 380/01. L’elemento positivo delle modifiche apportate, comunque, è da individuare in modo particolare, nella volontà del legislatore di indirizzare l’evoluzione legislativa urbanistico – edilizia verso la semplificazione dei procedimenti legati ai titoli abilitati edilizi. Pertanto è necessario e improrogabile cogliere questa opportunità unica e procedere alla redazione degli indirizzi tecnico amministrativi semplificando quanto più possibile la burocrazia e nel contempo dare certezza ai tecnici progettisti sull’iter corretto di presentazione di ogni singola pratica con l’indicazione delle previsioni legislative cui fare riferimento. Alla luce di ciò si avverte la necessità di disciplinare con opportune disposizioni, che vanno contenute in un apposito regolamento, le procedure e le caratteristiche costruttive da applicare ai singoli interventi edilizi proposti dall’utenza.
Tale diversificazione formale dei provvedimenti, pur nel quadro di un medesimo corpo normativo, consente di evitare l’inconveniente della discrezionalità interpretativa da parte dei tecnici istruttori i quali, naturali possessori di una autonoma interpretazione delle varie leggi che regolano la materia urbanistica-edilizia, devono dare la certezza del diritto unico che consenta agli operatori esterni di partecipare ai procedimenti in modo attivo con la possibilità, nel caso di possibili ritardi delle amministrazioni responsabili dei vari procedimenti, di poter far ricorso alle previsioni di cui alla legge n. 106/11 che consente di ricorrere alla procedura del silenzio assenso una volta trascorsi infruttuosamente i termini di cui all’art. 20 del D.P.R. 380/01.
Le ultime disposizioni in materia stanno puntando molto su questo principio proprio perché, in tutte le amministrazioni, la carenza di personale tecnico-amministrativo non consente più la definizione delle pratiche i tempi accettabili. È di pochi giorni fa la pubblicazione di una circolare Ministeriale che invita i Comuni a prendere atto con provvedimento esplicito della formazione del silenzio assenso in modo da rendere più semplici e veloci i rapporti tra il concessionario e gli istituti di credito.
Anche la legge sulla trasparenza e definizione degli atti amministrativi, la 241/90, ha fatto un passo avanti in questa direzione e l’art. 21 nonies tende a definire i tempi ragionevoli nei quali le pubbliche amministrazioni devono pronunciarsi. Infatti dopo 18 mesi, recita letteralmente l’articolo, l’atto illegittimo rischia di diventare legittimo ferme restando le responsabilità, penali e civili, dei soggetti che hanno consentito il trascorrere del limite massimo, e l’annullamento dello stesso atto può avvenire solamente per espliciti conflitti con interessi pubblici. Un’iniziativa importante in aiuto a tale obbiettivo sarà l’istituzione dello sportello preistruttoria in attuazione del decreto 222/16, che prevede il servizio gratuito delle pubbliche Amministrazioni di attività di consulenza (salvo i diritti di segreteria) ai liberi professionisti in modo da limitare i casi di divieti o bocciature successive.
In merito a ciò, è bene ricordare che è in corso da parte del governo centrale l’approvazione di alcune previsioni legislative a favore dell’edilizia che mirano a far ripartire l’economia mediante dei bonus fiscali, ecobonus e sismabonus, la cui attuazione è subordinata all’attività istruttoria degli uffici tecnici che dovranno gestire la definizione delle richieste avanzate dai cittadini (SCIA, CILA o permesso di costruire) in tempi brevi atteso che entro il 2021 i lavori dovranno essere addirittura conclusi per poter usufruire dei benefici fiscali mediante lo sconto in fattura o la cessione del credito ad imprese e/o a istituti di credito.
Risulta chiaro a chiunque la ricaduta negativa e disastrosa nel caso di fallimento di questa irrepetibile opportunità per rilascio dell’attività edilizia, caratterizzata, in questo particolare momento, da una profonda crisi economico-finanziaria, dal crollo del mercato immobiliare, da casi sempre più diffusi di emergenza sociale, ecologica ed energetica, segnali evidenti di un cambiamento epocale che richiede un ripensamento complessivo dei modelli di sviluppo dominanti, che oltre a sprecare risorse non riescono neanche più a generare ricchezza.
Per cercare di evitare ciò è opportuno avere un quadro generale della situazione ad oggi del Settore Urbanistica con l’individuazione del personale tecnico ed amministrativo in forza presso lo stesso settore e con indicazione precisa delle mansioni svolte e dei rispettivi carichi di lavoro. Questa verifica preliminare consentirà poi di procedere ad una programmazione dei vari servizi e alla formazione tecnica di tutto il personale in servizio, attraverso corsi di aggiornamento mirati, necessari allo svolgimento delle attività.
Alla luce dell’adozione del PSC, che ha fatto scattare le misure di salvaguardia fino alla definitiva approvazione del nuovo strumento urbanistico, è necessario capire come affrontare il rilascio di tutti i permessi in itinere già approvati sulla base del precedete PRG, in modo da verificare eventuali conflitti legislativi con particolare riferimento all’art. 144 del REU (Regolamento Edilizio Urbanistico) del nuovo PSC.
In merito all’adozione del nuovo strumento di pianificazione, il PSC, sarebbe auspicabile un vero confronto con tutte le parti sociali per capire se le previsioni tecnico-economiche contenute nello stesso, siano tali da garantire uno sviluppo futuro ad una città con vocazione principalmente turistica.
Molte sono state le osservazioni mosse da parte di associazioni, liberi professionisti ed operatori economici a testimonianza che tanti aspetti andrebbero rivisti nell’interesse del futuro della Città.
Anche l’attività di vigilanza edilizia ha necessità di essere strutturata nelle procedure di verifica e successiva eventuale emissione dei provvedimenti.
La reale repressione dell’abusivismo edilizio mediante l’applicazione delle sanzioni penali e la successiva demolizione delle opere non sanabili, porterebbe alla crescita sociale che consentirebbe l’inizio di un percorso da parte di tutta la società civile a percepire l’abusivismo edilizio come un deturpamento ambientale a danno della Città e della futura generazione e non una risorsa.
Pertanto sarà opportuno conoscere le mansioni svolte da ciascuno, rispetto alla qualifica funzionale posseduta, con relativi i procedimenti in corso avendo cura di produrre per singolo dipendente l’elenco delle pratiche in carico, per quanto riguarda eventuali abusi edilizi rilevati o segnalati dall’Autorità Giudiziaria con gli eventuali provvedimenti sanzionatori previsti all’art. 27 del D.p.R. 380/01 e con l’elenco delle ordinanze di demolizioni in corso e dei rispettivi adempimenti.
L’ufficio del condono edilizio dovrà fornire i dati relativi ai permessi di costruire in sanatoria da rilasciare insieme ad una breve relazione in cui verranno indicati eventuali criticità rilevate dagli operatori dell’ufficio condono che impediscono la definizione delle pratiche ancora giacenti presso l’ufficio.
Per quanto riguarda il Servizio Demanio e necessario conoscere i provvedimenti in itinere relativi alla gestione demaniale dei suoli oltre la situazione relativa ai piani attuativi di lottizzazione già rilasciati ed in corso di definizione ed ogni altra iniziativa di competenza del servizio.
Infine è opportuno un accenno alla componente archivi atteso che per il buon funzionamento che ogni Amministrazione intenda perseguire nell’obiettivo dell’efficienza, dell’efficacia, dell’economicità e della trasparenza deve avere a cuore il proprio archivio, perché è grazie ad esso che l’Ente testimonia le proprie attività istituzionali, la bontà del suo operato, dà risposte al cittadino, garantendo la sua partecipazione alla vita amministrativa.
Per anni, anche a causa dei vari spostamenti di sede a cui è stato sottoposto il Settore Urbanistica, gli archivi sono diventatati sempre più punto fragile ed a rischio perché abbandonati, nel senso fisico del termine, con fascicoli spesso accatastati senza ordine ma soprattutto priva di un referente responsabile.
Per non parlare poi del suo continuo flusso documentale, atteso che le numerose richieste che ordinariamente interessano l’ufficio, la cui mancata gestione da parte di un responsabile dell’archivio ha portato negli anni alla perdita di controllo sull’intero sistema documentale.
Negli ultimi anni la programmazione della piattaforma on-line aveva consentito di gestire l’archiviazione delle pratiche, prima di CILA e da qualche tempo anche quelle di Segnalazione Certificata di Agibilità, in formato digitale in cui la società di servizi garantiva la conservazione dei dati di entrambe le procedure. Da qualche tempo però pare che il servizio sia stato sospeso ritornando al vecchio sistema di trasmissione tramite PEC.
Ciò chiaramente costituisce un ulteriore problema che si aggiunge a tutte le altre condizioni pregresse degli archivi da affrontare attraverso il corretto trattamento di tutte le fasi documentali, condizione assolutamente necessaria per restituire all’archivio la sua reale dimensione e funzionalità. L’archivio di deposito ha bisogno di ordinamento, di idonei strumenti di ricerca e di locali accessibili e sicuri.
Le soluzioni adottate sono risultate da sempre soluzioni di emergenza, che però, protratte a lungo nel tempo, sono risultati soluzione di ripiego che hanno generato depositi poco accessibili non sicuri, non climatizzati, non dotati di attrezzatura antintrusione, non idonei come luogo di lavoro degli archivisti. La debole attenzione negli anni per le strutture di conservazione, insieme con i frequenti traslochi anzidetti, molto spesso ha causato perdite e dispersioni di documenti che ancora oggi generano problemi al Settore, impossibilito a dare risposte sia al cittadino utente che all’Autorità Giudiziaria nel caso di specifiche richieste.
È quindi necessario effettuare interventi straordinari di ricognizione e censimento dei documenti disseminati per gli uffici, di ricerca, di individuazione e di concentrazione dei documenti relativi a pratiche già concluse.
Una volta recuperati tutti i documenti abbandonati in giro per gli uffici sarà possibile procedere alla selezione e allo scarto del materiale accumulatosi per decenni. Dopo aver smaltito il pregresso sarà necessario organizzare procedure e strumenti per la corretta gestione ordinaria dell’archivio di deposito, in modo da instaurare una consuetudine virtuosa attraverso anche la nomina di un archivista ossia un professionista preparato culturalmente e tecnicamente.
Rigenerazione dei beni comuni
Si sta diffondendo sempre di più la consapevolezza che cura e sviluppo dei beni comuni materiali ed immateriali portino alla rinascita dei rapporti sociali, dell’economia, della bellezza della città; dunque è importante puntare sulla sussidiarietà ed adottare il “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani”. Lo sviluppo urbano si ottiene con la collaborazione tra ente pubblico, privati possessori di beni e cittadini fruitori, per dare slancio all’azione di riqualificazione e rigenerazione urbana e senza contrapposizioni. Si deve ridisegnare la città col verde, va valutata la “demolizione strategica” (ossia mirata, consapevole, economica) e la riconversione di edifici pubblici e privati, civili ed industriali.
La qualità degli spazi urbani deve essere il principio ispiratore per la pianificazione dei nuovi interventi pubblici e privati da realizzare, incentivando, anche con riduzioni tributarie per l’occupazione di suolo pubblico, gli interventi di recupero edilizio per coloro che intendono avvalersi del bonus 110%.
Efficientamento energetico: fotovoltaico ed eolico
E’ importante programmare una riduzione dei consumi energetici del patrimonio pubblico, con una serie di interventi graduali e mirati.
Vanno considerati gli interventi di : isolamento termico degli edifici, risparmio idrico, conversione dei mezzi in dotazione a metano, riduzione della flotta di auto pubbliche anche attraverso il ricorso al car sharing e all’uso massiccio della bicicletta per i piccoli chilometraggi, sostituzione dell’illuminazione pubblica con tecnologie a basso consumo (es. l’alimentazione a LED comporta risparmi superiori al 50% con pareggio a breve termine), sostituzione dei veicoli del trasporto pubblico con mezzi elettrici per le tratte urbane.
In parallelo mettere in rete la rilevazioni di tutti i consumi energetici dell’ente e realizzare un cruscotto di monitoraggio in tempo reale.
Il fotovoltaico può fare molto per i Comuni italiani, aiutandoli a tagliare le bollette e a migliorare i bilanci. Gli enti locali devono privilegiare la transizione verso l’energia pulita. Predisporre il solare sul tetto di scuole, palazzetti dello sport e altri edifici pubblici non solo ha un forte valore educativo ma consente ai Comuni di di promuovere la cultura del risparmio energetico nei regolamenti edilizi comunali. Le municipalità italiane che hanno introdotto l’obbligo di installazione di pannelli solari fotovoltaici sono sempre in crescita.
Si verificherà altresì la fattibilità della realizzazione di un Parco Eolico di proprietà comunale, attingendo ai fondi europei, finalizzato al risparmio di ingenti risorse economiche, quantificabili in circa 10 milioni di euro. Nell’ambito del POI Energia esistono diverse opportunità per i Comuni di partecipare ad Avvisi pubblici su Sostenibilità e Efficienza Energetica. Nello specifico si offrono alle amministrazioni comunali diverse possibilità di ottenere il finanziamento per realizzare progetti di efficientamento e/o produzione di energia da fonti rinnovabili a servizio di edifici pubblici, attraverso l’acquisizione – tramite le procedure telematiche del Mercato elettronico della Pubblica Amministrazione (MePA)- di beni e servizi legati all’efficienza energetica e alle fonti rinnovabili.
In particolare per:
- impianto fotovoltaico connesso in rete
- impianto solare termico acs per uffici
- impianto solare termico acs per scuole con annessa attività sportiva
- impianto a pompa di calore per la climatizzazione
- interventi di relamping.
Occasioni importanti, quindi, che non possono essere più sprecate e che consentirebbero al Comune di Reggio Calabria di dotarsi di sistemi di produzione di energia e abbattimento dei costi e consumi energetici.
Agricoltura, foreste e verde urbano.
Il parco d’Aspromonte e la promozione del c.d. “turismo verde”
Negli ultimi anni si osserva un fiorire di iniziative sull’ambiente e sul territorio, in particolare, si riportano quelle che più delle altre devono essere di spiccato interesse per l’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria:
- Attività di gestione in ordine alla creazione e manutenzione del verde pubblico, anche sportivo, dei parchi naturali urbani ed extraurbani, nonché dei giardini ed delle opere a verde in generale.
- Recupero paesaggistico e naturalistico; recupero di cave e discariche.
- Attività progettuale e direttiva relativa alle opere di rimboschimento ed alle utilizzazioni forestali, nonché alla pianificazione territoriale ed i piani ecologici per la tutela dell’ambiente.
Quanto detto riveste interesse dalle considerazioni che di seguito vengono fatte:
- Il Comune di Reggio Calabria possiede un patrimonio terriero extra-urbano notevolissimo (migliaia di ettari). Una buona parte di tale patrimonio è prevalentemente costituito da boschi che potrebbero costituire una notevole fonte economica, se fossero utilizzati.
- Nell’area urbana del Comune, vi sono ormai delle superfici “a verde” molto importanti che necessitano di cure specifiche e manutenzioni continue. Inoltre è ancora alta la “fame” di sempre più estese aree verdi: quindi c’è molto “verde” ancora da realizzare e quindi, dopo, da mantenere.
- Il territorio, si sviluppa prevalentemente su aree poste in pendenza, talvolta anche notevole. I fenomeni di degrado idrogeologico ed ambientale in generale, sono ormai intollerabili per una città del III millennio: occorre recuperare tutte queste aree.
- Nell’interland dell’area Metropolitana è presente un consistente numero di industrie agrumarie (Bergamotto) che, giocoforza, devono interagire con le problematiche comunali sotto tutti i punti di vista: occupazionali ed ambientali principalmente.
A fronte di quest’ampia problematica, il Comune di Reggio Calabria non ha una struttura tecnica di supporto adeguata. Sono pochissimi, infatti, i professionisti strutturati, ed altrettanto pochi quelli utilizzati con incarichi di vario tipo.
Un’amministrazione Comunale come quella di Reggio dovrà garantire alla città un supporto adeguato per tutti gli interventi che abbiano una ricaduta diretta sulla vivibilità della città. Sono inoltre indispensabili in quanto il loro supporto può risultare determinante per la gestione economicamente vantaggiosa del patrimonio terriero comunale.
In questo contesto appare strategica la scelta di puntare sulla realtà del Parco d’Aspromonte: Biodiversità ed identità per lo sviluppo della città. Rafforzare la conoscenza del patrimonio naturalistico dell’Aspromonte ed accrescere la consapevolezza cittadina di un’Area Protetta completamente all’interno del perimetro Metropolitano: unico caso su scala nazionale. Attorno al valore della conservazione si può immaginare la vera opportunità di sviluppo e di ricchezza. Le aree protette sono un ottimo strumento per coniugare tutela ambientale, benessere sociale e sostegno all’economia territoriale.
L’attuale configurazione geografica del Parco Nazione dell’Aspromonte copre o lambisce porzioni di territorio estremamente vicine alla proprietà comunale dell’Amministrazione di Reggio Calabria, tuttavia è assente un collegamento “biologico”, “naturalistico” e “logistico” tra la periferia cittadina e l’area protetta. Tale zona di connessione tra la città e il Parco è estremamente importante per la sua “variabilità ambientale” dal momento che attraversa zone differenti per caratteristiche climatiche e orografiche e potrebbe essere interessata da interventi finalizzati alla creazione di ambiti che introducano progressivamente alle tipologie naturalistiche, architettoniche nonché alle attività economiche (artigianato, promozione di prodotti tipici) presenti all’interno dell’area protetta. La creazione di questo connettore, di competenza territoriale del Comune di Reggio Calabria, è importantissima poiché mette in comunicazione due dimensioni così diverse come quella più vicina alla città e quella più “naturalistica” interna al Parco, è senza dubbio una opportunità occupazionale per esperti ambientali, progettisti, operatori turistici, ecc.
E’ interessante sottolineare come l’iniziativa potrebbe svilupparsi su livelli territoriali diversificati utilizzando sempre gli strumenti della programmazione negoziata, vedi i Patti Territoriali, ovvero attraverso iniziative di progetti interregionali.
Gli obiettivi
La politica di valorizzazione della risorsa bosco-ambiente-turismo del territorio comunale richiede un lavoro accurato, per:
- individuare forme di incentivazione nei confronti dei privati per favorire l’associazionismo e definire le linee generali di gestione;
- analizzare gli effetti e le possibilità operative in tutti i comparti della filiera ambiente-bosco-legno;
- impostare le priorità di avviamento di processi produttivi autonomi per la creazione di un polo agro-forestale di riferimento per la zona montana;
- realizzare un piano generale di gestione aziendale per lo studio della vegetazione, delle destinazioni d’uso e la programmazione degli interventi in sintonia con gli scopi della forma associata;
- realizzare un’analisi economica per la determinazione della capacità di autosufficienza e le necessità di eventuale investimento pubblico;
- individuare gli interventi infrastrutturali necessari per la valorizzazione dei territori;
- individuare le tecniche di gestione dei boschi che valorizzino la produttività economica degli stessi, diminuendo l’impatto ambientale delle opere e delle azioni;
- individuare ed analizzare le attività sinergiche con quella forestale (difesa
- dagli incendi, difesa del suolo, sistemazione idraulico forestale) e la valorizzazione economica (attività faunistica e venatoria, turismo verde, turismo bianco, sentieristica, prodotti secondari del bosco, prodotti tipici, attività agricole agrituristiche e zootecniche montane);
- individuare forme di valorizzazione delle attività e dei prodotti consortili, sia in area montana che in area esterna anche attraverso la raccolta, organizzazione e gestione delle informazioni attraverso la possibile realizzazione di una “borsa del legno” nonché la creazione di marchi tipici locali;
- definire modelli progettuali per il ripristino e la determinazione di nuove destinazioni per le tradizionali attività agro-forestali nonché per il riuso polifunzionale di immobili.
- Riutilizzare i residuati legnosi di scarto con opportune strategie di taglio dei fusti deteriorati anche in funzione della prevenzione degli incendi (barriere tagliafuoco).
Risultati attesi
- Valorizzazione economica dei territori agro-forestali montani, a vantaggio dei proprietari pubblici e privati anche associati ed eventuali investitori;
- ricaduta operativa per esperti in strategie di valorizzazione della risorsa ambientale, tecnici di settore delle imprese boschive, cooperative agricolo-forestali, imprese di commercializzazione, trasporto e trasformazione secondo quanto caratterizzante la filiera agro-forestale;
- potenzialità di nuovi posti di lavoro e consolidamento di attività di operatori del settore;
- mantenimento e potenziamento della presenza attiva dell’uomo nelle aree montane con riduzione, attraverso la cura e la gestione dei fondi agro-forestali, degli effetti negativi derivanti da incendi boschivi ed eventi calamitosi di natura idraulico forestale;
- promozione delle attività legate alla filiera bosco attraverso la valorizzazione delle attività commerciali dei prodotti derivanti dalla gestione delle aree agro-forestali.
Reggio città della persona
Promuovere le eccellenze della Sanità
Il Sindaco è garante della qualità della vita dei cittadini e massima autorità sanitaria su tutto il territorio provinciale. Il Comune di Reggio Calabria si impegnerà per promuovere le eccellenze e incentivare le professionalità del Grande Ospedale Metropolitano e di tutte le realtà sanitarie presenti sul territorio metropolitano. L’amministrazione comunale avrà cura di seguire l’iter dei lavori di progettazione ed esecuzione dell’ampliamento dell’ospedale Morelli. In sinergia con la Regione Calabria e le altre istituzioni territoriali si pianificherà strategicamente la sfera di eccellenza, le competenze da acquisire, il corretto dimensionamento rispetto alle reali esigenze di cura, le carenze di personale medico e infermieristico, l’abbattimento dei tempi di attesa e gli interventi in ambito mobilità e turismo per accesso ed accoglienza di pazienti e famiglie. Il Sindaco eserciterà a pieno il suo ruolo in ambito sanitario, per favorire le giuste sinergie e trasformare Reggio nella città del viver bene senza la necessità di curarsi altrove.
Welfare e servizi per le famiglie, bambini, terza età, disabili e le prospettive per il “dopo di noi”.
La centralità delle famiglie e i loro bisogni rappresentano la materia principale nella definizione delle politiche del welfare. Pertanto vanno incrementati tutti i servizi a sostegno della natalità, dei minori, dei disabili, degli anziani e della famiglia intesa come nucleo fondante della nostra comunità.
Sarà promossa l’adozione di nuove forme di assistenza e collaborazione più sostenibili e integrate secondo principi di inclusione, solidarietà e reciprocità. L’emergenza Covid-19 tra l’altro ha alterato il sistema di prossimità e di politiche sociali. Tante famiglie costrette a far fronte ad una crisi sanitaria ma anche economica. Occorre un tavolo permanente con le forze positive della città per attivare strategie condivise e di sussidiarietà rispetto ad un piano di interventi che lenisca l’innalzamento della soglia di povertà. L’area del welfare circoscrive ormai una ampia fetta di attività rimesse al terzo settore, in particolare alle associazioni di cittadini, da parte dello Stato rispetto alle quali non sempre la legislazione statale, gli interventi, i sussidi e il sistema integrato di contribuzione economica è stato in grado di garantirne loro esecuzione ed attuazione.
Tuttavia la sensibilità verso il settore è ampio e appartiene alla percezione che essa sia obbiettivo di ogni buona amministrazione: la tutela del debole, la sua integrazione ed inclusione, la vicinanza alle famiglie ed al cittadino, ai minori, ai disabili e agli anziani attraverso l’aiuto nella risoluzione dei problemi quotidiani.
Tali interventi richiedono un piano di prestazioni e interventi necessari per realizzare la piena attuazione, integrazione e soddisfazione dei bisogni rilevati e dimostrati.
Primo passo necessario in questo senso appare quello della rilevazione dei bisogni e delle istanze provenienti dal basso mediante un tavolo di confronto permanente con le varie associazioni presenti sul territorio più rappresentative di essi affidando ad un Forum periodico l’elaborazione di programmi di intervento, nonché osservazione, monitoraggio e verifica dei risultati che verrà ad aggiungersi alla realizzazione di progetti con fondi europei.
L’obbiettivo sarà quello di: mettere la persona al centro del progetto promuovendo l’ auto-realizzazione e il superamento dello stato di Esclusione sociale.
Tale fine sarà maggiormente raggiunto ove venga promosso ed attuato il PATTO SOCIALE con i cittadini che saranno i primi collaboratori alla buona riuscita dell’azione amministrativa mediante il rispetto dei valori che si intenderanno promuovere attraverso un atteggiamento maturo di adesione sociale al corretto esercizio dell’azione amministrativa.
Il quadro normativo costituito dalla legge n. 328/2000, (ed i suoi strumenti tra cui all’articolo 14 co. 1° e 2°: il Progetto Individuale (PI). Al comma I, dà indicazioni sugli obiettivi del PI: «Per realizzare la piena integrazione delle persone disabili di cui all’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, nell’ambito della vita familiare e sociale, nonché nei percorsi dell’istruzione scolastica o professionale e del lavoro, i comuni, d’intesa con le aziende unità sanitarie locali, predispongono, su richiesta dell’interessato, un progetto individuale, secondo quanto stabilito al comma 2». «Nell’ambito delle risorse disponibili in base ai piani di cui agli articoli 18 e 19, il progetto individuale comprende, oltre alla valutazione diagnostico-funzionale, le prestazioni di cura e di riabilitazione a carico del Servizio sanitario nazionale, i servizi alla persona a cui provvede il comune in forma diretta o accreditata, con particolare riferimento al recupero e all’integrazione sociale, nonché le misure economiche necessarie per il superamento di condizioni di povertà, emarginazione ed esclusione sociale. Nel progetto individuale sono definiti le potenzialità e gli eventuali sostegni per il nucleo familiare».
La Legge Regionale della Calabria n. 23/2003 in attuazione della predetta Legge 328/2000, nell’articolo 1 ribadisce e sostiene i principi di pari opportunità, di sostegno alle famiglie, di promozione del benessere attraverso l’offerta di un sistema integrato di interventi e servizi sociali; all’art. 18 stabilisce che i LIVEAS ( Livelli Essenziali di Assistenza socio-assistenziale) vengano definiti con un Piano regionale degli interventi e servizi che costituire piattaforma normo-amministrativa di attuazione degli scopi perseguiti dalla amministrazione comunale.
L’indicata legge Regionale 23/03 individua tutte le misure essenziali che ritiene prioritarie e ad oggi, ai sensi della legge 328/2000, il godimento dei servizi sociali rientra tra i diritti costituzionalmente garantiti perché servizi pubblici essenziali. In questo quadro si impone alle Regioni una diversa sensibilità che si traduce in un necessario intervento normativo ed economico che garantisca attraverso un piano specifico per le emergenze di garantire sempre i suddetti servizi senza possibilità di diverso impegno delle risorse loro destinate.
Ci si muoverà verso la promozione di ogni forma di integrazione e sinergia tra Stato e vari enti locali. La pronuncia della Corte Costituzionale n.131 del 2020 ha evidenziato che il fondamento del Terzo Settore è nella Costituzione. Pertanto Terzo Settore e Pubblico sono da considerarsi partner che, al fine di perseguire il valore della solidarietà sociale, concorrono con pari dignità e valore, alla costruzione delle politiche sociali pubbliche.
In questo contesto appare evidente, all’esito dell’adeguamento normativo imposto alle Regioni, la necessità di una rimodulazione del bilancio che consenta di programmare tutti gli interventi necessari.
Assistenza domiciliare ai minori
L’assistenza domiciliare ai minori negli ultimi anni ha subito una drastica diminuzione a causa della riduzione oraria e di budget a cui sono state sottoposte le cooperative sociali che sono coinvolte nel servizio. I centri socio educativi, che originariamente accoglievano minori dai 6 ai 13 anni dal pranzo fino alle 19, con assistenza scolastica e attività ludico ricreative, oggi sono pochissimi e fungono solo da centri per l’assistenza scolastica (non è più prevista la possibilità della mensa). Per i minori dai 3 ai 5 anni e per quelli dai 14 ai 18 non esiste alcun servizio. Non può non evidenziarsi che proprio quest’ultima fascia d’età è a rischio, vista l’alta dispersione scolastica e la possibilità di finire “nelle mani” della criminalità organizzata. Ad oggi la città di Reggio è suddivisa in 4 Poli territoriali, ogni polo ha solo 1 assistente sociale. Nel caso di assenza dello stesso (per malattia, ferie, ecc.) il polo rimane scoperto.
Terza età
Particolare attenzione va rivolta alla c.d. terza età : una risorsa ed un bene prezioso per la società civile. Si favorirà la creazione di centri di aggregazione comunali per persone anziane, possibilmente utilizzando strutture confiscate alla mafia, con biblioteca e sala lettura. L’offerta di uno svago alle diverse persone anziane e spesso sole deve essere considerato un obiettivo primario che si gioverà della preziosa collaborazione delle diverse associazioni no profit impegnate sul territorio reggino.
Con riferimento alle persone con disabilità accertata, ai fini di una corretta organizzazione e gestione dei servizi e dell’assistenza, appare strumento essenziale alla rilevazione dei loro bisogni (art. 6, legge regionale n°23 del 5 dicembre 2003) la “…predisposizione di un progetto personalizzato, concordato con la persona e la sua famiglia, dove sono indicati la natura del bisogno, la complessità e l’intensità dell’intervento, la sua durata, nonché i costi sopportati e le responsabilità in ordine alla attuazione e verifica. La valutazione è effettuata dall’Ente locale, attraverso il servizio sociale professionale; qualora il bisogno sia socio-sanitario la valutazione verrà effettuata dal servizio sociale territoriale integrato dalle opportune professionalità messe a disposizione dalla ASP a livello distrettuale..”
Verranno verificati lo stato attuale dell’attuazione del Servizio di trasporto che si colloca nell’ambito degli interventi a favore delle persone disabili nel rispetto di quanto stabilito dagli artt. 8 co° 1 lett g) 26 co 2° della Legge 104/92. In particolare sarà prevista una precisa programmazione e implementazione del servizio che lo renda funzionale ai bisogni delle famiglie interessate risolvendo le evidenti problematiche legate alla logistica, alla viabilità e alla distanza. Va pensato e corrisposto un aiuto economico concreto alle famiglie che si rifletta sulle attività di assistenza educativa e culturale, sui i centri diurni ed educativi riabilitativi. E’ essenziale pensare ad un servizio efficiente di assistenza domiciliare e alla predisposizione di un registro di cittadini ed associazioni disponibili alle relazioni sociali ed al “sollievo” del carico quotidiano delle famiglie che mettano a disposizione le loro energie e il loro tempo per l’assistenza di anziani e disabili.
L’amministrazione comunale deve guardare con grande attenzione agli assistenti familiari e ai c.d “caregiver” cioè a tutti coloro che si prendono cura e assistono un loro congiunto ammalato e/o disabile. Questa figura che lavora a titolo non professionale e gratuito è sempre più di centrale importanza, soprattutto per l’aumento della popolazione anziana.
Le prospettive per il “dopo di noi”, ovvero: Chi si prenderà cura dei nostri figli quando noi non potremo più farlo? Questa è la domanda che affligge tutti i genitori che hanno figli con disabilità, specialmente nella nostra Reggio, dove ci sono tantissime famiglie abbandonate al loro destino. Molti sono i ragazzi che finita la loro terapia medico-sanitaria vengono dimessi, senza avere un’altra opportunità per la loro vita e le famiglie disperate che non sanno come poterli aiutare, in particolare quando le forze vengono meno. In questa situazione di solitudine, la politica della nostra città fino ad oggi non ha ascoltato il loro grido di aiuto, infatti in pochi sanno che c’è una legge del 22 giugno 2016 n. 112 sul “ dopo di noi “ che garantisce assistenza ai ragazzi disabili quando le loro famiglie non possono farlo. L’aiuto alle famiglie impone di pensare alla creazione di strutture educativo-pedagogiche con lo scopo di rendere autonomi questi ragazzi e dare loro la possibilità di condurre una vita normale. Tutto ciò è realizzabile attraverso le varie metodologie pedagogiche come ad esempio la pet therapy, la musicoterapia, l’arte terapia ecc. Tutte queste attività devono essere incentivate dall’amministrazione comunale al fine di rendere il più possibile autonomi i ragazzi diversamente abili facendo emergere le loro potenzialità.
Utilizzando le diverse strutture in disuso presenti in città e formando personale adeguato si offrirebbe una chance a questi ragazzi, dando loro la possibilità di esprimere potenzialità inespresse. D’altro canto si darebbe ai genitori la garanzia di un porto sicuro a cui affidare i propri figli anche per il tempo in cui non saranno più in vita.
L’assistenza educativa
L’assistenza educativa è il principale (sostanzialmente l’unico) servizio di sostegno alle persone con disabilità mantenuto dalla precedente amministrazione. Esso è obbligatorio per legge e si rivolge agli allievi con disabilità al fine di agevolare loro la relazionalità all’interno della scuola con compagni e docenti, così favorendo anche il processo di apprendimento.
Purtroppo la legge ordinaria, pur prevedendone l’obbligatorietà, non restituisce alcuna tutela agli assistenti educativi ed alla comunicazione, cioè alle persone tenute a svolgerlo. Il Comune di Reggio Calabria nell’ultimo anno ne ha appaltato l’organizzazione – per quanto alla scuola dell’obbligo – alle Cooperative vincitrici di bando. Con ciò si sono provocati gravi ritardi nell’avvio, mai coincidente con l’apertura dell’anno scolastico. Dunque si è determinata la triste conseguenza che proprio gli alunni con disabilità hanno cominciato la scuola in notevole ritardo rispetto agli altri compagni.
Altresì si è ingenerata una situazione di permanente precarietà fra gli assistenti educativi anche in ordine alla liquidazione degli stipendi, rallentati da una inefficiente prassi burocratica. Appare necessaria l’istituzione di una società in house (dunque totalmente pubblica) che se ne curi in maniera esclusiva. Ciò per garantire sia la continuità nella prestazione del servizio di assistenza sia i diritti dei lavoratori.
Violenza sulle donne: prevenzione e contrasto
L’amministrazione comunale ha il dovere di affrontare fattivamente il dedicato problema della violenza sulle donne, quale ignobile violazione dei diritti umani e fenomeno drammatico ancora troppo spesso ignorato. Per combattere questo fenomeno servono atti concreti per affermare la cultura del rispetto, della non violenza e della parità. Nell’affrontare la problematica si seguirà il percorso suggerito dall’ANCI (Associazione Nazionale comuni italiani) che ha siglato un protocollo con l’associazione Di.Re impegnandosi a svolgere una funzione di prevenzione e contrasto della violenza contro le donne attraverso iniziative specifiche come l’inserimento dei Centri Antiviolenza nei Piani di zona, la formazione della polizia municipale e degli operatori dei servizi sociali e infine l’adozione di un sistema che prevede la raccolta di dati sul fenomeno della violenza.
In particolare si intende aderire alle linee programmatiche secondo le quali i Comuni:
– sono responsabili dell’attivazione e del funzionamento dei Centri antiviolenza, con i quali stipulano delle specifiche convenzioni, e del finanziamento, almeno parziale, degli stessi;
– intervengono a livello di prevenzione, soprattutto culturale, del fenomeno della violenza contro le donne, attraverso la presentazioni di progetti e la collaborazione con gli altri attori locali; – partecipano alla strutturazione e al funzionamento delle reti locali antiviolenza, stipulando dei protocolli con gli altri organismi coinvolti territorialmente o istituendo con questi degli organi di confronto e coordinamento;
– offrono soluzioni, anche temporanee, alle difficoltà abitative, economiche e lavorative delle donne vittime di violenza.
La dimensione locale dei Comuni li rende in effetti un attore privilegiato per intervenire su un fenomeno multidimensionale come quello della violenza di genere, che necessita di azioni trasversali sulla base di una visione unitaria della persona vittima e secondo un approccio sistemico del territorio. Permette inoltre di rispondere alla specificità dei bisogni locali. La collaborazione tra i diversi attori, pubblici e del privato sociale, che operano a contatto con le donne vittime e con gli uomini abusanti si rivela fondamentale ai fini dell’efficacia e dell’efficienza delle azioni di prevenzione e supporto.
Piano di eliminazione delle Barriere architettoniche
L’Amministrazione Comunale di Reggio di Calabria ha l’obbligo di eseguire interventi volti all’eliminazione delle barriere architettoniche sia negli spazi pubblici che negli edifici di proprietà comunale, in conformità alla normativa vigente. L’assessorato ai lavori pubblici (guidato da Angela Marcianò) ha promosso e fatto adottare un Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (P.E.B.A.), che ad oggi ancora non è stato preso in considerazione ai fini della sua attuazione.
L’Amministrazione Comunale di Reggio di Calabria ha il dovere di porre in essere tutte le attività preliminari e propedeutiche all’adozione del Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (P.E.B.A.) in attuazione degli indirizzi e modalità definite dalla normativa vigente, quale principale strumento per la pianificazione, la programmazione e il controllo degli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche.
Tale Piano, che costituisce anche elemento di sintesi degli interventi di adeguamento alla normativa ha tra le sue finalità le seguenti:
- eliminazione delle barriere architettoniche e sensoriali dal contesto urbano del Comune di Reggio di Calabria nelle sue componenti di Uffici, Servizi ed Attività pubbliche o aperte al pubblico nonché dei luoghi pubblici o aperti al pubblico quali, a titolo esemplificativo e non esaustivo: cinema, sale convegni, ristoranti e musei;
- mappatura degli edifici pubblici, aperti al pubblico, o di uso pubblico esistenti e degli spazi urbani;
- raccolta delle informazioni necessarie ad acquisire un quadro esaustivo delle tematiche in tema di accessibilità degli spazi urbani e degli edifici comunali, degli edifici privati aperti al pubblico o di uso pubblico, con priorità degli edifici comunali;
- individuazione delle “aree di interesse” per stabilire gli interventi prioritari con la collaborazione anche delle associazioni maggiormente rappresentative e delle realtà cittadine che si impegnano sui temi delle persone con disabilità;
- redazione dell’elenco degli interventi da compiere, individuazione delle priorità e della relativa stima economica ai fini del successivo inserimento delle connesse opere nella programmazione lavori pubblici;
- redazione di supporto cartografico informativo collegato ad uno schedario con immagini per agevolare l’attuazione ed il monitoraggio del Piano, quali principali strumenti individuati per l’aggiornamento del Piano medesimo ed il controllo dell’effettuazione degli interventi programmati;
Il P.E.B.A. dovrà tener conto oltre che delle innovazioni tecnologiche in generale, ed informatiche in particolare, anche delle diverse pianificazioni in tema di mobilità adottate dall’Amministrazione, nonché integrarsi, ove occorra con aggiornamenti tesi a garantire l’accessibilità, il rispetto dei diritti umani e l’assenza di discriminazioni fondate sulla disabilità, con gli altri strumenti urbanistici e con il Regolamento edilizio.
Il Piano sarà dotato delle seguenti principali caratteristiche:
- Essere documento che scaturisce da un percorso partecipato con la collaborazione anche delle associazioni maggiormente rappresentative e delle realtà cittadine che si impegnano sui temi delle persone con disabilità;
- Essere un Piano strategico per favorire l’accessibilità degli spazi ed edifici pubblici, aperti al pubblico o di uso pubblico e dei servizi pubblici, favorendo l’integrazione sociale, la sicurezza, la qualità di vita e la mobilità di tutti i cittadini;
- Essere un Piano che permetta di conoscere il grado di accessibilità e fruibilità della città e del proprio patrimonio immobiliare, consultabile sia on-line sul sito del Comune di Reggio Calabria, che mediante l’utilizzo di applicazioni su dispositivi mobili;
Ritenuto che
– per la predisposizione del P.E.B.A. si rende necessaria la costituzione di apposito Gruppo di Lavoro intersettoriale per verificare ed approfondire i vari aspetti tecnici, giuridici, amministrativi e finanziari, con il contributo delle diverse componenti specialistiche, nonché individuare con tutti i responsabili comunali coinvolti il percorso operativo per la realizzazione dell’obiettivo;
– appare opportuno che il lavoro istruttorio per la redazione del Piano venga coordinato dal Dirigente del Settore LLPP che curerà, tra gli altri adempimenti, l’individuazione e la programmazione degli interventi prioritari, a seguito del monitoraggio eseguito da parte degli Uffici coinvolti;
-si renda , altresì, necessario assicurare la partecipazione attiva all’elaborazione del Piano delle associazioni rappresentative e delle realtà cittadine che si impegnano sui temi delle persone con disabilità nonché degli Uffici delle Politiche Sociali, della Cultura e dell’Istruzione e dei Trasporti;
– appaia doveroso, nell’ambito dell’elaborazione del P.E.B.A., non trascurare la problematica dell’accesso ai negozi da parte dei disabili, che potrebbe essere reso possibile attraverso rampe di metallo, da far costruire alla popolazione detenuta nelle carceri, da acquistare a carico dei negozianti; ciò allo scopo di assumere un valore aggiunto nell’utilità sociale del lavoro svolto dalla popolazione detenuta, e di ottenere una economia nella fornitura a vantaggio degli acquirenti, calmierando i prezzi della fornitura medesima, che sovente, in tema di disabilità, appaiono spropositati e ingiustificati;
– conseguentemente appaia corretto esonerare dal pagamento di quanto dovuto per occupazione di suolo pubblico quei soggetti, pubblici o privati, che, per garantire l’accessibilità gli spazi ove erogano i propri servizi, installino – a regola d’arte e senza costituire ostacolo alla viabilità – rampe di accesso o altre opere che comportino l’occupazione del suolo pubblico;
In fase di attuazione si individuerà in sede politica un unico centro decisionale che garantisca la possibilità di snellire e rendere più semplici le varie fasi di programmazione, pianificazione, individuazione di risorse economiche, rilascio di concessioni, autorizzazioni e permessi.
Politiche della casa e assegnazione alloggi popolari
Una priorità della prossima Amministrazione comunale è garantire al maggior numero di cittadini appartenenti alle fasce economicamente svantaggiate, un fondamentale diritto sociale, quale quello all’abitazione.
La casa è infatti bene primario e indispensabile al fine di contribuire a che la vita di ogni persona – che prima di tutto deve poter soddisfare le proprie esigenze di vita anche attraverso la costituzione di una famiglia – rifletta ogni giorno e sotto ogni aspetto l’immagine universale della dignità umana.
Partendo dal principio testé enunciato unitamente alla consapevolezza, maturata in questo settore dalla sottoscritta durante lo scorso mandato, circa la complessità delle problematiche abitative presenti sul territorio cittadino, saranno predisposte azioni concrete, dirette ad una radicale svolta operativa per poter andare in contro alle legittime aspettative delle fasce più deboli della cittadinanza, rimaste deluse fino ad oggi, per le quali la casa è un bisogno fondamentale ancor prima che un semplice diritto!
Dunque, l’obiettivo primario della futura Amministrazione sarà, anzitutto, accertare una mappatura degli alloggi esistenti sul territorio di propria competenza, di proprietà del Comune e dell’Aterp Calabria, al fine di creare le condizioni per ampliare la disponibilità di alloggi da destinare alle famiglie, da un lato attraverso opere di ristrutturazione e adeguamento degli alloggi sfitti in quanto attualmente non abitabili e quindi non assegnabili e, dall’altro, favorendo interventi di recupero di spazi rimasti ad oggi inutilizzati, limitando così il consumo di suolo. A tal proposito, sarà presa in considerazione la possibilità dell’attivazione di Convenzioni e Accordi con operatori pubblici e privati presenti sul territorio, al fine di facilitare l’utilizzo ed il recupero di nuove costruzioni rimaste invendute.
Con riguardo agli interventi di ristrutturazione, dovrà essere predisposto altresì un generale piano di manutenzione ordinaria e straordinaria di tutti gli immobili di proprietà comunale, ciò anche al fine di migliorare il decoro delle periferie e la qualità della vita delle famiglie assegnatarie. Per fare tutto ciò, sarà necessario un incremento significativo dei fondi fino ad oggi stanziati su base annua, poiché inadeguati. Sarà cura della futura Amministrazione, pertanto, porre in essere azioni volte al recupero di fondi (comunali, regionali, governativi ed europei).
Ulteriore e fondamentale obiettivo della futura consiliatura riguardo le politiche abitative è quello di ridurre il più possibile il fenomeno delle occupazioni abusive di immobili ERP. Tali avvenimenti rappresentano la spia di un problema sociale non affrontato: infatti se negli ultimi anni non sono state fornite concrete risposte a fronte delle continue manifestazioni di bisogno di alloggi da parte di quella fascia di cittadinanza in condizioni di grave disagio socio-economico, non ci si può di certo lamentare se chi è in comprovato stato di necessità, decida di occupare un appartamento “colposamente” lasciato sfitto! Pertanto, nell’ambito del fabbisogno abitativo presente nel territorio comunale s’impone, con priorità assoluta, la considerazione di una serie di situazioni di emergenza abitativa per le quali è necessario porre in essere tutte le relative procedure funzionali ad accertare in tempi brevi i requisiti in capo ai richiedenti ai fini di una rapida assegnazione degli alloggi vuoti e/o in stato di abbandono che possono costituire la quota di riserva del patrimonio immobiliare, in ossequio alla disposizioni regionali, destinato per far fronte a tali specifiche emergenze. A tal fine, ponendoci in un’ottica di continuità rispetto alla proposta di Regolamento – redatta durante lo scorso mandato dalla sottoscritta n.q. di assessore con delega sullo specifico settore – per l’assegnazione di alloggi di riserva da destinare per far fronte alle specifiche e documentate esigenze di emergenza abitativa previste dall’art. 31 della L.R. n. 32/1996, approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 1 del 25 gennaio 2018, saranno poste in essere tutte le azioni appositamente previste per il ripristino di un assetto del territorio volto alla legalità ed alla giustizia sociale.
Inoltre, sarà necessario rendere più efficiente e trasparente la gestione del servizio di Edilizia Residenziale Pubblica, effettuando il controllo periodico dei requisiti per l’assegnazione della casa e l’erogazione dei servizi con un attento monitoraggio del reddito e della situazione socio-economica, in coerenza con le leggi della Regione Calabria.
Infine, in materia di contenimento del disagio abitativo, ulteriore attenzione meritano le misure che la legislazione nazionale e/o regionale hanno previsto a sostegno del diritto alla casa, per la concessione di contributi a favore di famiglie in grave situazione di bisogno al fine di consentire il pagamento del canone, integrare le spese per i servizi accessori dell’abitazione e conseguire l’ottimizzazione dell’uso del patrimonio abitativo (artt. 49 e 50 L.R. n. 32/1996).
Con riferimento alle assegnazioni ordinarie (ovvero per bando) , il Comune di Reggio Calabria non ha ancora assegnato gli alloggi (se non in qualche isolato caso) a coloro che sono inseriti nella graduatoria formatasi nell’anno 2012 in relazione al bando del 2005! Ciò per una “asserita” mancanza di alloggi.
Per giunta nel 2019 è stato pubblicato un nuovo bando per la formazione di una nuova graduatoria.
In verità la condizione di indisponibilità di alloggi deriva dall’assenza di un’attività di controllo degli stessi. Infatti, spesso risultano assegnati a persone che non li abitano più. Dunque individuati gli alloggi disponibili potranno essere assegnati ai soggetti presenti nella prima graduatoria che ne dovessero risultare ad oggi bisognosi.
Per quanto attiene invece alle assegnazioni in via di emergenza il Comune ha istituito per regolamento una graduatoria per punteggio aggiornata periodicamente dalle sessioni di una Commissione ad hoc. La scelta a dire di molti operatori del settore è errata. Occorre riconsiderare se sia o meno opportuno dare punteggi alle situazioni di emergenza. L’art. 31 L.R. 32/96 prevede dei presupposti di fatto di carattere esclusivamente qualitativo (ad es. sfratti esecutivi, crollo dell’abitazione, donne abusate) per i quali vi sono solo due alternative o il presupposto esiste ovvero non esiste. Tutto al più può ipotizzarsi una diversa modulazione della durata del provvedimento di assegnazione a seconda del reddito eventualmente percepito dal richiedente nel senso che un nucleo familiare con maggiore risorse economiche è prevedibile che abbia necessità di minor tempo per reperire un nuovo alloggio.
In questo , l’unica criterio di legalità è dato dalla semplice applicazione del principio cronologico. E’ di fondamentale importanza prevedere la realizzazione di una piattaforma informatica ai fini della migliore trasparenza del servizio di gestione affinché sia reso pubblico il numero di alloggi destinati dal Comune a situazione ex art. 31 e l’abbinamento evidente dell’alloggio con il decreto di assegnazione individuato per numero di protocollo e durata. A questo punto potrebbe crearsi una lista di attesa aggiornata settimanalmente in modo che il richiedente possa rendersi edotto da se medesimo dei tempi necessari per addivenire ad un’assegnazione temporanea.
Resta inteso che ai fini dell’inserimento in graduatoria il Dirigente preposto debba verificare l’esistenza di un documento giustificativo la richiesta (ad esempio sfratto esecutivo, verbale Vigili del Fuoco, denuncia penale), l’inesistenza di adeguati redditi cui pervenire ad un nuovo contratto di locazione in tempi brevi (mediante consultazione delle banche dati dell’Agenzia delle Entrate), l’indisponibilità di alternative allocazioni presso i prossimi congiunti, (ad esempio genitori che abbiano disponibilità di seconde case, anche in quest’ultimo caso tramite una rapida consultazione dello stato storico di famiglia e della conservatoria).
Cooperazione internazionale
Reggio Calabria si dovrà distinguere per progettazioni nei settori della cooperazione internazionale, dell’educazione alla pace e della preservazione della memoria storica. Le principali azioni da mettere in campo sono:
- Inserire Reggio Calabria nelle reti nazionali e internazionali e nella rete delle relazioni di gemellaggio e di cooperazione internazionale;
- Mantenere una costante presenza ai tavoli degli enti sovracomunali che si occupano di cooperazione internazionale, confermando un ampio cartellone di eventi, favorendo una calendarizzazione più organizzata e condivisa.
- Promuovere una fattiva collaborazione con CSV e con il volontariato organizzato, sia per i progetti di rete nei campi di pertinenza delle organizzazioni di volontariato, sia nel sostenere una rappresentanza del volontariato da coinvolgere nella fase di impostazione e verifica dei programmi di welfare, compreso l’invito alle Commissioni Comunali competenti.
- Dare seguito e rendere operativo il regolamento sulla Cooperazione internazionale già approvato dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria.
Reggio e le sue opportunità
Lavoro e impresa
L’amministrazione comunale dovrà garantire i propri dipendenti e quelli della città metropolitana. Il Sindaco dovrà garantire la giusta dignità ai lavoratori dipendenti comunali e soprattutto, del comparto paracomunale come i dipendenti delle società che erogano servizi per l’amministrazione. Stabilizzare nel breve il bacino del precariato storico.
Dopo trent’anni di paralisi occupazionale, occorre attivare un programma organico per il lavoro e un piano strategico per l’occupazione che preveda tra le varie anche il turn over nella p.a. e nelle grandi aziende per creare nuove opportunità per giovani competenti e preparati per qualificare la prossima classe dirigente. In quest’ottica si può proporre la staffetta generazionale. Sul fronte del lavoro pubblico è evidente che la governance deve essere politicamente orientata al soddisfacimento dei bisogni della cittadinanza e, pertanto, si rende necessaria la modifica della attuale struttura burocratica comunale e della dotazione organica del personale, in maniera funzionale alla erogazione efficace dell’azione pubblica secondo principi di trasparenza, efficienza ed economicità. Per recepire tempestivamente le continue trasformazioni legislative e le innovazioni tecnologiche nell’ambito del lavoro pubblico e della erogazione dei servizi pubblici, è necessario implementare un nuovo modello organizzativo flessibile che vede nella formazione e nell’aggiornamento continuo del personale la strategia vincente per la costruzione di una amministrazione pubblica moderna.
Impresa
Dal Report 2020 della Camera di Commercio che fotografa la situazione economica attuale della città di Reggio Calabria emergono dati piuttosto preoccupanti. La chiusura forzata di molte imprese nel periodo marzo-maggio 2020 e le misure di distanziamento sociale imposte ai cittadini a seguito dell’emergenza sanitaria legata al diffondersi del COVID-19 stanno producendo effetti negativi anche per ciò che riguarda il mercato del lavoro. Le misure adottate In Italia per sostenere il reddito di quelle persone che hanno subito la sospensione o la riduzione dell’attività lavorativa per eventi riconducibili alla pandemia (bonus da 600 euro per i lavoratori autonomi e cassa integrazione per i lavoratori dipendenti) potrebbero non essere sufficienti a scongiurare la perdita di posti di lavoro.
Considerato che Reggio Calabria non è una città industrializzata, occorre attraverso tutti gli strumenti economici e finanziari – nazionali ed europei – incentivare piccole e medie imprese e valorizzare con fiscalità di vantaggio gli insediamenti di aziende nazionali ed internazionali non trascurando anzi valorizzando la creazione di nuove start up, per praticare idee ed approcci innovativi.
Favorire lo sviluppo delle attività economiche e di produzioni tipiche del territorio con interventi mirati in stretta collaborazione con le organizzazioni di categoria datoriali e dei lavoratori (per esempio: sostegno degli esercizi commerciali che promuovono la vendita della produzione locale, agevolazioni tributarie, potenziamento del SUAP per riduzione tempi di attesa, ecc.) .
In una realtà depressa come quella reggina, l’amministrazione comunale deve favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, dando risposte in primo luogo ai giovani e mettendo in campo tutti gli strumenti utili per potenziare la collaborazione tra pubblico e privato. Il Comune di Reggio non è riuscito ad intercettare e di conseguenza a gestire i fondi pubblici assegnati.
Occorre partecipare ai numerosi bandi che oltre a dare lavoro consentiranno di migliorare e valorizzare tutto il patrimonio cittadino. Qualificati intermediari faranno da tramite per le aziende private, assistendole nella fase di reperimento dei fondi destinati a rilanciare prodotti e servizi del territorio reggino. L’obiettivo primario dovrà essere la ripresa del processo di sviluppo imprenditoriale cittadino e la creazioni di nuovi posti di lavoro senza ricorrere alla solita politica del clientelismo.
Vanno pensate misure incentivanti per le aziende che assumeranno a tempo indeterminato con reali agevolazioni sul piano della contribuzione. E’ necessario in particolare dare un supporto all’imprenditoria giovanile migliorando e funzionalizzando l’attività del SUAP (sportello unico per le attività produttive) affinché venga facilitato il reperimento delle informazioni necessarie a chi si affaccia al mondo del lavoro autonomo. L’amministrazione comunale deve lavorare in stretta collaborazione con le organizzazioni e le aziende attente allo sviluppo del territorio favorendo nuovi spazi co-working e rendendo tali strutture accessibili anche a chi, senza sussidi, non sarebbe in grado di avere una postazione lavorativa adeguata.
Va attenzionata la indicazione proveniente dalla camera di commercio secondo cui il grado di internazionalizzazione rappresenta un ulteriore indicatore sul quale è necessario continuare ad investire, per migliorare la competitività del sistema produttivo reggino e già dal il primo trimestre dell’anno corrente, sembrano chiari gli effetti del rallentamento generalizzato dell’economica globale, connessi con la crisi sanitaria internazionale in atto. L’amministrazione comunale promuoverà e sosterrà azioni cadenzate di attrazione di utenza nel centro cittadino attraverso un programma di animazione culturale/artistica. Sarà incentivato lo start-up di nuovi esercizi commerciali, riducendo la burocrazia, semplificando i regolamenti comunali e premiando i comportamenti virtuosi. Si promuoverà altresì in modo strutturale l’offerta di commercio ambulante, incentivando e favorendo una riqualificazione dell’offerta (es. esposizione dei prezzi), pesando alla riqualificazione e alla riapertura dell’ex Fiera delle attività agrumarie di Pentimele come possibile centro di occasioni di scambi commerciali nel Mediterraneo.
Beni culturali e MaRC
Per la crescita e lo sviluppo della città anche in un’ottica metropolitana si deve preservare e valorizzare il patrimonio culturale e artistico della città e del territorio in un rapporto di stretta sinergia. La costruzione di un di un sistema integrato che ruoti attorno al MaRC e vede la partecipazione delle istituzioni museali pubbliche e private, dei teatri e delle associazioni teatrali anche private al fine di creare una rete che punta alla valorizzazione delle attività culturali anche come potenziale accrescimento dell’offerta turistica del territorio. E’ opportuno puntare sul MaRc come volano turistico. E’ l’attrazione culturale più importante e più imponente della città. Sfruttare la vocazione turistica della città attraverso una ‘brandizzazione’ del MaRc. Creare itinerari che prevedano una visita del Museo e di tutte le bellezze culturali e paesaggistiche di Reggio Calabria considerando le straordinarie potenzialità del Palazzo della Cultura “Pasquino Crupi” che è uno spazio per mostre e manifestazioni culturali allestito in un ex brefotrofio degli anni ’30 del Novecento ed ospita dal maggio 2016 una ricca collezione permanente di opere d’arte confiscata alla criminalità organizzata.
I siti archeologici della città versano in uno stato di abbandono totale e non sono valorizzati in alcun modo. I turisti che giungono nella nostra città, vengono a visitare solo il Museo Nazionale e disconoscono totalmente la presenza di resti antichi, che scoprono casualmente solo se si mettono a passeggiare per la città. I nostri beni culturali non vengono considerati come un tassello da sfruttare per mettere in moto l’economia della città ma solo come un peso (il diserbo, la manutenzione, ecc.).
Per questa ragione è importante realizzare un sistema turistico integrato con la creazione di uno o più percorsi (da presentare ai tour operator nazionali e non) che coinvolga tutte le realtà culturali della nostra città.
Ciò si può ottenere con la creazione, per esempio, (grazie ad una partnership col Museo Nazionale) di un biglietto unico che dia la possibilità, per esempio in due/tre giorni, di visitare non solo il Museo, ma anche i siti archeologici, il Castello cd Aragonese e la Pinacoteca civica. Un altro precorso potrebbe inglobare anche gli edifici sacri più importanti della città (V. Duomo, chiesa degli Ottimati, Cattolica dei Greci) e il Museo Diocesano. Si deve prevedere, come già fatto in passato da associazioni “illuminate”, un accordo con ATAM per sfruttare il servizio di pullman scoperti con guida culturale a bordo. Inoltre si potrebbero coinvolgere commercianti e attività di ristorazione (es. acquistando il biglietto del tour di due o tre giorni, si ottiene una scontistica particolare in esercizi commerciali, B&B, alberghi, ristoranti, ecc.)
In tal modo si darebbe un input ai turisti di fermarsi più di un giorno nella nostra città. Inoltre, gli introiti dei biglietti integrati servirebbero alla manutenzione dei siti archeologici e alla loro valorizzazione (per es. creazione audioguide in lingua, organizzazione eventi in loco, ecc.).
A livello cittadino, inoltre, si potrebbe costituire (come già presente in comuni di particolare rilevanza artistica, storica e archeologica), una sezione didattica che crei progetti per le scolaresche e valorizzi i beni culturali della nostra città.
Il rilancio del teatro Cilea
E’ fuor di dubbio che il Teatro intitolato a Francesco Cilea, rappresenta per la città, il fulcro della cultura. Questo emblema però, negli anni, si è sempre via via, sbiadito fino a diventare un mero contenitore di qualsivoglia attività teatrale, sminuendo – di fatto- quello che, il principe dei teatri cittadini, dovrebbe rappresentare. Sta di fatto, però, che non esistono altre realtà simili, pertanto al fine di potere dare spazio alle numerose creatività locali e non, si è reso necessario questo decadimento funzionale.
Va da se che, nel nostro programma, rappresenta un punto di forza la ferrea volontà di rimettere in moto la rete dei teatri esistenti, provvedendo alla loro ultimazione e/o sistemazione. Si può fare espresso riferimento al teatro di Gallico, nonché a quello, in avanzato stato di decomposizione, che va sotto il nome di “Arena Lido”. Stessa cosa per tutte le alte strutture esistenti sul territorio. Ciò perché, sarà possibile utilizzare questi cosiddetti teatri minori per tutte quelle rappresentazioni, di non secondaria importanza, ma che non possono essere tenute presso quello che è il Tempio della cultura, cioè il teatro Cilea. Questo per quanto riguarda gli aspetti strutturali.
Per quanto attiene invece la gestione del Cilea, va attentamente valutata la possibilità di creare una sinergia pubblico-privato, attraverso la costituzione di una fondazione di partecipazione, ovvero, di qualunque altra forma che possa consentire alla istituzione culturale di essere gestita in maniera proficua. Oltre i contributi statali e regionali devono convergere risorse private, attivando tutte quelle forme che la legge consente. Occorre ottimizzare le entrate del Comune, dalle locazioni concesse ad attività commerciali congelate e condotte, in termini non certo favorevoli alle casse comunali. Vanno riaperti alla pubblica fruizione tutti i locali di pertinenza della grande struttura teatrale. Dal punto di vista strettamente artistico, non è concepibile che il teatro possa essere affidato alla conduzione artistiche di chicchessia. Va sottolineato che il Cilea è un teatro lirico e, come tale, deve essere rispettato con la conduzione artistica di un esperto del settore, anche di caratura nazionale.
Va da se che ad un direttore artistico per la lirica ne vada nominato un altro, anche locale, per la prosa, assicurando alla cittadinanza due stagioni di alto pregio. Ma ciò non basterà se non si realizzeranno perfomance di livello artistico elevato che possano drenare su Reggio Calabria spettatori provenienti da ogni parte. Se non si pensa in grande, il teatro rimarrà sempre un piccolo teatro di provincia, per altro, neppure teatro “ di tradizione”. Su quest’ultima affermazione, bisognerà rivedere questa classificazione nazionale, perché senza di essa i contributi del ministero saranno sempre d piccola entità.
Alla figura dei direttori artistici va affiancata quella di un sovraintendente, di nomina politica, ma esperto del settore che tenga i collegamenti con la massima assise comunale, al fine che si possa identificare con essa. Non può mancare la figura di un direttore tecnico, reperito fra i dipendenti comunali, che si occupi di tutti gli aspetti logistici, con maestranze interne per le attività di ebanisteria, elettricità, logistica ecc.
L’amministrazione comunale deve avere il controllo della struttura ed occorre procedere ad una verifica dello stato dell’arte. Attorno al teatro non può che nascere una attività parateatrale di grande rilevanza per cui dovranno essere attivate convenzioni con gli attori locali: Confindustria, Camera di Commercio, associazioni sindacali, e tutte le altre istituzioni sociali. Particolare riguardo, dovrà essere posto al rapporto con gli istituti bancari che in ogni città, anche del sud, risultano essere tra i maggiori sponsor delle istituzioni teatrali, così come l’associazionismo reggino, propenso alla elevazione del livello culturale, potrà contribuire alla gestione dell’intera istituzione, in ogni forma possibile. In estrema sintesi, va creato dal nulla un teatro che, allo stato, è solo una struttura, per altro di grande prestigio, non solo per il nome che porta, ma per le doti tecniche di cui è dotato, quali per esempio, l’acustica. Se poi si riuscisse a pensare piu’ in grande, si potrebbe porre il teatro Cilea al centro di circuiti nazionali ed internazionali che balzano all’attenzione del mondo, attraverso l’organizzazione di concorsi canori strumentali.
Ancora, è inimmaginabile che un teatro come il nostro non abbia una sua orchestra stabile. So bene che questo comporterebbe dei costi insostenibili ma, tenendo conto di ciò che abbiamo in città, non possiamo non rivolgerci al locale conservatorio musicale che, oltre a portare la stessa intitolazione, potrebbe far diventare il Cilea il suo auditorium, in cambio della concessione di un’orchestra stabile. In tal senso vanno creati rapporti intensi con la direzione e la presidenza del conservatorio, addirittura per la produzione di concerti, balletti ed opere che potrebbero farsi circuitare, quanto meno, nei vicini teatri di Messina, Catania, Palermo, Catanzaro, Vibo, Cosenza, per rimanere nelle immediate vicinanze. Tale attività porterebbe nelle casse della gestione ingenti risorse, riutilizzabili nel modo che si riterrà piu’ opportuno. Il connubio poi con le altre realtà culturali della città, quali il Museo, rappresenterebbe un investimento produttivo di grande interesse.
Il teatro va visto come investimento culturale necessario anche per la valorizzazione dei nostri talenti.
Università Mediterranea: “laboratorio permanente di idee” per la Città
E’ essenziale per una buona amministrazione riuscire a garantire ai giovani il diritto di esprimersi facendoli diventare partecipi nella definizione del progetto di sviluppo della loro città con programmazioni di lungo periodo. La Reggio del futuro che loro immaginano e vorrebbero e che li deve vedere attori protagonisti. Occorre pensare ad una significativa sinergia con il mondo universitario e creare un laboratorio permanente di idee da affidare al coordinamento dei direttori dei singoli dipartimenti o a loro delegati. Attraverso la formalizzazione di una intesa con la Mediterranea, in un’ottica di reciprocità, le due istituzioni potrebbero impegnarsi proficuamente valorizzando specifiche competenze quale prezioso contributo per lo sviluppo sociale, culturale, economico e ambientale del territorio e della comunità reggina.
L’università deve avere un ruolo chiave per il supporto al territorio al fine di seguire percorsi virtuosi e pervenire a risultati improntati ad un idea di sviluppo sostenibile. Capacità di innovazione tecnologica, progettazione, attrazione di capitali e di risorse europee non soltanto creeranno occupazione ma renderanno l’istituzione universitaria protagonista della rinascita della nostra Città.
Turismo del mare: nautica, porto e diportistica
Il turismo del mare comprende molteplici attività ludiche e sportive in costante crescita ed è una realtà che non può essere più trascurata in una città con straordinarie potenzialità come Reggio Calabria. Dovrebbe realizzarsi una Rete Nautica per la città Metropolitana. Per onorare e sensibilizzare l’enorme potenziale legato al mare e alla nautica bisogna incentivare e sviluppare la cultura del mare inteso come risorsa di valore culturale, scientifico, ricreativo ed economico. Questo settore da sempre trascurato dalle politiche locali può invece estrinsecare enormi potenzialità sia per i turistico che dal punto di vista occupazionale. Si deve realizzare un sistema di fruizione nautica no stop attraverso l’incremento di piccole infrastrutture su tutto il territorio costiero metropolitano, in grado di offrire servizi su tutti i porti.
L’amministrazione comunale avrà cura del rilancio del porto di Reggio Calabria considerando preliminarmente una riqualificazione anche delle aree posizionate sul fronte mare sito nei pressi del Rione Candeloro per poi concentrare tutta la diportistica nella zona che comprende la parte sud della Vecchia Banchina di Levante, la MARGOTTINI e la gran parte della Banchina di Ponente.
L’intento deve essere quello di rivalutare tutte le zone interne alla struttura portuale per evidenziare, ove possibile, gli ipotizzabili sviluppi della diportistica, nel rispetto delle attuali realtà lavorative e trasportistiche e di quelle eventualmente realizzabili.
La navigazione da diporto è una realtà sempre più in crescita in molte città turistiche e consente la navigazione in acque marittime a scopo sportivo o ricreativo o, più in genere, senza fini commerciali effettuata a bordo di navi, imbarcazioni e natanti .
Innanzitutto occorrerà partire con l’analisi dell’attuale piccola darsena che è turistica soltanto per i 3/4 della propria superficie e militare per il rimanente ¼ ed ospita al suo interno anche il distributore di carburante. Quest’ultima potrebbe essere liberata dal traffico civile, rimanendo di pertinenza dei vari corpi militari.
Le FFSS hanno manifestato la disponibilità alla cessione del fabbricato di proprietà, sito alla fine della via Florio, oggi adibito a biglietteria dei mezzi veloci per il trasporto dei passeggeri. Pertanto potrebbe considerarsi l’idea di spostarne il nuovo attracco sul lato interno alla darsena e di localizzare quello per le navi per il trasporto del gommato sul lato esterno, dove già esiste la rampa di carico/scarico.
Si potrà così riaprire il contiguo e comodo collegamento pedonale con la Stazione ferroviaria di Santa Caterina per poter così sfruttare la linea metropolitana di superficie di facile collegamento con le Stazioni lido e Centrale ed occorrerà utilizzare l’ampio piazzale come parcheggio per i viaggiatori, fermata degli autobus urbani e realizzare una nuova biglietteria e sala di attesa dedicate.
In seguito la delocalizzazione, ormai definita, dei sili della Cementir, la zona portuale più interessante, oggi sfruttata in piccola parte soltanto stagionalmente per il diporto e posta vicina al prolungamento della Lungomare, potrà essere pertanto utilizzata come darsena turistica, mediante la disposizione di due importanti barriere frangiflutti e la realizzazione di circa 600 posti barca per varie metrature, con alcuni riservati alle imbarcazioni di grandi dimensioni.
Quest’ultima, fornita in concessione per tramite di appositi bandi, diventerà la zona di maggiore interesse diportistico e dovrà essere supportata dai relativi servizi che potranno essere ospitati all’interno stabile adibito a “Mercato Ittico”, mai propriamente utilizzato, che potrà contenere le strutture di controllo della darsena, di reception, servizi igienici e un supermercato per gli approvvigionamenti delle cambuse.
Questa vasta zona, delimitata, ben arredata e collegata con il centro Città per tramite del Lungomare, diventerà certamente un polo importante per il turismo nautico che ad oggi, certamente a causa l’assenza di idonee strutture ricettive, utilizza il porto di Reggio Calabria soltanto per fare rifornimento di carburante. Questa soluzione faciliterebbe il ritorno di diverse compagnie di charter nautico che da sempre preferiscono fare base in strutture più attrezzate, quali Portorosa e Marina di Capo d’Orlando.
Il fabbricato attualmente adibito a biglietteria e attesa per i viaggiatori utenti dei mezzi veloci potrà essere riconvertito, così come tutti quelli esistenti, quali i vecchi depositi sulla banchina di levante, a strutture ricettive, bar, ristoranti ed esercizi per la nautica.
La banchina di Ponente, dopo essere stata ripulita dalle vecchie “carrette del mare”, potrà essere adibita e attrezzata in parte ad attracco di grandi imbarcazioni e, ferma la posizione del distributore di carburante ad accisa ridotta, ad attracco per le unità da crociera con la realizzazione di parcheggi per i bus, i taxi e di strutture di prima accoglienza per i passeggeri che potrebbero raggiungere anche a piedi il centro Città.
Aeroporto dello Stretto ed eliturismo
Criticità
La mancanza di visione unitaria e strategica ha svilito funzioni e significati che l’Area dello Stretto poteva/doveva esprimere nella rete degli scambi nazionali, internazionali e intercontinentali (corridoi, sistema portuale e aeroportuale, reti digitali, ecc.).
Le infrastrutture e la mobilità rientrano tra gli indicatori di welfare e rappresentano una occorrenza e un diritto per la popolazione.
Il processo di metropolizzazione di Reggio non è che il “metaprogetto” rispetto allo scenario, più compiuto e strategicamente appropriato, della “Città dello Stretto”; il sistema socio-economico e territoriale dell’area Integrata dello Stretto, per naturale posizionamento in seno al Mediterraneo, esprime ed interpreta una geografia e un quadro geo-politico che coinvolge circa 500 milioni di persone e in cui si realizza il fenomeno migratorio più intenso del Pianeta. Inoltre, le aree economicamente più forti del Pianeta cercano nel loro futuro ampliamento dei mercati la “contiguità territoriale”, che per l’Europa significa la necessità di guardare a Est e a Sud: l’Aeroporto dello Stretto è l’infrastruttura logistica “più avanzata” e baricentrica per connettere le intermodalità Euro-Mediterranee lungo le direttrici Nord-Sud, Est-Ovest.
In una strategia geo-politica finalizzata alla promozione dei rapporti di collaborazione e di cooperazione tra i Paesi del Mediterraneo, ed in particolare tra l’Europa comunitaria e i Paesi dell’Africa e del Medio-Oriente, la Città Metropolitana e l’Area Integrata dello Stretto dovrebbero considerare l’Aeroporto Interregionale dello Stretto come la “piattaforma” di contatto tra intelligenze territoriale e politica, di flusso di persone e di informazioni.
Oggi, l’attuale ridotta funzionalità del “Tito Minniti” è sostanzialmente garantita solo da Alitalia. Questa, tuttavia, pur assicurandoci la sopravvivenza, lavora con la stessa operatività degli anni ’70. Nessuno sviluppo, pertanto, è stato realizzato.
Appare chiaro come l’attuale operatività, gli esigui collegamenti e la complessiva crisi industriale dell’Aeroporto rappresenti la parabola di una politica disattenta ed incapace sia di risolvere i problemi quotidiani, sia di realizzare un piano di sviluppo per il nostro scalo.
La nostra proposta
Azioni politiche
- Negoziare la funzione dell’Area Integrata dello Stretto nell’ambito delle politiche di sviluppo del Mezzogiorno e dell’Italia.
- Ribadire il ruolo del nostro Aeroporto quale infrastruttura logistica e piattaforma strategica più baricentrica ed avanzata dell’Europa mediterranea, capace di connettersi ai principali corridoi intermodali internazionali e alle reti europee.
- Far riconoscere l’interesse interregionale (e quindi strategico) del nostro Aeroporto;
- Collegare le politiche di sviluppo dello scalo alla Sicilia orientale (Messina e Catania) e non già al resto della Calabria.
- Creare una nuova Società di Gestione inter-regionale, geo-politicamente collocata nella “Regione dello Stretto” e avviare una seria politica di attrazione di nuove compagnie aeree;
- Individuare nuovi spazi e aree di espansione, sia verso nord (tra le altre, rivalutando l’idea di delocalizzare il depuratore di Ravagnese), sia verso il mare (per consentire ai treni di lasciare i passeggeri direttamente all’interno del sedime aeroportuale).
Azioni tecnico-progettuali
- Completare le bretelle lungo l’asse fluviale del torrente Sant’Agata per migliorare le connessioni viarie con l’aerostazione;
- Realizzare lo svincolo di contrada “Maldariti” per collegare l’Aerostazione con la strada Statale Jonica 106 in direzione Nord – Sud (quello Sud-Nord è già esistente).
- Progettare (in collaborazione con i Dipartimenti di Ingegneria e Architettura dell’Università Mediterranea) e realizzare le infrastrutture di collegamento intermodale “acqua-terra-aria” (approdi per aliscafi, stazione ferroviaria, ecc.) funzionali alla effettiva continuità territoriale della “Città dello Stretto”.
- Rimuovere il vincolo gravante sulla pista 15 33, non pienamente operativa a causa del fenomeno (ormai da tempo risolto) della cosiddetta “corda molle”.
- Valorizzare la pista 11 29 (non più operativa per il traffico commerciale) per diversificare l’offerta dei servizi forniti dal nostro Aeroporto (ad es. creando hangar e reparti tecnici di manutenzione, aree di sosta per aeromobili e di addestramento, ecc.).
L’Eliturismo potrebbe rappresentare un’altra importante attrattiva turistica praticata in luoghi inaccessibili via terra. Consentirebbe di godere dei paesaggi straordinariamente belli e variegati che caratterizzano il nostro territorio passando dalla montagna al mare in pochi minuti con la possibilità di raggiungere le isole Eolie. Potrebbe valutarsi la fattibilità di realizzare un eliporto nella zona del Tempietto in via marina consentendo a chi visita la città un ulteriore servizio. L’ eliporto è un’area progettata ed attrezzata per il decollo e l’atterraggio di soli elicotteri munita di strutture per il ricovero e spesso anche per il rifornimento di carburante dei velivoli. Può essere costituito da uno o più punti di atterraggio, detti piazzole, e può disporre di impianti di servizi accessori come edifici per il personale ed i passeggeri, illuminazione ovviamente dotata di strumenti ( manica a vento) per la misurazione della forza del vento.
Il brand “Bergamotto di Reggio Calabria”
Va assolutamente incoraggiata la promozione del “principe mondiale degli agrumi” che è legato al nostro territorio in cui cresce fiorente. Il marchio DOP (Denominazione di Origine Protetta) è strettamente legato al luogo di produzione, che di solito è un comune o una provincia. Il Bergamotto è legato all’area di Reggio Calabria e non esistono coltivazioni paragonabili in nessuna parte del mondo. Le condizioni microclimatiche e di ventilazione e le caratteristiche del terreno, collegato al mare e a terrazzamento, fanno sì che attecchisca e si sviluppi florido soltanto in quest’area. Il vento cosiddetto di canale si insinua nelle fiumare facendo abbassare le temperature, in modo da proteggere dal caldo la pianta del bergamotto. Questo è il motivo per cui non attecchisce invece sull’altra sponda dello Stretto o nell’area della Piana. Si pensi che attualmente i francesi importano da Reggio il 60% dell’essenza prodotta annualmente. In tanti hanno provato a far attecchire il bergamotto: Spagna, Israele, California, ma solo in Costa D’Avorio qualche piantagione è riuscita ad attecchire. Un dato è certo: rispetto alle potenzialità del bergamotto le ricadute economiche e sociali sul territorio sono modeste. Sia nel passato che nel presente.
La regginità del Bergamotto dunque non solo non può più essere messa in discussione ma deve diventare un Brand . L’amministrazione comunale deve lavorare in sinergie con le illustri e illuminate personalità, come nel caso di specie il professore Pasquale Amato, che hanno condotto questa battaglia Per Reggio da decenni affinché’ la regginità del prodotto venisse riconosciuta e specificata, cercando di promuovere con essa la ricchezza del nostro territorio, delle nostre tradizioni, della nostra storia. Di conseguenza andrà sostenuta e incentivata l’industria profumiera e approfondita la ricerca dei 350 componenti chimici che possiede la buccia di bergamotto con un sostegno concreto finalizzato al rilancio dell’industria farmaceutica e alle straordinarie eccellenze del settore dolciario.
Sport
Lo sport, attività fondamentale per ogni essere umano, di ogni età e stato sociale, sarà al centro del nostro programma.
Incentivare la pratica sportiva e la cultura dello sport per tutti coinvolgendo il CONI e le associazioni per la gestione degli impianti comunali da assegnare secondo procedure ad evidenza pubblica. Realizzazione di nuovi impianti polivalenti da realizzare su suolo pubblico in PPP, partenariato pubblico privato, così da garantire la realizzazione e gestione senza alcun aggravio per le casse comunali. Sviluppare attività di partenariato con player nazionali e internazionali che organizzano manifestazioni sportive, al fine di ospitare nella nostra città eventi sportivi di rilevanza nazionale, europea e anche internazionali.
Si manterrà sempre vivo e aperto il dialogo con tutte le associazioni sportive per discutere sulle criticità e accogliere le istanze e le idee che verranno proposte all’amministrazione.
Si punterà in primo luogo a:
- Valorizzare tutte le infrastrutture sportive già esistenti sull’intero territorio comunale e rendere utilizzabili quelle non agibili, creando un programma che permetta di accedere all’interno delle stesse. Gli Enti e le Federazioni che gestiscono o gestiranno gli impianti dovranno mantenere e valorizzare le strutture che saranno loro affidate, destinando parte del tempo ai fruitori spontanei (non iscritti in società o associazioni).
- Realizzare nel primo anno un censimento completo di tutte le società e strutture sportive esistenti sul nostro territorio, evidenziando le caratteristiche ed i bisogni di ciascuno di esse.
- Garantire lo svolgimento di attività sportive gratuite con l’obiettivo di abbattere le barriere economiche ed architettoniche di accesso allo Sport e promuovere corretti stili di vita.
- Promuovere lo sport come strumento per lo sviluppo completo ed armonico della personalità dei giovani. Obiettivo primario è quello di creare sinergie con CONI, CIP, Enti di promozione sportiva e Federazioni, affinché all’interno delle scuole si realizzino i seguenti obiettivi: avviare alla pratica sportiva sin dalle scuole primarie, favorire la conoscenza di tutta l’impiantistica comunale, favorire l’integrazione attraverso lo sport tra studenti di diverse nazioni ed etnie, mappare le palestre idonee alle attività e metterle al servizio di Enti e Federazioni.
- Programmare un piano di investimento e di azioni in accordo con Enti e Federazioni garantendo una pari opportunità di utilizzo degli impianti sportivi con predilezione verso coloro che promuovono sezioni per disabili e fasce sociali più deboli.
- Utilizzare gli spazi aperti comunali per la realizzazione di strutture al chiuso che, affidate in concessione ad Enti e Federazioni o alla cittadinanza, garantiranno la promozione e la pratica dell’attività sportiva nonché l’organizzazione di eventi e manifestazioni sociali.
- Promuovere uno strumento di collaborazione atto a gestire gli impianti sportivi presenti sul territorio, favorendo e semplificando le modalità già esistenti di convenzione degli impianti sportivi tra il Comune e gli Enti e Federazioni che le gestiscono.
Si procederà alla concessione delle palestre comunali, a titolo oneroso, alle società sportive che ne facciano richiesta, purché venga in ogni caso garantita la periodica manutenzione a carico delle stesse. Alcune fasce orarie dovranno essere messe a disposizione dell’ente, al fine di garantire lo svolgimento delle attività a tutte le società sportive sprovviste di un impianto. Sarà in ogni caso prioritario procedere con piano di verifica del reale rispetto delle convenzioni degli impianti, che in taluni casi sono state revocate per mancato pagamento delle utenze.
Reggio città che ri-parte
Politiche lungimiranti per trasporti e mobilità
Reggio, Comune e Città Metropolitana, è periferia rispetto al resto d’Italia e d’Europa; presenta un territorio con predominio di rilievi, un tessuto urbanizzato frantumato e diffuso, un sistema infrastrutturale debole e incompiuto. Da tempo si avverte la necessità di un sistema di comunicazione più rispondente alla domanda di mobilità interna e di relazione con l’esterno, un sistema di trasporto equilibrato e non invasivo, inserito nel paesaggio senza violenza, utile alla comunità delle aree costiere come delle aree interne.
I disastri di decenni di malgoverno sono sotto gli occhi di tutti; la lista delle criticità è lunga e la questione di fondo è: come attivare un processo di rinascita serio, non dilettantistico né velleitario?
Un’azione politica concreta richiede alcuni assunti di fondo; in particolare occorre:
- costruire un sistema di infrastrutture e servizi per la comunità con il coinvolgimento attivo dei cittadini (processo partecipato e condiviso di sviluppo);
- assumere una chiara scelta di campo per un sistema di Trasporti Equo-Sostenibile; una sana politica per la mobilità deve rispondere a criteri di sostenibilità (ambientale, energetica, economica), ma anche a criteri di giustizia sociale nella distribuzione delle risorse sul territorio;
- affermare il diritto alla mobilità delle persone prima che dei veicoli; ciò significa cambiare drasticamente la scala dei valori nell’attribuzione delle risorse; la mobilità attiva al primo posto; poi il trasporto pubblico; infine il trasporto privato motorizzato;
- ridurre il grave ritardo nelle dotazioni di infrastrutture e servizi rispetto agli standard nazionali ed europei; Reggio deve proiettarsi su un orizzonte euro-mediterraneo, affermando le sue potenzialità, anche nel contesto dell’area metropolitana dello Stretto, quale polo primario e crocevia commerciale e turistico internazionale; in questo ambito occorre rivendicare un riassetto razionale e integrato del sistema portuale, aeroportuale e della logistica;
- dotare l’Amministrazione di un pacchetto di progetti di elevato valore, distinguendo gli interventi da attuare su due orizzonti temporali: interventi urgenti e di costo abbordabile nel breve periodo, opere prioritarie più onerose da avviare e promuovere sul medio-lungo periodo;
- attivare tavoli di lavoro istituzionali con Enti pubblici sovra-ordinati (Regione, Governo, Commissione Europea) e grandi soggetti di settore come ANAS, Ferrovie, Autorità di Sistema Portuale, ENAC, armatori, compagnie di volo, associazioni di categoria, rivendicando azioni di riequilibrio ed investimenti utili e motivati attraverso adeguati strumenti di pianificazione e progetti elaborati da tecnici competenti.
- Mobilità attiva. In via prioritaria occorre assumere politiche volte a garantire la mobilità attiva, ovvero la mobilità non motorizzata, quella dei pedoni, dei ciclisti, delle persone con disabilità. L’esperienza di questi mesi di blocco del traffico causa Covid-19 ha insegnato che si può fare molto in termini di contenimento del traffico veicolare e che sono possibili politiche di valorizzazione della vita cittadina di prossimità, attraverso un diverso assetto funzionale della rete viaria (percorsi liberi per i pedoni, nuove piste ciclabili, bike sharing, aree pedonali, zone 30 a Traffico lento, Zone a Traffico Limitato, piazze libere, arredo urbano di qualità, spazi aperti e verdi per bambini ed anziani, ecc.) usando mezzi ecologici leggeri come bici e monopattini. Interventi a basso costo e ricadute interessanti che sono stati sperimentati con successo e si vanno diffondendo in molte città. Interventi di questo tipo potrebbero trovare attuazione diffusa anche a Reggio e nei comuni della Città Metropolitana, a cominciare dalla realizzazione di marciapiedi protetti per coprire un deficit notevole. Molte di queste soluzioni possono rientrare nel Piano Urbano del Traffico e nei relativi Piani Attuativi, che a Reggio purtroppo non sono stati mai attivati per carenza amministrativa. Nell’ambito della mobilità attiva rientra inoltre una ricca di rete di cammini, sentieri, piste sterrate da valorizzare in chiave turistica, escursionistica e sportiva in tutto il territorio collinare e montano.
- Trasporto pubblico. E’ necessario potenziare le reti e i nodi di trasporto pubblico, per renderlo accessibile a tutti e su standard qualitativi e quantitativi dignitosi; in particolare trasporto ferroviario, trasporto pubblico urbano, trasporto marittimo, trasporto aereo. E’ tempo di costituire tavoli di confronto tecnico-politici permanenti con Enti pubblici sovra-ordinati e grandi soggetti di settore pubblici e privati.
- Trasporto ferroviario. Negli ultimi 20 anni si è assistito alla spoliazione del sistema ferroviario, all’impoverimento dei servizi, all’isolamento di Reggio. E’ tempo di assumere responsabilità ed azioni forti quali:
- verifica dello stato di esecuzione dei lavori affidati a RFI per il potenziamento delle infrastrutture e dei servizi, nel territorio della Città Metropolitana;
- promozione della linea ferroviaria ionica, in modo da integrare il corridoio ionico-adriatico nelle nuove reti primarie europee (Reti TEN-T 2023);
- potenziamento dei servizi ferroviari di media e lunga percorrenza (treni veloci, treni notte, treni con auto al seguito), ripristinando la dozzina di treni cancellati circa un decennio addietro;
- potenziamento dei servizi ferroviari regionali, rivendicando una flotta di treni di ultima generazione (dando attuazione al Contratto di Programma 2016 fra Regione, MIT e Trenitalia) e attivare una interlocuzione con l’Ente Regione per la riformulazione del mediocre Contratto di esercizio stipulato con Trenitalia che penalizza i pendolari;
- ricostruzione della stazione marittima e del relativo collegamento con la stazione Lido per recuperare il bacino di traffico messinese verso l’Aeroporto dello Stretto e l’intermodalità mare-ferro;
- attivazione di treni turistici di qualità, in linea con il Piano integrato nazionale Trasporti-Turismo, a partire dal Treno della Magna Grecia lungo la costiera ionica, capace di attrazione turistica di eccellenza in ragione di un patrimonio archeologico e culturale straordinario del nostro territorio;
- pieno recupero delle linee ferroviarie taurensi, con materiale rotabile moderno e servizi a frequenza adeguata e coordinati in rete con altri segmenti di trasporto;
- recupero funzionale dei fabbricati di stazione quali nodi utili attrezzati per garantire interscambio modale, assistenza ai viaggiatori, recupero di spazi di vita sociale.
- Trasporto pubblico locale su gomma. Il parco veicolare pubblico ATAM è ancora insufficiente e peraltro poco utilizzato dalla popolazione. La dotazione è ancora lontana dagli standard nazionali (1 autobus ogni 1000 abitanti), la quota di domanda di mobilità attratta si attesta ancora su livelli molto modesti, le linee appaiono in gran parte antiche e troppo lunghe, mancano forme di integrazione vettoriali e tariffari, le frequenze sono esigue soprattutto su alcuni ambiti periferici. I servizi sembrano finalizzati soprattutto alla domanda di mobilità di poveri, extracomunitari e studenti pendolari. Si potrebbe fare di più e di meglio a partire dal rinnovo e potenziamento della flotta di autobus, attivando politiche di dissuasione dell’uso dell’automobile in centro (estensione ZTL, regimi tariffari appropriati per la sosta, Zone 30, ecc.), parcheggi di scambio auto privata/autobus alla cintura urbana con tariffe a vantaggio del mezzo pubblico, servizi di trasporto a domanda per aree collinari e montane, servizi di mobilità condivisa diffusi, applicazioni di Tecnologie dell’Informazione e Comunicazione (TIC) e sistemi di trasporto intelligenti (STI). Si tratta di coordinare ed integrare iniziative su uno spazio complesso (urbanistica, trasporti, TIC, ambiente, cultura, sociale); non facile, ma possibile considerato che Reggio gode di condizioni climatico-ambientali particolarmente favorevoli.
- Trasporto marittimo. Le politiche in questo campo saranno mirate all’affermazione del principio di continuità territoriale fra le due sponde dello Stretto, ovvero alla piena equiparazione delle tariffe di trasporto rispetto ad altri contesti metropolitani (in nessun’altra città europea si paga una tariffa così elevata per pochi km di viaggio, accentuando un disagio che è già fortemente determinato dalla frattura naturale del territorio). Si tratta di agire per:
- il potenziamento della flotta di navi di proprietà pubblica al fine di garantire servizi frequenti e affidabili fra le due sponde dello Stretto, tariffe marittime contenute, una reale competizione del vettore pubblico rispetto a quello privato che attualmente assorbe l’80% dei traffici in regime di quasi monopolio;
- il rilancio del ruolo dei traghetti ferroviari, anche al fine di assicurare il transito di treni interregionali a bordo;
- la realizzazione del nuovo nodo intermodale di Bolano, il cui progetto è più che maturo;
- il potenziamento degli approdi turistici esistenti e la realizzazione di alcuni altri in siti strategici.
Si intende affermare l’esigenza di interventi immediati, di limitato impegno finanziario e di rapida attuazione, evitando il rinvio ad opere particolarmente onerose e di improbabile realizzazione, come il Ponte sullo Stretto, che è servito solo ad alimentare sterili polemiche e gli onorari di progettisti diversi (320 milioni di euro solo per studi e progettazione). In ogni caso gli interventi in questione sono da assumere come irrinunciabili.
La città di Reggio non si piegherà a logiche di profitto di imprese armatoriali che puntano a spostare l’attracco dei traghetti da Villa S.Giovanni al porto di Reggio. Ne risentirebbero in negativo le condizioni di traffico, di sicurezza e di ambiente correlate al percorso dei veicoli sui circa 12 km della pseudo-autostrada Villa-Reggio e ne risentirebbe pesantemente il raccordo al porto che è già in condizioni critiche, senza vantaggi concreti per la comunità locale. Come è assunto consolidato nel mondo occidentale, I traffici camionali vanno dirottati sulle rotte marittime e ferroviarie, non certo sulle reti stradali.
- Trasporto aereo. Essendo un’area metropolitana periferica, l’area dello Stretto ha diritto di veder riconosciuto il valore della continuità territoriale al pari di altre regioni d’Europa che possiedono un’offerta largamente superiore e godono di rilevanti sovvenzioni indirizzate ad azioni di co-marketing. In questa prospettiva, l’Aeroporto dello Stretto va sostenuto come primaria leva di crescita economica e turistica, con scelte ponderate e lungimiranti. Si ritiene necessario in primo luogo una governance tecnica autorevole ed autonoma, un piano di interventi organico strutturato e condiviso con il Governo Centrale, senza escludere la partecipazione attiva di investitori privati. Occorre inoltre un piano integrato di trasporti pubblici per favorire l’accesso rapido e affidabile dal Messinese (marittimo e intermodale) e dal territorio della Città Metropolitana (su ferro e su gomma); un potenziamento dei servizi ferroviari da e per l’aeroporto, con orari sincronizzati con quelli dei voli; una politica di marketing seria e mirata al rafforzamento dell’offerta di trasporto aereo, guardando anche ai voli interregionali e al Mediterraneo, sostenendo il ruolo dei voli low cost, charter, cargo. All’Aeroporto dello Stretto va assicurato un ruolo strategico ed internazionale, quale porta di accesso per un territorio attestato sul corridoio Sicilia Nord Orientale-Calabria Meridionale, perno per alcune componenti di traffico passeggeri di tipo turistico e di affari nello scenario euro-mediterraneo; occorre potenziare fortemente l’offerta di voli a tariffe abbordabili e dare finalmente concretezza alla continuità territoriale rimasta sulla carta. Nel 2030, i maggiori aeroporti nazionali supereranno la effettiva capacità di movimentazione e ciò si tradurrà in congestione delle piste; sono previste forti criticità per molti di essi, tra cui Catania e Lamezia Terme. Da questo punto di vista l’Aeroporto dello Stretto rappresenta una soluzione adeguata. In questa logica occorre assicurare i raccordi diretti fra stazioni ferroviarie e aeroporti, secondo i dettami più recenti della UE, che suggeriscono anche il ripristino del collegamento ferroviario fra la stazione Marittima e la stazione Lido di Reggio Calabria per recuperare il bacino di traffico messinese mortificato dalla demolizione della stazione di Reggio Marittima nel 2017.
Ulteriori riflessioni tecniche
Una breve sintesi sottendente illustrare problematiche e criticità relative alla parte operativa (definita Air-Side) lasciando ad altri esperti gli aspetti della parte Land-Side, ovvero funzionalità, logistica e connessione territoriale. Questo è un approccio necessario e corretto per il nostro scalo poiché le problematiche, se non distinte si accavallano e diventano irrisolvibili. Per l’aeroporto di Reggio Calabria causa particolare orografia e presenza di ostacoli artificiali, l’autorità vigilante ha emesso e cambiato nel tempo, delle importanti restrizioni alla operatività, vincolando le specifiche del personale di volo quindi, la regolarità operativa. Quello che però appare come inamovibile è l’obbligo all’addestramento specifico degli equipaggi che inficia gli aspetti operativi e commerciali delle compagnie che intendano operare su Reggio Calabria. Motivazione di fondo è il tratto finale della procedura di avvicinamento per la RWY33. Ad oggi non sono state proposte soluzioni radicali per mitigare e/o sostituire questa procedura di avvicinamento rappresentando così l’anello “debolissimo” del sistema aeroportuale reggino.
La proposta SACAL, con il dichiarato “innovativo sistema GBAS” (€.1.500.000,00), necessitante di apposita apparecchiatura a bordo dei velivoli (in atto quasi tutti sprovvisti) non rappresenta la soluzione al problema dell’avvicinamento per pista 33 da quando la sua efficacia è minore rispetto alle procedure RNAV già pubblicate ed eseguite dai velivoli commerciali operanti.
Alternativa: nuova procedure RNAV e valutazione su possibile due innovative soluzioni: 1-eliminazione parziale degli ostacoli naturali sulla collina di Mortara, per permettere l’ampliamento del raggio di curvatura del tratto finale pista 33. 2- approfondita valutazione sulla fattibilità di un nuovo orientamento della pista principale (variazione dell’orientamento magnetico) tale da consentire un avvicinamento con raggio di curvatura tendente ad infinito. Questo farebbe cessare definitamente tutte le restrizioni operative che vincolano i vettori ad un normale servizio sullo scalo. Ancora, non ultimo, eliminazione di alcuni ostacoli artificiali che inficiano la sicurezza della pista 15/33 lato nord.
Ancora a proposito degli interventi di cui alle dichiarate schede progettuali SACAL, seguono alcune fondate considerazioni sugli aspetti operativi:
RIQUALIFICA PAVIMENTAZIONI ZONA AlRSIDE E AIUTI VISIVI LUMINOSI (AVL) – € 5.500.000,00
Osservazione: gli impianti AVL sono necessari perché è la vera lacuna in atto (si sono dimenticati addirittura dello flashing light…) ma il resto grida scandalo. I manti della 15-33 sono il vero fiore all’occhiello del nostro aeroporto, basta guardare i coefficienti di frenata certificati. La pavimentazione fatta nel 2004 è perfetta non ha degrado, né ammaloramenti, non sono state mai segnalate tracce di FOD dovute ad inerti a bassa granulometria staccatisi. Fare i manti bituminosi, significa chiudere aeroporto per almeno 45/60 gg. dilapidando una risorsa importante per un intervento non necessario!! Infine una importante osservazione su:
ADEGUAMENTO ANTISISMICO AEROSTAZIONE PASSEGGERI – € 3.500.000,00
Osservazione: Adeguare sismicamente il manufatto porterà ad interventi invasivi e di conseguenza sarà preclusa l’agibilità ovvero si crea la motivazione per chiuderne la funzionalità. (voli sospesi). La domanda che sorge spontanea è: se il manufatto è inadeguato, quindi pericoloso perché non è stato chiuso? Assieme a questo intervento sono previsti interventi di funzionalità ed adeguamento che portano alla cifra di oltre 10 milioni di euro per avere un manufatto ”rifatto”. Con questa cifra si potrebbe realizzare una nuova, adeguata aerostazione…. (d’altronde sono lo stanziamento del precedente appalto sospeso per blocco della ditta). Perché non riprendere la vecchia ipotesi con un nuovo progetto? Utilizzando le aeree circostanti, o meglio pensando ad una nuova collocazione fisica che sia molto più funzionale dal punto di vista del collegamento terra-treno-mare?
COMMENTO FINALE
L’idea che l’insieme delle proposte fino ad oggi presentate offre è quella di una molto superficiale valutazione di quello che si le problematiche assegnando loro la giusta e corretta priorità. Perché non affidare ad uno/due esperti (magari coinvolgendo l’università che potrebbe offrire importanti figure) il problema “aeroporto” in potrebbe fare “per spendere” ed ottenere un riconoscimento solo per aver fatto delle cose e basta, non delle cose utili e necessarie. La svolta dello scalo deve passare ad una maniera drasticamente innovativa nello riconoscere ed affrontare tutte le sue problematiche ed avere un ritorno sulla base di conoscenza, esperienza e professionalità, che senza dubbio porterebbe ad avere rischi molto ridotti in tutti i sensi, non dimenticando che Reggio Calabria, è uno dei due aeroporti italiani a non avere ancora un Master-plan presentato ed approvato da ENAC quindi, gli interventi saranno fatti in spregio a qualsiasi strumento normativo. Giova ricordare che nel 2004 fu dato incarico (da parte di SoGAS) ad una società veneta che redigette il piano di cui oggi non vi è traccia. Una ottica innovativa su cui pianificare il futuro dello scalo deve partire necessariamente da ciò che consente la vita operativa dello scalo ovvero la ACCESSIBILITA’ AEREA, tutto il resto viene dopo. Sicurezza operativa delle procedure di atterraggio e decollo è il fondamento per il reale funzionamento di una infrastruttura aeroportuale, purtroppo fare questi interventi obbligati e necessari, trova sempre una grande inerzia, forse perché non sono formalmente visibili/apprezzabili?
- Sistema stradale. Occorre un cambio radicale di strategia in materia di infrastrutture stradali. E’ necessario procedere ad una riprogrammazione della spesa, assumendo delle priorità e privilegiando nel breve-medio termine interventi di razionalizzazione/integrazione del tessuto viario della città; da troppo tempo il sistema viario cittadino non conosce reale sviluppo; appare opportuna una ricognizione critica e la individuazione di segmenti infrastrutturali utili a completare il disegno di una rete ordinata ed efficace.
Occorre intervenire per mettere in sicurezza le reti primarie esistenti sulla dimensione sovraccomunale, a partire dai punti critici della SS 106 e della viabilità interna; completare le opere in avanzato stadio di realizzazione ancora incompiute (come l’autostrada A2 Campo Calabro-Reggio, la Gallico-Gambarie, le strade tangenziali ai centri costieri ionici, il raccordo viario fra porto e svincolo autostradale sud di Gioia Tauro, ecc.); assumere opere volte alla chiusura di maglie infrastrutturali strategiche ed opere finalizzate all’integrazione di rete; realizzare collegamenti di lungo argine fra la costa e aree interne, nel rispetto delle norme ambientali
Occorre procedere all’attuazione di un Piano della viabilità e della sicurezza stradale, ovvero un piano di sviluppo della rete che risponda a sicurezza, gerarchia, basso impatto ambientale, funzionalità, integrazione con le reti di trasporto pubblico. E bisogna assumere responsabilmente un Piano di gestione e manutenzione delle strade esistenti, troppo spesso lasciate in condizioni di degrado, in particolare nelle aree interne. La SS 106 è una priorità; atteso che non si può realizzare un’autostrada ionica in tempi brevi, anche in ragione della scarsità di risorse e di tempi lunghi (nel frattempo, incidenti e vittime continuerebbero a moltiplicarsi), occorre assumere soluzioni abbordabili ed efficaci:
- intervenire sui tronchi più pericolosi, mettendoli in sicurezza;
- realizzare strade a scorrimento tangenziali ai piccoli centri urbani (by-pass) a costi contenuti; si potrebbe così rispondere efficacemente ad una duplice esigenza: separare il traffico di attraversamento da quello locale, favorire i collegamenti tra gli estremi del singolo centro urbano, contribuendo al decongestionamento;
- precludere il transito a TIR ed autotreni in alcuni contesti ed alcune fasce orarie; un modo per evitare la presenza di mezzi pesanti che spesso creano tensioni nei guidatori e rallentamenti potrebbe essere quello di realizzare autoporti in corrispondenza di alcuni snodi strategici della viabilità (esempio a monte di Villa S.Giovanni, a Rosarno, a Gioiosa Ionica) trasferendo la merce su veicoli di minori dimensioni (piccoli camion, furgoni), più adatti alla raccolta e distribuzione su bacini locali;
- attivare tecnologie avanzate (ITS) per la gestione del traffico e delle informazioni agli utenti, puntando su sistemi di prevenzione anziché su azioni punitive tipo autovelox.
Occorre inoltre redigere un Piano di sorveglianza e manutenzione criteriato, assicurando congrue risorse, anche attraverso una interlocuzione diretta con ANAS.
- Trasporto merci e logistica. Le azioni per lo sviluppo del sistema di trasporto merci e della logistica possono essere classificate in tre gruppi:
- interventi infrastrutturali e potenziamento dei servizi;
- misure volte a razionalizzare l’organizzazione di settore ed ottimizzarne la gestione;
- creazione/aggiornamento di strumenti amministrativi e normativi.
L’obiettivo che ci si pone è il rilancio dell’intermodalità, favorendo in particolare lo sviluppo del trasporto merci su rotaia in rapporto alla nuova geografia produttiva, ai nuovi traffici marittimi e alla mobilità delle merci pericolose. Relativamente ai nodi di interscambio, è prioritario dar vita all’interporto di Gioia Tauro, ma è necessario anche procedere all’individuazione e alla realizzazione di infrastrutture intermodali minori, alla dotazione di adeguate banchine e impianti per il trasporto Ro-Ro e le Autostrade del Mare nei nodi portuali strategici, alla dotazione di infrastrutture e servizi per attività cargo in ambito aeroportuale.
Specifica attenzione va indirizzata ai servizi di trasporto, migliorando le prestazioni di quelli esistenti e promuovendo lo sviluppo di nuovi servizi, quali quelli di trasporto marittimo cabotiero, servizi di treno blocco coordinati, servizi di assistenza, di informazione e di collaborazione agli imprenditori della produzione e del trasporto orientati all’integrazione, servizi di monitoraggio, di controllo e di sicurezza per il trasporto delle merci, con particolare riguardo per quelle pericolose, servizi di supporto per lo sviluppo di figure di Operatori di Trasporto Multimodale (MTO).
Le misure organizzative e gestionali nel comparto del trasporto merci e della logistica appaiono determinanti per attivare forme di sviluppo non più procrastinabili; occorre agire attraverso un Piano Integrato del Trasporto Merci e della Logistica; attraverso azioni di coordinamento a scala regionale in modo anche da distribuire razionalmente funzioni e risorse in un’ottica di complementarietà e sinergia; attraverso il potenziamento delle reti di comunicazione immateriali (nodi e flussi informativi), l’integrazione dei servizi per filiere logistiche piuttosto che per modalità di trasporto, la eliminazione di ostacoli burocratici, tecnici e organizzativi; attraverso lo snellimento delle procedure operative connesse al transito delle merci nei nodi e l’attivazione di strumenti di promozione della logistica sul versante della domanda. Tra le misure di natura giuridico-amministrative sono necessarie: l’armonizzazione integrale delle norme regionali con quelle europee; misure per la riorganizzazione del sistema delle imprese; una “Agenzia per la promozione della logistica”; una politica volta a sostenere, anche attraverso sgravi fiscali il trasporto ferroviario.
Il porto di Gioia Tauro deve assumere priorità, dando concretezza alla logistica delle merci e sostegno agli operatori locali. Occorre razionalizzare il sistema delle infrastrutture e completare l’assetto delle diverse componenti a rete (gateway ferroviario, raccordo dell’interporto, operatività delle banchine di ponente, raccordo stradale diretto allo svincolo di Gioia Tauro, ecc.), aggiornando ed approvando in tempi rapidi il Piano Regolatore Portuale (da troppo tempo giacente in un cassetto), per rimuovere ostacoli al pieno dispiegarsi delle potenzialità del porto. Il porto e il suo hinterland saranno oggetto di uno specifico Progetto Integrato che garantisca la piena valorizzazione delle sue potenzialità come motore di sviluppo locale e meridionale, in linea con le strategie di sviluppo europee che occorre opportunamente agganciare (Rete TEN-T 2023, Strategia EUSAIR, corridoio ferroviario ADRION).
Sarà sviluppata una specifica strategia volta a ricomporre sotto un’ unica Autorità Portuale di Sistema i porti dello Stretto e il porto di Gioia Tauro, trovando una soluzione che non mortifichi la tradizione gestionale messinese, ma neppure il potenziale portuale calabrese: Reggio e Gioia Tauro non possono appartenere ad autorità portuali differenziate; l’attuale assetto distorto non ha eguali nel panorama internazionale.
- STI e TIC. I Sistemi di Trasporto Intelligenti e le Tecnologie di Informazione e Comunicazione si vanno diffondendo in modo intensivo nelle città più avanzate. Si usa ormai il termine Smart City per indicare città dotate di applicazioni avanzate per il monitoraggio e il controllo dei fenomeni di mobilità, dei fenomeni di inquinamento da traffico, delle infrazioni al Codice della Strada, per la gestione ottimale dei servizi pubblici quali la gestione delle flotte, l’informazione e l’assistenza ai viaggiatori, per la prevenzione di eventi critici o il rapido intervento in caso di calamità. Molteplici possono essere le iniziative tese a ridurre la mobilità con veicoli o i picchi di congestione, come la promozione dello Smart Working o la differenziazione criteriata degli orari di apertura e chiusura delle attività di ufficio e commerciali. Sono tutte misure di dimensioni medio-piccola in termini di impegno di risorse, ma di grande efficacia in termini di impatto sulla vita e la mobilità della collettività. A Reggio sono ancora rari gli interventi di questa natura e quindi possono essere intraprese numerose iniziative.
- Tavolo di confronto istituzionale e partecipazione sociale. Occorre aprire un tavolo di confronto istituzionale, che veda coinvolti gli Enti con autorità in materia, per attivare un percorso virtuoso di risanamento, razionalizzazione e potenziamento dei servizi per la mobilità, attraverso un Accordo di Programma specifico che preveda fra l’altro l’incremento e la stabilizzazione dei trasferimenti pubblici di risorse finanziarie. La componente politica sarà affiancata da professionalità di alto profilo per affrontare al meglio le problematiche del trasporto pubblico locale (servizi ferroviari ed aerei, collegamenti di centri merci, porti ed aeroporti, servizi marittimi sullo Stretto); ai sindacati ed alle associazioni dovrà essere consentito di poter svolgere un’azione concreta ed efficace di costante monitoraggio degli eventi e dei progressi. La partecipazione pubblica sarà garantita attraverso un approccio organico all’informazione e alla consultazione. Si affronteranno in particolare le questioni dell’ottimizzazione gestionale delle aziende di trasporto pubblico sovvenzionate, assumendo il trasporto come una missione di servizio a vantaggio della comunità, senza tuttavia rinunciare alla gestione efficiente dei servizi; occorre puntare all’attuazione di un piano industriale quinquennale serio che porti al graduale adeguamento degli standard dei servizi attraverso la razionalizzazione e il miglioramento delle prestazioni aziendali, attingendo a professionalità manageriali di elevato spessore, per concorso pubblico. In questo contesto un’attenzione particolare sarà indirizzata alla elaborazione ed attuazione dei Piani Urbani del Traffico e della Sicurezza (PUTS), dei Piani Urbani della Mobilità Sostenibile (PUMS) e di un Piano integrato dei servizi di trasporto pubblico (PITP). Saranno ricercate intese con la Regione ed il Governo Centrale per promuovere la redazione e l’attuazione di questi strumenti previsti dalla legge, sostenendo i comuni della Città Metropolitana anche con risorse tecniche e finanziarie.
Un intervento di base al fine di affrontare le problematiche di cui sopra è la creazione di un Ufficio Tecnico del Traffico, secondo una normativa disattesa da 20 anni a Reggio. Occorre dar vita ad un team di tecnici specializzati, con adeguate attrezzature e strumentazioni, in grado di pianificare, progettare, simulare, controllare, verificare, aggiornare le strategie e gli interventi operativi sul sistema dei trasporti. evitando il ricorso a consulenti esterni occasionali.
Considerazioni finali
In Calabria la pianificazione dei trasporti è scarsamente praticata. Solo di recente la Regione ha approvato un Piano Regionale senza tuttavia individuare in concreto le priorità ed i percorsi attuativi. La stragrande maggioranza dei comuni sopra i 30 mila abitanti risulta inadempiente sul fronte dei Piani Urbani del Traffico, Reggio compresa. A Reggio si è assistito alla elaborazione di due piani strategici come PUMS e PSC (Piano Strutturale Comunale) in tempi e modi quasi del tutto indipendenti con evidenti limiti di incoerenza che potrebbero riflettersi negativamente sullo sviluppo della Città.
In assenza di un quadro chiaro e organico di piano, si profila il rischio di rincorrere idee fantasiose, parziali e particolari; magari desiderata espresse da lobby imprenditoriali o politici poco inclini all’interesse pubblico. L’attenzione della comunità viene distorta ad arte, l’illusione fondata sulla “grande opera” relega nella nebbia i problemi veri e le soluzioni più praticabili di una sana politica dei trasporti. Il ponte sullo Stretto ne è un esempio: fiumi di inchiostro, di elaborati di progetto, chiacchiere inutili, e corrispondente assenza di interventi urgenti sulle reti e sui servizi di trasporto. Nel caos generale, seguendo le orme dei “grandi” nazionali, anche i politici locali si sono inventati i Grandi Progetti; la Metro leggera della conurbazione Cosenza-Rende, il Pendolo di Catanzaro, il tapis roulant di Reggio Calabria, ecc. Ma negli ultimi 20 anni ben poche sono state le opere realizzate e si sono disimpegnate, viceversa, ingenti risorse finanziarie comunitarie. Occorre rifuggire da progetti velleitari, non rispondenti alle reali esigenze della comunità, divoratori di risorse rilevanti che potrebbero meglio essere distribuite sul territorio e tradursi in opportunità occupazionali ed economiche.
Riapertura delle scuole chiuse
In tutto il territorio comunale insistono diversi istituti scolastici chiusi e lasciati in stato di totale abbandono, rispetto ai quali negli anni 2015-2017 si sono effettuati sopralluoghi e programmati interventi per la riapertura . Sarà obiettivo dell’amministrazione adeguare staticamente e riaprire le seguenti scuole:
1) Scuola secondaria I° grado Boccioni Gallico
2) Scuola Materna Archi CEP
3) Scuola Primaria Archi Corvo
4) Scuola secondaria I° grado Ibico
5) Scuola secondaria I° grado Mazzini
6) Scuola secondaria I° grado Bevacqua
7) Scuola Primaria Frangipane
8) Scuola Primaria Bocale
9) Nuova scuola primaria di Saracinello
E’ prioritario e opportuno stanziare delle somme per rendere le scuole sicure e “a norma”. Nella maggior parte degli istituti scolastici vanno previsti interventi su :
– scale d’emergenza (che ad oggi non esistono o non sono agibili).
– tetti che non sono impermeabilizzati e vanno ripristinati perché deteriorati e pericolosi.
Bisogna mettere in sicurezza tutti gli edifici scolastici di proprietà comunale partendo dalla verifica sull’esistenza di un certificato di prevenzione incendi e finendo con quello sulla sicurezza sismica. Occorre altresì verificare la funzionalità di tutti gli infissi e garantire la presenza e il buon funzionamento degli impianti di riscaldamento.
Lavori pubblici e grandi opere incompiute
Il settore lavori pubblici necessita di un significativo incremento di personale e di maggiori dotazioni strumentali. Si realizzerà una “cabina di regia” unica degli interventi programmati composta da tecnici e da amministratori che dovranno confrontare periodicamente con le commissioni consiliari sullo stato dei lavori relativo ad ogni opera in esecuzione e su tutte le criticità sopravvenute.
Oltre ai lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria finalizzati a mettere in ordine i c.d sottoservizi a rete (acqua, fogna, soprattutto regimentazione acque meteoriche) servirà ripensare all’ IDEA di città che immaginiamo possa caratterizzare e proiettare Reggio nello scenario nazionale e internazionale, ragionando coerentemente con il Piano strutturale Comunale. La programmazione deve passare non soltanto dalla volontà politica ma preliminarmente da un fattivo e sinergico confronto con i consigli degli ordini professionali e l’ Università che certamente daranno alla città uno straordinario contributo del quale l’amministrazione non può e non deve più fare a meno.
Vanno completate una serie di grandi opere e va riprogrammata l’intera materia del Decreto Reggio con una rimodulazione seria e ragionevole che tenga conto delle attuali necessità della Città e dei profondi cambiamenti che il tessuto urbano e sociale ha subito in questi ultimi anni e nondimeno dell’idea di città turistica che questa amministrazione intende fortemente perseguire.
Fra le opere incompiute va immediatamente riconsiderato il nuovo palazzo di Giustizia che dal 2017 ha subito un nuovo arresto. Si intende riprendere il percorso già avviato proficuamente dall’assessore MARCIANÒ e incredibilmente interrotto. Si tratta di un’opera importantissima anche per il significato che contiene in sé. Occorre immediatamente adoperarsi per il riavvio del cantiere, riprendere le importanti interlocuzioni con le istituzioni romane, che negli anni 2015-2017 hanno già mostrato, una volta verificato il serio lavoro condotto dall’assessorato ai LLPP, di voler dedicare un’attenzione straordinaria per Reggio. In particolare una volta verificato lo stato di consistenza del cantiere, dovranno ripartire i lavori e subito dopo si penserà alla realizzazione dei sistemi di sicurezza attivi e passivi nel rispetto della congruenza tra impegni di spesa e quadro economico.
Daremo prova che è ancora possibile riconquistare quella credibilità che la nostra Città merita soprattutto a livello governativo e quindi nel panorama nazionale.
Nell’elenco di opere sulle quali occorre intervenire nell’immediatezza rientra certamente anche il Lido storico di Reggio Calabria. Si tratta di un bene storico-archeologico, forse l’unico esempio in Italia di stabilimento balneare pubblico con un secolo di storia al centro della Città e davanti allo Stretto. Con la sua Torre Nervi progettata negli anni 70 del XX secolo dall’ingegnere Pier Luigi Nervi, il Lido Comunale è sottoposto da tempo a tutela dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo. Il piano di riqualificazione da due milioni di euro è stato approvato dal MiBACT ed è stato vagliato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Lido deve tornare ad essere un riferimento per la vita mondana non solo reggina, ma anche di quella proveniente dalla Sicilia. Già prima della seconda guerra mondiale nell’ anno 1932 il Lido si presentava in questi termini : “Spiaggia incantevole e soleggiata. Panorama suggestivo sullo stretto azzurrissimo. Meravigliosa vista sull’Etna. Capanne con tutti i conforti. Barche per gite. Trampolini. Verande a mare. Caffè e ristorante con orchestra. Grandioso teatro sulla spiaggia. Spettacoli di prim’ordine”.Tanti giornali riportano gli eventi mondani che venivano organizzati al Lido: uno su tutti, l’elezione di Miss Cinema. Ma soprattutto, dopo la fine della guerra, la presenza, negli anni Cinquanta e Sessanta, dei cantanti, musicisti e showman più cool del momento: Nilla Pizzi, Corrado, Carla Boni, Mike Bongiorno. Era la rotonda sul mare ad ospitare gli eventi artistici, le feste, i balli all’interno del Lido. Il giorno si stava in spiaggia, tra le cabine disposte su due piani ed il mare accogliente, puro. La sera ci si scatenava dentro la rotonda. Lì nascevano i primi amori adolescenziali, si consolidavano amicizie, ci si riconosceva come appartenenti ad una grande Famiglia cittadina. Un’area di quasi trentamila metri quadrati, poco meno di 800 cabine da spiaggia: il cuore pulsante della vitalità della città di Reggio Calabria . E’ uno degli esempi della Reggio che era e che deve ritornare ad ESSERE !
Reggio città metropolitana
La città metropolitana di Reggio Calabria deve riconquistare il ruolo che merita nell’agenda di governo nazionale. I reggini devono essere i primi ambasciatori del loro territorio. Saranno coinvolti tutti i reggini fuori sede in Italia e all’estero per creare una rete di sinergie finalizzata alla ricerca di sponsorizzazioni.
Reggio Calabria deve rappresentare un marchio territoriale attraverso una campagna di social marketing mirata ed una fattiva cooperazione con tutti i Sindaci e con le associazioni di categoria per la promozione dei prodotti e dei servizi presenti su tutto il territorio metropolitano. Anche sul fronte della promozione del territorio va pensato un progetto di turismo sostenibile dell’intera città metropolitana in modo che le peculiari risorse naturali, culturali e paesaggistiche che la caratterizzano possano realizzare uno straordinario rilancio turistico dell’intera Calabria.
La vision politica metropolitana deve essere coraggiosa ed ambiziosa!
Lo sguardo attento e competente sulle opportunità offerte dall’ Europa rappresenta un punto di forza di un’ amministrazione lungimirante. Occorre superare il provincialismo che ha creato la paralisi amministrativa degli ultimi anni e razionalizzare con una spesa efficiente, i fondi nazionali ed europei attraverso task force.
Richiedere alla Regione Calabria l’applicazione della legge 7 aprile 2014 n.56 per una adeguata valorizzazione della Città metropolitana di Reggio Calabria sul presupposto che l’area della città metropolitana è caratterizzata da potenzialità produttive che possono costituire beneficio per l’intera Regione e pertanto deve essere messa nelle condizioni di poter operare in raccordo e collaborazione con le istituzioni regionali, nazionali ed europee.
Le funzioni istituzionali generali e ancor più quella fondamentale della pianificazione territoriale generale possono, come è avvenuto nelle altre città metropolitane, trovare una efficace attuazione. In particolare la funzione di “cura delle relazioni istituzionali afferenti al proprio livello, ivi comprese quelle con le città e le aree metropolitane europee” attribuisce una chiara vocazione europea alle città metropolitane che a pieno titolo sono interlocutrici delle Istituzioni europee nonché la possibilità di relazionarsi tra loro in una sorta di dialogo sovranazionale.
Le linee guida delle politiche europee indirizzano i fondi comunitari previsti nel prossimo bilancio europeo verso le aree-città metropolitane nella considerazione che questi enti costituiscono un veicolo di integrazione importante nell’ambito dei programmi di sviluppo.
Avere come canale di finanziamento i fondi comunitari costituisce uno snodo fondamentale per la realizzazione di interventi infrastrutturali che consentirebbero nell’arco di un decennio di ridurre il gap con le altre realtà metropolitane nazionali ed europee.
Reggio città sicura
Anticorruzione e trasparenza amministrativa
E’ fatto purtroppo notorio che la città di Reggio Calabria abbia subito nel corso degli ultimi anni provvedimenti amministrativi che ne hanno condizionato severamente il futuro per aver imposto ai cittadini il recupero delle risorse mal gestite o sperperate; circostanze che trovano radice nell’agire distante dalla buona amministrazione e dall’interesse del cittadino.
Ciò ci induce a dover ripensare ai modelli di gestione della cosa pubblica, delle sue risorse, del suo patrimonio.
Ecco perché il focus rimane fermo sulla scelta di candidati e dei futuri amministratori secondo parametri corrispondenti alle imposizioni normative in ambito di anticorruzione e trasparenza, garanzia del loro corretto operarsi secondo legalità.
L’oggetto e gli ambiti operativi –nel rispetto della normativa di protezione dei dati personali- vedranno:
1)adozione di piano trasparenza e integrità secondo indicazioni fornite dalla competente Autorità ed a seguire nomina di responsabili di trasparenza che provvederanno a individuare misure, modi e iniziative garanti della corretta attuazione degli obblighi di pubblicazione previsti dalla normativa vigente nonché le misure necessarie per garantire la regolarità e tempestività dei flussi informativi ; la pubblicazione dei dati concernenti incarichi politici o di indirizzo politico -quand’anche non retribuito- e rispettivi compensi percepiti;
2) la verifica della pianta organica assegnata ai Dipartimenti del Comune, le loro potenzialità e gestione per obiettivi secondo efficienza ed efficacia, la verifica dell’attuazione di programmi per come rilevati dei dirigenti di settore, premialità di coloro che avranno dimostrato di agire secondo legalità in modo snello, concreto, efficace garantendo al cittadino il servizio amministrativo loro affidato ;
3)verifica, controllo, assegnazione delle attività, opere, servizi e forniture a soggetti, società, imprese mediante procedure che garantiscano il rispetto dell’anticorruzione e trasparenza; pubblicazione dei dati e degli atti relativi agli enti vigilati, alle società partecipate e/o comune collegati alla attività amministrativa; degli atti costituenti l’esito delle procedure di gara, appalto e/o ad evidenza pubblica ; conoscibilità e pubblicazione degli atti costituenti concessioni di sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili finanziari e/o di attribuzione di vantaggi economici;
4) pubblicazione dei dati relativi alla gestione del patrimonio immobiliare, sua dismissione ed assegnazione previa verifica dello stato dei luoghi e consistenza, ivi compresi quelli provenienti dalla assegnazione a seguito di confisca alle mafie mediante raccordo con l’ANBSC; resa pubblica degli atti di pianificazione e oggetto del territorio;
5)acquisto mediante MEPA e CONSIP;
6)nomina e scelta dei garanti mediante procedura diretta e previa verifica del CV e della comprovata esperienza professionale con pubblicazione dei relativi dati e criteri di scelta ed assegnazione;
7)vicinanza amministrativa dell’Ente alle vittime denuncianti e previa verifica concreta mediante seri elementi rilevati di fenomeni estorsivi, di danneggiamento anche mediante rimodulazione ed eventuale esenzione dal pagamento dei tributi comunali nel rispetto delle indicazioni fornite dalla Corte Conti e delle normative poste a tutela della concorrenza e contabilità pubblica.
Protocollo di legalità per gli appalti
L’amministrazione comunale applicherà il c.d “Protocollo di legalità “promosso dall’assessorato ai lavori pubblici nel marzo 2017. Si tratta di un Protocollo d’intesa con la Prefettura finalizzato a neutralizzare ogni forma di corruzione e infiltrazione mafiosa negli appalti di competenza del Comune. I controlli sugli affidatari dei lavori saranno più stringenti, saranno aumentate le aree di controllo e soprattutto previste pesanti sanzioni, fino alla risoluzione dei contratti in caso di gravi inadempienze o interdittive antimafia. Tutto questo puntando anche a una velocizzazione di tutti gli iter di verifica e realizzazione dei lavori. Si prevede che tutta la filiera dell’appalto sarà oggetto di verifiche dall’affidamento agli eventuali sub-appalti. Inoltre saranno oggetto di controlli tutte le fattispecie contrattuali ad esclusione dell’approvvigionamento di materiale di consumo di pronto reperimento nel limite di 9 mila euro complessivi a trimestre. Per arrivare ad avere un quadro completo delle imprese che partecipano alle gare è prevista l’istituzione di una apposita banca dati per individuare le imprese e per conoscere anche i flussi di integrità e trasparenza. Allargato anche l’ambito di applicazione ai contratti di fornitura dell’acqua, dei servizi di mensa, pulizia e alloggiamento del personale e di somministrazione di manodopera.
Nell’ambito di una maggiore trasparenza è stato anche previsto che sarà costituita una anagrafe dei fornitori e le ditte dovranno comunicare tutti i tentativi di estorsione e/o concussione subiti. Qualora vengano violati alcuni obblighi di comunicazione da parte delle imprese il Comune potrà applicare sanzioni economiche e in ogni caso tutte le attività che contrastano con il protocollo saranno valutate ai fine di una eventuale risoluzione del contratto di appalto.
Azione pubblica di contrasto ai fenomeni di racket
E’ intenzione dell’amministrazione riprendere e dare seguito alla c.d delibera Antiracket presentata dall’assessore ai lavori pubblici Angela MARCIANÒ. Si promuoverà un costante confronto con il Comitato provinciale per l’Ordine e la sicurezza pubblica e con gli organi statali preposti per coordinare un’efficace azione di contrasto alla criminalità organizzata e alla commissione di reati incentrata principalmente su attività di prevenzione e repressione.
Pertanto si condividono i contenuti per renderli necessariamente operativi. Premesso che la pervasiva e datata immanenza nel territorio amministrato dell’ associazione a delinquere di stampo mafioso denominata ‘ndrangheta” ha intaccato negativamente ed in profondità il tessuto economico-imprenditoriale cittadino, e per quanto noto, continua ancora ad inquinarlo, e che la suddetta organizzazione criminale, in forza del suo diffuso radicamento nel territorio, è riuscita ad insinuarsi in tutto il sistema produttivo, anche mediante operazioni di espulsione o di marginalizzazione dal mercato delle imprese sane, occupandone – in alcuni casi, anche prevalentemente e quasi monopolisticamente – importanti settori e sempre più penetrando in altri prima rimasti immuni, dall’edilizia al commercio, dal turismo alla finanza;
– che 1’ impatto negativo della ‘ndrangheta sull’economia legale, col suo effetto depressivo e distorsivo sugli investimenti produttivi, è elemento, purtroppo, ormai storicamente e giudiziariamente acquisito;
– che lo strumento più risalente nel tempo, ma sempre attuale, per l’esercizio della forza intimidatrice criminale è il delitto di estorsione che aggredisce la libertà individuale e distrugge il patrimonio della vittima, ed in tal modo mortifica l’economia legale e sana, violando i diritti fondamentali della persona e le più elementari regole di mercato, e tra queste il diritto di impresa ed il regime della libera concorrenza, consentendo di fatto all’ organizzazione criminale di esercitare un capillare controllo territoriale sul mercato agendo in condizioni di odiosa privativa;
– che, nondimeno, nella fenomenologia delle condotte criminali adottate, rientrano altresì le condotte, anch’esse diffuse, dell’ attività delittuosa di illecita concorrenza che la impresa o azienda ndranghetista esercita nei confronti della impresa o azienda non collusa mediante atti di violenza o minaccia, nonché quelle rientranti nelle fattispecie di cui agli artt. 353 c.p. e 353 bis e 648 c.p., 648 bis c.p. e 648 ter c.p.
– che il Comune di Reggio di Calabria intende avviare in autonomia una decisa attività di contrasto in principalità al fenomeno estorsivo, favorendo la nascita e le attività delle associazioni antiracket su tutto il territorio cittadino, attivando le costituzioni di parte civile nei relativi processi in qualità di persona mediatamente offesa ed incoraggiando le denunce degli operatori economici e assistendo le vittime del reato.
CONSIDERATO
– che, in coerenza con le finalità di “politica antimafia” che questa Amministrazione intende perseguire, appare opportuno ed urgente avviare un’azione politico-amministrativa di efficace contrasto al racket ed alla attività delinquenziali delle imprese ‘ndranghetiste ed a tal fine incoraggiare tutti i soggetti economici, nella misura in cui essi scelgono di resistere alle intimidazioni delle organizzazioni criminali, affinché denuncino l’estorsione ovvero i delitti previsti e puniti dagli artt. 353 c.p., 353 bis, 648 c.p, 548 bis c.p., 648 ter c.p. e 513 bis del codice penale, anche nel settore degli affidamenti di lavori, servizi e forniture dell’Ente locale, così raggiungendo, inoltre, la finalità non secondaria di agevolare la formazione di un libero mercato realmente concorrenziale, affrancato sia dalla imposizione e dal sopruso delle organizzazioni criminali sia dalla alterazione della parità delle posizioni competitrici in forza dell’utilizzazione di rilevanti risorse economiche liquide di provenienza delittuosa;
RILEVATO altresì:
– che certamente i delitti in materia di estorsione e quelli di illecita concorrenza con minaccia e violenza, perpetrati sul territorio cittadino, legittimano, per orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, l’intervento dell’ Ente territoriale quale persona offesa /danneggiata – parte civile nei procedimenti penali concernenti detti reati, a difesa di interessi generali dell’ intera collettività, tra i quali, certamente, la libertà di impresa e la libera concorrenza, non meno che sotto il profilo della tutela delle libertà e di essenziali diritti primari di rango costituzionale e non da ultimo dell’immagine della Città e della cittadinanza;
– che la vigente normativa – comunitaria e nazionale – in tema di appalti pubblici consente al Responsabile del procedimento di affidare – nel pieno rispetto dei principi comunitari di non discriminazione, rotazione, parità di trattamento, proporzionalità e trasparenza – appalti di lavori, servizi e forniture in economia e appalti di lavori con valore inferiore alla soglia comunitaria e, comunque, non superiori ad € 1.000.000,00 ad operatori economici selezionati su invito della Stazione Appaltante (art. 122, comma 7 del D. Lgs. 163/2006);
– che il principio di “economicità” nell’affidamento e nell’esecuzione dei contratti pubblici può essere subordinato, nei limiti consentiti dalle leggi vigenti e regolanti la materia, ad “esigenze sociali rilevanti” valutate dalla Stazione appaltante, esigenze che questa Amministrazione individua, certamente, nella attivazione di misure concrete di sostegno alle imprese e ai professionisti che denunciano il fenomeno del racket e quello di cui all’art. 353 c.p., 353 bis c.p. e 513 bis c.p. nonché 648, 648 bis e 648 ter dello stesso codice
– che è intenzione di questa Amministrazione valutare la opportunità di introdurre ulteriori misure di sostegno alle imprese e ai professionisti denuncianti fenomeni di racket e/o del tipo e portata delittuosa di cui agli articoli del codice penale citati, anche nella direzione della scelta di “meccanismi premiali” in tema di appalti e di estendere l’ambito di intervento a favore di imprese ed aziende geneticamente mafiose, ma che, in seguito, mediante provvedimenti di sequestro emessi dalla Autorità giudiziaria, abbiano imboccato un percorso di definitivo affrancamento dal sodalizio mafioso che le aveva generate;
Si ritiene pertanto :
– che uno tra gli strumenti più efficaci per incoraggiare simili condotte di presa di coscienza civica e di collaborazione fattiva nella prospettiva di istituire una reale e normale concorrenza tra gli operatori economici, può essere rappresentato dalla collocazione dei denuncianti in un elenco integrante “circuito preferenziale” di partecipazione agli affidamenti in economia e agli affidamenti di lavori fino alla somma di € 1.000.000,00, poiché, a parte il valore etico della scelta della denuncia, è primario interesse pubblico sostenere i comportamenti di ” resistenza ” alla imposizione delle organizzazioni criminali e tanto poiché le misure di “sostegno” ai denuncianti i fenomeni estorsivi o similari del tipo individuato non solo non costituiscono un’indebita premialità, ma fungono da elemento che agevola il ripristino di forme essenziali di reale libertà e concorrenzialità del mercato;
– che la repressione delle attività estorsive o equipollenti, dalla ricettazione al riciclaggio o al reimpiego di capitali di provenienza delittuosa fino, ed a maggior ragione, alla turbativa di asta pubblica o del procedimento di scelta del contraente, che già in sé sono idonee ad alterare il flusso ordinato della economia locale e generale ed il buon andamento della pubblica amministrazione, è valore la cui tutela deve essere garantita da tutti i soggetti istituzionali senza esclusione in quanto i fenomeni delittuosi in esame incidono, compromettendoli, sulla libertà personale e sulla libera attività delle imprese, limitandone la potenzialità economica e potendone determinare le condizioni di crisi e di estromissione dal mercato, che rimane perciò riservato a quelle colluse in regime di esclusiva, cagionando così ovvio e consequenziale danno alla collettività che ne sopporta i maggiori costi sia economici che sociali esitati dalla perdita di occupazione;
– che l’elenco in cui i denuncianti saranno inseriti si fonda su cinque distinti livelli di intervento, individuati in base ai diversi importi degli affidamenti e consistenti in:
- acquisizioni di beni, servizi e lavori in economia mediante cottimo fiduciario fino ad un importo inferiore ad € 40.000,00;
- provvedimenti in caso di somma urgenza;
III. lavori da affidarsi mediante cottimo fiduciario da € 40.000,00 ad € 200.000,00 e, nelle forniture e servizi da affidarsi mediante cottimo fiduciario, da € 40.000,00 ad € 193.000,00;
- lavori superiori ad € 200.000,00 e inferiori ad € 500.00,00;
- lavori superiori ad € 500.00,00 e fino ad € 1.000.000,00;
– che, per gli affidamenti del primo e secondo livello, il responsabile del procedimento attinge, prioritariamente e con prelazione rispetto al mercato, dall’elenco ogni qual volta ricorre la necessità di disporre affidamenti in economia o provvedimenti di somma urgenza; gli operatori economici selezionati devono essere, in ogni caso, muniti di tutti i requisiti soggettivi ed oggettivi previsti dalla legge;
– che, per gli affidamenti del terzo, quarto e quinto livello, il responsabile del procedimento attinge invece all’elenco in via concorrente rispetto al mercato, in modo da creare un meccanismo di regolamentazione dei principi di non discriminazione, turnazione e parità di trattamento nell’ambito della procedura di invio degli inviti agli operatori economici e non altererà, pertanto, le regole della concorrenza preposte a regolare la scelta, da parte dell’ente locale, del miglior contraente, il quale ultimo dovrà, comunque, essere munito di tutti i requisiti soggettivi ed oggettivi previsti dalla legge,
– che già è incardinato nel Gabinetto del Sindaco il Servizio Legalità e Beni Confiscati, con apposito Consigliere Comunale delegato, cui competerà la gestione dell’elenco, sia per quanto riguarda la verifica delle domande di accesso, che per i controlli, verifiche successive e aggiornamenti,
– che la verifica dei requisiti soggettivi e di carattere tecnico e finanziario sarà svolta ordinariamente dal responsabile del procedimento.
Recupero evasione fiscale
Tra i più importanti obiettivi da perseguire rientra la atavica criticità legata al recupero dell’evasione fiscale.
Il contrasto all’evasione delle imposte comunali è un importante tema che deve essere affrontato con una misura strutturale. Ci si riferisce, in particolare, alla ricerca degli evasori totali, ovvero dei contribuenti sconosciuti al Comune (tra i principali responsabili, peraltro, del disavanzo comunale). Con riferimento alla tassa sui rifiuti gli evasori, non essendo “in regola”, tendono a depositare gli stessi in luoghi impropri, procurando gravi disagi alla collettività (in termini igienico-sanitari, di decoro, ecc.).
La nostra proposta
E’ utile ricordare che, in materia di accertamento e di contrasto dell’evasione dei tributi comunali, esistono ampie e consolidate previsioni normative che consentono agli Enti, tra l’altro, di condividere le banche dati e i Sistemi Informativi Territoriali.
L’Agenzia delle Entrate (Catasto), ad esempio, è in grado di individuare le cosiddette “case fantasma” mediante un aggiornamento delle informazioni catastali relative agli immobili presenti nel territorio.
Si tratta di verificare se tutti i proprietari di immobili, i nuclei familiari e le attività produttive/artigianali/commerciali hanno un’utenza intestata.
L’evasione potrebbe essere recuperata in 3 anni adottando il seguente piano:
- formazione di una piccola task force (5/6 tra impiegati, funzionari, dirigenti);
- messa a punto di una piattaforma informatizzata condivisa tra Enti possessori di banche dati e di Sistemi Informativi Territoriali;
- individuazione e verifica delle utenze mediante “ricerca per obiettivo”;
- adozione dei provvedimenti d’Ufficio conseguenziali;
- definizione di “correttivi” per l’effettuazione di un prelievo tributario commisurato alla effettiva capacità contributiva del cittadino.
Se ognuno versa i tributi dovuti, ciascuno secondo le proprie possibilità, pagheremo di meno e avremo migliori servizi.
Asseverazione contributiva
L’amministrazione comunale favorirà dei protocolli d’impresa con il Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro per l’utilizzo della c.d. Asseverazione contributiva. Si tratta di uno strumento che permette di asseverare la regolarità contributiva e retributiva delle imprese nella gestione dei rapporti di lavoro, semplificando gli adempimenti e promuovendo al tempo stesso la cultura della legalità. È un procedimento di certificazione di terza parte imparziale che risulta coerente con i canoni di quanto previsto dalla norma ISO 17022:2011. Negli appalti pubblici assume particolare rilievo in quanto viene rispettato il principio di trasparenza cioè quello di rendere visibili, pubbliche e non segrete tutte le operazioni interne all’azienda. Tale sistema integra gli ordinari sistemi di controllo e mira a favorire le imprese che si dotano di uno strumento accessorio che tutela anche l’ente pubblico nel caso di affidamento di servizi e pubblici appalti.
Controllo del territorio: Polizia locale e Protezione civile
La sicurezza è un bene comune funzionale per il pieno sviluppo e il “bene-essere” delle persone. Garantire la sicurezza di una comunità significa adottare misure che consentano di poter condurre serenamente la propria vita e le proprie occupazioni. Sentirsi sicuri è essenziale per poter vivere civilmente e sviluppare le proprie potenzialità e ciò non può mai darsi per scontato. Negli ultimi anni, infatti è aumentato il senso di insicurezza della collettività.
La criminalità, di regola, si sviluppa laddove la società rimane indifferente ad essa, pertanto è necessario continuare e rendere più forte la stretta e fattiva la collaborazione con le Forze dell’ordine sul territorio, specialmente i Carabinieri, affinché legalità e sicurezza siano sempre più una garanzia.
Il problema della sicurezza urbana e la tutela dell’ordine pubblico possono trovare maggiori benefici nel più ampio coinvolgimento di tutti i soggetti, istituzioni e cittadino, per il monitoraggio e per la segnalazione di tutti i fenomeni che possono costituire un pericolo per la comunità, in modo da comprenderne le dinamiche sul territorio, intercettarli sul nascere e ristabilire l’ordine pubblico.
Polizia locale e ordine pubblico
In primo luogo va sottolineato che in Regioni più attente alla sicurezza del cittadino (come la Lombardia, il Veneto , l’Emilia Romagna e la Puglia) la politica ha investito sull’efficienza della Polizia locale e nella capacità di servirsene per implementare le attività di controllo del territorio. Occorre rivedere il regolamento del Corpo di Polizia municipale con accorgimenti che possano prevedere decreti attuativi volti all’incremento del personale, alla riorganizzazione dei servizi e alla formazione professionale continua destinata a tutto il personale. Nello specifico :
Dotazioni e formazione
- Migliorare le attrezzature della Polizia Locale come permesso dalla recente normativa regionale, utilizzando anche i fondi messi a disposizione dalla Regione Calabria. Già oggi è possibile fornire in dotazione agli agenti di Polizia Locale il bastone estensibile e lo spray urticante: equipaggiamento che, dopo adeguata formazione, permetterà di aumentare la sicurezza del personale e della cittadinanza.
- Migliorare l’interconnessione delle sale operative delle Forze dell’Ordine e dei corpi di Polizia Locale attraverso una maggior cooperazione tra gli stessi e l’utilizzo e la condivisione di adeguati strumenti.
- Migliorare la formazione degli agenti di Polizia Locale con ad esempio, corsi di disbrigo pratiche della polizia giudiziaria, corsi sulla privacy, corsi al poligono di tiro dinamico.
Controllo del territorio
- Implementare i servizi di Video sorveglianza
- Acquisire anche alcune telecamere mobili per permettere il controllo temporaneo di zone specifiche e sensibili a rischio di furto o sistematicamente oggetto di reati quali, ad esempio l’abbandono di rifiuti.
- Introduzione di figure con formazione specifica a sostegno della polizia locale per il pattugliamento del territorio soprattutto nelle ore serali, quelle che statisticamente sono più esposte a furti e infrazioni.
Rendere inoltre operativa la figura dell’assistente civico/operatore di quartiere, anche con il coinvolgimento di associazioni d’arma del territorio; si tratta di volontari che dovranno essere formati dalla Polizia Locale e che potranno fare attività di osservazione e presidio del territorio per poi fare segnalazioni direttamente alle forze dell’ordine.
Informazione e sicurezza personale
- Proseguire con la programmazione di Incontri pubblici con le forze dell’ordine del territorio, e organizzare convegni, dibattiti e tavole rotonde, rivolti alla cittadinanza su tematiche specifiche quali: educazione civica, legittima difesa (con magistrati e forze dell’ordine), violenze domestiche (con centri antiviolenza), truffe agli anziani, cyberbullismo e web sicuro.
- Proporre i corsi di difesa personale gratuiti per le donne dai 16 anni.
- Promuovere e fornire formazione specifica sull’utilizzo di applicazioni per smartphone destinate alla sicurezza che permettono di segnalare alle forze dell’ordine situazioni a rischio e le coordinate della propria posizione.
Servizio di vigilanza privata
Rivedere le modalità di fornitura del servizio ricalibrando il numero di passaggi serali e notturni per la vigilanza sugli edifici e sui parchi pubblici, effettuati dalle guardie giurate, in modo che garantiscano un controllo più funzionale e capillare.
Sicurezza stradale
- Rendere più sicuri gli attraversamenti pedonali aumentandone la visibilità con una maggiore illuminazione ed un’evidenziazione dell’area di attraversamento.
- Riduzione della velocità dei mezzi sulle vie più sensibili e rischiose.
- Moderazione del traffico nelle zone residenziali anche attraverso utilizzo di dossi.
- Come per le tematiche concernenti l’ordine pubblico, anche per la sicurezza stradale è opportuno continuare a promuovere l’informazione attraverso incontri con le forze dell’ordine e le associazioni su temi quali: educazione stradale dei giovani, sicurezza stradale.
Protezione Civile e Gruppo Comunale
- Aggiornamento piano protezione civile comunale;
- Potenziamento Colonna mobile comunale;
- Riorganizzazione del volontariato;
- Riqualificazione (nomina Coordinatore e staff) del Gruppo Comunale di Protezione Civile.
Sicurezza sui luoghi di lavoro e contenimento dei contagio da SAR-CoV-2
L’amministrazione comunale si deve impegnare al rispetto della normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro per come regolamentata dal Testo Unico 81 del 2008.
Tale disciplina rappresenta il principale punto di riferimento per garantire ai lavoratori un ambiente lavorativo salubre e sicuro, stabilendo tutte le misure preventive a tal fine indispensabili e necessarie per ridurre al minimo i rischi connessi al lavoro. E’ necessario pertanto favorire : una formazione adeguata per i dirigenti, i lavoratori e i rappresentanti dei lavoratori; il controllo sanitario dei dipendenti; la programmazione e la messa in atto di misure finalizzate ad assicurare la sicurezza sul lavoro, anche adottando buone prassi; la sostituzione di eventuali oggetti pericolosi con oggetti meno pericolosi; la valutazione di eventuali rischi per l’incolumità delle persone, e, di conseguenza, la riduzione del numero di persone esposte a tali rischi. Sarà sancita anche l’obbligatorietà di un’azione di prevenzione, finalizzata a dare una conoscenza adeguata ai lavoratori dei loro diritti.
Il periodo di emergenza sanitaria connessa alla pandemia da SARS-CoV-2 ha portato alla necessità di adottare importanti azioni contenitive che hanno richiesto, fra l’altro, la sospensione temporanea di numerose attività produttive. Secondo stime riportate nella memoria scritta presentata dall’ISTAT al Senato della Repubblica in data 25.03.2020, l’insieme dei settori attualmente non sospesi comprende 2,3 milioni di imprese (il 51,2% del totale). Questo insieme rappresenta un’occupazione di 15,6 milioni di lavoratori (66,7% del totale), mentre i sospesi ammontano a circa 7,8 milioni (33,3%). Tuttavia, in considerazione del dato reale al netto di tutte le forme di lavoro a distanza e dell’incentivazione dei periodi di congedo e ferie, è stimabile, pure in assenza di un dato puntuale, che circa il 25% dei lavoratori hanno continuato a lavorare in presenza (es. strutture socio-sanitarie, forze dell’ordine, forze armate e i servizi essenziali della pubblica amministrazione, la filiera alimentare, le farmacie, i trasporti, ecc.). I provvedimenti adottati con il decreto del 10 aprile 2020 hanno ulteriormente ampliato la platea dei settori attivi e nella versione attuale i dati sono stati aggiornati conseguentemente. Le misure contenitive che hanno riguardato il mondo del lavoro si sono rese necessarie per ridurre le occasioni di contatto sociale sia per la popolazione generale, ma anche per caratteristiche intrinseche dell’attività lavorativa per il rischio di contagio. Il fenomeno dell’epidemia tra gli operatori sanitari – che sicuramente per questo ambito di rischio è il contesto lavorativo di maggior pericolosità – ha fatto emergere con chiarezza come il rischio da infezione in occasione di lavoro sia concreto ed ha determinato, come confermato anche dalle ultime rilevazioni, numeri elevati di infezioni pari a circa il 10 % del totale dei casi e numerosi decessi. Tale fenomeno è comune ad altri paesi colpiti dalla pandemia.
Per tali motivi, occorre adottare misure graduali ed adeguate al fine di consentire, in presenza di indicatori epidemiologici compatibili, un ritorno progressivo al lavoro, garantendo adeguati livelli di tutela della salute e sicurezza di tutti i lavoratori. Al fine di contribuire a fornire elementi tecnici di valutazione al responsabile politico per la determinazione di livelli di priorità progressiva di interventi, è necessario tenere in considerazione le specificità dei processi produttivi e delle modalità di organizzazione del lavoro che nell’insieme possono contribuire alla caratterizzazione del rischio.
Dissesto idrogeologico
Il territorio nel quale viviamo non è di per sé immutabile. Eventi quali frane, alluvioni, variazioni della linea di costa marina, ecc. sono eventi del tutto naturali con i quali la conformazione orografica del suolo si evolve nel tempo.
Alcuni di questi fenomeni sono innescati da eventi meteorologici naturali, dall’azione del mare, o da terremoti che, uniti alla particolare natura geologica del territorio calabrese, e reggino in particolare, determinano dinamiche evolutive naturali importanti del nostro territorio.
L’impatto dell’urbanizzazione e degli altri aspetti dell’attività antropica, si vanno ad inserire in questo quadro di per sé naturalmente mutevole.
Nel caso del territorio reggino, la mancata attuazione di opportune pianificazioni di sviluppo del tessuto urbano, l’enorme fenomeno dell’abusivismo edilizio, che ha portato a costruire considerevoli porzioni del tessuto urbano in zone già a forte e naturale rischio di instabilità idrogeologica (fiumare ed immediate loro pertinenze, versanti collinari instabili, zone immediatamente limitrofe alla linea di riva, perdite idriche e fognarie incontrollate, ecc.), hanno contribuito ad elevare esponenzialmente i fattori scatenanti eventi di dissesto idrogeologico, con conseguenze spesso disastrose per la città, sia in termini di vittime, sia in termini di impatto economico sulle finanze comunali.
Eventi quali frane, smottamenti, esondazioni anche di piccolissimi corsi d’acqua “trasformati” in viabilità locale, oltre al più importante costo in vite umane spezzate, hanno una rilevanza finanziaria notevole sul bilancio dell’amministrazione, che si ritrova a far fronte continuamente ad opere di manutenzione straordinaria e ordinaria che una pianificazione a medio e lungo termine di opere di mitigazione del rischio idrogeologico, unita a regolari lavori di manutenzione, riuscirebbe invece a rendere meno impattanti.
A tal fine, sarebbe utile indirizzare l’impegno dell’amministrazione comunale su linee di intervento quali:
- Severa attuazione delle linee di pianificazione urbana previste dalle norme vigenti
- Riqualificazione del tessuto urbano finalizzato ad una riduzione dell’impatto dello stesso su aree particolarmente sensibili sotto l’aspetto idrogeologico (versanti collinari instabili, fiumare, valloni anche di piccole dimensioni e loro pertinenze, zone costiere, ecc.)
- Mappatura e riqualificazione delle reti idriche e fognarie con programmazione di interventi di manutenzione straordinaria che vertano alla sostituzione dei tratti fortemente ammalorati, piuttosto che a riparazioni tampone anche quando è necessaria una sostituzione delle condotte
- Riqualificazione, ripristino e regolare costante manutenzione delle opere di regimentazione delle acque meteoriche stradali
- Previsione di specifiche poste di bilancio comunale dedicate ad interventi di pronto intervento in emergenza specifici per eventi di dissesto idrogeologico
- Previsione di specifiche poste di bilancio comunale dedicate ad opere di manutenzione programmabile di mitigazione del rischio (pulizia periodica di alvei e foci delle fiumare, piccoli tratti di costa in erosione, pulizia periodica di caditoie ed altre opere di regimentazione delle acque meteoriche, ecc.), di specifica competenza comunale
- Demolizione e ricollocazione di tratti di viabilità attualmente esistenti in alveo fluviale e torrentizio
- Politiche di contrasto e repressione di opere di abusivismo edilizio anche tramite progressiva demolizione delle costruzioni illecite nelle aree più sensibili
- Chiusura delle rotte arginali, in maniera tale da impedire accessi in alveo fluviale per attività illecite di sversamento rifiuti o anche di semplice attraversamento viario
- Individuazione di specifiche fonti di finanziamento per la programmazione e realizzazione di opere strutturali per la mitigazione del rischio idrogeologico
Particolare attenzione sarà dedicata alle fiumare presenti all’interno del territorio comunale che dovranno essere riqualificate, innanzitutto attraverso una puntuale bonifica delle aree ricoperte dai rifiuti e relativa chiusura dei varchi di accesso abusivi. Successivamente, andrà effettuata una pulizia con l’eliminazione della vegetazione arborea ed arbustiva nei tratti interessati dal deflusso delle acque ed una contemporanea riprofilatura dell’alveo ripristinando, laddove possibile il naturale decorso fluviale.
Inoltre, lungo i corsi d’acqua oramai canalizzati ed antropizzati nella zona urbana (Calopinace e Sant’Agata) andranno ultimati/o implementati i lavori di viabilità arginale prolungando, nel caso del Calopinace, o realizzando nel caso del Sant’Agata, le bretelle di comunicazione con le frazioni interne di Cannavò , San Sperato e Gallina.
Naturalmente, il materiale inerte prelevato dalle fiumare, opportunamente caratterizzato, potrà essere riutilizzato come terre e rocce da scavo sia in loco che anche in eventuali altri siti, sia per la creazione di rilevati, ripascimento delle spiagge ecc. o anche come inerte per calcestruzzo. Laddove invece, i corsi d’acqua presentano ancora un’area golenale priva di opere antropiche, si potrebbe effettuare una riqualificazione delle stesse, e dopo opportuna pulizia impiantare colture autoctone, nelle zone non più interessate dall’azione delle acque, e la creazione di percorsi naturalistici, aree picnic e aree gioco soprattutto nelle zone periferiche prive di aree verdi attrezzate (Torrente Scaccioti, Fiumara Valanidi, Fiumarella di Lume, Gallico e Catona), con la creazione di punti ristoro.