Da Raffaele Pezzano e Domenico Ferraro, della segreteria aziendale FIALS, riceviamo e pubblichiamo. Dopo aver messo a conoscenza il presidente Scopelliti dell’attuale situazione, gravissima e non più sostenibile, dei dipendenti di Acquereggine, dopo aver ascoltato con attenzione le parole sue e dell’assessore alle infrastrutture e lavori pubblici Gentile, il dirigente generale del dipartimento Laganà, il dirigente del settore idrico Pallaria tiriamo oggi le somme di quanto accaduto da quell’11 di ottobre. La disponibilità della Regione a configurarsi come garante dei diritti di tutti i dipendenti di Acquereggine necessita di atti concreti ; registriamo la risposta del Governatore a due missive inviate dall’azienda, risposte che ci sono giunte per conoscenza, nelle quali, viene dichiarata la preoccupazione per il pericolo di sconvolgimento dei livelli occupazionali, in una Regione sconvolta da immani tragedie sociali. E questo è un primo passo fondamentale. Concrete sono invece le azioni che Acquereggine sta intraprendendo e che vedono avviate le procedure di messa in liquidazione dell’azienda in mobilità per tutti i dipendenti. Il tempo passa e noi vediamo sempre più vicino l’avverarsi delle nostre paure peggiori, che ormai da tempo stiamo disperatamente e inutilmente denunciando: se Comuni come Villa San Giovanni dichiarano apertamente di non voler rinnovare l’affidamento della gestione del segmento depurativo ad Acquereggine, come si può pensare di mantenere occupati tutti i 150 dipendenti?
La compostezza e lo spirito di abnegazione del personale tutto, che da anni presta il fianco ai disagi dovuti ai cronici ritardi nel pagamento degli stipendi senza tuttavia mai venir meno ai propri doveri e garantendo non solo il servizio minimo, ma il servizio massimo compatibile con le risorse a disposizione, non sono stati apprezzati da un sistema evidentemente non pronto ad affrontare l’importante sfida della gestione del Servizio Idrico Integrato. Parliamo, tra l’altro, di un servizio di pubblica utilità, che dunque dovrebbe essere al centro dell’attenzione di ogni amministratore attento e oculato e dovrebbe essere tra i primi a venire retribuito. E invece siamo per l’ennesima volta qui a denunciare il mancato pagamento di tre mensilità arretrate, l’assenza di qualsiasi tipo di copertura per i quattro stipendi che mancano fino alla fine dell’anno e, ancora più grave, l’assenza di qualsivoglia garanzia di mantenimento dei livelli occupazionali futuri. Il tempo delle parole è ormai scaduto; non è più la corrispondenza cartacea, sterile e inutile, quella che vogliamo vedere, ma atti e risultati tangibili. Che questo sia il momento di agire pare lo abbiano capito solo i vertici di Acquereggine, che hanno pensato bene di attivare le procedure di messa in liquidazione della società e di messa in mobilità per tutto il personale. È ora che la politica, quella vera, dimostri di essere capace di operare per il bene comune sia esso rappresenti i lavoratori sia esso rappresenti il diritto dei cittadini ad un ambiente pulito. Dateci un segnale del rispetto che avete nei confronti del territorio che vi ha sostenuto ed eletto, infondendo in voi speranze e aspettative. E soprattutto, non permettete che vada persa la professionalità che il personale di Acquereggine ha dimostrato di possedere, quando ha potuto farlo, per gestire i segmenti del Servizio Idrico Integrato consegnati.