L’appuntamento è a mezzogiorno di questa domenica autunnale e finalmente un pò assolata. Presso la sala riservata alle conferenze del Centro Sportivo Sant’Agata, è prevista la presentazione alla Stampa del neo tecnico amaranto Ivo Iaconi. C’è, ovviamente, il presidente Foti in tenuta informale e “domenicale” come lo stesso commenta, c’è la sua signora Gabriella, il vice presidente Remo con un sorriso a 32 denti, qualche suo diretto collaboratore e l’immancabile signora Porcino. Puntualissimi Foti e Iaconi (nella foto) entrano in una sala stampa affollatissima di colleghi e fotoreporter. Gli onori di casa li fa Foti che invita i giornalisti a chiacchierare con il nuovo mister salvo poi liberarlo e fermarsi lui ad intrattenersi ed a rispondere alle domande personalmente.
Abruzzese di Teramo, nato 53 anni fa, Iaconi lasciò il calcio giocato, dopo la retrocessione dalla C2 al CND del suo Giulianova di cui fu capitano e dove giocò negli ultimi 10 anni. Per due stagioni allenò la Sambenedettese in Serie C1, dove suo fratello Andrea era il direttore sportivo. Nel 1994 ricominciò dal CND alla guida del Taranto. Vinse il campionato, ma l'anno dopo (stagione '95-'96) in serie C2 non ebbe fortuna e fu esonerato. Nonostante il licenziamento, la stagione successiva saltò in C1 al Trapani, ma retrocesse. Le stagioni poco positive, dovute all'inesperienza, contribuirono alla sua crescita professionale e infatti iniziò a collezionare promozioni. Con la Fermana (C1) si salvò il primo anno, al secondo arrivò primo traghettando la società marchigiana per la prima volta in Serie B. Il successo, bello ed inaspettato, ebbe un epilogo amaro: nei cadetti la squadra retrocesse e passò al Catania, in C1, ma venne esonerato dopo sette gare. Dopo un anno di riflessione venne ingaggiato dal Pescara dove era ancora direttore sportivo il fratello Andrea. In due anni riportò la squadra in serie B, ma nei cadetti la sorte gli fu avversa: dopo una metà stagione di buon livello, la situazione precipitò e Iaconi venne esonerato. A febbraio del 2005 guidò il Pisa (C1) per pochi mesi. A giugno 2005, dopo qualche riluttanza iniziale, accettò la panchina del Frosinone. La squadra ciociara, reduce da una stagione di C1 culminata con l'eliminazione nella semifinale play-off contro il Mantova, puntava al salto in serie B. Il primo posto andò al Napoli di Edy Reja ed ai play-off Iaconi conquistò la storica promozione fra i cadetti. Nella stagione 2006-2007, Iaconi è riconfermato in Serie B alla guida del Frosinone. Con la squadra frusinate Iaconi affronta un campionato di altissimo livello con squadre eccellenti (Juventus, Napoli, Genoa, Bologna, Brescia etc.) concludendo il campionato con un'ottima salvezza a 50 punti, conseguita con un turno d'anticipo grazie alla vittoria per 2-0 sull'Albinoleffe. Nel giugno del
Mister, è qui per cercare di centrare ancora l’obiettivo della promozione o…?
“Con la Società non abbiamo parlato per nulla di A. Credo che si debba fare un passo alla volta e prima è necessario che ci tiriamo fuori dalla situazione di classifica in cui siamo. Fatto questo vedremo il da farsi anche se mi pare assurdo parlare di promozione in A in queste condizioni. E’ una situazione molto difficile e bisogna prenderne atto e se un allenatore molto bravo come Novellino non è riuscito ad invertire la tendenza dei risultati allora questa squadra ha dei problemi abbastanza evidenti e che necessitano prima di ogni altra cosa di essere risolti.”
Come ha visto la squadra?
“Mi ha colpito soprattutto la lentezza nella manovra ed è una cosa che non mi piace affatto. Il problema non è solo fisico ma anche psicologico. Dobbiamo lavorare molto insomma.”
Cambierà qualcosa a Lecce (martedì sera è previsto il recupero della IX^ giornata, n.d.r.)?
“Assolutamente si, altrimenti che sarei qui a fare?”
Quando ha avuto il primo contatto con il presidente Foti?
(Il mister cerca con lo sguardo il presidente che gli sta accanto, ma non lo trova ed allora risponde autonomamente). “Ieri mattina telefonicamente e poi ci siamo incontrati a Milano.”
Visto l’organico che ha a disposizione, cosa crede si possa fare?
“Certamente molto di più di quello che gli ho visto fare finora.”
Quanto conta l’impatto iniziale, quello tra lei e la squadra s’intende?
“Molto, moltissimo. Il cambio dell’allenatore porta certamente delle novità e non è facile cambiare le cose in qualche giorno. Mi chiedete in quanto tempo si vedrà qualcosa di nuovo? Diciamo in un mesetto. Io pretendo maggiore attenzione, maggiore consapevolezza, maggiore professionalità e maggiore personalità. Tutte cose queste che evidentemente la classifica dice che non ci sono state in quantità necessaria. La squadra è giù di morale, silenziosa. Sono certamente momenti difficili aggravati, per giunta, dalla consapevolezza dell’assunzione di responsabilità da parte loro e dal legame con il mio predecessore di cui ne ha determinato l’esonero. Con l’impegno di tutti, però, ricreando lo spirito di gruppo si può risalire la china. Forse questa squadra è stata sopravvalutata, forse non ha i valori per la promozione diretta in A, ma certamente non è nemmeno da Prima Divisione.”
La Reggina segna poco e subisce molti goal, dipende solo dalla velocità con cui si esprime?
“Certo che si. Se si attacca lentamente allora l’avversario ha il tempo e la possibilità di rientrare e sistemarsi al meglio. Se si difende lentamente allora l’avversario, più veloce, ha la possibilità di anticipare e concludere.”
Sotto la sua guida che Reggina vedremo?
“La Reggina vera, quella che ho conosciuto negli anni di A ed anche prima, ha delle sue particolari prerogative: lotta, agonismo, furore, grinta e soprattutto umiltà. La Società, e di conseguenza anche la squadra, ha forse, in questo momento, perso qualcuna delle sue qualità che in passato l’hanno resa grande. Mi trovo in una grande Società che mi dà una grande opportunità, ho il dovere di cercare di non sbagliare.”
Che campionato di B è questo? Anomalo?
“Credo che sia scaduto di livello, certamente difficile e dove regna un grande equilibrio. Non direi anomalo, anomalo lo era quando c’erano Juventus, Napoli, Genoa e Bologna.”
Cosa pensava della Reggina osservandola, fino a ieri, da fuori?
“Penso che la Società ha costruito una grande squadra destinata alla promozione in A, ha preso un allenatore altrettanto grande che la B l’ha vinta tante volte. I problemi possono essere stati moltissimi e, di certo, sentirò a breve Walter Novellino. Ma ripeto, la cosa più importante adesso è tirarsi fuori dalla zona retrocessione, lasciare il quart’ultimo posto e ricominciare a vincere” (la vittoria manca addirittura dal 28 settembre dopo il
Cosa chiederà ai suoi uomini?
“Voglio una Reggina che sappia far tutto: attaccare, difendere, gestire la gara senza alcuna forma di timore o di paura nei confronti di nessuno degli avversari che andremo ad affrontare. Sono qui per lavorare con l’organico che mi ha messo a disposizione la Società e con il nuovo Direttore Sportivo”. (A tal proposito si vocifera di un imminente arrivo di Gianni Rosati, n.d.r.).
Come pensa di cambiare il trend negativo della squadra?
“Semplice, facendo l’allenatore. Cercherò di migliorare i giocatori sotto l’aspetto tecnico, tattico e soprattutto psicologico. Cercherò di costruire un gruppo, cosa che apparentemente manca e cercherò di evitare gli errori sinora commessi.”
L’obiettivo qual è?
“Come detto, quello di tirarci fuori dalla posizione di classifica in cui ci troviamo. Sono in una delle poche Società che fa calcio sul serio e che, sono certo, tornerà a farlo.”
Benvenuto a Reggio mister e buon lavoro.
Iaconi lascia la sala stampa e adesso tocca a Foti rispondere ai cronisti, non prima di una premessa.
“Avendo ascoltato parlare Iaconi, mi conforta l’impressione che ho avuto di lui sin dal primo approccio, adesso servono i fatti ma sono certo che abbiamo imboccato la strada giusta. Attraverso il lavoro, l’impegno, il sacrificio, dobbiamo riprendere la strada sulla quale ci siamo smarriti.
Presidente, dopo l’”era Mazzarri” questo è il terzo anno in cui con gli allenatori non abbiamo molta fortuna. (Sono 6 gli allenatori presi e sostituiti in poco più di 2 anni solari: Ficcadenti, Ulivieri ed Orlandi durante la stagione 2007/2008 ed ancora Orlandi, Pillon e nuovamente Orlandi nella stagione 2008/2009, fino ad arrivare a Novellino e, adesso, Iaconi in quella 2009/2010, n.d.r.).
“Ha ragione. E’ una considerazione che ho fatto anch’io anche perché per la Società ha significato, e significa, un notevole esborso dal punto di vista economico”.
Nei 23 anni di Reggina sotto la sua gestione (prima come amministratore delegato con alla guida Pino Benedetto e poi come presidente, n.d.r.), mai si era assistito all’”esonero” del Direttore Sportivo. A cosa dobbiamo questa “prima”?
“Negli ultimi tempi ho dichiarato che ritenevo responsabili della situazione che stiamo vivendo in primis me stesso con una percentuale del 34%, e poi tanto Novellino quanto Martino al 33% ciascuno. Ritengo che tutte le scelte che sono state fatte e che ho condiviso ed approvato mettendo la mia firma su tutte queste facessero parte di un progetto che, alla lunga, ha dimostrato di non stare in piedi. Di fronte all’evidenza dei risultati ottenuti e sotto gli occhi di tutti, di fronte ad una squadra che non mi ha aiutato, il progetto fatto si è rivelato fallimentare per cui dovevo prendere una decisione e così ho fatto.
Cosa le ha fatto prendere questa decisione drastica solo dopo Torino? La squadra, in effetti, ha espresso lo stesso tipo di gioco imbarazzante già da molto tempo prima.
“Ho lanciato dei chiari segnali a squadra e tecnico, parlando e quasi sussurrando, sin da subito dopo la gara di Frosinone. Da allora le mie attenzioni si sono fatte sempre più intense sino ad arrivare all’epilogo di venerdì sera e di cui stiamo parlando. Alla Reggina di queste 10 gare riconosco il sacrificio e l’impegno nella prima giornata durante la gara vinta a Cesena e la velocità e lo spirito di reazione contro il Piacenza. Ma, altrettanto, le riconosco i notevolissimi limiti nell’esprimersi nelle restanti 8 gare di campionato.”
Presidente, quando i risultati non vengono in primis paga l’allenatore, in questo caso ha pagato anche il Direttore Sportivo, ed i giocatori?
“Paga anche la Società, aggiungo io. Premesso questo, ho l’obbligo ed il dovere di sostenere la squadra, fermo restando che non gli concedo alcun alibi.”