(7) Abbiamo incontrato Gianni per scambiarci gli auguri in occasione delle festività natalizie. Da tifosi della Reggina, non potevamo non scambiare quattro chiacchiere su alcune problematiche di natura societaria ormai note ai più. Ne è scaturita una chiacchierata senza filtri e senza omissioni di sorta. Ecco cosa ci ha detto.
Gianni, tu imprenditore in tutt’altro settore, com’è che sei entrato a far parte della “famiglia” Reggina? Nel luglio del 2015, fui chiamato da un caro amico giornalista. Lui, insieme agli altri associati di “Leggende Amaranto” – reduci dall’imponente successo della manifestazione pro Hospice Via delle Stelle, Reggina 88 vs Reggina 99 -, aveva già intrapreso la strada finalizzata alla riuscita del progetto “Salviamo la Reggina”. Mi chiese se volessi intraprendere quel progetto insieme ad un gruppo di altri imprenditori per far sì che il calcio di un certo livello non scomparisse dalla nostra città. Mi disse che mi avrebbe accompagnato lui alle riunioni, che avrei potuto ascoltare, guardare e toccare con mano ciò di cui si discuteva e, solo dopo, decidere se avvicinarmi alla nostra squadra del cuore o, senza problemi di sorta, declinare l’invito. Fu così che, insieme, partecipammo a qualche riunione della costituenda ASD Reggio Calabria.
Con quale spirito iniziasti il tuo percorso in amaranto, considerata la compagine che di lì a breve stava prendendo forma? Fu l’orgoglio di reggino a prevalere. Visti gli elementi che costituivano la spina dorsale della nuova Società e considerate le varie difficoltà dovute al tempo limitato a disposizione per il pagamento dell’iscrizione, nonché, come già detto, per quella forma di orgoglio personale, accettai la partecipazione all’ASD Reggio Calabria. Per rispondere più sinteticamente alla tua domanda, entrai nel “mondo Reggina” per spirito di servizio verso la città di Reggio Calabria. Con convinzione per quanto riguarda l’aiuto ai nostri colori, con molta meno semplicemente perché non conoscevo il settore in cui stavo per entrare.
Come andarono le cose nei primi periodi per l’ASD Reggio Calabria, antesignana dell’attuale Urbs Reggina 1914? Tra i bassi e gli alti ed i vari impegni giornalieri, le cose andarono gradualmente in maniera – a mio avviso – discreta per quanto riguarda la costruzione della struttura societaria. Ti dirò, qualche volta in maniera piuttosto confusionaria per via del susseguirsi degli eventi in modo repentino e senza, quindi, a volte, anzi quasi sempre, approfondire e valutare quale potesse essere la cosa veramente più giusta da fare.
Gli elementi che costituivano, ieri e forse ancora oggi, la Società con quale carattere d’impegno si dimostravano? Fortunatamente ogni elemento che costituiva, ed ancor oggi costituisce in buona parte, la Società ha dimostrato adeguata competenza – considerate le diverse professioni quotidianamente svolte al di fuori del mondo Reggina – con attenzioni ed abnegazione facendo sì, che piano piano, la Società prendesse forma e sostanza per il corretto andamento della stessa. Fu cosa preziosa che, però, non tutti hanno afferrarono al volo e, quindi, apprezzarono.
Come si era organizzata la Società? Quali gli incarichi dei soci? Quali gli obiettivi da raggiungere? Abbiamo costituito una Srl con capitale sociale interamente versato dai vari soci con i Praticò che vollero che le loro due quote raggiungessero una percentuale che gli permettesse di acquisirne la maggioranza (a tal proposito, con nostra grande sorpresa, fu costituita la P&P srl detentrice del pacchetto maggioritario). A questo punto, Demetrio (detto Mimmo) Praticò sarebbe andato a rivestire la qualifica di Presidente; l’avv. Francesco Giuffrè sarebbe stato Vice Presidente e Delegato agli Affari Legali; il figlio di Mimmo, Giuseppe, sarebbe stato il Delegato agli Affari Generali; il dr. Gianni De Caridi si sarebbe dedicato all’Area Medica; l’avv. Giandomenico Stilo, non socio ma caro amico dei Praticò – e, successivamente, anche nostro – quale esterno e nominato da loro (per ottenere la maggioranza relativa in CdA) alle Risorse Umane; io alla Gestione e Sicurezza degli Impianti sportivi. Incarichi, questi, fino ad un certo punto rispettati ma, successivamente, dissoltisi causa ingerenze altrui. In un primo momento e senza dubbio, gli obiettivi erano quelli di traghettare con onestà, onorabilità e spirito di collaborazione da parte di tutti (soci sia interni che esterni al CdA) dal primo campionato dilettantistico (Serie D) all’ultimo professionistico (la Lega Pro, oggi Serie C).
Ottenuto il ripescaggio in Lega Pro nella stagione 2016/2017, quali differenze vedi tra quel campionato da ripescata e quello attualmente in corso? Per quel che riguarda la struttura del settore tecnico, lo scorso anno avevamo dato incarico – dietro suggerimento e presentazione dei Praticò – a Gabriele Martino che si è rivelato figura efficace ma fino ad un certo punto. Pur riconoscendogli una grande esperienza come Direttore Sportivo, noi soci di minoranza avevamo chiesto, ma evidentemente non ottenuto, il non affidargli anche la Direzione Generale della Società visti i tanti impegni che già gravavano su di lui.
La decisione più importante, economicamente e non solo, riguarda il fitto del Sant’Agata e dei beni materiali della fu Reggina Calcio 1986 SpA (che, tra l’altro, furono passi obbligati affinché la richiesta di ripescaggio in Lega Pro venisse accolta). Fu presa all’unanimità? Che si sia ottenuta la concessione in affitto del Centro Sportivo da parte della Curatela, è stato fatto a mio parere conveniente sotto tutti gli aspetti. In primis quello relativo alla crescita della Società. Ma, la decisione, non fu deliberata dal CdA ma semplicemente ratificatagli solo successivamente. Come questa, in tante altre occasioni siamo venuti a conoscenza delle cose decise e fatte solo dopo la loro realizzazione, a fatti avvenuti.
Ho notato che quest’anno, in trasferta, la squadra ha al seguito solo il Presidente ed il figlio. La cosa è chiaramente in contrasto con quanto avveniva precedentemente. Come mai? Diffidenza, dissapori, divergenze? Per quanto mi riguarda, i motivi sono tanti. Salute, soprattutto, ma anche divergenze di opinioni per quanto riguardano le strategie non condivise ma portate alla mia (e non solo) attenzione solo dopo decisioni prese ed attuate senza passare dall’approvazione del CdA in quanto responsabile nei confronti di tutti i soci.
Ho saputo della riduzione delle tue quote (ma anche di molti altri oltre te): perché? Fino ad un paio di mesi addietro, detenevo, assieme ai miei tre figli, la quota del 10% circa. Recentemente, durante il CdA di fine ottobre, ho ridotto notevolmente le mie quote riducendole all’1% circa. Questo per i motivi già chiariti sopra e, oltretutto, cosa più importante, senza sapere dove stiamo andando.
Questo è il quadro, visto dall’interno, della situazione societaria dell’Urbs Reggina 1914. Tutte cose arcinonte ai più e che, Gianni, cortesemente ci ha confermato. Reggio non è una metropoli, ciò che succede a Bocale in un fiat arriva a Catona. Certo, a volte arriva edulcorata ma altre volte attiva nella sua essenza reale. Della Reggina 1914 abbiamo già detto nell’ultimo editoriale, non ci resta che attendere che le opinioni di Gianni rivestano il ruolo di monito affinché la Reggina torni ad essere REGGINA!