“Abbiamo ascoltato oggi lo sfogo ed il grido di aiuto di un giovane imprenditore di Reggio Calabria che opera nella vendita al dettaglio di calzature. La già prolungata crisi economica che, da anni, ha costretto i titolari ad abbassare la saracinesca a migliaia di attività commerciali, con le restrizioni attuali è amplificata esponenzialmente rischiando di rivelarsi il classico colpo di grazia su una categoria già gravemente provata dalle nuove difficoltà economiche provenienti dalla diffusione del coronavirus”. E’ quanto dichiara Ilaria Morace, giovane imprenditrice e Presidente aggiunto di CONFIMITALIA Reggio Calabria.
“Dopo tanti anni – ha denunciato l’imprenditore -, oggi, la banca mi ha chiuso le porte in faccia perché, per colpa della diffusione del Covid-19 e dei relativi Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, praticamente non incasso un solo euro dai primi di marzo (e, conseguentemente, non verso denaro per far fronte alle scadenze della mia azienda). In più ho 8 dipendenti che, inevitabilmente, a fine mese dovrò licenziare. Inoltre, essendo la mia società un’s.r.l., qualora lo volessi fare, non posso nemmeno versare di tasca mia perché vietato dalle norme che la regolamentano”.
“Al pari di una guerra, questo evento ha stravolto la vita di tutti: usi, consumi, necessità e priorità! Ma ciò che preoccupa maggiormente oggi, noi giovani imprenditori – dice Ilaria Morace -, è che oltre alle migliaia di vittime che hanno pagato con la vita, questo nemico comune a tutti, rischia di mieterne altrettante in termini di dignità personale e professionale. Infatti, oltre a quella contro il virus letale, noi abbiamo una seconda battaglia da affrontare che è quella della sopravvivenza economica delle nostre aziende!
L’espressione più utilizzata per riferirsi a quello che il Coronavirus è per l’economia mondiale – continua Morace -, è quella di “cigno nero”: una metafora, cioè, per descrivere un evento raro ed imprevedibile e, per questo, in grado di ribaltare l’economia. Iniziando dalla cosiddetta micro fino ad arrivare alle Borse mondiali. ll calo di traffico nelle negoziazioni è già registrabile, i primi sintomi di una crisi che si inserisce nel sistema economico di un Paese già in recessione e che, quando l’epidemia sarà sconfitta, dovrà fare i conti anche con un’emergenza che sarà altrettanto gravosa! Mentre però le grandi aziende riescono ad attrezzarsi – prosegue la giovane imprenditrice -, sperimentando lo smart working o installando nei propri uffici sistemi di prevenzione (come i lettori di temperatura che garantiscono uno screening immediato dei lavoratori prima che questi mettano piede in ufficio), per i piccoli imprenditori i lavoratori meno qualificati – ovvero quelli con un salario più basso – non andare a lavorare significa, di fatto, rimanere senza paga.
Come Referente per i giovani imprenditori della Provincia di Reggio Calabria e come Presidente Aggiunto di CONFIMITALIA Reggio Calabria, nonché come imprenditrice direttamente interessata, mi trovo a dover assistere ad una grave emergenza: le piccole aziende e le piccole imprese, create con grandi sacrifici da chi è voluto rimanere ad investire sul proprio territorio e sulle proprie competenze, e che rappresentano il patrimonio identitario di una economia meridionale che poggia le sue forze sulla volontà e sulla capacità innovativa delle nuove generazioni, rischiano il collasso!
Manca meno di una settimana al mese di Aprile – conclude Ilaria Morace – e tutte le nostre attività nel giro di poco tempo, hanno dovuto abbassare le saracinesche, perdendo guadagno e, in alcuni casi come in quello della ristorazione, anche materie prime! Non avendo l’epidemia un orizzonte temporale definito, l’unica certezza che oggi abbiamo è che, se le Istituzioni non intervengono in modo deciso e immediato bypassando (anche) le problematiche burocratiche e prevedendo ed attuando interventi fiscali di impatto, il “risveglio” domani, per tutti noi piccoli imprenditori, non solo sarà difficile ma probabilmente potrà non esserci!
Noi giovani imprenditori del sud del Paese, che siamo comunque abituati a dovere lottare (e non come qualcuno ancora ci definisce “persone poco ligie al dovere”) per il nostro futuro economico e quindi anche sociale e familiare, questa sfida che il Covid-19 ci ha imposto di affrontare, rappresenta un’ulteriore minaccia e allora, memori delle parole dell’Inno di Mameli “…Stringiamoci a coorte, siam pronti… l’Italia chiamò“!
Tutti insieme, nel nome del nostro futuro e di quello dei nostri figli! Tutti insieme – chiosa Morace – chiediamo alle Istituzioni di non condannarci alla morte come sta facendo il Coronavirus, ma di scendere in campo al nostro fianco”!