di Carmelo Regolo. A seguito della pubblicazione del piano di rientro, redatto dai signori Commissari del Comune di Reggio Calabria, è emersa la volontà di cedere le quote di maggioranza di proprietà del Comune e di trasferire a privati l'attività oggi svolta, con profitto anche per l’Amministrazione Comunale, dalla Re.G.E.S. La UGL, preoccupata per il futuro occupazionale dei dipendenti Re.G.E.S., alla luce dei contenuti della proposta avanzata dai Commissari nel piano di rientro, decide di proseguire ad oltranza lo sciopero iniziato in data odierna (ieri 4 marzo, n.d.r.) sino ad una specifica convocazione in merito.
Con questa azione i lavoratori vogliono manifestare tutta la loro rabbia e contrarietà in quanto si sentono sacrificati pur operando in un settore difficile, ad alto contenuto professionale, sempre con alto senso di responsabilità e non possono accettare che la soluzione contenuta nella proposta avanzata dalla terna Commissariale abbia come sbocco finale la perdita del posto di lavoro. Il Segretario Provinciale Terziario Commercio e Servizi, Guido Rulli.
Nota del Direttore. La nota di cui sopra, trasmessaci dal collega Carmelo Regolo ed a firma Guido Rulli, ricevuta qualche minuto fa ed integralmente pubblicata, mi obbliga a qualche doverosa considerazione. Facendo finta (ma solo facendo finta, per il momento) di trascurare e, quindi, alienando dal discorso i nomi e cognomi dei soggetti a cui vanno ascritte le gravi responsabilità che hanno, dapprima, portato allo scioglimento del Consiglio Comunale ("per contiguità con la 'ndrangheta ed in continuità con l'Amministrazione precedente" con conseguente nomina della triade commissariale dal parte del Ministro Cancellieri) e, poi, alla quantificazione della stessa triade del reale disavanzo di amministrazione da ripianare (€ 110.918.040,99), il quibus è uno ed uno solo: i gravissimi danni arrecati da qualche politico, da qualche burocrate e da qualche dirigente, in concorso tra di loro ovviamente (molti sono i procedimenti penali aperti contro costoro, anche post–mortem), perché dovrebbero essere pagati non solo dai dipendenti Re.G.E.S. in quanto cittadini (le integrazioni retrattive ricevute su acqua – non potabile – e spazzatura – non raccolta – sono già arrivate, la nuova T.A.R.E.S è pronta per partire, l’aliquota massima applicata all’I.M.U. è già storia così come la T.O.S.A.P.) ma anche in quanto lavoratori? Perché si chiede a loro, ma anche ai dipendenti Re.Ca.S.I., di pagare un prezzo così alto? In sostanza, gli 88 reggini che, da anni, lavorano indefessamente adempiendo ad un servizio ingrato (chi riscuote i tributi, da sempre, è visto come una sanguisuga spesso dimenticando ch’è tenuto a farlo per conto terzi), con professionalità, cortesia e finanche umanità dinnanzi a taluni casi, secondo la triade commissariale dovrebbero pagare un prezzo ancora più alto di quello che il reggino-medio sarà tenuto a versare nelle casse comunali. Lo ricordo a beneficio dei distratti: la Re.G.E.S. (Reggio Gestione Entrate e Servizi) è una Società per Azioni in cui l’azionista (o socio) di maggioranza è proprio il Comune di Reggio di Calabria (con il 51% delle quote) a cui si è affiancato il socio privato Maggioli S.p.A. (con il restante 49%). E allora, alle pagine 43 e seguenti del “Piano di riequilibrio finanziario pluriennale” stilato dalla Commissione Straordinaria, paragrafi 5, 5.1, 5.1.1, 5.1.2 (“Previsione di riduzione dei costi per il trienni 2013-2015 e relative modalità di copertura”, “Re.G.E.S. S.p.A. e Re.Ca.S.I. S.p.A.”, Re.G.E.S. S.p.A.” e “Re.Ca.S.I. S.p.A.”) si legge come la “spesa per corrispettivi, IVA compresa, gravante sul bilancio comunale al 31.12.2012” sia, per quanto riguarda la Re.G.E.S. pari a € 7.265.413,63 (per la cronaca: Leonia € 20.305.132,30, Multiservizi € 18.357.894,71, Re.Ca.S.I. € 2.269.305,39, A.T.A.M. € 1.531.879,09 e S.a.t.i. € 1.657.469,53 per un totale di € 51.387.094,65). Alla luce di questi calcoli, partendo dal presupposto che “L’obiettivo normativo (art. 243 bis D.Lgs. n. 267/2000) prevede la riduzione, entro il termine di un triennio (2013-2015), di almeno il 10% delle spese per prestazioni di servizi… al fini di garantire gli equilibri di bilancio, la Commissione ha chiesto di conseguire un maggiore target di riduzione, non inferiore nel complesso al 25%”. “Alla luce delle suddette indicazioni (le spese per ogni singola società, partecipata e non – n.d.r.), il target di riduzione complessivo nel triennio non dovrà essere inferiore a € 12.846.773, 66 (è il 25% di € 51.387.094,65 – n.d.r.). Frutto di questi calcoli alla femminina, da burocrati e ragionieri al contempo, i 3 commissari di Palazzo San Giorgio, credono sia bastevole che, per quanto riguarda Re.G.E.S. e Re.Ca.S.I. in particolar modo, ci rifaccia al seguente principio previsto dall’art. 4 comma 1 del decreto legge 95/2012 (sì, altro non è che l’ennesimo regalo fatto da Monti agli italiani e grazie a cui abbiamo imparato il significato di “spending review” e dietro cui molti imprenditori si trincerano, approfittandosene, per fare tagli anche indiscriminati sul personale “accusato” di essere fonte di spesa non più sostenibile): “In particolare, è stabilita una duplice alternativa modalità di dismissione della partecipazione pubblica attraverso: 1) lo scioglimento della società entro il 31 dicembre 2013; 2) l’alienazione dell’intera partecipazione detenuta dalla pubblica amministrazione, entro il 30 giugno 2013, mediante procedure ad evidenza pubblica. In caso di alienazione, il servizio strumentale è assegnato alla società privatizzata per 5 anni (non rinnovabili) a decorrere dall’1 gennaio 2014”. Traduco: entro il 31 dicembre 2013 i Commissari vorrebbero sciogliere la Re.G.E.S. S.p.A. (e la Re.Ca.S.I. S.p.A.) o, in alternativa, entro il 30 giugno 2013, alienare (uguale vendere) il 51% delle azioni in possesso dell’Amministrazione Comunale e, se vendute, assegnare alla società con un nuovo assetto il servizio già effettuato fino al 31 dicembre 2018 (5 anni, non rinnovabili, dall’1 gennaio 2014). Ragiono, adesso, per assurdo: il Comune ha bisogno di un servizio importantissimo quale quello della riscossione dei tributi (l’incasso derivante dai tributi, seppur come in questo caso “partecipato” e, quindi, “diviso” in base all’agio stabilito, è alla base di qualunque bilancio alla voce “entrate”). Per eseguire la riscossione, piuttosto che affidarsi al proprio personale, ha formato un Società per Azioni di cui è, peraltro, il maggior azionista. Quindi, ne consegue, che è anche il datore di lavoro (nella quota del 51%) degli 88 impiegati della Re.G.E.S. equiparabili, perciò, a “quasi” dipendenti comunali. Ne deriva che, ovviamente, ha un vantaggio enorme nell’utilizzare le 88 professionalità le cui spettanze vengono divise con la Maggioli S.p.A.. Se, invece, gli 88 dipendenti fossero “comunali” al 100% anche le spese per l’Amministrazione sarebbero al 100% e non più al 51%. Giusto? Si potrebbe obiettare che gli attuali dipendenti comunali potrebbero adempiere a quanto fatto dagli 88 e così il Comune risparmierebbe il 51% di spese. Giusto! Ma il Comune ha le professionalità per farlo? NO! Il Comune ha la quota personale per farlo? NO! E allora? Allora i Commissari presumono che sciogliere la Società entro il 31 dicembre 2013 sia la panacea di tutti i mali. NON E’ COSI’ ma i Commissari lavorano con il pallottoliere soffermandosi esclusivamente alla matematica e non alla logica. La seconda ipotesi è quella del vendere il proprio 51% e prolungare l’affidamento del servizio fino al 31 dicembre 2018. Ma chi, in sostanza, comprerebbe il 51% di una Società, spendendo qualche milione di euro, per lavorare e, quindi, incassare prima recuperando le spese derivate dall'investimento che, inevitabilmente, presuppone un'uscita non da niente di capitali e, poi, forse, producendo guadagno tutto questo solo per 5 anni? Chi sarebbe così coraggioso e fors’anche incosciente? Non è dato saperlo ma se ne riparlerà. E se il Comune vendesse il proprio 51%, quale sarebbe l’agio che la nuova Società costituitasi gli darebbe? Certo non potrebbe essere lo stesso attuale, giusto? Non sono commercialista né tantomeno esperto di economia. Ragiono molto semplicemente, tutto qua. E la Maggioli S.p.A., che oggi detiene il restante 49%, potrebbe essere interessata ad avvalersi di una possibile opzione d’acquisto acquisendo, così, il 100% della Re.G.E.S. S.p.A.? Onestamente, assistendo all’immobilismo della stessa in questi primi due giorni di sciopero con annesso sit-in a Piazza Italia, non credo proprio sia interessata. Gli 11 suoi dipendenti, tutti perfettamente al lavoro negli uffici a sud della città, sembrano per nulla interessati alla vicenda: male che vada, chiudendo la Re.G.E.S., verranno trasferiti in altre località dove la Maggioli è già presente con buona pace loro. E chi s’è visto s’è visto, insomma. Un appunto, a loro, mi corre l’obbligo di farlo. Ho vissuto sulla mia pelle i sacrifici richiesti ai dipendenti (pomeriggi interminabili trascorsi in ufficio, sabati, persino domeniche ad imbustare e spedire fatture, richieste di ritiro di nomine a Rappresentanti di Lista – con qualcuno “invitato” a fare in quei giorni il lavoro di 4, 5 o 6 persone assenti in permesso retribuito – persino richieste di aiuto per sbrigare altre faccende), tutti regolarmente retribuiti (ci tengo a precisarlo a scanso di equivoci). Probabilmente, anzi certamente, quell’ottantina (qualche crumiro c’è sempre, magari a colloquio continuo con qualcuno degli 11 privilegiati di cui sopra, che, oltretutto – ci spero ma al contempo mi irretisce – si avvantaggerà dello sciopero dei colleghi senza prendere freddo e senza decurtazione del salario) di uomini e donne che, da ieri mattina, sono al freddo in sit-in permanente a Piazza Italia avrebbero avuto il diritto di essere supportati (non fosse altro per solidarietà e vicinanza) da chi problemi di probabile perdita di posto di lavoro non ne ha. Il possesso degli attributi non è da dimostrarsi stando solo dietro ad una scrivania. A volte è necessario alzarsi e lottare al fianco di quegli uomini e donne cui, fino al giorno prima, hai chiesto ore di lavoro in più trascorse in ufficio e ore di lavoro in meno passate a casa in famiglia. O sbaglio? Fatta questa precisazione, credo che l’operato dei Commissari stia avvenendo sulla scia di ciò che ha fatto il Governo Monti: tartassare gli innocenti reggini, spingerli nel baratro (hanno pensato, i Commissari, che alzando le aliquote dei tributi aumenterà l’evasione? eh già, o si mangia o si pagano le tasse per ripianare la voragine che altri hanno creato!), non punire i responsabili ma colpire tutti essendo molto più facile la riuscita quanto più grosso è il bersaglio. Ed allora che si fa? Si adotta una "spendig review" logica: si trasferiscono i locali della Re.G.E.S. al Ce.Dir. e si risparmia qualche centinaio di migliaia di euro sull'affitto; si riducono i consigli di amministrazione eleggendone uno solo per tutte le società partecipate; si mandano a casa le teste vuote nullafacenti; si riducono le spese (energia elettrica e telefono, per esempio); si riduce lo straordinario; si bloccano i passaggi di livello; si eliminano le auto aziendali ed i benefit e via dicendo. E se i Reggini, un giorno, finalmente, s’incazzassero davvero? E se i Reggini, dimenticando il clientelismo atavico che li contraddistingue, capissero di essere così tanto vessati da non farcela più? E se i Reggini, un giorno, riscoprissero l’orgoglio che li contraddistinse nel luglio del 1970? Quasi 43 anni fa c’era in gioco un capoluogo di regione, oggi c’è il gioco la sopravvivenza. "Mai abusare dei buoni", diceva mia nonna: "se s’incazzano sono assai peggio dei cattivi"! Ad maiora! Maurizio Gangemi.