Reggina: taluni ti trattano da puttana; pochi ti rispettano; la stragrande maggioranza ti ama (senza doppi e loschi fini) – IL REGGINO

E’ di un paio di giorni fa la conferma dell’autorizzazione concessa dalla F.I.G.C. alla Reggina per l’iscrizione al primo campionato dilettantistico interregionale: sarà Serie D come ampiamente previsto e preannunciato sin da prima che il Consiglio di Stato ponesse una pausa alla presenza della squadra amaranto in un qualsiasi campionato professionistico.

Il Comune di Reggio Calabria, mossosi ben prima perché anch’esso consapevole dell’esito nefasto, ha già pubblicato il Bando affinché chi fosse interessato presentasse – entro giovedì 7 – la propria manifestazione d’interesse a ricevere il titolo sportivo della Città.

Come si è mosso preventivamente il Comune, ovviamente, essendo la sentenza assolutamente prevedibile, si sono mossi anche le presunte anime pie pronte ad immolarsi dinnanzi al capezzale della Reggina con l’intento di rianimarla e, verosimilmente, di ridarle nuova linfa vitale nel più breve lasso di tempo possibile.

Oltre alla cordata facente riferimento all’ex attaccante amaranto Nicola Amoruso, parrebbe ce ne sia un’altra già da tempo in contatto con l’ex portiere Massimo Taibi e dal 2018 Direttore Sportivo sulla sponda amaranto dello Stretto.

Alle due cordate, una ufficialmente espostasi e l’altra già alacremente al lavoro ma ancora non ufficializzata (tra martedì e mercoledì, a manifestazione d’interesse presentata, immaginiamo uscirà allo scoperto) dobbiamo registrare qualche “Io ci sono” da parte di imprenditori reggini presumibilmente interessati ma non ancora andati oltre la loro dichiarata disponibilità.

A tal proposito, tanti tifosi invocano una proprietà composta da reggini. Sicuramente l’essere reggino consentirebbe una maggiore conoscenza di fatti e circostanze utili così come certamente porterebbe con sé quel legame affettivo che sicuramente da alieni abbiamo imparato a non attenderci (tatuati o baciatori di sciarpe compresi). Noi, però, non siamo dello stesso avviso e vi spieghiamo i perché.

Già nel 2015, all’alba della mancata iscrizione in Lega Pro da parte dell’ex presidente Foti, si verificò l’acquisizione della Reggina da parte di una decina di soci, tutti reggini, capeggiati da Mimmo Praticò. Tralasciano le varie vicissitudini che caratterizzarono quella Società e che la portarono dopo 3 anni e mezzo a lasciare il passo al “fenomeno” Gallo, ciò che abbiamo sempre saputo e che ci è stato confermato è, alla lunga, la prevalenza dell’indole reggina.

Tra i peggiori difetti che ci caratterizzano si annoverano sicuramente l’invidia, la gelosia, il “non fare” ma, peggio ancora, anche il “non far fare” (ma ne abbiamo anche altri). Ecco perché non crediamo più sia auspicabile unire più teste reggine (ed altrettanti “tribunali” annessi) che, non conoscendo ed apprezzando il concetto di “unione” o, per meglio dire, di “comunità” finirebbero anch’essi a “lottare” cercando gli uni di prevalere sugli altri con l’ovvio ed acclarato risultato di sgretolare la Società costituita e mandare in frantumi ogni sogno di gloria: è già successo, succederebbe ancora. E poi, a ben vedere, sono poche le proprietà di squadre di calcio indigene rispetto a quelle aliene (che magari condividiamo gli stessi difetti con altri?).

Detto questo, torniamo a noi. Torniamo quindi alla prima cordata già ufficialmente presente ed all’altra di cui si attende l’ufficializzazione.

Ed è proprio in occasioni come queste che la Reggina si trasforma da “bellissima ed amatissima signora” a “puttana” da utilizzare e sfruttare a proprio piacimento.

Come ampiamente previsto, si sono già messe in movimento intere legioni di sensali e faccendieri vari ed a vario titolo “attori” di commedie e/o tragedie.

Succede, quindi, che soggetti appartenenti alle più disparate categoria professionali (anche giornalisti o presunti tali, onestamente leggendoli non si capisce s’è vero com’è vero che un giornalista almeno le basi della lingua italiana dovrebbe conoscerle ed esserne padrone) s’incuneino nei meandri delle vicende per dire la loro.

Si è, pertanto, iniziato a leggere interviste, smentite di articoli della concorrenza, rettifiche varie ed altro ancora. Di certo è iniziata, ben prima della pubblicazione del Bando, la corsa al posto di lavoro o, comunque, ad un posto al sole nelle grazie dei protagonisti o presunti tali.

C’è chi si offre, c’è chi presenta auto-referenzialità e c’è chi consegna brevi manu curricula delle più disparate specie millantando esperienze, attitudini e qualità già ben note agli addetti ai lavori. Insomma, personaggi “quattro stagioni” utili per ogni evenienza e pronti a farsi coadiuvare dai propri legionari sparsi qua e la.

E così avviene un “fenomeno” già visto e rivisto (e sbaglia chi si dice stupito nel rivederlo): la Reggina da bellissima madre, fidanzata o moglie di tutti si trasforma in “puttana” per pochi ma assai noti.

Anche in questo caso, un’altra delle nostre attitudini principali, il vivacchiare, si trasforma in parassitismo: individuato l’organismo da cui attingere alimenti vitali, ci si arrampica impegnandosi in una strenua gara a chi arriva prima: e “mamma” Reggina, troppo spesso finita in mani sbagliate, è costretta a prostituirsi innanzi al primo “cliente” su indicazione del “pappone” di turno.

Ciò che disgusta sono i presunti accordi presi: direttori di testate più o meno rilevanti, più o meno credibili, che barattano posti di lavoro per gli “amici”, proponendo manodopera di scarsa qualità, in cambio del proprio sostegno mediatico. Mah!?!

Nella giungla che è diventato il giornalismo, privo di qualsivoglia controllo e censura da parte di un organo ormai in disuso seppur ancora presente – seppur solo sulla carta -, non resta che assistere a tali spettacoli indecorosi (di deontologia non ne parliamo proprio, già non si conosce la regola del “soggetto, predicato e complemento oggetto” figuriamoci se è possibile appellarsi al significato di parole difficili).

Vogliamo spendere, infine, due parole sulla cordata rappresentata da Nicola Amoruso. L’ex attaccante, secondo quanto ci risulta, dovrebbe ricoprire il ruolo di Direttore Sportivo; l’ex difensore Mark Iuliano quello di allenatore; Piergiuseppe Sapio dovrebbe occuparsi del defunto e mai rianimato Settore Giovanile amaranto e Carmelo “Lello” Saladino (a volte quant’è crudele il destino) dovrebbe ricoprire la carica di Presidente pur dovendosi già occupare di Essematica S.p.A. di cui è CEO e Presidente di Maticmind S.P.A.. Non è da scartare l’ipotesi che Saladino deleghi qualcun altro a ricoprire questo ruolo. Teniamo a puntualizzare che i ruoli che abbiamo accostato ai nomi, utilizzando il condizionale d’obbligo, sono frutto di indiscrezioni e che, quindi, il nostro scritto non assume i contorni di verità assolute. Giusto per essere chiari! Magari, per esempio, il ruolo di Presidente potrebbe essere ricoperto proprio di Nick Amoruso così come quello di DS da Sapio.

Un dubbio ci assale: da indiscrezioni ci risulterebbe che i 4 (Amoruso, Iuliano, Sapio e Saladino) possano aver costituito società – o sarebbero in procinto di farlo se gli sarà assegnato il titolo dalla Città – con ciascuno di loro in possesso della medesima quota. Se questo fosse vero come sarà possibile che il proprietario sia anche DS, o anche allenatore o anche responsabile del settore giovanile. In sostanza almeno 3 dei 4 fungerebbero da controllori e controllati? In sostanza, un socio potrebbe esonerarsi da allenatore? Un altro potrebbe licenziarsi da DS? Il terzo potrebbe decidere di cambiare guida al Settore Giovanile destituendosi? E Saladino, quarto in causa, potrebbe essere invece l’ “ariete” presentato in virtù dei 300 milioni di fatturato della Maticmind S.p.A. salvo poi vantare stessi diritti degli altri soci in virtù del medesimo investimento?

Per inciso ed a scanso di equivoci, è giusto chiarire sin da subito che a stesse analisi ed a medesimi – o altri – dubbi saranno assolutamente fatte e posti anche nei confronti della seconda cordata che, come detto, martedì o mercoledì prossimo dovrebbe materializzarsi presentandosi alla Città.

Noi, com’è storicamente notorio, non parteggiamo per nessuno degli attori: abbiamo sempre avuto come stella polare la Reggina e nessuno dei tanti uomini (a volte ominicchi, a volte quaquaraquà) che ne hanno indossato la maglia in quasi 110 anni di vita, in 40 di presenza allo stadio ed in 32 di giornalismo.

Dire che abbiamo imparato la lezione è riduttivo. Dire che non ci fidiamo se non di noi stessi è conseguenziale. Sostenere che ci saranno soggetti che non hanno imparato niente né dall’esperienza con Gallo né da quella di Saladini e che, per attitudine, si stanno già organizzando in schiere di utili idioti a disposizione e/o di analfabeti funzionali idonei alla manipolazione, è ovviamente anch’esso certo!

Nella speranza che non debba più capitare quanto accaduto dal 2019 ad oggi e che, di conseguenza, si venga additati come “nemici” sol perché, come già successo con Gallo e Saladini, usciremo ancora fuori dagli schemi di un popolo distratto e di una stampa di regime, la ripartenza dal basso potrebbe essere una nuova rinascita. Basta volerlo!

Ad maiora Reggina! Tuo Maurizio…

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Author: Maurizio Gangemi