(2) Ieri abbiamo scritto. Nudamente e crudamente com’è nostra abitudine e prerogativa. Capita quando non si è avvezzi alla genuflessione e/o si è scevri da condizionamenti di sorta. Quando, cioè, si cerca – non sempre con successo – di pensare e trascrivere i propri pensieri mantenendo un certo equilibrio seppur manifestandolo duramente e severamente.
Oggi, invece, vogliamo svestire gli abiti di giornalista indossati quasi 23 anni fa mantenendo addosso quella seconda pelle amaranto di tifoso pluri-trentennale. E da adesso scrivo pure in prima persona tanto da far cogliere quanto senta mio ciò ho da esternare.
Analizzo la situazione. La Reggina, calcisticamente parlando, va male. Anzi, va malissimo. Mai come oggi, nella storia recente, sembra essere vicina alla terza serie. La Lega Pro, per intenderci. E’ quel ch’è peggio è che la sfiducia pressoché assoluta che ha preso il sopravvento: vuoi perché sono anni che vivo campionati anonimi ed assolutamente deficitari rispetto ai proclami di inizio stagione; vuoi perché le aspettative, nei miei pensieri, sono sempre le più rosee nonostante i vari tradimenti; vuoi perché in ogni filone giudiziario-sportivo che si apre c’è sempre e comunque la mia Reggina; vuoi perché pare non si riesca a far finire la stagione allo stesso allenatore che l’ha iniziata; vuoi perché non indosso più l’anello al naso e non mi fido ancora a scatola chiusa; vuoi perché, troppo spesso, i giocatori che hanno l’onore di vestire l’amaranto non conoscono il significato che ha il nostro colore; vuoi perché le stravaganti ed opinabili scelte societarie su più fronti hanno fatto sì che, oggi, l’anarchia regni sovrana e, con esse, anche la squadra ne risenta manifestando risultati assai lusinghieri; vuoi perché si pensava che la scorsa stagione si fosse toccato il fondo ma non avevamo ancora assistito a quella attualmente in corso.
Insomma, tutti segnali questi che riducono al barlume anche le speranze del più romantico ed ottimista dei tifosi.
A tutto questo, poi, aggiungo l’aggravante di vivere in un contesto sociale poverissimo di soddisfazioni in cui versa la nostra amata Città dopo essere stata saccheggiata, stuprata, vituperata, offesa nell’orgoglio e nella dignità non dai Lanzichenecchi venuto chissà da dove ma, ahinoi, da suoi stessi figli che hanno goduto del “prego, accomodati” dei loro stessi concittadini.
A tal proposito, ricordo a me stesso, che negli anni ‘80/’90, allorquando vivevamo tutti in un clima di terrore per la guerra di mafia che ci circondava e che ha prodotto centinaia di morti ammazzati in ogni angolo della Città, la valvola di sfogo, le soddisfazioni, le ore di spensieratezza da ciò che mi accerchiavat era costituita dai meravigliosi successi di A.S. Reggina prima e Reggina Calcio 1986 poi, di Cestistica “Piero Viola” e di Nausicaa. Reggio era in quegli anni, sì eretta agli onori della cronaca nera nazionale per i suoi morti ammazzati ma anche per i successi sportivi nel calcio, nella pallacanestro e nella pallavolo femminile. Vivevo, anzi la Città viveva aspettando che dal lunedì al sabato i giorni volassero in un fiat tant’era l’attesa per gli eventi sportivi.
Ricordo come oggi gli spostamenti degli orari delle partite della Viola nelle domeniche in cui anche la Reggina giocava in casa. Ricordo come oggi che ci si spostava dal Comunale al Botteghelle correndo per quelle poche centinaia di metri che li dividevano affinché si conquistasse il posto migliore passando, così, da spettacolo a spettacolo. Poi ricordo il trasloco della Viola al Pentimele e la nascita delle navette per spostare i tifosi dalla zona nord alla zona sud giusto in tempo per non perdersi nemmeno un attimo delle gesta dell’allora Panasonic di Recalcati.
Chi, come me, ha vissuto quegli anni da tifoso, da sportivo mosso dalla passione, dal riscatto sociale attraverso lo sport, come può dimenticare ciò ch’è stato. Che anni quegli anni!
Ed oggi? Detto della Città che sta vivendo una delle pagine più tristi della sua storia dal punto di vista economico e sociale, non ci resta che aggrapparci alle passioni. A ciò che appaga, soddisfa, ritempra, ripaga i nostri animi. Chi è nato sportivo non può che ricercare tutto questo proprio nello sport. Ed allora: si gira a destra e vede la Viola costretta ad emigrare a Vibo Valentia per problematiche non sportive ma burocratiche; si gira a sinistra e non vede più la pallavolo femminile esprimersi a quei livelli; guarda davanti e vede la sua Reggina pressoché all’epilogo di un percorso auto-distruttivo iniziato più o meno una decina di anni fa.
Accidenti, e che si fa? Si fa quello che noi Reggini siamo atavicamente abituati a fare: si lotta con le unghie e con i denti per difendere ciò ch’è nostro. Reggio ed i Reggini non sono mai stati padroni del proprio destino, siamo un popolo abituato ed organizzato per delegare ad altri il comando e la gestione. Non siamo colonizzatori ma, per abitudine insita nel nostro dna, abbiamo preferito essere stati ed essere colonizzati.
Nonostante ciò, però, abbiamo le potenzialità, il carattere, l’orgoglio e la dignità per difenderci e difendere ciò ch’è nostro se attaccati. Anche da un nostro concittadino. Se spronati, se punti, se toccati, se feriti, sappiamo come tirare fuori le palle e farci sentire.
Ebbene, mi rivolgo a lei signor Pasquale Lillo Foti, sappiamo che ci ha regalato (a noi tutti ed a se stesso) soddisfazioni così tanto grandi, enormi, che se me le fossi sognate quand’ero ragazzino sarei caduto dal letto: la serie A? la Juventus, il Milan, l’Inter a Reggio? la Nazionale maggiore e l’Under 21 al “Granillo”? E chi avrebbe potuto mai solo osare pensarlo? Eppure, grazie a lei (dico solo a lei perché gli altri grandi protagonisti dell’epopea amaranto – Iacopino, Martino, Benedetto, Praticò, Remo, Cuzzocrea e via dicendo – non sono più nell’organigramma societario ma è chiaro che il mio pensiero va anche a loro), noi reggini abbiamo vissuto un decennio di godurie una dietro l’altra. Ed oggi? Come le dicevo, e come lei ben sa, l’inizio della fine della nostra (sua, mia e di migliaia di altre persone) Reggina è iniziato nell’estate del 2004. Cosa sia successo allora, quando ci si privò di Franco Iacopino (42 anni amaranto alle spalle e vero esportatore del marchio Reggina in Italia ed in Europa) e di Gabriele Martino (non un tipo facile ma tutto gli si può contestare tranne che l’essere un eccellente conoscitore di calcio e di calciatori), non è ancora ben chiaro e, comunque, lo sa, non sono certo il tipo da prendere per oro colato ciò che si legge nei comunicati o si dice pro-forma nelle conferenze stampa.
E da quell’estate in poi, signor Foti, iniziarono i guai ed i grattacapi per lei e, ovviamente, per la nostra Reggina: un anno dopo (2005) le fidejussioni affidate alla San Remo SpA e la corsa a reperire i soldi per l’iscrizione al campionato grazie a Comune, Provincia, Regione, Agenzia delle Entrate e Banca Popolare di Crotone (se la memoria mi aiuta ancora) con il presidente del retrocesso Bologna, Gazzoni Frascara, a reclamare il proprio ripescaggio in vece della Reggina e relativa, seguente, denuncia penale; due anni dopo (2006) lo scoppio di “Calciopoli” con il coinvolgimento diretto suo e, ovviamente, della nostra Reggina costretta a partire, nella stagione successiva, da un iniziale -15 considerato un handicap insormontabile e, poi, come ha visto ampiamente superato con i 51 punti ottenuti sul campo; e, poi, negli anni successivi, fino ad oggi, ogni anno una prima pagina dei giornali, una penalizzazione, un deferimento, una squalifica, un’inchiesta, un’accusa e via dicendo. In tutta onestà, signor Foti, con un uomo del calibro di Iacopino al suo fianco, sarebbero successe tutte queste cose? Non ho la controprova, ovviamente, ma sono quasi certo che anche lei converrà nel pensare “No!”
Ed allora, arrivo al dunque signor Foti, dopo gli anni veramente d’oro – ormai andati ed entrati nella storia, sua, nostra e della Reggina – a cui sono succeduti quelli attuali di segatura, quale migliore occasione del Centenario per scendere sulla Terra, parlare ai tifosi con il cuore in mano (magari anche ammettendo i suoi errori chiedendo scusa), confrontarsi civilmente con chi ha cuore almeno quanto a lei le sorti della Reggina (capirà bene, signor Foti, che se il suo interesse è monetizzato il nostro è solo pura passione) ed almeno provare la strada di una riconciliazione davvero per il bene della Reggina?
Non è il risultato sportivo che conta, oggi. Non importa che la nostra Reggina sia vicina alla terza serie. Forse oggi è superfluo anche andare per il sottile chiedendo la condanna per il colpevole della situazione attuale. Oggi, sabato per la precisione, è il Centenario della nostra Reggina: lei presume ci sarà nel 2114? Nessuno di noi ci sarà nel XXII° secolo.
Ed allora, cazzo (mi scusi per il francesismo), perché non festeggiare assieme ai tifosi questo straordinario traguardo raggiunto tutti insieme? Nessuno mi pare le abbia mai chiesto di organizzare festeggiamenti faraonici, o mi sbaglio? Nessuno mi pare le abbia chiesto di spendere cifre esorbitanti, o mi sbaglio? Nessuno mi pare abbia avuto chissà quali pretese in alcun senso, o mi sbaglio? Ed allora…
Sono praticamente certo che, seppur lucrando, lei è tifoso della Reggina ed in quanto tale in questo momento preferisco pensare che ha agito sempre in buona fede (anche quando ha commesso i gravissimi errori evidenti e sotto gli occhi di tutti). Forte di questo mio pensiero buonista e romantico adesso le dico: scenda dal piedistallo, si vesta d’umiltà, abbandoni le sue proverbiali arroganza e presunzione e parli ai tifosi della Reggina come si farebbe da uomo ad uomo. E poi, mi permetta, a tal proposito credo che lei sia stato consigliato male, molto male. Non so a chi lei abbia preferito dar ascolto ma converrà con me che il suo consigliere non si può definirsi una gran cima. O mi sbaglio? Rifletta e si risponda con onestà…
L’ultimo esempio di mal consiglio? Subito detto: quel banale comunicato che il sito ufficiale ha pubblicato giusto oggi (riportato sotto), che significato ha per lei e, invece, che significato dovrei attribuirgli io e gli altri tifosi? Mi permetto di significarle come lo traduco io: 1) la Reggina non ha organizzato nulla; 2) tutti (sportivi, tifosi, stampa – tranne quella di regime e quella fatta di pennivendoli -, e semplice cittadinanza) hanno protestato vibratamente contro la manifestata intenzione societaria di non celebrare alcunché e la Reggina Calcio SpA 1986 sta cercando disperatamente di porre rimedio all’ennesimo gravissimo errore; 3) se il compleanno è l’11 gennaio perché festeggiarlo in una data diversa (lei, signor Foti, festeggerebbe il suo di compleanno 3 mesi e 18 giorni dopo la data reale?)?; 4) che nesso c’è tra la celebrazione del Centenario e la “rincorsa verso un obiettivo sportivo di vitale importanza" (la serie B non vive forse una pausa fino al prossimo 25 gennaio? quali celebrazioni distrarrebbero società e squadra dal perseguimento dell’obiettivo sportivo considerato che la squadra si ritroverà domani – giorno 9 – ed il Centenario è solo dopo 2 giorni)?; 5) la società sa che se si compiono 100 anni vuol dire che si sono conclusi i, appunto, i 100 anni di vita e, dal giorno successivo, si entra nel 101°? 6) il tentativo fatto è maldestro, del tutto inefficace, assolutamente banale e non solo non acquieta la acque ma, sapendo tanto di presa per i fondelli e di rincorsa ai ripari perché consapevoli di aver ancora una volta peccato, rischia di agitarle ancora riuscendo solo a collezionare l’ennesimo episodio assai poco edificante a lei ascrivibile.
Signor Foti, mi consenta, lasci perdere le pacchianate di cui sopra e provi piuttosto a riconciliarsi con la gente che l’ha sostenuta, l’ha applaudita, l’ha osannata e che, oggi (e da anni purtroppo) è arrabbiata perché si sente tradita nella sua passione più forte: la nostra Reggina.
Sarebbe bastato organizzare una semplice sfilata sul Corso, con lei e la squadra accanto alla gente.
L’assai probabile retrocessione? Sa quante squadre hanno festeggiato comunque il proprio Centenario in B, in C, in D o, peggio ancora, tra i dilettanti? Che importanza ha, oggi, davanti a questo traguardo, la categoria in cui si milita o la prossima in cui si presume si militerà.
Le dico un’altra cosa: l’aver vissuto in prima persona 9 stagioni in serie A, dopo aver visto la stragrande maggioranza dei restanti 91 squadre come il Campania Puteolana, il Nissa, l’Akragas, il Francavilla, il Nola, la Paganese, il Canicattì, l’Afragolese, la Pro Cisterna, la Gladiator, l’Ercolanese e via dicendo, per quanto mi riguarda è un lusso. Crede davvero che mi possa spaventare o, peggio ancora, creare squilibri pensare di tornare a vedere la Reggina calcare i campi di Lega Pro l’anno prossimo? No, signor Foti, io e tutti gli altri tifosi della mia generazione e quelle andando a ritroso, abbiamo i calli e se dobbiamo tornare a sederci sui gradoni duri degli stadi di terza serie lo faremo senza problema alcuno. Anzi, forse con maggiore entusiasmo rispetto alle ultime disastrose stagioni in B.
Oggi, sabato prossimo, è il Centenario della nostra Reggina! Un evento che solo i fortunati come noi hanno la possibilità di vivere: ed allora, cazzo (mi riscusi per il francesismo), onoriamo tutti insieme ciò che a lei ha dato profitti e lustro ed a noi l’apice della passione.
Ad ogni buon conto sappia che sabato 11 gennaio alle ore 18 i tifosi si ritroveranno all’Arena “Ciccio Franco” sul Lungomare: se cambia idea e, soprattutto, consigliere e, quindi, modalità di approccio ai tifosi sappia che può unirsi a noi.
Ad maiora e forza Reggina!