Torino: traffico di sostanze dopanti. 3 arresti, 12 denunce e 38 perquisizioni dei Carabinieri NAS su tutto il territorio nazionale

(11) Nella giornata di ieri, all’esito di articolate indagini sotto la direzione della Procura della Repubblica di Torino, i militari del N.A.S. di Torino hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di 3 misure cautelari personali (provvedimenti restrittivi agli arresti domiciliari) emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Torino e a 38 decreti di perquisizione locale e personale.

L’operazione – convenzionalmente denominata “Davide & Golia” e scattata all’alba di ieri – si è sviluppata nell’ambito delle province di Alessandria, Arezzo, Avellino, Brescia, Catania, Cuneo, Frosinone, Imperia, Reggio Calabria, Rimini, Roma, Salerno, Torino, Vercelli e Verona, con epicentro principale nel pinerolese, e ha interessato, per la collaborazione in fase esecutiva, tutti i N.A.S. competenti per i rispettivi territori e i locali Comandi Provinciali dell’Arma territoriale, ha consentito di disarticolare un consolidato sistema finalizzato al traffico di sostanze dopanti e anabolizzanti, anche a effetto stupefacente, operativo in tutto il territorio nazionale e con legami commerciali anche all’estero.

Le indagini sono state avviate nel 2019 a seguito di un sequestro di farmaci anabolizzanti (steroidi a base di oxandrolone, stanozololo e metenolone) rinvenuti in possesso di un soggetto gravitante nel mondo del culturismo, impiegati dallo stesso in funzione di alcuni concorsi agonistici del settore.
Il GIP, condividendo l’impianto investigativo delineato dalla Procura di Torino che ha diretto i militari del NAS, ha ritenuto sussistenti nei confronti dei 3 principali indagati – figure cardine del traffico illecito – i reati ipotizzati di “utilizzo o somministrazione di farmaci o di altre sostanze al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti” ed “esercizio abusivo della professione medica”.

A seguito delle perquisizioni eseguite dai militari, sono state denunciate, in stato di libertà, altre 12 persone per possesso di sostanze non commercializzabili sul territorio nazionale, per detenzione di stupefacenti (nandrolone) e per averne fatto uso in funzione di gare agonistiche.
Dall’inizio dell’attività d’indagine sono complessivamente 26 le persone indagate a vario titolo per i medesimi reati ma anche per aver commercializzato tali sostanze e per aver esercitato senza averne titolo la professione medica prescrivendo programmi alimentari e terapie mediche a numerosi atleti.

Nel dettaglio, le complesse investigazioni, condotte mediante tradizionali servizi di pedinamento, intercettazioni telefoniche ed ambientali, analisi delle movimentazioni finanziarie, hanno consentito di ricostruire il modus operandi degli indagati rilevando che le sostanze dopanti, una volta illecitamente importate dall’estero in Italia, venivano commercializzate su tutto il territorio nazionale attraverso ignari corrieri all’interno di plichi anonimi o recanti intestatari fittizi, per essere poi destinate a sportivi e atleti che le assumevano per migliorare le proprie prestazioni in occasione delle gare agonistiche di livello sia nazionale che internazionale, cui partecipavano dopo aver seguito il “metodo” di preparazione fisica prescritto dai principali indagati, leader dei rispettivi “team”.

Ingenti le sostanze sottoposte a sequestro nel corso delle indagini e nell’ambito dell’operazione odierna:

  • 58 confezioni;
  • 210 fiale;
  • 1722 compresse;
  • 13 blister;
  • 51 dispositivi per l’inoculamento,

tutte particolarmente dannose per la salute – sia sotto il profilo medico per la capacità di alterare i regolari processi biologici dell’organismo, sia sotto il profilo psicologico – e dal cui commercio è stato quantificato un ricavo netto di circa 15.000 euro annui per ciascuno dei tre soggetti sottoposti agli arresti domiciliari.

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Torino: Guardia di Finanza, operazione “Spartito”. Teatro Regio, perquisizioni per corruzione, turbativa d’asta ed abuso d’ufficio (video)

(264) Corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio. Queste le ipotesi di reato a carico degli indagati nella vicenda della gestione del Teatro Regio di Torino, per la quale, dalle prime ore di questa mattina, la Guardia di Finanza di Torino è impegnata in numerose perquisizioni in diverse Regioni italiane. Coinvolte nelle indagini due società, tra cui una Elvetica, e quattro persone.

L’operazione, denominata “SPARTITO”, è condotta dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Torino, su delega della locale Procura della Repubblica in relazione ad alcune criticità emerse nella gestione della Fondazione Lirica del Teatro Regio di Torino.

Le indagini hanno appurato il legame professionale tra l’ex Sovrintendente del Teatro Regio e un’agenzia teatrale Svizzera che ha visto poi crescere il proprio fatturato, grazie alla scritturazione, da parte della citata Fondazione Lirica, di artisti da essa rappresentati.

Sono inoltre emerse presunte irregolarità nella predisposizione del bando per la riconferma dell’ex Sovrintendente nonché nell’affidamento di incarichi a persone a lui vicine per la gestione del marketing del Teatro Regio.

Nel corso delle indagini è stata anche rilevata la vicenda di un dipendente della Fondazione che, nel giro di poco tempo, ha visto il proprio ruolo professionale crescere da corista a collaboratore di staff della sovrintendenza per le attività di innovazione e sviluppo.

Il dipendente, inoltre, avrebbe favorito l’aggiudicazione di un appalto per il servizio di marketing ad un’azienda milanese che si occupa di ricerche di mercato e sondaggi di opinione, attraverso la complicità del titolare che ha predisposto il bando di gara inserendo elementi selettivi che risulteranno eccessivamente stringenti per altri partecipanti.

L’operazione della Guardia di Finanza di Torino vede coinvolte le province di Torino, Asti, Milano, Fermo e Ancona.

L’attività costituisce un’ulteriore testimonianza della costante attenzione rivolta dalla Guardia di finanza alla lotta alla corruzione, che altera le regole della sana competizione tra imprese, danneggia gli onesti e fa aumentare i costi dei servizi pubblici, nella consapevolezza che combattere la corruzione significa affermare la meritocrazia.

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Torino: Guardia di Finanza, sequestrati in un magazzino i farmaci arrivati in aiuto dalla Cina. Due persone denunciate, giro d’affari di 5 milioni

(205) Mascherine illegali: un giro d’affari per oltre 5 milioni di euro. Sequestrati anche i medicinali arrivati in “aiuto” dalla Cina, nascosti in un magazzino di una società Alessandrina. Sequestrate oltre 40 carte di credito utilizzate per le attività illegali. Dovevano servire per aiutare la popolazione italiana durante l’emergenza Coronavirus. Invece, centinaia di Medicinali arrivati dalla Cina erano nascosti nei magazzini di una società piemontese.

È quanto ha scoperto la Guardia di Finanza di Torino al termine di un’operazione che ha portato alla denuncia di due persone e al sequestro di migliaia tra mascherine e medicinali.

Una vera e propria “montagna” di dispositivi medici non conformi tutti importati illecitamente e successivamente commercializzati in tutta Italia.

La base a Torino, nel quartiere di Porta Palazzo, dove aveva sede la società per azioni, amministrata da un cittadino cinese cinquantacinquenne, Z.Y. le sue iniziali residente nel capoluogo piemontese, dominus del sistema truffaldino. La sua società si ramificava su buona parte del territorio nazionale grazie anche alle quattro unità locali di Novi Ligure (AL), Cessalto (TV), Rozzano (MI) e Rignano sull’Arno (FI), tutte da poco perquisite dai Finanzieri.

Due gli imprenditori cinesi denunciati dai Finanzieri del Gruppo Pronto Impiego Torino che hanno condotto le indagini coordinati dalla locale Procura della Repubblica. I due, in concorso tra loro, hanno introdotto illecitamente in Italia containers di mascherine protettive (tipo FFP2 e/o chirurgiche) approfittando della situazione emergenziale connessa alla diffusione dell’epidemia da COVID 19.

Ed è proprio nei magazzini della società di Novi Ligure, nell’Alessandrino, che i Finanzieri hanno scoperto come dietro la rivendita di capi d’abbigliamento di lusso acquistati all’Outlet di Serravalle Scrivia (AL), si celava un deposito, all’interno del quale venivano occultate le mascherine importate illegalmente.

Qua, oltre ai dispositivi medici, 130.000 mascherine, sono state rinvenute una quarantina di carte di credito, “Gold” e “Platinum”, di diversi istituti di credito, carte queste ultime, utilizzate per l’attività illegale.

L’aspetto più grave della vicenda il ritrovamento, sempre presso la società alessandrina, gestita da P.C., trentaduenne residente a Novi Ligure, di centinaia di confezioni di medicinali utili al contrasto della diffusione epidemiologica; tutti i farmaci erano destinati alla popolazione italiana nell’ambito del progetto “Anti-Epidemic Supplies from Zhejiang to Italy”.

Sono ancora in corso le indagini dei Finanzieri per rintracciare l’amministratore dell’azienda torinese che frettolosamente ha fatto perdere le proprie tracce rifugiandosi in Cina ma anche per accertare le cause per le quali il materiale si trovasse nascosto nel magazzino dei “contrabbandieri” e non messo a disposizione dei servizi assistenziali italiani ai quali erano in origine destinati.

I Finanzieri del Gruppo Pronto Impiego di Torino hanno appurato un giro d’affari illegale di oltre 5.000.000 di euro: in tre mesi poche fatture d’acquisto ed un “fiume” di fatture di vendita, questo è il quadro d’insieme che le indagini hanno tristemente cristallizzato e che hanno “foraggiato” sistemi speculativi.

Lo “score” dell’operazione è di rilievo, soprattutto perché, oltre ad evitare che il flusso commerciale finale fosse dirottato su speculatori economici, l’enorme quantitativo di “mascherine”, circa 600.000, sarà destinato, grazie ai provvedimenti di requisizione del delegato dal Commissario per l’Emergenza Covid-19 sul territorio piemontese, agli Enti pubblici e/o assistenziali maggiormente in crisi in questo momento.

Le indagini sono ancora in corso e dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Torino si raccomanda di porre la massima attenzione nell’acquisto dei dispositivi di protezione individuale; in questi giorni numerose aziende italiane hanno avviato delle produzioni lecite a prezzi concorrenziali che potranno garantire loro una ripartenza per il post emergenza.

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Torino: Guardia di Finanza, nel torinese la fabbrica dell’illegalità. Denunciato imprenditore (video)

(181) Oltre 1.500 metri quadri di illegalità: dalla contraffazione ai reati ambientali, dal lavoro nero ad un’intera area adibita a officina abusiva.

È il bilancio di un’operazione della Guardia di Finanza di Torino a San Gillio, comune del torinese, che ha portato alla denuncia di due persone e al sequestro di 15.000 pezzi di ricambio per auto contraffatti riportanti il marchio di una prestigiosa casa automobilistica.

I Finanzieri della Compagnia di Susa, che hanno condotto l’intervento coordinati dalla Procura della Repubblica Torinese, hanno individuato il capannone nelle campagne di San Gillio, su un’area estesa circa 1.500 metri quadri. Nello stabile, apparentemente abbandonato, si poteva accedere solamente da un ingresso defilato situato nel retro del capannone e difficilmente visibile.

All’interno una vera e propria industria del falso ma non solo. L’imprenditore, un cinquantenne di La Cassa (TO), si era creato la sua attività illegale dove produceva migliaia di pezzi di ricambio per auto e accessori tutti riportanti il marchio della nota casa automobilistica, ovviamente ignara e parte lesa nella vicenda. Macchinari, attrezzature, tutto era allestito e organizzato per soddisfare le centinaia di ordini che quotidianamente l’imprenditore riceveva dai clienti.

L’uomo si era anche creato una sua nicchia di clienti tra gli appassionati di auto d’epoca; tra i pezzi di ricambio sequestrati dai Finanzieri, infatti, numerosi erano gli articoli dedicati alle autovetture oramai vintage ma con un importante platea di intenditori visto anche il considerevole numero di commesse che l’azienda riceveva, non solo dal Piemonte, ma da tutta Italia; dalla Lombardia alla Sicilia, dalla Liguria al Friuli Venezia Giulia.

Nel corso dell’intervento sono state anche riscontrate gravi anomalie per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti e dei residui della lavorazione: una porzione dello stabile, infatti, era stata destinata allo stoccaggio dei rifiuti pericolosi rinvenuti ammassati all’interno del capannone che, tra l’altro, aveva la sua copertura in amianto. All’interno dello stabile anche un’area destinata ad officina per le riparazioni delle autovetture, ovviamente abusiva così cosi come “in nero” era impiegato il personale trovato al lavoro. Oltre 1.000 pezzi di motori e 24 tra macchinari attrezzature per la riparazione delle auto sono stati sequestrati. Insomma, un’attività illegale sotto tutti i profili.

Ora tutta l’area è stata sequestrata mentre sono circa 15.000 i ricambi falsi cautelati dai Finanzieri, unitamente ai macchinari e alle attrezzature utilizzate per l’attività illecita.

Particolare che va ad aggravare la posizione dell’indagato, è rappresentato dal fatto che mentre la maggior parte delle aziende oneste sono chiuse nel pieno rispetto dei provvedimenti a contrasto del COOVID 19, l’uomo continuava a svolgere, la sua “attività” in maniera incessante non curante delle restrizioni in vigore. Ed è per questo che a suo carico, oltre alle varie denunce accumulate, si sono aggiunte le sanzioni per la “mobilità non giustificata”, che hanno coinvolto anche il personale trovato all’interno dell’azienda.

L’imprenditore, già noto alle forze dell’ordine per altre passate vicende, è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Torino per una lunga serie di reati che vanno dalla contraffazione alla frode in commercio dai reati ambientali sino alla ricettazione.

 

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Torino: Guardia di Finanza, operazione “Linda”. 3 arresti per corruzione negli appalti per la sanificazione legata all’emergenza coronavirus (video)

(155) È in corso dalle prime ore di questa mattina una vasta operazione della Guardia di Finanza di Torino che sta eseguendo 3 ordinanze di custodia cautelare per corruzione legate all’aggiudicazione dei servizi di pulizie e sanificazione per l’emergenza “Coronavirus”.

Perquisizioni in corso a Torino, Venezia e Bari.

L’operazione, denominata “LINDA”, è condotta dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria del capoluogo piemontese e coordinata dalla locale Procura della Repubblica.

Gli arresti, disposti dal G.I.P. del Tribunale di Torino, riguardano uno dei due soci di un’impresa di pulizie con sede a Bari, assegnataria di appalti nei confronti di numerosi enti pubblici sull’intero territorio nazionale nonché nell’area torinese; un’ex dipendente della stessa società, emissario per il pagamento di una presunta “mazzetta” e un dipendente di un’altra impresa di pulizia con sede in provincia di Torino, che aveva svolto il ruolo di mediatore.

La vicenda di quest’oggi è l’ulteriore sviluppo delle indagini che lo scorso marzo hanno visto i Finanzieri arrestare il Presidente della Commissione della gara regionale centralizzata per l’affidamento dei servizi di pulizia per enti della Regione Piemonte e la responsabile tecnica della stessa azienda pugliese.

In tale circostanza erano anche stati sequestrati 8mila euro in contanti, suddivisi in 2 mazzette da 3 e 5mila euro posti in una scatola di cartone.

Le misure restrittive a loro carico sono state recentemente confermate anche dal Tribunale del Riesame di Torino, che ha disposto inoltre la sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio per la durata di 1 anno, a carico del pubblico dipendente.

La prosecuzione delle indagini ha, come ricordato, permesso di raccogliere ulteriori elementi di colpevolezza nei confronti dei soggetti destinatari dei provvedimenti cautelari odierni, in quanto si chiarivano le rispettive responsabilità nella vicenda corruttiva per gli appalti di sanificazione legati all’emergenza COVID-19 e il tentativo di inquinamento probatorio in corso.

L’operazione della Guardia di Finanza ha visto coinvolte le province di Torino, Bari e Venezia, dove sono in corso numerose perquisizioni presso le varie sedi della società di pulizie pugliese, abitazioni private degli arrestati e studi di consulenti fiscali e aziendali.

L’attività costituisce un’ulteriore testimonianza della costante attenzione rivolta dalla Guardia di finanza alla lotta alla corruzione, che altera le regole della sana competizione tra imprese, danneggia gli onesti e fa aumentare i costi dei servizi pubblici, in un momento, tra l’altro, di particolare emergenza per il Paese.

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Torino: Guardia di Finanza, scoperta frode da 400.000 mascherine importate e commercializzate illecitamente (video)

(132) 400.000 mascherine: a tanto ammonta il sequestro effettuato nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza di Torino. Una vera e propria montagna di dispositivi di protezione importata illecitamente dai varchi doganali-aeroportuali (Malpensa e Ciampino) e illecitamente commercializzata in tutta Italia.

Torino, quartieri “Aurora” e “Parella”, Moncalieri, Orbassano, comuni della prima cintura torinese e Maddaloni nel casertano, questo è il teatro delle operazioni che ha visto i Finanzieri del Comando Provinciale Torino individuare gli ingenti quantitativi.

4 imprenditori cinesi sono finiti nei guai dopo aver, in concorso tra loro, introdotto in Italia containers di mascherine protettive tipo FFP2 e/o chirurgiche approfittando della situazione emergenziale connessa alla diffusione dell’epidemia da COVID 19.

La loro idea era quella di importare con le stesse modalità 5.000.000 di mascherine, nell’arco di una settimana; questo è quello che ha raccontato ai Finanzieri uno dei soggetti coinvolti nell’inchiesta (S.K., anni 26 laureatosi al Politecnico di Torino) che in caserma si è presentato a bordo di un’auto di grossa cilindrata, con vetri scuri e tanto di autista e interprete.

Sul punto basti pensare che due delle imprese coinvolte, infatti, hanno aperto la Partita Iva per il commercio all’ingrosso di dispositivi medici o protesi ortopediche proprio all’inizio del “periodo nero” ed in breve tempo, dichiarando falsamente in sede di controllo frontaliero che il materiale fosse destinato a “servizi essenziali” ovvero “pubblica utilità” hanno usufruito dello “svincolo diretto”.

Sedi legali e operative inesistenti, anzi nella stanzetta vuota del quartiere “Parella”, e precisamente in Via Giacomo medici, ove risulta la sede legale dell’azienda che ha importato merci per centinaia di migliaia di Euro, era presente solo uno scatolone con dentro 700 kit per diagnosticare il contagio da Covid-19, non conformi alla normativa in vigore relativamente alla produzione ed alla importazione.

I Finanzieri del Gruppo Pronto Impiego Torno, pedinando i vari spostamenti dei soggetti coinvolti e monitorando costantemente il flusso delle importazioni, grazie al contributo di personale del Nucleo Antifrode dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli di Torino, hanno rinvenuto e sequestrato in poche ore l’ingente quantitativo citato.

A Moncalieri, presso il magazzino di un noto market cinese le prime 100.000 mascherine sequestrate, poi altrettante in un Ristorante Sushi di Orbassano, ovviamente chiuso per gli obblighi di questi giorni, dove al posto dei clienti, adagiati sopra le sedie, c’erano ben allineati numerosi scatoloni pieni di “Chirurgiche”.

E intanto un altro carico viaggiava in direzione di Napoli, ma ad aspettarlo a Maddaloni, c’erano i finanzieri campani, in stretto contatto con il reparto torinese, che lo hanno intercettato e posto sotto sequestro.

Ora tutto il carico finirà alla Protezione Civile grazie ai provvedimenti emessi dai Pubblici Ministeri Vincenzo Pacileo, Marco Gianoglio e Alessandro Aghemo della Procura della Repubblica di Torino, che hanno coordinato le indagini.

L’operazione quindi, oltre ad evitare che il flusso commerciale finale fosse dirottato su speculatori economici, ha permesso di rifornire con l’enorme quantitativo di “mascherine”, grazie ai provvedimenti di requisizione del delegato dal Commissario per l’Emergenza Covid-19 sul territorio piemontese, gli Enti pubblici e/o assistenziali maggiormente in crisi in questo momento.

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Torino: mascherine, la Guardia di Finanza scopre maxi frode doganale. Fioccano denunce per ricettazione, contrabbando aggravato, falso in atto pubblico, ricettazione e frode in commercio (video)

(119) In pochi giorni ha importato illecitamente e immesso in commercio centinaia di migliaia di mascherine.

La Guardia di Finanza di Torino ha scoperto il sistema truffaldino organizzato da un imprenditore trentaseienne di origini cinesi, titolare di un’azienda con numerosi punti vendita a Torino, che, approfittando della situazione emergenziale connessa alla diffusione del COVID 19, ha importato dalla Cina diversi containers di mascherine fornendo alla dogana false dichiarazioni con il solo fine di garantirsi uno “svincolo” rapido delle merci e, soprattutto, di superare eventuali operazioni di requisizione.

I Finanzieri del Gruppo Pronto Impiego Torino, in collaborazione con il personale della Polizia Municipale e dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli, hanno perquisito l’azienda coinvolta dove hanno sequestrato oltre 20.000 mascherine filtranti per le quali, in sede di importazione, era stata falsamente indicata quale destinazione, alcuni comuni della provincia di Cuneo i quali, successivamente, le avrebbero destinate alla popolazione tramite la Protezione Civile. Ad aggravare la posizione dell’imprenditore anche le diciture indicate sulla documentazione che accompagna la merce, che sempre al fine di sviare i controlli, riportavano la voce “capi d’abbigliamento” invece di articoli protettivi.

Effettivamente, una modesta quantità è poi finita a questi enti locali facenti capo al Comune di Caraglio (CN), “capo fila” per altri comuni tra di loro consorziatisi per questa necessità; ma altre 400.000 mascherine sono state rivendute ad aziende e privati in totale spregio delle direttive in questo momento in vigore.

Le mascherine importate illegalmente dall’imprenditore cinese sono state rinvenute anche in un’impresa di Settimo Torinese. Qua i Finanzieri hanno sequestrato oltre 25.000 dispositivi dove sulle scatole era ben chiara l’indicazione di destinazione: “Ospedale di Varese”. Il titolare dell’azienda è stato denunciato per ricettazione.

E così in pochi giorni i furbetti del “Qualcosa da dichiarare?” hanno intascato circa 1 milione di euro frodando così lo Stato. Ora dovranno rispondere di una sequela di reati: contrabbando aggravato, falso in atto pubblico, ricettazione, frode in commercio. Oltre 45.000, per ora, le mascherine sequestrate dai Finanzieri.

Le attività d’indagine sono state coordinate dalle Procure della Repubblica di Torino e Ivrea che consentiranno inoltre di procedere con le operazioni di requisizione, destinando così il materiale a contesti emergenziali attualmente in crisi.

Le indagini sono ancora in corso e dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Torino si raccomanda di porre la massima attenzione nell’acquisto dei dispositivi di protezione individuale; in questi giorni numerose aziende italiane hanno avviato delle produzioni lecite a prezzi concorrenziali che potranno garantire loro una ripartenza per il post emergenza.

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Carabinieri NAS Torino: supporto a farmacia di Rivoli per la donazione di bombole di ossigeno (video)

(102) Nei giorni scorsi e nel pomeriggio odierno I Carabinieri del NAS di Torino hanno fornito assistenza ad una farmacia di Rivoli che aveva Continue reading “Carabinieri NAS Torino: supporto a farmacia di Rivoli per la donazione di bombole di ossigeno (video)”

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Torino: sostenevano di avere la “ricetta” contro il coronavirus, la Guardia di Finanza sequestra 170000 prodotti parafarmaceutici ed integratori e denuncia marito e moglie (video)

(104) Una sorta di “ricetta” con la quale promettevano di curare il “coronavirus”. Questo si erano inventati P.F., settantenne e M.C.L. sessantenne, amministratori di una società di Peschiera Borromeo, nel milanese, da anni nel campo dei prodotti farmaceutici e degli integratori, denunciati dalla Guardia di Finanza di Torino nel corso di una vasta operazione.

Oltre 170.000 i prodotti parafarmaceutici e gli integratori sequestrati dai Finanzieri del Gruppo Torino che hanno condotto le indagini coordinati dalla Procura della Repubblica di Milano, Dott.ssa Tiziana SICILIANO coordinatrice del VI Dipartimento “Tutela della salute, dell’ambiente e del lavoro” e dal Dott. Mauro Clerici.

Le indagini hanno appurato come la coppia pubblicizzasse sul sito della società un vero e proprio “protocollo medico”, da loro ideato, il quale prevedeva la somministrazione di integratori che, sommati ad altre terapie non meglio specificate, avrebbero garantito una cura efficace contro il “Coronavirus”.

Ovviamente, di quanto reclamizzato dai due soggetti non si è rilevata alcuna fondatezza, ma solo una vera e propria frode in commercio, resa ancor più riprovevole visto il momento storico che il Paese sta attraversando.

La coppia, marito e moglie, già nota alle cronache per essere stati arresati per una vicenda che li aveva visti protagonisti per esercizio abusivo della professione medica e somministrazione di farmaci guasti o imperfetti, aveva ideato un ricettario medico che di medico e curativo aveva ben poco, soprattutto perché, per ora, una cura efficace contro il coronavirus non esiste.

I Finanzieri hanno oscurato i siti web della società nonché le pagine di un noto social network dove, tra l’altro, si esortavano gli utenti “…a leggere con attenzione e condividere…” i vari consigli medico-terapeutici, dispensati da P.F. in materia di “coronavirus”. È bene ricordare che P.F. medico non è.

Parte degli integratori e dei prodotti parafarmaceutici “cautelati” dai militari erano destinarti al mercato europeo, visto che la società coinvolta nell’indagine annoverava clienti in Francia, Austria, Germania e Svizzera.

Non solo cure mediche contro il coronavirus; gli inquirenti nel corso dell’operazione hanno anche scoperto come la coppia pubblicizzasse, con l’occasione, protocolli medici da seguire per contrastare anche forme gravi di patologie il tutto senza avere i titoli per esercitare la professione medica.

 

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Guardia di Finanza Torino: coronavirus, “La truffa delle 500.000 mascherine” (video)

(98) È bastato un sito particolarmente accattivante associato ad un prezzo imbattibile ed in pochi giorni sono piovuti sui suoi conti correnti centinaia di bonifici per decine di migliaia di Euro, ma delle mascherine nessuna traccia.

È quanto ha scoperto la Guardia di Finanza di Torino nel corso di un’operazione che ha portato alla denuncia di un imprenditore vercellese, commerciante nel settore del bestiame.

“Mascherine di ogni tipo, FFP1, FFP2, FFP3, chirurgiche, termometri e prodotti igienizzanti in quantitativi ingenti, con la promessa di consegnare il materiale entro 10 giorni; non mancavano neanche le offerte: per ordini di minimo 500.000 pezzi il prezzo scendeva a 0,90 centesimi cadauna. In un attimo oltre 200 farmacisti sono finiti nella trappola dell’imprenditore.

I “Baschi Verdi” del Gruppo Pronto Impiego Torino erano però già sulle sue tracce e, supportati dai colleghi del Gruppo di Vercelli e della Compagnia di Caselle Torinese, sono riusciti in pochi giorni a stroncare una truffa da oltre 1 milione di Euro.

Oltre 250 le persone raggirate, tra questi appunto farmacisti, medici, infermieri, associazioni di volontariato e ancora più grave alcuni Enti Locali; tra questi addirittura due comuni uno in Piemonte mentre l’altro in Basilicata. I due comuni, una volta ottenute le mascherine, le avrebbero immediatamente destinate o alla loro protezione personale oppure alla successiva distribuzione ai servizi di assistenza.

Ad ogni reclamo sulla mancata fornitura di mascherine la giustificazione era sempre la stessa “Il cargo all’Aeroporto di Caselle arriverà tra qualche giorno, abbiate pazienza”; nulla è mai arrivato dalla Malesia, paese indicato dall’imprenditore quale luogo di produzione. Stessa “messinscena” anche con i Finanzieri che si erano finti acquirenti. Anzi, proprio di fronte agli inquirenti, si era vantato di essere in procinto di fornire 20.000.000 di mascherine al Governo Svizzero.

Tutto falso! L’unica mascherina presente in azienda il giorno della perquisizione era quella sul volto dell’improvvisato commerciante.

Ora il sito è stato sequestrato insieme alle migliaia di file inerenti ai contatti commerciali, e ai conti correnti personali dell’indagato.

La Guardia di Finanza di Torino, che ha condotto le indagini coordinate dai magistrati Vincenzo Pacileo e Alessandro Aghemo della Procura della Repubblica di Torino, sta ora acquisendo le numerose querele da parte delle centinaia di persone truffate.

Le indagini sono ancora in corso e dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Torino si raccomanda di porre la massima attenzione nell’acquisto dei dispositivi di protezione individuale; in questi giorni infatti numerosi sono i siti dedicati al commercio di detti articoli come numerose sono le aziende che hanno rimodulato la loro produzione a tale scopo. Meglio avviare degli acquisti in quantitativi ridotti per assicurarsi della qualità dei prodotti e degli stessi fornitori.

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Torino: operazione “Shyloc”. La Guardia di Finanza esegue un’ordinanza di misura cautelare a carico di una coppia di Caluso e ne sequestra l’intero patrimonio (video)

(9) Nella mattinata odierna, nel corso dell’operazione “Shylock”, militari della Guardia di Finanza di Torino, coordinati dalla Procura della Repubblica di Ivrea, hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di una coppia di Caluso (TO), dedita all’usura, provvedendo al sequestro dell’intero patrimonio accumulato.

Si tratta di FERRANTI Antonio, nativo di Carini e abitante a Caluso dal 2004, tratto in arresto e condotto in carcere e della convivente MEZZO Maria, nata a Chivasso, colpita dal divieto di avvicinarsi alle vittime di usura.
Le indagini, condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Torino, sono state avviate nel 2017 all’esito di un’autonoma attività informativa rafforzata dallo sviluppo di una segnalazione di operazioni sospette ai fini della normativa antiriciclaggio, che permetteva fin da subito di individuare alcune vittime della coppia, tutte del Canavese.

Le vittime erano pensionati che non riuscivano a pagare l’affitto mensile, piccoli imprenditori in difficoltà, familiari di soggetti in precarie condizioni economiche, che avevano richiesto alla coppia prestiti nell’ordine di poche migliaia di euro.
Ricevuto il denaro, le vittime, che si sono trovate costrette a dover restituire somme ingenti, con tassi d’usura anche del 300% annuo, sono risultate ancora indebitate per la maggior parte, mentre la coppia si assicurava così una costante illecita fonte di profitto.

I prestiti venivano effettuati in contanti e il denaro veniva scambiato sia “a domicilio”, sia in luoghi aperti e di passaggio: fuori da esercizi pubblici e anche nei pressi di caselli dell’autostrada A4 Torino – Milano. Oltre che a Caluso, la coppia operava a Chivasso, Borgaro Torinese, Mazzé, Val della Torre, Verolengo, Vinovo e Rondissone.

FERRANTI, cinquantenne privo di stabile occupazione, si faceva spesso accompagnare agli incontri dalla compagna MEZZO Maria, operatrice in una casa di riposo di Brandizzo, che lo supportava costantemente nella conduzione degli affari illegali.
La coppia è risultata particolarmente accorta nel condurre le proprie attività illecite, ricorrendo a sotterfugi sia per sottrarsi alle indagini, sia per legittimare apparentemente il patrimonio a disposizione, del tutto ingiustificato rispetto ai redditi dichiarati e all’attività economica svolta.

Le prime perquisizioni effettuate durante le indagini permettevano di sequestrare migliaia di euro in contanti, assegni e cambiali, abilmente occultati anche dietro un doppiofondo della cucina degli indagati. Per nulla intimorito, FERRANTI ha quindi indotto talune vittime a riferire falsamente che i rapporti con lo stesso fossero riconducibili a compravendite di olio o legname, per eludere le investigazioni e giustificare i titoli sequestratigli.

Non pago di ciò, FERRANTI aveva anche imposto ad un usurato di essere assunto fittiziamente per 2 anni nella propria attività commerciale – un’agenzia di viaggi – così da disporre di apparenti redditi leciti.
Unitamente all’esecuzione delle misure restrittive, è stato disposto il sequestro dell’intero patrimonio della coppia, costituito da 5 immobili ubicati a Caluso (TO) e Carini (PA), conti correnti e di deposito, per un valore di oltre 300.000 euro.

In tal modo sono stati applicati, così come la normativa consente per il reato di usura, sia l’istituto del sequestro per equivalente, in misura pari agli interessi usurari percepiti, sia quello del sequestro per sproporzione, che colpisce tutti i beni di valore non giustificabile rispetto al reddito o all’attività economica svolta.

Nel caso in esame, gli indagati hanno dichiarato redditi talmente esigui da non poter sostenere nemmeno le spese per il loro stesso sostentamento.
FERRANTI e MEZZO non sono risultati soli nella conduzione delle proprie attività illecite. Le indagini, infatti, hanno consentito agli inquirenti di portare alla luce un grave quadro indiziario, con il coinvolgimento di complici, la cui posizione è attualmente al vaglio dell’Autorità Giudiziaria e superando peraltro la reticenza di diversi testimoni.

Gli Organi investigativi restano a disposizione di coloro che intendessero fornire ulteriori elementi informativi.

L’indagine svolta si inserisce nel quadro delle attività della Guardia di Finanza a contrasto dell’usura, un’odiosa pratica criminale che tende ad ottenere ingenti guadagni, sfruttando lo stato di bisogno di soggetti in grave difficoltà e nel novero delle iniziative volte a colpire l’illecito accumulo di ricchezza, nella prospettiva di restituzione alla collettività.

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