(2) Quando un collega, oggi importante firma di un quotidiano sportivo nazionale, ti dice che per stagioni intere gli hai rovinato le serate del giorno libero (lunedì) con la tua presenza costante in una trasmissione sportiva (“Dovevo seguire la trasmissione a cui partecipavi, ascoltarti
e prendere nota delle singole parole che tu dicevi. Il Presidente ti portava rispetto ed a modo suo ti stimava ma sapeva che solo tu in quelle sere potevi infastidirlo con il tuo essere scomodo")…
Quando un altro collega, oggi direttore di una prestigiosa testata online, ti scrive "Noi, con ruoli diversi, abbiamo fatto la A, e a lungo (e solo io so quanto quella Reggina "temeva" quello scassacazzo di Gangemi)"…
Quando un altro collega ancora, in diretta tv, allorquando tu chiedevi con fermezza che fine avessero fatto i soldini entrati ed apparentemente non usciti, ti additava per la salvare la sua faccia dissociandosi da quello che avevi detto salvo poi, a telecamere spente, dirti “Che domande fai? Lo sappiamo tutti che se li è fregati”…
Quando un ulteriore altro collega ti da del "novellino" dall’ “alto” della sua esperienza di poco più di un lustro e ben sapendo che tu hai 20 anni 6 mesi e 27 giorni in più di lui di anzianità d’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti e, quindi, 20 anni 6 mesi e 27 giorni di carico abnorme tra vissuto, visto ed ascoltato in più di lui…
Quando accadono queste cose, o anche soltanto una di esse, allora, dal mio punto di vista, vuol dire che hai fatto bene il tuo mestiere e che, assai probabilmente, continuerai a farlo perché i princìpi sui quali hai fondato la tua vita (professionale ed ancor prima personale) sono ormai punti fermi in senso assoluto.
D’altro canto, che Giornalista è un giornalista che non ha dubbi, che non si pone domande, che non cerca risposte, che non riflette sui fatti, che non spulcia tra le carte, che non ha le sue fonti? Che Giornalista è un giornalista che non è “amico di tutti”, attenzione, ma “amico di chi c’è”? Che Giornalista è un giornalista che prima offende, poi adula mielosamente e poi ancora torna a dirne di tutti i colori sempre alle stesse persone a seconda dei propri interessi? Che Giornalista è un giornalista che si sente arrivato, presume di conoscere tutto lo scibile umano, si veste di presunzione e d’arroganza, tratta i colleghi con sufficienza e boria come da esempi ricevuti? Io ho delle risposte, anzi delle certezze ma non certo verità assolute.
Torniamo alla Reggina, adesso. Abbiamo avuto modo di manifestare le nostre perplessità circa l’atteggiamento (di)mostrato in conferenza stampa dal nuovo Coordinatore dell’Area Tecnica scelto dal Presidente Praticò (chissà se Praticò ha scelto Basile o Basile ha scelto Praticò, lo scopriremo presto giacché qualche amico e collega nella Capitale lo abbiamo) per affidargli la gestione, appunto, dell’Area Tecnica (solo quella?). Ciò che non ci è piaciuto, lo ribadiamo, sono state un paio di cose (o forse più): in primis la dichiarazione secondo cui “Stiamo strutturando la Società” (nel senso che, all’alba della terza stagione calcistica, la stessa Società non era strutturata? O era strutturata maldestramente?); la seconda il presentarsi con un fascicolo di articoli stampati utile per un’inopportuna reprimenda alla Stampa (Basile faccia il suo che a fare il nostro ci pensiamo noi, ognuno come meglio crede e sa ma comunque non un argomento appannaggio del nuovo DS); la terza il velatamente – ma non tanto – denigrare il lavoro svolto dal Settore Giovanile e le di esso mancanze.
Chissà se il Presidente Praticò, prendendo appunti accomodato accanto a noi, ha interpretato le parole di Basile come (assai) poco carine nei suoi confronti (e dei suoi collaboratori)? Noi, e non solo, non le abbiamo ascoltate e tradotte come carinerie ma, invece, come sferzanti stilettate. Ed è stata proprio questa la scintilla che ha acceso la lampadina: perché un dipendente rinfaccia pubblicamente al proprio datore di lavoro la mancanza di strutturazione societaria ed i pessimi risultati sportivi ottenuti dal Settore Giovanile? Perché – il dipendente – si arroga il titolo di parlarci in nome e per conto della Società? Ha ricevuto deleghe in tal senso? Per i primi due anni di vita di questa Società, il Presidente ha delegato in toto il DGS Martino per qualunque domanda/argomento inerente l’aspetto tecnico (ed ha fatto benissimo giacché Gabriele, in Società, era – o è? – l’unico dotato di esperienza calcistica in mezzo a tanti eccellenti professionisti ma in ben altri settori commerciali); oggi siamo di fronte ad altre deleghe circa gli aspetti tecnici, organizzativi e societari? Se e quando lo sapremo, cambieremo destinatario delle nostre curiosità da soddisfare.
In mancanza di calcio giocato (finalmente domenica 13 si inizierà a fare sul serio con il primo turno di Coppa Italia – alle 20.30 al “Granillo” sarà ospite il Catanzaro fresco di passaggio di proprietà -) non possiamo esimerci da analizzare e cercare di approfondire tematiche inerenti la Società. Abbiamo sempre ritenuto che non esiste differenza tra “critica costruttiva” e “critica disfattista”: la critica è, appunto, critica ed uno dei due aggettivi di cui sopra è solo ed esclusivamente il destinatario a sceglierlo. Chi la riceve, infatti, secondo quelle che sono le sue convinzioni ed i suoi modi di pensare e punti di vista, può farne tesoro o cestinarle. Non che ci si debba “giustificare”, sia chiaro, ma se stessimo qui a ricordare (non a rinfacciare, semplicemente ricordare) tutti i fatti ampiamente prevedibili e previsti e, preventivamente, trattati in tempi ormai lontani, forse tante cose si sarebbero potute gestire meglio e con meno nocumento per i “finti tonti (e sordi)”.
Abbiamo letto e, di conseguenza, lo abbiamo girato ad interrogativo, la possibilità (noi diremmo certezza) che il Presidente Praticò sia “un uomo solo al comando”. Abbiamo “giocato” sulla differenza tra “un uomo solo” ed “un solo uomo” e sulla reale e concreta evenienza che sia “al comando”. Che sia, insieme al figlio Giuseppe, attraverso la P&P srl, possessore del 63% delle quote societarie non v’è dubbio; che eserciti in toto tutte le attribuzioni tipiche del proprietario o, comunque, del socio di maggioranza, dubbi invece ne nutriamo. Abbiamo percepito (“sappiamo” sarebbe presuntuoso affermarlo) che della gestione economico-finanziaria della Società se ne occupa Giuseppe; ciò che ci manca sapere (ma lo sapremo), e che ci chiedevamo sopra, se corrispondono al vero le parole di Basile secondo cui stanno “strutturando la Società” (chiaro il riferimento al suo di lui determinante input).
Ciò che, invece, è evidente è che la maggior parte dei Soci, dopo aver chiaramente e ripetutamente dichiarato di non voler più essere “il suo bancomat”, hanno preso posizione. Molte, moltissime, sono le lamentele in tal senso ricevute in questi due anni. Sia dai 2-3 Soci maggiori (intendiamo coloro che, dopo la P&P, posseggono più quote degli altri=più soldini versati) e sia da quelli, che più per passione che per reale investimento, cosiddetti minori rappresentanti, circa (punto più, punto meno), il 15% delle restanti quote sociali. Ecco il perché del nostro interrogativo: Mimmo Praticò è – o era – “un uomo solo” (ci riferiamo all’interno della Società)? Beh, forse da giugno è un po’ meno “solo” (traducendo le parole di Basile secondo le nostre conoscenze). Sbagliamo? Forse si (o forse no)!
Che Praticò appaia stanco, pensieroso, corrucciato, mesto ed assorto nelle tante problematiche che il suo ruolo prevede, è praticamente fatto certo ed assodato. Guidare la Reggina è un grande onore ma, ovviamente, è anche un onere non di poco conto. Una delle ultime volte in cui abbiamo avuto modo di chiacchierare amichevolmente, ricordiamo di averglielo fatto notare ma lui ci tranquillizzò sostenendo l’infondatezza delle nostre impressioni. Eppure non sembrerebbe…
Così come, abbiamo visto, letto e constatato, uno dei settori oseremmo dire vitali e primari di qualunque Società calcistica (e non) è quello legato alla famigerata “comunicazione”. Partendo dal presupposto che, tornando a quanto detto da Basile in conferenza, finalmente si è capito (o lo si è fatto capire) che andava ufficializzato e cristallizzato il ruolo di Responsabile della Comunicazione, fino ad allora svolto ufficiosamente e da lì in poi riconosciuto pubblicamente, ricordiamo che quando ne parlammo con il Presidente qualcun altro ci parlò di “mangiata di pescestocco” (forse perché non ci piace lo stocco, non prendemmo in considerazione la metafora).
Tanti colleghi, molti colleghi a dire il vero, hanno mestamente notato che uno dei difetti principali dell’US Reggina 1914 risiede proprio nel settore a loro (a noi) più vicino e di competenza. Non già per mancanze ascrivibili al neo Responsabile ma proprio per l’atavica manca di cultura societaria in tal senso. Il tergiversare su argomenti importanti, lo schivare le domande ritenute “scomode” ed il virare davanti all’evidenza non dando risposte hanno fatto sì che risposte non ne siano arrivate (e non ne arrivino) e, di conseguenza, al Giornalista non resta altro che tentare di darsene ragionando e mettendo assieme i vari mattoncini. Se segreti non ce ne stanno, perché non rispondere? O qualcosa che non si può dire c’è? Ecco, vedete, le mancate risposte generano dubbi; ed i dubbi ognuno li scioglie secondo i singoli modi di pensare.
Quindi, tanti sono i dubbi e le perplessità che girano attorno a questo nuovo assetto societario. Il campo darà le sue inconfutabili risposte. E non solo il campo… La Reggina è (sempre) una cosa seria! Mettetevelo in zucca! Ad maiora Reggina!