Reggina: “operazione risparmio-guadagno” perfettamente riuscita
L’equivalenza appare dal significato ovvio: “se riduco le (mie) spese (leggasi risparmio) aumento il (mio) capitale (leggasi guadagno)”. Si può ridurre a questa semplice operazione matematica – ed al concomitante pensiero fotiano – il significato dell’operato della Reggina del presidente Foti (nelle foto, oggi a sguardo chino e ieri esultante) nella sessione di calcio-mercato che si sta per concludere. Ad una campagna acquisti estiva certamente onerosa – ma, siamo quasi certi, comunque senza intaccare il capitale in virtù del cosiddetto “paracadute” milionario (la somma che spetta alle Società retrocesse dalla A, n.d.r.) e dell’entrata altrettanto milionaria della cessione di Barreto (questa su tutte) – che ha dato come frutti il fallimento su tutti i fronti dell’”obiettivo promozione”, ha fatto riscontro un calcio mercato, cosiddetto di riparazione, in cui Foti & Rosati (più il primo che il secondo) ha/hanno pensato a scrollarsi di dosso i contratti più sostanziosi da onorare per assumersene in carico altri certamente assai meno costosi.
Si può spiegare solo così quanto fatto dalla Società amaranto, altra spiegazione logica non ne troviamo. Va bene che l’”obiettivo promozione” è miseramente fallito e che quello palesemente dichiarato è il certamente non lusinghiero “obiettivo salvezza”, ma, in verità, si sperava che qualcuno arrivasse comunque a stuzzicare il sogno sopito di qualcosa che andasse ben oltre la salvezza in B. Non è stato così. Probabilmente ancora c’entrano le famigerate “difficoltà oggettive” che il presidente Foti ama ricordare di continuo senza, però, dirci mai quali esse siano e, soprattutto, perché ci si è cacciati in tali difficoltà se per anni ci è stato propinato il ritornello di una Reggina economicamente e finanziariamente solida. Che, per caso, così tanto solida non sarebbe? Che, per caso, il presidente Foti potrebbe dover affrontare difficoltà personal-economiche che lo renderebbero confuso, disorientato e, quindi, poco sereno? Che, per caso, qualcuno tra ex-dirigenti e consulenti a vario titolo avrebbe cominciato a bussar cassa per avere indietro ciò che, secondo lui, gli spetterebbe? Che, per caso, qualche sentenza di Tribunale (sez. Civile) avrebbe imposto rimborsi e/o esborsi verso terzi? Non lo sappiamo con certezza, ovviamente. Le voci che circolano in una città di provincia come Reggio sono tante ed andrebbero tutte verificate. Noi, dal nostro canto, ci limitiamo soltanto a porci ed a porvi le domande di cui sopra senza, peraltro, darci/darvi risposte non fosse altro perché non le conosciamo. Siamo nel campo delle ipotesi e, quindi, è appropriato, giustificato e d'obbligo l'uso del "condizionale". Mettiamola così, pensiamo a voce alta (o a tastiera libera tra le dita, che dir si voglia), ecco! Cosa c’entrerebbero questi “piccoli problemi” con il calcio e con i risultati? Come cosa c’entrano? L’azienda Reggina Calcio S.p.A. è, appunto, un’azienda che “produce” calcio e la sorte di un’azienda che “produce” calcio ai risultati calcistico-sportivi è strettamente legata. Se l’azienda stessa versa in una situazione economico-finanziaria tutt’altro che solida, ne consegue che anche il “prodotto” non può certo essere da meno. O sbagliamo? Se, quindi, la Società del presidente Foti (deus ex machina, nel bene e nel male) non fosse così tanto solida come ci è stato propinato per anni, se non fosse più la Reggina che abbiamo per lungo tempo visto (operosa, silenziosa, chiusa nei confronti dell’esterno, granitica, inattaccabile, ecc. ecc.), se queste cose non sembrerebbero più caratterizzarla da qualche anno a questa parte, allora il detto secondo il quale “il pesce puzza dalla testa”, oggettivamente (questi sì oggettivamente e non come le fantomatiche “difficoltà” fotiane), troverebbe riscontri anche alla luce delle operazioni del mercato appena concluso. Ragioniamoci insieme un po’ su. Ordunque, iniziamo con le cessioni: prima di Natale (ancor prima che il mercato si aprisse ufficialmente il 2 gennaio) il difensore Capelli è stato rispedito al mittente e cioè all’Atalanta (prima “operazione risparmio=guadagno”) senza contropartita tecnica né acquisti nello stesso reparto (la difesa – “migliore” solo rispetto a quelle della Salernitana ultima in classifica e del Frosinone che, però, ha ben 8 punti in più degli amaranto – era il primo reparto da rinforzare ed invece, con la cessione di un difensore puro a beneficio dell’impiego di Cascione che difensore non è, la si è certamente indebolita lasciandola nei piedi di Lanzaro, Valdez, Santos, Costa e lo stesso Cascione con i risultati che tutti sappiamo, anche negli anni precedenti); il portiere Cassano (ufficialmente in disaccordo con l’”ambiente”, ma quando mai l’ambiente ha contato qualcosa? n.d.r.) è stato ceduto alla Sampdoria che ha girato, di contro, alla Reggina il suo secondo portiere Fiorillo (20 anni=esperienza 0 e, quindi, seconda “operazione risparmio=guadagno”); l’esterno destro di centrocampo Buscè (finito nel “fallimento” dell’obiettivo) è stato scambiato con il Bologna (a titolo definitivo) per il rientrante Vigiani (lasciato andare via per scadenza di contratto nell’estate del 2009, n.d.r., e terza “operazione risparmio=guadagno”); il centrale di centrocampo Volpi (anch’esso additato come artefice del “fallimento” dopo essere stato addirittura eletto a capitano da Novellino e per lungo tempo messo ai margini della prima squadra) ceduto all’Atalanta (in prestito) a cui ha fatto da contr’altare un ennesimo rientro, quello di Tedesco sempre dal Bologna (quarta “operazione risparmio=guadagno”); quinta ed ultima “operazione risparmio-guadagno” effettuata è quella di stamane con la restituzione all’Udinese del centrocampista Morosini (“girato” subito al Padova dai friulani) e l’arrivo nella città dello Stretto dell’altro centrocampista Castiglia dal Cittadella (strana, particolare e, fors’anche, paradossale la situazione di questo giocatore: è in comproprietà tra la stesso Cittedella e la Reggina, ma il Cittadella lo ha ceduto in prestito alla Reggina!). A voce bassa, visto che al momento in cui scriviamo nulla di ufficiale è stato diramato, diciamo che Alessio Viola sembrerebbe sia stato ceduto al Monza (sarebbe questa la ciliegina sulla torta che renderebbe le “operazioni risparmio=guadagno davvero encomiabili). Dopo questo turbinìo di nomi, squadre e numeri andiamo ad analizzare anche dell’altro. Dunque, sono “usciti” sei giocatori e ne sono “entrati” quattro: a Cassano è equivalso Fiorillo (ci riferiamo ai ruoli e non al valore dei giocatori ed al loro costo di gestione, ovviamente), a Buscè Vigiani, a Volpi Tedesco, a Morosini Castiglia mentre a Capelli ed A. Viola (se confermato) due fratelli sardi che di cognome fanno “Nuddu”! Un’altra considerazione: più generalmente alla squadra, ed in particolare a qualche giocatore, è stato sempre contestato (sia da Novellino che da Iaconi e sia da Foti che da Rosati) di non essersi “calati nella realtà della serie B”, di non aver capito il campionato che stavano disputando, insomma. Bene, ma facciamo due semplici conti/considerazione. Sono andati via Buscè che l’anno scorso giocava in B ad Empoli, Volpi che l’ultimo anno in B l’ha fatto nella stagione 2002/’03 con la Sampdoria, Cassano proveniente da 5 campionati di B (uno ad Empoli e quattro a Piacenza), Capelli con alle spalle l’ultimo torneo di B nella stagione 2006/’07 ad Arezzo e Morosini di proprietà sì dell’Udinese ma proveniente da 3 campionati di B (uno a Bologna e due al Vicenza). E già qualcosa non torna nelle evidenti contraddizioni tra gli addebiti ed i curriculum, no? Sono arrivati, invece: Vigiani che ha fatto la B, vincendola con Mazzarri, nella stagione 2003/’04; Tedesco che l’ha fatta l’ultima volta nella stagione 2002/’03 tra Salernitana e Cosenza e Castiglia che proviene proprio dalla B dopo due stagioni nell’allora C1 tra Martina e Lucchese. Ci pare che “qualcosa” non quadri, o no? Altra considerazione, il presidente Foti ha spesso dichiarato che non crede nei cosiddetti “cavalli di ritorno” e che non vive di amarcord. Bene, tra i “nuovi” ci sono: Tedesco lasciato andare per scadenza di contratto nel 2007 direzione Catania; Vigiani lasciato con la stessa motivazione nel 2009 direzione Bologna e Castiglia lasciato andare nel 2007 direzione Martina Franca (che a gennaio del 2008 lo cedette alla Lucchese) per poi finire al Cittadella. Quindi, in sostanza, tre dei quattro nuovi arrivi sono assolutamente “cavalli di ritorno”, o no? Facciamo qualche altro esempio di “non mi piace l’amarcord ma mi conviene farlo”? Due volte Ciccio Cozza è tornato a Reggio dopo essere stato ceduto al Genoa e, da lì, essere andato al Siena (nel 2005 e nel 2007); due volte Luca Vigiani è tornato a Reggio dopo essere stato ceduto al Livorno ed al Bologna (a gennaio 2007 ed adesso); due volte è tornato Bruno Cirillo dal Lecce e poi dal fallito Levante (nel 2002 e nel gennaio 2008); una volta è tornato Giacomo Tedesco dopo essere stato ceduto al Catania (come già detto nel 2007); una volta è tornato a Reggio Emiliano Bonazzoli dopo essere stato ceduto alla Sampdoria nel 2005. Per non parlare, poi, del ritorno di Martino tra i quadri dirigenziali, di quello di Giacchetta prima da calciatore e poi da dirigente del settore giovanile o di Belmonte, Sussi e Carrara da giocatori ai vari staff tecnici. E, forse, dimentico qualcun'altro. Ci pare che, anche qui, qualcosa non quadri. O no? Dopo tutta questa “Torre di Babele” di dati, numeri, nomi e quant’altro, una sola è la considerazione finale: a risparmiare=guadagnare si è maestri, ma, da qualche anno a questa parte, la Reggina non è più LA Reggina!