Lettera aperta al signor Pasquale “Lillo” Foti: Presidente venda meno fumo ed acquisti più credibilità (meno marketing e più restyling)

Egregio Signor Presidente,
non credo sia necessario che ci presentiamo perché entrambi conosciamo bene il nostro interlocutore. A campionato finito (in verità, perché è lì che è finito il campionato della nostra Reggina, avremmo dovuto scriverle qualche secondo dopo Reggina-Verona) vorremmo esprimerLe i nostri pensieri in merito. Già qualche tempo fa, esattamente il 24 gennaio scorso (all’indomani di Reggina-Padova, per intenderci), Le avevamo dedicato un editoriale (http://www.ilreggino.news/index.php?option=com_content&view=article&id=2944:presidente-sente-di-aver-tradito-tifoseria-e-citta-e-di-aver-vanamente-tentato-di-offendere-lintelligenza-altrui&catid=1:editoriale&Itemid=7) che siamo certi avrà letto o le avranno riportato e di cui qui, per rinfrescarci la memoria, riportiamo il link (è un vocabolo inglese, non si preoccupi).

In quell’occasione ci soffermavamo su una decina di punti muovendole civili, legittime e condivisibili (ma anche opinabili, perché no) contestazioni circa il Suo modus operandi (è latino) soprattutto negli ultimi anni. Ricordiamo anche che appena 6 giorni dopo, il 30 gennaio appunto, ospiti della “Tribuna amaranto”, indirettamente sottoponemmo alla Sua attenzione alcuni interrogativi posti in maniera “nuda e cruda”, senza filtri e senza diplomazia (com’è nostro costume) circa l’effettiva disponibilità nelle casse amaranto e, s’è vero che quest’ultime languissero, come fossero stati spesi i denari transitati nelle stesse per essere, poi, destinati alle cosiddette “spese di gestione”. Ricordiamo bene che, prendendo la parola e ponendoci dei semplici (a nostro modo di vedere) interrogativi, fu come se sulla trasmissione fosse calato il gelo. Ordunque, senza ritornare su quelle domande che non troveranno mai risposta ufficiale, dando adito quindi a pensare tutto ed il contrario di tutto (ecco qui anche il link – è sempre lo stesso vocabolo di prima – della trasmissione di cui sopra http://www.telereggiocalabria.it/tutti-programmi/7-stagione-attuale/41630-tribuna-amaranto.html), ciò che ci rimase maggiormente impresso di quella sera fu: 1) l’essere guardati come fossimo “extraterrestri”; 2) l’essere additati puntualizzando che determinate cose le stessimo affermando noi (e chi altri, tra i presenti, avrebbe potuto “osare” così tanto?); 3) l’essere “contestati” a microfoni e telecamere accessi e l’essere condivisi a microfoni e telecamere spenti (aggiungendo, peraltro, ulteriori considerazioni che Le risparmio). Fatto sta che i fatti dissero che, da ospiti pressoché stabilmente una volta al mese, il successivo invito avvenne il 23 aprile scorso. Sia ben chiaro, ci fa molto piacere partecipare alle trasmissioni del collega Favano (con il quale, molti anni fa, pensammo a qualcosa di nuovo e lui ottimamente, poi, realizzò con la fortunata e seguita “Tribuna del Lunedì” che condividemmo per un paio di stagioni senza soluzione di continuità) ma certamente non siamo tra coloro i quali bramano un’ospitata o rimangono male se l’sms non arriva. Diciamo semplicemente che, da quella “famigerata” trasmissione sono trascorsi quasi 3 mesi per “osare” nuovamente ad avere un ospite, diciamo così, “scomodo” e/o fors’anche incosciente (noi, quale definizione, preferiamo “libero”). Detto questo, con la presente Le volevo significare il nostro stato d’animo attuale che, probabilmente, è condiviso quantomeno dai tifosi che, negli anni, hanno abbandonato la Sua Reggina. Dobbiamo, prima, però farLe almeno due premesse: la prima è basilare ed è quella secondo cui, noi, consideriamo la Reggina quasi come fosse un’entità. Un qualcosa di astratto, quindi, che non ha volti di persone ma, possedendo solo un colore (l’amaranto), rappresenta la nostra regginità più autentica, la nostra passione, i nostri sacrifici, il nostro calore e che, quindi, capirà bene, non la identificammo, non la identifichiamo e mai la identificheremo né nei presidenti suoi predecessori, né negli allenatori ante-Breda, né nei DS ante-Giacchetta, né nei giocatori ante-Rizzato (elenchiamo solo il capitano per tutti gli altri). Puntualizzato questo, ecco la seconda delle due premesse-cardini del nostro andare a dire. Abbiamo detto, ridetto e ribadito fino alla noia che, Lei, dalla Sua parte, ha grandi, grandissimi meriti circa i risultati straordinari che la Sua (in quanto azienda) e la nostra (in quanto tifosi e/o operatori della stampa) Reggina ha ottenuto partendo dalla promozione in B del giugno dell’’88, dalle due (soprattutto la prima) promozioni in A del ’99 e del ’02, dallo “scudetto” vinto nel ’07 iniziando il torneo da -11 e tantissime altre soddisfazioni che, grazie alla Sua gestione, tutti noi abbiamo vissuto ed il cui ricordo resterà indelebilmente nelle memorie di chiunque ami davvero la Reggina. Detto ancora una volta questo ma non per questo, però, possiamo, né noi né Lei, ritenere che Le sia tutto concesso e/o perdonato o, per meglio dire, che la gratitudine dei reggini Le sia concessa sempre e comunque. Per intenderci, per entrare in odor di santità dovrà attendere. Fatte queste due, per noi fondamentali, premesse, possiamo andare oltre andando ad elencare tutto quello che non ci è piaciuto in questa stagione che di “A” ha solo l’iniziale dell’aggettivo con cui può essere archiviata: A…nonima. Non ci è piaciuta la scelta iniziale dell’allenatore: un allenatore onesto e serio, certamente, ma conosciuto e, quindi, a cui difficilmente si sarebbe potuto chiedere un “miracolo” dotandolo di una rosa che, sin da subito, ha mostrato evidentissimi limiti tecnici. Non ci è piaciuto vedere la Reggina disputare l’intero girone d’andata “a porta libera” quasi come quando, da ragazzini, giocavamo a pallone nei cortili o negli oratori. Non ci è piaciuta la gestione delle vicende interne allo spogliatoio in cui, è innegabile, ci sono stati gruppetti pro e contro Breda con i secondi ad avere la meglio considerando l’intempestivo esonero del tecnico a favore di un suo collega ancora “legato” (non contrattualmente, sia chiaro) alla sua precedente società di appartenenza (il Sassuolo, per intenderci meglio, lo stesso Sassuolo a cui cedette Missiroli a gennaio). Non ci sono piaciuti i diversi proclami che si sono alternati durante la stagione. Gliene ricordiamo solo un paio a testa tra Suoi e di Giacchetta. I Suoi: “Vogliamo migliorare il risultato dell’anno scorso” e “Questa è una squadra che credo non sia, sulla carta, inferiore a nessuno: solo il Torino ha, nella sua complessità, caratteristiche e qualità forse superiori al gruppo Reggina”; quelli del DS Giacchetta “Facciamo prima possibile i 53 punti necessari per salvarci” e “Direi dunque che le capacità realizzative della Reggina sono decisamente migliori di quelle del Pescara. Aggiungo ancora: è la qualità che fa la differenza. Senza nulla togliere ad Insigne, Immobile e Sansovini, le qualità di Bonazzoli, Ceravolo e Campagnacci sono decisamente superiori. Io penso che Zeman, al di là delle sue stesse considerazioni, li avrebbe voluti con lui questi nostri goleador.”  E’ superfluo ma esaustivo sottolineare adesso che: il risultato ottenuto, rispetto a quello dell’anno scorso, è di gran lunga peggiorato essendo scesi dal sesto all’attuale decimo posto in classifica; di fatto, se i risultati che dà il campo sono veritieri, non solo il Torino – per inciso già in A da domenica scorsa come il Pescara – ha dimostrato con i fatti (e non “sulla carta” o con le parole) di avere un organico superiore a quello amaranto ma anche il Pescara, appunto, il Sassuolo, il Verona, il Varese, la Sampdoria, il Padova, persino la matricola penalizzata di 4 punti Juve Stabia ed, infine, il Brescia hanno fatto meglio della Sua e della nostra Reggina; Immobile 28 (gol) + Insigne 18 + Sansovini 16 = 62 mentre Bonazzoli 4 (gol) + Campagnacci 7 + Ceravolo 12 = 23 o, se preferite, Immobile 28 + Insigne 18 + Sansovini 16 = 62 mentre Bonazzoli 4 + Campagnacci 7 + Ceravolo 12 + Ragusa 7 + Missiroli 7 + Rizzato 2 + Colombo 1 + N. Viola 6 + Emerson 2 + Rizzo 2 + D’Alessandro 1 + Freddi 2 + Armellino 2 + A. Viola 4 + Montiel 1 + Angella 1 + Melara 2 = 63 (in termini pratici i 3 giocatori del Pescara nominati dal DS hanno segnato quasi il triplo dei 3 attaccanti della Reggina sempre nominati dal DS o, come detto, se preferite, gli stessi 3 attaccanti hanno realizzato praticamente quanto l’intera rosa della Reggina in 41 gare su 42). Non ci sono piaciute, più che ogni altra cosa, le vicende extracalcistiche il cui Lei e la Reggina vi siete trovati invischiati: dalla denuncia presentata da Gazzoni Frascara nel 2005 per via delle famigerate fidejussioni all’altrettanto famigerato -11 del 2006 ed alla Sua condanna in primo grado per quanto riguarda “Calciopoli”; dal fresco deferimento dell’ex DS Rosati e della Reggina (per responsabilità oggettiva) per Grosseto-Reggina 0-1 del 14/05/2011 a quello che, stando alle cronache, potrebbe arrivare per il doppio Reggina-AlbinoLeffe (3-1 il 30/05/2010 ed 1-2 l’08/12/2010) con la speranza che da “responsabilità oggettiva” non si trasformi in “responsabilità dirette” facendo sì che da una possibile penalizzazione si passi ad una possibile retrocessione. Non ci è piaciuto, insomma, il modo ed i termini con cui Lei gestisce la Reggina (ci riferiamo ai risultati sportivi prodotti, sia chiaro, e non ad altro) da qualche anno a questa parte. Ogni anno, se tutto va bene, assistiamo a debacle sul campo che, se siamo fortunati, non sono accompagnate da altri “strafalcioni” su altri “terreni di gioco” con figure assai poco lusinghiere. Presidente, qualche tempo fa avemmo modo di suggerirle di cambiare modus operandi (è sempre latino) e di sforzarsi a recuperare quei valori che resero grande la Sua e la nostra Reggina. La presunzione, l’arrogarsi il sol pensare che la gente porti ancora l’anello al naso, il circondarsi di personaggi a cui non sappiamo se davvero la Reggina stia a cuore, il consigliarsi magari con gli stessi personaggi di cui sopra sono cose che hanno, negli anni, reso piccola la Sua e la nostra Reggina. Oggi leggiamo altre dichiarazioni del DS Giacchetta in cui sostiene che “Il calo del pubblico allo stadio è dovuto alle pay tv”. In parte è vero ma non lo è alle nostre latitudini e Lei lo sa. In sostanza, a Pescara non esiste la pay tv ed è per questo che l’ “Adriatico” è quasi sempre tutto esaurito? Ed a Torino e Verona dove “Comunale” e “Bentegodi” sono una bolgia? Sia Lei che noi sappiamo benissimo che i reggini sono legatissimi alla Reggina e lo hanno dimostrato ad un patto però: vedere i risultati senza ascoltare quei proclami a cui ormai sono abituati e, comprensibilmente, dei quali dubitano. Conosciamo una marea di tifosi che soffrono davanti alle tv per le sorti della Sua e della nostra Reggina e che bramerebbero il riappropriarsi del posto al “Granillo” che fu loro. Sa perché non tornano? Perché sono stanchi del Suo modo di agire. Sono stanchi dei proclami, sono stanchi dei parolai, sono stanchi delle delusioni subite. Quest’anno ha raccolto a Sé quasi 4000 abbonati solo perché, glielo garantiamo, furbescamente lo scorso anno ha aperto la campagna abbonamenti alla vigilia della semifinale playoff Reggina-Novara. Ottima mossa, certo, ma quanti abbonati riuscirà Lei e la Reggina a ritrovarsi allo stadio alla prima casalinga della prossima stagione? 2000-2500, questo è il numero dei tifosi storici patrimonio della Reggina che la seguirebbero anche in Lega Pro. Ma ha mai pensato a quanti ne ha persi? Almeno altrettanti e ci riferiamo ai veri tifosi e non ai semplici avventori occasionali. Faccia uno sforzo, Presidente, chieda al nostro amico Paolo Frascati di occuparsi del marketing non dell’immagine della Reggina ma della sua sostanza. Operi un restyling con un ritorno al passato. Chiami accanto a Sé uomini-Reggina (che errore madornale è stato lasciar andare via Franco Jacopino, un professionista conosciuto ed apprezzato prima come uomo e solo poi come uomo-Reggina) e diffidi da chi facilmente dispensa consigli magari anche carpendo la Sua buona fede. I reggini rivogliono la loro Reggina. Quella che li ha fatti sognare, gioire, andare fieri, anche piangere e soffrire. Questa Reggina, la Sua Reggina, da qualche anno non è più la loro Reggina e Lei lo sa. Presidente, ci ascolti: scenda dal piedistallo su cui si è posizionato; recuperi i valori dei reggini veri; parli alla gente lasciando a casa la saccenza, la presunzione e l’arroganza che l’hanno circondata fino a pervaderla; costruisca una squadra di giovani con un allenatore giovane ed ambizioso; cementifichi il nuovo gruppo senza isterismi o mancanza di lucidità; non faccia proclami che risulterebbero controproducenti; chiami a sé gli uomini che hanno fatto davvero la storia; non si fidi ciecamente del primo arrivato; impari ad essere cristallino, a parlare chiaro, a mostrarsi a nudo; recuperi il valore delle Sue azioni che, oggi, si fidi, sono pari allo 0 assoluto per via del lento ma inesorabile crollo della Sua “borsa”; metta un punto sul recente passato, ne faccia però tesoro e volti pagina riaprendo il libro a qualche capitolo precedente. Presidente, solo così farà in modo che i reggini sentano di nuovo propria la Reggina, solo così i reggini si innamoreranno ancora di quella splendida signora in amaranto che, oggi, “grazie” a Lei vegeta nel limbo della disaffezione e dell’indifferenza pressoché assoluta. Così come Suoi sono i meriti di cui in premessa, così sono Suoi i demeriti di cui in conclusione. Ad maiora! P.S.: avendo chiuso di fatto il campionato con la sconfitta contro il Verona e giocando da allora in poi solo per "diplomazia" (3 sconfitte ed un pareggio già ottenuti ed un'altra sconfitta presumibilmente ancora da "conquistare" per via delle "motivazioni"), sabato sera potremo essere annoverati tra coloro i quali diserteranno il "Granillo" (e Sky) perchè a corto di quell'entusiasmo che ci auguriamo di essere messi nelle condizioni di ritrovare (ovviamente fatte salve le idee e le intenzioni di Palazzi).

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Foti-Reggina: la solita minestra riscaldata… e stantìa!

Non c’è che dire, al Presidente Foti (a cui tutto sembra essere concesso ed a cui nulla si può chiedere di “non consono” e/o di “scomodo” – entrambi secondo il suo di lui parere – senza essere additati, considerati “extraterrestri” o perfino essere accusati di vilipendio), nonostante le possibilità economiche non sembrano certo mancargli, piace sempre di più la minestrina riscaldata ma, anche, a dire il vero, ormai stantìa più che la scoperta di nuove “pietanze”.

A cosa ci riferiamo? E’ presto detto! E’ di tre giorni addietro la notizia-non notizia dell’esonero del proprio dipendente Angelo Gregucci (che, ci chiediamo, da quale cilindro avrà mai tirato fuori ad inizio gennaio, fatto tanto strabiliante che nemmeno il miglior Silvan avrebbe saputo fare) per tornare indietro nel tempo (ma non nello spazio considerato che il sesto posto di fine girone d’andata sembra essere un lontano ricordo al cospetto del decimo attuale) e riaffidarsi a quel Roberto Breda per la terza volta accomodatosi sulla panchina amaranto. Era già successo, infatti, al termine della sciagurata (ma per fortuna non culminata in tragedia) stagione 2009/2010 dopo Novellino e Iaconi (altra “magia” degna di Silvan e frutto della premiata ditta “Foti&Rosati”), era risuccesso ad inizio della stagione in corso dopo la parentesi Atzori nella stagione 2010/2011 ed è successo ancora domenica 15 aprile scorso dopo l’iniziale esonero e le 14 gare sotto la gestione Gregucci. Foti, con la succitata mossa, consegna al tecnico veneto il non sappiamo se invidiabile record di “andate e ritorni” raggiungendo in cima alla speciale classifica nientepopòdimenoche un “mito” amaranto: Franco Colomba. Infatti la storia ci insegna, se la memoria non ci inganna, che a quota 3 ci sono i soli Breda e Colomba mentre a quota 2 si sono fermati (ma c’è sempre tempo, non disperate), cronologicamente: Aldo Cerantola, che iniziò da titolare la stagione 1990/1991 salvo far spazio a Ciccio Graziani per poi tornare infine titolare all’inizio di quella successiva 1991/1992; Giancarlo Ansaloni, subentrato proprio a Cerantola nel corso della stagione 1991/1992 prima di far spazio a Gabriele Geretto salvo poi ritornare ancora in auge al posto dello stesso Geretto nella stagione 1992/1993 (prima di cedere definitivamente lo scettro ad Enzo Ferrari); Bruno Bolchi, titolare nella stagione 1989/1990 e “riesumato” quasi 10 anni dopo (stagione 1998/1999) per concludere trionfalmente con le ultime 6 giornate di quel campionato straordinario culminato con la prima promozione in A ed iniziato da Elio Gustinetti; Nevio Orlandi (ancora sotto contratto), “salvatore” della Reggina in A nella stagione 2007/2008 dopo essere subentrato a Massimo Ficcadenti ed a Renzo Ulivieri e poi sostituito nella stagione successiva da Giuseppe Pillon salvo poi essere richiamato per fare “scopa” con la salvezza di un anno prima conducendo in B la Reggina al termine della stagione 2008/2009. Breda, oggi, come detto, è ex-aequo con Colomba la cui carriera in amaranto ebbe inizio con la stagione 1997/1998, poi “il ritorno” nel triennio 1999/2000, 2000/2001 e 2001/2002 con una salvezza tranquilla, una retrocessione dalla A ed una immediata promozione dalla B e l’ultimo atto targato stagione 2003/2004 prima di essere esonerato e sostituito da Giancarlo Camolese. Riepilogando, quindi: Breda raggiunge Colomba a quota 3 e Cerantola, Ansaloni, Bolchi ed Orlandi fermi a 2! Evviva la minestrina! Aggiungiamo altri dati numerici e, quindi, scientifici ed inoppugnabili? Il “Breda ter” dice che, nelle ultime 5 stagioni, l’attuale è la quarta stagione in cui la Reggina di sua maestà Foti effettua 2 esoneri: stagione 2007/2008 Ulivieri per l’esonerato Ficcadenti ed Orlandi per l’esonerato Ulivieri; stagione 2008/2009 Pillon per l’esonerato Orlandi ed Orlandi per l’esonerato Pillon; stagione 2009/2010 Iaconi per l’esonerato Novellino e Breda per l’esonerato Iaconi (se volete, in questo calderone stagionale, ci mettiamo anche il valzer dei DS con Rosati per l’esonerato Martino); stagione 2011/2012, infine, Gregucci per l’esonerato Breda e lo stesso Breda per l’esonerato Gregucci. In una cosa Breda, pur essendo in cima alla classifica con Colomba, gli è superiore ma pareggia con Orlandi: loro due, Breda ed Orlandi, sono i soli che hanno iniziato una stagione (Orlandi quella 2008/2009 e Breda quella in corso), sono stati esonerati ma sono riusciti a concludere comunque la stagione da loro stessi iniziata. Come dicevamo, se nelle ultime 5 stagioni in 4 di queste si sono verificati ribaltoni in panchina fa da contraltare la stagione scorsa iniziata e finita da Gianluca Atzori (senza “andata e ritorno”) con il “solo” esonero di Rosati da DS e con il subentro di Simone Giacchetta già Responsabile del settore giovanile. Beh, una stagione che oseremmo definire tranquillissima quella terminata a maggio del 2011 se confrontata con le precedenti e l’attuale, o no? Ma oltre all’elencazione di queste “perle” made in Foti una domanda, una sola, ci attanaglia la mente: perché esonerare un allenatore salvo poi richiamarlo? Conoscendo il modus operandi fotiano la risposta è: perché è già sotto contratto, lo continua a pagare anche se esonerato e tanto vale riconvocarlo senza pagarne un altro ancora (ad oggi, ricordiamo, sono comunque 3 gli allenatori contrattualizzati con la Reggina: ovviamente Breda e Gregucci a cui si aggiunge, qualora l’aveste dimenticato, anche Orlandi). Ma cosa significa, ancora, richiamare un allenatore? Secondo noi, senza il benché minimo dubbio, significa l’ammettere aver sbagliato (e di grosso anche): se si esonera Breda perché non si è contenti o, peggio, si è costretti (i giocatori ne sanno qualcosa, Bonazzoli in particolare?) e si chiama Gregucci salvo poi non essere contenti neanche di quest’ultimo e si richiama Breda cos’altro significa se non tornare sui propri passi ed ammettere l’errore? Il problema non è l’errore in se stesso, la cosa grave è che questo genere di errore si ripete a cadenza (quasi) annuale e che ogni errore di questo, ovviamente, implica un dispendio economico ed un fallimento dei (presunti) progetti iniziali. E’ vero che alla Reggina tanto gli allenatori quanto i giocatori viaggiano con ingaggi sotto la media (e su questo, onestamente, per tante ragioni – non ultima la sopravvivenza – siamo concordi con la politica societaria), ma 2 o 3 allenatori a stagione costano sicuramente più che uno solo se scelto bene ed aiutato allestendo una rosa di rispetto. Già, la rosa. Più volte abbiamo detto e scritto che l’attuale ha degli evidentissimi limiti tecnici. Ce li aveva con entrambi i portieri con cui ha iniziato il campionato (Pietro Marino ed Adam Kovacsik) tanto che Breda per l’intero girone d’andata (e Gregucci fino all’arrivo di Giovanni Zandrini) ha praticamente giocato “a porta libera” esattamente come giocavamo noi da bambini nei cortili. Ce li aveva in difesa dove Antonio Marino e Daniel Adejo non hanno mai convinto salvo poi migliorarla (non molto purtroppo, con l’arrivo di Gianluca Freddi e Gabriele Angella ma continua ad averli con Romas Borges Emerson e Francesco Cosenza. Ce li aveva e ce li ha (soprattutto dopo la cessione a scopo di lucro di Missiroli) a centrocampo con Giuseppe Rizzo assolutamente sopravvalutato ma in campo perché vendibile “sul mercato” spesso in campo (soprattutto con Gregucci) al posto di un, secondo noi, più utile Ivan Castiglia. Ce li ha in attacco con un Bonazzoli particolarmente nervoso (gravissimo l’episodio culminato con la sua espulsione contro il Crotone e non degno né di un calciatore della sua esperienza né tantomeno di un capitano) e con Ceravolo e Ragusa (il primo accantonato da Gregucci ed il secondo relegato a tornante destro sempre dallo stesso allenatore appena esonerato dopo la valanga di gol che entrambi avevano realizzato nel corso del “Breda bis”). Insomma, le visibili carenze non sono da poco e si fanno vedere e sentire. Ma torniamo a noi ed all’esonero di Gregucci. Lo stesso allenatore, intervistato dai colleghi del Corriere dello Sport e di “Tribuna Amaranto” e “Fuorigioco” ha detto, tra l’altro almeno un paio di cose su cui sarebbe interessante soffermarci. La prima è: “Purtroppo l'extracalcio conta sempre più di chi lavora dentro il movimento. C'è gente approssimativa e poco qualificata che poi incide più di chi ci mette la faccia e suda in campo”. La seconda è: “Penso che il mio sia stato un esonero "ideologico" e che sarei andato via anche se il Crotone non avesse pareggiato nel recupero". Ordunque, appare chiaro ed ancora più evidente che Gregucci si riferisca a Simone Giacchetta (atteso che Foti si occupa più del versante economico-aziendale che sportivo). Non è il primo tecnico che subisce le “attenzioni” del Responsabile dell’area tecnica giacché anche Gianluca Atzori, a suo tempo, magari senza urlarlo, se ne lamentò. L’equivoco, se di equivoco si tratta e non di altro, è: il Responsabile dell’area tecnica, oltre che per definizione, è giusto che s’intrometta nelle scelte tecniche proprie di un allenatore? E, s’è giusto che lo faccia, perché egli stesso non si accomoda in panchina e, come dice Gregucci, ci mette la faccia piuttosto che incidere da dietro le quinte come colui il quale “tira ‘a petra e ‘muccia ‘a manu” (“scaglia la pietra e nasconde la mano”)? Ci chiediamo, allora, perché all’ “extracalcio” ed alla “gente approssimativa” è dato adito di fare/disfare a piacimento ciò che vuole? Perché Foti, a cui riconosciamo certamente delle gravi responsabilità ma, allo stesso tempo, non crediamo faccia piacere la situazione corrente, permette che la “gente approssimativa” abbia un peso oltre il consentito? In sostanza, se Giacchetta s’intromette lo fa per proprio conto o ha il beneplacito di Foti? Se lo fa, Giacchetta agisce per il bene dell’azienda Reggina Calcio o per altro? Che il buon Simone, che ovviamente conosciamo da sempre ed a cui riconosciamo anche grandi meriti da giocatore, abbia un carattere particolare ed un modo d’agire tutt’altro che condivisibile è un dato certo. Che interferisca direttamente o indirettamente (tramite i giocatori), ammesso che lo faccia, non ci pare rispettoso né dei ruoli né delle attribuzioni dei rispettivi compiti. Altrimenti, se lo è e noi ci sbagliamo, coniughi il ruolo di Responsabile dell’area tecnica (o Direttore Sportivo che dir si voglia) con quello di allenatore e vada lui in panchina a dirigere la squadra. Che problema ci sarebbe se, comunque, ufficiosamente, fa già entrambe le cose? Il nostro pensiero coincide con quello di Gregucci e non lo abbiamo mai nascosto anche se, per noi, il responsabile primo è il Presidente Foti e, quindi, abbiamo criticato direttamente quest’ultimo seppur includendo nei nostri pensieri Giacchetta. In conclusione ci viene da riflettere su un fatto certo: non è un caso che i suoi migliori risultati sportivi la Reggina li abbia raggiunti con l’accoppiata Foti-Martino e che con le altre accoppiate succedutesi negli anni, Foti-Rosati e Foti-Giacchetta, i risultati sono stati e sono a dir poco deludenti. Gabriele Martino un santo non era ma quantomeno i risultati gli hanno dato ragione seppur ci ricordiamo ancora le nostre personali e durissime critiche anche nei suoi confronti. Pasquale “Lillo” Foti è un tipo passionale e come tutti i passionali si innamora e si disinnamora delle persone che gli ronzano attorno con la stessa rapidità. Probabilmente una maggiore lucidità aiuterebbe lui e la Reggina perché, ve lo garantiamo, la sua attuale ed evidente confusione nonché il caos generale che ne deriva sono i veri “padroni” della Reggina da qualche anno a questa parte (ovviamente ci riferiamo ai risultati sportivi, quelli economici ci pare che, invece, continuino ad andare mediamente bene).

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Gli ingredienti delle “minestrine” riscaldate di Foti

Il “Breda ter” è, come detto in altro pezzo, solo l’ultimo degli “ingredienti” delle “minestrine” del Presidente Foti. Con l’aiuto della memoria (se ci assiste) ed anche della tecnologia andiamo a ricordare tutti (o quasi) i nomi dei soggetti ed i ruoli da essi ricoperti che il Presidente più “simpatico eh… eh… ed importante” ha annoverato nella sua gestione ultraventicinquennale numerando progressivamente coloro ai quali il Presidente ha riconosciuto “doti umane e valori propri” della sua Reggina.

Iniziamo con gli allenatori. 1) Aldo Cerantola, che iniziò da titolare la stagione 1990/1991 salvo far spazio a Ciccio Graziani per poi tornare infine titolare all’inizio di quella successiva 1991/1992; 2) Giancarlo Ansaloni, subentrato proprio a Cerantola nel corso della stagione 1991/1992 prima di far spazio a Gabriele Geretto salvo poi ritornare ancora in auge al posto dello stesso Geretto nella stagione 1992/1993 (prima di cedere definitivamente lo scettro ad Enzo Ferrari); 3) Bruno Bolchi, titolare nella stagione 1989/1990 e “riesumato” quasi 10 anni dopo (stagione 1998/1999) per concludere trionfalmente con le ultime 6 giornate di quel campionato straordinario culminato con la prima promozione in A ed iniziato da Elio Gustinetti; 4) Franco Colomba la cui carriera in amaranto ebbe inizio con la stagione 1997/1998, poi “il ritorno” nel triennio 1999/2000, 2000/2001 e 2001/2002 con una salvezza tranquilla, una retrocessione dalla A ed una immediata promozione dalla B e l’ultimo atto targato stagione 2003/2004 prima di essere esonerato e sostituito da Giancarlo Camolese; 5) Nevio Orlandi (ancora sotto contratto), “salvatore” della Reggina in A nella stagione 2007/2008 dopo essere subentrato a Massimo Ficcadenti ed a Renzo Ulivieri e poi sostituito nella stagione successiva da Giuseppe Pillon salvo poi essere richiamato per fare “scopa” con la salvezza di un anno prima conducendo in B la Reggina al termine della stagione 2008/2009; 6) Roberto Breda: la sua storia amaranto inizia nel periodo 2007/2010 alla guida delle giovanili salvo poi essere promosso alla guida tecnica della prima squadra nella nefasta stagione 2009/2010 dopo i fallimenti di Walter Novellino ed Ivo Iaconi e, dopo la parentesi di Gianluca Atzori a Reggio e sua a Salerno, chiamato ancora ad inizio della stagione in corso salvo poi essere esonerato a favore di Angelo Gregucci e richiamato qualche giorno addietro. Passiamo, poi, ai calciatori tornati sotto altre vesti o, ancora, come calciatori. 7) Simone Giacchetta da calciatore amaranto nel periodo 1991/2000, tornato ancora come giocatore nella stagione 2003/2004 dopo aver chiuso la carriera nel Torino e ritornato a Reggio prima quale Responsabile del settore giovanile e, dalla stagione 2010/2011, come responsabile dell’area tecnica (o Direttore Sportivo che dir si voglia); 8) Marco Carrara: da calciatore nel periodo 1993/1996 a vice allenatore nel 2008; 9) Ciccio Cozza: da calciatore nel periodo 1999/2004, andato al Genoa ed al Siena è tornato nella stagione 2005/2006, poi ancora a Siena e nuovamente a Reggio nel periodo 2007/2010 per poi chiudere la carriera e passare ad assistente tecnico di Atzori nella stagione 2010/2011; 10) Gianluca Atzori: da calciatore nella stagione 1996/1997 ad allenatore nella stagione 2010/2011; 11) Emilio Belmonte: da calciatore nel periodo 1991/1995 ad allenatore prima dei Giovanissimi regionali (2009/2010) e poi dei Giovanissimi nazionali (dal 2010 ad oggi); 12) Nicola Amoruso: da calciatore nel periodo 2005/2008 a Responsabile del settore giovanile nella stagione in corso; 13) Bruno Cirillo: da calciatore nel periodo 1994/1996 e 1998/2000, tornato dapprima nella stagione 2002/2003 e, dulcis in fundo, nella stagione 2008/2009; 14) Giacomo Tedesco: da calciatore nel periodo 2003/2007 ritorna a Reggio nel gennaio del 2009 per chiudere con la stagione 2010/2011; 15) Simone Missiroli: da calciatore nel periodo 2004/2008 tornato a Reggio dal 2009 al gennaio 2011, dato in prestito al Cagliari torna nella stagione in corso salvo poi essere ceduto definitivamente a gennaio al Sassuolo; 16) Luca Vigiani: da calciatore nel periodo 2007/2009 ceduto al Bologna torna a Reggio nella stagione 2009/2010; 17) Emanuele Belardi: da calciatore nel periodo 1995/1997 torna ancora a Reggio nel 1998 e fino al 2004 salvo poi tornarci ancora a gennaio del 2012; 18) Francesco Cosenza: da calciatore nella stagione 2004/2005, torna a Reggio nel 2007, ma anche nella stagione 2008/2009 e dal 2010 ad oggi; 19) Salvatore Aronica: da calciatore nel 1998 torna a Reggio nel periodo 2006/2008; 20) Gabriele Martino: Direttore Sportivo della Reggina fino al 2004 (per 14 anni consecutivi se non andiamo errati) torna sempre con lo stesso ruolo nell'estate del 2009 con Novellino allenatore per poi essere insieme a quest'ultimo esonerato all'arrivo del duo Iaconi-Rosati (ancora sotto contratto come Orlandi). Questi sono i nomi che ci tornano in mente andando a ritroso nel tempo. Probabilmente, anzi certamente, ne abbiamo dimenticato qualcuno e ve ne chiediamo umilmente scusa.

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“Il Reggino”: 3000 volte GRAZIE!

“Il Reggino”, con questo Editoriale, raggiunge la considerevole quota di 3000 articoli pubblicati. Un risultato modesto, o almeno così potrebbe apparire a chi si ferma al rapido calcolo di quasi 4 articoli al giorno negli 832 giorni di vita dal 23.10.2009 (giorno della sua nascita in rete). “Modesto” probabilmente lo è, se paragonato a quello di moltissime testate nazionali o locali. Dove sta la differenza tra il nostro risultato e quelli altrui? La differenza, sostanziale diremmo, sta nel non ricevere contributi pubblici, sta nel non essere espressione di una cooperativa, di un’ associazione e, quindi, di non beneficiare di agevolazioni fiscali di sorta. “Il Reggino” è figlio di una ditta individuale che ottempera a tutte le disposizioni di legge fondandosi solo ed esclusivamente sulla passione di chi scrive e sulle gratuite collaborazioni di quanti hanno scritto, scrivono e scriveranno regalando a “Il Reggino” un pezzettino della loro disponibilità. Questo è “Il Reggino”! Non altro. E’ un periodico online nato proprio con l’intento di dare libera espressione a tutti coloro i quali hanno scelto questo come un mezzo e non come un fine. Coloro i quali hanno colto l’occasione, quindi, per esprimere i propri pensieri senza particolari censure in maniera assolutamente gratuita e senza promesse di “rimborsi spese” o altro come succede altrove. “Il Reggino” non ha una redazione così come la si intende, “Il Reggino” non ha “galoppini” in giro per la città, “Il Reggino” è alimentato giorno per giorno dalla passione di chi dedica il proprio tempo libero seduto ad una scrivania e davanti ad un pc. Il nostro “3000 volte GRAZIE” va a chi ha firmato i contenuti de “Il Reggino” (Dario Baccellieri, Noemi Azzurra Barbuto, Valerio Chinè, Giusy Ciprioti, Antonino D’Africa, Maria Teresa D'Agostino, Giuseppe Dattola, Domenico Durante, Michele Favano, Paolo Frascati, Pasquale Garreffa, Francesca Latella, Giuseppe Lorenzo, Patrizia Massara, Katia Stefania Minniti, Federica Morabito, Peppe Praticò, Katia Sergi e Giuseppe Trapani), ai vari Uffici Stampa degli Enti e delle Forze di Polizia che ci hanno dato fiducia accreditandoci presso le loro strutture, a chi ha creduto in noi accordandoci la possibilità di pubblicizzare le proprie aziende.

Il nostro “3000 volte GRAZIE” va, ovviamente, agli oltre 300.000 visitatori/lettori che in questi 832 giorni sono passati dal nostro sito ed hanno trovato qualcosa di interessante e di gradito. Il Direttore/Editore.

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Lettera al Direttore: “Noi tifosi, i veri offesi ed abbandonati”

Gentile Direttore, intanto mi presento: sono Nando ed abito in Provincia di Vibo. In altre occasioni ho avuto modo a scriverLe a proposito delle sorti della Reggina, oggi come non mai, dopo il suo articolo relativo al presidente Foti il quale sostiene quasi di sentirsi offeso dalla tifoseria e dalla città  sono "costretto" a scriverLe. In primis mi voglio complimentare  con Lei per l’obiettività  professionale dimostrata ancora una volta. Sì, mi consenta, "obiettività". Agli occhi di qualcuno, magari sprovveduto o finto tale, quello che Lei scrive  e commenta  in quei 10 punti, potrebbe sembrare solo lo sfogo di un acceso tifoso amareggiato e deluso, ma, in realtà, per chi come me la segue da tempo ed ha apprezzato e condiviso quanto Lei scriveva in tempi non sospetti quando, cioè, il pubblico del “Granillo” faceva da dodicesimo uomo in campo, a me il suo scrivere piace e la chiamo obiettività. L'essere equilibrati dovrebbe essere il “credo” di ogni individuo sulla terra e ancor di più vale il concetto se quest’individuo si occupa di comunicazione di massa. Mi riferisco al quel giornalista (Nino Neri, n.d.r.) che in sala stampa, dopo un disastroso, non solo numericamente , 1-4 pone una domanda e la "serve" come si fa con una gustosa pietanza per far sì che, come scrive Lei, il “carnefice” abbia  la possibilità di sembrare “vittima”. Ebbene si, il nostro Presidente si sente offeso dal pubblico, dalla città , dai tifosi solo perchè  la gente non è più disposta a subire in modo inerme come ha fatto in questi 4/5 anni ed ora incomincia a protestare. E finiamola davvero con la storiella di essergli eternamente grati per averci “dato” la serie A perchè se è vero che Foti ci ha dato la A la stessa A ha dato tanto a Foti e se è vero che lui ha dato “luce” ad una città ed a una regione intera è altrettanto vero che la stessa città, nonchè le varie amministrazioni locali, hanno dato tanto a lui.

Quello che il tifoso non sopporta, mi rivolgo al Presidente, non è il risultato sportivo non lusinghiero, perchè quello ci può anche stare (fare la B in un modo dignitoso a Reggio ci puà anche stare), quello che non va è la politica del far cassa perenne, l’esigere, magari dopo due tagli di stipendi ad un calciatore, un terzo taglio; non va il fatto che fino a qualche anno fa il bilancio fosse sano e robusto ed ora, nonostante la vendita di 2/3 pedine (ovviamente le migliori) a stagione, lo stesso bilancio comincia a non essere in equilibrio; non va l'avere 28 giocatori a contratto per lo più di valore modesto (e poi si parla di qualità) che vanno e vengono nella speranza sempre e comunque di far cassa. A proposito: P. Marino dopo il prestito al  Cosenza, senza tra l'altro mai giocare, ritorna dimenticando quello che aveva fatto la stagione prima (ricordate con il Torino?) per portare la squadra alla finale play off e questo quando avevamo il migliore portiere della categoria (Puggioni, n.d.r.). Queste sono le cose che non vanno, sono le cose per le quali il tifoso si sente offeso. E’ l'unico “vero” offeso della situazione ed aggiungo anche abbandonato da certi media locali e regionali assoggettati nei confronti della società. Oltremodo, il resto, caro Direttore, lo ha ben elencato Lei nei 10 punti esposti nel Suo articolo. Punti, purtroppo, che hanno condizionato la storia recente della Reggina e mi auguro che non condizioneranno anche la storia futura. Cordialmente saluti, nando12345@libero.it.

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“Presidente, sente di aver tradito tifoseria e Città e di aver vanamente tentato di offendere l’intelligenza altrui?”

Lo spunto per il titolo ce lo dà, involontariamente, un amico-collega certamente un po’ troppo “buonista” (deontologia professionale vuole che, con grande “sacrificio”, si “traduca” l’aggettivo che d’istinto ci viene in mente con quello più moderato appena usato), il quale chiede al presidente “Si sente più tradito dal pubblico o dalla squadra?” Ma che razza di domanda è? Chi è il “traditore”? Il pubblico che legittimamente contesta, la squadra che non può fare di più o, invece, colui ch’è il responsabile numero 1 (“number one”, come lo definirebbe un altro esimio collega) della situazione in cui versa la Reggina? Ma come si fa, diciamo noi, a porre quella “benedetta” domanda al “carnefice” facendolo passare per “vittima”. Ma siamo fuori? Mah! Abbiamo sempre, e sottolineiamo sempre, riconosciuto a Foti i meriti che per anni sono stati sotto gli occhi di tutti. Suoi o di chi per lui o con lui, diciamo meglio. Allo stesso modo, critici perché assolutamente liberi di esprimere sempre e comunque il nostro pensiero (anche sbagliando, se poi i fatti hanno dimostrato il nostro errore), siamo stati tra coloro i quali (pochi, veramente pochi) hanno detto o scritto null’altro che quello che vedevamo ed interpretavamo secondo “scienza e coscienza”. Ieri come oggi e come anche domani.

Ed oggi che le cose non vanno come vorremmo, noi che interpretiamo il giornalismo come un servizio reso alla gente che vuole sapere e che non ne può più di essere indottrinata passivamente, dobbiamo rimarcare quello che abbiamo detto e scritto sin dall’inizio di questa stagione (ed anche prima di essa). Cosa? E’ semplicemente detto: 1) la scelta di un allenatore già visto e, quindi, conosciuto, senza particolari caratteristiche idonee a perseguire il raggiungimento del tanto sbandierato (fino a ieri sera) proclama del presidente secondo cui, quest’anno, si puntava a migliorare il piazzamento ottenuto al termine dello scorso torneo; 2) l’allestimento di una rosa deficitaria in almeno 3 reparti su 4: portiere (in primis), difesa e centrocampo; 3) la cessione o l’alienazione di due giocatori fondamentali come Puggioni e Tedesco: esperienza e professionalità allontanate per far soldi, il primo, e per non spenderne, il secondo; 4) il puntare su 2 giovani portieri assolutamente inadeguati per il compito a cui, teoricamente, erano stati preposti: P. Marino è un’indecenza (ci scusi, lungi da noi il volerlo offendere, ma non ci vengono in mente altre parole idonee a chiarire il concetto pensato) e Kovacsik, iniziato così così il torneo e messo quindi a riposo, quando richiamato in campo sembrava aver fatto tesoro dei propri errori salvo, poi, venire nuovamente relegato in panchina a beneficio del già menzionato P. Marino; 5) la tempistica assolutamente sbagliata circa l’esonero dell’onesto ma confuso Breda: non già dopo il pareggio casalingo contro il Sassuolo prima della sosta di Natale (pareggio del quale abbiamo intuito la "genesi" ed il  “perché” alla prima giornata utile del cosiddetto mercato di ripetizione con la cessione di Missiroli, guarda caso, proprio alla Società emiliana oggi prima in classifica), ma dopo la prima uscita del 2012 in quel di Vicenza dove, sempre dopo un pareggio, chissà cos’ha convinto lo stesso Foti a cambiare rotta affidandosi a tale Gregucci reo di portare la croce amaranto addosso pur di ritornare ad allenare dopo gli esoneri subiti; 6) l’obiettivo lampante di “produrre” esclusivamente denaro piuttosto che risultati sportivi attraverso una politica economica orientata più agli incassi che agli investimenti a breve termine; 7) la “naturale vocazione” del presidente a risparmiare sull’acquisto dei giocatori (la cui qualità, caro presidente, si paga!) salvo poi avere, ad oggi, ancora una volta (Ficcadenti-Ulivieri-Orlandi nel 2007/2008, Orlandi-Pillon-Orlandi nel 2008/2009 e Novellino-Iaconi-Breda nel 2009/2010) 3 allenatori a busta paga (Orlandi-Breda-Gregucci) senza voler aggiungere il sempre a busta paga DS Martino; 8) la sopraggiunta nostra convinzione che Foti abbia pensato e fatto suo il concetto secondo il quale mantenere la squadra in B in una posizione medio-alta (senza “rischiare”, cioè, né di salire né di scendere troppo) e “produrre” almeno 2/3 giocatori da vendere a stagione sia certamente meno rischioso ma assai più remunerativo; 9) ciò che non capiamo assolutamente è la questione dei tanto proclamati debiti della Reggina Calcio atteso che la storia di questa Società ci ha insegnato che ha sempre più incassato che speso con l’unica esclusione (forse) della stagione 2008/2009 allorquando si allestì una formazione, allenatore compreso, che a detta di tutti (e sfidiamo chiunque a dimostrare che non sia stato così), insieme al Torino, avrebbe dovuto vincere il campionato a mani basse; 10) la cosiddetta “questione morale” perché è vero che la Reggina è, sulla carta, di Reggio e dei Reggini ma, di fatto, è del presidente al quale, sempre e comunque, spetta il dovere morale di rendere trasparente la gestione della stessa. 10 punti bastano? Per una sintesi, sì! Sebbene sappiamo che il significato della parola “moralità” sia spesso abbandonato a se stesso, quando non addirittura disconosciuto, partiamo dall’ultimo dei punti che abbiamo intenzionalmente sottolineato. Leggiamo oggi che, nell’immediato dopo-gara di ieri sera, il presidente tra l’altro dichiara “Guardo le cose con realtà, la Reggina si mantiene da sola, quello che produce è frutto del suo impegno e lavoro“ (fonte “Il Quotidiano della Calabria” di oggi 24.01.2012 a firma R.T.). Onestamente, se la memoria non c’inganna, non ci pare che sia proprio così. Sbagliamo se i ricordi ci riportano indietro nel tempo, all’estate del 2005 (si, 2005, perché l’estate del 2004 fu caratterizzata dal primo licenziamento di Martino e da quello di Jacopino e quella del 2006 da “Calciopoli”), allorquando la Reggina visse la questione della vicina esclusione dal campionato di A per via di fidejussioni versate da una società (la Sanremo Assicurazioni, se non erriamo) non in possesso dei requisiti necessari ad ottemperare a tale impegno? E chi versò, in fretta ed in furia, nelle languide (?) casse amaranto i soldi necessari per la fidejussione di cui sopra al fine di iscriversi al campionato con annesso ricorso e denuncia dell’allora presidente del Bologna (appena retrocesso e desideroso di ripescaggio) Gazzoni Frascara? Sbagliamo o furono Enti pubblici come Comune, Provincia e Regione a sostenere la Reggina elargendole la "modica" cifra, se la memoria ci aiuta ancora, di 18 (leggasi diciotto) milioni di euro? Ed anche, sbagliamo a ricordare che fu l’attuale Governatore, nel 2007 fresco rieletto con percentuali bulgare sindaco della Città, a “regalare” l’utilizzo e la gestione del “Granillo” alla Reggina abbonandole, per di più, i canoni di locazione dello stesso stadio da essa dovuti da anni ed anni e mai corrisposti o saldati? Ricordiamo male oppure della vicenda se ne interessarono anche le “Iene”? Ed i soldi del mancato guadagno da parte del Comune furono o no soldi pubblici? Ed allora, caro presidente, come si conciliano questi due fatti con le sue dichiarazioni di ieri sera? Andiamo a ritroso nella nostra elencazione ed arriviamo al punto 9). Ordunque, facendo finta di dimenticare che quasi ogni anno qualcosa di “strano” succede all’interno della sede di via Delle Industrie allorquando ignoti trafugano computer e libri contabili (che coincidenza), facendo un conto, come si suol dire, alla femminina, ci pare di ricordare che i proventi dalle cessioni siano di gran lunga superiori alle uscite per gli acquisti. Certo, nel corso degli anni non è che abbiamo preso nota dettagliatamente di ogni singola voce, ma non ci pare stiamo bestemmiando con l’asserzione di cui sopra. Ed allora, come si sono creati questi debiti? Ed ecco che torna in auge la “questione morale”. Come si sono create queste voragini quando, solo qualche stagione addietro, il presidente proclamava che la sua Società era economicamente sana godendo le sue casse di buona salute? E’ vero, la Reggina Calcio S.p.A. 1986 è un’azienda come mille altre. Può avere, quindi, diagrammi economici altalenanti a seconda della sua gestione. Ma s’è vero com’è vero che le entrate sono state più cospicue delle uscite allora i conti non tornano. Dov’è finito il malloppo atteso che, dicono, non è nelle casse societarie? E’ stato utilizzato per ulteriori e diversi investimenti? Che male c’è a riferircene? E’ stato distratto (si dice così?) in altre aziende? Qual è il problema a rendicontarcene? In sostanza, essendo la Reggina una “cosa” di tutti, gli amministratori pro-tempore non sarebbe corretto ci erudissero? Ascoltando, magari capiremmo e fors’anche converremmo con loro. Non credete? Il punto 8) è comprensibile a tutti (anche ai meno addentrati). Premesso che spendere denaro non vuol dire sempre raggiungere l’obiettivo prefissato (e la nefasta stagione 2008/2009 ne è l’esempio più lampante), allestire una squadra che abbia tutti i crismi per tentare concretamente la scalata verso la serie A è di certo oneroso e necessita di investimenti a breve termine con un rischio più o meno calcolato. D’altro canto, invece, allestire una squadra “normale”, senza grandi velleità, capace pressoché sicuramente di disputare un campionato onorevole perché tanto “4 squadre più scarse si trovano sempre”, andando a prendere giocatori di belle speranze nelle serie inferiori o “lanciare” i migliori prodotti della propria “cantera”, ha un costo assai inferiore e se la fortuna con la “C” ci assiste 2/3 cessioni l’estate successiva si possono concretizzare. Anche il punto 7) è facilmente comprensibile. Foti pare accontentarsi di pagare 3 allenatori ogni stagione (il solo Atzori nelle ultime 4 stagioni non ha avuto né predecessori né successori nella stessa stagione) piuttosto che investire in bipedi calcisticamente idonei. E, s’è vero com’è vero che la qualità si paga esattamente come la si vuole venga pagata a se stessi, allora 9 allenatori diversi in 5 stagioni sono uno spreco di denaro assoluto con l’unico “errore” Atzori che, evidentemente, si distingueva dalla media e quindi “kaput”!. Il punto 6) è, diremmo, conclamato ed inutile da affrontare con ulteriore dovizia di dettagli. Il punto 5) merita un piccolo approfondimento. In verità non siamo mai stati particolari estimatori di Roberto Breda. Lo abbiamo spesso visto in confusione, gli abbiamo spesso contestato l’apparente incapacità di cambiare in corsa durante le 21 gare da lui dirette, gli abbiamo anche spesso contestato di aver “guastato” la squadra con i suoi cambi. A lui, però, abbiamo sempre concesso delle “attenuanti” e cioè l’inadeguatezza dell’organico messogli a disposizione. Inadeguatezza, s’intende, rispetto al proclamato obiettivo societario. Perché se fosse vero quanto descritto al punto 8), allora, problemi non ce ne sarebbero stati nemmeno con Breda. Su Gregucci non azzardiamo giudizi, atteso che anche lui gode delle stesse attenuanti concesse a Breda, ci limitiamo a ribadire che non è l’allenatore che avremmo voluto (sempre tenendo presente l’obiettivo sbandierato). Il punto 4) è conclamato al pari del punto 6). La Reggina ha due giocatori che di ruolo fanno i portieri, ma di portieri con la “P” maiuscola nemmeno a parlarne e, dopo aver rivisto ahinoi, P. Marino oseremmo dire che Kovacsik è al di lui cospetto un fenomeno. Pensate un pò come ci siamo ridotti! Il punto 3) è delicato assai. Capitolo Puggioni. Molti dicono che sia stato lui a chiedere di essere ceduto, altrettanti dicono che più verosimilmente Foti abbia inteso “far cassa” e quindi… La vera verità è difficile a sapersi ma ci fidiamo della conoscenza pluriennale del modus operandi della Società amaranto. Capitolo Tedesco. Giunto nuovamente a Reggio prelevato a gennaio di qualche anno fa dal Bologna (se non erriamo nel 2009), al suo primo ritiro estivo con la Reggina (sempre 2009) gli fu chiesta una prima riduzione dell’ingaggio che lui accolse. L’estate successiva (2010) altra richiesta di riduzione dell’ingaggio ed altra concessione del giocatore "convinto" dal verificabile fenomeno di autocombustione della propria autovettura (avrà di certo pensato ad una jattura nei suoi confronti se non avesse accettato e, si sa, che il malocchio può nuocere). Nell’estate 2011 terza ed ultima richiesta: la stessa. Stavolta “niet”! Tedesco non cede e viene alienato ai margini della squadra facendolo allenare sul campo 27 del Sant’Agata alle 14 di un agosto rovente. Tira e molla la Reggina e Tedesco arrivano alla risoluzione, più o meno consensuale, del contratto dietro pagamento da parte della prima al secondo di una sorta di buonuscita. Chi di noi non ha rimpianto Puggioni e Tedesco? Tutti, probabilmente. Anche queste, caro presidente, sono altre due scelte sbagliate. Il punto 2) è strettamente collegato al 3) ed anche questo è evidentissimo e non necessita di approfondimento alcuno. Riguardo al punto 1), l’allenatore, abbiamo già detto nel corso di quanto scritto. Breda lo si conosceva a menadito, pregi e difetti annessi. Pare che Foti sia stato convinto dal fido Giacchetta ad affidarsi a l’ex allenatore amaranto. Perché mai Giacchetta avrebbe voluto Breda? Con che argomentazioni avrebbe convito Foti a ripescarlo dal cilindro? Beh, la cosa più normale da pensare è alla “duttilità” dello stesso allenatore. Per intenderci meglio, capiamo bene come ad un allenatore spetti il ruolo e l’aggettivo di “aziendalista”. La cosa non ci sconvolge più di tanto. Quello che, però, ci fa riflettere è l’interrogativo sul “quanto” l’allenatore debba esserlo o, meglio, fino a che punto deve metterci la faccia e fungere da capro espiatorio se magari è “costretto” a perorare cause di cui non ne è veramente convinto. Sappiamo bene anche che in un’azienda che “vende” un prodotto che si chiama calcio ci sono delle regole da rispettare: X euro di bonus se il giocatore Y fa Z presenze; il giocatore J deve giocare perché è uno di quelli che ha mercato e, quindi, assume lo status di vendibile=guadagno; il giocatore K è in prestito e non di proprietà per cui ha meno valore di ciò che è proprio; e così via tantissime altre “condizioni” che a volte “costringono” l’allenatore a non poter schierare la migliore formazione possibile. In sostanza, sono sufficienti questi 10 punti per sostenere la validità del titolo di questo pezzo e per chiarire tanto la posizione del presidente quanto quella del collega che ha tirato fuori dal cilindro una domanda-non domanda? Forse, a prescindere da questi 10 punti o da mille altre argomentazioni, la vera verità è una: non esistono più le condizioni che nel 1999 portarono la Reggina alla prima storica e straordinaria promozione in serie A. La Reggina ha “pagato” quel “miracolo” nell’estate del 2006 allorquando scoppiò “Calciopoli” ed iniziò il campionato 2006/2007 prima da -15 e poi da -11. Quella straordinaria salvezza raggiunta conquistando 51 punti (40 ufficiali) fu “l’inizio della fine”. Problemi giudiziari per il presidente ed una serie di vicissitudini sportive tutt’altro che lusinghiere. Da allora nulla è più come prima. Prima che dimentichiamo, sempre da “Il Quotidiano della Calabria” di oggi, estrapoliamo altre due perle dalle dichiarazioni di Foti di ieri sera: 1) “Forse abbiamo sbagliato a comunicare e pur riconoscendo valori qualitativi discreti alla squadra, non sono sufficienti se non ci sono altre caratteristiche”; 2) “C’è da fare un bagno di umiltà”. Sulla prima frase ci chiediamo se non fosse sufficiente parlare chiaro per capirsi (non solo tra Società e squadra ma, anche, tra Società ed ambiente) e, poi, ci inquieta il “valori qualitativi discreti”. Ma come presidente, fino a 24 ore addietro non proclamava il voler arrivare alla finale playoff? E ci voleva arrivare con una squadra “discreta”? Il “bagno di umiltà”? Sono anni che invitiamo il presidente, nel suo interesse, a scendere sul piedistallo su cui è salito per ritrovare, forse, quei valori persi per strada. A volte, anzi spesso, l’aria d’alta quota con la riconosciuta carenza d’ossigeno, fa brutti scherzi e fa fare cattive figure. Ad maiora! P.S.: non ce l'abbiamo personalmente con il presidente Foti, vorremmo questo sia chiaro, ma non tolleriamo più la storiella secondo la quale a lui sia tutto concesso in virtù del fatto che "ci ha portato in A". Il passato è passato e chi vive con esso in mente non costruirà mai più niente di buono in futuro!

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Felice 2012 a…

Auguri di un felice 2012 a:
chi non festeggerà perché solo o abbandonato;
chi brinderà sul proprio posto di lavoro continuando a fare il proprio dovere;
chi il lavoro non ce l’ha e vivrà di speranza;
chi aspetterà il 2012 in un ospedale; 
chi salva vite umane non per denaro ma per missione;
chi non potrà permettersi un cenone e stasera cenerà come tutti gli altri 364 giorni del 2011;

chi lotta quotidianamente con le bollette e fa sacrifici per onorare i suoi impegni;
chi avrà al suo fianco i suoi affetti più cari che andrà ad abbracciare per primi;
chi ha in grembo una nuova vita che sta per venire al mondo e la custodisce come il più grande dei tesori;
chi penserà ai meno fortunati e gli donerà ancora un motivo per esser lieti;
chi ha il coraggio di difendere le proprie idee anche in mezzo a gente che la pensa diversamente;
chi ha la forza di resistere alle tentazioni di una vita facile ed agiata mettendosi “a disposizione” della gente sbagliata;
chi crede in un futuro migliore e sorride con ottimismo;
chi ha fatto dell’onestà la sua ragione di vita;
chi ha la dignità che gli permette di andare a dormire sereno;
chi non ha rubato i sogni e le speranze delle persone perbene;
chi non ha tradito fiducia ed aspettative di coloro i quali in loro le hanno riposte;
chi pensa che i Maya si saranno sbagliati e vivrà il 2012 meglio ancora del 2011;
chi ha qualcosa da raccontare andandone fiero;
chi “non poteva non sapere” ed infatti sa ma sostiene di non sapere;
chi denuncia con coraggio soprusi e malaffare;
chi deve controllare senza che sia necessario essere controllato;
chi giudica in nome di una Giustizia Giusta;
chi non si vende ma “acquista” valori e princìpi;
chi non vive auto-idolatrandosi ma resta umile anche se in posizione privilegiata;
chi ama, onora e rispetta la nostra terra, la nostra Città, senza saccheggiarla e vituperarla;
chi non si crede immortale, invincibile, irraggiungibile ma sa che le cose importanti non sono la gloria materiale;
chi conosce il significato della parola “ritegno”;
chi ama il prossimo e non lo prevarica;
chi non ruba ma vive dignitosamente;
chi merita i nostri auguri!!!
A chi, invece, non si ritrova annoverato come destinatario di quanto scritto sopra gli auguri non glieli facciamo perché se non c’è, evidentemente, è perché NON se li merita.
Ai lettori de “Il Reggino” i nostri auguri per un 2012 foriero di ciò che ognuno di loro si auspica per sé e per le persone ad essi più vicine.

Il Direttore

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Il mio orgoglio è ferito, la mia regginità è offesa. Io, reggino, barcollo ma non mollo!

Sono preoccupato. Le notizie di cronaca è come se m’inseguissero, quasi mi perseguitassero. Non c’è settimana, ma probabilmente potrei dire “non c’è giorno” in cui non riceva comunicati stampa dalle varie forze dell’ordine a seguito delle loro “operazioni” contro questa o quell’altra “famiglia” presumibilmente (o, forse, certamente) legata ed integrata alla ‘ndrangheta. Non che mi sorprenda più di tanto, sia chiaro, non che mi scandalizzi oltre il lecito, quindi, per le notizie che leggo e che riporto su “Il Reggino” (nome della testata non scelto a caso, n.d.r.). Il “problema” non è ricevere conferme che la mia Città, la mia Terra, è terra di ‘ndrangheta (ci sono nato e ci vivo da oltre quarant’anni, troppi per non sapere da chi e da cosa sono circondato). Ciò che mi il dilania il cuore, ciò che mi fa imbestialire non è, quindi, l’atavica presenza dell’organizzazione che fa avvertire il suo esserci in quasi tutti gli spaccati della cosiddetta “società civile”. Non è questo, giacché, dopo oltre otto lustri di vita ci sono (purtroppo) quasi abituato e, probabilmente, (purtroppo) quasi rassegnato. Quello che mi ferisce, quello che mi mortifica, quello che mi offende è la sempre maggiore consapevolezza che ogni settore della società in cui vivo è, in qualche modo, "colluso". Tutti i settori, nessuno escluso.

E’ dell’altro giorno la notizia che un poliziotto falsificava documenti della Procura della Repubblica affinché li proponesse, a loro vantaggio (secondo lui), ai protagonisti di varie vicende giudiziarie ricattandoli e “cedendoli” solo dietro lauto compenso. E’ di qualche giorno prima la notizia di imprenditori nel settore alimentare che agivano in nome e per conto di una “famiglia”. E’ di qualche mese fa la notizia che un imprenditore nel settore del commercio nel campo dell’ottica, altro non era che un prestanome di un’altra “famiglia”. E’ dell’anno scorso la notizia che anche il proprietario di un lido sul lungomare era anch’egli un prestanome. E’ di qualche settimana fa la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di un politico eccellente perché accusato di falso in bilancio ed altro. E’ di ieri la notizia, forse la più clamorosa per lo stretto collegamento ad un’istituzione, che ancora un’altra “famiglia” aveva messo le mani su una cospicua percentuale di una delle società compartecipate del Comune di Reggio di Calabria. Ovviamente, i prestanomi arrestati hanno tutti la faccia “pulita”. Probabilmente con difficoltà si sarebbe detto che fossero, appunto, prestanomi di questa o quella "famiglia". Il dubbio, però, non poteva non nascere se ci fosse soffermati sul loro tenore di vita, sugli abiti indossati, sulle auto guidate, sulle spese pubblicamente sostenute. E’ doverosa da parte mia una premessa. Essendo un garantista, la Legge e la logica dicono che si è assolutamente innocenti fino alla sentenza emessa dopo il terzo grado di giudizio. Così dicono e così è! L’arresto, di per sé, può non vuol dire quasi nulla se, poi, la Giustizia dirà che Tizio, Caio e Sempronio non saranno stati dichiarati colpevoli. Solo allora si avrà contezza se le accuse rivolte saranno state giuste o ingiuste. Premesso questo, vado avanti e mi riporto al titolo che ho scelto per questo Editoriale. Ditemi voi se un poliziotto fa quello di cui è accusato, se un politico fa quello di cui è accusato, se è vero che le “famiglie” si servono di prestanomi per essere presenti in ogni settore della vita quotidiana, se alcuni professionisti-prestanomi erano in società addirittura con il Comune, se tutto questo sarà dimostrato esser vero, cos’altro ci resta? Già solo le accuse che sono state mosse a tutti i soggetti interessati sono gravi, figuriamoci se per le stesse accuse fossero condannati in Cassazione. Ogni arresto che avviene nella mia Città (ogni arresto di persone estranee alla “famiglia”, intendo, ma di cui la “famiglia” si serve e, quindi, tanto estranee poi così non sono), ogni indagato tra coloro che, volente o nolente, mi rappresentano nelle varie sedi istituzionali è, per me, un colpo ricevuto. Un duro colpo. Un colpo alla mia orgogliosa regginità, al mio senso di appartenenza a questa comunità stracolma di gente straordinaria, un colpo persino al mio orgoglio strettamente personale. Ecco perché non gioisco, ma m'intristisco. Non è vero che, seppur non toccato in prima persona (e toccato lo sono stato qualche anno fa finché la Giustizia non mi/ci ha ridato ciò che qualcuno aveva presunto potesse togliermi/ci), “non sono affari miei”. Vero non lo è e non lo dovrebbe mai essere. Questi, in verità, che lo si voglia o no, sono affari di tutti i reggini. Soprattutto quelli perbene (e sono tanti) O, almeno, lo sono di tutti i reggini che hanno una coscienza ed una dignità ogniqualvolta intaccata da questa o quella operazione di polizia chiunque ne sia il destinatario. Sono affari nostri perché è sulle nostre spalle che si sono arricchiti, è sulle nostre spalle che hanno costruito i loro “imperi”, è sulle nostre spalle che ci hanno negato diritti e servizi. Io, reggino, così come non posso pensare di disconoscere l’esistenza di questa “piovra” dai tentacoli così tanto corollati di ventose capaci di portare a sé qualunque cosa le interessi, d’altro canto non posso non conoscere il carattere ed il modus operandi et vivendi del reggino medio. Il reggino medio è fatto così e se Nicola Giunta lo ha dipinto con dei tratti assai poco lusinghieri almeno una ragione la avrà avuta, o no? Il reggino medio non ha dignità da vendere, il reggino medio non ha orgoglio bastevole, il reggino medio vivacchia alla meno peggio cercando la fonte di sostentamento in qualcuno che secondo una sorta di scala gerarchica immaginaria sta al gradino sopra di lui. Il reggino medio, insomma, preferisce vivere di luce riflessa piuttosto che di luce propria. La giornata-tipo del reggino medio, quindi, potrebbe essere quella che prevede la passeggiata-struscio sul Corso di mattina per esser libero la sera. Giustamente molti non si rivedranno nella mia descrizione di cui sopra. Benissimo direi, sarebbe proprio ora che i reggini, tutti, s'incazzassero ed avesso un moto d'orgoglio, ma chi può negare che gli esempi non siano veritieri? Il reggino medio non sa cosa voglia dire “orgoglio campanilistico”, il reggino medio non onora la propria città ma, anzi, la denigra appena mette piede fuori dai suoi confini. Ecco perché, secondo Nicola Giunta, “Riggiu non vindiu mai ‘ranu!” Proprio per questo, perché non è mai stato capace di essere protagonista della propria vita personale e in comunità in senso positivo e, quando l’ha fatto, ci è riuscito in senso negativo saccheggiando la città che gli ha dato i natali. Ecco perché, oggi, io avverto quel particolare senso di disgusto, di nausea, di irrequietezza. La responsabilità di quello che le cronache ci hanno raccontato, ci raccontano e, ahimè, ci racconteranno ancora non è tanto di chi abusa della mia Reggio, ma di chi gli ha permesso di farlo. Permesso accordato, ancor più gravemente direi, tacitamente. Eh già, perché il reggino medio altro non fa che amare vivere nel limbo. In una posizione di mezzo in cui osserva ma non agisce, in cui scruta ma non si muove, in cui vede ma si gira dall’altra parte. Il reggino medio, come detto, non vuole essere protagonista della propria vita ma vuole che altri decidano per lui. Poco importa che gli neghino diritti o che gli neghino opportunità. Il reggino medio preferisce arrangiarsi e sopravvivere piuttosto che vivere come si deve. Ecco perché i predoni, che siano indigeni o stranieri, hanno avuto, hanno ed avranno vita facile. Bastano quattro caramelle o due noccioline ed il reggino medio si accontenta. Non ha “fame” il reggino medio, si sfama e ciò è bastevole (secondo lui). Legge i giornali e, probabilmente, commenta con un laconico “Io lo sapevo” oppure, peggio ancora, “Io l’avevo detto”. A chi l’aveva detto il reggino medio? E, se sapeva, perché è rimasto in silenzio. Certo, il Don Chisciotte che lotta contro i mulini a vento non piace a nessuno farlo (anche se qualcuno lo fa solo perché affamato di Giustizia e Verità), ma la cosiddetta “società civile” che s’indigna dov’è? A Reggio di Calabria, il reggino medio si fa i fatti suoi come se le cronache raccontassero fatti altrui. La cosa che più mi fa rabbia è che la mia Città, la mia meravigliosa Città, Reggio di Calabria (perché è così che si chiama, nonostante ci abbiano derubato anche del significativo ed esaustivo “di”), è quotidianamente offesa, vessata, vituperata, stuprata, saccheggiata, infamata e chissà cos’altro da qualcuno che ha ricevuto il tacito assenso dal reggino medio. Facile, troppo facile, sarebbe adeguarsi scegliendo strade più agevoli perché frutto di compromessi. La tentazione è dietro ogni angolo della città che, ricostruita “a scacchiera” dopo il terremoto del 1908, di angoli ne è piena. Più difficile, certamente, è il non cedere alle lusinghe. Non importa che la vita, in generale, sia in questo caso più difficile, che le strade siano più tortuose, che le porte siano chiuse. Ecco perché io, reggino, barcollo ma non mollo nonostante ogni arresto è (anche) colpa mia!

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“Chi è causa del suo mal pianga se stesso”: dal “Modello Reggio” al “modello Pozzi-Ginori”

 “Ecco tu tti i segreti del metodo Fallara”, “La dirigente modificava a penna i mandati” (Calabria Ora), “I conti erano taroccati. Buco da 170 milioni” (il Quotidiano della Calabria). Sono solo un esempio dei titoli che la stampa odierna dedica all’ennesima pagina buia dell’ultracentenaria storia di Reggio di Calabria. I primi due, sottili ed arguti per chi li sa leggere con altrettanta scaltrezza di chi li ha scritti, “girano” (tutte o quasi) le responsabilità della grave situazione economica in cui versa il Comune reggino addossando (troppo banalmente e superficialmente) alla defunta dirigente dell’Ufficio Finanze, morta suicida nel dicembre scorso, seguendo una “linea” chiara, ferma, decisa ma anche non credibile che sin da subito (nell’estate del 2010) qualcuno dettò. Il terzo, invece, è, a nostro modo di vedere, sicuramente più obiettivo e verosimile rispetto agli altri. La sostanza, però, non cambia. Chi ha detto che “siamo alla frutta” è un inguaribile sognatore. Chi, andando oltre, ha detto che “siamo all’amaro” è ancora un ottimista. Chi, invece, più o meno timidamente, comincia a pensare, rendendosene sempre più conto, che il processo digestivo è non solo iniziato ma anche concluso e che, quindi, “siamo sul Pozzi-Ginori” impegnati nel liberatorio esercizio di eliminazione delle scorie (30 cm sotto di noi), allora, probabilmente, altro non è che realista.

Ciò che da sempre si percepisce, ciò che da sempre “si dice in giro”, ciò che da sempre si legge sui giornali non prezzolati e senza padroni, oggi (ma anche ieri) prende forma e si manifesta corredato da un’onda d’urto di magnitudo elevatissima. Reggio di Calabria è, da sempre, foriera di regalìe, strani permissivismi e particolari immobilismi. Ma ciò che ci chiediamo ha del semplice e del complesso al tempo stesso: ci si accorge solo oggi di ciò che è successo e, probabilmente, succede? Possibile che, noi reggini, siamo stati e siamo ancor oggi degli emeriti cretini tali da non capire nulla? Oppure, com’è che siamo stati tanto ingenui (è un eufemismo) da credere che tutto l’oro luccicasse e che i nostri politicanti fossero tutti novelli Babbo Natale? Dove eravamo, noi reggini, quando la nostra Città, una delle ultime in classifica circa il reddito pro-capite più basso d’Italia (d’Europa e del Mondo, aggiungiamo), da “Cenerentola” si tramutò in “Principessa”? Chi aveva in mano la bacchetta magica? Possibile che ci siamo lasciati prendere per i fondelli subendo passivamente e senza nemmeno porci la domanda “da dove sono spuntati fuori tutti ‘sti soldi”? E certo, perché per vivere 8 anni da leoni, dopo averne vissuti decine da pecora (e doverne vivere chissà quanto altri ancora da c…ni), non basta solo una “buona Amministrazione”. Serve, soprattutto, il vil denaro (che tanto “vil” non è tant’è che molti lo inseguono all’insegna del motto secondo cui “il fine giustifica i mezzi”, sempre e comunque). Abbiamo sempre sostenuto (dimostrandolo con i fatti: il nome, prima fortemente voluto, e poi, finalmente, dato a questo periodico online altro non è che una testimonianza seria, reale ed ineluttabile di quanto sosteniamo) che la nostra Città, Reggio di Calabria (sì, perché è così che si chiama), sia “bella e dannata”. Oggettivamente, credendo di non far torto a nessuno (e se qualcuno si offende poco ci importa), è paesaggisticamente, climaticamente e geograficamente la più bella dell’intera regione (e fors’anche di moltissime altre città italiane). Altrettanto oggettivamente, però, è “dannata”. Una “dannazione” non per volontà (diretta) Divina, ci mancherebbe, ma evidentemente per uno strano scherzo del destino giocato a Darwin ed alla sua “teoria sull’evoluzione della specie”. Siamo, noi reggini, forse l’esempio più lampante di come, fallita l’evoluzione da generazione in generazione, non solo non ci sia stata una stasi rispetto al modo di pensare e di vivere proprio dei nostri genitori, ma addirittura ci siamo involuti rispetto a quella che qualcuna, politicamente parlando, definì “la prima repubblica”. Innamorati fino allo stremo della nostra Reggio di Calabria, ossequiosi di essa ogni istante delle nostre giornate (non solo a parole come i più), siamo, anche, i suoi più leali denuncianti le innumerevoli contraddizioni di cui certo non si priva. Una su tutte, evitandovi un’enciclica su tutto ciò che è scontato, è l’aver lei partorito (anche) una parte (buona o scarsa che sia) di reggini che da essa non si sono soltanto nutriti, ma hanno esagerato fino a prosciugarla, dissanguarla fino all’ultima goccia. La situazione di Reggio di Calabria, oggi, altro non è che questa. Una Città meravigliosa ma deturpata, vessata, saccheggiata, schernita, impoverita ed abusata dai suoi stessi figli. Non crediamo più, da tempo ormai, né nella politica né tantomeno nei politicanti di oggigiorno. In sostanza, non li riteniamo meritevoli della nostra fiducia. Nessuno! A “destra” o “sinistra” (ammesso che esistano ancora “destra” e “sinistra” e che non sia, invece, tutto riconducibile ad un’unica “pastetta”), non crediamo ci sia qualcuno migliore di qualcun altro. La sensazione più forte che abbiamo avvertito stamane, leggendo i quotidiani, non è stata quella di sorpresa (e perché mai notizie del genere potrebbero o dovrebbero sorprenderci?), bensì quella della mortificazione. Si, ci siamo sentiti mortificati nel nostro intimo. In una di quelle cose a cui teniamo di più: la nostra Regginità! Siamo ben oltre la quarantina, abbiamo vissuto periodi bui della nostra amata Reggio di Calabria. Troppo piccoli, allora, per assistere con cognizione di causa ai “Moti di Reggio”, abbiamo letto i libri che raccontano le gesta dei nostri genitori a difesa della propria Città. Ricordate? Qualche rigo addietro davamo un cenno di come la “teoria dell’evoluzione della specie”, a Reggio, sia diventata quella “dell’involuzione”. Ecco, chi di voi, come noi, ha letto la storia dei “Moti” non avrà difficoltà alcuna a capire come quella generazione era fatta di tutt’altra pasta rispetto a quella attuale. Non che, adesso, con questo Editoriale, stiamo inneggiando alla sommossa (ci mancherebbe), ma l’esempio ci è utile per dare il senso di come stavano e di come stanno le cose. 41 anni addietro, i Reggini scesero in piazza per difendere la loro Città dal “furto” del capoluogo di regione. Non ebbero paura di sfidare lo Stato presente in città con i cingolati ed andarono dritti incontro ad arresti, esili e perfino alla morte. “I tempi son cambiati”, direbbero i ben pensanti. Ma perché, quello che leggiamo sulle pagine di cronaca dei quotidiani, non è anche un “furto” perpetrato ai nostri danni? E se lo è (come lo è) è meno grave di quello relativo al capoluogo? Chi (chiunque sia stato non c’interessa) è stato l’autore del “furto” odierno è meno colpevole dei responsabili di allora? Il “derubato” è solo la Città o lo siamo, anche, noi Reggini che saremo costretti a rimpinguare le casse del Comune saccheggiato? La parola “comune” è una parola scritta, così, a caso oppure identifica qualcosa che appartiene, volenti o nolenti, a tutti noi? Chi offende la Città, offende solo Reggio o offende anche noi in quanto Reggini? Ancora qualche riga addietro, abbiamo fatto un flebile riferimento alla “prima repubblica”. Anche nel primi anni ‘90, doveva arrivare “Che c’azzecca?” a rivelarci (parte) dei mali dell’Italia oppure le “abitudini” dei politici di allora erano notorie? Oggi come allora, era davvero necessario che arrivasse qualcuno (“Che c’azzecca?” o gli ispettori) a stilare una relazione per spiegarci che Reggio di Calabria è stata derubata, vessata ed offesa? Ecco perché i mali di Reggio non sono causati da un arcano disegno celeste, bensì dalla testa dei reggitani. Siamo proprio sicuri che la “prima repubblica” fosse peggiore della “seconda”? Almeno, i politicanti di allora, facevano ciò che volevano ma lasciavano traccia tangibile del loro passato attraverso lasciti di opere “a futura memoria” utili per la collettività. E quelli di oggi? A parte qualche piazza e qualche fontana, cosa ci rimane di 8 anni di sperperi? Leggiamo oggi di un avviso di garanzia illustre (nella foto un fermo immagine tratto da Sky TG 24). Il fatto nè ci risolleva il morale, né muove in noi sensazioni di appagamento. No, non è questo il nostro stato d’animo. Non siamo contenti e non ridiamo delle disgrazie altrui. La notizia ci ferisce ancor di più della consapevolezza che ci è stato sottratto qualcosa. Ci ferisce perché va dritto all’”orgoglio reggino” che è in noi. Non siamo giustizialisti (nemmeno innocentisti, però), non siamo come quelli che devono per forza trovare un capro espiatorio ed accusarlo di tutto. Le cronache narrano di varie indagini aperte da tempo dalla locale Procura. Non sappiamo che esiti avranno, sappiamo che se anche ci fosse un solo arresto non avrà fallito unicamente lui, ma avremo fallito tutti noi reggini perché, noi, in qualche modo, tacitamente (chi più chi meno) saremo stati in qualche modo suoi “complici”. In che modo “complici”? Metaforicamente “complici”, ovviamente, per aver avuto il grande, immenso torto di aver assistito immobili al furto di ciò che è (era) nostro. Ecco perché siamo tutti “complici”. Uno dei più grandi difetti di noi reggini è il far spallucce e sospirare. Il lassismo imperante. L’attendismo. Troppo impegnati a pensare che la manna ci debba cadere dal cielo mentre, ahinoi, da sotto gli occhi, ci hanno impunemente e senza ritegno alcuno derubati. Ecco perché noi de “Il Reggino”, piccolo periodico online, ci sentiamo offesi dagli ampiamente prevedibili e previsti eventi. Crediamo nella Giustizia (con la G maiuscola) e se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi. Nessun arresto, se mai ci sarà, ci ripagherà del sopruso che abbiamo subito. Nessun eventuale processo ci ripagherà dell’umiliazione che, oggi più che mai, stiamo avvertendo dentro di noi. Nessuna eventuale condanna penale ci ridarà quello che ci siamo lasciati togliere da sotto il naso come degli emeriti c… Sì, perché un popolo che non ha attributi merita di essere colonizzato e non invece di essere padrone del proprio destino. Sveglia Reggio! Sveglia Reggini!

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Ehi (yes) man, così non va!

Eh no, così proprio non va! La seconda sconfitta consecutiva, rimediata sabato scorso contro la modesta Juve, non di Turin ma nientepopodimeno di Castellamare di Stabia, ha lasciato il suo indelebile segno oltre ad altrettante certezze. In calce, allegata, troverete la “lettera aperta” che un tifoso amaranto, immaginiamo divenuto “disertore” (uno dei tanti, tantissimi) dello stadio “grazie” al modus operandi di Lillo Foti che, non avendo più i suoi concittadini l’anello al naso, è stato sgamato evidentemente stancandoli (non poco e non da ora). Non è assolutamente vero che il reggino diserta lo stadio per colpa della crisi generale (altrimenti non si spiegherebbe come a Napoli – in Campania e non nell’inesistente Padania – il San Paolo si pieno come un uovo); non è vero neppure che il reggino si è, come dicono gli acculturati, “imborghesito” perché ormai “abituato” ed “assuefatto” così tanto alla serie A che la B non la tollera proprio (altrimenti non si spiegherebbe né lo stadio pieno in occasione della gara d’andata contro il Novara nella semifinale playoff – con "visuale" sulla A – né, tantomeno, la conoscenza della quasi centenaria Reggina che in A ha trascorso solo 9 stagioni sulle 97 totali); e non è vero nemmeno che la gente non va allo stadio preferendo un comodo salotto perché, oggi, Sky non è un lusso per pochi ma è alla portata dei più (altrimenti non sarebbe vero l’assioma tifoso-passione che, comunque, porterebbe la gente al “Granillo”).

La nuda e cruda verità è che il tifoso reggino si è rotto le palle di assistere alle solite manfrine, alle solite pantomime, ai soliti piagnistei. In primis, nessuna progettualità e nessuna programmazione (nonostante, sia chiaro, progettualità e/o programmazione non siano sinonimi di riuscita) ma solo totale approssimazione (“Se teni, teni” per dirla come dicono a Belluno). E, ovviamente, con “nessuna programmazione” ci riferiamo al progetto sportivo giacché a quello economico-aziendale ci si pensa anche la notte con accanto Morfeo (superfluo sottolinearlo, giusto?). E come se non bastasse, poi, il ripetersi del solito rituale che prevede lo sbandierare la circostanza secondo cui la Reggina (Società, intendiamo), fino a qualche anno fa proclamata in attivo ed economicamente sana, avrebbe le casse vuote (?) rendendo, quindi, “il mercato difficile”. Poi ancora, lo stucchevole ritornello secondo il quale sarebbe necessario il ridursi l’ingaggio (magari dopo l’esserselo già ridotto l’anno prima) abbassando ulteriormente il “tetto” altrimenti, tu giocatore, passi per “stronzo” o “nemico della Reggina” e, dopo, esserti accidentalmente andata a fuoco l’auto, a malincuore cedi e ti reintegrano salvo poi, rifiutandoti l’anno successivo al rinnovo della stessa richiesta, vai dritto “fuori rosa” e ti alleni con i bebè (nella migliore delle ipotesi). E che palle! Ogni anno lo stesso, noioso, imbarazzante cliché. Se a quelle latitudini (a sud delle O.Me.Ca., per l'esattezza) conoscessero il significato del termine “ritegno”, conseguentemente un limite ci sarebbe stato e non lo si sarebbe ampiamente superato. Poiché, però, a sud delle O.Me.Ca. “ritegno” è una parola scostumata, allora a dire “Basta!” è il tifoso. Questa è la storia recente che, come detto, di anno in anno si ripete confortando (ahinoi) sempre di più la scelta di abbandonare la Reggina (in quanto a presenze allo stadio e non certo nel cuore) da parte della stragrande maggioranza dei tifosi. Volete sapere perché la Reggina ha, oggi, oltre 3800 abbonati? Perché Foti è uno stratega e quando pensa a come far cassa ha pochi rivali. Ha presunto, indovinando, che aprire la campagna nell’immediata vigilia della gara interna con il Novara fosse cosa buona e giusta. Legittimamente (ma anche ingenuamente), il tifoso ha pensato alla convenienza: “E se, per sbaglio (ma solo per sbaglio), ci ritrovassimo in A? Sottoscrivendolo, avrei un abbonamento ai prezzi della B ma (ri)vedrei il calcio che conta”. Ragionamento comprensibile, no? Come dargli torto? Salvo poi, contare al “Granillo” addirittura meno presenze dei 3800 sottoscrittori della tessera di abbonamento stagionale fatta ai primi di giugno. In sostanza, le cose stanno così. Tornando a noi, restringendo il campo d’azione, passiamo al mister a cui la “lettera aperta” è indirizzata. E’ notorio come sia uno “yes man”. Un uomo che, per carità educato, garbato e cortese e fors’anche preparato, ha sfondato il muro dell’essere “aziendalista” trasferendosi nel campo dell’ “io ci metto faccia e c..o e voi decidete (spero bene)”. Credeteci, è davvero imbarazzante fargli delle domande in sala stampa perché lo si costringe a cercare risposte per spiegare fatti ed accadimenti di cui lui non è il responsabile (o, comunque, non l’unico responsabile). E’ imbarazzante ascoltarlo mentre risponde a denti stretti magari pensando “Ma a me chi me l’ha fatta fare”? Chissà se e quante volte si sarà posto quest’interrogativo. E poi, nel momento in cui si chiede del perché Nicolas Viola non gioca e risponde nascondendosi dietro la frase di pragmatica “E’ una scelta tecnica”, perché non rivela di chi è quella presunta “scelta tecnica” oppure, meglio ancora, elimina “tecnica” e la sostituisce con “aziendale”? In sostanza, s’è vero com’è vero che Nicolas ha vinto lo scorso anno il particolare concorso indetto da Sky e relativo al “miglior giovane della serie B” tutto questo vuol dire che: o il concorso è stato “fallocco” oppure Nicolas è stato davvero il miglior giovane in B. Lo sa, il mister, che non c’è alcun dubbio che sarà lui a pagare per tutto e tutti (e magari molto prima della sua pur fervida immaginazione)? Lo sa, il mister, che Giacchetta, orgogliosamente, da tempo, sostiene che l’allenatore, nella Reggina, non serve ad un piffero perché "fa tutto la Società"? Non serve ad un piffero se le cose vanno bene, aggiungiamo noi, perché se vanno male col cacchio che la Società si assume le proprie responsabilità in toto (ricordate la parola scostumata “ritegno”?). Già qualche cenno di scricchiolio, qualche segnale di contraddizione tra parole espresse dal “duo” e dall’allenatore c’è, si legge sui giornali tra le righe (e non solo) delle dichiarazioni dei protagonisti ed, oltretutto, si respira nell’aria. Ricordiamo molto bene che, anni fa, se la memoria ci aiuta ancora, durante la nefasta stagione delle 8 sconfitte consecutive (2000/2001, n.d.r.) culminata con l’epilogo dello spareggio contro il Verona, scrivemmo a Franco Colomba domandandogli “in quale tombino della rete fognaria cittadina avesse riposto la (sua) dignità”. Questa frase, oggi più che nel recente passato, ci riecheggia in mente sostituendo il buon Franco con il buon Roberto. Capiamo l’essere aziendalista, disconosciamo l’ipotesi del passaggio da aziendalista a “zerbino”. Non ce ne voglia Breda, lungi da noi l’ipotesi di offenderlo o di denigrarlo, ma i fatti dicono questo e questo noi riportiamo essendo liberi dal non “firmare” busta paga alcuna (reale o metaforica che sia) in Via delle Industrie. Il fatto che Breda, poi, non sia stato confermato al termine di 2 stagioni addietro la dice lunga sulla stima (come allenatore) che Foti ha nei suoi riguardi. Foti difficilmente torna sui suoi passi, e se lo ha fatto è successo per assecondare Giacchetta (e, questa volta, ci sa tanto che si sia già pentito). A cercare di giustificare (se possibile) l’allenatore ci sono, però, alcune logiche che esulano dal piano prettamente sportivo travalicando in quello esclusivamente economico-aziendale. Ci sono “regole non scritte” che dicono che X deve fare un numero di presenze e che Y debba giocare affinché scattino dei bonus (economici ovviamente). Che, poi, il risultato sportivo non sia quello sperato dai tifosi poco importa all’azienda Reggina. L’importante è rimpinguare le casse. Sempre e comunque, con la provata tattica del “Se teni, teni”. Che succederà stasera ad Ascoli? “Difenderà” (è un eufemismo) la porta amaranto ancora l’inadeguato ma sponsorizzato (da Foti) Kovacsik oppure Breda riuscirà a schierare Marino (che, comunque, non ci pare abbia lasciato memorabili – in positivo – ricordi ai tifosi amaranto)? La politica del “Se teni, teni”, quest’anno (così come in passato), non pare stia dando buoni frutti. Com’è venuto in mente l’ardimentoso pensiero che un baldo giovane, senza esperienza e calli sui glutei, potesse prender posto per difendere i 14 mq e passa di specchio della porta? Un portiere, si sa, non è né dev’essere solo una sagoma predisposta a ridurre lo spazio in cui gli attaccanti avversari potrebbero indirizzare con successo il pallone. Il portiere è, anche e forse soprattutto, colui il quale comanda la difesa. Può mai un giovanotto gestire, indirizzare, comandare una difesa, quella amaranto, in cui milita un brasiliano che ha navigato per anni dalla terza serie in giù (quindi con i calli di cui sopra), un calabrese che in 6 gare “vince” 4 ammonizioni e, all’occorrenza (quando non viene messo proprio fuori ruolo, fuori contesto e fuori logica), un nigeriano la cui irruenza fa di continuo correre brividi lungo la schiena dei tifosi? La risposta è che “no, non può”! Ed allora? Cedere Puggioni pretendendo di schierare Kovacsik considerandolo alla stessa stregua del predecessore è stato un azzardo e, come tale, il “Se teni, teni” poteva riuscire ma non ce l’ha fatta, il duo, affinché, appunto, riuscisse. L’ungherese non solo non è in grado di gestire e comandare la difesa, ma non è neppure in grado di farsi ascoltare atteso che la difesa stessa, tra le peggiori del campionato, sa di non avere praticamente “nessuno” alle proprie spalle. Breda, ci risponda, come concilia tutto quello che sta succedendo con le dichiarazioni di Foti secondo cui la Reggina, quest’anno, dovrà migliorarsi rispetto alla passata stagione (il che vuol dire, come minimo, accesso alla finale playoff)? Signor Breda, mi ascolti, se le cose a breve continuassero ad andar male, prima che la esonerino e che le addossino tutte le colpe (ma i reggini sanno di chi sarebbero, stia sereno su questo), rescinda il contratto liberandosi dalla morsa in cui è stretto e si è fatto stringere. Vedrà che qualche altra panchina salterà a breve (magari anche in Lega Pro) e verrà chiamato alla luce non del suo presunto fallimento a Reggio, ma del suo buon campionato a Salerno. Certo, è vero anche che se andasse via lei non è che il target degli allenatori varierebbe di molto ma, forse, le cazzate in sede di sostituzioni diminuirebbero ed il nuovo allenatore sarebbe accolto ed ascoltato meglio da, comunque, un nugolo di giovanotti viziati e strapagati così come sono tutti i calciatori. Con la sincera speranza di non perdere stasera contro una squadra che in casa ancora non ha mai vinto, la saluto. Ecco la “lettera aperta” a cui facevamo riferimento. “Caro Mister Breda, Le scrivo per esortarla a tirare fuori gli attributi. Le scrivo perché, se andrà male, sarà lei il capro espiatorio di tutti i mali amaranto. Già la stampa (amica, del presidente) ha iniziato a prenderla di mira. E la stampa (amica, del presidente) è capace di indirizzare l'opinione della piazza. E il fuoco (amico, del presidente) è già iniziato, basta leggere o ascoltare certi commenti. La colpa della sconfitta è sua, mister Breda. Magari le diranno anche che lo stadio vuoto è colpa sua. Eviti di arrivare a questo, si fermi un attimo prima. In tutta franchezza, io, al suo posto, mi dimetterei e direi che non si può lavorare nella Reggina perché deve fare tutto Foti con la complicità di Giacchetta. Mettersi contro Foti così, però, forse vorrebbe dire tarpare le ali alla sua carriera ed io non voglio che lei rinunci né ai soldi, né alla carriera. Certo, la stampa (amica, del presidente) poco potrebbe in quel caso perché uno sfogo così sarebbe ripreso da tutti (e non solo dagli amici, del presidente) ed il caro Foti non riuscirebbe a tappare tutte le bocche. Non pretendo lo sputtanamento dell'azienda che Le passa lo stipendio, ma pretendo che Lei faccia l'allenatore. L'ultimo che lo ha fatto è stato Novellino, su quella stessa panchina dove Lei si accomoda. E Lei, questo, lo sa benissimo, come lo sanno tutte le persone che gravitano nel mondo del calcio. Faccia l'allenatore, come lo ha fatto Mazzarri, su quella panchina. Guardi dov'è arrivato lui e pensi di poterlo emulare! Pensi a lui come modello di riferimento. Già da Ascoli metta in campo una squadra di quelle che piacciono a Lei. Se Lei, poi, sceglie di giocare “difesa e contropiede”, va benissimo. Però il contropiede è qualcosa che va organizzato e la squadra, invece, quando attacca, vive solo sulla fiammata del singolo. A me non pare normale che sia Missiroli (guarda caso il giocatore più forte in organico) il capocannoniere della squadra. Appunto perché si vive sulla giocata del singolo e non su una manovra corale, non su un contropiede organizzato. E, altra disquisizione tattica, uno che ha giocato a centrocampo come Lei, non riesco a capire come possa giocare con Rizzo e De Rose insieme. Suvvia, Breda, questa non può essere una scelta sua. Non ci credo. Significherebbe incompetenza totale, ed io non la reputo incompetente. Non dia ascolto a Foti e Giacchetta. Abbia un moto d'orgoglio. So per certo che Lei è capace di tenere testa a chiunque, anche a Foti. Ci vuole coraggio. Ci vogliono palle. Lei ce le ha, lo dimostri! Il fatto di non frequentare determinati personaggi è sinonimo di intelligenza, mister. E siccome Lei è intelligente, faccia tutto quello che ritiene opportuno. E se proprio deve sbagliare, lo faccia con la Sua testa. Non passi pure Lei per un burattino. Tanto, se va male, si ricordi che la colpa sarà solo Sua. In bocca al lupo”. (Lettera firmata, fonte gruppo “Area Vip Amaranto” su Facebook https://www.facebook.com/groups/129933827097983/).

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Ciao, Bruno…

Sono incazzato nero con Te, mio caro Bruno. Sono incazzato perché te ne sei andato senza preavviso, senza nulla che lasciasse presagire il Tuo “volerTi” allontanare da me, insomma. Ieri mattina all’alba, al mio arrivo in Istituto, il cazzeggio quotidiano con amici/colleghi, prima di timbrare con il badge ed entrare in ufficio, aveva come un altro sapore rispetto al solito. Credo che Tu capisca cosa voglio dire. Sai quando ti levi di buona lena ma avverti quel fastidio per qualcosa che percepisci non quadri ma non ti dai una spiegazione logica? Ed allora cominci a pensare ed a cercare di ricordare se, per caso, hai dormito male per l'afa, o se la gattina ti ha spezzato il sonno con le sue fusa sul letto, o se hai fatto brutti sogni che ti hanno inquietato. Ecco, quella sensazione lì. Lungi da me dal neppure minimamente immaginare l’arrivo di una di quelle notizie che non vorresti mai ti raggiungessero. “Boh, sarà solo un inizio di giornata storto”, pensavo. L’apertura dell’ufficio, il disbrigo delle pratiche inerenti il giorno prima, la sistemazione delle cartelle dei pazienti che di lì a poco si sarebbero ricoverati, l’apertura dello sportello e, quindi, l’inizio del solito, ripetitivo, rituale giornaliero.

Poi, tutt’un tratto, una telefonata. Una donna in lacrime che chiede conferma della notizia appena giuntale: “Sai s’è vero che Bruno è morto?” Ed è in quell’esatto momento che il sangue ti si gela dentro. Si, ti gela. Perché il semplice dubbio che ti viene messo così tanto bruscamente in testa, è capace di farti scorrere i brividi lungo la schiena e di paralizzarti. Ti paralizza i pensieri, ti paralizza la mimica facciale, ti paralizza le corde vocali che, comunque, devi usare per proferire qualche parola ai pazienti che hai davanti e che, evidentemente, percepiscono che qualcosa, al di là dello sportello, non quadra. Ed allora continui a lavorare, si, ma con la mente impegnata in un turbinio di pensieri: “Ma che succede? Ma da dove le è saltato in mente di fare quella domanda? Ma chi è che ha messo questa sgradevole voce in giro?” E continui a lavorare meccanicamente con la testa altrove. Tutto questo per pochi ma interminabili minuti. Fino a quando, cioè, entra in ufficio una collega ed invece del solito “Buongiorno!” quasi urlato a romperti i timpani (ma così bello da ascoltare che quotidianamente ti rincuora), ci guarda negli occhi e scoppia a piangere singhiozzando “No, lui no. Non lo doveva fare”. Ed è proprio in quel momento che ti senti crollare una parte di mondo addosso. “No, non è possibile!”, pensi. E lo pensi così tanto fortemente quasi da convincerti che la realtà è un’altra. I minuti passano, il lavoro prosegue, i pazienti si avvicinano in silenzioso rispetto verso di te capendo che non hai l’umore giusto per nessun genere di polemica o di discussione. Il tuo sguardo è dritto, ma assente. Il tuo pensiero, come in un flashback, srotola la bobina del film del vostro rapporto. Io e Te non eravamo amici. Non siamo mai usciti insieme per una passeggiata, forse una volta sola abbiamo pranzato allo stesso tavolo in quel di Gambarie con miei e tuoi colleghi. Non eravamo amici ma il nostro rapporto era solare, piacevole, scherzoso, fatto di tanto in tanto di piccole prese in giro, così, giusto per ridere un po’. Ed il martedì, quando tu eri in ambulatorio e noi trovavamo decine di pazienti ad aspettarti? Quello era il giorno più “duro” dal punto di vista lavorativo, ma anche il più piacevole perché in Sala 4 non c’era un medico qualunque, c’era il dottor Guarna. 50, 60, 70, quante visite facevi il martedì? Quante volte hai visitato miei amici, o conoscenti, o amici degli amici che venivano a chiedermi una visita con te ed io, grazie alla tua perenne ed assoluta disponibilità, ti accompagnavo tra una visita prenotata e l’altra? Quanti, Bruno? Centinaia direi, giusto? Ti ho conosciuto nel lontano 1993, anno del mio ingresso in Istituto ed ultimo anno del tuo servizio di Guardia al Pronto Soccorso dello stesso. Mi impressionò l’assoluta divergenza tra il tuo aspetto fisico (molto alto e robusto) ed il tuo contrastante carattere: buono, mansueto, disponibile, sempre sorridente e tranquillo. Poi sei andato via e, 4 anni dopo, sei tornato con noi. Discepolo dell’allora primario, Tito Borruto, hai appreso da lui l’arte della difficile e delicata chirurgia delle mano e, più genericamente, dell’intero arto superiore. Hai imparato tecniche e segreti e li hai messi a disposizione dei bisognevoli. Come si dice? Secondo “scienza e coscienza”, giusto? Ippocrate è stato fiero di te, Bruno. Dal 1997 a ieri, il nostro, è stato un rapporto solare, aperto, squisito. Ma non solo con me, ci mancherebbe: non ho sentito NESSUNO avere mai alcuno screzio con te. MAI! Ed era proprio questo che ti invidiavo: “Come cavolo fa a non litigare con nessuno? Come diamine riesce a conciliare tutto e tutti ed a far sì che, comunque, non s’incazzi mai? Boh! Per me, questo, resterà un mistero. O forse no? Magari la risposta l’ho sempre avuta sotto gli occhi: mi bastava guardarti, osservarti mentre parlavi ai pazienti facendo su un foglio uno schizzo anatomico spiegando loro dov’era il problema e qual’era la soluzione. Si, è così di certo. Chi ha coniato l’equazione “molti nemici=molto onore”? “Molti nemici, molto onore” non significa che c'è onore nell'essere odiato da molti, significa invece che l'onore risiede nell'affrontare da solo una pluralità, un nemico considerato imbattibile, un destino impossibile.  Lo coniò un tale Giulio Cesare che, così, catechizzò i suoi legionari in numero dieci volte inferiore rispetto al nemico ma consentendogli ugualmente di sconfiggerlo. E’ veritiera quest’equazione? Forse! Di certo so che, nel tuo caso, il “molto onore” corrisponde a “molti Amici”. Sai quante persone ho visto piangere per Te? Sai quanti amici mi hanno chiesto di Te? Sai quanta gente, ieri mattina, è rimasta esterrefatta al venire a conoscenza della triste notizia? Lo sai, Bruno. Sono certo che a quest’ora, da Lassù, ci guarderai, sornione come Sei, compiacendoti del nostro dispiacere avendo conferma di quanto ti volessimo bene. Ma perché, scusa, dovevi andare fin Lassù per scoprirlo? Non ti bastava passeggiare nei corridoi dell’Istituto? Non era necessario incontrarci con gli sguardi? Non era sufficiente la moltitudine di pazienti che avevi dietro la porta? Ricordi quando Ti prendevo in giro e Ti dicevo che, si, era vero che avevi l’ambulatorio pieno con più pazienti in piedi che seduti, ma anche che facevi “interventucoli” del piffero (s.t.c. o morbi vari) e che, invece, “ortopedia seria” non ne facevi quanto gli altri? Lo ricordi? Quante risate. E la Tua passione per l’i-Phone? Quante volte mi hai chiesto se Ti vendessi il mio? Vedi, mio caro Bruno, quando accadono cose come quelle che sono accadute a Te, a me, uomo normale, vengono in mente tanti “perché”. Sono un cattolico credente, magari non praticante come molti altri, ma credente. E credo sia normale che mi interroghi sul “perché” Tu e non altri, magari, secondo il mio umano giudizio, assai meno meritevoli di vivere serenamente. La risposta a questi “perché” non è semplice e le scuole di pensiero sono molteplici. Io, nel mio piccolo, penso che Nostro Signore non ami circondarsi Lassù di personaggi squallidi. Voglio credere che in Paradiso ci sia posto solo per i “migliori” e che, Lui, i “migliori” li chiami a Sé lasciando gli altri ad espiare le proprie colpe in terra come i comuni mortali. Ecco, si! Ho deciso, è così e basta! Da ieri notte Tu sei Lassù con Lui (di certo Ti avrà fatto molto spazio considerata la stazza, giusto?) e ci guardi da una posizione assai privilegiata. Certo è, però, ch’è assai difficile convincersi di questa mia teoria. Sai, Bruno, il dolore quaggiù è tanto, quasi insostenibile. La Tua famiglia, i Tuoi cari, tutti noi non riusciamo a capacitarci della “novità”. Non sarà per nulla facile “abituarci” alla Tua assenza e semmai Tu, per un solo attimo, avessi pensato che in pochi avrebbero notato la Tua assenza, allora ti sei sbagliato di grosso. Cavolo che errore che hai fatto! E’ calato il buio, Bruno. Te ne sarai accorto di certo, avendo Tu e Lui abbassato le tende su questa parte del pianeta per alzarle dall’altra. E’ giunto il momento di ritirarmi e, quindi, di salutarti con un semplice “ciao”. Ciao, Bruno. Buonanotte, ci si “rivede” domattina. A proposito, fammi una cortesia (l’ennesima): mi saluti i miei nonni e tutti gli Amici che ho perso nel corso della mia vita? Pian piano Te li staranno presentando tutti, ne sono certo. Vi divertirete, tutti insieme Lassù. Prima che dimentichi, per cortesia, ogni tanto dai uno sguardo giù e spendi qualche parola buona per tutti noi con Lui (sai com’è, una “raccomandazione” non guasta mai). ‘Notte, Bruno.

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“Il Reggino” apre ai suoi lettori e diventa “commentabile”

Piccola novità ne "Il Reggino". Da qualche giorno, infatti, è possibile commentare ogni singolo articolo pubblicato. Per farlo sarà semplicemente necessario registrarsi sul sito seguendo le indicazioni nell'apposita area in alto a destra nella home e, una volta cliccato su "leggi tutto" in calce all'articolo che si vuol commentare,

si aprirà agli utenti la possibilità di esprimere i propri commenti che, però, non appariranno subito una volta salvati dagli stessi  autori ma, ovviamente, saranno ricevuti e letti dall'Editore che, poi, ne autorizzerà la definitiva pubblicazione.  

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Reggio Calabria: ecco il Consiglio Comunale “collezione 2011/2016”

Di seguito, schieramento per schieramento, partito per partito, le preferenze ottenute e, in grassetto, gli eletti (anche se non ancora ufficializzati ma pressoché certi). Demetrio Arena , 61368 voti, 56.27%, è il XXIII° e nuovo Sindaco della Città di Reggio di Calabria.

Popolo della Libertà, 21235 voti, 20.13%, 8 seggi: Vecchio Sebastiano (detto Seby) 1899, Romeo Daniele 1374, Minasi Clotilde Maria 1060, Marino Demetrio 1042, Berna Demetrio 1025, Plutino Giuseppe (detto Pino) 1012, Pizzimenti Antonio 989 e Falcomatà Monica 900, Scarfone Beniamino (detto Benny) 861, Eraclini Giuseppe Carmelo 817, Naso Pasquale 804, Nicolò Antonio (detto Nino) 756, Panuccio Vincenzo (detto Pino) 735, Putortì Cristoforo (detto Totò) 723, Agliano Giuseppe (detto Aiano) 694, Sidari Vincenzo (detto Enzo) 678, Serranò Antonino 663, D’Ascli Giuseppe (detto D’Ascola) 613, Alati Giuseppe (detto Pino) 552, Zagarella Giovanni 533, Megalizzi Demetrio (detto Micalizzi) 436, Errante Antonio (detto Antonello) 418, Granata Mariangela 238, Cutrupi Giuseppe 173 e Foti Ilir 157. Seguono ulteriori 7 candidati che hanno ottenuto meno di 100 preferenze ciascuno.

 

Scopelliti Presidente, 10964 voti, 15%, 4 seggi: Morisani Pasquale 1070, Anghelone Paolo 992, Imbalzano Pasquale 976, Raso Michele 887, Quartuccio Antonio 662, Nava Felice Roberto 521, Calabrò Sebastiano 510, Mazzitelli Lorenzo Riccardo 502, Dattola Luigi 473, Polimeni Francesco Giuseppe 405, Rosace Antonio 367, Melissi Giuseppe 363, Filocamo Tiziana 282, Romeo Angela 267, Foti Vincenzo 248, Gualtieri Elvira 236, D’Errigo Francesco Santo 206, Rulli Guido 204, Milasi Francesco 187, Marra Maria Grazia 158 e Montesano Alessandro Salvatore (detto Alo) 135. Seguono ulteriori 11 candidati che hanno ottenuto meno di 100 preferenze ciascuno.

Reggio Futura, 9186 voti, 8.71%, 3 seggi: Paris Nicola 776, Marra Domenico (detto Mimmo) 760, Curatola Walter 736, Federico Carmine 727, Sergi Giuseppe (detto Peppe) 657, Postorino Vincenzo 615, Polimeni Vincenzo (detto Enzo) 536, Azzarà Giuseppe 466, Giuffrè Francesco 445, Pangallo Nicola (detto Lillo) 397, Siclari Domenico 363, Ventura Demetrio 335, De Biasi Giuseppe 300, Condello Grazia Maria (detta Graziella) 289, Surace Angelo 175 e D’Aleo Salvatore 126. Seguono ulteriori 14 candidati che hanno ottenuto meno di 100 preferenze ciascuno.

Unione di Centro, 8103 voti, 7.68%, 3 seggi: Porcino Demetrio 931, Nociti Vincenzo 872, Bagnato Bruno 722, Crupi Andrea 492, Scaramozzino Pasquale 457, Ferraro Domenico (detto Ferrara) 449, Minniti Francesco 361, Musco Antonino 329, Caprì Pasquale 321, Ielo Giuseppe 302, Ventura Francesco 292, Passalacqua Aldo Beniamino 289, Barillà Francesco 287, Leone Guido 275, Andriani Alessandro 243, Crucitti Natale 140 e Martorano Andrea 100. Seguono ulteriori 15 candidati che hanno ottenuto meno di 100 preferenze ciascuno.

Sud, 4982 voti, 4.72%, 1 seggio: Plateroti Francesco 826, Azzarà Annunziato (detto Nuccio) 655, Meduri Domenico (detto Mimmo) 566, Tortorella Giuseppe Demetrio (detto Mimmo) 518, Califano Gianluca 505, Chizzoniti Aurelio 492, D’Elia Francesca 209, Vazzana Adolfo 202, Irali Roberto Ambrogio Maria 167 e Romeo Luigi 102, Seguono ulteriori 22 candidati che hanno ottenuto meno di 100 preferenze ciascuno.

Partito Repubblicano Italiano, 4340 voti, 4.11%, 1 seggio: Martorano Giuseppe 926, Lascala Rocco Antonino 914, Ferrara Antonio (Ferraro) 813, Campolo Elisa 427, Priore Nazzareno Roberto 219, Raffa Paolo Giovanni 192, Melari Francesco Eugenio 175, Fonga Marcello 121, Giumbo Anna Eva 101. Seguono ulteriori 23 candidati che hanno ottenuto meno di 100 preferenze ciascuno.

Patto Cristiano Esteso, 3761 voti, 3.57%, 1 seggio: Ripepi Massimo 1154, Battaglia Carmelo 374, Barillà Lina 251, Ficara Francesco 193, Maviglia Francesca 137, Barcella Gino 115 ed Emilio Raffaele 103. Seguono ulteriori 25 candidati che hanno ottenuto meno di 100 preferenze ciascuno.

Popolari e Liberali, 3570 voti, 3.38%, 1 seggio: Imbalzano Emiliano 605, Polimeni Michele 527, Mileto Antonino 313, Grande Nadia Fortunata 182, Mulonia Gaetano Franco 157, Sergi Natale 145, Germanò Francesco 144, Cuzzola Pasquale 131 e Foti Annunziata Elisabetta 102. Seguono ulteriori 21 candidati che hanno ottenuto meno di 100 preferenze ciascuno. Fin qui gli 8 partiti della coalizione vincente che hanno ottenuto almeno un seggio e saranno rappresentati nel civico consesso cittadino per i prossimi 5 anni.

A questi, però, si affiancano, sempre per quel che riguarda la coalizione vincente, 3 ulteriori partiti che non hanno ottenuto alcun seggio con risultati assai irrisori (basti pensare che solo 2 candidati sui 76 presenti, meno del 4% quindi, hanno superato la soglia dei 100 voti). Di questi riportiamo, per dovere di cronaca, solo i candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti nel proprio partito.

 Socialisti Uniti – Nuovo PSI, 1215 voti, 1.15%, nessun seggio: Alvaro Saverio 462.

Fiamma Tricolore, 466 voti, 0.44%, nessun seggio: Pugliesi Domenico 28.

Alleanza di Centro, 268 voti, 0.25%, nessun seggio: Sergi Sergio 40.

Fin qui quella che sarà la maggioranza al Consiglio Comunale.

La minoranza (o l'opposizione, chiamatela anche così ma solo se sarà in grado di "opporsi") in Consiglio, invece, sarà rappresentata, oltre che dai 3 candidati a Sindaco che hanno ottenuto il quorum necessario assumendo, così, la carica di consigliere (Massimo Canale – 31300 voti e 28.7% -, Giuseppe Bova – 10486 voti e 9.62% – ed Aldo De Caridi – 3963 voti e 3.63% -), anche dagli ulteriori 7 seggi ad essa attribuiti grazie alle performance di 5 partiti su 12 che hanno sostenuto i tre candidati a Sindaco di cui sopra.

Hanno supportato Massimo Canale ed avranno i loro rappresentanti in Consiglio questi 3 partiti.

Partito Democratico, 9629 voti, 9.13%, 3 seggi: Falcomatà Giuseppe Tiberio 2193 (è il candidato più votato in assoluto), Marino Giuseppe 1284, Irto Nicola 1211, Romeo Sebastiano (detto Sebi) 933, Laganà Pasquale 795, Minniti Giovanni 736, Costantino Antonio Natale 327, Polimeni Antonio 213, Lanucara Antonia 125, Viglianisi Saverio 125 e Spezzano Antonino (detto Nino) 124. Seguono ulteriori 21 candidati che hanno ottenuto meno di 100 preferenze ciascuno.

Rifondazione Comunista, 4760 voti, 4.51%, 1 seggio: Delfino Demetrio 820, Minniti Omar 597, Fotia Pasquale 542, Burrone Stefano 485, Iannì Francesco (detto Ciccio) 424, Cardia Gaetano (detto Tonino) 340, Romeo Gianluca 337 ed Araniti Antonino (detto Nino) 100. Seguono ulteriori 24 candidati che hanno ottenuto meno di 100 preferenze ciascuno.

Energia Pulita, 1 seggio: Liotta Antonino (detto Nino) 544, Mascianà Maria Cristina 423, Cuzzocrea Concetta Carmen (detta Cetty) 310, Marra Giuseppe (detto Pino) 254, Uccellini Canale Eleonora 216, Marullo Domenico 215, Morabito Roberto 184, Malavenda Consolato Roberto 174, Fragomeno Concetta Antonella 140, Barone Giuseppe (detto Pino) 136, Raschillà Silvia Enrica 117 e Neri Pasquale 116. Seguono ulteriori 20 candidati che hanno ottenuto meno di 100 preferenze ciascuno.

Nello schieramento che ha candidato Massimo Canale a Sindaco, l’unica lista che non ha ottenuto alcun seggio è stata Ethos (1441 voti, 1.37%) con Musarella Giuseppe Walter (detto Peppe Musarella) che è stato il più votato con 222 preferenze.

Hanno supportato Giuseppe Bova ed avranno i loro rappresentanti in Consiglio questi 2 partiti.

A Testa Alta per Reggio, 5260 voti, 4.99%, 1 seggio: Brunetti Paolo 838, Albanese Rocco 812, Zimbalatti Antonino (detto Zimba) 769, Latella Giovanni 417, Cuzzola Maria Pia Teresa 307, Romeo Antonino (detto Ninni) 293, Pollifroni Filippo 134 e Dionisi Pietro 123. Seguono ulteriori 24 candidati che hanno ottenuto meno di 100 preferenze ciascuno.

Polo di Centro, 3481 voti, 3.3%, 1 seggio: Nocera Giuseppe 569, Zuccarelli Giuseppe 549, Martino Demetrio (detto Mimmo) 464, Casciano Angelo 435, Paolo Gatto 350, Cordova Giuseppe 245, Barbitta Tindaro (detto Giulio) 201 e Minniti Paolo Giovanni (detto Gianpaolo) 102. Seguono ulteriori 18 candidati che hanno ottenuto meno di 100 preferenze ciascuno.

Nello schieramento che ha candidato a Sindaco Giuseppe Bova, figurano altri 3 partiti che non hanno ottenuto seggi e di cui riportiamo solo i candidati che hanno ottenuto il maggior numero di preferenze.

Democratici in movimento, 2704 voti, 2.56%: Le Pera Francesco 604.

Riformisti, 139 voti, 0.13%: Lazzara Giuseppe 21.

Reggio Città Metropolitana, 16 voti, 0.02% e di cui è impossibile nominare il candidato che ha ottenuto maggiori preferenze giacché tutti i 22 componenti la lista hanno realizzato lo stesso numero di voti ottenuti (0, da verificare giacché pare un dato stranissimo).

Il terzo candidato a Sindaco che sarà Consigliere Comunale è Aldo De Caridi supportato da 3 liste nessuna delle quali ha ottenuto alcun seggio e di cui riportiamo solo i candidati che hanno ottenuto il maggior numero di preferenze.

Italia dei Valori, 2164 voti: Zagari Vincenzo (detto Enzo) 486.

Partito dei Comunisti Italiani, 1371 voti: Fascì Lorenzo 231.

Sinistra Ecologia Libertà, 853 voti: Pangallo Leo 367.

Gli altri due candidati a Sindaco presenti (forse) nella competizione elettorale sono Carlo Sbano (1481 voti, 1.36%) e Pino Siclari (454 voti, 0.42%).

Il primo, candidato da Futuro e Libertà (953 voti, 0.9%), ha visto un ex aequo nell’assegnare il “titolo” di candidato con maggior numero di preferenze tra Cutuli Alberto e Curatola Giuseppe giunti entrambi a quota 102.

Il secondo, invece, candidato dal Partito Comunista dei Lavoratori (138 voti, 0.13%), problemi di sorta non ne ha con Barbaro Luigi che ha raggiunto il miglior risultato personale di lista con 13 voti ottenuti.

Questo il nuovo Consiglio Comunale di Reggio Calabria che, però, può mutare (e sicuramente muterà): entro giugno, infatti, saranno nominati gli Assessori che siederanno in Giunta con il Sindaco Arena e questo, ovviamente, farà in modo che i primi, i secondi, i terzi o i quarti dei “non eletti” potranno scalare la vetta se gli Assessori, appunto, saranno scelti tra gli eletti del proprio partito. Da parte de “Il Reggino” giunga l’augurio di buon lavoro a tutti gli eletti e di solidarietà ai non eletti (e trombati). Ovviamente, che Dio ce la mandi buona! Ad maiora.

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Comune di Reggio Calabria: i titolari (eletti) ed i panchinari (speranzosi) in Consiglio

La maggioranza del centro-destra ha conquistato 22 seggi così ripartiti (dati non ancora ufficiali). Popolo della Libertà, 8 seggi: Vecchio Sebastiano (detto Seby) 1.899, Romeo Daniele 1.374, Minasi Clotilde Maria 1.060, Marino Demetrio 1.042, Berna Demetrio 1.025, Plutino Giuseppe (detto Pino) 1.012, Pizzimenti Antonio 989, Falcomatà Monica 900, Scarfone Beniamino (detto Benny) 861, Eraclini Giuseppe Carmelo 817, Naso Pasquale 804 e Nicolò Antonio (detto Nino) 756. Scopelliti Presidente, 4 seggi: Morisani Pasquale 1.070, Anghelone Paolo 992, Imbalzano Pasquale 976, Raso Michele 887, Quartuccio Antonio 662 e Mazzitelli Lorenzo Riccardo 502. Reggio Futura, 3 seggi: Paris Nicola 776, Marra Domenico (detto Mimmo) 760, Curatola Walter 736, Federico Carmine 727, Sergi Giuseppe (detto Peppe) 657 e Postorino Vincenzo 615.

Unione di Centro, 3 seggi: Porcino Demetrio 931, Nociti Vincenzo 872, Bagnato Bruno 722, Crupi Andrea 492, Scaramozzino Pasquale 457, Ferraro Domenico 449 e Musco Antonino 329. Sud, 1 seggio: Plateroti Francesco 826, Azzarà Annunziato (detto Nuccio) 655, Meduri Domenico 566 e Tortorella Giuseppe Domenico 518. Partito Repubblicano Italiano, 1 seggio: Martorano Giuseppe 926, Lascala Rocco Antonino Giuseppe 914 e Ferrara Paolo Antonio (Ferraro) 813. Patto Cristiano Esteso, 1 seggio: Ripepi Massimo 1.154 e Battaglia Carmelo 374. Popolari e Liberali, 1 seggio: Imbalzano Emiliano 605 e Polimeni Michele 527. La minoranza in consiglio con i 7 seggi ad essa attribuiti. Partito Democratico, 3 seggi: Falcomatà Giuseppe Tiberio 2.193 (è il candidato più votato in assoluto), Marino Giuseppe 1.284, Irto Nicola 1.211, Romeo Sebastiano (detto Sebi) 933, Laganà Pasquale 795 e Minniti Giovanni 736. Rifondazione Comunista, 1 seggio: Delfino Demetrio 820, Minniti Omar 597 e Fotia Pasquale 542. Energia Pulita, 1 seggio: Liotta Antonino (detto Nino) 544, Mascianà Maria Cristina 423 e Cuzzocrea Concetta Carmen 310. A Testa Alta, 1 seggio: Brunetti Paolo 836, Albanese Clementina 812 e Zimbalatti Antonino (detto Zimba) 769. Polo di Centro, 1 seggio: Nocera Giuseppe 569 e Zuccarelli Giuseppe 549. N.B.: in grassetto sono evidenziati gli eletti mentre gli altri candidati elencati sono coloro i quali possono essere definiti quali “in panchina” giacché entreranno “in campo” (in Consiglio) se qualcuno degli eletti, così come appare altamente verosimile, lascerà gli scranni del Consiglio per accomodarsi su quelli più comodi della Giunta perché nominati assessori dal neo Sindaco Arena (o da chi per lui). Si ricorda, infine, che comunque questi dati non sono ancora definitivi ed ufficiali ed il computo delle preferenze continuerà domattina.

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Reggio Calabria: Demetrio Arena è il XXIII° Sindaco di Reggio Calabria

Demetrio Arena (Demi, per gli amici, nelle foto di Attilio Morabito durante i festeggiamenti notturni con il Governatore Scopelliti) è il XXIII° Sindaco di Reggio Calabria dal Dopoguerra ad oggi). Sulla poltrona più importante di Palazzo San Giorgio, succede a: Diego Andiloro (‘44/’46), Nicola Siles (‘46/’47), Giuseppe Romeo (il più longevo, ‘47/’56), Domenico Spoleti (‘56/’58), Vittorio Barone Adesi (‘58/’59), Giuseppe Quattrone (‘61/’63), Domenico Mannino (‘63/’65), ancora Vittorio Barone Adesi (‘65/’66), Pietro Battaglia (‘66/’71), Fortunato Licandro (‘71/’75), Luigi Aliquò (‘75/’77), Domenico Cozzupoli (‘77/’80), Oreste Granillo (‘80/’82), ancora Domenico Cozzupoli (‘82/’83), Michele Musolino (’83), Giovanni Palamara (‘84/’85), Francesco Giuseppe Mallamo (‘85/’87), ancora Luigi Aliquò (‘88/’89), ancora Pietro Battaglia (‘89/’90), Agatino Licandro (figlio di Fortunato ‘90/’92), Francesco Gangemi (sua la sindacatura più breve, ’92), Giuseppe Reale (’93), Italo Falcomatà (‘93/’01), Demetrio Naccari Carlizzi (facente funzione perché vice di Falcomatà, deceduto, ‘01/’02), Giuseppe Scopelliti (‘02/’10) e Giuseppe Raffa (facente funzione perché vice di Scopelliti, eletto Governatore, ‘10/’11).

La Città di Reggio si conferma, quindi, vera e propria roccaforte del centro-destra questa volta in controtendenza rispetto agli altri risultati delle amministrative nel resto del Paese. Lo scrutinio dei voti, al momento in cui scriviamo, non è stato ufficializzato e, pertanto, oltre al neo-Sindaco (vittorioso al primo turno con il 56.27% delle preferenze) ed a 3 dei suoi 5 antagonisti (Massimo Canale con il 28.7%, Giuseppe Bova con il 9.61% e Aldo De Caridi con il 3.63%), non sappiamo ufficialmente chi saranno i restanti 29 consiglieri che siederanno sugli scranni del civico consesso fino alla primavera del 2016. Di nomi ne circolano, alcuni verosimili altri fantasiosi. E’, questo, il momento “più bello” per chi, come noi, assiste in maniera neutrale al post-elezioni. I candidati eletti sono legittimamente felici e raggianti (32), ma ce ne sono almeno altri 713 che, a quest’ora, staranno rosicando imprecando contro questo o quello, magari, reo di avergli promesso il voto senza aver poi mantenuto. E’ stata l’ennesima battaglia quella che sta scemando in queste ore. Vincitori e vinti continuano a dirsele di santa ragione e sono davvero pochi coloro i quali, con la coda tra le gambe come sarebbe giusto attendersi, ammettono che in qualcosa hanno sbagliato e che, quindi, l’insuccesso è legittimato. A questo punto, però, crediamo sia doverosa da parte nostra una riflessione anche e non solo sui candidati. La nostra attenzione va, per esempio, a quella moltitudine di reggini che non sono andati a votare e che, probabilmente, non solo non ci sono andati ma nemmeno hanno mai pensato di andarci. Il dato è inconfutabile, sebbene ai vincitori non gliene freghi un bel niente: a Reggio Calabria città quest’anno ha votato il 74.6% degli aventi diritto con un nettissimo decremento del 7.4% rispetto alle precedenti elezioni Comunali del maggio 2007 in cui Scopelliti stravinse con la percentuale bulgara del 70% dei voti. Un interrogativo è d’obbligo: siamo così tanto sicuri che, non avendo voluto votare un elettore su quattro, i vincitori (e gli sconfitti) abbiano davvero vinto e non, invece, va presa in seria considerazione che esiste una folta schiera di reggini che ne ha piene le palle e che rifiuta il seppur minimo contatto con la politica ed i politicanti? Beh, forse sarebbe opportuno prenderne atto ed agire per ridare fiducia a chi questa fiducia l’ha persa e riposta nel cassetto insieme a tarme e scheda elettorale. In questa tornata elettorale o, per meglio dire, nella campagna elettorale ad essa propedeutica, ne abbiamo viste e sentite di tutti i colori. Oltre a tutto quello sapientemente descritto dalla nostra collaboratrice Katia Sergi, la nostra "ala moderata" come ci piace definirla, nel suo pezzo “Comunali a Reggio Calabria: concluso il concorso per "titoli ed esami", 745 aspiranti per 32 posti di "politico" (che troverete in altra parte del sito), abbiamo avuto la “fortuna” di vedere ed ascoltare di tutto e di più. Abbiamo visto una moltitudine di candidati venire fuori dal nulla come funghi dopo un’abbondante pioggia aspro montana; abbiamo ascoltato proclami; abbiamo visto i candidati prendere appunti sulle legittime richieste dei loro e nostri concittadini al fine di poter/voler fare qualcosa se eletti; abbiamo visto infradiciare la nostra Città con ogni tipo di manifesti, “santini”, fac-simile ed altro ancora attaccati con fiumi di colla ovunque ci fosse uno spazio 50×70 disponibile; abbiamo ascoltato candidati denigrare gli omologhi per avvalorare se stessi; abbiamo percepito perfino il senso di nausea di alcuni degli stessi candidati che non avrebbero mai pensato neppure il tentarci ma che “non hanno potuto dire di no” ad una telefonata, ad una “chiamata” dall’alto. Ciò che non abbiamo, invece, né visto né ascoltato sono i programmi concreti che possono facilmente essere realizzati e non piuttosto quelli “faraonici”. Ah si, quasi ce ne dimenticavamo. Una cosa sola abbiamo visto accomunare la stragrande maggioranza dei candidati: l’ignoranza! Si, l’ignoranza. Non quella legittima di chi ignora (da questa voce verbale deriva il sostantivo) un qualsivoglia argomento e, quindi, se ha almeno un briciolo di buon senso, tace per evitare di sostenere tesi insostenibili. Ci riferiamo, invece, a quella più grave intesa come “mancanza” delle più elementari regole dell’oratoria o della scrittura. Personaggi, questi, in serissima difficoltà nella “traduzione” dal dialetto all’italiano. Personaggi che, come appare lecito presumere, hanno fatto molto male le elementari e, quindi, si portano dietro lacune che, nel Terzo Millennio, appaiono inverosimili. Potremmo portare alla vostra attenzione tanti esempi di oltraggi alla lingua di Dante e, seppur nessuno di noi ha frequentato l’Accademia della Crusca essendo tutti potenziali protagonisti di strafalcioni, magari ne rimarremmo inorriditi osservando le scansioni fatte e conservate di “santini” assolutamente esaustivi. Ma, onestamente, non crediamo ne valga la pena e, comunque, ve ne risparmiamo la visione. Oltretutto, come detto non ancora in nostro possesso i nomi dei 29 consiglieri eletti (a cui si aggiungono i 3 aspiranti sindaco sconfitti e, quindi, passati in consiglio), siamo pronti a scommettere che qualcuno di questi, comunque, sia riuscito a convincere un migliaio di elettori ed in consiglio ci finirà comunque. Poco male, basta saper attendere ed il “mistero del congiuntivo”, la “consecutio temporum” e la regola-base del “soggetto-predicato (verbale)-complemento oggetto” saranno svelati nella loro interezza. Passando ad altre considerazioni, ci chiediamo se ciò che è avvenuto nell’ultimo anno (dall’elezione di Scopelliti a Governatore, per intenderci) sia venuto o meno all’orecchio dei nostri concittadini. In sostanza: le strade-groviera, i cassonetti della spazzatura stracolmi, i mancati stipendi ai dipendenti delle società partecipate, il bilancio comunale al tracollo, la tragica fine della Fallara notoriamente culo-&-camicia con l’ex sindaco (a cui, oggi, ho sentito far riferimento da parte dello stesso con un più o meno laconico “Non perché ha sbagliato una, hanno sbagliato anche gli altri 50”), l’acqua che va e viene in molte zone cittadine, l’aumento della T.A.R.S.U. (la tassa sulla spazzatura, per intenderci) del 300% negli ultimi 3 anni e via dicendo. Il reggino medio ha o non ha sentito parlare di queste cose? Sicuramente si, ma… Ma, se da un lato è stato giusto andare ad esercitare il diritto-dovere del voto (unico modo dalla democrazia concesso a noi umili mortali per dire la nostra), dall’altro pensiamo alla purtroppo presente logica clientelare che giocoforza condiziona ogni risultato elettorale. Non scopriamo certo noi l’acqua calda se diciamo che molti reggini sono andati a votare per “restituire” il favore ricevuto. E’ così e non ci stupisce più di tanto prenderne quotidianamente atto: fin quando il Mondo (non solo Reggio, sia chiaro) girerà in quel verso nessuna società civile sarà tale! Povera Italia, povera Reggio! Non conosciamo personalmente il neo sindaco e, quindi, non esprimiamo giudizi di sorta sulla sua persona. Dicono che sia un uomo perbene e, confidando nella presunzione d’innocenza e non di colpevolezza, ci fidiamo di ciò che si dice senza, però, prenderlo per vangelo. Persona perbene si, ma… Ma, secondo il nostro personale modo di intendere il termine, s’è davvero perbene perché ha ceduto alle lusinghe (o “ordini di scuderia” che dir si voglia) del suo pigmalione Scopelliti? Mah! Anche questo, come quello del “congiuntivo”, è un mistero o, comunque, lo sarà ancora per poco. Ci concedete il “permesso” di dargli un piccolo consiglio colmo di ironia e scevro di becero e stupido sarcasmo? Giacché la gente è stanca di essere tartassata di tasse per pagare le spese (più o meno lecite, più o meno legittime) della politica e dei “politicanti”, signor Sindaco dia dimostrazione del suo essere uomo perbene con il primo atto ufficiale della nuova sindacatura: scelga la compagnia di telefonia mobile più di suo gradimento e sottoscriva il piano tariffario “You & me”, “Noi 2” o altri similari con il Governatore. Ad intuito, immaginiamo vi sentirete molto spesso nei prossimi anni (per l’ordinario e lo straordinario, intendiamo) e, se ascoltasse il nostro umile consiglio, noi contribuenti risparmieremmo un pò sulle spese. Sa, signor Sindaco, molti di noi fanno fatica ad arrivare allo stipendio successivo. Ad maiora Sindaco.

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Forse non sapete ancora che… sono stati cambiati i collegi per le elezioni provinciali

Nei giorni scorsi il Servizio Elettorale del Comune di Reggio Calabria, guidato dalla signora Vincenza Tartamella, ha comunicato, attraverso l’affissione di manifesti, che con decreto del Presidente della Repubblica 30 novembre 2010 sono state rideterminate le circoscrizioni dei collegi uninominali per l’elezione del Consiglio Provinciale di Reggio Calabria. La revisione ha dato luogo alla variazione del collegio provinciale di iscrizione di ogni elettore. Pertanto, in previsione delle imminenti consultazioni elettorali provinciali, si è proceduto all’aggiornamento dei dati contenuti nella tessera elettorale ed alla predisposizione degli appositi tagliandi adesivi di convalida. Tutti gli elettori dovranno ritirare i predetti tagliandi, da apporre sulla tessera elettorale personale, presso gli uffici circoscrizionali di appartenenza a partire dal 28 febbraio 2011 durante l’orario di apertura al pubblico, Nulla è dovuto per il ritiro del suddetto tagliando ed è consentito delegare una persona di fiducia al ritiro. Andiamo, quindi, a (ri)vedere la (ri)determinazione dei collegi per quello che riguarda la nostra Città.

13 – COLLEGIO DI REGGIO DI CALABRIA I. Comprende parte del territorio del comune di Reggio di Calabria delimitata come segue: partendo dal pontile aeroportuale segue la delimitazione dell'aeroporto, raggiunge la SS. 106 e la percorre fino alla fiumara Valanidi di cui segue l'asse fino al confine con il comune di Motta San Giovanni, segue il confine del comune di Motta San Giovanni fino al mare Ionio, segue il tratto di mare fino a ricongiungersi con il pontile aeroportuale; comprende le frazioni di Ravagnese San Gregorio, San Gregorio-Sabbie Bianche e Pellaro. 14 – COLLEGIO DI REGGIO DI CALABRIA II. Comprende parte del territorio del comune di Reggio di Calabria delimitata come segue: confine dei comuni di Calanna, Laganadi, Sant'Alessio in Aspromonte, Santo Stefano in Aspromonte, Roccaforte del Greco, Cardeto, Bagaladi, Montebello tonica e Motta San Giovanni, fiumara Valanidi fino alla SS. 106, segue la SS. 106 fino all'incrocio con la fiumara Sant'Agata includendo le località Saracinello e la frazione Ravagnese Arangea, percorre l'asse della fiumara Sant'Agata fino alla contrada Borruto (inclusa), da qui raggiunge la contrada Riparo Vecchio (esclusa) e prosegue fino alla sorgente della fiumara Calopinace, da qui raggiunge idealmente Monte Goni e si prosegue fino alla frazione Orti (inclusa), dalla frazione Orti, attraversando il monte Riga, il fiume Torbido, la località Vigno di Mare (esclusa), le pendici dei monti Calvario, Raisi e Sciscero, si ricongiunge con il confine del comune di Calanna; comprende le frazioni di Orti, Podargoni, Cataforio, Gallina, Ravagnese Arangea e le località di Sala di Mosorrofa, Mosorrofa, Arasi, Schindilifà, Straorino, Cerasi, Pavigliana, Saracinello, Bovetto, San Salvatore, Oliveto, Rosario Valanidi, Trunca, Croce Valanidi, Trapezi, Vinco, Santa Venere, Vallone Menga e Baraccone. 15 – COLLEGIO DI REGGIO DI CALABRIA III. Comprende parte del territorio del comune di Reggio di Calabria delimitata come segue: asse della fiumara Calopinace dal mare fino all'incrocio con viale Calabria, viale Calabria (nn. pari) fino all'incrocio con la fiumara Sant'Agata, percorre l'asse della fiumara Sant'Agata fino ad incrociare vico I Strada Sant'Antonio e da qui prosegue sul I tronco via Ravagnese Gallina raggiungendo la SS. 106 che percorre fino alla contrada Livari-Inferiore (inclusa), segue la delimitazione dell'aeroporto fino al pontile aeroportuale, tratto di mare antistante fino a ricongiungersi con la fiumara Calopinace; comprende i rioni Ferrovieri, Stadio, Gebbione, Ravagnese Superiore e Sant'Elia di Ravagnese. 16 – COLLEGIO DI REGGIO DI CALABRIA IV. Comprende parte del territorio del comune di Reggio di Calabria delimitata come segue: asse della fiumara Calopinace dall'incrocio con viale Calabria fino all'incrocio con la SS. 106, SS. 106 nel tratto compreso tra la fiumara Calopinace e l'incrocio con via San Sperato, attraversa Ie vie San Sperato, Reggio Modena e Modena Chiesa (inc1use) fino all'incrocio tra la SS. 106 con la fiumara Sant'Agata, asse delia fiumara Sant'Agata fino all'incrocio con viale Calabria, viale Calabria (nn. dispari) fino a ricongiungersi con l'asse della fiumara Calopinace; comprende i rioni Sbarre, Ciccarello, Modena, Petrillina, Seminario, Pio XI, Modena case Unrra, diramazione Laboccetta. 17 – COLLEGIO DI REGGIO DI CALABRIA V. Comprende parte del territorio del comune di Reggio di Calabria delimitata come segue: via F. Valentino dal mare fino all'incrocio con corso G. Garibaldi, tratto di corso G. Garibaldi (esc1uso) fino all'incrocio con via  Cavour, via Cavour, via San Francesco da Paola fino all'incrocio con via Crocifisso, via Crocifisso, via A. Cimino, tratto di via Aschenez (compreso) fino all'incrocio con via Crisafi, via Crisafi, via Filippini, tratto di via Cattolica dei Greci (escluso) fino a via Aschenez, via Aschenez (compresa) fino a via Giudecca, via Giudecca (compresa dal n. 44 a via Possidonea), via Possidonea (dai nn. 46 e 47), via Firenze (compresa) fino all'incrocio con via del Salvatore, via del Salvatore (esc1usa)fino all'incrocio con via Reggio Campi II tronco, via Reggio Campi II tronco (esc1usa),via P. Andiloro (compresa) fino all'incrocio con la SS. 106, tratto di SS. 106 fino ad incrociare nuovamente via Reggio Campi II tronco (nn. pari dal112 e nn. dispari daI197), prosegue fino a contrada Pietrastorta (inc1usa), da qui raggiunge idealmente la località Riparo e prosegue fino alla frazione Cannavo, attraversa la contrada Riparo Vecchio (inclusa), inc1udendoil rione San Sperato, raggiunge l'asse delia fiumara Sant'Agata in contrada Borruto (esclusa),asse delia fiumara Sant'Agata fino all'incrocio con la SS. 106, attraversa Ie vie Modena Chiesa, Reggio Modena e San Sperato (escluse), tratto di SS. 106 fino ad incrociare la fiumara Calopinace, asse delia fiumara Calopinace fino al mare, tratto di mare fino a ricongiungersi con via F. Valentino; comprende la frazione Cannavo, i rioni Crocefisso, Sant'Anna, Spirito Santo, San Cristofaro, Carrubara, San Sperato, Maria Ausiliatrice, Modena Ciccarello, Modena Boschicello, Mili, Modena San Sperato e le zone caserma Mezzacapo, Piazza Carmine, Duomo e Castello. 18 – COLLEGIO DI REGGIO DI CALABRIA VI. Comprende parte del territorio del comune di Reggio di Calabria delimitata come segue: via F. Valentino (esclusa) dal mare fino all'incrocio con corso G. Garibaldi, tratto di corso G. Garibaldi (compreso) fino all'incrocio con via Cavour, via Cavour (esc1usa),via San Francesco da Paola (esc1usa)fino all'incrocio con via Crocifisso, via Crocifisso (esclusa),via A. Cimino (esclusa),tratto di via Aschenez (escluso) fino all'incrocio con via Crisafi, via Crisafi (esc1usa),via Filippini (esclusa),tratto di via Cattolica dei Greci (compreso) fino a via Aschenez, via Aschenez (esclusa) fino a via Giudecca, via Giudecca (compresa fino al n. 42), via Possidonea (fino ai nn. 44 e 45), via Firenze (esclusa) fino all'incrocio con via del Salvatore, via del Salvatore (compresa) fino all'incrocio con via Reggio Campi II tronco, via Reggio Campi II tronco (nn. pari fino al 110 e nn. dispari fino al 195), prosegue per via P. Andiloro (esclusa)fino all'incrocio con la SS. 106, tratto di SS.106 fino alI'incrocio con la fiumara Annunziata, viale delIa Liberta e viale Boccioni (compresi) fino al mare, tratto di mare fino a ricongiungersi con via F. Valentino; comprende i rioni San Marco, Caserta, Cappuccinelli, Villini Svizzeri, Sant'Antonio, Schiavone, Rausei, Cardinale Portanova e le zone Stazione Lido, Piazza del Popolo, Ponte della Liberta, Fondo Versace, San Paolo e Vallone Petrara. 19 – COLLEGIO DI REGGIO DI CALABRIA VII. Comprende parte del territorio del comune di Reggio di Calabria delimitata come segue: asse della fiumara Scaccioti dal mare fino a raggiungere Ie pendici del monte Calvario in località Vena (inclusa), dalle pendici del monte Calvario fino alla località Vigno di Mare (inclusa), prosegue fino a raggiungere il fiume Torbido, da qui al monte Riga e fino alla frazione Orti (esclusa), prosegue fino al monte Goni, dal monte Goni raggiunge la località Riparo, prosegue idealmente fino a contrada Pietrastorta (esclusa), prosegue fino a via Reggio Campi II tronco (esclusa), tratto di SS. 106 fino alI'incrocio con la fiumara Annunziata, viale delIa Liberta e viale Boccioni (esclusi) fino al mare, tratto di mare fino a ricongiungersi alI'asse delIa fiumara Scaccioti; comprende Ie frazioni di Archi e Terreti, i quartieri Santa Caterina e Vito, i rioni San Brunello, Eremo, San Giovanello, Casalotto, Manfroci e Borrace Crocevia. 20 – COLLEGIO DI REGGIO DI CALABRIA VIII. Comprende parte del territorio del comune di Reggio di Calabria delimitata come segue: confine con i comuni di Villa San Giovanni, Campo Calabro, Fiumara e Calanna, prosegue lungo Ie pendici dei monti Sciscero, Raisi e Calvario, asse della fiumara Scaccioti fino al mare, tratto di mare fino a ricongiungersi con il confine del comune di Villa San Giovanni; comprende le frazioni di Gallico, Sambatello, San Giovanni di Sambatello, Catona, Salice, Rosati, Villa San Giuseppe, Arghillà, Pettogallico e Concessa.

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Reggio Calabria: E adesso… invitateci tutti (a votarvi)!

Non siamo certo nati oggi ed abbiamo vissuto, quindi, anche i periodi “bui” che negli anni scorsi ha vissuto questa nostra amatissima Città.  Abbiamo vissuto “in strada” (allora “figghioli” che s’incontravano con i coetanei all’angolo di Piazza De Nava o all’incrocio tra il Corso Garibaldi e la via Palamolla) la cosiddetta “guerra di mafia” a cavallo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90; abbiamo visto la nostra Reggio abbandonata a se stessa dai politicanti della famigerata (ed oggi, per tanti aspetti e sotto certi versi, rimpianta) Prima Repubblica; abbiamo visto nascere e morire tante attività imprenditoriali; abbiamo assistito a tanti fatti di cronaca giudiziaria con protagonisti provenienti da tante estrazioni sociali; abbiamo constatato come, ahinoi, negli ultimi 20 anni non sia cambiato nulla. Conosciamo bene Reggio ed i Reggini. Città e popolazione straordinarie sotto svariati aspetti, ma anche contraddittorie sotto altrettanti punti di vista. Reggio è “strana”, molto “strana”.

Da un lato si accontenta di poco (di veramente poco) estrinsecando il suo accontentarsi attraverso la tipica frase “megghiu i com’era prima è!” (meglio di com’era prima è), dall’altro sa di meritare di più ma preferisce che ad operare siano gli altri mentre attende che la manna cada dal Cielo seduta sulle panchine del Lungomare. “Gli altri”, chi sono “gli altri”? “Chi è causa del suo mal pianga se stesso” qualcuno scriveva. Ecco, i Reggini sono prontissimi ad accusare “gli altri” e restii ad ammettere che le colpe siano proprie. E se “gli altri” sono i politicanti (vogliate perdonarci se non li etichettiamo come “politici”, ma per il nostro modo di pensare e di intendere le cose la “politica” è una cosa seria) “rei” di non aver fatto questo o quello, atteso che lo sono diventati per merito nostro in quanto elettori, di chi è La colpa? Loro che hanno promesso inventandosi slogan e proclami nelle notti insonni durante le varie campagne elettorali o, invece, nostra che gli abbiamo regalato uno scranno in qualsivoglia istituzione? Il problema, uno dei problemi per meglio dire, di noi Reggini è che siamo piagnucoloni e fraccomodi. Ambiamo al posto fisso e non usiamo le idee che Iddio ci ha dato in dote; scendiamo a compromessi per averlo (il posto fisso), spesso rivolgendoci ai “politicanti”, e poi non possiamo dire di no quando questi ci chiedono qualcosa in cambio (limitiamoci a pensare al solo voto); chi vuol essere imprenditore di se stesso deve abbandonare la nostra terra per crearsi un futuro; chi resta qui e coraggiosamente vive con onestà deve fare i conti con una mentalità prevaricatrice diffusa; chi resiste e non cede alle lusinghe del facile guadagno, sa già che ogni strada da percorrere sarà irta e difficoltosa; chi non cala la testa e cammina petto in fuori e sguardo alto, sa che è “out” o tagliato fuori che dir si voglia. Ed allora che si fa? Nella maggior parte dei casi si “violenta” la propria indole e ci si adegua per sopravvivere più che vivere. Reggio ed i Reggini non sono padroni del proprio futuro, sono più che altro una Città ed un popolo che ha preferito essere “colonizzato” più che “colonizzatore”. Anzi, ci correggiamo. La citazione “Nemo propheta in patria” ha, a queste latitudini, valenza assoluta. Infatti, se Reggio ed  i Reggini hanno “colonizzato” una bella fetta d’Italia (e, probabilmente, anche d’Europa e del Mondo) con i loro studi, con le loro professionalità, con la loro cultura, con le loro indubbie capacità, “in patria” hanno preferito essere “colonizzati” dai propri concittadini più scaltri, più arrivisti, più opportunisti. E’ bastata qualche chiacchiera e tutto si è “risolto”. Fate un giro per la Città, più che mai in questo periodo a 3 settimane dalle elezioni per il rinnovo del civico consesso. Oltre che tonnellate di spazzatura in ogni luogo disposto ad accoglierle (le foto risalgono a 4 giorni addietro) ed a buche-crateri presenti in ogni arteria cittadina (non solo indecenti a vedersi, ma oltremodo pericolose per automobilisti e motociclisti), fanno bella mostra di sé centinaia, migliaia, di manifesti 70×100 attaccati in ogni dove. Dai cassonetti della spazzatura (onestamente, questi sono i posti più indicati dentro i quali dovrebbero essere messi) ai pali dell’energia elettrica, dai cavalcavia in autostrada ai tabelloni riservati alla pubblicità degli spettacoli cinematografici, dalle auto alle finestre di casa, dalle vetrine dei negozi ai muri con tanto di divieto di affissione. Qualcuno, addirittura (che fenomeno), li ha fatti incollare persino sulle cataste di rifiuti per strada. In un solo posto, ancora, non li sono visti (forse più per ritegno che per rispetto): sui tabelloni riservati ai necrologi funebri. Tanto, che problema c’è? Alla copertura degli addetti del Comune con un ulteriore manifesto con scritto “affissione abusiva” e, forse, al relativo verbale sanzionatorio farà seguito, senza forse, un ricorso al Prefetto o, peggio ancora, una sanatoria partorita dallo stesso futuro Consiglio Comunale di cui faranno parte i “fortunatissimi” eletti. La “corsa” ad uno scranno è iniziata nel modo più “feroce” possibile. Ognuno dei quasi 750 candidati (per soli 32 posti, come se fosse un concorso) ha aperto una “segreteria politica” più o meno in una zona di passaggio, più o meno nel quartiere di residenza, più o meno grande o informatizzata. Leggendo le liste, vi troviamo di tutto: dal fioraio al panettiere, dall’assicuratore all’avvocato, dall’ultrà al consigliere uscente, dal fotografo al salumiere, dal pensionato al disoccupato, dal cabarettista alla “velina”, dal marmista al barista e via via elencando tutte le altre, rispettabilissime, professioni e professionalità. Che casino! Al “concorso” (non per titoli e per esami, ma per compromessi e calate di braghe), come detto, partecipano quasi 750 nostri concittadini. Solo 32 saranno i posti disponibili ed appannaggio di chi saranno? Del figlio di Tizio o del portaborse di Caio? Del lecchino di Sempronio o dell’usciere di Gargamella dei Puffi? In tanti, in troppi a dire il vero rendendo tutto assai poco credibile, si sono riempiti la bocca con la parola “rinnovamento” o, peggio ancora, “ringiovanimento”. “Rinnovamento” o “ringiovanimento” di cosa e di chi se, con le legittime eccezioni, le liste sono stracolme di nomi appartenenti a famiglie di politicanti “da generazioni”? “Rinnovamento” o “ringiovanimento” di cosa e di chi se, spulciandole, le liste sono piene di cariatidi e/o personaggi la cui provenienza è certamente ascrivibile al “politicante” non più direttamente interessato al Comune ma sol perché approdato su isole (leggasi istituzioni) più sicure (leggasi redditizie)? “Ma mi faccia il piacere”, direbbe il Principe de Curtiis.  Ed a noi, che Principi non siamo, non ci resta altro che assistere all’inesorabile declino della nostra Città che, purtroppo, passa anche da tutto questo. Ad maiora.

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Reggio Calabria, presentate le liste per la corsa ai Palazzi San Giorgio e Foti: tra i tanti “non ho potuto dire di no” ecco che “c’è chi dice no!”

L’attesa è finita. Sabato scorso, infatti, sono state presentate ufficialmente le liste dei candidati alla carica di consigliere comunale e provinciale stracolme di “soliti noti” (rigenerati e/o riciclati), di “parenti” (ed affini), di giovanotti e signorine baldanzosi, ma tutti (o quasi tutti) accomunati da un unico filo conduttore e, probabilmente, da un unico destino: quello di essere inequivocabilmente “pedine” mosse ed ancora da muovere ad esclusivo piacimento da parte dei politicanti “anziani” (in quanto a presenza sulle scene del teatrino politico) di casa nostra ed, anche, di essere stati ineluttabilmente presi in giro (o raggirati che dir si voglia) dagli stessi politicanti di cui sopra. Da oggi e fino al 16 maggio prossimo, 745 candidati al Comune e 648 alla Provincia (coloro che hanno avuto "occhio" e "naso" fiutandone la convenienza, nelle foto) – a cui si aggiungono i 6 aspiranti Sindaco ed i 7 aspiranti Presidente della Provincia – si daranno battaglia, armati di “santini”, fac-simile e facce stampate in pose più o meno grottesche e ridicole abbinate a slogan da cabaret, andando a chiedere e, perfino, ad elemosinare voti in ogni angolo della Città. Per una trentina di giorni, allora, Reggio diventerà una bolgia immersa nell’isteria collettiva “da elezioni”.

Non è difficile immaginare che 1393 candidati (più 6, più 7), a cui si aggiungono i “faccendieri” ed i “portaborse” di turno che ognuno di essi ha al seguito, corrano all’impazzata da un lato all’altro della Città (per la Provincia è più facile perché l’area elettiva è limitata ai Collegi di pertinenza), partecipando a riunioni (più o meno qualificate), offrendo cene e cenette, organizzando party e festini, spargendo “santini” e fac-simile e ricordandosi di antiche conoscenze mai “necessarie” ed “opportune” prima ma “fondamentali” adesso a cui andare a mendicare un voto. Ma perché tutto questo accanimento? Perché da qualche anno a questa parte fare politica è diventato un vero e proprio mestiere. Per capirci bene, con il “fare politica” intendiamo “fare politica al giorno d’oggi (con annessi e connessi)” e, nello scriverlo, non gli attribuiamo certamente un significato lusinghiero. Anzi, tutt’altro. Dicevamo della corsa e della rincorsa forsennata alla ricerca dell’ultimo voto utile per realizzare il “sogno” di diventare consigliere (comunale o provinciale che sia). Perché? Non certo per l’entrare a far parte di una ristretta schiera di rappresentanti del popolo nelle Istituzioni. Non certo per farsi portavoce dei sentimenti e dei malumori dello stesso popolo che, eventualmente, li ha votati e, quindi, delegati. Non certo, ancora, per quello “spirito di servizio” che un tempo animava i Politici, i Partiti, le Ideologie ed i Valori (tutte cose che, allora ed a confronto con le attuali, meritano di diritto l'iniziale maiuscola) che animavano le scene politiche fino ad un ventennio addietro. Allora perché? Il “perché” è semplice ed è sotto gli occhi di tutti. Occhi che, a secondo della convenienza (oggi i politicanti la chiamano “opportunità”), si ricoprono di San Daniele o Gran Biscotto (a secondo dei gusti). Si “fa politica” (sempre immaginando la politica con la p minuscola di oggigiorno) perché essa è diventata un “mezzo” per entrare nei salotti che contano, nei party esclusivi, per avere i contatti “giusti”, per trovare le “strade” meno scoscese. Si “fa politica” perché essa altro non è che un mezzo per fare “business”, insomma. Sia ben chiaro, il nostro scrivere non riguarda la totalità dei candidati, ci mancherebbe. Tra i quasi 1400 candidati ci sono sicuramente moltissimi ragazzi e ragazze, uomini e donne, che non appartengono alle categorie di cui sopra, ma che sono davvero animati da qualcosa di vero, di genuino, di realmente onesto che li ha spinti a “scendere in campo” provando a bucare quella ragnatela fittissima dalla quale è difficile, se non impossibile, uscire se si è “meritevolmente” dentro od entrare se “meritevole” non lo si è. Ma che “fortuna politica” potranno mai avere queste persone se dietro di loro non c’è un politico (con la p minuscola) che li sponsorizza? O, ancora, a quanti di essi, singolarmente, lo stesso politico ha “promesso” una mano, ma facendo la stessa promessa chissà a quanti altri ancora? Il famigerato “ricambio generazionale” di cui tanti saccenti si riempiono la bocca, come potrà mai verificarsi se di volta in volta cambiano “i pupi” ma non “i pupari”? Ma per favore, non fateci ridere o, per lo meno, smettetela di pensare ancora che tutti abbiano ancora l’anello al naso. O meglio, ci piacerebbe pensare che non tutti ce l’abbiano atteso che, ahinoi, tra il “lo è” o “lo fa” sembrerebbe prevale il primo dei due. Ed allora perché così tanti candidati pronti a tutto per uno scranno a Palazzo San Giorgio o a Palazzo Foti? In primis perché alla stragrande maggioranza di essi è stato chiesto, gli è stato suggerito o è stato convinto (non vogliamo pensare all’ipotesi “è stato costretto”) a candidarsi molto semplicemente in virtù di un pregresso favore ricevuto a cui, ovviamente, non è potuto corrispondere un “no, grazie!”. Poi, certamente perché i “neofiti” della politica, animati dalle migliori intenzioni, non hanno ancora colto dove sta “il trucco” e “l’inganno”. Come si fa, infatti, a promettere a tanti, a tantissimi, un “portafoglio voti” magari di chi, oggi, non è interessato alle elezioni di cui sopra perché ormai salito ancor più su nella scala istituzionale? L’ingenuità delle “giovani leve” ha del disarmante! Reggio è Città di provincia (sebbene l’aggettivo “Metropolitana” aleggi nell’aria ma tangibilmente non si capisce ancora cosa sia) e, più o meno, ci si conosce tutti (o quasi). Anche chi scrive ha amici e conoscenti, vecchi compagni di scuola o di sport, che hanno ceduto alle lusinghe ed hanno prestato il fianco in quest’avventura ma ci chiediamo, e gli chiediamo, da cosa sono animati se è vero com’è vero che il binomio persone perbene-politica (oggi più che mai) parrebbe addirittura improponibile? Mah! Certo, quelle che noi de “Il Reggino” – piccolo periodico online in una Città di provincia – definiamo persone “perbene” in politica ce ne sono e ce ne saranno ma come potrebbero mai influire in questa o quell’altra scelta se, purtroppo, la politica ed i politicanti di oggi pare siano più impegnati ad accumulare ricchezze personali – e per gli amici, e per gli amici degli amici – che a davvero curare gli interessi di una Città che ha mille lacune e che dal tanto pubblicizzato “modello Reggio” è passata ad una stasi incredibile con le sue tonnellate di rifiuti ai bordi della strada, con le sue mille buche nell’asfalto, con l’acqua non potabile, con le tasse comunali più alte d’Italia e con tutta una serie di negatività che la rendono tra le ultime città d’Italia per vivibilità (secondo quelli che sono i canoni usati dai sondaggisti, sia chiaro). Per non parlare, poi, delle cronache giudiziarie, degli avvisi di garanzia, delle imputazioni per reati vari che vedono protagonisti questo o quel politico. Ma insomma, che Città è questa dove tutto è possibile? Che cittadini sono i reggini? Sono distratti o, più probabilmente, se ne fottono? Il problema è che molti hanno tratto benefici da questo o quel politico ed in qualche modo sentono l’obbligo di ricambiare quanto ricevuto. Non si chiama tutto questo “clientelismo”? Si che si chiama così! E perché mai a queste latitudini esiste quasi la “necessità” di rivolgersi agli occupanti delle sedi istituzionali per vedersi riconosciuti i propri diritti? Che sia un lavoro piuttosto che un tombino maleodorante da spurgare, o un’auto abbandonata piuttosto che la propria via illuminata davanti casa, o un ufficio comunale con persone competenti ed educate piuttosto altro ancora, pare che non si sappia intraprendere alcun percorso diverso dalla “raccomandazione” chiesta all’ “amico istituzionale” di turno. Diritti sacrosanti, quindi, che per essere riconosciuti devono essere chiesti “per favore”. Mah! Doppio mah! E vogliamo parlare anche del “mercato” dei candidati? Di coloro i quali ieri erano vestiti di rosso ed oggi si ripresentano vestiti di nero come se nulla fosse? Chi ha detto che, oggi, le ideologie non esistono? Chi ha detto che, oggi, gli ideali e gli idealisti non esistono? Chi ha detto, oggi, che non si vota più lo schieramento politico o il partito da cui ci sentiamo più o meno rappresentati ma piuttosto per la "persona"? Certo, viviamo nel mondo di oggi e non siamo extraterrestri e capiamo bene come le cose siano cambiate e che chi sostiene queste tesi, in pratica, tutti i torti non ha, ma perché amalgamarci alla massa e seguirla come parte di un gregge indirizzato dai cani e comandati entrambi (pecore e cani) dal pastore a suon di fischi con le dita nella bocca o, peggio, con urla incomprensibili? Ordunque, se quella suddescritta è diventata la norma per la maggioranza, allora noi preferiamo esulare da tal modo di pensare riuscendo ancora a mantenere quell’autonomia, quell’indipendenza tale che ci consente di dire “No!” a questo o quel modo di andare le cose. Abbiamo le tasche piene di proclami e di promesse, abbiamo le tasche piene di titoli e paroloni di giornali divenuti illeggibili perché di editori e direttori “addomesticati” a suon di favori. Abbiamo le tasche piene di vedere l’andazzo attuale. Abbiamo perso la fiducia nelle Istituzioni (non in tutte per fortuna) semplicemente perché esse son costituite da uomini a cui non può importar di meno della collettività e del bene comune. Abbiamo le tasche piene di assistere a passeggiate di uomini senza ritegno, senza dignità, senza orgoglio. Abbiamo le tasche piene di tutto questo e di altro ancora. Qualche rigo fa, abbiamo fatto riferimento al cambio di casacca di taluni candidati (quello che i bene informati definiscono “salto della quaglia”, insomma). Certo, ormai non ci sorprende più nulla quando si parla di politica, ma ci sono casi eclatanti che, secondo noi, sono meritevoli di essere attenzionati per poi, a seconda del proprio piacere, riderci o imprecarci su. La scorsa estate, durante una passeggiata sul dannunziano “più bel chilometro d’Italia”, ci fermammo a parlare con il signor X – illo tempore consigliere comunale di maggioranza in forza PDL – il quale ci disse che si sentiva “pronto e maturo” per “fare il salto di qualità” e candidarsi “a Sindaco” perché sapeva “di aver lavorato bene per la nostra Città”. Lo ascoltammo e volutamente lasciammo, poi, scivolare il discorso su altre cose più effimere. Qualche giorno dopo, molti di voi lo ricorderanno, ci fu la cosiddetta “crisi” al Comune con il Sindaco facente funzione che si dimise salvo poi ritirare le dimissioni in tempo utile per scongiurare il commissariamento prefettizio. Al ritiro delle dimissioni, coincise un iniziale reimpasto della Giunta da parte dello stesso Sindaco con l’esclusione di molti assessori scelti dall’ormai divenuto Governatore, salvo poi ritornare sui propri passi e giungere a più miti consigli richiamando tutti gli esclusi a cui aggiunse proprio il signor X quale sua personale e diretta espressione. Ricorderete anche che quelli dell’estate scorsa erano anche i giorni in cui si materializzava lo scontro Berlusconi-Fini con la separazione di quest’ultimo dal partito co-fondato con il premier e la conseguente nascita di FLI. Orbene, il signor X, eletto tra le fila del PDL ma di provenienza AN, senza pensarci su aderì a FLI seguendo quello che era il suo pigmalione politico Gianfranco Fini. E’ certo che il Sindaco in forza PDL e l’assessore da lui scelto passato a FLI non potessero coesistere per le ovvie ragioni scaturite dalla lite Berlusconi-Fini. Con il tempo, il Sindaco fu costretto a rivedere la propria scelta ed a togliere ad X le deleghe precedentemente assegnategli. Manco qualche giorno che X esce su tutti i quotidiani con un “Sono io il candidato di FLI a Sindaco di Reggio”. “Acciminchia”, direbbe Checco Zalone. Allora ciò che ci ha detto qualche mese prima lo ha mantenuto, pensammo. Le sorprese non finirono qui. Qualche giorno dopo ancora, la coordinatrice calabrese di FLI rispose ancora a mezzo stampa “X non è il candidato a Sindaco di Reggio di FLI”! Oh perbacco! Ma che succede? X si è autoproclamato o…? Fatto sta che X non fu mai davvero candidato a Sindaco della nostra Città e che la coordinatrice, dal canto suo, rifiutò l’investitura da Fini ad esserlo facendolo nel peggiore dei modi uscendosene con un titolone sui giornali della serie “Dico no a Fini non candidandomi a Sindaco di Reggio perché qui il voto è inquinato dalla ‘ndrangheta”. Ancora “acciminchia”, replicherebbe Zalone. La coordinatrice ha scoperto l’acqua calda ma, al contempo, ha detto un’inesattezza offendendo, per questo, la parte sana della Città (e bene ha fatto il Governatore ad invitarla a vergognarsi ed a chiedere scusa ai reggini). Non avrebbe dovuto dire “…il voto è inquinato dalla ‘ndrangheta…” ma, forse, “…la ‘ndrangheta ha diritto di voto e, quindi, vota…” (a Reggio ed ovunque, aggiungiamo noi), cosa che ha ben altra logica, senso e significato. Torniamo a noi, sapete in quale lista è finito il signor X pur di essere ricandidato? Nella lista presentata dal cosiddetto “Polo civico”, o terzo polo che dir si voglia, che candida a Sindaco l’ex Presidente del Consiglio Regionale in quota PD! Ma come? Un ex AN, un ex PDL, per "opportunismo" diventa anche un ex FLI e va nella stessa direzione di un ex PD? E qui Checco Zalone farebbe incetta di “acciminchia” su “acciminchia”. Questa si che si chiama coerenza, fedeltà politica e, soprattutto, dignità personale. Quello del signor X è l’esempio più facile da riportare, ma ce ne sono molti altri che ci vengono in mente leggendo e rileggendo le liste appena sfornate. Un altro? Pur non candidandosi direttamente, il signor Y nei giorni scorsi si è presentato alla stampa comunicando alla Città che, sentendosi profondamente tradito dalla sinistra, ha aderito ad un Movimento e, per questo, sosterrà nella corsa a consigliere comunale un consigliere uscente nel 2007 eletto proprio tra le fila del centrosinistra ma, oggi, candidato con il Movimento a sostegno del candidato a Sindaco scelto dal Governatore delle Calabrie. Dov’è la seconda anomalia di questa vicenda (oltre al consigliere comunale che cambia maglia nello spogliatoio)? E’ che il signor Y, nelle passate elezioni del 2007, fu proprio il candidato a Sindaco scelto dal centrosinistra in contrapposizione al divenuto oggi Governatore ed allora stravincitore nel confronto diretto che, per percentuali ottenute, fu una Waterloo di dimensioni bibliche per Y ed il suo schieramento. Un’ulteriore “chicca”: durante la conferenza stampa di presentazione, Y molto candidamente dichiara (più o meno): “Aderiamo al Movimento ed oggi siamo con il centrodestra, ma domani potremmo essere con il centrosinistra”! Come? Dal centrosinistra sei passato al centrodestra preannunciandoci che potresti ritornare con il centrosinistra a seconda della convenienza? Coerenza? Zero! Dignità! Sotto zero! Come si può spiegare all’elettorato tutto questo senza che quest’ultimo ti mandi a quel paese? Come si può definire un tale atteggiamento se non assolutamente opportunistico scegliendo di salire in corsa su un cavallo, al momento, vincente abbandonando l’iniziale scelta? Mah! Checco Zalone gongolerebbe a suon di “acciminchia” ma colui che meglio ha raccontato la realtà politica del Bel Paese in generale, e della Calabria e di Reggio in particolare, è Antonio Albanese con il suo personaggio Cetto Laqualunque. La verità, assai probabilmente da ammettere con amarezza, è quella nuda e cruda raccontata dal politico calabrese frutto della fantasia dell’autore ma “drammaticamente” reale e realistica. Per tutto questo, perché non vogliamo essere né ci sentiamo rappresentati da nessun politicante di oggi, preferiamo ottemperare al nostro dovere di cittadino in ben altri modi e diciamo di “No!” alla politica che ci viene propinata senza ritegno alcuno. Come tutti (o quasi tutti) liberi di scegliere, noi abbiamo già scelto chi, cosa e come votare! Ad majora!

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Codice di autoregolamentazione per la propaganda elettorale

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