Reggina: pensieri a confronto. Cuore & passione vs razionalità & critica

(21) con Domenico Durante. Continua il confronto tra l’amico e collega Domenico Durante ed il sottoscritto. Oggi guardiamo da ottiche diverse le ultime tre gare della nostra Reggina di sabato 21 settembre contro il Novara (1-1), di martedì 24 a Varese (1-0 per i padroni di casa) e di ieri, 28 settembre, in casa contro il Carpi (0-1). Da lontano: sono tante le squadre in difficoltà ma a Reggio si fanno troppi processi prematuri e senza soluzione di continuità, ammazzando così la creatura in difficoltà che risente di certe ostilità (non è un mio pensiero personale ma di una fonte fortemente coinvolta nel progetto Reggina); in sostanza, ci vuole un ambiente più capace di aiutare.

 

Da vicino: partiamo da un presupposto importante e cioè quello che la “fonte fortemente coinvolta nel progetto Reggina” non sia la stessa che ti ha clamorosamente fuorviato sostenendo che Strasser fosse rientrato con 5 kg in più dall’impegno con la sua nazionale. Se fosse la stessa sarebbe inutile andare avanti. Se, invece, è diversa, allora, l’esternazione merita qualche considerazione (ma non più di tanto perché Reggio non può avere colpe specifiche). Non è vero che “a Reggio si fanno troppi processi prematuri”, è vero invece che l’intero mondo del calcio è sotto processo. Infatti, i difetti di ogni singola squadra (dalla rosa fino all’allenatore) vengono evidenziati sin già dopo qualche giorno dall’inizio del ritiro pre-campionato. La Reggina, ovviamente, non esula dalla “regola” che tutti gli addetti ai lavori hanno dettato da moltissimi anni. Detto questo, quali potrebbero essere “certe ostilità”? Intanto, per esempio, le parole dell’allenatore che solo appena dopo la seconda gara di campionato, dice “Altro che serie A, qui dobbiamo pensare a salvarci. Ci sono almeno 12 squadre più forti di noi.” Ecco, come già ho scritto in un Editoriale (http://www.ilreggino.news/index.php?option=com_content&view=article&id=7144:reggina-gianluca-hai-sbagliato-e-ti-spiego-anche-il-perche&catid=1:editoriale&Itemid=7 ), come vuoi che si sentano i giocatori dopo che la loro guida li etichetta come squadra da 13° posto in giù (ti ricordo che la 18^, la 19^ e la 20^ retrocedono direttamente e che la 16^ e la 17^ spareggiano per non retrocedere)? Magari ha anche ragione Atzori, questo lo diranno i risultati (ad oggi tutt’altro che lusinghieri), ma dopo soli 180 minuti giocati, dopo 8 giorni da un “Granillo” con 15.000 spettatori colmi di entusiasmo, com’è possibile uscirsene con tanta freddezza e cinismo? L’uscita di Gianluca appare, quindi, assolutamente fuori luogo e, soprattutto, inopportuna in quanto a tempistica e modalità. Vedi Domenico, ho sempre pensato che ad essere deluso è chi ha aspettative. Conoscendo molto bene sia la Società Reggina (che in quanto a proclami ed a parole gettate al vento – soprattutto negli ultimi anni – non è seconda a nessuno) che l’ambiente attorno, ho imparato a sentire ma non ad ascoltare. La verità la dice solo il terreno di gioco, e basta! Atzori, tecnico certamente preparato, che entrambi conosciamo bene, ha, secondo me, un unico grande nemico: la frenesia di dimostrare a se stesso ed agli altri, a tutti i costi, che i 3 esoneri in 4 stagioni sono frutto non di proprie mancanze ma di altro. Frenesia, peraltro, che, in questo momento, lo stanno avvicinando sempre di più al quarto esonero in 5 stagioni. Come ci dicevamo telefonicamente qualche sera addietro, pochi attimi prima di un’intervista che Dario Baccellieri mi ha fatto per Touring 104, forse è vero che Atzori e la squadra viaggiano a due velocità diverse. Il primo, frenetico per i motivi di cui sopra, e la seconda con i tempi dettati dalla preparazione, dal fisico di ogni componente, dalla capacità o meno (e dalla velocità) di apprendimento di ciò che il tecnico vorrebbe. Detto questo, a parer mio, le cause dei 3 pareggi, delle 3 sconfitte e dell’unica vittoria in queste prime 7 giornate sono da attribuirsi con maggiore percentuale ad Atzori. Questo (anche) perché (ancora) non penso che la squadra attuale sia enormemente scarsa così come quella della passata stagione. Atzori lavori senza essere ossessionato dai risultati personali, si integri con la squadra ascoltandone le voci e collabori con la Società che deve vigilare, sì, ma non intromettersi tecnicamente: forse, e sottolineo forse, le cose miglioreranno ed i risultati arriveranno di conseguenza. Sempre che Atzori addivenga ai miei miti consigli.

 

 

Condividi sui social

Reggina: Gianluca hai sbagliato, e ti spiego anche il perché

 

Sta facendo parlare di sè, e non poco, Gianluca Atzori con la sua dichiarazione, apparentemente al di sopra delle righe, occorsa come un fulmine a ciel sereno, durante un dialogo a microfoni aperti con il collega Gianni Baccellieri sulle frequenze di Touring 104.

 

Mentre molti si dicono stupefatti sia per la tempistica che per le modalità, ma anche per il tenore molto duro delle affermazioni, noi preferiamo chiederci i "perchè" di una scelta così dirompente. Partendo dal presupposto che sarà solo il tempo e, quindi, i risultati che il terreno di gioco produrrà a dire se e perché Atzori avrà avuto ragione, personalmente crediamo che Atzori ha comunque sbagliato perché: 1) si è manifestato assolutamente discordante ed in contrapposizione tanto con le dichiarazioni quanto con i fatti prodotti dall'azienda per cui lavora: appare evidente che, con il presidente Foti a ribadire il concetto di "Vogliamo vincere" sin da prima dell'ingaggio dello stesso trainer di Collepardo, quest'ultimo rispondendo alla chiamata ed accettando l'offerta, ne abbia condiviso progetti ed ambizioni; 2) all'inizio del ritiro a San Giovanni in Fiore, Atzori ha manifestato le proprie perplessità circa la bontà dell'organico ma la Società ha colto ed è subito corsa ai ripari aggiungendo vari tasselli anche di qualità: se, nonostante ciò, Atzori avesse avuto ancora delle perplessità (ma dalle sue parole di ieri sembrano trasparire certezze più che dubbi) ci sembra ovviamente doveroso esprimerle e chiarirle a 4 o a 6 occhi con presidente e direttore sportivo piuttosto che con la stampa (seppur anche quella amica che tutto sa e tutto tace); 3) dal punto di vista tecnico, invece, non crediamo assolutamente che la rosa a disposizione quest'anno sia neppure paragonabile a quella della passata stagione: in primis perché quella 2012/2013 è stata la Reggina più brutta degli ultimi 30 anni ed appare quasi impossibile fare peggio (ma non si sa mai); poi perché i giocatori arrivati quest'anno promettono molto meglio dei loro predecessori stando ai vari curricula; in ultimo perché appare evidente ai più che il tasso tecnico è di gran lunga migliorato anche se finora solo "sulla carta". Quali potrebbero essere, invece, i motivi dell'arringa offensiva di Atzori? 1) Da buonisti e garantisti potremmo propendere per la di lui volontà di tenere basso il profilo, di evitare entusiasmi eccessivi, di non far avvertire una particolarmente pesante pressione ai suoi giocatori al fine di farli lavorare più o meno tranquillamente; 2) da maliziosi potremmo, invece, propendere per la di lui volontà di mettere le mani avanti ed in un certo senso "avvertire" tutti circa le presunte reali potenzialità della rosa e circa il presunto proprio risultato finale: un pò come dire "Se non andremo in A non avrò colpe ed è per questo che vi avverto con largo anticipo sul probabile fallimento del progetto". Cosa potrebbe ottenere Atzori? 1) L'esonero, per esempio come successo nella stagione della prima promozione in A allorquando Gustinetti deviò dalla retta via ed antepose i propri obiettivi a quelli societari (ovviamente fu esonerato solo dopo la quasi certezza, calendario alla mano, della futura promozione); 2) da domenica prossima, una mandria di "vacche" piuttosto che una rosa di giocatori: è notorio che se un gruppo di giocatori rema contro l'allenatore decidendo i risultati in campo, quest'ultimo è il primo che salta (e se il proprio allenatore dice ai 4 venti che i suoi uomini sono scarsi come volete che la prendano all'interno dello spogliatoio?). Un ulteriore opzione? Le dimissioni susseguenti alle dichiarazioni al vetriolo. Ma quanti allenatori si conoscono capaci di gettare alle ortiche un contratto piuttosto che salvaguardare la propria dignità professionale? Noi fatichiamo a farcene venire in mente qualcuno. E' notorio che, conosciutolo e visto lavorare durante il ritiro pre-campionato nell'estate 2010 a Saint Christophe, abbiamo stima nei suoi confronti ma, onestamente, oggi, qualche perplessità sull'opportunità, sulla necessità e finanche sulla bontà delle sue dichiarazioni la nutriamo. Non perché abbia affermato delle stupidaggini – in fondo se ha parlato è perché ciò che ha detto è ciò che pensa – ma perché è stato inopportuno scegliendo le prime difficoltà di un campionato – già di per sè difficilissimo – per urlare il proprio dissenso (secondo noi, oggi, ingiustificato). Gianluca, ci permettiamo di darti un consiglio: allena come meglio sai e puoi gli uomini che la Società ti ha messo a disposizione e lascia perdere esternazioni che potrebbero ritorcersi contro. Se avrai dato tutto e con te l'avranno fatto anche i 24 giocatori ma non sarai comunque riuscito ad ottenere l'obiettivo fissato da chi ti paga lo stipendio pochi potranno contestarti qualcosa. Se, invece, avrai cominciato a sparare fuoco amico dopo sole due giornate il tuo cammino sarà molto più complicato e difficile di quello che già è a prescindere. Dopo 3 esoneri nelle ultime 4 stagioni, non avere fretta nel dimostrare quel che senti di valere: ricordati che "'a jatta presciarola fici 'i jattareddi orbi!" Gianluca, ti ricordi cosa ti dicevo spesso e volentieri tre anni fa quando ci conoscemmo? Ricordi o no che mi piaceva sottolinearti che, per me, esiste la Reggina e basta (intesa come entità)? Ricordi che, con tutto il rispetto, assai poco m'importa chi sia il presidente, il direttore sportivo, l'allenatore, gli undici che vanno in campo o anche il magazziniere? Ecco, a distanza di 3 anni – ma già da 30 anni ed ancora per i prossimi 30 -, il discorso non cambia: la Reggina e basta!  Una sola domanda, forse quella propedeutica a tutto, è: Gianluca, tu ci credi o no (al raggiungimento dell'obiettivo societario, intendiamo)? Se "si" allora lavora a testa bassa e pedala; se "no" allora sai cosa fare.  Anche perché, se non ricordo male, hai chiesto e preteso gente motivata accanto a te e con cui lavorare. Scusami Gianluca, ma dalla tua dichiarazione potrebbe sembrare che sei proprio tu a non essere abbastanza motivato… Lavora, Gianluca, lavora alacremente, seriamente e con sacrifio anche perchè Reggio e la Reggina potrebbero significare il tuo rilancio… Ad maiora!

 

 

 

Condividi sui social

La Reggina ed il gioco delle 3 carte

Iniziata da poco meno di due settimane, la stagione 2013/2014 regala già qualche argomento su cui puntare la lente d’ingrandimento. La stagione del Centenario, iniziata il 23 agosto scorso tra balli e canti, tra ex capitani ed un Capitano, tra entusiasmi iniziali e delusioni finali post-gara, fa già parlare di sé non solo per il doppio pareggio in altrettante gare per la Reggina di Atzori ma, invece, per le dichiarazioni rilasciate tanto dal presidente pro-tempore, quanto dal direttore-senza-portafoglio fino ad arrivare all’allenatore ritrovato.

 

Dagli attenti e qualificati amici del gruppo Facebook “AVA” ci viene documentalmente segnalato un episodio riguardante le dichiarazioni post-partita a Lanciano rilasciate dal tecnico Atzori. Dichiarazioni eloquenti, correttamente riportate dalla cronista abruzzese e pubblicate sul quotidiano “Il Centro” di domenica 1 settembre. La frase verosimilmente pronunciata da Atzori ed interpretata e riportata dalla collega è grave (nel senso di “pesante”) non tanto perché dica une verità o meno ma perché non in linea con i proclami e, quindi, i dettami societari. Andiamo con ordine utilizzando come fonte www.tuttoreggina.com e la foto inviataci da un tifoso amaranto. Si è passati dal “Voglio vincere!” del presidente Foti in conferenza stampa il 24 maggio scorso (http://www.tuttoreggina.com/tuttoregginalive/tuttoregginalive-il-presidente-foti-in-conferenza-stampa-avoglio-vincerea-15523), al “Servono 85 punti” del direttore-senza-portafoglio Giacchetta del 6 agosto (http://www.tuttoreggina.com/casa-sant-agata/reggina-giacchetta-ala-reggina-ha-bisogno-di-85-punti-serve-un-centrocampistaa-16453) fino ad arrivare al “Questa squadra deve salvarsi, altro che puntare alla A” del tecnico Atzori del 31 agosto (vedasi foto in basso, stralcio dell’articolo a firma Teresa di Rocco su “Il Centro” dell’1 settembre, terza colonna). Se le prime due dichiarazioni si completano a vicenda la terza, è evidente, stride crudelmente con le precedenti. Il quesito a cui ci si trova davanti è “Atzori è in disaccordo con la proprietà e la dirigenza?” oppure, (troppo) più semplicemente, “Atzori ha dichiarato il tutto con uno stato d’animo arrabbiato e deluso per l’indecente gara pareggiata a Lanciano?” Quale sia corretta delle due interpretazioni il concetto base non cambia: se da un lato si lanciano proclami e si fissano obiettivi importanti dall’altro si sconfessano e ci si assesta su un profilo assai più basso. In sostanza, il quesito è “Atzori ci crede o no al raggiungimento dell’obiettivo societario?” Le nostre osservazioni, al momento, non hanno la pretesa di assurgere a verità assolute ma ci vogliamo limitare ad analizzarle prendendole per quello che sono e per i fatti che descrivono. Ci ripromettiamo, magari già domenica prossima nel post-gara con la Juve Stabia, di chiedere direttamente a Gianluca il senso ed il significato della sua frase. Non possiamo, però, nel frattempo non prendere atto che dopo sole due partite qualcosa non quadra. C’è chi dice che se l’allenatore non è in linea con la Società significa che non ne condivide il percorso e gli obiettivi e, quindi, estraniandosi ed in qualche modo dissociandosi, andrebbe redarguito o addirittura esonerato. C’è chi ricorda che Elio Gustinetti fu esonerato per molto meno. C’è chi, più semplicemente, ne prende atto e prosegue fino a quando non avrà la possibilità di capirci di più con i fatti e non solo con le parole. Di certo, e concordiamo in toto con chi non ha accolto bene la dichiarazione di Atzori, quest’ultimo è stato inopportuno anche perché gli si potrebbe certamente contestare l’aver proferito quelle parole ad una platea di giornalisti abruzzesi sapendo (o sperando) che a Reggio non sarebbero mai arrivate. O meglio, ai microfoni di www.touring104.it e riportate ancora da www.tuttoreggina.com ha detto, sì, delle cose dure (http://www.tuttoreggina.com/tuttoregginalive/atzori-nel-post-gara-astasera-abbiamo-praticato-l-anticalcioa-16818) ma non quanto in sala stampa. Così come anche duro è stato il presidente Foti (http://www.tuttoreggina.com/le-partite/foti-nel-post-gara-ada-salvare-solo-il-risultatoa-16816 ) a ben donde. Il dibattito è aperto: Atzori ha sbagliato oppure no? E’ in linea con il suo datore di lavoro oppure no? Dimostra di crederci oppure no? Oppure, più semplicemente, era arrabbiato e preferisce volare basso piuttosto che lanciare proclami? Una cosa è certa, però: una frase come quella riportata dalla cronista Di Rocco è assolutamente inopportuna in questo momento. Pompare fino al disgusto l’obiettivo stagionale, lo è ugualmente. Un consiglio a tutti i protagonisti? Far parlare i risultati: di parole e proclami ne abbiamo piene le… tasche. Lavorare, lavorare ed ancora lavorare ognuno secondo le proprie competenze e possibilità. A Foti, oggi, sul calcio-mercato è difficile muovere particolari critiche: senza buttare soldi abbiamo l’impressione che abbia costruito una squadra quantomeno competitiva. Adesso, però, il pallino del gioco passa a Gianluca che ha il compito di far quadrare il cerchio facendo giocare meglio che può i 24 uomini della rosa. L’obiettivo? A 40 giornate dalla fine del campionato (eventuali playoff esclusi) tutto quanto detto può assumere il valore di aria fritta ed allora crediamo sia meglio tacere e far parlare di settimana in settimana i 90 minuti più recupero di ogni singola gara. E se alle parole non danno seguito i fatti crediamo che si sia prodotta saliva a vuoto. Meglio, molto meglio, parlare poco e fare molto. Solo dopo la XLII^ tireremo le somme e daremo tanto i meriti a chi ha dimostrato di averli tanto i demeriti se ce ne saranno. Per adesso zitti e pedalare! E’ meglio! Ad maiora!

 

 

 

Condividi sui social

Reggina: Foti, fatti non pugnette! Ed intanto ritorna Gianluca Atzori

Risvegliatici dopo un incubo durato un’intera stagione (quella conclusa un mese addietro a cui, se ci ripensiamo, provoca in noi un naturale rigurgito), dopo aver persino corso il serissimo rischio (ad una manciata di secondi dallo scadere dell’ultimo minuto di recupero dell’ultima giornata) di ritrovarci catapultati (per la prima volta della storia amaranto) nei play-out per evitare l’inferno della Lega Pro, il presidente-direttore-allenatore, fiutando l’affare (l’ennesimo grazie all’azienda Reggina) si è lanciato a capofitto nel clima centenario.

 

Defenestrato qualche tempo addietro il Direttore Marketing Marco Tolentino (cosa non si fa per i figli), succeduto al predecessore Paolo Frascati, magari dopo aver loro carpito il portafoglio-clienti ed idee annesse, il miglior modo per chiudere con il recente passato ed aprire all’economicamente fruttuoso futuro è stato senza dubbio l'indire una conferenza stampa mettendo su uno “one man show” di tutto rispetto. Tra un “simpatico ed importante”, un “difficoltà oggettive”, “ci appartiene” o “non ci appartiene” e qualche “eh” di troppo, lo slogan di quest’anno è (toccatevi pure i gioielli di famiglia) “Vogliamo vincere”. Peccato che lo slogan coniato per l’occasione-centenario sia molto simile, troppo diremmo, a quel “Sono qui per vincere” di novelliniana memoria prologo alla sciagurata stagione 2009/2010 (la prima dopo la retrocessione, per intenderci). In effetti, pur non essendo affatto scaramantici, leggendo la cronaca della conferenza, motu proprio, anche la nostra destra si è poggiata là dove non batte il sole. Il pensiero è andato indietro nel tempo: a quella nefasta stagione cioè, in cui, per gran parte del campionato, è stato corso il rischio di trasformarsi in novelli Cagnotto ed esibirci in un doppio tuffo carpato e roteato all’indietro dalla A alla Lega Pro in appena 2 stagioni. Nel corso della suddetta conferenza, dopo aver ammaliato da par suo la Stampa presente e, quindi, di conseguenza, i tifosi che in diretta streaming la seguivano o di cui ne hanno letto le cronache, il presidente-direttore-allenatore si è lasciato andare ad una piccola divagazione. Parlando del business-centenario, infatti, ha sentenziato “Qualcuno dice che il centenario non ci appartiene” e via dicendo. Ordunque, non sappiamo se qualcuno tra i colleghi abbia detto o scritto qualcosa del genere. Di certo sappiamo, però, che in più occasioni lo abbiamo scritto noi de "Il Reggino" spiegando anche le motivazioni di tale affermazione così bene ripresa dal presidente-direttore-allenatore (per esempio, nell’ultimo nostro Editoriale del 19 maggio scorso: http://www.ilreggino.news/index.php?option=com_content&view=article&id=6567:reggina-la-fine-di-un-incubo&catid=1:editoriale&Itemid=7). E’ necessario perché non è il centenario del presidente-direttore-allenatore o basta quanto scritto in quell’occasione? Aggiungiamo solo che, essendo oggi lui il presidente pro-tempore, in qualche modo ci sta che se ne appropri facendo finta che non abbia mai dichiarato in passato che “L’A.S. Reggina 1914 non esiste più” e che, dal 1986, “Esiste solo la Reggina Calcio S.p.A.”. Si sa, l’immaginato business derivante da marketing e merchandising, con annessi eventi sicuramente di pregevole fattura e/o importanza, farebbe gola a chiunque. Figuriamoci ad uno scaltro e furbo come Pasquale “Lillo” Foti ed alla regina (con una sola “g”) delle sue aziende familiari, radice solida di quei rami (d’azienda, appunto) che si riuniscono sotto la sigla “LG3”. Chiuso il discorso conferenza-proclama, andiamo a vedere cos’è successo sul fronte mercato in questo mesetto scarso dopo la fine del campionato che, secondo noi e non solo, ci ha propinato la Reggina più scarsa della storia recente amaranto (probabilmente la più scarsa di sempre da quanto è targata Reggina Calcio 1986 S.p.A.). Il primo capitolo da chiudere era, ovviamente, quello relativo all’allenatore. Ringraziato e licenziato Bepi Pillon (senza il cui arrivo in corsa crediamo difficilmente la Reggina avrebbe evitato la Lega Pro), ed accantonato Davide Dionigi (con ancora un altro anno di contratto), la Reggina si è trovata dinnanzi a molte opzioni che qui non riportiamo per evitarvi noia (i colleghi, in questo mese, si sono divertiti tra il vero, il verosimile, il possibile e l’impossibile). Fatto sta che, come spesso è accaduto nella zona sud della Città, la parola “ritorno” ha assunto un certo fascino. Tanti, tantissimi, sono gli esempi di giocatori, allenatori, ex giocatori tornati come allenatori e come responsabili di qualche settore a “casa Reggina”. E’ proprio di ieri la notizia, mai tralasciata a dire il vero visto che il suo nome è stato sempre presente nelle cronache, che la Reggina avrebbe scelto di (ri)affidare la panchina e la squadra del centenario a Gianluca Atzori. Ex ostico difensore amaranto nella stagione 1996/1997, già tornato come allenatore nella stagione 2010/2011, il tecnico di Collepardo (FR) – ma residente a Ravenna – non ha mai nascosto il desiderio e la volontà di tornare a Reggio “per concludere un discorso iniziato 3 anni e non ancora concluso come avrei voluto” (ci disse in una recente telefonata). Sia chiaro, la firma ancora non è stata apposta ma s’è vero com’è vero che tra domani e lunedì Atzori sarà a Reggio per incontrare il presidente Foti allora potremmo presumere che l’accordo sia fatto in linea di massima e che ad esso vadano ancora aggiunti dei dettagli. Diciamo che non crediamo ci possano essere problemi di natura economica (Atzori sa benissimo ch’è impossibile gli venga proposta la stessa cifra guadagnata a Genova o a La Spezia) e che, immaginiamo, l’incontro verterà su argomenti simili a quelli che hanno impedito il rinnovo nel giugno del 2011 (ingerenze tecniche, per esempio, da parte del direttore-senza-portafoglio Simone Giacchetta). Ovviamente, circa il nome di Atzori, la tifoseria si è immediatamente divisa. Qualcuno, con motivazioni anche condivisibili sotto certi aspetti, sostenendo che è vero che la sua Reggina arrivò ad un soffio dalla finale play-off ma lo fece con una signora squadra e che, quindi, fu un mezzo fallimento. Qualcun altro, ancora condivisibile, sostenendo che il suo calcio non fu bello a vedersi. Qualcun altro ancora avrebbe preferito un tecnico “vincente” e non uno che, fatto bene a Reggio, veniva dall’esonero a Catania e, dopo Reggio, ha collezionato altri due esoneri a Genova sponda Sampdoria ed a La Spezia (3 esoneri in 4 stagioni, per essere chiari). A priori tutti hanno e abbiamo ragione sostenendo ognuno le proprie tesi. Più o meno condite da simpatie o antipatie personali, abbiamo il dovere però di aspettare i fatti. Ed i fatti, tradotti in numeri, dicono che, comunque, Atzori, a Reggio, è stato colui il quale: 1) ha ottenuto il miglior posizionamento finale (6° posto) nelle ultime 4 stagioni di B (12° nella stagione 2009/2010, 10° in quella 2011/2012 e 17° nell’ultima 2012/2013); 2) ha ottenuto, sempre nelle ultime 4 stagioni di B, il maggior numero di punti conquistati (61): 54 nella stagione 2009/2010; 55 nella stagione 2011/2012 e 49 (51 senza la penalizzazione) nella stagione 2012/2013; 3) è stato l’unico allenatore, dopo l’addio di Mazzarri nel 2007, ad aver iniziato e terminato la stagione senza esoneri e richiami: 2007/2008 Ficcadenti, Ulivieri ed Orlandi; 2008/2009 Orlandi, Pillon ed ancora Orlandi; 2009/2010 Novellino, Iaconi e Breda; 2011/2012 Breda, Gregucci ed ancora Breda; 2012/2012 Dionigi e Pillon. Diciamo, allora, che almeno questi 3 punti sono a suo favore. Che ci piacciano o no, queste sono verità. Certo, è assolutamente assodato che non è matematico che Gianluca Atzori faccia altrettanto bene rispetto a tre stagioni addietro o, meglio, si migliori. Ovviamente molto dipenderà da lui il sapersi ripetere ed, eventualmente, migliorarsi ma le stesse responsabilità sue le avrà la Società che sarà tenuta a consegnargli una ventina di giocatori di tutto rispetto. S’è vero com’è vero che il Lillo-pensiero quest’anno recita “Vogliamo vincere” allora… Certo, bisogna capire se l’intenzione è di vincere il campionato e tornare in A o, più semplicemente, vista l’imbarazzante “qualità” espressa dall’ultima Reggina con annessa Lega Pro a qualche centimetro, il proclama va aggiustato frapponendo, tra il “vogliamo” ed il “vincere” altre due paroline: “tornare a”. Questo non è dato saperlo, anche perché, memore del passato, il presidente si è guardato bene dal manifestare l’obiettivo che ha in mente. Meglio così! Dicevamo degli animi contrapposti dei tifosi alla notizia del ritorno di Atzori. Molte le critiche, soprattutto da parte di quelli che avevano preso per oro colato le parole presidenziali durante il one-man-show (dimenticandosi troppo frettolosamente le tante parole gettate al vento, dichiarate e poi smentite, dallo stesso presidente negli ultimi anni, "il lupo perde il pelo…"). Di certo, però, quelle parole e la successiva campagna abbonamenti aperta solo per una settimana un risultato abbastanza lusinghiero l’avevano prodotto: 3017 tessere di abbonamento sottoscritte. Diciamo nulla di particolarmente notevole considerato che 3000 è, circa, lo zoccolo duro dei tifosi amaranto che, sempre e comunque, avrebbero sottoscritto l’abbonamento. Un test più impegnativo, infatti, lo si avrà dopo l’ufficialità del ritorno di Atzori e, soprattutto, dopo gli acquisti e le cessioni nel mercato che, ufficialmente, si aprirà il prossimo 1 luglio. E’ evidente che, a parte il citato zoccolo duro, gli altri tifosi vorranno legittimamente attendere per vedere che Reggina sarà. Almeno sulla carta atteso che i nomi non fanno (sempre) i risultati ma, come avvenuto con Novellino allenatore, possono regalare anche bruttissime sorprese. Staremo a vedere. Chiaramente, tutti i tifosi – noi compresi – avremmo voluto che l'allestimento di una squadra che "vuole vincere" fosse iniziato con un allenatore dal pedigree più importante per, poi, proseguire con giocatori altrettanto validi. Ma, fino a quando le casse societarie vedranno gli introiti dissolversi nel vento piuttosto che rimanere lì ed essere reinviestiti, allora difficilmente potremo ambiere a cotanto obiettivo. La Stampa avrebbe potuto influire sulla scelta della Società? Onestamente non crediamo. Non conosciamo, infatti, colleghi che possano "consigliare" il presidente sulle scelta da adottare. E, comunque, fin quando le testate che essi rappresentano sono foraggiate con pagine di redazionali e/o pubblicità dei vari rami dell'azienda Reggina, ci pare improbabile che, da esse, giungano critiche e/o rimbrotti. E poi, scusate, come ogni categoria professionale, anche in quella di chi scrive ci sono varie tipologie di intendere le cose e, quindi, di agire: c'è quella filosocietaria, c'è quella contro "a prescindere", c'è quella che aspetta al varco, c'è quella che si contraddice, c'è quella che si lascia cullare dal vento e c'è anche quella equilibrata ed equidistante. Nulla di strano, sia chiaro: è fisiologico. Tornando a noi, per esempio, potrebbe succedere, per esempio, che lo stesso Atzori, “scelto come allenatore del centenario”, il centenario stesso (sabato 11 gennaio 2014) non lo festeggi se i risultati non gli daranno ragione. Chi può esser certo dei futuri successi o insuccessi? Gianluca lo sa, Reggio ed i Reggini vogliono tornare in A magari al culmine di una stagione ben giocata, lottata e sudata. Tempo fa lo stesso Atzori ci disse che la Reggina da lui allenata fece bene perché “aveva fame”e fors’anche perché, quella stagione lì, nessuno gli chiese di vincere il campionato ma solo di valorizzare i giovani. Non “dovendo” necessariamente ottenere un obiettivo così importante, forse, è più facile giocare magari bene. Vedremo. Una cosa è certa e, da parte nostra, sebbene non ne ravvisiamo il bisogno, ve la promettiamo: Atzori, al quale ci lega un ottimo rapporto fatto di confronti e mai di cene, set e pettegolezzi, sarà comunque giudicato con imparzialità in base a quello che saprà fare dimostrando fatti concreti. I tifosi, adesso più che mai, vogliono fatti e non pugnette! Sono stanchi, delusi, vessati, si sentono traditi e vituperati nel loro affetto sportivo e nella loro fede calcistica più grande. Anche noi, e Gianluca lo sa, abbiamo a cuore una sola cosa: la Reggina intesa come “essenza” e nessun suo rappresentante pro-tempore. Adesso, però, le responsabilità passano al presidente-direttore-allenatore che, dando seguito alle chiacchiere, ha il dovere di allestire una squadra di tutto rispetto per affrontare la prossima B. Non pensi, il presidente, ai soli festeggiamenti per il centenario. Certo, sarà un evento storico che ognuno di noi vivrà solo per questa volta nella vita ma al business, questa volta, il presidente, abbini il successo sportivo ma magari dando priorità al secondo. Solo così Reggio si riapproprierà della sua Reggina. Se così non fosse, ahinoi, il “Granillo” languirà ancora! Forza Reggina! Ad maiora!

 

 

 

 

Condividi sui social

Reggina: la fine di un incubo!

Reggina-Bari del 5 aprile scorso (XXXV^ giornata di campionato) è stata l’ultima partita di cui vi abbiamo dato puntualmente conto. Sospendere le nostre pubblicazioni è stata una scelta. Ben precisa, peraltro, e dettata dal senso di nausea profondo che ci pervadeva ogniqualvolta assistevamo alle partite degli amaranto che ci avrebbe, quindi, imposto di ripetere gli stessi concetti tra cui uno, il principale: la Reggina è scarsa! Davvero e tanto!

 

Da allora, altre 7 gare in totale (a Terni, con il Sassuolo, a Crotone, con il Brescia, a Cittadella, con il Grosseto ed a Vicenza) di cui delle 3 in casa abbiamo osato andare a vedere dal vivo solo l’ultima stagionale. E forse avremmo fatto meglio a non andarci. Per carità, nell’occasione la Reggina di Pillon ha vinto con un gol del semprevivo Di Michele a 4 minuti dalla fine e, complice la vittoria a Cittadella di 7 giorni prima, sono state queste le due vittorie fondamentali per la risicatissima salvezza ottenuta meno di 24 ore fa. Al “Granillo”, durante Reggina-Grosseto, un solo interrogativo ci siamo posti: quanto dovevamo tornare indietro con la memoria per trovare una Reggina più scarsa di quella attuale? Non trovando risposta, vuoi per la memoria che evidentemente comincia ad avere lacune e vuoi anche perché la nostra storia amaranto non andava indietro nel tempo oltre gli anni ’80, abbiamo voluto condividere l’interrogativo con i colleghi accanto a noi in tribuna stampa. I nostri coetanei una risposta esauriente non ce l’hanno saputa dare; quelli più anziani, evidentemente con gli stessi nostri vuoti di memoria, una risposta certa comunque non ce l’hanno data neppure loro. Ed allora ne vien da sé che: 1) “Reggine” così scarse non è facile trovarne; 2) magari, per trovarne almeno una, avremmo dovuto chiedere a qualche collega che non c’è più; 3) forse, così scarsa come quella attuale, nell’arco degli ultimi 30 anni, non ce n’è davvero e nessuno degli interpellati, noi compresi, non siamo messi poi così tanto male a dotazione di fosforo. In sostanza, ai colleghi abbiamo detto che, quasi quasi, ci eravamo dimenticati della pochezza tecnica di questa squadra “grazie” alla visione delle partite in tv che, probabilmente, tra i “pro” annovera anche quello di mitigare lo squallore a cui stavamo assistendo de visu. Una Reggina scarsa, quindi. Scarsissima, anzi. Dal punto di vista tecnico soprattutto. Lacune in ogni settore del campo: dalla difesa all’attacco sono pochissimi i giocatori che, dopo 42 giornate, meritano la sufficienza. Iniziata la stagione con il ritorno sotto altre vesti dell’indimenticato bomber Dionigi, lo stesso molto presto – troppo presto – ha rinnegato le proprie idee di gioco – “Se un uomo non è disposto a lottare per le proprie idee, o le sue idee non valgono nulla o non vale nulla lui” (Ezra Pound) – basato sul 3-4-3 accondiscendendo e, quindi, sottomettendosi ai “consigli” che il duo Foti-Giacchetta gli hanno propinato: quel 3-5-2 (o meglio, il 5-3-2) che pare diventato marchio di fabbrica amaranto come se non contassero le caratteristiche degli uomini a disposizione e/o quelle dell’allenatore prescelto. Fatto sta che Dionigi, piegandosi all’altrui volere, ha sbagliato come e di più di quando faceva di testa sua con l’aggravante di essere via via entrato in evidente stato confusionale con scelte cervellotiche sugli schieramenti e sugli avvicendamenti. La memoria, come detto, inizia a mostrare delle lacune ma proviamo a ricordarne qualcuna: la prima che ci viene in mente risale all’ultima gara di Dionigi in panchina con Facchin in porta al posto di Baiocco. Perché cambiare portiere? Perché? La  regola, in questi casi, è una ed una sola: esiste un portiere titolare ed un secondo. Nè due portieri titolari nè, men che meno, due secondi. Fatto sta che su entrambi i gol del Cesena Facchin ha avuto pesantissime responsabilità. Era il 15 marzo. La seconda, andando a ritroso nel tempo, è la gara pareggiata a Novara: Dionigi lascia in panchina Rizzato, Comi e Di Michele salvo poi tornare sui suoi passi ed inserirli tutti e tre nella ripresa quand’era sotto di un gol. Alla fine, nel recupero, Dio ha voluto che Antonazzo pareggiasse e la gara si chiudesse sull’1-1. Ma perché quelle scelte iniziali? Perché sprecare 3 cambi per tornare all’ “11 migliore” nella ripresa? Ed era il 2 marzo. Questi sono solo due esempi che ci vengono in mente ma, in quanto a confusione ed illogicità, potremmo controllare in archivio e produrne in quantità. Fatto sta che, finalmente, il 16 marzo, a Lillo Foti  sono girati gli zebedei ed ha deciso per un esonero che da queste colonne chiedevamo già da tempo. All’alba del post-sconfitta con il Cesena, Foti dà il benservito a Dionigi e chiama a sé Bepi Pillon. Dionigi lascia la Reggina in quart’ultima posizione ad 11 giornate dal termine. Gli amaranto diciannovesimi a quota 32 (in 31 partite): ad un punto dal Bari quint’ultimo e dal Vicenza terz’ultimo ed a 3 punti dallo Spezia sest’ultimo (ultima posizione utile per salvarsi evitando i play-out). Nelle 31 gare sotto la gestione Dionigi la Reggina ha collezionato: 7 vittorie, 13 pareggi e 11 sconfitte; 31 gol fatti e 40 subiti; una media punti di 1,03 a partita; una media gol fatti di 1 a partita ed una media gol subiti di 1,29 a partita. Come detto gli subentra Bepi Pillon. Vecchia conoscenza amaranto per aver diretto, per quattro sole gare, la Reggina nella tristissima stagione 2008/2009 culminata con la retrocessione dalla A. Dalla XXXII^ alla XLII^ la situazione cambia anche se la squadra rimane sempre scarsa a prescindere dall’allenatore. Ciò che Pillon porta a Reggio è, invece, personalità, grinta, determinazione e, soprattutto, la capacità di pensare di non essere già retrocessi anche se tutto lo lasciava presumere. Pillon inizia il suo cammino alla grande con due vittorie consecutive: ad Ascoli (3-0) ed al “Granillo” contro la Juve Stabia (2-1). Poi lo stop a Varese (0-3) contro una squadra che perderà i play-off all’ultima giornata a cui fa seguito la vittoria casalinga contro il Bari (1-0) che, finalmente, toglie la Reggina dalle ultime 5 in classifica (Ascoli, Spezia, Vicenza, Pro Vercelli e Grosseto). La doppia sconfitta rimediata a Terni (0-1) e contro il Sassuolo (0-2) fanno ripiombare la Reggina in quint’ultima posizione a 5 giornate dalla fine. Si fosse chiuso allora il campionato ci sarebbe stato il play-out contro l’Ascoli. Nelle successive due gare la Reggina raccoglie solo il punto a Crotone (2-2) venendo sconfitta in casa dal Brescia (0-1). L’Ascoli raccoglie gli stessi punti ed a 3 giornate dalla fine la situazione in classifica non muta: Reggina quint’ultima. Lo scatto decisivo la Reggina lo compie alla terz’ultima giornata ospite del Cittadella che la sovrasta di 5 punti in classifica (47 contro 42). Pillon schiera una Reggina guardinga ma il vantaggio dei padroni di casa scatena la reazione d’orgoglio dei reggini che dapprima pareggiano con Gerardi e, poi, vincono grazie al sinistro di Campagnacci al 90°. E’ questa la vittoria della svolta. La Reggina comincia a credere nella salvezza evitando la pericolosa coda del play-out pur restando quint’ultima ma aumentando il vantaggio sull’Ascoli a 5 punti (45 contro 40 e, come si sa, se tra quint’ultima e quart’ultima ci sono più di 4 punti di distacco il play-out non si disputa con la quart’ultima che retrocede direttamente). La prova della verità, del “dentro-o-fuori”, è l’11 maggio al “Granillo” contro il retrocesso da tempo Grosseto. Grosseto che, tanto per dirne una, la settimana prima aveva bloccato il Varese in casa (2-2) negandogli alla lunga la possibilità di giocarsi la A ai play-off. La partita, come detto esaustivamente in apertura, è orribile. La Reggina è inguardabile ben oltre l’indecenza. Se fosse retrocessa sarebbe stato con pieno merito. Un pregio hanno, però, Pillon e i suoi: quello di lottare credendoci sino alla fine moltiplcando all'ennesima potenza le forze. Ed è così che all’86° Cervellera assegna un calcio di punizione dal limite in posizione centrale. Sul pallone va David Di Michele che calcia di destro ad aggirare la barriera. Lanni, portiere grossetano, si distrae e non abbozza nemmeno l’intervento sul pallone che s’insacca. E’ l’1-0 che porta la Reggina ad un solo punto dalla salvezza evitando il play-out. Da segnalare, ognuno faccia le dovute considerazioni, che al 72° Moriero toglie dal campo Piovaccari unico ad aver severamente impensierito Baiocco nei minuti precedenti. Tant’è! Tutto, quindi, da decidersi negli ultimi 90 minuti della stagione. Gli scontri diretti Vicenza-Reggina e Cittadella-Ascoli, ma anche Novara-Lanciano, decideranno la classifica finale e, quindi, i verdetti. La Reggina gioca a Vicenza senza mai tirare in porta. Attenta e guardinga come non mai, non concede che il possesso palla agli avversari. Adejo è in giornata di grazia e sembra Cannavaro a Germania 2006; Baiocco salva risultato e categoria al 95° chiudendo lo spazio a Gentili (dopo un liscio clamoroso di Bergamelli) somigliando a Zoff sul colpo di testa di Oscar a Spagna 1982: 5 cm più in là ed il pallone scagliato da Gentili non avrebbe trovato il ginocchio destro di Baiocco a respingere ma si sarebbe insaccato regalando il play-out ancora contro la Reggina; 5 cm più indietro ed il colpo di testa di Oscar non si sarebbe fermato sulla linea tra le mani di Zoff insaccandosi regalando ai suoi il 3-3 ed i quarti di finale contro l’Argentina di Maradona. Lo score finale di Pillon recita: 11 gare, 5 vittorie, 2 pareggi, 4 sconfitte; 11 gol fatti ed 11 gol subiti; media punti di 1,54 a partita; media gol fatti di 1 a partita uguale alla media gol subiti. Come detto in passato, ribadiamo l’interrogativo: l’avesse(ro) lasciato lavorare in santa pace, la stagione 2008/2009 sarebbe culminata con la retrocessione? Impossibile rispondere, certo, ma con Orlandi voluto da Martino la Reggina retrocedette. Con Pillon voluto da Foti il risultato sarebbe stato uguale? Chissà… Torniamo a noi ed ai giorni nostri. L’agonia, come detto, è finita attorno alle 18.30 di ieri pomeriggio. Ci siamo tutti svegliati dall’incubo durato un’intera stagione e ci siamo liberati di un macigno sul petto: la Reggina è salva! Le responsabilità, che non si cancellano né si dimenticano a salvezza ottenuta, sappiamo tutti chi di siano. In primis, ovviamente, del presidente-direttore-allenatore Pasquale “Lillo” Foti. In questa stagione ha sbagliato quasi tutto: ha sbagliato a rendersi responsabile della penalizzazione iniziale di 2 punti; ha sbagliato a permettere che Dionigi non fosse messo in condizione di lavorare secondo le proprie idee; ha sbagliato a costruire una squadra, come detto, veramente scarsa nella sua completezza (con le dovute eccezioni, s’intende); ha sbagliato a dare carta bianca a Giacchetta (direttore dell’area tecnica, giacché direttore sportivo non è) ma lo ha fatto scientemente usando quest’ultimo a mò di corazza e di scudo (lo testimonia lo striscione esposto dai tifosi nella Sud – “Giacchetta incompetente” – che hanno visto nell’ex capitano il colpevole di tutto dimenticandosi, nell’occasione, lo stesso Foti). Insomma di errori ne ha commessi ed anche gravi tant’è che si è andati vicinissimi alla Lega Pro come mai prima d’oggi. Ci auguriamo che, essendo il contratto di “Jack” in scadenza il prossimo 30 giugno, Foti reciti un mea culpa e non glielo rinnovi lasciandolo andare verso altri lidi (se fosse vero quanto pubblicato da www.reggionelpallone.it citando il Secolo XIX – http://www.reggionelpallone.it/component/content/article/39-bacheca/37987-il-secolo-xix-genoa-su-giacchetta -) personalmente saremmo ben felici di un ritorno di Simone alla corte di Preziosi del quale ricordiamo le parole poco lusinghiere di 8 anni addietro (http://archiviostorico.corriere.it/2005/aprile/16/Hanno_pagato_mio_portiere_cosi_co_8_050416027.shtml) sempre nei confronti di Giacchetta. Il responsabile, quindi, numero 1 è lui: Lillo Foti. Lo segue, ovviamente, il direttore-senza-portafoglio ed ex “peri i pompa”, Giacchetta per le intromissioni tecniche assolutamente controproducenti. Di Dionigi e della sua mancanza di “attributi” abbiamo già detto. Di Pillon e dei suoi indiscutibili meriti anche. Resta la “rosa”. Scegliere i migliori non è per nulla facile ma ci proviamo lo stesso. Certamente Baiocco, portiere che grazie all’uscita su Gentili ha, di fatto, regalato la salvezza ai suoi. Assolutamente Di Michele, attaccante 37enne che con i suoi 7 gol totali ha regalato (da solo) 12 punti alla propria squadra realizzando 6 gol decisivi (il 2-1 finale di Reggina-Padova, la tripletta in Ascoli-Reggina 0-3 e i gol-vittoria in Reggina-Bari e Reggina-Grosseto finite entrambe 1-0) e quello del pareggio contro la Juve Stabia prima del gol-vittoria di Comi (a cui va aggiunto l’assist per Gerardi in occasione del gol del pareggio a Cittadella). Certamente Comi, assente nelle ultime giornate per infortunio ma determinante con i suoi 11 centri: 6 per altrettanti utilissimi pareggi (Modena-Reggina 2-2, Cesena-Reggina 1-1, Reggina-Varese 1-1, Reggina-Crotone 1-1, Brescia-Reggina 2-2, Reggina-H. Verona 1-1) e 3 determinanti ai fini della vittoria finale (Bari-Reggina 0-1, Grosseto-Reggina 0-1, Reggina-Juve Stabia 2-1). Forse Adejo per la determinazione dimostrata nella gara decisiva di ieri. Anche Rizzato, seppur non più quello di un tempo, a cui va dato il merito di essere stato il miglior capitano possibile per serietà, attaccamento e inesauribilità delle sue corse lungo la fascia sinistra. I peggiori? Non sarebbe giusto elencarli considerato che abbiamo sempre definito la Reggina come una squadra tecnicamente scarsa ma un paio di eccezioni le facciamo con piacere e riguardano entrambe la zona nevralgica del terreno di gioco: il centrocampo. Così come abbiamo grossissime difficoltà a ricordare “Reggine” più scarse, allo stesso modo difficilmente riusciamo a trovare paragoni per Rizzo ed Hetemaj. I loro piedi sono equiparabili a mattoni pieni (fossero forati godrebbero di maggiore aerodinamica e si muoverebbero meglio); la loro probabilità di essere capaci ad imbastire una qualsivoglia azione d’attacco è paragonabile a quella di Osama Bin Laden nel diventare presidente degli States qualora fosse ancora in vita (come dimenticare il “Mi sento di poter fare il regista in questa squadra” di Giuseppe Rizzo prima che venisse spedito al Pescara retrocesso dalla A?); la loro unica peculiarità è quella di azzoppare gli avversari e di primeggiare nelle classifiche dei “gialli” e dei “rossi” sbattutigli in faccia dall’arbitro di turno. In sostanza, non crediamo che entrambi appartengano alla categoria “giocatori di calcio” ma “di calci” (ad un pallone o ad uno stinco non fa differenza). Ma adesso, svegliatici dall’incubo, guardiamo un po’ avanti. Ieri, nel post-partita, il presidente ha dichiarato: "Ho idea di portare avanti determinate cose. Lunedì sera ci sarà una cena con la squadra. Poi da martedì si inizia a lavorare. I due punti di handicap e la mia squalifica mi hanno lasciato tanto dentro, ho voglia di cancellarli. Voglio ridare altre gioie e soddisfazioni, ma ho bisogno di trovare un ambiente che ci creda, mettendo da parte il passato. Tutti assieme, col sorriso, potremo fare un campionato importante. L'annata sarà straordinaria, vogliamo portare degli eventi per l'immagine della città e di questa società" (fonte Radio Touring). Come tutti sappiamo il prossimo 11 gennaio la Reggina compirà 100 anni. Quale migliore occasione per il presidente per far (ancor di più) cassa? “La matematica – diceva il professore Impalà ai tempi del liceo – non è né un’opinione né sempre una scienza esatta: 2 più 2 forse fa 4”! Il presidente Foti fesso non è (su questo non ci sono dubbi) e, quindi, come lasciarsi scappare l’occasione di monetizzare il centenario? Certo, fosse la Reggina retrocessa sarebbe stato un tantino più difficile o no? Insomma, nel 2011, la Reggina Calcio S.p.A. 1986 festeggiò i suoi primi 25 anni rinnegando in tutti i sensi, a più voci ed in più occasioni la sua genitrice A.S. Reggina 1914. Com’è che, dopo 3 soli anni, ne festeggerà 100? In sostanza, per Foti ed il suo entourage, ogni anno solare ne equivale a 25: 25 nel 2011, “50” nel 2012, “75” nel 2013 e “100” nel 2014! Giusto, no? E’ come se ogni anno la Chiesa festeggiasse il suo Giubileo. Aveva ragione il compianto professore Rosario Impalà: 25+3 forse fa 28 (per alcuni fa 100)! Evidentemente a casa Foti sanno andare oltre ogni ragionevole matematico-scientifico dubbio. Possibile mai non onorare un’occasione del genere con una presumibile imponente operazione di marketing (con associato merchandising)? No, impossibile non farlo! Ed allora bando alle ciance: via, prima, Frascati e, poi, Tolentino dal ruolo di Direttore marketing (“fatti fuori” magari dopo aver posto il proprio copyright sulle loro idee e pure senza aver saldato i loro compensi) e spazio alla primogenita del presidente che di tutto e di più si occupa in via delle Industrie con fare autoritario e (quasi) ”dittatoriale”. Chiudiamo con un dogma che amiamo sempre ricordare a noi stessi ed ai tifosi (quelli veri): la Reggina, per quanto ne sappiamo, è un’entità! Non ha altri nomi e cognomi se non “Reggio” e “Calabria”. Chiunque ne sia il presidente, il direttore sportivo, l’allenatore, il magazziniere, il portiere, il difensore, il centrocampista, l’attaccante, il segretario, il medico sociale, l’addetto stampa o qualunque sia il ruolo ricoperto, lo è solo pro tempore. Ecco perché, per noi, la Reggina compirà il suo primo secolo di vita sabato 11 gennaio 2014. Senza scopo di lucro! Ad maiora e, sempre, forza Reggina! (Nelle foto: in alto Bepi Pillon e David Di Michele – protagonisti in positivo di questa Reggina – e Lillo Foti, Simone Giacchetta e Davide Dionigi – protagonisti di una stagione nefasta e, quindi, in stato di "verso" -; in basso le parate di Baiocco su Gentili e quella di Zoff su Oscar, determinanti entrambe).

 

 

Condividi sui social

I politici hanno prima costruito e poi distrutto; la politica si cosparga il capo di cenere e rimetta a posto le cose in questa martoriata Città! I Commissari? Siano severi traghettatori senza ergersi a presuntuosi “giustizieri”!

"I dipendenti della società mista che si occupa della riscossione delle entrate tributarie e patrimoniali del Comune di Reggio Calabria esprimono forte preoccupazione per il loro futuro. Nelle scorse settimane erano scesi in piazza per chiedere un incontro con i Commissari riuscendo ad ottenerlo al termine di quattro giorni di sciopero. In questa riunione la terna commissariale si era impegnata a convocare le organizzazioni sindacali entro brevissimo termine e una delegazione dei lavoratori entro 10 giorni dal deposito del documento al fine di prospettare un futuro che garantisca i lavoratori oltre quelli che sono i parametri espressi dal Piano di riequilibrio finanziario pubblicato dall'Ente circa un mese fa.

 

Ad oggi (mercoledì scorso, n.d.r.), però, dal Municipio di Piazza Italia non è giunta la sperata convocazione. Proprio per questa motivazione, oggi, 3 aprile 2013, le maestranze ReGES sono state chiamate a raccolta in un'animatissima assemblea tenutasi presso i locali societari di via Sbarre inferiori, durante la quale si è preso atto dell'assenza totale di contatti da parte della stessa Commissione Straordinaria, mettendo in evidenza che, risulta inspiegabile la determinazione di voler vendere a privati le quote del Comune di Reggio Calabria di un settore chiave dell'economia cittadina, quando la normativa prevede la possibilità di arrivare alla naturale scadenza del contratto con l'attuale assetto societario. Sono previsti altresì diversi motivi di esenzione dalla applicazione della "spending review", nei quali la ReGES rientra ampiamente. Contestualmente si è deciso di attuare da venerdì 5 aprile forme di protesta articolate, manifestazioni, sciopero ad oltranza e presidi presso le sedi istituzionali. In fine, gli stessi lavoratori, ben consci della dedizione e l'impegno profusi sempre nell'attività lavorativa prestata, si scusano con i cittadini per i disagi che si potranno creare."

Nota del Direttore. Questo il testo che i dipendenti della Re.G.E.S. S.p.A., lo scorso 3 aprile, hanno inoltrato a tutti gli organi di Stampa e con il quale preannunciavano lo sciopero ad oltranza che, da venerdì 5, ha avuto inizio con un sit-in in Piazza Italia e che prevede già innumerevoli altre iniziative a strenua difesa del loro posto di lavoro. Integrando ciò che già scrivemmo un mese addietro, precisamente il 5 marzo in occasione dei primi 4 giorni di sciopero dei “ReGESsini” (http://www.ilreggino.news/index.php?option=com_content&view=article&id=6128:reggio-di-calabria-ugl-proclamato-lo-sciopero-ad-oltranza-dai-lavoratori-della-reges-qil-regginoq-qe-se-reggio-finalmente-sincazzasseq&catid=3:a-reggio-di-calabria-citta&Itemid=9), da parte nostra altre considerazioni ci sembrano necessarie in merito alla grave e triste vicenda. Durante le “4 giornate” del mese scorso, i coriacei e determinati dipendenti della Re.G.E.S. S.p.A. ottennero un incontro – il 6 marzo – con la triade commissariale durante il quale venne partorito un verbale in cui, da una parte, i dipendenti – assistiti dall’avvocato Roberto Capria – s’impegnavano, entro 10 giorni, a stilare un documento (il cui testo integrale è riportato in altro spazio, n.d.r.), in cui si sarebbe spiegato dal punto di vista tecnico-giuridico il perché alla società mista NON PUO’ NE’ DEVE essere applicato l’art. 4, comma 1 del DL 95/2012 e, dall’altro, i Commissari, ricevuto ed analizzato il documento stesso, avrebbero concordato – entro ulteriori giorni 10 – un nuovo incontro atto ad una trattazione più completa dell’argomento. Ebbene, nonostante puntualmente l’avvocato Capria abbia prodotto il documento di cui sopra recapitandolo a Palazzo San Giorgio il 15 marzo scorso, i destinatari, venendo meno alle promesse fatte e verbalizzate, non solo non hanno dato seguito agli accordi presi ma, cinicamente, hanno fatto sapere che null’altro hanno da dire in proposito alla vicenda. Le azioni della triade, a chiunque sia dotato di buon senso, sono chiare ed inequivocabili almeno quanto la famigerata frase di Alberto Sordi ne “Il marchese del Grillo” del 1981: “Me dispiace, ma io sò io e voi non siete un cazzo!” (rivolgendosi a dei popolani appena arrestati così come i Commissari a chi sta per perdere il posto di lavoro). 32 anni dopo l’uscita della famosa pellicola del maestro Monicelli, evidentemente, la frase cult dev’essere entrata così tanto prepotentemente e dirompentemente a far parte del vocabolario in uso ai “condottieri” di stanza a Palazzo San Giorgio tanto da manifestarla non a parole (sicuramente se la saranno ripetuta, e se la ripeteranno, in mente loro tanto da averla fatta divenire il loro dogma) ma, più gravemente, con il proprio atteggiamento freddo e da apparire perfino arrogante. La triade commissariale, infatti, che in corso d’opera ha perso un “pezzo” con il dott. Dante Piazza sostituito dal dott. Carmelo La Paglia (a tal proposito, onestamente dubitiamo sui “sopraggiunti motivi di salute”), è vero che incontra le vari espressioni della cosiddetta società civile (associazioni, coordinamenti, movimenti e similari) ma è vero anche che prosegue dritto (a parer nostro con i paraocchi) senza tener conto delle ricadute economico-sociali che un territorio già stuprato e vituperato come quello reggino non può reggere oltre. Ma, interpretando il comportamento e l’atteggiamento della triade, oltre alla celebre frase del Sordi-marchese, pare che i 3 abbiano ben compreso e fatto proprio anche quello che è il motto per antonomasia del reggino medio, quel famoso e famigerato “Mi ‘ndi futtu!” che, anche se non pronunciato, i fatti compiuti dimostrano. Ma andiamo con ordine e partiamo da lontano. Che Reggio, dal 2002 al 2010, abbia vissuto assai al di sopra delle proprie possibilità è evidente. Che organizzazioni di feste e festini, inaugurazioni di piazze e piazzette, sfilate di moda e passaggi in tv, concerti e campionati del mondo di fuochi d’artificio, notti bianche e notti in bianco, passerelle di presunti vip e di assoldate meretrici e puttanieri, in futuro le avrebbe pagato a caro prezzo era presumibile e preventivabile. Che non appena l’ex Sindaco si fosse spostato da Palazzo in Palazzo (da San Giorgio a Campanella, o Alemanni se emigriamo nel capoluogo) sarebbe saltato il coperchio alla pentola già sul fuoco anche questo era preventivabile. Che il facente funzione, fino al giorno prima Vice Sindaco, cominciasse a togliersi i sassolini dalle scarpe era cosa anch’essa tutt’altro che sconosciuta. Che, infine, il successore dell’ex Sindaco sarebbe stato un suo fedelissimo era lampante e pure le mura sul lungomare (seppur greche) lo sapevano. E sapevano anche che incarnasse la vittima sacrificale. Ciò che non sapevamo era che ci scappasse la morta. Ma questa è un’altra storia seppur strettamente connessa alle vicende politiche cittadine. In un monologo, datato 17 gennaio 2013, svoltosi come si confà in queste occasioni presso un auditorium (il “Nicola Calipari” all’interno di quel Palazzo che, ormai da quasi 3 anni, è diventata casa sua), l’ex Sindaco ed oggi Governatore, interrotto solo dagli applausi – con annesse standing ovation – dei suoi amici-sostenitori sapientemente chiamati a raccolta da una valanga di perentori sms pena l’esclusione dalla mailing list “Amici”, oltre a snocciolare numeri riferiti alla quantificazione del reale disavanzo del Comune, oltre a prendersela con la sinistra, oltre a inveire contro “i nemici di Reggio” (tutti coloro non allineati, non ubbidienti e tutt’altro silenziosi e, quindi, considerati eversivi), esclamò a gran voce: “Non mi sono fottuto i soldi”. Ordunque, concedendogli il beneficio del dubbio sull’essersi “fottuto” o meno il denaro pubblico (il cui ammanco, di fatto, ha lasciato i reggini con le famigerate “pezze al culo” quale naturale conseguenza), di certo non possiamo esimerci dal constatare che, se non lui, molti a lui vicini parecchi quattrini se li sono “fottuti” eccome. Noi lo ribadiamo ma ne parlano le cronache giudiziarie da mesi e mesi. Lui, il Governatore ed ex Sindaco, si trincera da subito dietro un laconico “Non ne sapevo nulla” ma, all’epoca, firmava lui e non noi le delibere al cui interno vi era l’elargizione di notevoli somme a questo o quel dirigente comunale (non solo la Fallara – che dicono essersi suicidata – ma anche molti altri dirigenti di lei, evidentemente, compagni di merende e le cui cifre presumibilmente indebitamente percepite sono uscite qualche giorno fa su tutti i giornali unitamente alla notizia di essi stessi per questo indagati). Di questo ed altro se ne sta occupando la magistratura e non è compito nostro esprimere giudizi. Una cosa è certa, però, e, su questa, possiamo dire la nostra. E’ notorio che per “fottersi i soldi” è necessario spenderli e non tenerli in cassaforte. E’ notorio, anche, che negli otto anni di sindacatura di che trattasi di opere più o meno utili, più o meno necessarie, ne sono state prodotte eccome tanto da produrre un video propagandistico la cui durata è di diversi minuti. Ne deriva che l’equazione opere=spese=fottersi-i-soldi ci starebbe tutta, o no? Anche su questo indaga la magistratura e noi la lasciamo fare anche qui senza esprimere giudizi. Ed allora, tornando a noi, contemplando l’ipotesi che il Governatore i soldi non se li sia “fottuti”, allo stesso chiediamo, qui, adesso, l’impegno a farsi carico della vicenda riguardante le società miste Re.G.E.S. S.p.A. e Re.Ca.S.I. S.p.A.. Eh già, perché proprio in quanto Governatore ed ancora di più in quanto di ex Sindaco egli ha l’obbligo morale di occuparsi di sue creature che non può e non deve abbandonare a se stesse o, peggio, al loro triste destino tracciato dalla triade. E’ palese come egli abbia delle responsabilità (quantomeno politiche) ed è altrettanto palese come debba mettere in moto la macchina istituzionale che guida per scongiurare conseguenze ancor più drammatiche per la sua città. Sappiamo, per certo, che domani i dipendenti Re.G.E.S. S.p.A. saranno ricevuti proprio dal Governatore a Palazzo Campanella in via Cardinale Portanova. Detto questo, come genesi della drammatica situazione in cui versa oggi Reggio di Calabria, il commissariamento deciso dalla Ministra Cancellieri il 9 ottobre 2012 con la gravissima motivazione di “contiguità con la criminalità organizzata” e, anche, per l’essersi “posta – l’Amministrazione sciolta, n.d.r. – su di una linea di continuità rispetto all’amministrazione che ha precedentemente governato la città” (fonte Gazzetta Ufficiale del 20.10.2012), era prevedibile da chiunque che rappresentasse il danno oltre la beffa per Reggio di Calabria ed i suoi cittadini onesti (la stragrande maggioranza, ovviamente). Sperpero del denaro pubblico-contiguità con la criminalità organizzata-continuità con l’Amministrazione precedente-commissariamento-default economico, etico e morale di una città. E’ questa la sintesi. Stop. Ritornando alla triade ed al lavoro che sta compiendo a Palazzo San Giorgio, ammettiamo che non sia facile ricapitolare quanto successo e provvedere al suo risanamento. Ecco il perché del parto del Piano di Riequilibrio Finanziario Pluriennale. Quasi 111 milioni di euro di disavanzo da appianare in un decennio: è questa la sentenza di Panìco & Co. Come presumono di riuscirsi? Con dieci anni di “lacrime e sangue” per i cittadini ammesso che il Ministero e la Corte dei Conti non lo boccino e restituiscano le 57 pagine ai mittenti. L’innalzamento fino al tetto massimo percentuale dei tributi (“acqua” – non potabile – e “T.A.R.S.U.” – senza raccolta dei rifiuti annessa – con effetto retroattivo con tanto di bollette integrative per il 2012 -; seconda rata dell’ “I.M.U.” con la massima aliquota applicata; T.O.S.A.P. aumentata, secondo le categorie interessate, addirittura del 700%). E poi? Secondo la triade, allorquando scrivono nel da loro stilato Piano al paragrafo 5 “Previsione di riduzione dei costi per il triennio 2013-2015”, decidendo un “target di riduzione complessivo non inferiore al 25%”  a fronte di una prevista riduzione (dall’art. 243 bis del D.lgs. 267/200) “di almeno il 10% delle spese per prestazioni e servizi”  riguardante, quindi, Leonia, Multiservizi, Re.Ca.Si S.p.A., Re.G.E.S. S.p.A., A.T.A.M e S.at.i.. Non contenti, i 3 Commissari, alzano il tiro e sparano nel mucchio decidendo che Re.G.E.S. S.p.A. e Re.Ca.S.I. S.p.A. vanno dismesse. A tal proposito così recita il Piano: “In particolare, è stabilita una duplice alternativa modalità di dismissione della partecipazione pubblica attraverso: 1) lo scioglimento della società entro il 31 dicembre 2013; 2) l’alienazione dell’intera partecipazione detenuta dalla pubblica amministrazione, entro il 30 giugno 2013, mediante procedure ad evidenza pubblica. In caso di alienazione, il servizio strumentale è assegnato alla società privatizzata per 5 anni (non rinnovabili) a decorrere dall’1 gennaio 2014”. Ed è qui che, come direbbero a Bolzano, “’mpunta ‘u carru”. Chi procederebbe nel lavoro delle due società miste? I dipendenti comunali? Senza qualifiche e senza professionalità? Ed ancora, com’è possibile pensare di assegnare mansioni così tanto delicate come quelle delle due società miste interamente a privati per “5 anni non rinnovabili”? Ed ammesso che andasse in porto l’alienazione delle due società con l’acquisto da parte del socio privato (la Maggioli Tributi S.p.A. nel caso della Re.G.E.S. S.p.A, per esempio) che ne sarebbe degli 87 dipendenti? Un privato potrebbe garantire il livello occupazionale esistente? A maggior ragione se, come previsto dal Piano, avesse la possibilità di vedersi assegnato il servizio per soli 5 anni (non rinnovabili)? Quanto vale la Re.G.E.S. S.p.A.? Il valore dovrebbe oscillare tra il milione ed il milione e mezzo di euro. Maggioli Tributi S.p.A., pensando al caso Re.G.E.S. S.p.A., dovrebbe, quindi: 1) investire tra i 500 e 750mila euro, 2) assorbire gli 87 dipendenti in essere, 3) più che raddoppiare le spese di gestione per tutti loro, 4) mantenere, quantomeno, l’agio corrente al Comune, 5) raddoppiare, più genericamente, tutte le spese sinora condivise con il Comune. E tutto questo sapendo a priori che il 31 dicembre 2018 dovrà fare le valigie ed andarsene? Pare inverosimile tutto ciò. Noi, a queste condizioni, non acquisteremmo. Acquisteremmo, invece, se non ci fosse un limite temporale così breve o se, semplicemente, senza sentenziare uno o più lustri, si eliminasse il “non” dall’infelice accoppiata “non rinnovabili”. Invece, parrebbe, che tale Paolo Maggioli (proprietario dell’omonima Maggioli Tributi S.p.A.), in un recente incontro con la triade, si sia detto fortemente interessato alla piazza di Reggio Calabria e che il prezzo d’acquisto si aggiri intorno ai 700mila euro. Non è dato sapere, però, quali siano state, se declamate, le condizioni alle quali acquisterebbe – avvalendosi del diritto di prelazione riconosciutogli essendo già socio di minoranza – il 49% della Re.G.E.S. S.p.A.. Ma, scusateci, crediamo che adesso non sia questo il problema. In sostanza, crediamo che moltissimi dipendenti della società mista firmerebbero se non gli si prospettasse di agonizzare per 5 anni. Il problema da affrontare prima d’ogni altro è il comportamento e l’atteggiamento utilizzato dalla triade. Un atteggiamento da inquadrare come degno del peggior “qui comando io e si fa come dico io!”. “Qui comando io e si fa come dico io” sembra dire, con i fatti, la triade. Non pare per nulla interessata agli aspetti sociali della vicenda? 87 famiglie, riferendoci solo alla Re.G.E.S. S.p.A., molte della quali magari monoreddito (anche se quelle con due entrate trovano ugualmente molta difficoltà anch’esse ad arrivare a fine mese), che andrebbero ad ingrossare il numero di disoccupati, disperati, vessati e possibili suicidati. Eh già, è così tanto assurdo l’suo dell’ultimo vocabolo? La cronaca italiana e sotto gli occhi di tutti: non c’è giorno in cui non si abbia notizia di qualcuno che la fa finita perché defraudato della dignità di uomo incapace di far vivere degnamente la propria famiglia, di onorare gli impegni con i propri dipendenti, di far fronte ai debiti necessariamente contratti e via dicendo. I Commissari hanno, sì, l’obbligo di applicare la legge interpretandola con dovizia ma hanno, soprattutto, l’obbligo morale di non assurgere a “giustizieri” primo passo per essere proclamati “supereroi”. I 3 Commissari non devono agire tagliando le spese di netto ed annullandone ogni singola voce. Devono, invece, ridurle le spese agendo da padri di famiglia. In ogni casa dove si vive in difficoltà non si smette di mangiare perché non bastano i soldi: si spende di meno ma si mangia, magari non filetto ma secondo taglio. No, egregi Commissari, non si gettano in strada centinaia di famiglie a cui, inoltre, si chiede perfino di pagare tutti i tributi portati da voi stessi all’aliquota massima. Non abbiate in mente solo lo schemino che vi è stato insegnato all’Università: la pratica, spesso, può rivelarsi tutt’altra cosa rispetto alla teoria. Lo Stato che voi rappresentate non può e non deve essere addirittura più crudele, più arrogante, più presuntuoso e più cinico perfino di quanti hanno condotto Reggio nelle condizioni in cui versa ormai, pressoché, vegetando. Vi diciamo una cosa, forse l’ultima se non ci viene in mente dell’altro: semmai stiate agendo (anche) per demolire (politicamente) il famigerato “Modello Reggio”, sappiate che siete in ritardo perché esso, come grazie ad un comando programmato nel tempo, si è già auto-distrutto; semmai siate sospinti e sorretti da una ben precisa azione politica di un certo schieramento sappiate che non sono i reggini a dover pagare per le azioni di loro concittadini sempre e comunque perpetrate ai loro danni; e concludiamo: acclarate le molte responsabilità di chi ha condotto Reggio sulla soglia del dissesto, non soltanto economico ma anche etico, morale e sociale, tant’è che la vostra azione è diretta al ripristino della situazione, abbiate la stessa determinazione dimostrata denunciando il tutto a chi di dovere redigendo un Piano di Riequilibrio della Legalità. A proposito, ci togliete una curiosità: davvero il disavanzo è di 111 milioni di euro? E davvero ci vogliono dieci anni per sanarlo? No, sapete perché? Perché abbiamo qualche dubbio: o il disavanzo è molto più ingente oppure una città come Reggio ci impiegherebbe 2 massimo 3 anni per sanarlo e non 10. E, ciò considerando, il vostro Piano non ci convince affatto. Anche perché, se il disavanzo è di quasi 111 milioni di euro un grande aiuto ve l’ha dato – ammesso che abbiate l’umiltà di accettarlo e non la presunzione di proseguire come caterpillar asfaltando tutto e tutti – proprio il Sindaco di cui siete i successori. Oltre il 40% dei 111 milioni potrebbe venire dalla dismissione del Patrimonio Pubblico. Prima che il processo di dismissione fosse bloccato dalla Corte dei Conti Calabria, Sezione Regionale di Controllo, perché l'orientamento giurisprudenziale in materia di edilizia pubblica limita l'utilizzo dei proventi della dismissione per il ripiano del deficit finanziario dei comuni (cosa scriteriata anche considerando che Comuni ben più importanti come Napoli e Venezia fondano i loro rispettivi piani di riequilibrio economico-finanziario proprio sulla dismissione del patrimonio immobiliare), l'Amministrazione Comunale, quando era ancora in carica l'ex Sindaco, aveva approvato due bandi di vendita per complessivi 80 milioni di euro, su un patrimonio comunale dal valore di 200 milioni, ottenendo richieste d'acquisto per circa 45 milioni di euro (e circa 5 milioni di euro di caparre già versate dai futuri acquirenti). Alla luce del T.U.E.L. (Testo Unico Enti Locali),  art. 193, che prevede, ai fini del ripiano degli eventuali debiti fuori bilancio e dell'eventuale disavanzo di amministrazione risultante dal rendiconto approvato, l'utilizzo di tutte le entrate e le disponibilità nonché i proventi derivanti da alienazione di beni patrimoniali, ed alla luce della riforma costituzionale che ha sottratto allo Stato la competenza esclusiva in materia di edilizia pubblica, l'ex Sindaco Arena aveva  deciso di chiedere al Presidente del Consiglio Regionale, Franco Talarico, ed al Governatore Giuseppe Scopelliti, una modifica dell'attuale legislazione regionale in materia. In definitiva, l'eventuale soluzione normativa non farebbe altro che consentire ai Comuni in pre-dissesto di fare ciò che è consentito ai Comuni in dissesto dichiarato. "L'obiettivo – spiegò qualche tempo fa Arena – è quello di utilizzare i proventi della dismissione del patrimonio pubblico per incidere sulla liquidità dell'Ente, ripianare il deficit, ammorbidire il duro piano di rientro approntato dai commissari e magari produrre una tangibile riduzione della pressione fiscale e della spesa pubblica". L’ipotesi-Arena è da prendere in considerazione oppure, in coro ed all’unisono, a Reggio risponderete ancora “Mi ‘ndi futtu”? Fate il vostro lavoro con serietà, abnegazione, determinazione e quant’altro. Ma lasciate fottere i film di Charles Bronson in cui, di notte e di giorno, si ergeva a paladino della giustizia sentenziando e “giustiziando”. Tartassateci come meglio nessuno saprebbe fare ma abbiate la coscienza di fermarvi se sul vostro tragitto c’è soltanto una, una sola, persona che grazie a voi rischia di perdere il posto di lavoro e, con esso, la dignità della quale ogni essere umano ha bisogno di mantenere. Non demolite chi vi ha preceduto facendo pagare un prezzo altissimo e sproporzionato a chi lavora alacremente per portare uno stipendio a casa. A costoro li avete già “salati” con l’innalzamento dei tributi e delle tasse. Hanno, abbiamo, la città ha il diritto che a sanare la situazione sia la politica che tra un anno vi subentrerà. Non toccate i posti di lavoro di nessuno e lasciate, nel caso della Re.G.E.S. S.p.A. il contratto vada a scadenza il prossimo 2 ottobre 2015. Non assumetevi responsabilità più grandi e più gravose di quelle che già sono ascritte a chi ha ridotto Reggio e i reggini in questo modo. Non fatelo! Insieme alla Maggioli Tributi S.p.A. trovate, sin da subito, il modo per ridurre i costi di gestione così come giusto. Abbandonate, però, il disegno disastroso di cui avete tracciato già le linee con il vostro Piano: l’alienazione o la dismissione della Re.G.E.S. S.p.A. NON PUO’ NE’ DEVE essere considerata la panacea di tutti i mali anche perché esse non lo sono. Il 3 ottobre 2015, chi vi subentrerà conoscendo molto meglio di voi la delicatezza del territorio, le sue difficoltà, i suoi pregi ed i suoi difetti, le sue enormi potenzialità (fin’oggi tarpate), le sue infinite contraddizioni, i suoi limiti e tutto ciò ch’è necessario conoscere, deciderà il da farsi! Sistemate pure i conti in rosso del Comune ma non toccate un solo posto di lavoro: la prima azione è senz’altro dovere e compito vostro, la seconda no! Non arrogatevi il diritto di togliere la dignità a nessuno di noi Reggini!

Condividi sui social

Reggio di Calabria: vicenda ReGES, ecco il testo integrale del documento inviato dal legale dei dipendenti ai Commissari che, al cospetto, fanno scena muta venendo meno all’impegno preso

Riportiamo, integralmente, il testo del documento inviato dall'avvocato Roberto Capria ai tre componenti della Commissione Straordinaria che, dopo lo scioglimento del Consiglio comunale del 9 ottobre scorso, amministra – diciamo così – la Città. Ricordiamo, ad ogni buon conto, che durante l'incontro tenuto da una delegazione dei dipendEnti e gli stessi Commissari lo scorso 6 marzo, l'avvocato Capria aveva annunciato la produzione (entro 10 giorni) di un documento ampiamente esaustivo del perchè il DL 95/2012 non poteva essere applicato alla ReGES e, di concerto, i Commissari avevano garantito un ulteriore incontro dopo aver letto, studiato ed interpretato (l'hanno fatto?) quanto prodotto anche in questo caso entro 10 giorni dal ricevimento.

 

Ecco il testo del documento inviato ai Commissari.

A Sua Eccellenza il Prefetto dott. Vincenzo Panico

nella qualità di Presidente della Commissione Straordinaria

Egr. dott. Giuseppe Castaldo

nella qualità di Componente della Commissione Straordinaria

Egr. dott. Dante Piazza

nella qualità di Componente della Commissione Straordinaria

Palazzo San Giorgio

89100 Reggio Calabria

Reggio Calabria, 15 marzo 2013

Oggetto: inapplicabilità delle disposizioni normative di cui al comma 1 dell’art. 4 DL 95/2012 alla società mista Re.G.E.S. S.p.A., con conseguente illegittimità degli eventuali provvedimenti di alienazione della quota pubblica o di scioglimento.

Con deliberazione n. 42 dell’11 dicembre 2012 la Commissione straordinaria, con i poteri del Consiglio Comunale, ha disposto il ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale, prevista dall’art. 243 bis del Dlgs n. 267/2000.

In esecuzione di detta delibera ha inoltrato, ai Ministeri competenti, il paino previsto dalla normativa di cui sopra con il quale, alle pagine 40 e 41, ha richiamato le diverse discipline, di recente introdotte, ed ha inquadrato la società Re.G.E.S. S.p.A. nell’ambito normativo delle società che offrono alle pubbliche amministrazioni meri servizi strumentali.

Conseguentemente all’effettuato inquadramento, ha ritenuto applicabile alla società Re.G.E.S. S.p.A. l’art. 4, comma 1, del decreto legge n. 95/2012, che prevede una duplice alternativa modalità di dismissione della partecipazione pubblica mediante: o lo scioglimento della società (entro il 31 dicembre 2013) o, tramite una procedura ad evidenza pubblica, l’alienazione (entro il 30 giugno 2013) dell’intera partecipazione detenuta dalla pubblica amministrazione.

Sulla scorta di tale inquadramento e della supposta applicabilità dell’art. 4 comma 1 del DL 95/2012, il Comune di Reggio Calabria ha manifestato l’intenzione di voler dapprima procedere al tentativo di alienazione della quota pubblica di maggioranza, da esso detenuta nella società Re.G.E.S. S.p.A., ed in caso negativo allo scioglimento della medesima società.

Ciò posto, con spirito collaborativo e propositivo, già manifestato in occasioni dei recenti incontri, si propongono, in adesione al mandato conferitomi dai dipendenti della Re.G.E.S. S.p.A. specificati nell’allegato elenco, qui di seguito, alcune considerazioni che supportano la già esposta tesi di non percorribilità giuridica delle ipotesi formulate dal Comune di Reggio Calabria, relativamente alla società mista Re.G.E.S. S.p.A., con il piano di riequilibrio finanziario pluriennale, proposto ai sensi degli articoli 243 bis, 243 ter e 243 Tuel, di recEnte dai media reso pubblico.

A) Inapplicabilità alla società mista Re.G.E.S. S.p.A. dell’art. 4 comma 1 del DL 95/2012, convertito, con legge 7 agosto 2012 n. 135, sussistendo una norma di carattere speciale (art. 52 del Dlgs 446/1197) che espressamEnte regola il servizio di riscossione dei tributi Locali.

L’affidamento a terzi dell’accertamento e della riscossione dei tributi Locali, da parte della province e dei comuni, è espressamente disciplinato dalla normativa speciale contenuta nell’art. 52 del Dlsg 446/1997.

Normativa questa che recepisce nel nostro ordinamento i principi più volte espressi dall’Unione Europea, in materia di affidamento dell’accertamento e della riscossione dei tributi Locali alle società in house e miste, e particolarmente quanto statuito dalla Corte di Giustizia con la nota sentenza (Teckal) del 18.11.1999, n. C-107/98.

Tale disposizione normativa da una parte consente ai comuni ed alla province di poter disciplinare, con apposito regolamento, le proprie entrate anche tributarie, per quanto attiene l’individuazione e definizione delle fattispecie imponibili, dei soggetti passivi e dell’aliquota massima dei singoli tributi e disciplina anche i modi di approvazione di detti regolamenti.

Dall’altra parte stabilisce che qualora venga deliberato di affidare a terzi, anche disgiuntamente, l’accertamento e la riscossione dei tributi e di tutte le entrate, le relative attività devono essere affidate (oltre che ai soggetti iscritti nell’albo di cui all’art. 53 comma 1 ed agli operatori degli stati membri, richiamati al predetto comma 5, lettera b), punto 2 e sempre nel rispetto della normativa dell’Unione Europea e delle procedure vigenti in materia di affidamento della gestione dei servizi pubblici Locali) alle società:

– a capitale interamente pubblico, di cui all’art. 113, comma 5, lettera c) del Testo Unico di cui al Dlsg 18 agosto 2000 n. 267 e successive modificazioni, mediante convenzione, alle seguEnti condizioni: che l’Ente titolare del capitale sociale eserciti sulla società un controllo analogo a quello esercitato sui propri servizi; che la società realizzi la parte più importante della propria attività con l’Ente che la controlla;

– che svolgano la propria attività solo nell’ambito territoriale di pertinenza dell’Ente che la controlla;

– di cui all’art. 113, comma 5, lettera b) del citato testo unico di cui al Dlgs n. 267 del 2000, iscritte all’albo di cui all’art. 53, comma 1 del presente decreto, i cui soci privati siano scelti, nel rispetto della disciplina e dei principi comunitari, tra i soggetti di cui ai numeri 1) e 2) della presente lettera, a condizione che l’affidamento dei servizi di accertamento e di riscossione dei tributi e delle entrate avvenga sulla base di procedure ad evidenza pubblica.

La società mista Re.G.E.S. S.p.A. – previa adozione dei necessari atti deliberativi da parte del Comune di Reggio Calabria e dello svolgimento di una proceduta ad evidenza pubblica, a doppio oggetto, per la selezione del socio di minoranza – è stata costituita applicando pedissequamente la predetta normativa speciale, contenuta nell’art. 52 del Dlgs 446/1997, il modello organizzativo ivi previsto ed i principi comunitari applicabili a tale materia,

Difatti, con atto redatto dal Notaio dott. Giovanni Putortì, in data 31 maggio 2005, è stata costituita la società mista Re.G.E.S. S.p.A. a partecipazione maggioritaria del Comune di Reggio Calabria, ove all’art. 1 è stato specificato che tra il Comune di Reggio Calabria e la Maggioli Tributi S.p.A. “viene costituita una società per azioni ai sensi dell’art. 113 del Dlgs 267/2000 e delle altre normative, integrative, modificative, collegate ed interessate”.

Con il medesimo atto costitutivo e con l’allegato Statuto, si è previsto, tra gli scopi sociali, lo svolgimento anche delle seguenti attività:

– liquidazione ed accertamento dei tributi con la determinazione dell’imponibile, la liquidazione e la notifica al contribuente, delle imposte, tasse ed altre entrate degli Enti Locali:

– riscossione dei tributi e delle entrate accertate;

– recupero dei tributi comunali (TARSU, ICI, TOSAP, ecc…) e assistenza all’utenza ed al pubblico in relazione all’accertamento e gestione dell’imposta comunale pubblicità e del diritto sulle pubbliche affissioni;

– riscossione dei tributi, tariffe ed entrate patrimoniali di competenza degli Enti Locali nel rispetto delle norme di leggi e regolamEnti.

Con scrittura privata datata 31 maggio 2005, tra il Comune di Reggio Calabria e la Maggioli Tributi S.p.A., si è inteso disciplinare la vita futura della società, integrando pertanto le pattuizioni dello Statuto con quelle in detto atto riportate, che hanno assunto la natura di “patti parasociali”.

Nella prefata scrittura priva si è testualmente premesso “che il Comune di Reggio Calabria e Maggioli Tributi, quale società iscritta all’albo previsto dall’art. 53 del Dlgs 446/1997, selezionata a seguito di procedimento concorsuale di evidenza pubblica, hanno costituito in data odierna, ai sensi dell’art. 52 del citato Dlgs 446/1997 e dell’art. 113 del TUEL, approvato con il Dlgs 367/2000, una società per azioni denominata Re.G.E.S. S.p.A.”.

Avverso la proceduta di selezione, a doppio oggetto, del socio privato di minoranza, che ha visto preferita la Maggioli Tributi S.p.A., è stato proposto un giudizio amministrativo, conclusosi in data 8 febbraio 2005, con la decisione del Consiglio di Stato che ha dichiarato inammissibile i ricorsi amministrativi presentati contro la scelta della Maggioli Tributi S.p.A. quale socio privato di minoranza.

Tra il Comune di Reggio Calabria e la Re.G.E.S. S.p.A., in data 3 ottobre 2005, è stato, quindi, stipulato un contratto di servizio per l’affidamento alla società mista Re.G.E.S. S.p.A. dei servizi di accertamento, liquidazione e riscossione delle entrate di natura tributaria ai sensi della sopra citata normativa.

Da quanto sopra esposto ne consegue che alla Re.G.E.S. S.p.A., essendo stata costituita in applicazione della norma speciale, contenuta nell’art. 52 del Dlgs 447/1997, che regola l’attività di accertamento, liquidazione e riscossione dei tributi Locali, non è applicabile la normativa di cui al primo comma dell’art. 4 del DL 95/2012.

Difatti nel nostro ordinamento giuridico è previsto che, nel caso in sui sussista un’ebentuale antinomia tra una norma generale (in questo caso contenuta nel primo comma dell’art. 4 del DL 95/2012) ed una norma speciale (in questo caso contenuta dell’art. 52 del Dlgs 447/1997), ed entrambe regolino diversamente la medesima situazione, ma la prima sia posteriore alla seconda, tale contrasto venga superato applicando il noto brocardo “lex posterior generali non derogat priori speciali”.

Principio questo che, in buona sostanza, stabilisce che la norma generale, anche se posteriore alla norma speciale, non possa abrogare o derogare la norma speciale.

Da ciò ne discende che l’affidamento della suddetta attività alla Re.G.E.S. S.p.A. da parte del Comune di Reggio Calabria resta esclusivamente regolato dalla citata norma speciale che non prevede alcun obbligo di alienazione della quota pubblica o di liquidazione della società.

Ipotesi queste, previste nella norma generale di cui al comma 1 dell’art. 4 del DL 95/2012 che si ripete, in virtù del richiamato principio, non si applica alla società mista Re.G.E.S. S.p.A..

B) Inapplicabilità alla società mista Re.G.E.S. S.p.A. dell’art. 4, comma 1 del DL n. 95/2012, convertito con legge 7 agosto 2012 n. 135, che esclusivamEnte disciplina le società partecipate cd. strumentali con uno specifico fatturato. 

Da un’analisi del testo normativo emerge la tecnica redazionale adottata che è quella di inserire all’interno numerosi commi che lo compongono e che la maggior parte delle previsioni, in esso contenute, sono dettate per tutte le cosietà, direttamente o indirettamente controllate da amministrazioni pubbliche che svolgono attività strumentali in favore delle stesse.

Mentre altre, invece, riguardano specificatamente la medesima categoria di società che svolgonoa ttività strumentale, ma con la limitazione imposta dal comma 1 del DL 95/2012 relativamente al fatturato, che deve essere costituito per oltre il 90% da prestazioni di servizi alla pubblica amministrazione di riferimento.

E’ per questa ragione che le norme contenute nell’art. 4 del DL 95/2012 hanno imposto agli operatori di diritto un’analisi esegetica ed un inquadramento nel sistema.

E’ opinione diffusa, ed anche non controversa, degli operatori del diritto che i commi da 1 a 4 (esclusi fli art. da 3 bis a quinquies) dell’art. 4 del DL 95/2012, non si rivolgono alle società partecipate che gestiscono servizi pubblici Locali o che svolgono funzioni amministrative (esternalizzabili per espressa indicazione contenuta nell’art. 13 del “Decreto Bersani” alle società in house o miste), ma sono esclusivamente applicabili alle società cd. strumentali che, in forza delle precisazioni contenute nell’art. 13 del “Decreto Bersani”, sono quelle costituite, partecipate o affidate da pubbliche amministrazioni che svolgono in favore di queste ultime “la produzione di beni e servizi strumentali all’attività di tali Enti”.

Precisato che il comma 1 dell’art. 4 del DL 95/2012 si rivolge alle società strumentali partecipate dalla P.A. (peraltro limitatamente a quelle che hanno un fatturato nella misura in essa indicata) si rimarca che la Re.G.E.S. S.p.A. non uò, per i motivi che di seguito saranno espressi, essere definita società strumentale e che, pertanto, la normativa sopra richiamata non può essere applicata a tale tipo di società mista.

La società, difatti, ha per oggetto la devoluzione di tutti il complesso di funzioni normalmente di competenza dell’ufficio tributi comunale così esercitando, di fatto, una generale sostituzione e subentro nelle funzioni normalmente demandate a detto ufficio.

Tali funzioni comprendono, prima ancora dell’ordinaria gestione dell’attività di liquidazione, accertamento e riscossione dei tributi locali, più in generale la gestione delle attività di manutenzione e sviluppo delle banche dati territoriali e tributarie necessarie, il controllo delle posizioni contributive ed alla loro relazione con gli oggetti di imposizione e di fornitura nei confronti dell’Ente di servizi nel campo dell’elaborazione della trasmissione dati.

Circa la possibilità che società partecipate degli Enti Locali possano svolgere funzioni amministrative in senso stretto, basta richiamare, qui di seguito, quanto affermato dal Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri: “Per quanto riguarda il settore degli Enti Locali, trattandosi di funzioni amministrative in senso stretto, fra le maggiori esperienze di esternalizzazione compiute ed in atto rientrano certamEnte quelle che si riferiscono alla materia della fiscalità locale” (cfr. il testo “Esternalizzazione delle funzioni amministrative”).

Su tali divergenbti posizioni è intervenuta di recente l’ANCI esprimendo una propria considerazione e specificatamente sostenendo che “sul piano dottrinario si sta affermando la tesi secondo la quale l’affidamento a terzi dell’attività di cui trattasi (riscossione delle entrate locali) debba configurarsi come affidamento di una funzione pubblica, con delega di poteri autoritativi, dal quale affidamento la delega dei poteri autoritativi pubblici necessari per adempiere alla funzione esternalizzata costituisce elemento essenziale e connotante”.  

Nello stesso senso è intervenuta anche l’Antitrust affermando che l’attiva di accertamento, liquidazione e riscossione dei tributi locali non è qualificabile come servizio pubblico locale perché finalizzata a rispondere ad esigenze e fini istituzionali dell’Ente pubblico.

Tutto ciò conforta ed arricchiesce l’opinione sopra accennata che la società Re.G.E.S. S.p.A. non svolge attività prettamente strumentale in favore del Comune di Reggio Calabria.

C) Inapplicabilità alla società Re.G.E.S. S.p.A. dell’art. 4 comma 1 del DL n. 95/2012 convertito con legge 7 agosto 2012 n. 135, per l’espressa deroga, contenuta nel comma 3 del predetto articolo, svolgendo detta società partecipata un servizio d’interesse generale anche avente rilevanza economica.

Senza alcun pregiudizio per gli assorbenti motivi sopra esposti, che certamente escludono l’applicabilità del comma 1 dell’art. 4 del DL 95/2012 alla società mista Re.G.E.S. S.p.A., si obietta che tale disposizione normativa, per l’espressa previsione in essa contenuta al comma 3, non si applicherebbe, comunque, alla predetta società svolgendo la stessa un servizio generale anche avente rilevanza economica.

Sin da adesso, comunque, si rileva che l’applicazione del citato primo comma alla Re.G.E.S. S.p.A. comporterebbe un’aperta violazione da parte del Comune di Reggio Calabria a quanto esposto al precitato comma 3.

La Re.G.E.S. S.p.A., nell’interesse del Comune di Reggio Calabria, difatti, svolge un servizio di interesse generale avente forte rilevanza economica tant’è che il compito precipuo di detta società, per come previsto nell’atto costitutivo e nello statuto già precedentemente richiamati, consiste nell’accertamento e nella liquidazione dei tributi con la determinazione dell’imponibile, la liquidazione e la notifica al contribuente delle imposte, tasse e delle altre entrate degli Enti locali e la riscossione dei tributi e delle tasse accertate.

E’ indubitabile che le attività di interesse economico generale sopra menzionate, e specificatamente demandate dal Comune di Reggio Calabria alla Re.G.E.S. S.p.A., costituiscono dei servizi prestati nell’interesse generale della collettività che contribuiscono a realizzare fini sociali di solidarietà e di uguaglianza e promuovono lo sviluppo economico della comunità locale.

E’ evidente, inoltre, che tali attività incidono sulla possibilità dell’Ente di far fronte ai servizi necessari in favore della propria comunità, essendo le risorse derivanti dalle entrate tributarie e patrimoniali il più rilevante mezzo di sostenimento economico.

Se, poi, si aggiunge che il Comune di Reggio Calabria versa in una situazione di proclamato pre-dissesto e che il Piano di Riequilibrio Finanziario Pluriennale dà molto risalto all’attivazione di azioni straordinarie che “imprimano una potente accelerazione al flusso di entrate e si traducano in un effettivo incremento della liquidità dell’Ente” e “dirette anche al recupero dell’evasione tributaria”, è evidente l’interesse generale perseguito dal Comune di Reggio Calabria, con l’attività svolta dalla Re.G.E.S. S.p.A., di poter accedere alla procedura di pre-dissesto e, conseguentemente, di beneficiare delle provvidenze e del sostegno previsto dalla normativa di riferimento.

D) Inapplicabilità alla società mista Re.G.E.S. S.p.A. dell'art. 4, comma 1 del DL n. 95/2012, convertito con legge 7 agosto 2012 n. 135, per l'espressa deroga contenuta nel comma 3 del predetto articolo, gestendo detta società partecipata banche dati strategiche per il conseguimento di obiettivi economico-finanziario.

Sempre senza alcun pregiudizio per gli assorbenti motivi dianzi esposti, che certamente escludono l'applicabilità del comma 1 dell'art. 4 del DL 97/2012 alla società mista Re.G.E.S. S.p.A., si rileva che, nell'atto costitutivo della Re.G.E.S. S.p.A. e nell'allegato statuto, è previsto che la Re.G.E.S. S.p.A. ha il compito di svolgere le seguenti attività:

– manutenzione e sviluppo delle banche dati tributarie e territoriali, propedeutiche al controllo delle posizioni contributive ed alla loro relazione con gli oggetti di imposizione;

– implementazione di applicazioni informatiche ad hoc per la questione dei principali dati di riferimento (anagrafe, stato civile, licenze comunali, partite IVA del contribuente, ecc…);

– analisi e gestione di pratiche amministrative, mediante raccolta, inserimento, trattamento ed elaborazione di dati relativi o connessi alle pratiche medesime.

Il sistema informativo aziendale della Re.G.E.S. S.p.A. quale società di riscossione dei tributi è costituito dall'insieme di sistemi software, informazioni utilizzate, prodotte e trasformate durante l'esecuzione dei processi aziendali, delle modalità in cui esse sono gestite e dalle risorse sia umane che tecnologiche coinvolte. E' quindi riduttivo parlare di database o di base di dati in virtù del fatto che l'insieme delle informazioni e dei sistemi compone il patrimonio informativo che nel complesso supporta e rende possibile la gestione dei processi di riscossione dei tributi. E' quindi una piattaforma "reticolare" articolata su più livelli i cui anelli di congiunzione sono dei sottosistemi molto complessi e strutturati su molteplici livelli.

I sistemi in questione, solitamente composti da appartati server dotati di elevate capacità di calcolo idonei alla gestione dei grandi flussi da elaborare e connessi a numerose postazioni operative sia locali che remote. Tutti gli apparati sono sotto protezione di sistemi di alimentazione, anti intrusione, anti virus, video sorveglianza, climatizzazione, ecc… Il sistema garantisce accessi controllati sia per livelli operativi sia per settore e tributo (cd. livello di sistema).

La caratteristica intrinseca dei dati relativi alla gestione dei tributi è legata alla stratificazione delle informazioni necessarie alla gestione dei singoli livelli di controllo della riscossione, ognuno specificatamente dedicato ad ospitare informazioni dettagliate di soggetti informativi:

– dati di sistema (tabelle di base, configurazioni legate al soggetto titolato alla riscossione);

– dati parametrici (tabelle informative di base: aliquote, categorie, parametri di calcolo e stampa, percentuali di interesse, spese di notifica, ecc…);

– dati generali (anagrafiche, carichi familiari, carichi tributari in genere, immobili, utenze, denunce, dichiarazioni, ecc…);

– sottosistemi di monitoraggio e controllo dei risultati (procedure di estrazione elaborazione per il controllo di processo) (cd. livello logico).

Oltre alla fase puramente dedicata all'incasso dei ruoli caratterizzata dalla capacità di mettere in connessione tutti i nodi informativi dei singoli comparti tributari.

La gestione prevede oltre che al mantenimento operativo della banche dati basato su criteri di efficienza ed efficacia anche di processi di costante aggiornamento degli stessi attraverso processi di alimentazione e incrocio di banche dati proveniente dall'esterno, da fonti istituzionali e ufficiali.

Le banche dati, infatti, vengono alimentate attraverso processi operativi gestionali:

– ampliamento della base di dati (prettamente delegate ad attività accertative e su autodenuncia) provenienti da nuove acquisizioni;

– l'aggiornamento della base di dati tramite processi automatici e l'acquisizione di flussi dati periodici provenienti delle fonti istituzionali (anagrafe comunale, dati Agenzia del Territorio, Agenzia delle Entrate, ecc…);

– l'alimentazione;

– altri tipi di aggiornamento sono garantiti attraverso l'accesso della banche dati nominative per singoli contribuenti tramite le piattaforme Siatel, Sister, Camera di Commercio, ecc… (cd. livello operativo).

Attraverso dei sistemi software è consentita la fase di controllo operativo e di gestione. Le attività di controllo sono supportate da sistemi di estrazione dati di tipo selettivo e/o per singoli argomenti (soggetti, tributi, liste di emissione, ecc…). Il monitoraggio costante delle attività di riscossione è una necessaria attività per l'analisi sull'andamento operativo sia dei flussi di cassa che dei flussi di produzione. Attraverso l'analisi di gruppi di dati omogenei il processo viene reso efficace.

I dati gestiti dalla Re.G.E.S. S.p.A. sono assoggettati alla norma "Codice in materia di protezione dei dati personali". In particolare, vista la natura dei dati "personali", sono adottate le necessarie autorizzazioni sia per il trattamento cartaceo che per quello informatico.

L'impiego dei dati è strettamente legato alla gestione dei tributi ed è fondamentale il profilo storico dei dati. La storia documentale assieme alla storicizzazione degli eventi, sia di tipo informativo che documentale, per singola posizione dei contribuenti e singola annualità consente un trattamento globale e storico degli eventi succeduti nel tempo. La visione di insieme garantisce una profilatura fiscale e tributaria che rende preciso e determinabile il gettito tributario per ogni settore e per ogni partita.

Tale complessa gestione è direttamente finalizzata al perseguimento dell'obiettivo economico-finanziario dell'Ente comunale consistente nell'acquisizione delle entrate tributarie ed extratributarie (tariffarie e, più in generale, patrimoniali) di cui il Comune di Reggio Calabria è titolare.

Appare di tutta evidenza la funzione strategica propria di tali banche dati senza le quali la Re.G.E.S. S.p.A. non potrebbe svolgere la funzione assegnatale dal Comune di Reggio Calabria che richiede un costante aggiornamento ed una implementazione continua della stessa proprio in funzione del raggiungimento dell'obiettivo economico-finanziario sopra specificato.

Peraltro, va segnalato che nel richiamato comma è anche previsto che l'individuazione della banche dati strategiche per il conseguimento di obiettivi economico-finanziari, avviene in relazione all'esigenza di tutela della riservatezza e della sicurezza dei dati ed è rimessa ad un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri da adottare su proposta del Ministro Vigilante, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze e previa deliberazione del Consiglio dei Ministri.

Da ciò discendono due considerazioni:

a) la prima è che tale compito, demandato al Presidente del Consiglio dei Ministri, non può che avere una funzione accertativa per cui non occorre attendere tale DPCM essendo sufficiente valutare se la banca dati sia strategica per il conseguimento della funzione demandata dal Comune di Reggio Calabria alla Re.G.E.S. S.p.A. e se sussistano esigenze di tutela della riservatezza e della sicurezza dei dati;

b) la seconda è che ove fosse erratamente ritenuto che il DPCM abbia una funzione costitutiva, occorrerebbe attendere l'emissione di tale decreto al fine di verificare l'inclusione nell'elenco prima che il Comune possa emettere i provvedimenti indicati al comma 1 del DL 95/2012 poiché, ove la Re.G.E.S. S.p.A., in quanto delegata al servizio di accertamento e riscossione dei tributi, beneficiasse della consequenziale deroga, detti provvedimenti sarebbero emessi illegittimamente.

L'opinione di chi scrive si attesta sulla prima ipotesi ritenendo che la valutazione circa la strategicità di una banca data per il conseguimento di una attività in favore di una pubblica amministrazione e la verifica se la stessa debba essere tutelata, ai fini della riservatezza e della sicurezza dei dati, è precipuo e facile compito della committente amministrazione.

E) Inapplicabilità alla società mista Re.G.E.S. S.p.A. dell'art. 4, comma 1 del DL n. 95/2012, convertito con legge 7 agosto 2012 n. 135, per espressa deroga contenuta nel comma 3 del predetto articolo.

Senza alcun recesso dei pregiudiziali motivi sopra esposti si rileva che il comma 3 espressamente prevede l'inapplicabilità del comma 1 del citato articolo nel caso in cui,  per le peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto, anche territoriale, di riferimento, non sia possibile per l'amministrazione pubblica controllante un efficace e utile ricorso al mercato.

A comprova della sussistenza nel territorio del Comune di Reggio Calabria delle peculiari caratteristiche sopra riportate, che non consentono all'Ente territoriale un efficace e utile ricorso al mercato, basta richiamare alcune considerazioni e giudizi espressi nel rapporto Svimez 2012 e nella proposta di scioglimento del Comune di Reggio Calabria inviata dal Prefetto di Reggio Calabria al Ministro dell'Interno.

Nel rapporto Svimez 2012 viene evidenziato come le caratteristiche economiche, sociali ed ambientali del Mezzogiorno d'Italia siano in forte negativa ascendenza.

Si legge, difatti, in detto rapporto che:

in un generale contesto di crisi recessiva, le quattro manovre effettuate nel 2010 e nel 2011 hanno avuto un impatto complessivo sul PIL più pesante nel mezzogiorno rispetto al Centro-Nord e che, per effetto di tale impatto, in tale zona vi è una caduta degli investimenti pari al 75%.

– a causare la contrazione dell'attività produttiva è il forte calo dei consumi che, nel 2013, al Sud, scendono più del doppio che nelle altre parti d'Italia;

– nella crisi il Sud ha pagato già un prezzo molto alto con tagli significativi alle risorse per investimenti;

– nel Sud, nel 2011, i dipendenti sono calati dello 0,07% pari a 31mila unità;

– nel 2010 il tasso di disoccupazione registrato ufficialmente è stato del 13,6% al Sud e del 6,3% al Centro-Nord;

– sussiste una questione generazionale che nel nostro Paese è una questione essenzialmente meridionale e la crisi è andata ad incidere su di una situazione già estremamente precaria;

– negli ultimi tre anni, dal 2008 al 2011, gli occupati giovani under 30 sono scesi dell'11% a livello nazionale, del 22% al Sud;

– per le nuove generazioni del Mezzogiorno si sono sbarrate le porte d'accesso al lavoro e nessun titolo di studio sembra in grado di proteggere i giovani dell'impatto della crisi.

Nella proposta di scioglimento del Comune di Reggio Calabria, formulata dal Prefetto di Reggio Calabria al Ministro dell'Interno, che è stata accolta con provvedimento del Presidente della Repubblica, vi è, testualmente, così riportato:

"le considerazioni sopra riportate inducono a ritenere gravemente compromessa la capacità amministrativa e gestionale del Comune di Reggio Calabria, condizionata da un'esposizione debitoria espressamente rilevante";

– "è evidente, peraltro, che pensare di poter risollevare le sorti cittadine in una realtà così complicata e, per molti aspetti, asservita ad interessi privati anziché pubblici, appare impresa decisamente improba";

– "in tale problematica situazione, come sopra detto, le intromissioni della criminalità organizzata appaiono talmente ramificate e pervasive che non risultano opponibili con il mantenimento della situazione attuale".

Ne consegue che, a fronte della documentazione richiamata che attesta l'intromissione della criminalità organizzata e le problematiche di carattere economico e sociale del Mezzogiorno, particolarmente della provincia di Reggio Calabria che costituisce un ancor più negativo avamposto, non sia possibile per il Comune di Reggio Calabria un efficace e utile ricorso al mercato per reperire un eventuale affidatario di tale delicatissima funzione in sostituzione della Re.G.E.S. S.p.A..

Tutto ciò conduce all'applicabilità della deroga al comma 1 dell'art. 4 del DL 95/2012 specificatamente prevista dal comma 3 del medesimo articolo.

F) In ordine alla possibilità di predisporre un piano di ristrutturazione e razionalizzazione delle società partecipate.

In ultimo, ci sia consentita un'ulteriore considerazione.

La norma di cui si discute, al comma 3 sexies, prevede che l'Ente possa proporre un piano di ristrutturazione delle società controllate mediante accorpamento in società che rispondono ai requisiti della legislazione comunitaria in materia di in house providing.

Si ha contezza che codesto Comune, in attuazione alla norma sopra richiamata, ha predisposto un piano di ristrutturazione che prevede l'accorpamento di Multiservizi RC S.p.A. alla S.at.i. S.r.l. con capitale al cento per cento comunale.

Non si comprendono, invece, i motivi che hanno indotto codesto Ente ad escludere da tale piano di ristrutturazione e di accorpamento le altre società partecipate e specificatamente la Re.G.E.S. S.p.A..

L'inserimento in detto piano, ancora proponibile stante che il termine ivi previsto non può ritenersi di natura perentoria, certamente eviterebbe di percorrere le diverse ipotesi formulate dal Comune di Reggio Calabria e di ottenere, in un momento in cui è forte bisogno, la massima produzione da parte della Re.G.E.S. S.p.A., sia in termine di accertamento che di riscossione, una notevole contrazione di costi, una forte diminuzione delle instabilità, anche di natura lavorativa, oggi sussistenti, il tutto con notevoli ripercussioni positive sull'attuazione del Piano di Riequilibrio.

***********

Alla luce delle suesposte argomentazioni giuridiche, si conclude ribadendo l'inapplicabilità alla società Re.G.E.S. S.p.A. del primo comma dell'art. 4 del DL 95/2012, con conseguente non percorribilità giuridica delle ipotesi formulate relativamente alla predetta società nel richiamato Piano, per i seguenti motivi:

a) l'attività di accertamento e riscossione svolta dalla Re.G.E.S. S.p.A., nell'interesse del Comune di Reggio Calabria, è regolata da una norma speciale (art. 52 del Dlgs 446/997), con conseguente inapplicabilità della legge generale posteriore contenuta nel comma 1 dell'art. 4 del DL 95/2012;

b) inapplicabilità alla società mista Re.G.E.S. S.p.A. dell'art. 4, comma 1 dell DL 95/2012 che esclusivamente si rivolge alle società partecipare cosiddette strumentali;

c) inapplicabilità alla società mista Re.G.E.S. S.p.A. dell'art. 4, comma 1 del DL 95/2012 per l'espressa deroga contenuta nel comma 3 del predetto articolo svolgendo la Re.G.E.S. S.p.A. un servizio di interesse generale avente rilevanza economica;

d) inapplicabilità alla società mista Re.G.E.S. S.p.A. dell'art. 4, comma 1 del DL 95/2012 per l'espressa deroga contenuta nel comma 3 del predetto articolo gestendo la Re.G.E.S. S.p.A. banche dati strategiche per il conseguimento di obiettivo economico-finanziario;

e) inapplicabilità alla società mista Re..G.E.S. S.p.A. dell'art. 4, comma 1 del DL 95/2012 per l'espressa deroga contenuta nel comma 3 del predetto articolo a fronte delle peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto, anche territoriali, non sia possibile per l'amministrazione pubblica controllante un efficace e utile ricorso al mercato.

Si annota che, ove il Comune di Reggio Calabria proceda nei confronti della Re.G.E.S. S.p.A. nei modi e nei termini già ipotizzati con il Piano di Riequilibrio Finanziario Pluriennale, cagionerebbe evidenti negative ripercussioni, di ogni specie, sulla forza lavoro oggi occupata in detta società, nonché illegittimi mutamenti della compagine sociale della Re.G.E.S. S.p.A. e del rapporto di affidamento in essere con detta società.

Rapporto questo che, comunque ed in ogni caso, per espressa previsione normativa contenuta nel comma 8 del prefato art. 4 del DL 95/2012 dovrà continuare fintantoché non giunga alla naturale scadenza contrattuale fissata per il giorno 2 ottobre 2015.

Si resta in attesa che venga fissata la data di un prossimo incontro, previsto nel verbale di cui si allega copia, al fine di meglio chiarire la posizione collaborativa assunta dai dipendenti Re.G.E.S. S.p.A. e da questo patrocinio assistiti.

 

Con deferenti saluti.

Avv. Roberto Capria

 

Allegati: copia del mandato con l'elenco dei dipendenti;

            copia del verbale redatto in data 6 marzo 2013.

Fin qui il testo del documento a firma dell’avvocato Capria in rappresentanza dei dipendenti da cui ha ricevuto ampio mandato. Dal punto di vista tecnico-giuridico, l’avvocato Capria è stato già ampiamente esaustivo ma a noi, adesso, in altro spazio de “Il Reggino”, è demandato il compito di guardare alla triste vicenda dal punto di vista prettamente sociale.

Condividi sui social

“Chiedo i miei diritti, Il Quotidiano della Calabria mi caccia!”. La denuncia di Sergio Notaro

di Sergio Notaro*. Il “nostro” Corrado Alvaro diceva che “la disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile”. Personalmente questo dubbio non l’ho mai avuto. Non solo: ritengo che il mondo dell’informazione, di cui mi onoro di fare parte, debba concentrare tutte le proprie forze su quella onestà tanto cara all’Alvaro, sulla legalità e, soprattutto, sull’etica. Tutti principi, a quanto pare, disattesi da “Il Quotidiano della Calabria” che pur professandoli con paginoni d’inchiostro, li smentisce con comportamenti incoerenti e ingiustificabili.

Vado velocemente al dunque. Collaboro con il suddetto giornale sin dal luglio del 2010. Ho sempre svolto la mia attività con passione e dedizione, apportando un contributo sia alle pagine della cronaca di Reggio, sia a quelle dello sport regionale. Nonostante abbia ricevuto solo una piccolissima parte dei compensi (forse ha più senso chiamarli rimborsi…) pattuiti come da contratto, ho continuato a prestare la mia opera, utilizzando a mie spese auto e telefono personali. Paradossalmente, ho dovuto far fronte, assieme agli altri colleghi collaboratori, anche all’acquisto del giornale cartaceo, non avendo diritto neppure al download gratuito dal sito della copia digitale. Fin qui, tutte problematiche già risapute e più volte denunciate dal Sindacato dei Giornalisti della Calabria. Ma l’episodio più grave e altamente inqualificabile è di questi giorni. Giunto alla determinazione di chiedere per iscritto le spettanze arretrate (ad oggi sono in credito di ben 23 mensilità su 30) attraverso l’ufficio legale del Sindacato dei Giornalisti della Calabria, mi sono visto – incredibilmente – interrompere la collaborazione con “Il Quotidiano” senza un giustificato motivo. Nello specifico, all’invio di un mio articolo per la pubblicazione, ho ricevuto come risposta una mail a firma del caposervizio sport con la quale mi veniva comunicato, su mandato dell’amministrazione, “che la collaborazione è interrotta”. Un benservito di basso stile che, guarda caso, giunge nel momento in cui non ho fatto altro che invocare un mio sacrosanto diritto, quello di chiedere la corresponsione dei compensi per le prestazioni effettuate. Nel contempo, ho inviato una mail all’amministrazione della Finedit (società editrice del giornale) chiedendo di essere messo a conoscenza dei motivi che hanno portato all’interruzione del rapporto collaborativo. La risposta ha chiaramente eluso la mia domanda, fornendo – solo – spiegazioni di ordine procedurale. Da ciò si intuisce che alla mia legittima richiesta di pagamento degli arretrati, il giornale ha ritenuto adottare un provvedimento “punitivo”. E’ questa la legalità per la quale “Il Quotidiano” si batte da sempre? E’ questa l’applicazione concreta di quei valori espressi nel corso della manifestazione del 25 settembre 2010 a Reggio Calabria? Si può ritenere questo un comportamento etico? Insomma, io non dovevo far valere i miei diritti. Dovevo subire in silenzio. Mi fermo qui. A me non resta altro che alzare la testa. La dignità non è un bene negoziabile! *Giornalista pubblicista. Nota del Direttore. Quello che avete letto è lo sfogo di un collega che denuncia ciò che gli è successo. Non lo conosco – ma non è importante – ma ciò ch’è invece importante è che, ogni tanto, qualcuno, ha il coraggio di denunciare. Il 9 marzo scorso, in occasione della presentazione dell’”Associazione Giornalisti Reggini” (http://www.ilreggino.news/index.php?option=com_content&view=article&id=6173:reggio-di-calabria-e-stata-presentata-lassociazione-qgiornalisti-regginiq&catid=8:cultura-arte-a-spettacolo&Itemid=14), sia il Segretario del Sindacato dei Giornalisti della Calabria (e Vicesegretario nazionale FNSI), Carlo Parisi, che il Presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, presenziando alla manifestazione, si sono espressi anche sul “caso Notaro” (sarebbe meglio dire sul caso “Il Quotidiano”). Il primo, Parisi, oltre a scrivere un editoriale sul sito istituzionale – www.giornalisticalabria.it – che riportiamo integralmente in coda, ha tenuto a sottolineare che “Giusto ieri c’è stato un caso gravissimo che ha visto protagonista in negativo un editore – quello de Il Quotidiano della Calabria, n.d..r – e, di conseguenza, un giovane collega reo di aver chiesto quanto spettante e, per questo, licenziato in tronco. Ciò ch’è grave è che non è solo quell’editore a comportarsi così ma quel modo di fare è uguale per molte altre realtà editoriali”. Parisi, in quell’occasione, ha poi anche rimproverato quei colleghi che, lavorando gratis o, comunque, accondiscendendo a farlo. “Quanti giornalisti lavorano gratis per le testate svilendo, così, la loro, la nostra professione? I colleghi mi riferiscono che, troppo spesso, non rivendicano i propri diritti per paura di ritorsioni e di perdere il lavoro. Ma che lavoro è uno retribuito, quando va bene, con un salario ben al di sotto del tariffario delle signore delle pulizie? Se lavoriamo gratis per un certo periodo – ha sottolineato Parisi – autorizziamo l’editore ad abituarsi male e, quando gli chiediamo il dovuto, a reagire stizzito licenziandoci”. Dello stesso tenore l’intervento del Presidente Enzo Iacopino. “La situazione occupazionale e contributiva per i giornalisti è un problema di tutta Italia. Non sentitevi dei calimeri, quindi. Ho qui un contratto, se così lo possiamo chiamare – e Iacopino lo mostra – secondo cui ad un collega viene proposto un compenso di 2,50 € ad articolo rimborsabile, però, al raggiungimento del 120° pezzo prodotto. E se l’editore decide di stroncare la collaborazione al 119°? Il tutto con ogni spesa a carico del giornalista, ovviamente. Oppure c’è quel sito – ha continuato – che per 1000 articoli di 200 parole, tags e foto incluse offre un compenso di 500 €. 0,50 € ad articolo! Onestamente – ha proseguito Iacopino – non me la sento di chiedere ai colleghi di ergersi ad eroi, so che un minuto dopo saranno licenziati. Sento, però, di chiedere a voi di vigilare su quanto avviene nelle redazioni”. Fin qui le parole di due illustri personaggi del mondo giornalistico. Ciò che, invece, aggiungo io è concentrato nelle pochissime ed ultime parole scritte dal collega Notaro. “A me non resta altro che alzare la testa. La dignità non è un bene negoziabile!” dice. Esatto: “alzare la testa” per mantenere innegoziabile la propria dignità. Io l’ho fatto! “Il Reggino” è nato proprio per questo: camminare a testa alta e petto in fuori (e non a 90°, nella migliore delle ipotesi se non è addirittura necessario genuflettersi) e non “vendere” a nessuno né la dignità né i propri pensieri. Il sottoscritto non guadagna un centesimo dalla proprietà de “Il Reggino” (anzi, ci spende tempo e denaro senza fini di lucro) ma c’è una cosa che non ha prezzo: è proprio la citata dignità! Non importa guadagnare denaro, ciò che a me più importava era guadagnare l’appagamento del mio desiderio di scrivere senza padroni. La mia passione non ha prezzo e, quindi, non è in vendita. Al collega Notaro, invece, mi permetto di suggerire, dopo questa esperienza negativa, di rendere la propria professionalità al servizio di se stesso e, poi, di conseguenza, dei lettori: non la venda, a nessuno, mai! Non foss’altro ch’è facile incontrare qualcuno che presuma di comprare professionalità e dignità annessa. In bocca al lupo, Sergio. Maurizio Gangemi.

di Carlo Parisi*. Uno scatto di dignità in difesa della professione (http://www.giornalisticalabria.it/2013/03/08/uno-scatto-di-dignita-in-difesa-della-professione/). Uno scatto di dignità in difesa della professione. Ecco cosa rappresenta l’inqualificabile storia che ha visto protagonista il giovane giornalista reggino Sergio Notaro che, nove giorni dopo aver rivendicato gli appena 1885 euro a lui dovuti per le collaborazioni prestate dal gennaio 2011 all’agosto 2012 e dal novembre 2012 al gennaio 2013, si è visto notificare l’interruzione della collaborazione con Il Quotidiano della Calabria. L’amara denuncia di Sergio non ha bisogno di commenti. Di “opinionisti” da bar e venditori di fumo, i social network – e non solo – abbondano. Davanti a storie come questa non servono solidarietà, pacche sulle spalle o richieste di segnalazioni anonime. Servono azioni concrete a sostegno dei tanti, troppi, Sergio Notaro che non chiedono privilegi di sorta, ma il riconoscimento di un diritto – quello della retribuzione – che dovrebbe essere la naturale conseguenza dell’articolo 1 della Costituzione Italiana: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Attenzione: Il Quotidiano della Calabria non è un caso isolato. La mortificazione della dignità professionale è largamente diffusa, tant’è che, da anni, Fnsi-Sindacato Giornalisti della Calabria e Inpgi, con il supporto dell’Ufficio Legale del Sindacato Giornalisti della Calabria e dell’Ordine dei giornalisti della Calabria, sono quotidianamente impegnati ad assicurare consulenza e assistenza in una regione nella quale, purtroppo, a molti capita di scrivere duri articoli contro datori di lavoro senza scrupoli, che sfruttano e non pagano, senza rendersi conto che, forse, la condizione nella quale si trovano a operare è di gran lunga peggiore di quella denunciata nei loro pezzi. Tanto è stato fatto – come dimostrano i numeri diffusi dal presidente nazionale dell’Inpgi, Andrea Camporese, e dal segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, il 9 febbraio dello scorso anno in occasione del convegno “Giornalisti: professione e previdenza garanzie di libertà”, tenutosi a Reggio Calabria, alla presenza del presidente regionale dell’Ordine dei giornalisti, Giuseppe Soluri. Nell’evidenziare “gli importanti numeri della Calabria”, passata dai 743 iscritti all’Inpgi al 13 febbraio 2008 ai 1330 attuali, grazie alla positiva attività degli istituti di categoria dei giornalisti (gli Uffici Sindacale e Legale del Sindacato Giornalisti della Calabria e il Servizio ispettivo dell’Inpgi), Camporese ha sottolineato che il numero degli iscritti comprende, tra gli altri, 642 iscritti alla Gestione principale (di cui 574 attivi e 68 pensionati) e 1026 alla Gestione separata (di cui 304 iscritti anche alla principale). Il dato più significativo è, comunque, rappresentato dai dati relativi al quinquennio 2007 – 2011: 21 visite ispettive presso le seguenti tipologie di aziende: 3 presso aziende editrici di quotidiani, 1 presso service editoriali, 5 presso emittenti televisive, 1 presso aziende on line, 2 presso agenzie di stampa, 9 presso pubbliche amministrazioni. Delle 21 aziende ispezionate, 14 (i 2/3 del totale) sono risultate irregolari. I relativi verbali hanno complessivamente comportato l’addebito dell’importo di 843mila euro a titolo di contributi dovuti in favore dell’Inpgi. Gli accertamenti ispettivi hanno rilevato 44 rapporti di lavoro, formalmente qualificati a vario titolo come collaborazioni da lavoro autonomo, per i quali è stata invece accertata la natura di lavoro dipendente a tutti gli effetti. Le ispezioni hanno rilevato, altresì, 18 rapporti di lavoro in cui il giornalista, benchè regolarmente assunto e adibito a mansioni giornalistiche, era stato formalmente inquadrato con qualifiche diverse (impiegato, addetto alla programmazione di trasmissioni radio-tv, speacker, grafico editoriale, operatore di ripresa tv, autore testi per programmi radio-tv, ecc.) con pagamento della contribuzione all’Inps, all’Enpals o all’Inpdap. Per non parlare delle centinaia di vertenze positivamente concluse a favore dei colleghi non pagati, illegittimamente licenziati o trasferiti, e degli interventi – anche giudiziari – finalizzati a garantire a tutti i giornalisti pari opportunità, in un settore delicato come quello degli uffici stampa pubblici. Opportunità che possono essere garantite solo attraverso selezioni e concorsi, ampiamente e doverosamente pubblicizzati e non nascosti nelle pieghe di un albo pretorio o nei più inaccessibili link di un sito istituzionale. Non ci stancheremo mai di ripetere, dunque, che il silenzio e la rassegnazione, oltre a non essere propri di una professione che ha nella testimonianza e nella denuncia la sua ragione di essere, non fanno altro che aggravare il senso di smarrimento dei numerosi giornalisti per i quali termini come preparazione e merito rappresentano solo il beffardo epilogo di un percorso di studi e di esperienze, a volte lungo e tormentato, che nessuno è disposto a prendere in considerazione e valorizzare. Ma, piuttosto e spesso, a calpestare nella dignità e nella professionalità. Accettare di lavorare gratis o quasi equivale, infatti, a derogare al diritto di farsi pagare, accettando, invece, di sottostare all’umiliazione e al ricatto. Come può definirsi libero un giornalista pagato, ben che vada, pochi euro a pezzo e senza copertura previdenziale e assistenziale? Trovare un lavoro e mantenerlo, oggi più che mai, è impresa ardua, ma dire “no grazie” a chi ci chiede di lavorare gratis o per pochi spiccioli è un dovere civico al quale non possiamo e non dobbiamo sottrarci. Innanzitutto perché non facendosi pagare per mesi o, addirittura, per anni, è pressoché impossibile sperare che, un giorno, l’editore metta mano alla tasca. Dunque, lo ribadiamo, la parola d’ordine non può che essere una sola: uno scatto di dignità in difesa della professione, perché senza qualità dell’informazione non esiste libertà di stampa. Un dovere, quello di pretendere il giusto riconoscimento per un lavoro svolto, irrinunciabile per rispetto dei lettori, che pretendono un’informazione di qualità, possibile solo con adeguate condizioni retributive; per rispetto dei nostri colleghi che, a causa delle nostre prestazioni gratuite, vedono seriamente minacciati i loro posti di lavoro. Un dovere per guardare in faccia i nostri padri, le nostre mogli e i nostri figli, senza subire lo sguardo di commiserazione di chi pensa che quello del giornalista sia tutto tranne che un lavoro. Un semplice gesto per conciliare le romantiche ragioni del cuore con l’obbligo, non più derogabile, della ragione. *Segretario Sindacato Giornalisti della Calabria e Vicesegretario nazionale FNSI.

Condividi sui social

Politiche 2013: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!”

Né vincitori né vinti, in sostanza. L’Italia sceglie di… non scegliere e, come direbbe Dante (Divina Commedia, Purgatorio, Canto VI), "Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!" Eh già, non di altro ma di “bordello” si tratta. Un popolo che non è un Popolo ma un gregge, quello italiano. Milioni di persone che non riescono ad esprimere una maggioranza e consegnano nelle mani dei soliti noti le loro sorti.

Mesi di propaganda, di promesse, di populismo, di dibattiti, di parole parole parole hanno, di fatto, rincoglionito il popolo bue italico. Certo, non si può non ammettere il grande, enorme, exploit di Grillo e del suo MoVimento a 5 Stelle. Dopo essere stato il primo partito in Sicilia, il M5S ha dimostrato di incarnare a pieno titolo il sentimento principe di quest’Italietta: per percentuali ottenute, essere il secondo partito nazionale al Senato (PD 27,43%, M5S 23.79% e PDL 22,30%) e il primo alla Camera (M5S 25,55%, PD 25,41% e PDL 21,56%) è certamente un risultato straordinario. Ma, adesso che succederà? E’ impossibile governare, e questo è certo. Lasciarsi andare a previsioni su alleanze è arduo. E’ il caso, di riprendere i libri e concordare sul “bordello” già previsto dal Sommo Poeta. Più che “vincere” il PDL (gli azzurri gridano alla “vittoria” per il recupero ottenuto dopo i primi sondaggi che li vedevano nettamente battuti dallo “smacchiatore di giaguari”) ha, senza dubbio, “perso” il PD che, onestamente, ha parlato tanto ma detto niente. Esultano, e ne hanno ben donde, i sostenitori del M5S: era ampiamente prevedibile un loro impossessarsi degli elettori scontenti ma, forse, non erano immaginabili simili percentuali. Che faranno ora gli uomini di Grillo? A chi daranno l’appoggio? Come potranno “allearsi” con qualcuno dopo aver detto peste e corna di chiunque? E, d’altro canto, come potrebbero centro-destra o centro-sinistra chiedere a Grillo di appoggiarli in un Governo prossimo? Interrogativi, questi, che l’uomo comune si pone ma che i politicanti, con le facce di bronzo che si portano appresso, riusciranno a risolvere nei modi a loro più consoni. Come sempre, del resto. Per quanto riguarda la Calabria, invece, al Senato, “vince” ancora il centro-destra (33,2% con il 26,16% al PDL), seguito dal centro-sinistra (31,77% con il PD al 23,31%) e, poi, il M5S (22,21%). Stesso discorso alla Camera dove il centro-destra ottiene il 30,14% (PDL al 23,80%), il centro-sinistra il 28,31% (PD al 22,37%) e il M5S il 24,85%. Qui, contrariamente al Senato, Grillo è, di fatto, il primo partito su scala regionale. Quindi, la “vittoria” del PDL altro non è che il recupero ottenuto rispetto ai sondaggi pre-elettorali e non un vittoria a tutti gli effetti. Chi, senza alcun dubbio, all’interno del PDL può esultare, è il Governatore calabrese Scopelliti. Lui, con il piede in due staffe (PDL e Grande Sud), porta a Palazzo Madama 5 senatori in quota PDL (i “delfini” D’Ascola – suo legale di fiducia e, se errore in genealogia non facciamo, zio del marito della figlia del Direttore Generale alla Regione Franco Zoccali – e Caridi a cui si aggiungono altri due fedelissimi – Gentile e Aiello – e il “regalo” di Verdini Scilipoti) a cui si aggiunge un altro senatore eletto in Grande Sud (il fedele Bilardi). Alla Camera, il Governatore si dovrà accontentare di solo 4 deputati (3 donne e un uomo, la Santelli, la Scopelliti, la Bianchi e Galati). Pazienza, no? Più in generale, destinati alla Calabria 10 senatori e 20 deputati, ecco tutti gli “eletti”: al Senato, come detto, 5 del PDL (Gentile, D’Ascola, Aiello, Caridi e Scilipoti), 2 al PD (Minniti e Lo Moro), 2 al M5S (Molinari e Morra) e 1 a Grande Sud (Bilardi); alla Camera 9 al PD (Bindi, D'Attorre, Bruno Bossio, Stumpo, Battaglia, Magorno, Censore, Oliverio e Covello), 4 al PDL (Santelli, Scopelliti, Bianchi e Galati), 4 al M5S (Nesci, Barbanti, Dieni e Parentela), 1 a SEL (Vendola con pronto Aiello in caso di presumibile scelta del Governatore pugliese di altra circoscrizione), 1 a CDU (Bruno) e 1 all’UDC (Cesa con pronto Occhiuto se il segretario nazionale optasse per l’elezione in altri lidi). Come leggere questi dati? Noi lo facciamo pensando equidistante: il trionfo è solo quello del MoVimento a 5 Stelle! In Calabria, come detto, è il terzo partito al Senato (22,21%, PDL 26,16, centro-destra 33,26%, PD 23,31 e centro-sinistra 31,66%) e il primo partito alla Camera (24,85%, PDL 23,8%, centro-destra 30,14%, PD 22,37% e centrosinistra 28,31%). E’ il primo partito al Senato a Cosenza (30,1%, PDL 22,77%, centro-destra 26,14%, PD 21,02% e centro-sinistra 30,04) e a Crotone (30,72%, PD 23,6%, centro-sinistra 29,66%, PDL 22,69% e centro-destra 27,79%). E’ il secondo partito al Senato a Reggio di Calabria (24,72%, PDL 25,07%, centro-destra 32,25%, PD 21,75% e centro-sinistra 31,35%) e a Catanzaro (25,09%, PDL 29,95%, centro-destra 34,85%, PD 22,3% e centro-sinistra 29,18%). E’ il terzo partito al Senato a Vibo Valentia (19,97%, PDL 24,24%, centro-destra 38,54%, PD 22,61% e centro-sinistra 28,72%). E’ il primo partito alla Camera a Reggio di Calabria (28,48%, PDL 23,39%, centro-destra 29,59%, PD 21,31% e centro-sinistra 26,74%), Cosenza (32,26%, PDL 19,51%, centro-destra 23,23%, PD 17,61% e centro-sinistra 24,76%), Catanzaro (27,95%, PDL 27,3%, centro-destra 31,32%, PD 21,6% e centro-sinistra 27,04%) e Crotone (33,05%, PD 21,77%, centro-sinistra 27,47%, PDL 19,4% e centro-destra 24,85%). E’ il secondo partito alla Camera a Vibo Valentia (22,51%, PDL 24,43%, centro-destra 33,15%, PD 21,69% e centro-sinistra 28,08%). Un altro dato? Il PDL, a Reggio di Calabria, frana clamorosamente rispetto alle Politiche del 2008 con il 27,51% in meno: oggi è al 23,39%, 5 anni fa era al 50,9%. Lo sappia leggere questo dato il Governatore e ci rifletta su: è vero che il risultato finale è migliore che 5 anni fa (per via del porcellum e di una legge elettorale, comunque, nefasta) ma è anche vero che il partito di cui è Coordinatore regionale ha dimezzato (e oltre) i suoi voti nella sua di lui roccaforte! Né vincitori né vinti; un grande risultato per il MoVimento 5 Stelle; una sconfitta per l’Italia, in generale, e per la Calabria, in particolare. A voi il Paese, a noi il pascolo! Popolo bue e Paese di pecoroni, hai ancora perso Tu!    

Condividi sui social

Lettera al Direttore: Rocco Neri “Amo la Reggina ma penso che dobbiamo rassegnarci finchè ci sarà lui”

Buonasera Direttore, Le chiedo scusa per l'orario ma ho finito adesso di leggere l'articolo da Lei scritto sulla conferenza stampa del signor Dionigi e devo dire che finalmente leggo un giornalista che non fa lo zerbino e dice quello che pensa. Anch'io, oggi, leggendo l'articolo sulla quella conferenza stampa, ho capito subito che si riferiva a Lei. Lei, Direttore, oltre ad essere grande nei suoi articoli e bravo a dire quello che pensa (e sappiamo tutti che chi lavora con e per la Reggina non potrà mai lavorare in modo autonomo dovendo fare quello che ordina colui che Lei definisce presidente-direttore-allenatore), è aiutato dalle dichiarazioni di ex.

Per poi capire quello che sta succedendo alla Reggina basta leggere l'intervista fatta al grande e unico Franco Iacopino nella quale, alla domanda del giornalista “Come vi siete lasciati col signor Foti?”, ha risposto “Andiamo alla prossima domanda”. Nel ringraziarLa per i Suoi articoli, ottimi e concisi, e comprendo la Sua sofferenza per la Reggina (io la vivo allo stesso modo considerato che siamo in molti ad amarla), penso che dobbiamo rassegnarci finché ci sarà lui (e Lei sa di chi parlo). Grazie ancora. Rocco Neri da Carpi (MO). Gentile signor Rocco, la ringrazio per i complimenti anche se non credo che siano meritati giacché ho sempre pensato che il dovere di ogni giornalista sia sempre e solo quello di raccontare ciò che vede sperando di far riflettere i suoi lettori alla luce di un’obiettività e lucidità scevre da qualsiasi compromesso. Detto questo, nel ribadire il concetto già espresso durante l’Editoriale a cui ella fa riferimento (http://www.ilreggino.news/index.php?option=com_content&view=article&id=5923:caro-dionigi-mi-fregio-dellonore-di-renderla-edotta-che&catid=1:editoriale&Itemid=7), devo però puntualizzare un paio di cose. Il signor Dionigi, in verità, non si riferiva a me allorquando ha (o avrebbe, perché nutro seri dubbi che abbia parlato nei termini riportati dal sito ufficiale) proferito le parole “incriminate”. Si riferiva, invece, al sondaggio (http://www.tuttoreggina.com/?action=read&idnotizia=14180) pubblicato dai colleghi di www.tuttoreggina.com. Fatta doverosamente questa puntualizzazione, come ho scritto, sposo anch’io i dubbi (“Sarno epurato, Comi a mezzo servizio ma capocannoniere, 3-5-2 di base: decisioni giuste?) e la conseguente domanda che i colleghi hanno posto ai tifosi attraverso il loro sito. Domanda a cui io stesso ho risposto cliccando su “Sarno e Comi devono giocare sempre insieme”. Per quanto riguarda le parole di quel galantuomo qual è Franco Iacopino a cui lei fa riferimento (contenute nell’articolo di www.reggionelpallone.it, http://www.reggionelpallone.it/component/content/article/24-slide/34401-franco-iacopino-qvi-racconto-51-anni-di-calcio-nel-93-seguimmo-del-pieroq), ovviamente non posso che prendere atto che un Signore non può (e non deve) non essere diplomatico rispondendo ciò che pensa. E’ evidente che il suo “Passiamo alla prossima domanda” dice molto di più delle quattro parole espresse. La cosa che più mi fa rabbia, caro signor Rocco, è che il presidente-direttore-allenatore, con il suo prolungato comportamento, ha allontanato migliaia di persone, di appassionati, di tifosi dallo stadio. In giro è un continuo “Finché c’è lui non torno allo stadio”, “Se se ne va, anche in quarta serie, torno in curva”, “Non gli regalo più nemmeno un centesimo”, e via dicendo. E’ chiaro, quindi, che non è la Reggina a non essere più amata ma il suo presidente-direttore-allenatore pro-tempore. Ricordo che, l’ultima volta in cui mi invitarono nella trasmissione “Tribuna Amaranto”, ebbi a dire proprio questo: il “Granillo” si riempirà ancora purché cambi la guida societaria. Anche in una serie inferiore”. Che poi il soggetto in questione sembrerebbe essere (probabilmente) il presidente più condannato, indagato, deferito, squalificato e penalizzato d’Italia questo è un altro paio di maniche. Cordiali saluti. Maurizio Gangemi.

Condividi sui social

Caro Dionigi, mi fregio dell’onore di renderLa edotta che…

…ero, cosa notoria, tra i più entusiasti del Suo arrivo alla Reggina. Sin da quando cominciò a circolare il suo nome sui giornali specializzati, la vena di romanticismo mai sopita che i “vecchi” (come me) tifosi amaranto – e non già quelli di primo pelo – portano in sé ricordando i fasti di un tempo anche non molto lontano quando, non necessariamente in serie A, non vedevano l’ora che fosse domenica per andare a vedere la propria Reggina, ha avuto un moto d’orgoglio rinvigorendosi. “Ero”, appunto! Adesso, caro Dionigi, non lo sono più (e già da un po’).

Ho letto stamane, sulla pagina Facebook della Reggina Calcio (https://www.facebook.com/#!/regginacalcio.officialpage) e, quindi, anche sul sito ufficiale della Società (http://www.regginacalcio.com/news/archivio-stagione/6910-dionigiqcerta-stampa-non-vuole-il-bene-della-reggina-a-modena-in-emergenza-ma-determinatiq.html), le Sue esternazioni circa “certa stampa”. Ordunque, pur non sapendo a chi si riferisce (e tantomeno interessato a saperlo), mi onoro informarLa che: responsabilmente (ma non ce n’è bisogno giacché i miei scritti sono lì dove sono sempre stati), mi “costituisco”, sentendomi chiamato in causa (o in concausa) allorquando Lei riferisce che "Ho trovato in voi giornalisti degli interlocutori affidabili, con qualche eccezione. Ho deciso di intervenire perchè qualcuno in settimana ha scritto di Sarno epurato, Comi a mezzo servizio ed ha espresso dubbi sul modulo. Bene, come io mi prendo le responsabilità delle scelte che faccio, è bene che qualcuno faccia altrettanto con ciò che scrive”. Acciminchia, Dionigi! Così come il mio romanticismo anche Lei ha avuto un moto d’orgoglio. Era ora, aggiungo. Già, peccato però che questo Suo tsunami non sia avvenuto nelle segrete stanze e con i suoi più diretti interlocutori (Foti & Giacchetta) e sia, invece, arrivato in conferenza stampa al cospetto dei colleghi presenti. Sa, Dionigi, se Lei avesse mai letto ciò che umilmente scrivo da mesi, avrebbe avuto certamente un’altra testata e un altro direttore a cui rimproverare il “non voler bene alla Reggina… il mancato rispetto ai tifosi della Reggina” richiamandoli al “suo dovere di fare informazione”. Ha concluso, Dionigi, con un pregevole e degno di menzione “le mie parole non siano riferite a tutti gli organi d'informazione ma ad uno in particolare che, attraverso il suo comportamento, fa il male dell'ambiente amaranto". Sono atterrito, Dionigi, le Sue parole hanno inferto in me una ferita (per fortuna) quasi mortale. Dovrei sentirmi mortificato per l’essere stato colto con le mani nella nutella (mi piace molto di più che la marmellata)? Ribadisco, non so a chi si riferisse ma sento molto mie le critiche che le sono state rivolte. Nei miei scritti (consultabili, leggibili, scaricabili, fotocopiabili e anche denunciabili) io l’ho definita il “vice” del Suo uno-e-trino presidente-direttore-allenatore. Lungi da me il volerLa offendere ma non ho trovato vocabolo migliore per definire chi, come Lei, di certo, non può coscientemente definirsi autonomo come, invece, avrebbe voluto farci credere allorquando ha esclamato “Accetto tutto, ma non le critiche basate sulla cultura del sospetto, sul desiderio di insinuare sempre il dubbio sulla correttezza e autonomia delle mie scelte”. In sostanza, Dionigi, quel “sempre” da Lei pronunciato che significato ha? Vuol dire che, a volte, si insinua “il dubbio sulla correttezza e autonomia” delle Sue scelte e che, sempre a volte, è lecito farlo? Fughiamo ogni ulteriore dubbio: il sottoscritto non pensa che Lei sia scorretto. Ok? Penso, però, allo stesso tempo, che Lei non sia autonomo. Senta, Dionigi, sono anni e anni che a Reggio nessun Suo predecessore si è potuto definirlo autonomo. Prima di Lei, a Reggio, sulla gloriosa panchina della Reggina, ci sono stati sia signori allenatori e sia mezze cartucce e, sinceramente, non credo proprio che né Lei né chi l’ha preceduta (ma, se La consola, non lo credo nemmeno per i Suoi successori) sia stato, sia e sarà autonomo. Voi allenatori, lo saprà già molto bene, non siete altro che dipendenti di un’azienda. In più avete, rispetto agli altri moltissimi dipendenti di altrettante moltissime aziende, sempre la spada di Damocle sulla testa basata sui risultati. Lei crede che esista un allenatore che possa definirsi assolutamente autonomo? No, non credo possa osare così tanto. In fondo, un principio logico c’è: l’azienda La paga e Lei è tenuto a fare i suoi (di essa) interessi. Non ci trovo nulla di male in questo, sia chiaro. Il problema nasce quando, per esempio, l’azienda di cui sopra, per scelte proprie (opinabili e/o condivisibili al contempo, dipende dalla prospettiva d’osservazione), non Le consente di utilizzare i migliori giocatori che ha nella rosa. Credo sia superfluo ricordarLe Bonazzoli, per esempio. O Colombo, o Zizzari o qualche altro sempre in questa stagione (senza scomodare, per esempio, Tedesco e altri nelle precedenti). Credo sia superfluo, inoltre, farLe all’uopo anche il nome di Sarno. Ho letto da qualche parte che Sarno non è stato convocato per un disturbo gastrico (http://www.tuttoreggina.com/?action=read&idnotizia=14173), giusto? Soffriva di tale disturbo anche in occasione delle gare contro Pro Vercelli e Verona oppure… Vede, Dionigi, sappiamo che Lei è una persona intelligente, seria, professionale e preparata ma, tutto questo, non Le dà certo il titolo di presumere che a chi legge o ascolta non gli vengano riconosciute le stesse prerogative. Ne conviene? E’ notorio, anzi più che notorio è il modus operandi della società che Le passa lo stipendio a essere conclamato, che Sarno paga oggi il prezzo che altri hanno pagato anche nel recente passato: il non voler essere voluto andare via (nel suo caso in Lega Pro) o il non essersi voluto ridurre l’ingaggio (questo vale per gli “altri”). Quindi, Dionigi, La invito a non accampare banalissime e scontatissime scuse (mi ha meravigliato, però: credevo che dicesse che non l’ha convocato per “scelta tecnica”). Ma poi, Dionigi, Lei li legge i giornali o legge solo ciò che Le capita (o che sottopongono alla Sua attenzione)? Ha, per caso, letto la Gazzetta del Sud del 05.02.2013 (http://www.tuttoreggina.com/?action=read&idnotizia=14141)? Ha visto che il Suo presidente ha detto che, a proposito di Sarno, ha dichiarato “Abbiamo cercato di cederlo… pertanto non sarà facile per lui giocare”. E allora, Dionigi, qui ci vorrebbe Valerio Staffelli con il Tapiro d’oro.  Che faccio, lo chiamo? Sa cosa penso, Dionigi? Penso che nemmeno Lei è contento dell’esclusione di Sarno. E sa perché? Proprio perché non penso che Lei sia stupido. Lei, prima di me, sa quant’è talentuoso Vincenzino e, soprattutto, quanto servirebbe alla Reggina. Mi sbaglio? Presumo di no! E allora? Considerato che la Reggina dovrà, volente o nolente, stipendiarlo fino a giugno e che, ovviamente, Sarno ha tutto il titolo per essersi già accordato o, se non l’ha fatto, accordarsi con chi più gli aggrada con decorrenza 1 luglio, cui prodest esiliarlo s’è vero com’è vero che le sue prestazioni possono servire alla Reggina? La "ragion di Stato" prevede che non si faccia più conto su di lui? Bene, ma almeno, Lei, Dionigi, non presuma che chi digita sulla tastiera i propri pensieri in merito sia stupido. Chiuso (per ora) il capitolo Sarno, passiamo al modulo che Lei (?) avrebbe scelto. Premesso che cosa facciano Montella o Atzori poco c’importa, forse Lei disconosce che il 3-5-2 è il “modulo-Reggina”. Punto. Non sappiamo se tale scelta sia dovuta al non avere i giocatori a disposizione per adottarne altri o, a ogni buon conto, perché esso è il meno rischioso e, si sa, la Reggina non deve volare alto ma semplicemente salvarsi (oggi così come ieri e così come anche domani se non cambiano i personaggi). Ah, dimenticavo: il 3-5-2 cui Lei fa riferimento, onestamente, se posso dire la mia, appare solo qualche istante al momento del calcio d’inizio (di primo o secondo tempo che sia) dato dalla Reggina e in qualche situazione d’attacco. Per il resto, obiettivamente, pare un ben più evidente 5-3-2. Non trova? Sa, Dionigi, un po’ per questione di tempo e un po’ per soddisfazione personale, non mi è mai piaciuto frequentare il Sant’Agata. Forse, a distanza di sicurezza, presumo che riesca a essere più obiettivo il mio pensare e, quindi, scrivere. Non se la senta, Lei non c’entra in questo. Ero “innamorato” di Lei (sportivamente parlando, ovviamente) per i suoi trascorsi in campo con addosso la maglia della “mia” Reggina (una Reggina che non esiste più, giusto per capirci). Adesso, onestamente, anche il romanticismo iniziale ha lasciato il posto alla nuda e cruda realtà e verità dei fatti (e non delle parole). Ecco perché il Suo presidente ha allontanato migliaia di persone, di sportivi, di tifosi, dallo stadio. Suppongo che Lei lo sappia già: ci sono molti più innamorati della Reggina (soprattutto quella che non c’è più) seduti sul divano davanti a un televisore rispetto a quelli che Lei vedrà al “Granillo” sommando le presenze nelle 21 giornate in cui la Reggina ha giocato e giocherà in casa in tutta la stagione. Sta (anche) a Lei farci cambiare idea. Non a parole, Dionigi, ne abbiamo lette e ascoltate tante di minchiate che ormai il nostro cervello autonomamente e automaticamente si rifiuta persino di sentirle figuriamoci di ascoltarle. Se e quando, con i fatti, Lei ci dimostrerà il contrario di ciò ch’è stato sin’oggi, saremo i primi a renderLe onore. Se e quando, ricordi. Prima che chiuda salutandoLa, voglio sottolinearLe un’ultimi cosa: si guardi dalla “stampa” che la glorifica, la incensa, si adegua al trend pensando ma non dicendo. Sa che Le dico, Dionigi? Che preferisco ricordarLa per i suoi gol con indosso la casacca amaranto e per uno in particolare, vediamo se Le viene in mente. Si, esatto! Proprio quello decisivo che Lei segnò il 29 marzo del 1997. Al 73° di Reggina-Cosenza Lei regalò il successo ai reggini e ciò che ricordo ancora con maggiore gioia fu il suo “aeroplanino” davanti la panchina dei lupetti cosentini proprio in faccia al compianto professor Scoglio. Ecco, il mio pensiero a Davide Dionigi si cristallizza in quegli istanti. Punto! Le rubo un ulteriore solo istante, Dionigi. Dopo aver scritto, anzi nel mentre, mi viene un dubbio: ma davvero Lei ha parlato in quei termini in conferenza stampa oggi? No, sa perché? Perché se chi cura il sito della Società (a proposito, gli dica che nella home c’è un errore madornale – nelle foto –: domani sarà la XXV^, e non la XV^, giornata di campionato) scrive, virgolettando, qualsiasi cosa è ovvio che quelle frasi sono da attribuire a Lei. Sappiamo che non può risponderci ma non vorremmo che “altri”, approfittando della Sua conferenza odierna, abbiano dettato ciò che vorrebbero dire loro (magari non potendo) affibbiandolo a Lei. Se fosse, così, Dionigi, come la mettiamo? Anche questa si chiamerebbe “autonomia nelle scelte”? Mah! A noi darebbe l’impressione di una società molto poco seria (ma non ce ne stupiremmo) e di un mister inconsapevole. Che figuraccia, mister, se così fosse! Ad maiora!

Condividi sui social

Calcio, serie bwin: Reggina, si ricomincia! Scommettiamo che…?

Rieccoci! Dopo un lungo periodo di stop, domani riprende la sua corsa il campionato di serie Bwin con la disputa della sua ventitreesima giornata (seconda del girone di ritorno). Chiuso il 2012 in maniera non certamente entusiasmante (due sconfitte in casa nelle ultime tre – 0-1 contro il Cittadella e 0-3 contro l'Empoli -, due vittorie e due sconfitte nelle ultime quattro), la Reggina del presidente-direttore-allenatore si è proposta all’apertura del calcio mercato di riparazione con un piglio diverso (rispetto agli ultimi anni) ma con sempre un unico e solo obiettivo: NO spesa, SI guadagno! Ed, infatti, ecco gli arrivi (anzi i ritorni così tanto cari al de cuius) di David Di Michele e Giuseppe Colucci e il neofita Angelo Antonizzo.

Di Michele e Antonazzo a costo 0 per l’aver rescisso rispettivamente con Chievo Verona e Grosseto e il terzo con, addirittura, guadagno annesso poiché rientrante nell’operazione che ha portato Rizzo al Pescara (finalmente se n’è andato!) con ulteriore incasso per le casse fotiane di 500.000 euro. Cosa si può volere di più? Prendi due giocatori d’esperienza (Di Michele e Colucci), ci aggiungi anche un altro già a Taranto con Dionigi (Antonazzo) senza spendere un centesimo per nessuno dei tre, in più ti disfai di un giocatorino sopravvalutato come Rizzo (dopo Cirillo all’Inter crediamo sia l’affare più importante della Reggina nel rapporto qualità-incasso) e, per giunta, ci guadagni soldini in contanti. Una pacchia, diremmo! Se poi aggiungiamo anche gli altrettanti 500.000 euro incassati dalla cessione di Ceravolo alla Ternana, ecco che il milioncino anche questa volta è dentro. In uscita, ma in prestito (comunque di un guadagno si tratta giacché si risparmia l’ingaggio da qui a giugno), oltre a Ceravolo, i movimenti di Castiglia alla corte di Ciccio Cozza a Catanzaro e di Melara e Viola al Carpi. Lo sottolineiamo, anche per Rizzo trattasi di prestito ma, appena esordisce in A, zac!, ecco che l’opzione acquisto scatta e la Reggina se ne disfa definitivamente (volesse Dio che giocasse già domenica prossima). Atri movimenti, sia in entrata che in uscita, sono attesi sino al 31 gennaio ma, al momento, si tratta dei tanti rumors di mercato. Insomma, la tifoseria è soddisfatta per gli affascinanti ritorni di Di Michele e Colucci e, di concerto, la Reggina, pur alzando l’età media della squadra, potrebbe con essi riuscire a trovare la quadratura del cerchio per una salvezza tranquilla o chissà… Nel frattempo, il presidente-direttore-allenatore (come già scrivemmo il 18 aprile 2012, http://www.ilreggino.news/index.php?option=com_content&view=article&id=3813:gli-ingredienti-delle-minestrine-riscaldate-di-foti&catid=1:editoriale&Itemid=7) si conferma amante dei “ritorni” (sotto quei baffetti furbetti, magari, sarà un nostalgico romanticone e non ce ne siamo mai accorti) e tra, quelli ricordati nell’articolo di cui sopra e quelli attuali, non vanno dimenticati tanto Nicola “Nick” Amoruso come responsabile del settore giovanile quanto Roberto Cevoli in panchina a dirigere la Primavera. Nel frattempo, a David Di Michele, 37enne, è stato proposto un contratto di un anno e mezzo (fino a giugno 2014, quindi) magari con la prospettiva di altri ruoli societari una volte appese le scarpette al chiodo, mentre Giuseppe Colucci, 32enne, si è accordato per due anni e mezzo (fino a giugno 2015, in sostanza). Non conosciamo l’entità dell’ingaggio concordato con i due ma, memori del passato, chissà che già da quest’estate non si metta in moto la macchina organizzativa che prevede il chiedere la decurtazione (o lo spalmare) dell’ingaggio pena l’inserimento tra i fuori rosa? Già Dionigi ha avuto modo di dire che s’è pentito di essere ritornato a Reggio pensando che il presidente-direttore-allenatore fosse cambiato, non vorremmo che anche Di Michele e Colucci… Scommettiamo che…? Ad maiora!

Condividi sui social

Reggio di Calabria: è fatta! Mimmo Praticò straccia l’avversario (33-24) e si riconferma Presidente del CONI Regionale anche per il quadriennio 2013/2016

E’ fatta! Mimmo Praticò vince nettamente la sfida per l’elezione a Presidente regionale del CONI e sarà nuovamente (è al suo quarto mandato) in carica per il prossimo quadriennio 2013/2016. Ieri, alla vigilia delle elezioni odierne, avevamo scritto e pubblicato (http://www.ilreggino.news/index.php?option=com_content&view=article&id=5769:coni-regionale-domani-alle-urne-55-tra-presidenti-di-federazione-ed-esponenti-di-altri-organismi-sportivi-lonesta-la-serieta-lesperienza-e-la-generosita-del-presidente-uscente-pratico-contro-il-fratello-maggiore-del-governatore&catid=1:editoriale&Itemid=7) l’ennesimo appello affinché vincesse l’onestà, la serietà, la competenza e, soprattutto, lo sport. Così è stato!

Abbiamo sperato che la politica restasse fuori da ciò che non gli compete, ci siamo augurati che il “potere arrogante” non avesse la meglio sul lavoro svolto in questi ultimi anni. Mimmo Praticò è stato premiato così come sono stati premiati tutti coloro che hanno creduto in lui e, ognuno nel proprio piccolo, gli ha teso una mano sostenendolo, incitandolo e, al bisogno, confortandolo. L’avversario non era un X qualunque, era il fratello del Governatore della Calabria: chissà che (anche) questa parentela, stavolta, non abbia giocato a suo svantaggio? Come nascondere che sono periodi difficili e poco sereni per il più famoso tra i fratelli? Non importa, comunque. Ciò che importa è che Mimmo Praticò ha (stra)vinto: 33 a 24 il risultato finale. Che non ammette repliche! Gioisca Mimmo, la vittoria è tutta sua frutto della cultura del lavoro, dell’abnegazione, dello spirito di servizio. Come scrivevamo ieri: alla fine si è ripagati. Sempre! Congratulazioni Mimmo.

Condividi sui social

CONI Regionale: domani alle urne 57 tra Presidenti di federazione ed esponenti di altri organismi sportivi. L’onestà, la serietà, l’esperienza e la generosità del Presidente uscente Praticò contro il fratello maggiore del Governatore

 E’ (quasi) giunto “il” giorno. Siamo, infatti, alla vigilia delle elezioni regionali per la carica di Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano. “Un” giorno atteso dai due candidati in maniera decisamente diversa. Il primo, il Presidente uscente Mimmo Praticò, ci è arrivato lavorando alacremente e indefessamente nell’interesse dello sport calabrese. Il secondo, il fratello maggiore del Governatore della Calabria, lavorando anch’egli ma “ai fianchi” dei 57 aventi diritto al voto. Lo stesso Praticò, in un’intervista rilasciata al collega Pietro Bellantoni del Corriere di Calabria (foto 1, http://www.corrieredellacalabria.it/stories/politica/)

ha dichiarato: «Da quanto mi è stato riferito, circa l'80% degli elettori sono stati avvicinati con promesse o addirittura sottoposti a vere e proprie pressioni da parte di uomini politici vicini all'altro candidato».  Esaustivo, quindi? Insomma, da un lato il lavoro nell’interesse dello sport e dall’altro… non si sa. L’U.S.S.I. (Unione Stampa Sportiva Italiana), il 23 novembre 2012, con un articolo a firma della Redazione di www.giornalisticalabria.it (foto 2, http://www.giornalisticalabria.it/2012/11/23/l%e2%80%99ussi-con-mimmo-pratico-presidente-del-coni-calabria/), apertamente manifestava la propria adesione alla candidatura del collega Praticò sottolineando il dare “la più ampia fiducia nei confronti del collega Mimmo Praticò, già vicesegretario nazionale dell’Ussi, nella consapevolezza che una sua riconferma alla guida del Coni della Calabria possa consentire di operare nel segno della continuità e della crescita sportiva”. Noi stessi de www.ilreggino.news ospitammo, il 23 e il 30 ottobre 2012, due riflessioni a proposito della campagna elettorale già in corso dell’avv. Maurizio Condipodero. La prima (foto 3, http://www.ilreggino.news/index.php?option=com_content&view=article&id=5238:presidenza-coni-calabria-condipodero-qletica-di-un-comportamento-non-deve-mai-offendere-e-intaccare-lonorabilita-dellorganismo-che-si-intende-rappresentare-laspirante-scopelliti-non-ha-affatto-rispettato-questaurea-regola-di-civiltaq&catid=7:lo-sport&Itemid=13) dall’eloquente titolo “Presidenza CONI Calabria: Condipodero "L'etica di un comportamento non deve mai offendere e intaccare l'onorabilità dell'organismo che si intende rappresentare. L'aspirante Scopelliti non ha affatto rispettato quest'aurea regola di civiltà"”. E la seconda (foto 4, http://www.ilreggino.news/index.php?option=com_content&view=article&id=5289:presidenza-coni-condipodero-qquella-dellegregio-tino-scopelliti-non-e-una-candidatura-politica-lo-spero-per-cui-non-e-necessario-offendere-gli-avversariq&catid=7:lo-sport&Itemid=13) titolata “Presidenza CONI: Condipodero "Quella dell'egregio Tino Scopelliti non è una candidatura politica (lo spero), per cui non è necessario offendere gli avversari"”. Riassunto, quindi, lo scenario in cui si è svolta la preparazione al voto dei 57 di domani. L’amicizia e la stima reciproca che ci lega a Mimmo Praticò, ma anche quella sorta di deontologia che ci porta a essere arbitri terzi della competizione, ci porta a non fare alcun commento immaginando che si commentino da sole tanto le foto quanto gli articoli a cui i link su riportati fanno capo. Una cosa, questa sì di parte, ce la sentiamo di dire a Mimmo: il lavoro, il sacrificio, l’abnegazione, la serietà e l’onesta intellettuale alla fine ripagano. Sempre! Certo, l’impresa è ardua non perché c’è il signor X a contendere la presidenza a Praticò ma perché quell’X è il fratello del Governatore della Calabria e, si sa, l’arroganza del potere è un avversario ostico. Ad maiora, Mimmo! 

Condividi sui social

Natale 2012 e Capodanno 2013: gli auguri de “Il Reggino”

"Il Reggino" ed il suo Direttore augurano un felice Natale e un Felice 2013 alle proprie "firme" che, a vario titolo e in maniera assolutamente gratuita, hanno contribuito, contribuiscono e contribuiranno a impreziosire questa testata nata poco più di tre anni fa solo ed esclusivamente animata dalla passione "no profit" di chi la dirige; agli attuali (quasi) 624000 visitatori unitamente ai 372 utenti registrati che attraverso i loro "clik" gratificano il lavoro e la passione di una Redazione minuscola ma fortemente determinata a proseguire la strada intrapresa; ai propri estimatori (molti) che, unitamente ai detrattori (altrettanti), ovviamente per motivi diversi, gli danno la forza di proseguire; ai vari "politicanti" le cui "gesta" troveranno sempre spazio qui per il sacrosanto diritto/dovere di cronaca ma che, già da quasi un anno, non vedono pubblicati i loro "santini" propagandistici; ai soggetti protagonisti dei 5558 articoli già pubblicati; agli uomini delle Forze dell'ordine tutte ed a quelli della magistratura sani, coraggiosi e "Giusti". L'augurio più grande va, però, a chi ha ispirato il nome della testata stessa ed a cui entrambi sono orgogliosi di appartenere:  Reggio di Calabria

 

L'augurio è che il Santo Natale non sia solo un giorno di festività sul calendario, ma sia anche e soprattutto un momento di riflessione affinchè la Città ed i suoi abitanti, con l'arrivo del nuovo anno, prendano finalmente consapevolezza della realtà, si alzino ed imparino a camminare con le proprie gambe sulla strada indicata dal buon senso, dall'onestà, dalla dignità, dal lavoro, dai veri valori e da quei princìpi universamente validi che, a volte, sembrano essere dimenticati a favore del clientelismo. Buon Natale e Felice 2013. Maurizio Gangemi.   

Condividi sui social

Caro Sindaco Le scrivo… per dirLe che l’aggettivo “contiguo” mi fa vergognare!

Egr. dr. Arena, ho aspettato un po’ prima di scriverLe per poterlo fare, diciamo, a mente fredda e lucida piuttosto che nell’immediatezza degli eventi e, quindi, con il furore ch'era in me. Sa, mi è stato insegnano che riflettere non fa mai male se si parla di cose serie. Ordunque, nel mentre Lei è pronto a sostenere la sua prima conferenza stampa da ormai ex Sindaco di Reggio di Calabria (già “di Calabria”, chissà perché credo di essere l’unico – o comunque tra i pochi – a chiamarla con il suo nome senza abbreviazioni od omissioni) attorniato dai politicanti (mi perdoni se non li chiamo “politici” ma ho molto rispetto per la politica nell’accezione del termine e nel principi che fino a 4 lustri addietro la ispirò) del suo stesso colore e circondato da giornalisti accondiscendenti ma anche da quelli che, come beceri avvoltoi, aspettavano questo momento, ritengo di doverLe rappresentare alcune umili e fors’anche banali considerazioni.

Considerazioni, non da giornalista con oltre 21 anni d’iscrizione all’Ordine ma da semplicissimo cittadino Reggino. Da dove inizio? Ah sì, proprio da alcune premesse-base. Non so se ha notato che la testata che ho fondato e dirigo e che, qui, utilizzo (ha visto quant’è piccola, piccolissima, quasi ininfluente nel panorama giornalistico cittadino) per rivolgermi a Lei, ha un nome ben preciso: “Il Reggino”. Sa cosa vuol dire questo? Non uno slogan, non un colpo ad effetto, “Il Reggino” è stato fortissimamente voluto dal sottoscritto per sottolineare la fierezza che alberga in me per l’essere tale e l'altrettanta fierezza del manifestarlo. Ecco, egregio dr. Arena, devo onestamente ammettere che questa fierezza, che mi accompagna da quasi 44 anni, oggi è messa a dura, durissima, prova dai fatti. Le racconto un aneddoto. Sabato scorso, durante la partita Reggina-Novara (quindi qualche giorno prima dell’ufficializzazione dello scioglimento del Consiglio comunale), in tribuna stampa chiacchieravo con un collega. Ebbene, parlavamo del sentimento di vergogna presente oggi in noi e che, credo, pervada ogni uomo onesto e perbene considerato il periodo storico che stiamo vivendo. Ricordavo a me stesso, a lui e a chi ci era accanto, che durante la guerra di mafia in corso a Reggio sul finire degli anni ’80 e agli inizi di quelli ’90, nonostante in città ci fosse la media di un morto ammazzato al giorno, comunque, io ragazzino di poco più che vent’anni, quando uscivo dai confini della mia Città, andavo fieramente orgoglioso della mia Regginità e, anche a costo di non beccare una ragazza, manifestavo apertamente le mie origini. Quest’esempio, io e il collega, lo usavamo per dire come, da qualche anno in qua, invece, il senso di vergogna aveva preso il sopravvento per quello che le cronache giudiziarie ci propinano ogni santissimo giorno. Avevamo, insomma, resistito al peso di centinaia di morti ma, oggi, fatichiamo a resistere agli arresti, ai rinvii a giudizio, alle dichiarazioni dei pentiti che ogni giorno tirano fuori questo o quel politicante, a tutto quello che, insomma, leggiamo quotidianamente da anni sui giornali locali e non. Ho reso l’idea, dr. Arena, del sentimento che mi pervade e, assieme a me, pervade tutti gli uomini e le donne di questa straordinaria Città? Ecco, le considerazioni mie e del collega hanno avuto quel giorno un unico finale: siamo accerchiati, circondati dal malaffare. Anzi, oggi, grazie al Ministro Cancellieri, scopriamo che siamo soprattutto “contigui”. Perché 20 e passa anni fa non ci vergognavamo mentre oggi si? Perché la guerra di mafia non ci apparteneva, quello che succede oggi invece sì! Quant’è brutto e offensivo essere definiti “contigui”, vero? Ma, obiettivamente, come potremmo dire che non sia la verità? In questo momento, dr. Arena, mentre parla ai miei colleghi e alla nostra Città, che parole starà usando per spiegare che il Ministro si è sbagliato? Quale ragionamento si sta arrovellando a fare per negare, in sostanza, l’evidenza? Onestamente non lo so e, forse, nemmeno m’interessa tante ne ho sentite/lette da mesi a questa parte. Orbene, dr. Arena, Le dico/scrivo ancora dell’altro (augurandomi che il mio amico Vincenzo Ielacqua, Suo portavoce, sottoponga alla Sua attenzione anche questo articolo e non solo quelli delle testate più importanti). Quello che, oggi, sta accadendo a Lei (l’espropriazione forzata del titolo e del ruolo, delle funzioni e dei doveri nei confronti della Città che l’ha proclamata Sindaco), io l’ho vissuta molto da vicino nell’estate del ’92. In quel tempo, lo ricorderà certamente, scoppiò la cosiddetta “Tangentopoli reggina”. La ricorda? Era da poco scoppiata quella nazionale e Reggio, per non farsi mancare nulla, non fu da meno. Vivendo solo di ricordi, se non erro, mi pare di rammentare che furono 11 gli Assessori allora arrestati facenti parte della Giunta del Sindaco Titti Licandro. Se non erro mi pare di rammentare ancora che la “Tangentopoli reggina” fu poi chiamata con “lo scandalo delle fioriere”. Sì, ricorderà assieme a me che tutto quel caos scoppiò per l’acquisto da parte del Comune di banalissime fioriere per un costo che, se ancora non ricordo male, si aggirava attorno ai 90 milioni di lire (una cifra ridicola se rapportata ad oggigiorno). Bene, azzerata la Giunta Licandro per via degli arresti, il Consiglio comunale (allora non vi era ancora l’elezione diretta del Sindaco ma era frutto di accordi di partito) decise di affidare ad un Consigliere comunale del tempo le redini della Città. Quel Consigliere, divenuto Sindaco, era un tizio che amava (ed ama ancora, per fortuna) la sua Città ma più di essa amava (ed ama) la Giustizia con la G maiuscola. La sua elezione non avvenne in un periodo per nulla felice della sua vita. Quell’uomo era costretto, suo malgrado, a essere Sindaco a mezzo servizio giacché ogni santa domenica sera partiva in treno per Roma da cui rientrava solo il venerdì sera. Andava a Roma sa perché? Perché dal lunedì al venerdì mattina era “ospite” del “Gemelli” e più precisamente del reparto in cui si effettuavano chemio e radioterapia. Nonostante questo, quell’uomo, con la forza che solo un amore profondo verso Reggio gli poteva dare, piuttosto che starsene a casa nei weekend godendosi la prima e unica nipote appena nata, trascorreva tutti i sabati e tutte le domeniche a Palazzo San Giorgio convocando e partecipando a riunioni. Quando quell’uomo, com’è capitato a Lei in questi ultimi giorni, ebbe il sentore che l’allora Ministro degli Interni (Mancino) era pronto a sciogliere il “suo” Consiglio, non esitò ad andare a trovarlo per parlargli guardandolo negli occhi. Ricordo come ieri le parole di Mancino alle proteste di quell’uomo: “Questi sindaci meridionali, vogliono sostituirsi ai Ministri”. Tutti sappiamo come finì, giusto? Anche allora fu commissariamento e il commissario fu tale Daloiso. Perché Le ho raccontato questa favoletta? Per dirLe che so come si sente oggi: defraudato, derubato, inerme, deluso. Nel novembre del 2011 scrissi un “editoriale” che titolai così “Il mio orgoglio è ferito, la mia regginità è offesa. Io, reggino, barcollo ma non mollo!” e del quale riporto, adesso, alcune frasi che ritengo attuali. “Non c’è settimana, ma probabilmente potrei dire “non c’è giorno” in cui non riceva comunicati stampa dalle varie forze dell’ordine a seguito delle loro “operazioni” contro questa o quell’altra “famiglia” presumibilmente (o, forse, certamente) legata ed integrata alla ‘ndrangheta. Non che mi sorprenda più di tanto, sia chiaro, non che mi scandalizzi oltre il lecito, quindi, per le notizie che leggo e che riporto su “Il Reggino” (nome della testata non scelto a caso, n.d.r.). Il “problema” non è ricevere conferme che la mia Città, la mia Terra, è terra di ‘ndrangheta (ci sono nato e ci vivo da oltre quarant’anni, troppi per non sapere da chi e da cosa sono circondato). Ciò che mi il dilania il cuore, ciò che mi fa imbestialire non è, quindi, l’atavica presenza dell’organizzazione che fa avvertire il suo esserci in quasi tutti gli spaccati della cosiddetta “società civile”. Non è questo, giacché, dopo oltre otto lustri di vita ci sono (purtroppo) quasi abituato e, probabilmente, (purtroppo) quasi rassegnato. Quello che mi ferisce, quello che mi mortifica, quello che mi offende è la sempre maggiore consapevolezza che ogni settore della società in cui vivo è, in qualche modo, "colluso". Tutti i settori, nessuno escluso… Ogni arresto che avviene nella mia Città (ogni arresto di persone estranee alla “famiglia”, intendo, ma di cui la “famiglia” si serve e, quindi, tanto estranee poi così non sono), ogni indagato tra coloro che, volente o nolente, mi rappresentano nelle varie sedi istituzionali è, per me, un colpo ricevuto. Un duro colpo. Un colpo alla mia orgogliosa regginità, al mio senso di appartenenza a questa comunità stracolma di gente straordinaria, un colpo persino al mio orgoglio strettamente personale. Ecco perché non gioisco, ma m'intristisco… Sono affari nostri perché è sulle nostre spalle che si sono arricchiti, è sulle nostre spalle che hanno costruito i loro “imperi”, è sulle nostre spalle che ci hanno negato diritti e servizi. Io, reggino, così come non posso pensare di disconoscere l’esistenza di questa “piovra” dai tentacoli così tanto corollati di ventose capaci di portare a sé qualunque cosa le interessi, d’altro canto non posso non conoscere il carattere ed il modus operandi et vivendi del reggino medio. Il reggino medio è fatto così e se Nicola Giunta lo ha dipinto con dei tratti assai poco lusinghieri almeno una ragione la avrà avuta, o no? Il reggino medio non ha dignità da vendere, il reggino medio non ha orgoglio bastevole, il reggino medio vivacchia alla meno peggio cercando la fonte di sostentamento in qualcuno che secondo una sorta di scala gerarchica immaginaria sta al gradino sopra di lui. Il reggino medio, insomma, preferisce vivere di luce riflessa piuttosto che di luce propria. La giornata-tipo del reggino medio, quindi, potrebbe essere quella che prevede la passeggiata-struscio sul Corso di mattina per esser libero la sera. Giustamente molti non si rivedranno nella mia descrizione di cui sopra. Benissimo direi, sarebbe proprio ora che i reggini, tutti, s'incazzassero ed avesso un moto d'orgoglio, ma chi può negare che gli esempi non siano veritieri? Il reggino medio non sa cosa voglia dire “orgoglio campanilistico”, il reggino medio non onora la propria città ma, anzi, la denigra appena mette piede fuori dai suoi confini. Ecco perché, secondo Nicola Giunta, “Riggiu non vindiu mai ‘ranu!” Proprio per questo, perché non è mai stato capace di essere protagonista della propria vita personale e in comunità in senso positivo e, quando l’ha fatto, ci è riuscito in senso negativo saccheggiando la città che gli ha dato i natali. Ecco perché, oggi, io avverto quel particolare senso di disgusto, di nausea, di irrequietezza. La responsabilità di quello che le cronache ci hanno raccontato, ci raccontano e, ahimè, ci racconteranno ancora non è tanto di chi abusa della mia Reggio, ma di chi gli ha permesso di farlo. Permesso accordato, ancor più gravemente direi, tacitamente. Eh già, perché il reggino medio altro non fa che amare vivere nel limbo. In una posizione di mezzo in cui osserva ma non agisce, in cui scruta ma non si muove, in cui vede ma si gira dall’altra parte. Il reggino medio, come detto, non vuole essere protagonista della propria vita ma vuole che altri decidano per lui. Poco importa che gli neghino diritti o che gli neghino opportunità. Il reggino medio preferisce arrangiarsi e sopravvivere piuttosto che vivere come si deve. Ecco perché i predoni, che siano indigeni o stranieri, hanno avuto, hanno ed avranno vita facile. Bastano quattro caramelle o due noccioline ed il reggino medio si accontenta. Non ha “fame” il reggino medio, si sfama e ciò è bastevole (secondo lui). Legge i giornali e, probabilmente, commenta con un laconico “Io lo sapevo” oppure, peggio ancora, “Io l’avevo detto”. A chi l’aveva detto il reggino medio? E, se sapeva, perché è rimasto in silenzio. Certo, il Don Chisciotte che lotta contro i mulini a vento non piace a nessuno farlo (anche se qualcuno lo fa solo perché affamato di Giustizia e Verità), ma la cosiddetta “società civile” che s’indigna dov’è? A Reggio di Calabria, il reggino medio si fa i fatti suoi come se le cronache raccontassero fatti altrui. La cosa che più mi fa rabbia è che la mia Città, la mia meravigliosa Città, Reggio di Calabria (perché è così che si chiama, nonostante ci abbiano derubato anche del significativo ed esaustivo “di”), è quotidianamente offesa, vessata, vituperata, stuprata, saccheggiata, infamata e chissà cos’altro da qualcuno che ha ricevuto il tacito assenso dal reggino medio. Facile, troppo facile, sarebbe adeguarsi scegliendo strade più agevoli perché frutto di compromessi. La tentazione è dietro ogni angolo della città che, ricostruita “a scacchiera” dopo il terremoto del 1908, di angoli ne è piena. Più difficile, certamente, è il non cedere alle lusinghe. Non importa che la vita, in generale, sia in questo caso più difficile, che le strade siano più tortuose, che le porte siano chiuse. Ecco perché io, reggino, barcollo ma non mollo nonostante ogni arresto è (anche) colpa mia!” Ha capito, dr. Arena, come la penso io? Ha capito (o no) che Lei oggi paga un debito non Suo? Ha letto tra le righe di quella dichiarazione del Ministro, allorquando afferma che “lo scioglimento riguarda questa amministrazione, non quella precedente”? Ha fatto benissimo, dr. Arena, a dire “…Il provvedimento, di carattere “preventivo” e “non sanzionatorio”, presuppone che l’Amministrazione “abbia posto in essere alcune azioni che potrebbero portare a contiguità con alcuni ambienti della criminalità organizzata”. Emerge inoltre che Consiglio, Amministrazione e Sindaco, non abbiano, nel contempo, posto in essere efficaci attività preventive nei confronti della stessa. Mi lascia perplesso la circostanza che tutto ciò si sarebbe configurato nell’arco temporale dei primi sei mesi di attività presi in considerazione dalla Commissione d’accesso. Nel merito si contesta quindi al Sindaco, all’Amministrazione e al Consiglio Comunale di non essere riusciti a contrastare efficacemente un cancro che attanaglia da secoli il Meridione e che si è esteso ormai a tutto il territorio Nazionale…” E quindi? Ha colto che non è colpa né Sua né della Sua Giunta se, adesso, per 18 mesi Reggio sarà commissariata? Ed allora, giacché non La ritengo stupido, non parli alla gente come fanno altri. Non addossi tutte le colpe a quelli che definisce “i nemici di Reggio” (che pur certo ci sono e, magari, hanno già pronto un libro per celebrare questo “successo”). I “nemici di Reggio”, in sostanza, dr. Arena, siamo noi reggini. Tutti, chi più chi meno. Sono nostre le colpe se chi ha potuto ci ha vessato, umiliato, stuprato, derubato, illuso, deluso, offeso, ingannato, calpestato. Le colpe primarie sono nostre, non di altri. Il Ministro? Ha fatto quello che era ampiamente previsto facesse e, forse, anche quello che era giusto fare alla luce dei fatti e non delle minchiate che qualcuno scrive o dice. In conclusione, sa cosa Le contesto e quali sono le colpe che Le attribuisco? Il Suo aver dimostrato di essere uno “Yes man”, il Suo non aver potuto/saputo dire di no, il Suo non coraggio a dimettersi per uscirne indenne quando il futuro prossimo era scritto, il Suo essersi sobbarcato sulle spalle una situazione forse sottovalutata all’inizio ma ben presto rivelatasi pesantissima. Secondo Lei, dr. Arena, sapendo delle certe e comprensibili pressioni ricevute dalla Cancellieri per non decidere nella direzione poi intrapresa, l’aver specificato che le colpe sarebbero Sue e non della precedente Amministrazione che significato ha? Non la reputo uno stupido, dr. Arena, ma solo un “predestinato”. Adesso, magari dopo la fine della conferenza stampa che sta tenendo e in cui di certo non si sarà contraddetto rispetto al passato, si fermi, ragioni e si comporti da Uomo! Con osservanza. PS: chissà se ha notato che da un anno e passa non pubblico foto di alcun politicante, questo è il modo di protestare contro coloro i quali (tutti, indistintamente, da destra, dal centro o da sinistra) sono riusciti nell'impresa assai ardua di farmi vergognare di essere Reggino! 

Condividi sui social

Comune di Reggio di Calabria: lunedì 10 “Pizza in Piazza”, evento benefico a favore dell’AISLA

Venerdì 7 settembre, alle ore 11, nel Salone dei Lampadari di Palazzo San Giorgio, verrà presentata la quarta edizione di “Pizza in Piazza”, manifestazione di beneficienza in favore dell’Aisla e inserita nel programma delle Feste Patronali 2012. L’evento si svolgerà a Gallina, in piazza Municipio, lunedì 10 Settembre dalle ore 17. Parteciperanno alla conferenza, il presidente della sezione reggina dell’Aisla, Maurizio Casadidio, il  Sindaco di Reggio Calabria Demetrio Arena,

il consigliere comunale delegato Demetrio Marino, il Presidente del comitato Feste Giuseppe Eraclini, e i rappresentanti delle Associazioni che hanno organizzato e collaborato all’evento. Modererà la conferenza stampa la giornalista Emilia Condarelli. Ufficio Stampa Comune di Reggio Calabria.

Condividi sui social

Foti, adesso provi a spiegarci da che parte sta la verità: da quella delle Procure (di Cremona, Federale e, probabilmente, anche di Bari) o dalla Sua. Sappia, però, che, obiettivamente, abbiamo “difficoltà oggettive” nel crederLe

La notizia diffusa nel tardo pomeriggio di ieri e riportata dai quotidiani locali e non nella giornata di oggi, onestamente, non ci stupisce più di tanto. Per quel che ci riguarda, insomma, non può definirsi il classico “fulmine a ciel sereno”. Il “dire e non dire”, le parole sussurrate a denti stretti, le confidenze propositamente sfuggite, ma soprattutto la ultraventennale conoscenza del Suo modus operandi (suvvia Foti, ancora si preoccupa? già La erudimmo spiegandole che è una frase in latino e che altro non vuol dire “modo d’agire”), da tempo, per noi sono state ampiamente bastevoli per capire o, meglio, carpire. Presidente, ha mai sentito parlare del “Vox populi vox Dei”?

Si, lo sappiamo, Lei (come noi, d’altro canto) si trova più a Suo agio con il vernacolo reggino o, in ultima ipotesi, con la lingua di Dante. Ordunque, un giornalista che si rispetti non si ferma alla “voce del popolo” ma cerca di capirne la sue genesi. Ed è allora che mette in moto il cervello, osserva in silenzio, raccoglie notizie, le elabora e, quand’è pronto, le fa sue, le scrive o le riporta a voce. Per esempio noi che, (anche) per problemi di lombosciatalgia dovuti ad una disgraziata ernia discale (sa, l’età comincia a farsi sentire), siamo da sempre (anche da giovani e virgulti) poco avvezzi a stazionare a 90° evitiamo accuratamente di fornire, così, su un piatto d’argento, la possibilità ai malintenzionati posti alle nostre terga di “usufruire” del nostro fondoschiena diciamo che a petto in fuori, schiena dritta e sguardo alto, ci troviamo molto meglio. Tra le tante tipologie di giornalista, però, ce né un’altra che si prepara facendo tutto quello di cui sopra ma, a differenza del primo esempio, piuttosto che informare preferisce tacere, omettere, far finta di nulla tanto che il suo comportamento, se l’aggettivo non fosse troppo spesso associato ad un fenomeno poco edificante, si potrebbe tranquillamente definire “omertoso”. Pazienza, ognuno interpreta come meglio crede il proprio ruolo. Fatta questa premessa, che ci serve solo a spiegare perché il Suo ultimo (in ordine temporale) deferimento non ci ha stupiti né colti di sorpresa, è nostra intenzione spiegarci meglio ripercorrendo alcune tappe del percorso che, secondo scienza e coscienza, abbiamo deciso di intraprendere molti anni fa (era il maggio del ’91 quando ricevemmo la tessera d’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti che, contrariamente a coloro che si pavoneggiano di possederla e, per questo, si sentono “3 caxxi e mezzo”, riponemmo in un portadocumenti che, in maniera inconsapevole, si caricò di responsabilità verso coloro i quali da lì in poi ebbero, hanno e forse avranno la pazienza e fors’anche il piacere di seguirci) rinvigorendolo anche di recente tanto dalle pagine di un piccolo periodico online quanto da qualche ospitata tv. Ci pregiamo, adesso, di rinfrescarLe la memoria. Tutto ebbe “inizio” il 24 gennaio scorso allorquando scrivemmo e pubblicammo su www.ilreggino.news un Editoriale (sa, Presidente, de “Il Reggino” siamo il Direttore e, quindi, ogni nostro articolo non è un articolo qualunque ma si chiama, appunto, Editoriale con la E maiuscola) che titolammo “Presidente, sente di aver tradito tifoseria e Città e di aver vanamente tentato di offendere l’intelligenza altrui?” http://www.ilreggino.news/index.php?option=com_content&view=article&id=2944:presidente-sente-di-aver-tradito-tifoseria-e-citta-e-di-aver-vanamente-tentato-di-offendere-lintelligenza-altrui&catid=1:editoriale&Itemid=7). In tutto quel contesto, trovandovi puntuale allocazione, vi era riportato anche: “E’ vero, la Reggina Calcio S.p.A. 1986 è un’azienda come mille altre. Può avere, quindi, diagrammi economici altalenanti a seconda della sua gestione. Ma s’è vero com’è vero che le entrate sono state più cospicue delle uscite allora i conti non tornano. Dov’è finito il malloppo atteso che, dicono, non è nelle casse societarie? E’ stato utilizzato per ulteriori e diversi investimenti? Che male c’è a riferircene? E’ stato distratto (si dice così?) in altre aziende? Qual è il problema a rendicontarcene? In sostanza, essendo la Reggina una “cosa” di tutti, gli amministratori pro-tempore non sarebbe corretto ci erudissero? Ascoltando, magari capiremmo e fors’anche converremmo con loro. Non credete?" Perdindirindina, che per caso avevamo sognato una notitia criminis (è sempre ed ancora latino e vuol dire “notizia di reato”) che sarebbe uscita sulla stampa oggi, giovedì 21 giugno (quindi 5 mesi dopo)? Oh perbacco, non ce l’aspettavamo proprio. No, no! Continuiamo. Il giorno 30, sempre del gennaio scorso, fummo ospiti della “Tribuna amaranto” di TeleReggio (http://www.telereggiocalabria.it/tutti-programmi/7-stagione-attuale/41630-tribuna-amaranto.html) ed anche in quell’occasione ci ponemmo delle domande in maniera nuda e cruda ricevendo, in cambio, nessuna risposta ma 1) l’essere guardati come fossimo “extraterrestri”; 2) l’essere “additati” puntualizzando che determinate cose le stessimo affermando noi (e chi altri, tra i presenti, avrebbe potuto “osare” così tanto?); 3) l’essere “contestati” a microfoni e telecamere accessi e l’essere condivisi a microfoni e telecamere spenti (aggiungendo, peraltro, ulteriori considerazioni che Le risparmio non prima averci “avvisati” che un nugolo di avvocati – i Suoi – stessero seguendo la trasmissione e che, eventualmente, sarebbe stati pronti a querelarci); 4) l’essere maldestramente “ripresi” da un telespettatore che, via sms, ci chiese se sapessimo la differenza tra “debiti” e “passivo di bilancio”. Tralasciando i primi 3 punti ci piacerebbe chiedere oggi a quel telespettatore se, invece, lui conosce la definizione di “fondi distratti” e di “fatture false”. Il più recente 22 maggio, invece, Le dedicammo altro Editoriale che, abbiamo saputo poi, creò qualche malumore in via delle Industrie. Lo titolammo “Lettera aperta al signor Pasquale "Lillo" Foti: Presidente venda meno fumo ed acquisti più credibilità (meno marketing e più restyling)” (http://www.ilreggino.news/index.php?option=com_content&view=article&id=4163:lettera-aperta-al-signor-pasquale-qlilloq-foti-presidente-venda-meno-fumo-ed-acquisti-piu-credibilita-meno-marketing-e-piu-restyling&catid=1:editoriale&Itemid=7). Questi 3 fatti sono responsabilità nostra. Quali fatti, allora, sono di responsabilità Sua? Così come il tempo ha sancito che non abbiamo scritto/detto minchiate (a Bressanone dicono così), anche a costo di critiche, appellativi ed invettive, così il tempo dirà quali cosa dovremo ascrivere al Suo operato. Ad oggi, se la memoria non c’inganna, possiamo menzionare: 1) la denuncia che Le è stata fatta da Gazzoni-Frascara per via delle “allegre” fidejussioni versate alla San Remo S.p.A. nell’estate del 2005; 2) gli 11 punti di penalizzazione scontati nel campionato di A 2006/2007 in seguito a “Calciopoli”; 3) un anno e 6 mesi di condanna inflittiLe dal Tribunale di Napoli nel processo penale riferibile sempre a “Calciopoli”; 4) 4 punti di penalizzazione da scontare nel prossimo campionato 2012/2013 a seguito della combine nella gara Grosseto-Reggina (0-1) del 14.05.2011 (e su cui ragioneremo tra poco) attenzionata dalla Procura di Cremona e riferibile all’ennesima “Scommessopoli” che ha travolto nuovamente il calcio italiano; 5) il possibile ulteriore deferimento (con annessi e connessi) che potrebbe arrivare, questa volta dopo le indagini della Procura di Bari, circa le due partite Reggina-Albinoleffe (3-1 il 30 maggio 2010 – vittoria salvezza – ed 1-2 l’08 dicembre 2010) e 6) il freschissimo deferimento di cui in oggetto per rispondere: 1) “della violazione dell’art. 1, comma 1, del Codice di Giustizia sportiva, con riferimento all’art. 84 della N.O.I.F., in concorso con il Sig. Tullio TINTI e con soggetti non appartenenti all’ordinamento federale, per essersi procurato, attraverso l’emissione di fatture, in modo non regolare la disponibilità personale di somme di denaro provenienti dalle risorse economiche della società REGGINA CALCIO, così minando l’equilibrio economicofinanziario di tale società sportiva e violando, fra l’altro, il principio della corretta gestione cui le società di calcio sono assoggettate e distogliendo le corrispondenti risorse dall’utilizzo nell’interesse della società medesima. Risultato ottenuto attraverso la consapevole predisposizione di contratti fittizi stipulati in data 1.1.2006, 1.2.2007 e 6.8.2007, con “società cartiere” riconducibili al G., in assenza in ogni caso di sinallagma contrattuale in favore della società sportiva dallo stesso presieduta; per un ammontare complessivo pari ad almeno € 2.300.000,00 (euro duemilionitrecentomila//00), somme versate dalla società sportiva Reggina calcio a fronte dell'emissione delle fatture relative ad operazioni inesistenti da parte delle società cartiere; il tutto anche attraverso il compimento di simili operazioni poste in essere dalla diversa società REGGINA SERVICE s.r.l. – ora RESER s.r.l. – di cui deteneva il controllo societario a mezzo società fiduciaria”; 2) “della violazione dell’art. 1, comma 1, del C.G.S., in relazione all’art. 4, comma 1 del Regolamento Agenti vigente sino al 31 gennaio 2007 ed art. 4, comma 2, prima parte, del Regolamento Agenti di calciatori vigente a far data dal 1° febbraio 2007 e sino al 7 aprile 2010, per aver conferito, in esecuzione di un medesimo disegno e in violazione reiterata della medesima normativa, con contratti stipulati in data 1 gennaio 2006, 1 febbraio 2007, 6 agosto 2007, l’incarico di attività di ricerca e segnalazione calciatori (c.d. scouting) rispettivamente alle società FIBET, VIDACO, TIMOTES e non ad un Agente di calciatori personalmente". In alcune parti del dispositivo di deferimento, il signor Tinti viene chiamato anche "agente della Reggina Calcio2 e per tale circostanza non autorizzato a trattare calciatori con la Reggina”; 3) “della violazione degli artt. 1, comma 1 e 10, comma 1 del C.G.S., in relazione all’art. 3, commi 1 e 4 del Regolamento Agenti previgente sino al 31 gennaio 2007 poi art. 3, comma 3, del Regolamento Agenti vigente a far data dal 1° febbraio 2007 e sino al 7 aprile 2010 ed anche in relazione all’art. 1, comma 1 del Regolamento dell’Elenco speciale dei Direttori Sportivi, per essersi avvalso, in esecuzione di un medesimo disegno e in violazione reiterata della medesima normativa, dell’opera di soggetti non autorizzati (società FIBET, VIDACO, TIMOTES) nell’attività di ricerca e segnalazione di calciatori, sia sul territorio italiano che all’estero, ai fini del tesseramento e/o della cessione di calciatori (c.d. scouting), trattandosi di incarico riservato a soggetti con il titolo di Direttore Sportivo"; 4) “della violazione dell’art. 1, comma 1, del C.G.S. in relazione all’art. 10, comma 4, all’art. 15, commi 1 e 2, e all’art.16, comma 7, del Regolamento Agenti Calciatori vigente dal 1° febbraio 2007 al 7 aprile 2010, per avere, in relazione ad una operazione di mercato riguardante il calciatore Mario CASSANO, conferito un mandato per la società al Sig. Tullio TINTI in data 18 luglio 2009 ed aver successivamente trattato con lo stesso Tinti in qualità di agente di fatto del calciatore Mario CASSANO, nonostante il calciatore avesse conferito incarico formale all'agente Sig. Ernesto RANDAZZO in data 7 febbraio 2008”; 5) “della violazione dell’art. 1, comma 1, del C.G.S. in relazione all’art. 10, comma 4, all’art. 15, commi 1 e 2, e all’art.16, comma 7, del Regolamento Agenti Calciatori vigente dal 1° febbraio 2007 al 7 aprile 2010, per avere, in relazione ad una operazione di mercato riguardante il calciatore Sergio VOLPI, conferito un mandato della società al Sig. Tullio TINTI in data 5 luglio 2009, ed aver successivamente trattato con lo stesso Tinti in qualità di agente di fatto del calciatore Sergio VOLPI, nonostante il calciatore avesse conferito incarico formale all'agente Sig. Giorgio ZAMUNER”. Come se tutto ciò di attuale non bastasse, dobbiamo annotare l’ulteriore deferimento della Sig.ra Concetta Antonia Angela Fazzari, segretaria del settore giovanile che dovrà rispondere “della violazione di cui all’art. 1, comma 1, del C.G.S. per aver palesemente dichiarato, durante l'audizione resa innanzi la Procura Federale, circostanze non veritiere in ordine alla costituzione e gestione della società Reggina Service s.r.l. – ora Reser s.r.l. anche con riferimento ai rapporti intrattenuti con la società Reggina Calcio S.p.a". Ovviamente, il Suo personalissimo modus operandi non poteva che colpire anche la Reggina Calcio che dovrà rispondere "ai sensi della dell'art. 4, comma 1, del C.G.S. a titolo di responsabilità diretta per le azioni e i comportamenti disciplinarmente rilevanti come sopra evidenziati, posti in essere dal proprio dirigente Pasquale FOTI, con poteri di rappresentanza della società all’epoca dei fatti oggetto di deferimento". Ed adesso, “Mister President”, come la mettiamo? Cos’ha da dire in risposta alle ennesime accuse rivolteLe? Ah già! Quasi dimenticavamo che, durante l’ultima riunione di condominio di ieri sera con i vicini della “Gazzetta del Sud”, nella Sua veste di amministratore, ha messo a verbale la seguente dichiarazione: “Siamo presi di mira, c'è accanimento nei confronti della Reggina". Presidente, o Presidente, ma che davvero crede che siamo tutti dei coglioni o, anche, che portiamo ancora l’anello al naso e crediamo a tutto ciò che ci viene detto? E, poi, per giunta da quello che Lei ci dice? Ma dai, Presidente, abbandoni l’idea di essere un “colonizzatore” o, peggio, un “indottrinatore”. Sa qual è la verità, Presidente, che non Le crediamo più (da tempo ormai). Non Le crediamo noi; non Le credono gli oltre 20000 spettatori che con il Suo comportamento ha allontanato dal “Granillo”; non Le crede chi – tra i giornalisti – ha la schiena dritta; non Le crede neppure chi in passato ha fatto il Suo gioco e che, presto, se le cose dovessero precipitare, La rinnegherà. Presidente, i Suoi legali Le hanno spiegato che non è indagato da Palazzi ma dalla Procura di Milano per “associazione per delinquere transazionale finalizzata al riciclaggio, all'emissione di fatture per operazioni inesistenti ed a reati tributari”? Le hanno fatto capire che il problema non è semplicemente “sportivo” (quello che ci interessa) ma ben più grave e serio (quello che non ci interessa)? In sostanza, Presidente, si è reso conto che ha lesionato irreparabilmente l’immagine che la Reggina si era costruita negli anni (anche grazie a Lei, ovviamente) e che, da Lei, oggi e da tempo, è vituperata, offesa e stuprata? Oppure, Presidente, presume ancora che abbia valenza la leggenda secondo la quale i reggini debbano esserLe eternamente grati perché “ci ha portato in A”? Grati lo siamo stati (e questo merito nessuno glielo toglie) ma a che prezzo? La gratitudine che Le abbiamo riconosciuta come l’ha ripagata? Con tutti questi guai giudiziari o con che cos’altro? Se ha voglia di risponderci, dando delle spiegazioni che crediamo siano più che opportune dovute, “Il Reggino” è pronto a darLe tutto lo spazio che vuole. Prima, però, Presidente, chieda scusa a Reggio, ai Reggini, ai tifosi, agli sportivi ed anche a chi della Reggina se ne frega perché, Presidente, oggi noi ci sentiamo offesi dal comportamento che da anni Le viene contestato nelle Procure di mezza Italia compresa quella Federale. Prima di chiudere dobbiamo mantenere una promessa fatta ai nostri esigui lettori nel corso di questo articolo. Abbiamo menzionato i 4 punti di penalizzazione già inflitti in primo grado alla Reggina da scontare nel prossimo campionato. Essi nascono dalle indagini sulla combine in Grosseto-Reggina del 14.05.2011. Ai 4 punti di penalizzazione (ecco uno stralcio della sentenza: “…quanto alla Società REGGINA: la responsabilità oggettiva in ordine all’illecito sportivo commesso da un suo collaboratore relativamente a una gara disputata dalla Società medesima, sanzionabile con tre punti di penalizzazione; la responsabilità presunta derivante da atti posti in essere in suo vantaggio da soggetti a essa estranei relativamente alla stessa gara, sanzionabile con un punto di penalizzazione”) sono associati i 3 anni e 3 mesi di squalifica a tale Gianni Rosati (ex DS e, poi, collaboratore amaranto). Ebbene, nei giorni scorsi abbiamo letto una Sua dichiarazione a tal proposito sul sito www.tuttoreggina.com (http://www.tuttoreggina.com/?action=read&idnotizia=10961) che qui riproponiamo: “I quattro punti di penalizzazione? Continueremo quello che è il percorso giudiziario, abbiamo estrema fiducia in quella che è la giustizia, come siamo altrettanto sicuri e coscienti di non aver commesso nessuna infrazione da poter meritare questo tipo di sentenza. Andiamo avanti, sapevamo che il percorso non finiva oggi. Faremo tutto quello che è in nostro potere e dimostreremo la totale estraneità della Reggina da questa faccenda”. Traducibile in: “Rosati ha agito per conto proprio e con noi non c’entra nulla”. Come dire che Rosati, fuori stagione, dapprima si è travestito da Babbo Natale; poi ha messo nel sacco 30 o 35000 euro (non ricordiamo) prelevati dal proprio patrimonio; ed, infine, è andato da Tamburini al fine di indurlo a convincere Narciso affinché il Grosseto perdesse quella gara (così com’è poi accaduto). E’ giusta la ricostruzione, Presidente? O meglio, la ricostruzione che noi desumiamo venga fuori dalle Sue dichiarazioni. C’è bisogno che commentiamo oppure lasciamo libera interpretazione? Dal canto nostro, per il solo bene della Reggina (è l’unica cosa di cui ci importa in tutte queste vicende), ci auguriamo che il secondo grado di giudizio a cui si è appellato ci dia una verità diversa da quella sin qui ricevuta. Ce lo auguriamo davvero. Infine, auguriamo a Lei di riuscire a dimostrare che tutto quello di cui abbiamo trattato oggi sia falso e che non è l’uomo che le Procure dipingono. Se ce la farà, bene. Altrimenti si cosparga il capo di cenere e chieda scusa. Il discorso non è personale, si figuri Presidente. Non abbiamo alcun motivo per avercela con Lei, la rassicuriamo. E' solo che siamo tifosi della Reggina in quanto "istituzione" e chiunque le nuoce non ci piace. Cordiali saluti, "Number One". (Nelle foto: Foti, la pagina che "Il Quotidiano" di oggi dedica alla vicenda e Foti con Rosati).

Condividi sui social

Pro Reggina ’97 e Reggina: quando uno sport “minore” ci rende orgogliosi ed un altro ci mortifica

Da ieri sera Reggio Calabria è Campione d'Italia. Nel calcio a 5 femminile, infatti, una squadra amaranto primeggia in assoluto su tutte le altre compagini del Bel Paese. La Pro Reggina '97 ha vinto con pieno merito il tricolore coronando un sogno (il proprio e di tutti noi reggini legati indissolubilmente ad ogni espressione positiva della regginità). "Una favola" è stata descritta l'avventura della squadra di mister Tramontana nel suo primo campionato di A.

Ed è davvero una favola con un finale reale, concreto, vero, stracolmo di straordinarietà. Da neo-promossa, infatti, la Pro Reggina '97 ha saputo, una dopo l'altra, scardinare le difese avversarie scalando, lentamente ma costantemente, tutti i gradini del campionato fino a quello più alto. Dopo una regular-season comunque eccellente, con la salvezza (obiettivo inizialmente prefissato) meritatamente raggiunta in anticipo, il capolavoro le ragazze di Tramontana lo hanno realizzato durante il loro percorso nei playoff scudetto a cui hanno legato, poi, vari aggettivi (straordinario, fantastico e chi più ne ha più ne metta) fino a cucirsi ieri sera il tricolore sul petto che porteranno orgogliosamente per tutta la prossima stagione calcettistica. La squadra della presidente Antonietta Cappellaccio e del tecnico Tramontana ha saputo inorgoglirci come non succedeva da qualche tempo. Ha ridato ai reggini, appassionati o neofiti che fossero, un motivo d'orgoglio sportivo (e non solo) che altri soloni ci hanno presuntuosamente ed arrogantemente negato. Giornata dopo giornata, vittoria dopo vittoria, con gli insegnamenti giusti tratti dopo ogni sconfitta, la ciurma in amaranto ha saputo far tornare il sorriso a chi, costantemente ma anche silenziosamente, le ha seguite meravigliandosi di volta in volta fino a gioire ieri sera con le notizie che arrivavano a singhiozzo dal palazzetto di Montemesola (TA). E' in terra tarantina, infatti, contro il plurititolato Italcave Real Statte, che la Pro Reggina '97 ha completato il proprio capolavoro. Le 3 gare di finale hanno dell'incredibilmente entusiasmante. Gara 1 disputata a Reggio e gara 2 e 3 in trasferta per il peggior piazzamento delle reggine nella reagular-season rispetto alle avversarie. Quello che a tutti è sembrato un handicap, quello che poteva demoralizzare o, comunque, smorzare gli entusiasmi di un campionato ugualmente esaltante e positivo è diventato, invece, lo stimolo maggiore per le ragazze reggine. Il colpo di grazia, allora, sarebbe potuto essere la sconfitta interna in gara 1. Un 2-4 casalingo che avrebbe "ammazzato" chiunque ma non le donzelle amaranto che, nonostante la natura avversa, hanno dimostrato di avere gli attributi. Tassello dopo tassello, incastro dopo incastro, mister Tramontana ha saputo pazientemente ricostruire il mosaico completo andando a vincere gara 2 e 3 entrambe in trasferta e davanti ad un pubblico non amico. La vittoria di sabato scorso in terra di Puglia per 2-1 ha rappresentato, probabilmente, la molla giusta affinché ieri sera non ce ne fosse per nessuno se non per la Pro Reggina '97. Le reggine, motivate al punto giusto, cattive al punto giusto, senza un respiro risparmiato, senza un attimo di distrazione, con agonismo vero e supportate dalle scelte tattiche di Tramontana, hanno bissato il successo di 3 giorni prima replicando il 2-1 ed alzando la coppa al cielo. Immaginiamo cos'abbiano provato le ragazze, emozioni inenarrabili che spettano solo a chi vince con pieno merito e legittimandone il successo. Che meraviglia! Noi, dal canto nostro, sin dalle 19 di ieri abbiamo provato a seguire la gara in streaming sul sito realstatte.it ma, cause tecniche, non ci siamo riusciti se non per qualche istante. Sapendo, poi, che nessuna emittente radiofonica reggina si fosse presa la briga di seguire la finale, abbiamo smanettato nervosamente cercando sul web qualcosa che potesse placare la nostra ansia. La pace è arrivata, infine, sempre attraverso il web ed il social network Facebook in cui qualcuno, più bravo (evidentemente) e fortunato di noi, che nel frattempo era riuscito ad avere notizie più precise, ha deciso di condividerle con tutti gli altri la lieta novella. Ed è stato in quel momento che noi reggini abbiamo toccato il cielo con un dito e ci siamo ripresi un'immensa rivincita sugli "altri". Si, gli "altri"! Quest'ultimi sappiamo tutti chi sono avendogli dedicato editoriali su editoriali. Noi reggini, da ieri sera, abbiamo un motivo in più per sorridere ed un motivo in  meno per rimurginare sulle tante delusioni con cui la Reggina (la maggiore espressione sportiva della città ma solo perchè è nel contesto dello sport maggiormente seguito in Italia) ha inteso omaggiarci anche quest'anno. In un contesto, quello del calcio italico, in cui "u megghiu avi a rugna" (come si dice a Bolzano), offeso e vituperato da innumerevoli scandali, da personaggi discutibili, squallidi, e da calciatori iperviziati, straricchi ed alla ricerca sempre di maggiori guadagni (che siano illeciti non importa) e dalle veline di turno, con le varie spade di Damocle pendenti su molte società (Reggina inclusa, ovviamente), il ritorno allo Sport con la S maiuscola è puro e solo godimento. La Pro Reggina '97 è riuscita, ieri sera, anche in questo: la sua non è una vittoria solo sportiva ma, soprattutto, la vittoria delle persone perbene, di uno sport sano, di chiunque abbia a cuore (davvero) le sorti di Reggio di Calabria che si manifestano anche in ambito sportivo. La vittoria della Pro Reggina '97 corrisponde alla sconfitta (netta, chiara, senza possibilità di repliche e senza "se" e senza "ma") dei personaggi di cui sopra che hanno fatto, fanno e continueranno a fare dello sport un business; di faccendieri e portaborse; di lecchini e fantocci; di furbi ma non intelligenti e "razze" similari. Reggio di Calabria, da ieri sera, è Campione d'Italia e la vittoria della Pro Reggina '97 si aggiunge alle vittorie nei rispettivi campionati di Hinterreggio (promossa tra i professionisti in Lega Pro 2^ divisione) e di Olympia (promossa in A). Aspettando la Viola, da domenica impegnata nella finale playoff per la promozione in DNA, e confidando in un altro incredibile successo dei cestisti reggini, la "rivincita" degli sport cosiddetti "minori" su quelli dove il business impera ha avuto inizio. Reggio è Campione d'Italia e questo basta a tralasciare le mortificazioni subite da una Reggina che non è più “la” Reggina da quando si è perso il lume della ragione, da quando si sono persi i principi da cui e con era nata nel 1986 ma diventando solo e soltanto un "interesse" molto economico e poco sportivo. Buon per noi che anche l'anno prossimo abbiamo cosa scegliere e sapremo scegliere al meglio tra le varie offerte sportive della città: nel calcio a 5 femminile la Pro Reggina '97 Campione d'Italia; nel basket femminile l'Olympia in A; nel basket maschile la Viola (ci auguriamo in DNA); nel rugby il San Giorgio già in B e, dulcis in fundo (per ciò che ha mostrato, dimostrato e seminato negli ultimi anni), la Reggina mestamente ancora ai nastri di partenza in B. Gli sportivi reggini, da ieri, hanno bel altro amaranto a cui pensare. Grazie Pro Reggina, oggi siamo fieri reggini ancor di più ed orgogliosi di voi. Ad maiora! 

Condividi sui social

Foti: “La squadra si alleni sino al 30 giugno”. Il Reggino: “Foti dia il buon esempio e si metta a capofila”

La notizia, se non fosse grottesca per via della sua genesi ed anche della storia del campionato appena terminato, potrebbe sembrare fantasiosa seppur sia vera: la società Reggina Calcio ha "ordinato" ai propri giocatori di allenarsi sino al 30 giugno (data di fine ufficiale della stagione 2011/2012) e cioè per oltre un mese dalla fine del calcio giocato. La decisione, opinabile sotto moltissimi punti di vista, è stata presa chiaramente per “punire” i calciatori amaranto per l’indecente stagione appena conclusa. Il concetto base non sarebbe sbagliato (la “rosa”, infatti, è stata inguardabile per lunghi tratti di questa nefasta stagione) se il principio, la genesi di cui sopra, non fosse un altro e se, quindi, non facesse franare il concetto appena espresso: la responsabilità (maggiore) di quanto successo non è della squadra (e nemmeno degli allenatori che si sono alternati).



E’ come se chiedessero a noi di giocare al calcio con prestazioni eccellenti: impossibile! Le colpe sono di chi questa “punizione” l’ha pensata e l’aggravante è la motivazione che altra non può essere se non quella di lavarsene le mani e pulirsi la coscienza (secondo loro). Foti (e Giacchetta), sono loro che hanno partorito quest’eccellente idea ma sono anche loro i responsabili di tutta l’indecenza vista fino a ieri sera. Altri responsabili veri, noi, non ne troviamo. Com’è che si dice: “il pesce puzza sempre dalla testa?” Ecco, ci siamo capiti. Chi ha costruito questa squadra? Chi ha pensato (come sempre) a vendere ed incassare piuttosto che investire anche a costo di qualche sacrificio economico? Chi ha deciso un esonero anacronistico e l’arrivo di un tecnico dal curriculum tutt’altro che “di rispetto”? Chi ha ceduto uno dei migliori giocatori ad una (allora) diretta concorrente abbandonando (di fatto) ogni sogno di gloria (ammesso che qualcuno avesse sognato)? Chi ha presunto di prendere per i fondelli la gente parlando di playoff? Chi ha fatto giocare la Reggina “a porta libera” per l’intero girone d’andata? Chi ha dato agli allenatori che si sono alternati sulla panchina amaranto una "rosa" con evidentissimi limiti tecnici? Insomma, chi comanda avendo, quindi, il potere decisionale? Chi sceglie i propri dipendenti? Chi, se sbaglia questa scelta, è responsabile unico? Chi, tacendo o meno, autorizza (silenziosamente o meno) il suo primo collaboratore (Giacchetta) a mettere il naso in faccende non sue ricevendo solo reazioni uguali e contrarie dai giocatori? Chi non assegna al suo collaboratore deputato alla campagna acquisti un “portafoglio” adeguato (per ammissione di quest’ultimo) e, quindi, non gli addita responsabilità? Chi, con il suo primo collaboratore, è stato in disaccordo in ogni dichiarazione negli ultimi tempi? E per finire, chi ha dichiarato, a precisa domanda, che "gli errori del presidente sono stati tanti"? Lui, uno solo, Pasquale “Lillo” Foti. Sia ben chiaro, sulla notizia in se stessa abbiamo due idee diverse seppur mosse da un unico obiettivo: il bene della Reggina sempre e comunque. La prima è quella secondo cui alcuni dei “fenomeni” che quest’anno hanno vestito la casacca amaranto così tanto ingloriosamente meritino ampiamente di sputare sudore fino al 30 giugno (avremmo gradito più a lungo ma contrattualmente non si può); la seconda, contrastante rispetto alla prima, è quella secondo cui, agli stessi “fenomeni”, dovrebbe essere tolta immediatamente la cittadinanza (temporanea) reggina per essere spediti più lontani possibile con biglietto di sola andata. Detto questo, giusto per non concedere alibi a nessuno, ribadiamo il concetto: il “Number One” (chissà, con quest’aria che tira, quanto passerà finché la stampamica abbia l’ardire di chiamarlo così) è “numero uno”, appunto, anche nelle scelte, nelle colpe, nei demeriti, negli errori e, quindi, nelle responsabilità. Non è che, a convenienza, da “number one” passa a “numer twentyfive” quando la "rosa" è composta da 24 giocatori. O sbagliamo? Come abbiamo già avuto modo di dire al sig. Foti, sarebbe meglio se chiedesse all’ufficio marketing di lasciar perdere l’immagine per occuparsi della sostanza della Reggina Calcio. Oggi, anche con questa decisione, le sue quotazioni sono ai minimi storici con il segno meno davanti (tra gli sportivi ed i tifosi, ovviamente, perché tra gli azionisti non crediamo ci sia alcuno che conosca la parola “recessione”). Presidente Foti, piuttosto che andare come solito sulla spiaggia dei VIP quest’anno scelga una spiaggetta isolata e faccia i bagni in tutta tranquillità. Si, decine di bagni… di umiltà! Chissà che il “miracolo” non riesca in attesa che l’altro “miracolo”, quello degli abbonamenti superiori a 2000/2500 unità, si avveri. Onestamente, noi, non confidiamo nella riuscita di nessuno dei due eventi ed, oltretutto, la gente s’è stancata delle Sue parole che, ne siamo certi, non sortiscono più alcun effetto se non quello esattamente “uguale e contrario” (non si preoccupi presidente, così come link era una vocabolo inglese e modus operandi una frase in latino, questo è uno stralcio della notissima “III^ legge della dinamica”: è fisica, presidente, stia tranquillo).

Condividi sui social