Bari: domani la I^ Giornata della Lotta alla Contraffazione per gli studenti

(42) Prenderà il via domani, martedì 29 ottobre, presso l’Auditorium della Legione Allievi della Guardia di Finanza di Bari la prima “Giornata della Lotta alla Contraffazione per gli studenti”, organizzata nell’ambito del Protocollo d’Intesa sottoscritto tra diverse Amministrazioni dello Stato, Forze dell’Ordine e Associazioni di categoria che partecipano ai lavori del Consiglio Nazionale per la Lotta alla Contraffazione e all’Italian Sounding (CNALCIS).

I contenuti dell’iniziativa – segno tangibile della perfetta sinergia tra le Amministrazioni pubbliche e le rappresentanze delle Forze dell’Ordine e delle associazioni di categoria – saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa, che avrà luogo presso la sala briefing della Legione Allievi della Guardia di Finanza di Bari (Viale Europa, 97) alle ore 9.15 del 29 ottobre, alla quale parteciperanno rappresentanti del Ministero dello Sviluppo Economico, del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, del Ministero della Difesa, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, del Ministero della Salute, della Guardia di Finanza, dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, dell’l’ICQRF del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, di Confindustria, di Coldiretti, della Fondazione Osservatorio sulla Criminalità nell’Agricoltura e sul sistema Agroalimentare, di Confcommercio – Imprese per l’Italia e della CNA – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa.

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Frosinone: operazione “Waterfall”, sgominata associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, all’intestazione fittizia di beni ed alla commissione di reati tributari, oltre a usura ed estorsione

(41) Nella mattinata odierna, gli agenti della Squadra Mobile della Questura e della Sezione Polizia Postale di Frosinone congiuntamente ai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Frosinone, coordinati dai Sostituti Procuratori dr.ssa Maria Pia Ticino e dr. Samuel Amari della locale Procura della Repubblica hanno proceduto nelle province di Frosinone, Pescara, Campobasso e Benevento, all’esecuzione dei provvedimenti cautelari disposti dal G.I.P. dr.ssa Ida Logoluso, consistenti in una misura della custodia cautelare in carcere, sei misure cautelari degli arresti domiciliari, venticinque misure interdittive del divieto di ricoprire uffici direttivi delle persone giuridiche per mesi 12 ed il sequestro preventivo di oltre euro 1.500.000 nei confronti di 31 soggetti coinvolti a vario titolo.

L’operazione è nata da una serie di segnalazioni dell’Ufficio Antifrode di Poste Italiane che hanno offerto lo spunto alla Squadra Mobile ed alla Polizia Postale per iniziare un’intensa e complessa attività investigativa, che ha visto anche la partecipazione della Guardia di Finanza con l’impiego del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Frosinone e della Tenenza di Arce, interessati per le specifiche competenze in materia tributaria, che ha permesso di ricostruire le dinamiche economico-fiscali dell’attività illecita.

E’ stato possibile ricostruire la struttura dell’organizzazione criminale, composta da un commercialista ciociaro, imprenditori e legali rappresentanti di società del centro e nord Italia, e varie “teste di legno”, delineando chiaramente i ruoli di ognuno.
L’attenzione degli investigatori è stata rivolta all’analisi del flusso finanziario di due conti correnti postali che nell’arco di dieci mesi hanno visto una movimentazione di circa due milioni di euro, a seguito di una serie di bonifici effettuati da numerose società dislocate su tutto il territorio nazionale.

In particolare gli appartenenti al sodalizio criminale mediante la costituzione di società “cartiere” create ad hoc, attraverso le quali si producevano fatture false per giustificare le ingenti movimentazioni di denaro, hanno distratto grosse somme che venivano poi prelevate in contanti presso alcuni uffici postali delle province di Frosinone e Roma, per poi rientrare nella disponibilità dei promotori del sodalizio attraverso appositi corrieri.

In questo modo si consentiva alle società reali di stornare dagli utili le somme di denaro corrispondenti ai pagamenti delle fatture emesse dalla “cartiera” per le prestazioni inesistenti ed evadere così le imposte relative, oltre a permettere l’alimentazione difondi neri di denaro liquido, formati dalle somme restituite a seguito dei bonifici.

Agli indagati sono stati contestati i reati di usura, intestazione fittizia di beni, emissione di fatture per operazioni inesistenti, omesso versamento delle imposte e dichiarazione fraudolenta.
La Polizia di Stato e la Guardia di Finanza, integrandosi ciascuno nelle rispettive competenze, con questa operazione hanno svolto un’attività che si inserisce in più ampio quadro di contrasto alla criminalità economico-finanziaria in grado di inquinare l’economia legale ed alterare le condizioni di concorrenza, aggredendo in particolare il patrimonio illecitamente accumulato dall’organizzazione criminale oggi sgominata, che è stata colpita nel cuore dei propri interessi, restituendo alla collettività i beni della stessa.

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Roma: la Guardia di Finanza arresta all’Aeroporto di Fiumicino 3 corrieri con 33 kg di droga nelle valigie

(40) Prosegue l’attività di contrasto dei Finanzieri del Comando Provinciale di Roma contro il fenomeno del narcotraffico internazionale che, in collaborazione con il personale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, hanno intercettato tre insospettabili corrieri sequestrando oltre 33 chilogrammi di droga.

All’apparenza potevano sembrare passeggeri come tanti, magari soltanto dal look un po’ stravagante: in realtà, sotto le mentite spoglie di una coppia amante del turismo o di indaffarati commercianti, si celavano veri e propri esperti corrieri, presumibilmente al soldo di un’organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

Durante l’analisi delle liste dei passeggeri, l’attenzione delle Fiamme Gialle del Gruppo di Fiumicino si è soffermata su alcune persone sospette, tra cui una coppia di cittadini brasiliani, in transito a Fiumicino alla volta della Germania, la cui disinvoltura è crollata dinnanzi alla scoperta di numerosi panetti di cocaina purissima, per complessivi 18 chilogrammi, occultati all’interno dei bagagli.

Un terzo corriere, di nazionalità pakistana, si era dichiarato commerciante di articoli di artigianato mediorientale mostrando ai militari alcuni manufatti da smerciare in Italia ma voleva introdurre oltre 15 chilogrammi di eroina purissima nascosta nel doppiofondo ricavato nelle pareti del bagaglio.

I tre sono stati associati alle carceri di Civitavecchia a disposizione della locale Autorità Giudiziaria.

Le due operazioni, tra le più rilevanti dell’anno, hanno consentito di sventare l’immissione sul mercato di oltre 600.000 dosi, per un controvalore di circa 6 milioni di euro, confermando il costante impegno della Guardia di Finanza nel contrasto del traffico internazionale di droga.

 

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Pescara: la Guardia di Finanza sequestra 3 società per un valore complessivo di 7 milioni

(38) Nei giorni scorsi i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Pescara, hanno sottoposto a sequestro il capitale di tre società operanti nel settore della ristorazione, della grande distribuzione e della distribuzione del gas operanti in provincia di Pescara e nel Napoletano.

Le partecipazioni societarie sequestrate hanno un valore di circa 7 milioni di euro e sono state affidate in custodia ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale di Pescara.

L’attività è stata effettuata in esecuzione di un’ordinanza emessa dal Tribunale di Pescara, su richiesta della locale Procura della Repubblica, all’esito di un’ampia ed articolata attività di indagine nata per reati fallimentari, a seguito del fallimento della BAM BAM ADRIATICO S.R.L., società operante nel settore della ristorazione, in Città Sant’Angelo (PE).

Le indagini hanno permesso di segnalare 13 soggetti, accusati a vario titolo, di aver consapevolmente depauperato, attraverso più azioni contabili illecite, alcune società di consistenti attività patrimoniali e disponibilità finanziarie veicolandole poi, scientemente, alla inevitabile deriva fallimentare, non prima di averle intestate a prestanome.

Il sodalizio criminale indagato risultava dedito al fallimento seriale delle imprese, conducendo al fallimento due società di capitali, entrambe attive nel settore della ristorazione.

Gli indagati sono, pertanto, accusati di aver sistematicamente operato lo svuotamento delle casse societarie attraverso cessioni di beni o di quote nei confronti di prestanome, accumulando nel corso degli anni un ingente passivo fallimentare, pari ad euro 6.872.913,17.

Le condotte illecite contestate hanno fatto emergere lo strumentale utilizzo a vantaggio del principale indagato delle società sequestrate, che sono divenute, nel tempo, schermo di copertura, per il tramite di prestanome, di reiterate operazioni finanziarie di natura delittuosa.

A tal riguardo è stato anche accertata l’intestazione fittizia di quote societarie, a favore di prestanome, per un valore complessivo di euro 294.000,00.

Nel corso delle indagini sono emerse condotte usurarie con l’applicazione di tassi di interesse nell’ordine del 120% su base annua e relativo reimpiego dei proventi illeciti, che sono stati utilizzati, attraverso il loro trasferimento su conti correnti bancari delle società oggetto di sequestro, formalmente intestate a prestanome.

In particolare, le condotte usurarie accertate sono riconducibili alla cd. usura di impresa, fenomeno delittuoso che prolifica proprio nel contesto in cui l’imprenditore in difficoltà finanziarie, trovandosi inibito il ricorso al credito bancario, al fine di salvaguardare la propria attività aziendale, si trova costretto ad attingere denaro da un circuito parallelo a quello legale, normalmente illecito in quanto coloro che prestano le somme di denaro necessarie, ben consci delle difficoltà economiche in cui versano le aziende, fanno, inizialmente, di tutto per favorire l’apparente temporanea risoluzione della crisi aziendale, per poi arrivare a richiedere la restituzione del prestito e degli onerosi interessi, in unica soluzione ovvero senza alcun preavviso, in maniera tale da riuscire facilmente ad ottenere il possesso dell’azienda stessa, avvalendosi di prestanome che, non di rado, sono gli stessi ex titolari.

Nello specifico, un imprenditore, in difficoltà finanziaria, titolare di un supermercato ubicato in città, a fronte di un prestito iniziale di 37.000,00 euro, dopo un anno ha dovuto restituire l’intero capitale chiesto in prestito oltre ad interessi per euro 51.800, corrisposti con gli incassi del supermercato.

Tale esposizione debitoria, legata alla improvvisa richiesta di rientro del prestito ricevuto, ha, di fatto, costretto lo stesso a cedere la gestione del supermercato all’usuraio.

Infine, accertato lo stato di insolvenza, per altre 4 società di capitali è stato proposto all’Autorità Giudiziaria il fallimento per aver contratto debiti nei confronti dell’Erario per oltre 6 milioni di euro.

L’attività portata a termine dalle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Pescara, dimostra ancora una volta il concreto impegno del Corpo e della locale Autorità Giudiziaria a tutela dei mercati e della libera concorrenza, garantendo il perseguimento degli obiettivi di aggressione dei patrimoni dei soggetti dediti ad attività criminose, al fine di assicurare l’effettivo recupero delle somme frutto delle condotte fraudolente, fatte di appropriazioni e distrazioni di beni societari a discapito, il più delle volte, dei propri dipendenti e delle casse dell’Erario.

 

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Roma: la Guardia di Finanza arresta una spacciatrice titolare di “reddito di cittadinanza” (video)

(37) Una quarantaseienne romana che aveva adibito il circolo ricreativo in gestione a centrale di spaccio di cocaina è stata arrestata dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma che hanno sventato l’immissione sul mercato di 155 dosi di stupefacente.

Il via vai di avventori in un esercizio ubicato nel quartiere tiburtino della Capitale ha attirato l’attenzione dei militari del 3° Nucleo Operativo Metropolitano di Roma facendo scattare la perquisizione dei locali, ove sono stati scoperte 155 dosi, già confezionate, per un totale di 38 grammi di cocaina.

All’esterno un sofisticato sistema di videosorveglianza predisposto per poter monitorare costantemente l’ambiente esterno e fronteggiare eventuali irruzioni delle forze di polizia.

Oltre alla droga, sequestrati scatole di amminoacidi per il taglio, un bilancino di precisione, un tirapugni, un telefono cellulare e denaro contante presumibilmente provento dello spaccio.

Denunciato all’Autorità Giudiziaria anche un collaboratore della donna, che la coadiuvava nella cessione delle dosi ai clienti.

Durante il giudizio con rito c.d. “direttissimo” tenutosi davanti al Tribunale di Roma, il Giudice ha appurato che l’arrestata era titolare del c.d. “reddito di cittadinanza”, disponendo la sospensione della provvidenza, oltre alla condanna per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti.

L’operazione rientra nel dispositivo di contrasto ai traffici illeciti e di tutela della salute dei cittadini predisposto dal Comando Provinciale di Roma.

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Salerno: nuovi arresti nell’ambito delle indagini sulla Commissione Tributaria. Applicata misura cautelare della custodia in carcere per ulteriori 7 indagati tra giudici, funzionari, commercialisti ed imprenditori (video)

(27) Nello sviluppo delle indagini, che lo scorso 15 maggio avevano gia portato all’arresto di 14 persone, la Guardia di Finanza di Salerno, su ordine di questa Procura della Repubblica, ha data oggi esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale in sede nei confronti di 7 indagati per corruzione in atti giudiziari.

Gli approfondimenti investigativi, svolti dopo l’esecuzione della prima ordinanza cautelare, hanno permesso di acquisire gravi indizi di colpevolezza nei confronti di altri pubblici ufficiali ed imprenditori.

In particolare, alcuni indagati in precedenza arrestati hanno ammesso, nel corso degli interrogatori, le proprie responsabilita in relazione agli episodi corruttivi loro contestati ed hanno riferito altresi ulteriori episodi di corruzione a loro carico e di altri indagati. Le suddette dichiarazioni, auto ed etero-accusatorie, sono state corroborate da riscontri che hanno formato una piattaforma gravemente indiziante in relazione a ulteriori 10 sentenze di secondo grado, pronunciate dalla Commissione Tributaria Regionale Sezione distaccata di Salerno, il cui iter procedimentale risulterebbe essere stato “pilotato” a favore dei ricorrenti privati in cambio di somme di denaro corrisposte a titolo corruttivo.

Sulla base delle nuove indagini, considerando anche le dieci sentenze ricostruite nella prima fase operativa, sale ora a venti il numero dei provvedimenti di secondo grado “pilotati” dal 2016 a maggio di quest’anno, sempre con it medesimo risultato finale e cioe l’accoglimento del ricorso a favore del contribuente.

Tra i capi di accusa provvisori per i quali il GIP ha ravvisato la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza vi sono la cancellazione di un debito con I’Erario di oltre trentacinque milioni di euro ottenuto da una società di Sarno (SA); per un’altra society di Angri (SA), l’indebito vantaggio ottenuto supererebbe I einque milioni di euro; per una terza società di Avellino, invece, la somma contestata dal Fisco e annullata dai giudici raggiungerebbe quasi il milione di euro.

Tra gli indagati arrestati vie un professionista di Avellino il quale, dopo aver ricoperto per anni l’incarico di giudice tributario a Salerno, da settembre del 2018, fa parte del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, il massimo organismo di autogoverno dei giudici tributari a livello nazionale. I fatti a lui contestati, concorso in cinque episodi di corruzione in atti giudiziari, sono stati commessi non nella qualità di giudice tributario, nè di quella di Consigliere, ma quale intermediario corruttore che operava avvalendosi della conoscenza diretta del personale amministrativo e dei giudici tributari di Salerno.Tra gli arrestati vi sono altresi, un giudice tributario non togato, un segretario della Commissione Tributaria Provinciale, un produttore televisivo ed altri quattro tra imprenditori e commercialisti della provincia.

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Catania: operazione “Buche d’Oro”, la GdF esegue 8 ordinanze di custodia cautelare per corruzione nell’esecuzione di lavori di rifacimento delle strade affidati ad ANAS SpA (video)

(26) Su delega di questa Procura della Repubblica, i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catania nei confronti di 8 persone (1 in carcere e 7 agli arresti domiciliari) indagate, in concorso, per corruzione perpetrata nell’esecuzione di lavori di rifacimento delle strade affidati all’A.N.A.S. SPA (Area Compartimentale di Catania). Con il medesimo provvedimento, il G.I.P. ha disposto nei confronti di un dirigente A.N.A.S. la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio di pubblico ufficio per un anno.

Il provvedimento eseguito in data odierna è il primo diretto sviluppo di un’ampia investigazione (“Operazione Buche d’Oro”) condotta dal Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Catania, delegata e coordinata da questa Procura, finalizzata a far luce sull’esistenza di rodati circuiti corruttivi all’interno dell’A.N.A.S. di Catania che vedono coinvolti dirigenti e funzionari infedeli responsabili della manutenzione programmata di strade e raccordi della Sicilia Orientale e imprenditori corruttori compiacenti. Il provvedimento del G.I.P. etneo fa seguito alla misura cautelare emessa il 20 settembre di convalida degli arresti in flagranza di reato, per corruzione, operati dalla Guardia di Finanza di Catania nei confronti di tre dipendenti dell’A.N.A.S. con la quale venne disposta la custodia in carcere per i Geometri CONTINO Riccardo Carmelo (cl. 1968) e PANZICA Giuseppe (cl. 1971) e gli arresti domiciliari per l’Ing. ROMANO Giuseppe (cl. 1971).

Tra i soggetti destinatari dell’ordinanza cautelare eseguita in data odierna figurano i citati CONTINO, PANZICA e ROMANO per effetto della contestazione di nuovi fatti corruttivi caratterizzati ancora dal raggiungimento di accordi di spartizione con imprese compiacenti del profitto illecito derivante dalla difforme esecuzione dei lavori di rifacimento di strade statali della Sicilia orientale.

Il mercimonio e la dazione delle ulteriori tangenti trovavano linfa in illegittimi risparmi di costi consentiti alle imprese che, in accordo con capi centro, capi nucleo e R.U.P. dell’Area Tecnica Compartimentale di Catania (ANAS), scovavano, tra le pieghe dei capitolati tecnici dei lavori loro affidati, ampi margini di “manovra” individuando le lavorazioni da non effettuare o da realizzare solo in parte; i pubblici ufficiali coinvolti così piegavano i loro poteri discrezionali di vigilanza e controllo orientandoli al perseguimento di scopi criminali, in totale dispregio dei rilevanti interessi pubblici in gioco. Il profitto conseguito era pari a circa il 20% dei lavori appaltati e veniva assegnato per un terzo ai dipendenti ANAS corrotti e, per la parte restante, restava nelle casse dei corruttori.

È stato tratto in arresto e condotto in carcere:

– il Geom. Gaetano TROVATO (cl. 1965), dipendente A.N.A.S., Capo Nucleo B del Centro di manutenzione A dell’Area Tecnica Compartimentale (diretta dall’Ing. URSO, di seguito meglio generalizzato, che, a sua volta, rispondeva al citato Ing. ROMANO, R.U.P.), competente alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle seguenti arterie stradali: SS 192 della Valle del Dittaino (EN) e SS 284 (Occidentale etnea); sono, invece, stati posti agli arresti domiciliari:

– Salvatore TRUSCELLI (cl. 1963), rappresentante legale della “TRUSCELLI SALVATORE SRL”, esercente “altre attività di lavori specializzati di costruzione” con sede a Caltanissetta, con un volume d’affari annuo superiore ai 5 milioni di euro;

– Pietro Matteo IACUZZO (cl. 1969), rappresentante legale della “ISAP SRL”, esercente l’attività di “strade, autostrade e piste aeroportuali” con sede a Termini Imerese (PA), con un volume d’affari nel 2018 superiore a 17 milioni di euro;

– Roberto PRIOLO (cl.1971), rappresentante legale della “PRIOLO SRL” esercente l’attività di “lavori edili e restauri” con sede a Ciminna (PA), con un volume d’affari annuo di circa 1 milione di euro;

– Calogero PULLARA (cl.1979), titolare dell’omonima ditta individuale, esercente l’attività di “lavori edili e stradali, lavori di terra con eventuali opere connesse in muratura e cemento armato di tipo corrente, demolizione e sterri, opere speciali in cemento armato, lavori di tinteggiatura e verniciatura, costruzione”, con sede a Favara (AG), con un volume d’affari annuo di circa 1 milioni di euro.

Destinatario della misura dell’interdizione dall’esercizio di pubblico ufficio per la durata di un anno, l’Ing. Antonino URSO (cl. 1980), Capo Centro Manutenzione “A” dell’Area Compartimentale ANAS di Catania competente alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle seguenti arterie stradali: S.S. 121 Catanese, S.S. 575 di Troina, S.S. 192 della Valle del Dittaino, S.S. 284 Occidentale Etnea, S.S. 288 di Aidone (EN), S.S. 385 di Palagonia (CT), S.S. 117BIS Centrale Sicula, S.S. 417 di Caltagirone (CT). L’Ing. URSO ha reso un’ampia confessione disvelando la rete corruttiva nella quale erano coinvolti anche altri funzionari dell’ANAS e imprenditori corruttori.

Le meticolose e celeri investigazioni condotte dai Finanzieri del Nucleo P.E.F. di Catania, sviluppate attraverso l’esecuzione di intercettazioni ambientali, accertamenti bancari, disamina della documentazione amministrativa concernente i lavori oggetto di illecite dazioni nonché dal riscontro degli elementi desunti dagli interrogatori eseguiti da quest’Ufficio, consentivano di tracciare la ricezione di tangenti, in denaro contante, da parte dei 5 funzionari infedeli ANAS per centinaia di migliaia di euro nonché di rinvenire presso l’abitazione dei pubblici ufficiali denaro contante relativo alle più recenti mazzette incamerate per decine di migliaia di euro.

Nello specifico, la prima vicenda corruttiva vede quali protagonisti da una parte ROMANO, CONTINO e PANZICA e dall’altra l’imprenditore Salvatore TRUSCELLI: fu proprio la consegna nell’ufficio di CONTINO di una “mazzetta” di 10.000 euro a determinare l’intervento dei Finanzieri del Nucleo P.E.F. per arrestare in flagranza di reato i responsabili. Prima di quel frangente, a fine agosto, TRUSCELLI – con le medesime modalità – consegnava a CONTINO e PANZICA un’ulteriore busta contenente 20.000 euro a beneficio anche dell’Ing. ROMANO. L’appalto oggetto della “speculazione” corruttiva erano i “lavori di risanamento della sovrastruttura stradale” della S.S. 114 (Orientale Sicula), dal Km. 130,00 al Km. 154,66 (Villasmundo – Siracusa), intrapresi dalla “TRUSCELLI SRL” nel giugno di quest’anno per un importo totale aggiudicato di 560 mila euro. L’ammontare complessivo pattuito della dazione corruttiva era di oltre 60.000 euro.

Tra gli stratagemmi adottati dall’impresa nella fase esecutiva dei lavori, veniva registrata un’incompleta rimozione dell’asfalto usurato prima di procedere all’applicazione del nuovo tappeto. Tali “economie” corruttive potevano realizzarsi perché l’impresa esecutrice veniva rassicurata dagli infedeli funzionari dell’ANAS del buon esito dei controlli posteriori tesi ad apprezzare la conformità dell’opera eseguita rispetto a quanto richiesto dall’azienda pubblica appaltante.

Un’ulteriore intesa corruttiva veniva siglata da ROMANO e URSO con IACUZZO (rappresentante di ISAP Srl) e concerne 3 contratti applicativi rientranti in un accordo quadro triennale per “l’esecuzione di lavori di manutenzione straordinaria della pavimentazione delle strade di competenza ANAS nella Regione Sicilia”. Nello specifico, all’impresa corruttrice venivano affidati i lavori di:

  • –  “riqualificazione del piano viabile nel Comune di Caltagirone”;
  • –  “risanamento della pavimentazione stradale in tratti saltuari tra il Km. 0+000 e il Km. 51+900 della SS 288 di Aidone”.

Come confermato in sede di interrogatorio dai funzionari ANAS coinvolti, l’ISAP SRL traeva un illecito vantaggio dalla mancata rimozione di parte del manto stradale usurato: i pubblici ufficiali corrotti, quindi, acconsentivano a una registrazione in contabilità di uno spessore del materiale fresato superiore rispetto al vero così da far riconoscere all’impresa un compenso non spettante. Per tali ragioni, IACUZZO consegna a URSO, a beneficio anche di ROMANO, denaro contante, in più fasi, per complessivi 60.000 euro.

Una terza vicenda corruttiva vedeva coinvolti i funzionari ANAS Catania, ROMANO e URSO, e Roberto PRIOLO la cui impresa rappresentata (PRIOLO Srl) è stata affidataria dei “Lavori di ripristino del piano viabile, consolidamento del corpo stradale e di stabilizzazione di pendici in tratti saltuari tra il km. 10+000 ed il Km 11+000 della SS 575 di Troina” iniziati a febbraio di quest’anno e ultimati 3 mesi dopo. Come peraltro ricostruito dagli stessi funzionari corrotti, PRIOLO consegnava negli uffici ANAS di Catania una tangente di 15.000 euro in contanti divisa tra URSO e ROMANO.

Altro accordo corruttivo veniva stretto da ROMANO, URSO e TROVATO dell’ANAS con PULLARA (titolare dell’omonima ditta individuale) incaricato di svolgere “lavori di risanamento della pavimentazione stradale in tratti saltuari della SS 284 tra il km. 0+000 ed il Km 44+524” (Occidentale Etnea, Randazzo – Paternò) aggiudicati al prezzo di 630 mila euro. I lavori venivano consegnati d’urgenza alla ditta corruttrice nel maggio di quest’anno e ultimati in meno di un mese nei primi giorni di giugno. Anche in questa circostanza, la tangente complessiva di 18.000 euro in denaro contante originava da un’incompleta fresatura del manto stradale e da una fasulla registrazione nella contabilità dei lavori effettuati. PULLARA concludeva il patto criminale con il Geom. TROVATO al quale consegnava un primo acconto negli uffici dell’ANAS di Catania e successivamente lo stesso imprenditore dava il saldo pattuito in contanti direttamente all’Ing. URSO sempre a beneficio dei tre funzionari ANAS corrotti.

Gli ulteriori gravi fatti di corruzione ricostruiti dal gruppo di Magistrati di quest’Ufficio specializzato nei reati contro la P.A. con l’ausilio dei Finanzieri del Nucleo P.E.F. di Catania restituiscono un quadro ancor più allarmante di quello emerso in occasione degli arresti in flagranza di reato del 17 settembre scorso. Fitte relazioni illecite uniscono pubblici ufficiali infedeli e imprenditori corruttori proclivi a contrattare risparmi sui lavori da effettuare drenando rilevanti risorse pubbliche destinate alla cura, alla manutenzione e alla sicurezza di arterie vitali per la mobilità degli utenti.

La brillante operazione della Guardia di Finanza ha interrotto il perpetrarsi di ulteriori azioni criminali tese a lucrare, una volta aggiudicata la commessa, sulla fraudolenta esecuzione dei lavori appaltati per la manutenzione delle strade siciliane e aperto nuovi scenari, ancor più estesi, su cui poter far luce.

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Pescara: sequestrati beni per 2 mln di euro ad imprenditore fallito (video)

(25) Nei giorni scorsi i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Pescara, hanno sottoposto a sequestro le quote di una società di capitali operante nel settore immobiliare ed un’autovettura, riconducibili di fatto ad un imprenditore fallito, già destinatario di misura cautelare nello scorso mese di maggio, con l’accusa di aver condotto al fallimento due società dopo aver accumulato ingenti debiti nei confronti dell’Erario per oltre 2,5 milioni di Euro, omettendo sistematicamente il versamento delle imposte.

Il valore dei beni si aggira attorno a 2.000.000 di euro circa.

Il provvedimento è stato disposto dal Tribunale di L’Aquila – Sez. Specializzata Misure di Prevenzione – che ha accolto una proposta di sequestro formulata dalla Procura della Repubblica di Pescara, che aveva condiviso le ipotesi investigative delle Fiamme Gialle di Pescara circa il profilo criminale del proposto e, soprattutto, l’illecita provenienza delle sue sproporzionate disponibilità patrimoniali.

In particolare, la misura di prevenzione patrimoniale finalizzata alla confisca dei beni, ai sensi del Codice Antimafia (D. Lgs. n.159/2011) riguarda beni nella disponibilità del proposto (e dei suoi familiari), ritenuti provenienti da attività illecite, in quanto di valore fortemente sproporzionato rispetto ai modesti redditi dichiarati.

Il Tribunale Distrettuale, sulla scorta degli accertamenti economico-patrimoniali eseguiti dai Finanzieri, ha reputato non proporzionati i redditi dichiarati dal principale indagato rispetto alla disponibilità di fatto delle quote di una società di capitale, di una villa destinata ad abitazione familiare, acquistata, peraltro, attraverso la distrazione di denaro proveniente da una società fallita e di una autovettura nella disponibilità della moglie.

La partecipazione societaria sequestrata, fittiziamente intestata ad un familiare dell’indagato principale, è stata affidata in custodia ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale.

La misura di prevenzione patrimoniale eseguita, a distanza di pochi mesi dal sequestro di altre quote societarie riconducibili al medesimo imprenditore fallito, si inserisce in un più ampio contesto operativo che vede il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Pescara impegnato nella concreta azione di aggressione, mediante eliminazione dal circuito economico, dei patrimoni illecitamente accumulati, ed, in particolare, di quelli riconducibili ai cd. “soggetti fiscalmente pericolosi”, ovvero quei soggetti che, per condotta e tenore di vita, risultino vivere abitualmente, anche i parte, con i proventi di evasione fiscale e dei delitti connessi, anche mediante il reinvestimento delle somme illecitamente acquisite, in ossequio al principio generale secondo cui nessuno deve poter impunemente godere del frutto di una propria condotta illecita, tanto più se ripetuta e sistematica.

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Isernia: operazione “Galaxy”, scoperta frode transnazionale dell’Iva intracomunitaria. Evasione milionaria nel settore della commercializzazione di auto di lusso. Sgomitato gruppo criminale operante con base stabile in Italia e proiezioni internazionali (video)

(23) La Procura della Repubblica di Isernia, a seguito delle indagini coordinate dal Procuratore Carlo FUCCI, dirette dal Sostituto Procuratore dr.ssa Maria Carmela ANDRICCIOLA e condotte dal Gruppo della Guardia di Finanza di Isernia, ha richiesto ed ottenuto nr. 23 Ordinanze di Applicazione di Misure Cautelari Personali (nr. 13 arresti in carcere e nr. 10 arresti domiciliari) eseguite in data odierna dalla G. di F. In contemporanea, è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo per l’importo complessivo pari ad € 7.499.220,05, per beni mobili ed immobili, somme di denaro, autoveicoli e quote societarie, nei confronti di nr 23 persone fisiche e nr. 21 compagini societarie con sede in tutt’Italia. Sono state emesse due ordinanze restrittive anche nei confronti di una cittadina tedesca e di un soggetto italiano residente nella Repubblica Ceca. Le misure sono state emesse dal GIP del Tribunale di Isernia, dr.ssa Michaela SAPIO.

La peculiare attività di indagine si è sviluppata nel particolare settore della commercializzazione di autovetture di lusso di origine comunitaria.

Le attività operative odierne, con l’impiego di oltre 200 finanzieri, sono state eseguite nelle provincie di Isernia, Frosinone, Latina, Caserta, Salerno, Milano e Macerata.

Le investigazioni condotte dalle fiamme gialle del capoluogo Pentro, caratterizzate sin dall’inizio da una stretta sinergia con l’Agenzia delle Entrate di Isernia, hanno permesso di disarticolare una “mega” frode in danno dell’Unione Europea e dell’Italia, messa in atto da un consolidato gruppo criminale che operava con base stabile in Italia e proiezioni internazionali.

La frode, in sostanza, si è fondata sull’utilizzo di sofisticate tecniche di falsificazione che sfruttavano le “falle” dei sistemi di controllo adottati dall’Agenzia delle Entrate e dal Ministero dei Trasporti.

L’articolata attività di polizia giudiziaria, che si differenzia da altre operazioni investigative condotte sul territorio nazionale nello specifico settore per la completa ricostruzione della filiera criminale, ha permesso di tracciare l’intero percorso di frode (dalla falsificazione documentale all’evasione transnazionale dell’I.V.A. intracomunitaria non versata).

All’esito delle indagini è stato possibile disvelare un consolidato sistema criminale che ha portato all’individuazione di:

  • –  nr. 1576 autovetture di lusso, illecitamente nazionalizzati (tra cui Ferrari, Porsche, Maserati, Bentley, Jaguar, oltre ad una moltitudine di Mercedes, Audi, BMW, Land Rover);
  • –  € 7.499.220,05 di I.V.A. evasa;
  • –  € 51.572.268,86 di imponibile relativo all’emissione di fatture soggettivamente e/o oggettivamente inesistenti;
  • –  nr. 167 persone fisiche coinvolte a vario titolo;
  • –  nr. 159 concessionarie auto italiane coinvolte;
  • –  nr. 9 società estere coinvolte.

Oltre ad una miriade di aziende minori di varia provenienza geografica (Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Abruzzo, Marche, Sicilia, Puglia e Molise), è stata rilevata la presenza di due grossi gruppi commerciali operanti rispettivamente nel Lazio e in Campania, risultati contigui con gruppi della criminalità organizzata (esponenti del clan dei casalesi operanti nel basso Lazio e clan camorristici dell’area vesuviana e nocerino- sarnese).

In pratica, sfruttando l’indebito risparmio d’imposta costituito dall’I.V.A. non versata (aliquota del 22%), il sodalizio è risuscito ad acquisire una rilevante quota di mercato, costituendo delle vere e proprie “posizioni dominanti” nel mercato nazionale degli autoveicoli di “lusso”, con l’ovvia conseguenza della distorsione del principio di libera concorrenza.

Il meccanismo di frode riscontrato correva a doppio binario su due versanti distinti e correlati: quello “fiscale”, attraverso l’utilizzo di triangolazioni societarie; quello “tecnico”, legato alla nazionalizzazione dei veicoli mediante la predisposizione di documentazione falsa, appositamente prodotta per aggirare i sistemi di controllo incrociato dell’Agenzia delle Entrate e del Ministero dei Trasporti, sfruttandone le “falle” comunicative.

Il sistema di triangolazione societaria era basato su operazioni commerciali tra aziende di paesi membri dell’Unione Europea, attraverso l’utilizzo di società cartiere cd. “missing trader”, con l’interposizione di più società filtro cd. “buffer”, talvolta controllate a loro volta da società “off-shore” (operanti a Cipro e nelle isole Cayman), il tutto al fine di ostacolare la tracciabilità dei flussi commerciali e finanziari.

Le società estere utilizzate venivano costituite ad “hoc” da soggetti italiani che stabilivano delle teste di ponte soprattutto in Repubblica Ceca e in Germania.

Tali società sono risultate riconducibili a soggetti italiani pluripregiudicati, legati a clan camorristici già operanti nel settore della compravendita di autoveicoli in Italia, caratterizzati da legami familiari ed interessi in società italiane collegate tra loro come società satellite, utilizzate nella filiera “cartolare”.

L’attività di riscontro documentale è stata affiancata da capillari attività tecniche e dall’acquisizione informatica di migliaia di mail, chat, whattsApp e Messenger, canali preferenziali di comunicazione utilizzati con disinvoltura dai vari personaggi attenzionati, nella consapevolezza della non intercettabilità degli stessi.

Tale particolare circostanza ha permesso di identificare e decifrare, compiutamente, l’intero sistema illecito, tracciandone le varie fasi e mettendone in luce i veri “dominus”, ricostruendo il centro direzionale unico dell’intera filiera criminale il quale, accentrando l’emissione delle fatture di acquisto e vendita, nonché utilizzando le caselle di posta elettronica delle aziende “cartiera” e “filtro”, fungeva da nodo nevralgico del sistema illecito.

Parallelamente, è stata individuata una cellula operativa al servizio di tale organizzazione, costituita da vari soggetti, ognuno con un preciso ruolo funzionale.

Nel corso dell’attività investigativa, condotta come detto attraverso lo strumento delle indagini tecniche, rilevamenti gps e con attività d’appostamento, è stata localizzata – in un immobile rurale del basso Lazio – una vera e propria “stamperia”, dedita alla riproduzione di ogni genere di documentazione fiscale (fatture di importazione, bollette doganali ecc.) e tecnica (libretti di circolazione, certificati di conformità ecc). La conseguente perquisizione della stessa ha permesso di rinvenire e sottoporre a sequestro nr. 51 timbri relativi a vari uffici pubblici italiani (Motorizzazioni, Comuni, Dogane, Notai ecc.) ed esteri (Motorizzazioni tedesche, austriache, spagnole, ecc.), bollini olografici delle motorizzazioni federali tedesche, nr. 6 patenti italiane in bianco, supporti cartacei di carta filigranata. Inoltre, sono stati rinvenuti i files sorgente (.psd photoshop) utilizzati per la predisposizione dei libretti di circolazione e le fatture di acquisto e vendita, oltre ad una serie di pratiche pronte per la presentazione allo “sblocco” all’Agenzia delle Entrate complete del libretto di circolazione originale e quello falsificato.

La cellula operativa, oltre alla produzione della documentazione falsa, forniva il pacchetto “chiavi in mano” della nazionalizzazione degli autoveicoli comunitari, attraverso la presentazione della documentazione presso l’Agenzia delle Entrate d’Isernia dove, in seguito al mero controllo formale della documentazione, venivano validati i telai per la successiva immatricolazione ad opera della Motorizzazione Civile.

A seconda dei casi, l’organizzazione sceglieva un particolare ufficio provinciale della Motorizzazione Civile (nella maggior parte dei casi Isernia, Palermo e Catanzaro).

L’attività investigativa svolta ha permesso di riscontrare vari meccanismi di frode, basati sulla mancanza pressoché assoluta dello scambio d’informazioni tra gli stati membri dei rispettivi sistemi informativi sugli archivi automobilistici, che non consente l’effettivo controllo sulla documentazione fiscale e tecnica presentata dai vari importatori, per ottenere la nazionalizzazione degli autoveicoli facendoli rientrare nel conveniente regime dell’IVA del Margine.

Proprio quest’ultimo aspetto ha costituito il “vulnus” sul quale l’associazione criminale ha basato i suoi sistemi di frode.

In termini pratici, l’unico dato scambiato tra l’Agenzia delle Entrate e la MCTC era il numero di telaio che veniva abbinato dalla predetta Agenzia ad un veicolo con basso valore commerciale risalente nel tempo (mediante la presentazione di libretti Austriaci o Spagnoli più facilmente riproducibili). Di contro, presso la Motorizzazione veniva presentata la documentazione originale relativa a veicoli, nella maggior parte dei casi nuovi, che però avevano già ricevuto la validazione dell’Agenzia delle Entrate. Ciò in quanto l’Agenzia delle Entrate italiana e i paritetici organismi europei non sono dotati di una banca dati “intracomunitaria” dei telai di autoveicoli prodotti, commercializzati ed intestati sul territorio comunitario, dalla quale desumere con certezza i dati tecnici del veicolo e le transazioni commerciali intervenute, accertando quindi la sussistenza dei requisiti necessari per lo “sblocco” dei veicoli con il particolare regime dell’Iva del margine.

Un particolare degno di nota: é’ stata accertata, nel corso delle indagini, la presentazione di documentazione riguardante ben 64 autovetture d’alta gamma (PORSCHE), fatte passare per FORD Galaxy, sfruttando la similitudine delle iniziali dei telai “WP0” per Porsche e “VF0” per Ford: da qui l’attività d’indagine denominata “Operazione Galaxy”.

Un altro sistema di frode si basava sulla simulazione di finte importazioni di autoveicoli nuovi, provenienti da territori dell’Unione Europea a fiscalità agevolata, come le isole Canarie, che godono da un punto di vista fiscale e doganale di un trattamento diverso rispetto alla Spagna continentale. L’acquisto di merce dalle isole Canarie, infatti, non costituisce acquisto intracomunitario, ma vera e propria importazione secondo il Codice Doganale Comunitario (Regolamento CEE 2913/92/CE). A tal scopo, venivano predisposte finte bollette doganali attestanti l’importazione dei veicoli con assolvimento

degli oneri fiscali (Tributi doganali ed IVA). La documentazione prodotta, veniva posta a corredo delle varie pratiche d’immatricolazione, ove la MCTC, non trovandosi nei canonici casi di nazionalizzazione per i quali era previsto un controllo preventivo dell’Agenzia delle Entrate (IVA al Margine e pagamento a mezzo F24), non faceva altro che avallare l’impianto documentale, procedendo alla conseguente immatricolazione.

Tra gli ignari clienti vi erano, oltre ad imprenditori, professionisti di spicco e personaggi pubblici, tra cui anche noti calciatori.

In relazione a tali tipologie di frode, con il coordinamento della Procura di Isernia è stata elaborata apposita relazione informativa per il Comando Generale del Corpo, per la successiva attività di raccordo con i Ministeri dei Trasporti, il Ministero dell’Economia e Finanze, nonché le Agenzie delle Entrate e delle Dogane, allo scopo di elaborare idonei correttivi.

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Roma: firmato il protocollo d’intesa tra la Guardia di Finanza e la CONSOB

(19) Oggi a Roma, presso la caserma “Piave”, sede del Comando Generale della Guardia di Finanza, il Presidente della CONSOB, Prof. Paolo Savona, e il Comandante Generale della Guardia di Finanza, Generale di Corpo d’Armata Giuseppe Zafarana, hanno sottoscritto un nuovo protocollo d’intesa, volto a potenziare ed estendere le modalità di cooperazione tra le due Istituzioni.

L’accordo – che aggiorna e sostituisce quello siglato nel 2013 – intende rafforzare ulteriormente i rapporti di collaborazione già in essere, con l’obiettivo di rendere più efficace l’attività di vigilanza e di accertamento, anche con riguardo agli abusi di mercato, ai fenomeni abusivi e in materia di antiriciclaggio.

Il tutto si traduce concretamente in una sempre maggiore capacità di affrontare le insidie derivanti delle minacce emergenti, in relazione alle quali potranno essere congiuntamente sviluppate strategie di contrasto e di prevenzione delle violazioni in ambito finanziario, con un’attenzione particolare all’impatto dell’innovazione tecnologica sul sistema finanziario e sulla sua digitalizzazione.

L’intesa prevede inoltre la pianificazione di iniziative didattiche periodiche a favore del personale di entrambe le Istituzioni e progetti di ricerca speciali di partnership formativa, volte allo studio dei fenomeni economico-finanziari anche con riguardo ai rischi connessi alla diffusione delle criptovalute.

Per il coordinamento di tutte queste attività sarà istituito un apposito Comitato, i cui membri saranno successivamente nominati dalla Consob e dalla Guardia di Finanza.

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Como: emesse 34 misure cautelari per reati tributari e fiscali

(7) Il Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Como, la Squadra Mobile di Milano, la Compagnia Guardia di Finanza di Como ed Olgiate Comasco hanno in data odierna dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Como per nei confronti di 34 indagati*, accusati

– di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte” (art. 11 dlvo 74/2000) per un ammontare di oltre 3 milioni di euro, al fine di evitare il pagamento dell’imposta sui redditi, di interessi e sanzioni amministrative dovute su illeciti proventi di una frode tributaria posta in essere a partire dal 2012 sino al 2017 attraverso 20 società cooperative ed una srl (quali COMO SERVICE s.c., LAVORO PULIZIA FACCHINAGGIO s.c., CONSORZIO ASSICOP GROUP, INFINITO s.c., CONSORZIO UNIVERSO s.c., GECO s.c., CONSORZIO FI.PRA. s.c., LA LENTATESE s.c., BASSA BRIANZA s.c., SISTEMI s.c., SIRIO s.c., ARISTON s.c., LA MISINTESE s.c., PRIMULA BIANCA s.c., NUOVI ORIZZONTI s.c., ROYAL GESTIONI S.r.l., PROGEAS s.c., CONSORZIO ASSICOP s.c., CONSORZIO ASSICOOP s.c. – SIRIO soc.coop. (22.03.2017) – SISTEMI soc.coop.);

– di occultamento e distruzione di documenti contabili,

– di bancarotta per distrazione (per un totale di oltre 15 milioni di euro) e documentale con riferimento a 12 società cooperative (quali CONSORZIO ASSICOOP soc. coop. con sede legale in Capiago Intimiano; COMO SERVICE soc. coop. con sede in Gioia Tauro , via Regina Elena nr. 19 ed unità operativa in Cantù; LAVORO PULIZIA E FACCHINAGGIO soc. coop., Cantù; GECO soc. coop., con sede legale in Capiago Intimiano; CONSORZIO UNIVERSO soc. coop., con sede legale in Cantù; SISTEMI soc. coop., con sede legale in Cantù; SIRIO soc. coop. con sede Cantù; ARISTON soc. coop., con sede legale in Misinto; BASSA BRIANZA soc. coop., con sede legale in Capiago Intimiano; LA LENTATESE soc. coop., con sede legale in Capiago Intimiano; SOGES soc. coop. con sede legale in Gioia Tauro, via Ferdinando De Rosa e unità locale in Cadorago; LAVORO ED UTILITA’ soc. coop. con sede legale in Gioia Tauro e unità locale in Lomazzo e tre s.r.l. (ROYAL GESTIONI S.r.l., con sede in Lomazzo PANE E TULIPANI SRL, UNICO SRL sede legale dichiarata in Lazzate e luogo d’esercizio in Milano); dichiarate fallite a seguito di richieste formulate ai sensi dell’art. 7 rd, 267/9142 74/2000 da questo Ufficio,

– falso in bilancio, riguardante la società PANE E TULIPANI SRL;

– emissione di fatture a fronte di operazioni inesistenti (pari a oltre 24.500.000 euro e riguardanti le società emittenti “LA LIBELLULA soc. coop.” con sede a Lentate sul Seveso, “LA LAZZATESE soc. coop.” con sede a Lazzate; LA FARFALLA soc. coop. con sede a Lazzate; “LA NUVOLA soc. coop.” con sede a Lazzate; “FUTURA soc. coop.” con sede a Lazzate; “CONSORZIO FI.MA.” con sede legale in Lazzate; “IL FARO” con sede a Senago“4S” con sede a Lomazzo; Consorzio MAREA con sede legale in Cermenate; cooperativa “ARBO” con sede in Capiago Intimiano; società cooperativa APPIANESE con sede in Cantù; cooperativa IL SORRISO con sede in Cantù; società cooperativa FIORDALISO con sede in Cantù; società cooperativa BIANCOFIORE con sede in Cantù; Consorzio LA GINESTRA con sede in Cantù; cooperativa ACERO con sede in Capiago Intimiano; società cooperativa LION con sede in Capiago Intimiano; società cooperativa S.S.C. con sede in Capiago Intimiano);

– utilizzo (per un importo di oltre 19.000.000 euro) di fatture a fronte di operazioni inesistenti, indebiti utilizzi di carte di pagamento, con riferimento alle società “CONSORZIO FI.MA.” con sede legale in Lazzate; MULTIPAY S.r.l. con sede legale in Milano, via Vitruvio nr. 43 ed unità operativa Senago, CONSORZIO MAREA con sede legale in Cermenate; Consorzio ALVEARE con sede in Capiago Intimiano “FUTURA 2000 di CONSAGRA Carmela” con sede in Cadorago; Consorzio SABA con sede a Capiago Intimiano; The Bulldog Di Rusconi Elisabetta; Lion s.c.; SSC S.C.; Consorzio Assicoop Soc. Coop; Biancofiore Soc. Coop.; Il Sorriso soc. Cooperativa; ACERO soc. coop.);

– turbativa di due gare pubbliche indette dal Comune di Como per l’affidamento in concessione del “ristorante Spiaggia”, sito in via per Cernobbio n. 2 – Compendio di Villa Olmo e dello stabilimento balneare con annesso bar “Lido di Villa Olmo” sito in via per Cernobbio n. 2

– illecito utilizzo di carte di credito

La presente indagine costituisce lo sviluppo investigativo di quella inerente il proc. 4904/2016, riguardante reati tributari (emissione ed utilizzo di fatture a fronte di operazioni inesistenti) posti in essere nell’ambito della gestione di di società cooperative**.

Gli accertamenti svolti dalla Guardia di Finanza di Como ed Olgiate Comasco e dalla Squadra Mobile di Milano, coordinate dalla Procura della Repubblica di Como, hanno permesso di accertare che le illecite dinamiche in materia tributaria e fallimentare sono state ideate da due professionisti Massimiliano FICARRA (commercialista titolare dello studio MA.GI.SA del dott. FICARRA Massimiliano con sede a Gioia Tauro ) e Cesare Giovanni PRAVISANO (ex funzionario della banca Commercio ed Industria di Milano), i quali utilizzando le loro competenze nel settore bancario hanno ideato ed attuato un sistema di frode finalizzato all’evasione fiscale, ininterrottamente replicato dal 2010, attraverso la sostituzione di società dolosamente e preordinatamente destinate al fallimento (consorzi e società cooperative di lavoro) con nuovi veicoli societari costituiti con la medesima finalità.

Il sistema di frode ideato e realizzato dai due professionisti è stato ricostruito dagli accertamenti documentali e bancari effettuati dalla Guardia di Finanza e presenta le seguenti caratteristiche: venivano costituite società cooperative di lavoro, quali soggetti giuridici di comodo intestati a prestanome e di fatto gestite da consorzi, nonché utilizzate come meri contenitori di forza lavoro e soggetti fiscali su cui dirottare gli oneri tributari e previdenziali, mai assolti nel decennio di attività; i consorzi rappresentavano il soggetto passivo d’imposta, dotato di un DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva) fiscalmente in regola; presentavano le prescritte dichiarazioni fiscali e avevano alle dipendenze solo personale con funzioni amministrative regolarmente assunti; per la realizzazione del sistema fraudolento era necessario che le cooperative emettessero fatture per operazioni inesistenti nei confronti dei consorzi.

Nelle fatture venivano falsamente addebitati i costi del personale.

Veniva così consentito l’abbattimento dell’ingente debito IVA scaturito dalla fatturazione delle prestazioni al consorzio, nonché un risparmio dei contributi previdenziali e assistenziali che il consorzio avrebbe dovuto sostenere nel caso avesse assunto i dipendenti delle varie cooperative.

Ed infatti, qualora le prestazioni fossero state rese direttamente dai consorzi, con propria forza lavoro, questi avrebbero annoverato tra le componenti negative di reddito unicamente quelle afferenti al costo del personale dipendente assunto che, notoriamente, non genera un’IVA a credito.

In tal modo le consistenti somme di denaro trasferite dai consorzi alle cooperative, a pagamento delle false fatture, venivano successivamente prelevate dagli organizzatori della frode mediante prelievi per contanti, assegni o con bonifici bancari a loro stessi a pagamento di propri compensi.

Da qui era nata la necessità, per gli ideatori del sistema di frode, Massimiliano FICARRA e Cesare Giovanni PRAVISANO, di creare delle società cooperative, a cui formalmente attribuire l’assunzione del personale dipendente, creando così il presupposto per una ipotetica parvenza di operatività e poter quindi emettere fatture per la fornitura di manodopera nei confronti del consorzio (anche se le fatture emesse dalle cooperative indicavano genericamente come oggetto della prestazione la dicitura “prestazione di servizi”).

In tal modo i due professionisti hanno abusato dello schema societario cooperativo non perseguendo alcuna finalità mutualistica ma sfruttando la normativa di favore prevista per le cooperative soggetti al fine di effettuare operazioni commerciali con evidente scopo di lucro, a proprio vantaggio e non dei soci delle cooperative, relegati a sostanziali ruoli di meri lavoratori dipendenti.

Le indagini hanno permesso di accertare che le cooperative oggetto di indagine erano tali solo sulla carta, ma di fatto erano vere e proprie società operanti prevalentemente nel settore delle pulizie e facchinaggio, ufficialmente intestate a cittadini italiani risultati essere dei meri prestanome, ma in realtà tutte riferibili ai due professionisti.

Le pseudo-cooperative, che lavoravano in subappalto per conto dei consorzi, riferibili agli stessi PRAVISANO e FICARRA, rimanevano in attività per circa due anni generando volumi d’affari piuttosto consistenti, mediamente oltre 1 milione di euro, che però venivano completamente nascosti al Fisco in quanto le cooperative non presentavano alcuna dichiarazione fiscale.

Trascorso il periodo di operatività, le cooperative venivano lasciate inattive e ne venivamo costituite di nuove che operavano nel medesimo modo, con gli stessi clienti e nelle quali venivano trasferiti i soci/dipendenti i quali, nella gran parte dei casi, non erano neanche a conoscenza di essere inquadrati come tali.

Questa apparente regolarità formale ha consentito agli indagati di far acquisire ai consorzi, di volta in volta costituiti, numerose commesse da parte di enti privati e pubblici aventi ad oggetto prestazioni di servizi quali facchinaggio e pulizia.

Tanto è stato raggiunto anche grazie ai contatti di Cesare PRAVISANO con l’indagato Marino CARUGATI (ex sindaco di Lomazzo) e suo socio d’affari, a sua volta indagato di reati di bancarotta per distrazione ed emissione di fatture a fronte di operazioni inesistenti.

Quanto alla gestione delle cooperative, sistematico è stato il ricorso a “prestanomi” sui quali far ricadere le responsabilità penali e tributarie. Altrettanto sistematiche sono state la distruzione delle scritture contabili delle società utilizzate, l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per abbattere le imposte dovute, al fine di consentire ai due professionisti di occultare le loro responsabilità per i reiterati e gravi reati di bancarotta fraudolenta, frode fiscale, sottrazione fraudolenta.

Gli ulteriori approfondimenti investigativi eseguiti dalla Squadra Mobile di Milano e dalla G. di F. di Como e Olgiate Comasco hanno permesso di accertare

– la commissione dei reati di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte commessi da Massimiliano FICARRA e PRAVISANO dopo l’effettuazione delle perquisizioni effettuate in data 10 aprile 2017

nell’ambito del citato procedimento 4904/2016 R.G.N.R., tese a neutralizzare le verifiche fiscali aperte ed un provvedimento di sequestro;

–  lo stato di insolvenza delle società già oggetto di indagine del p. p. 4904/16 R.G.N.R. di cui è stato dichiarato il fallimento su istanza della Procura della Repubblica di Como con conseguente accertamento di plurimi reati di bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale;

–  la reiterazione del sistema di frode fiscale per mezzo di nuove cooperative e consorzi attuato da Massimiliano FICARRA e Cesare PRAVISANO, coadiuvati da collaboratori di fiducia e/o familiari;

–  il sistematico utilizzo indebito di carte di pagamento ricaricabili intestate a terzi attraverso le quali sono stati prelevati gli illeciti profitti ottenuti dalla frode fiscale, nonchè svuotate le società cooperative dichiarate fallite.

Nel corso delle indagini è altresì emersa la figura del rag. Bruno DE BENEDETTO (nuovo professionista di fiducia di Massimiliano FICARRA) il quale, oltre ad attivarsi per la costituzione dei nuovi veicoli societari, nel 2019 si è reso autore di condotte di bancarotta documentale e patrimoniale, esercizio arbitrario delle proprie ragioni, minaccia, consumati nell’ambito del fallimento di PANE E TULIPANI S.r.l. (dichiarata fallita dal Tribunale di Como in data 18.10.2018) e della collegata cessione del ramo d’azienda della fallita in favore della società GALA S.r.l..

Ancora, è stata acquisita è prova documentale che il sistema illecito costruito ha garantito in via diretta o indiretta a soggetti indicati come appartenenti alla criminalità organizzata la percezione di cospicue somme di denaro.

Gli elementi di prova raccolti sono costituiti principalmente:

  1. a)  dagli interrogatori resi da Cesare PRAVISANO;
  2. b)  dalle relazioni dei curatori delle società fallite;
  3. c)  da una sistematica attività d’intercettazione telefonica ed ambientale e sui relativi servizi di osservazione epedinamento;
  4. d)  dalla documentazione bancaria e societaria delle società oggetto di indagine;
  5. e)  dalle perquisizioni e sequestri effettuate presso gli indagati e sedi di società;

Dall’attività di intercettazione sono emersi elementi di prova (corroborati dalle acquisizioni documentali effettuate presso il Comune di Como) relativi a due episodi di turbativa di gare pubbliche indette dal Comune di Como per l’affidamento in concessione

–  del “ristorante Spiaggia”, sito in via per Cernobbio n. 2 – Compendio di Villa Olmo e

–  dello stabilimento balneare con annesso bar “Lido di Villa Olmo” sito in via per Cernobbio n. 2.

In particolare le turbative sono state perpetrate attraverso la partecipazione di plurime società riconducibili al rag. DE BENEDETTO (CAFÈ FLEURS S.r.l, PASTONCHI Immobiliare S.r.l, MADISON Build Srl, ditta individuale BERTUZZI Elena; HOUDINI s.r.l. quanto alla gara relativa all’affidamento in concessione dell’immobile comunale “ristorante Spiaggia”, nonchè delle società CAFE’ FLEURS Srl, LIDO COMO Srl e FACTORY BEACH Srl in occasione della gara per l’affidamento della gestione dello stabilimento balneare con annesso bar “Lido di Villa Olmo”), facendo dirottare la scelta quanto alla prima gara sulla Houdini srl – priva di mezzi e personale (di fatto gestita dal rag. DE BENEDETTO ma intestata a prestanomi – per conto della quale depositava una domanda di partecipazione alla gara ed offerta economica, recanti la firma falsa del legale rappresentante FACCIOLLA Marina). La gestione dello stabilimento veniva invece aggiudicata a VILLA OLMO LIDO S.n.c., estranea alle attività di turbativa poste in essere dal De Benedetto.

La polizia giudiziaria sta altresì dando esecuzione a che a provvedimenti di sequestro dei proventi dei reati tributari ascritti agli indagati. E’ altresì in corso una articolata attività di perquisizione in varie località, tra la Lombardia e la Calabria.

* 22 destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere, 12 destinatari di ordinanza applicativa di arresti domiciliari

** COMO SERVICE s.c. con sede legale in Gioia Tauro via Regina Elena nr. 19 e con sede operativa in Cantù via Milano nr. 131,
LAVORO PULIZIA FACCHINAGGIO s.c. con sede legale in Cantù via Milano nr.131,

INFINITO S.C. SOCIALE ONLUS con sede legale in Capiago Intimiano e sede operativa in Lomazzo via Milano n.22,
CONSORZIO UNIVERSO s.c. con sede legale e amministrativa sita in Villa Guardia e sede operativa in Lomazzo, via Milano n. 13,

GECO S.C. a.r.l. con sede legale in Capiago Intimiano Piazza IV Novembre nr.1 e con sede operativa in Lomazzo , via Milano nr. 13,
BASSA BRIANZA s.c. con sede legale e amministrativa in Capiago Intimiano Piazza IV Novembre nr.1 e unità locale in Lentate sul Seveso, via Lazio n.14,

SISTEMI s.c. con sede in Duno, via Della Stretta Snc (dal 02/01/2016), già con sede legale in Cantù via Roma nr. 2 e sede operativa in Lomazzo via Milano n.13,
ARISTON s.c. con sede legale in Misinto via Dei Guasti n.12,
LA MISINTESE s.c. con sede legale in Misinto via Dei Guasti n.12 ,

PRIMULA BIANCA s.c. con sede in Milano, Corso Buenos Aires n. 10 e luogo di esercizio in Lomazzo , via Milano n.13,
OFFICINA DEL LAVORO s.c. con sede in Merate, via Madonna del Bosco n. 15 e luogo di esercizio in Lomazzo, via Milano n.13,

NUOVI ORIZZONTI s.c. con sede in Cantù , via Roma n.2,
SIRIO s.c. con sede in Duno, via Della Stretta Snc (dal 02/01/2016), già con sede legale in Cantù
sede operativa in Lomazzo , via Milano n.13,
ROYAL GESTIONI S.r.l. con sede in Lomazzo , via Ceresio n.47/49,
PROGEAS s.c. con sede in Capiago Intimiano , piazza IV Novembre n. 1,
LA LENTATESE s.c. con sede legale e amministrativa in Capiago Intimiano piazza IV Novembre nr.1 e unità locale in Lentate sul Seveso via Lazio n.14,
CONSORZIO ASSICOOP s.c. con sede legale e luogo d’esercizio in Capiago Intimiano, piazza IV Novembre n. 1, CONSORZIO ASSICOP GROUP s.c. con sede legale in Lentate sul Seveso via Lazio nr. 12,
CONSORZIO FI.PRA. s.c. con sede legale in Capiago Intimiano piazza IV Novembre nr.1 e con sede operativa in Lentate sul Seveso via Lazio nr. 14.

 

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Trieste: il Comandante Generale della Guardia di Finanza esprime cordoglio per l’assassinio dei due poliziotti

(5) Il Comandante Generale della Guardia di Finanza, Gen. C.A. Giuseppe Zafarana, ha formulato al Capo della Polizia e Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Franco Gabrielli, il suo personale profondo cordoglio e quello di tutti i Finanzieri per il barbaro assassinio dei due poliziotti in servizio alla Questura di Trieste.

 

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Napoli: arrestati 7 evasori fiscali, sequestrati beni per oltre 1,5 milioni di euro

Nella mattinata odierna, al termine di una complessa indagine coordinata dalla

Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli – 3^ Sezione Criminalità Economica, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, su disposizione del competente Tribunale, hanno dato esecuzione a 7 misure cautelari personali degli arresti domiciliari nei confronti di 7 soggetti, nonché al sequestro preventivo per equivalente nei confronti di 20 persone fisiche e 17 persone giuridiche, di disponibilità bancarie, beni mobili ed immobili, per la somma complessiva di euro 1.527.308, pari al profitto dei reati commessi. Gli arrestati si sono resi responsabili di numerosi reati fiscali, quali dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

In particolare, l’operazione odierna, è stata portata a termine dai militari del I Gruppo Napoli, impegnati nell’esecuzione delle misure cautelari personali nei confronti di 6 uomini e 1 donna ed in 24 perquisizioni nelle province di Napoli, Caserta, Salerno, Torino e Sassari. L’operazione delle Fiamme Gialle è il frutto di complesse investigazioni iniziate nel 2016, che hanno svelato il modus operandi di una consorteria criminale, con base nella provincia di Napoli.

L’architettura fraudolenta ideata dai principali indagati è nota come “frode carosello” e prevedeva la produzione di un vorticoso giro di fatture per operazioni inesistenti, per un corrispettivo complessivo accertato pari ad oltre 5.000.000 di euro, tramite il coinvolgimento di società “cartiere” operanti nei più diversi settori merceologici,

legalmente amministrate da soggetti “prestanome”.

Oggetto della “frode carosello” era la compravendita di batterie per veicoli; in particolare, dall’analisi delle movimentazioni bancarie, i finanzieri hanno accertato che una società con sede in Napoli acquistava i beni da un operatore commerciale di Barcellona (Spagna), interponendo nella compravendita un soggetto giuridico “fantasma” con sede in Volla (NA), su cui sarebbe gravato l’onere del versamento dell’IVA, che mai veniva pertanto assolta. Tale meccanismo illecito ha permesso la commercializzazione nel territorio nazionale di merci (ricambi per auto) a prezzi concorrenziali.

Uno dei titolari della società, che svolgeva la funzione di missing trader, a seguito di ulteriori approfondimenti investigativi, è risultato altresì rappresentante legale di ulteriori 13 società “cartiere”, acquisite nel tempo quando oramai avevano accumulato debiti e prossime a procedure concorsuali.

Si trattava di società operanti in diversi settori commerciali (trasporti merci su strada, commercio di legnami, metalli ferrosi e non, società di costruzioni edili, commercio di molluschi), che, a richiesta, hanno emesso, per gli anni di imposta dal 2012 al 2016, fatture false nei confronti di 24 persone fisiche e/o giuridiche. Questo sistema fraudolento ha permesso la formazione di cospicui, non veritieri crediti I.V.A. e il contestuale abbattimento della imposizione fiscale realmente dovuta.

A fronte dei rilevanti importi fraudolentemente evasi, la misura patrimoniale del

sequestro per equivalente, applicata in data odierna, ha consentito di porre un vincolo reale a disponibilità finanziare esistenti su conti correnti, immobili, autovetture e quote societarie, consentendo il recupero di somme indebitamente sottratte al fisco, da parte degli indagati.

L’operazione sviluppata dalla Guardia di Finanza di Napoli si inquadra nelle linee strategiche dell’azione del Corpo, volte a rafforzare l’azione di contrasto ai fenomeni illeciti più gravi e insidiosi, nonché ad incrementare ulteriormente la qualità degli interventi ispettivi, integrando le funzioni di polizia economico- finanziaria con le indagini di polizia giudiziaria e garantendo il perseguimento degli obiettivi di aggressione dei patrimoni dei soggetti dediti ad attività criminose, al fine di assicurare l’effettivo recupero di evasione fiscale.

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Campobasso: operazione “Rain Awards”, condanne per danni erariali segnalati alla Corte dei Conti

(3) A conclusione del processo contabile avviato a seguito di accertamenti condotti dalla Guardia di Finanza di Campobasso, la Sezione Giurisdizionale per la Regione Molise della Corte dei Conti ha condannato quattro dirigenti della locale Azienda Sanitaria Regionale per danni erariali quantificati in circa trecentomila euro.

La vicenda si riferisce alla elargizione a pioggia di retribuzioni accessorie a favore del personale dirigente contestata dalla Procura Regionale della Corte dei Conti di Campobasso che delegava nel 2014 accertamenti al Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza.

Le Fiamme Gialle così, nell’ambito della operazione rain awards, hanno spulciato la documentazione amministrativa della A.S.R.E.M. constatando che quattro posizioni apicali della Dirigenza avevano elargito le cd. indennità di risultato a partire dall’anno 2009 indistintamente a tutto il personale dirigente, senza alcun collegamento con la valutazione di rendimento dei singoli ovvero del raggiungimento degli obiettivi di periodo.

Le attività istruttorie, che interessavano l’arco temporale dal 2009 al 2011, condotte in stretta sinergia con il Procuratore Regionale Dr. Stefano Grossi ed il Sostituto Procuratore Generale Dr. Roberto D’Alessandro, portavano così i finanzieri molisani a segnalare un possibile danno erariale quantificato in complessivi dieci milioni di euro e, relativamente al solo 2009, di circa 1.800.000.

A conclusione dell’istruttoria condotta dalla Procura Regionale a seguito dei conseguenti “inviti a dedurre”, veniva disposta la citazione in giudizio dei dirigenti.

Su quei fatti, si esprimeva la Sezione Giurisdizionale con il collegio presieduto dal Dr. Tommaso Viciglione, che, con la sentenza n. 22/2019 accogliendo sostanzialmente le tesi della Procura Regionale, condannava i quattro dirigenti al risarcimento del danno erariale.

È importante rimarcare come l’attività della Procura Regionale della Corte dei Conti, oltre ad accertare il danno erariale, abbia prodotto il cosiddetto “effetto conformativo” ovvero l’attitudine dell’azione repressiva a provocare l’interruzione di comportamenti dannosi e l’adozione di condotte conformi ai canoni di economicità, trasparenza, efficacia ed efficienza della Pubblica Amministrazione.

Obiettivi realizzabili attraverso il rafforzamento dell’attività di contrasto agli abusi e agli sprechi nel settore della spesa pubblica – con particolare riferimento al comparto della sanità – che, inevitabilmente, incidono fortemente sui bilanci degli Enti pubblici locali, per i quali la Guardia di Finanza rappresenta il principale referente operativo della magistratura contabile proprio in quei procedimenti tesi al risarcimento dei danni cagionati alla Pubblica Amministrazione.

Nel solo anno 2018, le Fiamme Gialle molisane hanno segnalato n. 49 soggetti accertando danni erariali per oltre 16 milioni di euro.

 

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Oristano: operazione “Ippocrate”, 4 arresti per reati contro la P.A.

(2) I militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Oristano, al termine di una complessa indagine avviata nel mese di gennaio 2017 sotto l’egida della Procura della Repubblica di Oristano, hanno scardinato una organizzazione formata da personaggi politici di livello regionale, dirigenti e funzionari pubblici, capace di turbare il regolare procedimento nei concorsi pubblici per l’assunzione di varie figure lavorative presso l’Azienda Sanitaria Locale n. 5 di Oristano (ora ATS Sardegna – ASSL Oristano) nonché di veicolare illecitamente le assunzioni di personale mediante manipolazione del regolare iter procedurale di scelta dei lavoratori da parte di società di lavoro interinale (appaltatrici di servizi per la fornitura di personale ospedaliero e amministrativo).

Il sodalizio, capace di programmare e interferire illecitamente anche nelle nomine dei più alti dirigenti dell’Ente, ha pilotato numerosissimi incarichi e assunzioni pubbliche (in particolare, funzionari, coordinatori, infermieri, ostetriche, operatori socio-sanitari, lavoratori interinali) al fine di ottenere il controllo della suddetta azienda sanitaria sia ai livelli apicali, sia con ramificazioni piramidali fino alla base della forza lavoro, generando così consenso politico da riscuotere in occasione delle tornate elettorali, in virtù del posto di lavoro assicurato al favorito di turno.

In data odierna, le fiamme gialle del Comando Provinciale di Oristano hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misure cautelari di custodia e interdittiva emessa nei confronti di n. 7 indagati in tutto, provvedimento finalizzato a interrompere l’attività criminosa e a inibire i contatti tra gli stessi indagati e la rete di complicità e di influenze generata nell’ambiente politico e lavorativo in cui è maturata.

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